Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: _unknown_    16/08/2016    4 recensioni
(Storia partecipante al contest I fiori colorano il mondo (seconda edizione) indetto da Ayumu Okazaki sul forum di EFP)
vincitrice del premio "Miglior IC"
Tartaros è stata sconfitta. Fairy Tail si è sciolta e ognuno ha seguito la propria strada, quale sarà stata quella scelta da Erza?
TRATTO DAL TESTO: < “Gerard apri gli occhi! Il mondo è già guarito dalle ferite che tu gli hai inferto!” e quella frase fuggì dalle sue labbra in un soffio esasperato, mentre con decisione gli aveva poggiato le mani sulle spalle costringendolo guardarla negli occhi. (...)“Ed io con lui…” >
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Open your eyes



Guardava l’orizzonte davanti a se, del tutto immersa nei suoi pensieri. Il suo sguardo era spento, perso nel vuoto, reso opaco da una lieve patina di tristezza.
Come biasimarla del resto? Fairy tail si era sciolta. La sua casa oramai non c’era più.
Erano già passati tre mesi, lei era riuscita ad andare avanti da sola, ma, adesso non le bastava più.
Ed era proprio quello il motivo per cui in quel momento si trovava lì, seduta sulla spiaggia in compagnia delle prime luci della sera.
Il suo sguardo era perso nel vuoto, ma le sue orecchie erano tese e attente a ogni rumore.
Era solo questione di tempo, la sua attesa sarebbe giunta finalmente al termine: a breve, lui sarebbe arrivato.
E basto quel solo pensiero a far fare una capriola al cuore: lo avrebbe rivisto.
E non passò molto, infatti,  che un rumore quasi del tutto impercettibile le colpì l’udito facendola voltare di scatto.
“Erza”
Si annunciò così quell’uomo, artefice di quel suono che l’aveva distolta dai suoi pensieri.
Titania balzò immediatamente in piedi, ponendosi di fronte a lui e osservando la sua figura, puntualmente coperta da quel caratteristico mantello blu notte. Solo dopo un tempo che parve infinito riuscì a muovere un paio di passi davanti a sé, avvicinandosi ancora un po’ a quell’uomo che, senza proferire parola, la studiava con attenzione.
Le sue labbra si distesero inevitabilmente in un sorriso nervoso. Le accadeva ogni volta: non vi era stato incontro tra loro che lei non avesse vissuto con ansia, con trepidazione. Il solo trovarsi vicino a lui le provocava una strana fitta allo stomaco: si sentiva in soggezione, si sentiva tremare, si sentiva spoglia, priva di quell’armatura che l’aveva sempre protetta. Una sensazione di disagio permanente, ma piacevole.
Ne era convinta: era quello ciò che si provava nell’essere accanto alla persona amata.
 
Gli si parò davanti: un solo passo a separarli. E solo in quel momento l’uomo afferrò il suo ampio cappuccio, scostandolo dal capo e liberando i suoi  capelli cobalto. Erza notò quanto ancora si fossero allungati in ciocche ribelli che celavano dispettose gli occhi ambrati di lui e gran parte del suo volto scarno, mettendo in risalto la mascella squadrata e inspiegabilmente contratta. Titania sorrise appena nel vedere riflesse nel volto di lui le sue stesse emozioni.  
Alzò appena gli occhi incatenandoli ai suoi.
“ Mi sei mancato, Gerard”
Fu un sussurro che a stento giunse alle orecchie del mago, ma fu sufficiente a imporporargli appena le guance.
L’uomo rispose accennando un sorriso per poi voltarsi dietro di sé.
Fu allora che Erza si accorse della schiera di maghi incappucciati che li osservava fortemente interessata.
Una di loro, che  la maga identificò in fretta nella figura di Meredy, sventolò un braccio in un saluto gioioso, per poi condurre tutta la squadra lontano da lì, lasciandoli soli. Titania allargò ancora il suo sorriso ringraziandola mentalmente, mentre Gerard aveva già distolto lo sguardo da lei e aveva preso a camminare per allontanarsi ulteriormente dai propri compagni di gilda. La maga lo seguì in silenzio, l’ansia che già scorreva come un fiume in piena.
Camminarono a lungo senza rivolersi la parola, poi Gerard d’un tratto si arrestò: erano giunti a destinazione.
L’aveva portata in un luogo isolato e bellissimo.
Un posto paradisiaco, ricco di scogli che trionfanti si ergevano dal fondale e contro i quali le onde cozzavano con forza, diffondendo  pace con il loro rumore lento e cadenzato.
Titania si guardò attorno estasiata, poi senza pensarci corse incontro a quelle alture, arrampicandosi fino a raggiungere la più imponente e sedervisi  sopra.
Gerard la seguì e in pochi istanti si ritrovarono entrambi su quello scoglio altissimo.
Era in piedi, di fronte a lei che già si era messa comoda sulla roccia, e la osservava incantato: diventava ogni giorno più bella, nonostante avesse il viso stanco e gli occhi tristi. Era bellissima e il sapere di perdersela ogni giorno era la peggior condanna, la miglior pena.
 Erza lo guardò per un istante, per poi scostarsi appena, invitandolo a sedersi vicino a lei. Il mago, almeno in quello, non se la sentì di deluderla e prese posto al suo fianco, abbastanza vicino per perdersi nel profumo di ciliegia che emanavano i suoi capelli scarlatti.
Rimasero seduti l’uno accanto all’altra e senza rivolgersi la parola per un tempo che parve infinito: l’unico rumore udibile era quello delle onde che si schiantavano contro gli scogli con una forza tale da bagnare appena i loro volti. Gerard era immobile come una statua di sale, il suo sguardo perso irrimediabilmente nel vuoto.
Titania lo osservava con la coda dell’occhio, torturandosi le mani. Sapeva perfettamente su quali fronti viaggiassero i pensieri del mago: aveva visto quell’espressione altre volte, non poteva sbagliarsi.
Non riuscì a non irrigidirsi di fronte a quella consapevolezza. Come avrebbe potuto parlargli se la sua mente era già lontana da lei? Come avrebbe potuto fargli quella così rischiosa proposta se lui si era già perso tra i labirinti del suo animo?
Cercò  di farsi coraggio, decisa a parlare.
Ma ebbe appena il tempo di schiudere le labbra, poi un suono la interruppe.
“Anche tu, Erza”
Glielo aveva detto  mentre ancora contemplava l’orizzonte davanti a sé, totalmente assorto, ma lei lo capì.
Capì che era sincero.
Le sue guance si imporporarono all’istante e il suo cuore prese a galoppargli nel petto, come le accadeva ogni singola volta che lui, in un modo o nell’altro, dimostrasse di tenere a lei almeno un po’.
Voltò il capo verso di lui sorridendogli e studiando da più vicino il suo viso.
Sembrava rilassato, ma la mascella coperta da un lieve accenno di barba era contratta all’inverosimile.
Sospirò pesantemente, attirando l’attenzione del mago che si voltò appena verso di lei.
“Devo parlarti”
Due semplici parole, che uscirono a stento  dalle sue labbra rosee, costandole un’ingente fatica. Gerard si mise in ascolto tacitamente, intuendo però la natura di quel discorso. Nonostante ciò decise di non interromperla e aspettò che continuasse.
“Ho una proposta da farti. Una sorta di alleanza” cominciò, fingendo di non aver visto l’altro mettere su un sorriso amaro.
“Permettimi di entrare a far parte della tua Gilda”
Ecco. Lo aveva detto.
Contro ogni previsione ce l’aveva fatta, le parole erano uscite con scioltezza, al di là di ogni sua più rosea aspettativa.
Dopo quella frase calò il gelo tra loro. Erza era in trepidazione, attendeva con ansia una reazione di lui.
Passarono pochi istanti, o forse una vita chissà, poi essa giunse come un fulmine a ciel sereno.
Gerard aveva incollato lo sguardo in terra volgendo la nuca verso di lei. Titania ebbe l’impressione di sentire un “Non posso” appena sussurrato perdersi nel vento impetuoso, ma forse se l’ era solo immaginata.
Non si sorprese.
In fondo sapeva già che il mago non avrebbe mai accettato.
Fece schioccare la lingua sul palato per poi mettere su un sorriso di sfida. Si disse che quella volta non lo avrebbe lasciato vincere per nessuna ragione al mondo
“Capisco… ammetto però che mi piacerebbe saperne il motivo”
Lo sentì sospirare sconfitto, non osando spostare il suo sguardo da un punto che non fossero i suoi piedi e riuscì a percepire a pieno quanto egli in realtà stesse soffrendo.
Ed era proprio quello il loro punto d’ incontro. L’aspetto che li identificasse.
Il dolore.
Uno di quei pochi punti in comune che univa due anime diametralmente opposte.
Ma se Erza provava con tutte le sue forze a sconfiggere il suo soffrire, Gerard preferiva crogiolarcisi dentro trascinando sé stesso in un baratro sempre più profondo. La regina delle fate però, non aveva alcuna intenzione di restarsene in un angolo a guardare; era convinta che anche lui avesse diritto ad essere felice e avrebbe fatto qualunque cosa per farglielo capire.
“Crime Sorcière è una gilda creata appositamente per espiare i peccati commessi. Tu non hai nulla di cui pentirti”
Quel sussurro roco e rassegnato l’aveva distolta istantaneamente dai suoi pensieri; assimilò una dopo l’altra quelle parole sentendosi frustrata nell’udire quella così scarna argomentazione.
Non riuscì a trattenersi.
“Sai anche tu che non è così, Gerard!” sbottò all’improvviso facendolo sussultare. “Non c’è mai stato un giorno in cui io almeno una volta non abbia pensato a cosa sarebbe successo se non fossi scappata, mai!”
Era stata la rabbia a parlare per lei. Era stanca di essere ritratta come irraggiungibile, infallibile, immensamente perfetta. Anche lei aveva bisogno di fallire. Anche lei aveva il bisogno di crollare. Ne aveva il diritto.
Prese un respiro profondo prima di continuare
“Il mio peccato è quello di averti lasciato da solo a perderti nel tuo stesso odio”  disse in tono calmo e perentorio lasciando Gerard di sasso.
Il giovane mago era rimasto stupefatto da quella rivelazione. In tutto quel tempo Erza non gli aveva mai confessato niente di simile, non avrebbe mai immaginato che ella portasse con sé costantemente un simile fardello, credeva che almeno lei fosse libera. Ma si era sbagliato.
E davvero, avrebbe voluto dirle che a quel tempo lei era solo una bambina, che non avrebbe potuto fare molto per lui, ma del resto… anche lui lo era, anche Ultear lo era.
Erano stati tutti pedine, l’uno nelle mani dell’altro. E come aveva ormai capito, ognuno aveva la sua parte di colpa, anche se quella di Titania era davvero infinitesimale.
Ma nonostante questo, Gerard non poteva permettere per nessun motivo al mondo che lei lo seguisse. La vita dei Crime Sorcière si conduceva nell’ombra: non esistevano case, non esistevano contatti col mondo esterno, non esistevano luoghi fissi in cui stabilirsi. Era un continuo fuggire, un continuo nascondersi. Non era quella la vita che voleva offrirle, non voleva rovinarle l’esistenza, più di quanto non avesse fatto già. Lui sarebbe stato solo fonte del suo dolore, come in passato. Quel passato che proprio non voleva saperne di nascondersi in un angolo del suo cuore per non uscire mai più allo scoperto.
Per questo si costrinse a sollevare lo sguardo da terra, puntandolo nuovamente verso l’orizzonte.
“Non puoi venire con me, Erza. Non ho ancora espiato i miei peccati”
E la verità era proprio quella.
La verità è che non riusciva a guardarla senza pensare a quanto lei avesse pianto a casa sua. La verità è che non riusciva a guardarla senza che nella sua mente si palesasse l’immagine di lei che era ancora una bambina terrorizzata. La verità è che non riusciva a guardarla senza pensare a Shimon. Quel ragazzo l’aveva sempre amata, ma lei non si era mai accorta di niente. E quando gliene aveva parlato, Gerard non aveva avuto il coraggio di dirgli che sì, anche lui provava il suo stesso sentimento. Otto anni dopo lo aveva ucciso, proprio sotto gli occhi di quella bambina che tanto amavano entrambi, ma che Fernandez stava per uccidere e per la quale invece Mikazuchi si era sacrificato.
Altri otto anni erano passati, ma Gerard non era ancora andato avanti. Non sapeva se e quando l’avrebbe superata, ma fino ad allora Erza doveva stare lontana da lui. Era giusto così. Sarebbe stato come una mancanza di rispetto nei confronti dell’amico di sempre. Sarebbe stato come sbagliare tutto. Ancora.
 
Appena udita quella frase, Erza scattò in piedi nervosamente, portandosi indietro i capelli con il gesto secco di una mano, per poi raggiungere con poche falcate il limite di quello scoglio. Gerard si alzò a sua volta, posizionandosi dietro di lei. Si aspettava quella reazione, ma sperava con tutto se stesso che lei capisse. Lei aveva sempre capito.
“Erza…” provò, ma fu interrotto da un sospiro sconfitto e in quel momento, capì che avrebbe di gran lunga preferito non udirlo mai.
Titania non osava voltarsi, non voleva mostrare le lacrime che timide erano fuoriuscite dal suo occhio buono. Non voleva cedere, voleva solo stargli accanto, voleva solo che non la lasciasse andare più di quanto non avesse già fatto. Non lo avrebbe sopportato ancora.
“ È proprio vero” disse con tono duro, frutto dell’ eccessivo contegno che si era imposta, attirando l’attenzione del mago che proprio non riusciva a comprenderla.
“Le persone hanno un talento speciale nel non vedere quello che non vogliono vedere”
Scandì le parole una alla volta e con una lentezza estenuante che fece sbiancare completamente Gerard che incredulo la osservava senza vederla sul serio.
Fece una pausa, poi si voltò.
“E Gerard, neanche tu fai eccezione” Titania si avvicinò pericolosamente al mago che aveva ancora una volta incollato lo sguardo su suoi piedi, incapace di ribattere, incapace di capire.
E mentre camminava lenta verso di lui, pronunciava il suo verdetto letale.
“ Già da tempo, il mondo è stato disposto a perdonarti, ma tu… tu sembri non rendertene conto”  e avanzava un po’ verso di lui che stringeva i pugni convulsamente lungo i fianchi. Non era sicuro di voler sentire quello che lei aveva da dirgli.
“L’ unico a frenarti sei tu! Sei tu l’unico a precludere la tua liberazione, Gerard!” e venne ancora verso di lui, pochi passi ancora e avrebbe annientato quella distanza che il mago aveva sempre imposto.
“Credi che i tuoi peccati siano imperdonabili e sei talmente accecato dalle tue convinzioni che non ti accorgi neanche che il mondo è già andato avanti.” Gli si parò davanti, ormai a separarli non c’era più nulla; erano l’uno di fronte all’altra eppure, lui continuava a sfuggirle.
“Gerard apri gli occhi! Il mondo è già guarito dalle ferite che tu gli hai inferto!” e quella frase fuggì dalle sue labbra  in un soffio esasperato, mentre con decisione gli aveva poggiato le mani sulle spalle costringendolo  guardarla negli occhi.
E ciò che vide Gerard, davanti a sé, lo lasciò senza fiato.
Erza, la sua Erza era ridotta a uno straccio: i suoi occhi erano arrossati e stracolmi di lacrime che premevano per uscire. Percepiva la sua stanchezza, il suo dolore, la sua debolezza. E lo sapeva: sapeva di essere l’unico a cui lei riservava il privilegio di vederla vulnerabile. La vide increspare a fatica le labbra per pronunciare un’ultima frase.
“Ed io con lui…” fu poco più un sussurro. Titania inchiodò gli occhi ametista che ormai avevano iniziato a far scendere giù le lacrime a quelli ambrati di lui. Per Gerard quello fu troppo. Quel viso stravolto aveva fatto sgretolare in un solo istante tutto il suo autocontrollo. Agì senza pensarci e prima di rendersene conto aveva portato Erza sul suo petto caldo tenendola stretta tra le sue braccia, per poi posare le labbra sulle sue.
Titania allacciò istantaneamente le braccia al suo collo, incastrando tra le dita le ciocche cobalto che gli coprivano la nuca e se lo tirò contro per avvicinarglisi quanto più possibile.
Schiuse docile le labbra sotto la pressione della sua lingua e prese a intrecciarla con la sua, rincorrendola e iniziando con essa una lenta danza che per nessuna ragione al mondo aveva intenzione di fermare. Stava così bene stretta tra le sue braccia, forti abbastanza da riuscire a sostenerla. E quello stato di beatitudine sembrava cozzare con le lacrime calde e salate, che impetuose fuoriuscivano dai suoi occhi bagnando le guance di entrambi. Non riusciva a fermarle: erano rimaste intrappolate per troppo tempo.
Gerard la baciava con urgenza, come fosse nato appositamente per quello. Si era impedito di pensare alle conseguenze di quel suo avventato gesto, si era impedito di pensare alla gilda, ai peccati commessi, a Shimon, a tutto, solo per focalizzare le proprie attenzioni su quella ragazza forte come un uragano, ma in quel momento più tremante di una foglia al vento gelido dell’inverno.
Continuarono a baciarsi per molto tempo ancora, fino a che non mancò loro il fiato. Si separarono con un sonoro schiocco. Il mago poggiò la fronte su quella di lei, annullando ancora le distanze.  Guardò dritto nei suoi occhi ancora lucidi: sembrava quasi che gli parlassero, chiedendogli di non lasciarla, di tenerla con sé e sentì che non avrebbe mai potuto dir loro di no.
Per questo se la portò al petto, abbracciandola ancora.
Scivolarono piano in terra, atterrando sulle ginocchia mentre ancora si stringevano, come era accaduto alla torre del paradiso in quella che sembrava essere stata una vita fa.
Erza liberò un sorriso tra le lacrime, mentre si beava del suo calore.
Rimasero stretti per un tempo che parve infinito, scambiandosi baci e carezze delicate di cui solo il mare fu testimone. Poi si rialzarono, Gerard le sorrise appena prendendola per mano e conducendola giù dalla scogliera.
Tornati sulla spiaggia Erza fece per parlare, ma venne subito interrotta.
“Ad una condizione…” disse lui guardandola serio. Titania annuì, spronandolo a proseguire.
“Quando Fairy Tail rinascerà, tornerai da loro.” Voleva davvero tenerla con sé, ma era quella la sua vera casa, non poteva separarla dalla sua famiglia.
Erza gli sorrise dolcemente, le sue guance erano già imporporate. Annuì piano e Gerard la condusse lontano da quel luogo, dove ormai la attendevano i suoi nuovi compagni.
Durante il tragitto non poté fare a meno di mettere su un ampio sorriso. Era felice, non tanto ormai per aver ottenuto il suo obbiettivo, quanto invece per aver fatto ragionare quella testa cobalto dura come il marmo che si ostinava a voler soffrire a tutti i costi, credendo che fosse la scelta migliore.
Le persone hanno un talento speciale nel non vedere ciò che non vogliono vedere, si disse, per questo bisognava che qualcuno aprisse loro gli occhi.
 
E di come quella sera avessero festeggiato l’arrivo di un nuovo membro, tutti stretti attorno a un fuoco improvvisato, di come Meredy avesse sorriso nel vederli arrivare insieme, di come gli Oracion Seis l’avessero accolta benevolmente, di come gli occhi di Gerard fossero risultati a tutti - per la prima volta -sereni e di quanto belli fossero stati i mesi trascorsi al suo fianco, di questo è bene che non si parli…del resto, è un’altra storia.
   
 
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