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Autore: Fogli    16/08/2016    3 recensioni
Sono passati 10 anni e Conan non può tornare più adulto: perciò ha inscenato la morte di Shinichi. Ma l'organizzazione è ancora a piede libero, nonostante non si sia fatta viva per anni.
Ma tutto ad un tratto questa si farà risentire, e con lei molti problemi torneranno a tempestare il detective.
Dopo dieci anni Conan riuscirà a fermare una volta per tutte l'organizzazione ?
Riuscirà a mantenere il legame con il suo vero io -Shinichi Kudo- che sente pian piano affievolirsi?
Riuscirà Conan a vincere una delle battaglie più difficili di tutta la sua vita?
Tratto dal capitolo 13:
(...)
Devi smetterla di comportarti in questo modo: è uno strazio per tutti, stai semplicemente giocando con i suoi sentimenti senza neanche rendertene conto. Basta»
(...)
«Sai… non ti riconosco più. Come puoi essere lo stesso ragazzo che faceva di tutto per aiutare gli altri e che mi ripeteva fino allo sfinimento valori che ho finito per imparare a memoria? Cosa è successo a quel ragazzo che non si arrendeva mai? Cosa è successo a quel liceale intrappolato in un corpo da bambino che conobbi anni fa!? »
Cosa è successo a quel ragazzo di cui mi sono innamorata?
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buondì! Quanto tempo, vero? Lo so, sono imperdonabile >_<

Ad ogni modo, di questo parleremo dopo.

Per ora, vi lascio un piccolo riassunto per riprendere il filo, perché quando ho ripreso in mano la fanfiction, tra poco neanche io mi ricordavo la trama, quindi figuriamoci voi!

Spero che vi sia utile e vi risparmi dal dover rileggere tredici capitoli di vaneggiamenti!

Quindi, bando alle ciance, iniziamo ^_^

Riassunto Troubles cap 1-13

La storia inizia un venerdì mattina di gennaio.

Quel giorno Ran incomincia ad accorgersi di provare qualcosa di più per il suo fratellino Conan, ma non ha troppo tempo per rimuginarci su perché è in ritardo e deve andare a insegnare karate al corso.

Intanto nel liceo Teitan si è appena svolta una verifica sui kanji.

Ai preoccupata dice a Conan che deve parlargli di cose importanti, perciò lo invita a preparare un borsone per la notte e andare a casa del dottor Agasa.

Conan decide di prendere come cambio i vestiti che indossava quando era ancora Shinichi e, controllando nella cassetta delle lettere, trova una busta inviata da nientedimeno che Vermouth.

Quando arriva da Haibara, il detective incomincia ad indagare sul significato della busta, quando scopre che anche Ai ha ricevuto una lettera, ma anonima.

Discutendo, arrivano alla conclusione che Ran è in pericolo.

Conan, preoccupato, chiama quest’ultima e scopre che Heiji e Kazuha sono a Tokyo.

La serata finisce con Ai, Conan, Hattori, Kazuha e Ran a cenare a casa del dottor Agasa.

La mattina dopo, Conan va a prendere un gelato insieme ai Detective Boys.

Ran quella mattina si era vestita in modo “appariscente” e Hattori manda un messaggio con scritto “Attento a Mouri” a Conan per avvisarlo.

Messaggio che però viene interpretato male dal detective, che corre preoccupato all’agenzia. Senza andare troppo nei dettagli, diciamo che li Conan riceve un pacchetto completo “Baci e Abbracci” da Ran.

Successivamente Heiji confessa a Conan di voler fare la proposta di nozze a Kazuha.

Poi Conan vede Ran baciare tra la folla un ragazzo e scappa.

Ran lo insegue.

Dopo questa scenetta alla guardia e ladri in versione angosciante Conan si sfoga con Ai e la bacia anche (un comportamento maturo, non c’è che dire XD). Successivamente decidono di far finta di essere fidanzati.

Ran li raggiunge e lei e Conan fanno pace, ma poi lui deve scappare perché un certo tonno di nome Hattori si è disperso per Tokyo.

Lì vedono la macchina di Gin e Vodka davanti ad un università e ci attaccano una ricetrasmittente.

Tornati da Agasa, arriva il momento dell’incontro con il ragazzo che ha baciato Ran, ovvero Okita Hajime. Diciamo che non fa una buona impressione né su Ai né su Conan e finisce sul divano K.O. dopo un pugno di quest’ultimo.

Così la banda arriva a casa Kogoro e, evitando di citare le scenette che si creano, pranzano. Lì Okita racconta del suo passato: da bambino è stato ritrovato svenuto in una casa anonima con quelli che sembrerebbero i suoi genitori maciullati.

Conan e Hattori, sentito il segnale della ricetrasmittente muoversi, incominciano l’inseguimento. Peccato che esso si fermi ad un capannone che subito dopo esplode.

Nel frattempo Ran crede di aver rivisto Shinichi scappare e scoppia in lacrime, ma poi Kazuha la tranquillizza.

Per quanto riguarda Ayumi, la ragazza sta valutando l’idea di dichiararsi a Conan; ma quando finalmente si era decisa di andare viene intercettata da Mitsuhiko e Genta. Questi, senza accettare le lamentele decidono di seguirla e andare insieme a casa Mouri.

Così i DB arrivano quando Ran e Kazuha sono uscite e pure Okita si sta mettendo il giubbotto.

Lì il gruppo incomincia a far conoscenza con Okita; ma Mitsuhiko è costretto a scappare per aiutare nelle indagini.

Hajime e Ayumi incominciano a parlare. Il ragazzo le racconta di averla conosciuta 12 anni fa e da lì parte una discussione.

Poi Ayumi viene a sapere che Conan è fidanzato con un’altra.

Genta cerca di consolarlo ma lei stufa lo fa andare via.

Successivamente Okita riesce a calmarla donandole che gli aveva dato lei 12 anni prima.

Nel frattempo Conan, Mitsuhiko e Hattori sono entrati nel capannone e hanno scoperto il cadavere di un uomo imploso: Yukio Ayashiro.

Poi, nel bel mezzo dell’investigazione Ai chiede a Conan di venire con lei perché ha da dirgli una cosa importante.

Nel frattempo c’è un’altra esplosione.

A casa Agasa poi si svolge lo storico discorso Conan-Ai in cui lei gli dice di essere se stesso e cercare di non ferire ulteriormente Ran.

Quando Heiji smette di indagare, si disfa velocemente di Mitsuhiko (che doveva andare a fare i compiti da Genta) e va a casa Agasa.

Lì Hattori, Haibara e Conan discutono sul caso e dividono gli incarichi.

ECCO PER FINIRE UNA PICCOLA Immagine DI RIEPILOGO :)

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Cambiamenti

«Bene, per oggi abbiamo finito» Una voce frustrata, emise un sospiro di sollievo accasciandosi sulla sedia girevole. Non credeva che fare i compiti di matematica con Genta fosse così faticoso.

«Finalmente! Quelle espressioni sembravano non voler finire…» borbottò Kojima portandosi la mano alla testa, cercando di placare l’emicrania «Senti… che ne dici di andare un po’ fuori, ho bisogno di staccare»

«Questa sì che è un ottima idea! Potremo chiamare anche Ayumi-chan, che ne dici?» chiese sorridendo Mitsuhiko.

Ma, inaspettatamente, l’amico si rabbuiò, e con un lieve movimento, fece cenno di no.

«Non credo che Ayumi gradirebbe la mia presenza…»

 

 

“La ragazza si accorse che Genta aveva appena finito di sfogarsi, e si stava dirigendo con passo calmo verso di lei, sperando probabilmente di riuscire a tranquillizzarla.

Ayumi, sorpresa ma allo stesso tempo stufa, si chiese quando Kojima avrebbe imparato a non vederla come un cucciolo indifeso, o peggio, un pupazzetto da difendere e strapazzare.

La aveva seguita e tormentata finora, diamine!

Veramente credeva di poterla aiutare?

Lui che per tutta la giornata non aveva fatto altro che darle grattacapi?

Era l’ultima persona che voleva accanto in un momento delicato come quello.

Appena il ragazzo provò ad appoggiarle una mano sulla spalla lei si scostò, ringhiando una serie di borbottii sconnessi di disapprovazione.

«VAI VIA!» poi proclamò, il tono autoritario e potente non permetteva repliche.

«Ma Ayumi…»

«Ti ho detto di andare via!  La vuoi smettere di starmi appiccicato!? Ne ho piene le tasche di averti come ombra, SMAMMA!» urlò in preda ad un attacco d’ira, senza pensare minimamente alle parole dette.

La ragazza non udì risposta: doveva aver colpito nel segno con quelle parole.

Era da un sacco che desiderava stare da sola. E forse ora si sarebbe riuscita.

«Oh…» lo sguardo di Genta da raggiante era appena diventato smorto e triste.

«Se è quello che desideri, mi toglierò dalla tua vita per sempre, Ayumi» esordì, il viso dominato da un’espressione sconvolta e quasi assente.”

 

 

 

«Ayumi-chan ha detto che non vuole più avere a che fare con me…» borbottò amareggiato.

«Su, Genta» esordì preoccupato l’amico «Ayumi-chan non è il tipo da tenere il muso a lungo, sono sicuro che non dicesse sul serio»

«Lo spero…»

«A proposito… puoi dirmi cosa diavolo è successo?? Quando sono andato via sembravate così allegri…»

Kojima si rabbuiò più di quanto avesse già fatto. Poi, dopo aver stretto i pugni, sentenziò: «Parlando Okita e Ayumi hanno incominciato a discutere sulla loro situazione sentimentale, e A-Ayumi-chan…»

«Ayumi-chan?» chiese Mitsuhiko particolarmente interessato di sapere quel particolare aspetto dell’amica d’infanzia.

«…Ayumi-chan mi ha allontanato e ha confessato nell’orecchio di Okita il nome della persona che le piace! »

«Oh…» borbottò Tsuburaya deluso che anche questa volta, si sarebbe dovuto rassegnare.

«Poi Okita le ha detto che l’impiastro era fidanzato e lei ha incominciato a piangere… E quando ha finito se ne è andato come nulla fosse! Come può calpestare così i sentimenti di Ayumi-chan! Quell’essere…  E poi vorrei sapere chi è l’impiastro che ha preferito un’altra ragazza ad Ayumi! No, adesso sto incominciando a parlare come lui…Mh… Al diavolo perché doveva accadere una cosa simile!! Tutta colpa di quel decerebrato di un Okita!»

Il ragazzo continuò con gli insulti, passando dalle più leggere offese alle imprecazioni.

Mitsuhiko invece, sgranò gli occhi, assumendo una faccia stupita e abbastanza rassegnata: «Genta-kun, poco prima, quando Okita ci ha aperto la porta si è riferito ad Heiji con il termine ragazzo di colore, ma ti ricordi come ha chiamato Conan!? »

Anche Kojima sgranò gli occhi, senza ormai più sapere cosa pensare: «I-Impiastro…»

«Credo che tu sappia bene cosa voglia dire…»

«Ma… Come ha potuto!? E poi Conan è single!» rispose con ovvietà l’amico, senza nascondere però il suo scetticismo.

«Deve essere riuscito a nascondere la cosa agli altri…» rispose l’altro preoccupato «Ma io, detective Mitsuhiko, e il mio fido assistente Genta scopriremo la verità! »

«Ehi! Chi sarebbe l’assistente!? »

Mitsuhiko si raggomitolò pronto a ricevere un po’ di botte da Genta.

 

Uno…

Due…

Tre…

Ma quanto tempo ci sta mettendo!?

 

Dopo essersi fatto un po’ di coraggio, il ragazzo alzò lo sguardo, e sorpreso si accorse che l’amico era rimasto lì, immobile davanti a lui, con una faccia più che scioccata.

«Genta-kun…? »

«M-Mitsuhiko, di ricordi cosa è successo oggi dopo pranzo? Io, te ed Ayumi stavamo camminando quando tu…»

«Io…»

«Allora, secondo te Conan ci sarà, o come sempre starà indagando per qualche caso…» borbottò Genta stufo. Sin dal primo giorno in cui avevano deciso di sciogliere la squadra dei giovani detective gli era mancato ricevere ringraziamenti dalla polizia, e il vedere il faccino di Conan sui giornali come “il miglior detective di tutti i tempi” lo faceva imbestialire.

«Non credo, altrimenti mi avrebbero chiamato per analizzare le prove» confessò Mitsuhiko soddisfatto. Era bello avere qualcosa in cui primeggiare, senza avere ragazzini occhialuti davanti, s’intende.

«Ma cosa dici! Lo so che sei una palla al piede per la polizia scientifica! È inutile che fingi!» spiegò Ayumi ridendo. Parlare con i suoi amici da sempre l’aveva rilassata, anche se avrebbe preferito di gran lunga essere sola.

 

«Non è vero! Anzi, pensa che l’agente Nikaido mi ha detto che sono stato di vitale importanza per l’indagine!» ribatté il ragazzo irritato.

«Mh…» Genta stava per dire qualcosa «Secondo me gli facevi pena…»

«Come scusa!?» Mitsuhiko si avvicinò a Genta tutt’altro che benevolo, ma venne bloccato da Ayumi.

A questo punto, impossibilitato a muoversi, incominciò a divincolare le braccia come un pazzo, cercando di colpire Genta; ma suo malgrado, travolse una passante.

Proprio per questo si fermò, e preoccupato, si girò per vedere chi fosse.

«Mi dispiace, sta bene?» chiese incominciando a fare una serie di inchini per scusarsi.

«Sì…non si preoccupi…» rispose questa alzandosi in piedi.

Ma bastarono pochi secondi per far capire ai due di conoscersi.

«Mitsuhiko!? »

«Haibara!?»

«Oh, ciao Ai!» salutò amichevolmente Ayumi.

«Noi stiamo andando a casa di Conan, tu… vuoi venire?» chiese Mitsuhiko impacciatamente arrossendo a dismisura.

«No, grazie… ora torno a casa, sono appena andata via dall’agenzia investigativa, non mi va di ritornarci. Ora, se non vi dispiace, devo andare» proclamò con freddezza mentre s’incamminava dalla parte opposta.

Mitsuhiko sgranò di nuovo gli occhi, e assunse una espressione mista tra l’arrabbiato e l’imbarazzato: «Aspetta non dirmi che Conan …. E Ai…» il ragazzo batté un pugno sul tavolino, ignorando il dolore provocatosi «N-Non ci credo, cioè, n-non può, n-no… NON E’ POSSIBILE NON LO ACCETTO! »

«Mitsuhiko, calmati! »

Ma ormai il ragazzo non ascoltava più l’amico. Al diavolo le buone maniere, quelle erano troppe informazioni in una volta, e per giunta di dubbio gusto.

Lui che era stato così occupato a scegliere quale delle sue due amiche d’infanzia effettivamente preferisse non si era reso nemmeno conto che entrambe gli erano già state portate via da Conan.

Sì, da Conan. Quel bambino con gli occhiali che veniva sempre elogiato per la sua intelligenza e il suo straordinario acume. Tra tutti, lui spiccava sempre più di qualunque altro.

E a te cosa restava Mitsuhiko? Almeno lo hai ricevuto il premio di consolazione??

Qualunque cosa facesse, qualunque cosa dicesse, il bambino che veniva veramente apprezzato era Conan.

 A tutti piaceva Conan.

Tutti avevano bisogno di Conan.

 

Cosa speravi Mitsuhiko? Sapevi benissimo che i tuoi sentimenti per Ayumi e Haibara non sarebbero mai stati ricambiati…

«Mitsuhiko, mi senti? »

La voce preoccupata di Genta fece uscire dal quel mare di pensieri il ragazzo, che con un mugolio fece cenno di sì.

Era brutto saper di avere a che fare con qualcuno di nettamente superiore e non poter fare niente al riguardo.

In effetti, guardandola da questo punto di vista, sia Haibara che Ayumi avevano avuto buon gusto.

La faccia del ragazzo si contorse in una strana morsa di tristezza, e un sentimento oscuro si fece largo nel suo cuore: la gelosia.

Se Conan non si fosse mai trasferito nella tua stessa scuola a quest’ora tutto sarebbe diverso…

Mitsuhiko trasalì, e, senza pensarci, si tirò un pugno in faccia.

Stupido, idiota, testa bacata.

Sul serio aveva anche lontanamente pensato queste cose??

Dopotutto Conan era un suo caro amico, e se davvero avesse voluto bene ad Ayumi e ad Haibara non avrebbe dovuto neanche farsi sfiorare da pensieri del genere.

Era stato un demente a perdersi in quegli stupidi pensieri: qualunque cosa fosse accaduta, la felicità delle sue amiche d’infanzia era prima di tutto.

E ora una di queste aveva bisogno di essere consolata.

Con uno scatto si alzò, e con sguardo d’intesa guardò Genta, che, non capendo più niente di quello che passasse per la testa del ragazzo, rimase piuttosto stranito.

Sul serio aveva un amico così lunatico??

«Genta, dimentica la tua lite con Ayumi-chan. Se veramente le vuoi bene quando lei ha bisogno di te non devi pensare a queste sciocchezze. »

Il ragazzo in questione annuì perplesso, chiedendosi da quando in qua Mitsuhiko fosse capace di simili discorsi.

Ma ora questo non importava, niente importava.

Era vero, quel pomeriggio, si era completamente scordato della parola “priorità”.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

«Sono Heiji Hattori, investigatore privato. Desidero incontrare l’ispettore Juzo Megure» la voce impaziente e frustrata del detective di Osaka toglieva tutta la formalità alla frase.

Improvvisamente, la donna dall’altra parte dello sportello con uno scatto fulmineo si scansò gli occhiali e squadrò il ragazzo.

Il suo sguardo serio e sprezzante toccava quasi il ridicolo, e i lineamenti forti e marcati che caratterizzavano il suo volto enfatizzavano ancora di più la cosa.

Hattori si chiese se la signora in questione stesse scontando qualche ora di volontariato per evitare il riformatorio, ma preferendo non interagire più del minimo necessario con quella irascibile vecchietta sorvolò la questione.

«Il signor Megure al momento è occupato. Per favore provi a passare più tardi» l’acidità con cui questa frase fu pronunciata eliminò completamente quella specie di forzatissima gentilezza che la donna era intenta a mostrare.

Di questo passo non avrebbe incontrato Megure neanche a sera inoltrata.

«Devo discutere con lui del caso di oggi. La mia non è una visita di cortesia. »

«Lo spero, sarebbe deprimente scoprire che solo perché la sua faccia è comparsa in qualche giornale e trasmissione televisiva lei si sia montato la testa a tal punto di credere di poter convocare agenti e ispettori a suo piacimento. Lo sa, odio proprio la gente come lei. E’ colpa vostra se questo settore sta cadendo in miseria. »

Sbaglio o stava parlando dei delitti come se fosse un business??

E soprattutto con “odio proprio la gente come lei” cosa diavolo intendeva??

«Ehm… mi scusi. Devo proprio parlare con Juzo Megure. Entro sera. »

«Che arroganza! Crede che l’intero dipartimento di polizia sia ai vostri ordini per caso?? Scenda dal piedistallo, cocco! »

Cocco. Cocco. Cocco.

Cocco…

Ma che razza di commessa si rivolge alle persone chiamandole “cocco” !?

Haibara aveva detto che dovevano ritrovarsi da Agasa entro tre ore. Ma non era tanto certo di farcela, ormai.

«Senta signora, io vorrei soltanto…»

«Hattori! Da quanto tempo! »

Una voce interruppe la disputa dei due.

 

Il ragazzo di Osaka si girò verso essa.

«Agente Takaji! Mio salvatore!»

Non ci fu da stupirsi che il ragazzo venne squadrato dal poliziotto.

«…Ad ogni modo, ti serve qualcosa…? »

«S-Sì, vorrei parlare con Megure.» il detective tentò di trattenere la felicità di poter finalmente ottenere ciò che voleva, ma tutto quello che venne fuori dalla sua bocca fu una frase pronunciata con un tono estremamente sforzato ed altalenante.

«Hattori… stai bene? »

«Certo, certo!» rispose portandosi una mano alla nuca.

«Ok… se lo dici tu…» mormorò piuttosto scettico «Forza, vieni con me. »

Heiji si avviò insieme al poliziotto per i corridoi che, oramai, conosceva praticamente a memoria.

^*^*^*^*^*^*^*^

«Ancora cinque minuti e il gelato sarà pronto!» All’agenzia investigativa “Kogoro Mouri una voce particolarmente allegra proclamò queste parole.

«Ehm… sicuro di saper preparare del gelato partendo da zero!? Senza offesa, ma non mi sembri un tipo tanto portato per questo genere di cose, Hajime…»

«Certamente! In fondo non deve essere così complicato se tutti quei gelatai ci riescono… ah, poi perché tutto ad un tratto mi chiami per cognome!? Ci conosciamo da dodici anni Ayu-chan! »

«… AYU-CHAN!?  Sembra il soprannome di una bambina dell’asilo! »

«Per me infatti sarai sempre quella bambina dell’asilo spensierata a cui devo tanto, Ayu-chan» la risposta era venuta da sola, con un immediatezza tale da sembrare preparata.

Ma la ragazza non ci diede peso, e piuttosto confusa, si domandò due o tre cosette.

Quindi per Okita era come se lei una bambina dell’asilo…

Era per questo che era stato così premuroso con lei...?

E poi perché tutto ad un tratto parlava come se fosse suo padre!?

«…In ogni caso siamo pur sempre a casa di Ran, non possiamo usare così latte e panna…» esordì, cercando di cambiare discorso.

«Dai, non credo che Ran-san si arrabbierà, in fondo ormai siamo come una famiglia!» rispose sorridendo «Io, Ayu-chan e anche Ran-san. Scommetto che appena saprà che noi due abbiamo mangiato del gelato fatto in casa ne sarà entusiasta! E poi da quanto ho sentito alle donne piacciano i ragazzi che sanno cucinare, quindi potrei guadagnare qualche punto in più con lei!»

Ayumi rimase un attimo interdetta, a riflettere sulle parole appena dette dal giovane.  

“Ormai siamo come una famiglia” Una frase a dir poco inusuale da dire per un uomo adulto dopo aver conosciuto due persone da qualche ora.

E questa sua fissazione sul fare colpo su Ran!?

Da quando aveva cominciato a preparare il gelato l’aveva nominata parecchie volte, e sempre in occasioni strane.

Ma ancora non aveva capito quale fosse il suo legame con la sorella di Conan.

Lui diceva che la stava corteggiando, ma Ayumi non aveva capito cosa Okita fosse per la karateka.

Un conoscente? Un amico? Un fidanzato?

No, Ran non sembrava interessata ad un fidanzato.

Ma forse si stava sbagliando, dopotutto.

In ogni caso, se prima era quasi divertente, il suo nominare Ran ogni tre per due stava diventando inquietante. E parecchio anche.

«Okita-san? »

«Finalmente ti sei decisa a chiamarmi per nome, Ayu-chan! »

«Cosa sei per Ran-neechan? »

Okita sussultò alla domanda, e dopo un attimo d’indecisione mormorò: «…Non lo so. Stamattina sembrava interessata a me, ma ora non ne sono più sicuro. Beh, qualunque cosa stia pensando, si ricrederà! »

Ayumi, con un piccolo velo di amarezza, sorrise. Non essere certi di essere ricambiati, anzi essere sicuri del contrario, ma non mollare.

Era una cosa che lei non sarebbe mai stata capace di fare. 

Improvvisamente, sentirono le chiavi girare e la porta aprirsi.

Alla vista di chi stava entrando, sia Okita che Ayumi sussultarono.

Ran e Kazuha.                                                        

«Ran-san! Sto preparando il gelato, vuoi venire ad assaggiare?» Il ragazzo col codino, ridestatosi subito dalla sorpresa iniziale, chiese questo con incredibile nonchalance.

Ran sgranò gli occhi, e leggermente irritata, borbottò qualcosa simile al “cosa diavolo ci fate qui.

Era una situazione al limite dell’ospitalità, effettivamente.

Sia Ayumi che Okita erano stati per più di un’ora in quella casa, che non era neanche loro, a chiacchierare amabilmente.

E avevano fatto il gelato, per giunta.

«Okita-san, non eri andato via prima…» chiese una Ran che, tentando di mantenere la calma, cercava di capire il motivo per cui un ragazzo di quasi trent’anni e l’amica d’infanzia di suo fratello erano in casa sua a cucinare.

Okita tossì, e cercando di assumere uno sguardo deciso, appoggiò il gomito sulla spalla di Ayumi pronto per incominciare il suo monologo.

Era probabilmente talmente tanto concentrato da non riuscire a notare lo sguardo stranito di Ayumi e quello spazientito di Ran.

«Mi dispiace, mia cara Ran» La frase era stata pronunciata con enfasi, quasi teatrale a dirla tutta: «Ma quando un gentiluomo sente suonare il campanello, esso va ad aprire»

«E sentiamo, chi era?» chiese Ran socchiudendo gli occhi.

«Beh era Ayu-chan che voleva ved…»

«Ayu-che…?» stavolta era Kazuha ad essersi intromessa.

Fu allora che Okita perse la sua faccia da poker.

Come aveva potuto chiamare Ayu-chan davanti alla sua Ran-san?

«Ecco…»

Kazuha sospirò.

«Lasciamo stare. Comunque cosa ci facevate voi due a casa di Ran? »

«Ehm…ve lo stavo dicendo, no?» il discorso fu interrotto da una risatina nervosa. Ayu-cha…san voleva entrare per vedere l’impiastro e poi… e poi…»

«Impiastro? »

«N-No ecco… io volevo dire che…»

Ormai era ufficiale, Okita era andato completamente nel pallone.

Come poteva spiegare una cosa del genere omettendo i fatti personali?

Come poteva anche sperare di sembrare attraente e far colpo su Ran se non riusciva neanche a spiegare la situazione!?

Fu allora che Ayumi mise una mano sulla spalla di Okita, e con sguardo comprensivo che sembrava dire “non ti preoccupare, ci penso io” cominciò il discorso.

«Sono venuta per cercare Conan, ma questo non c’era. Così Okita mi ha fatto entrare. Poi abbiamo cominciato a parlare…» ci fu un attimo di silenzio «…del mio gatto e mi sono ricordata che stamattina era scappato» la ragazza finse uno sguardo triste, che però, essendo troppo sforzato, sembrava quasi un’espressione disgustata.

Non va bene Ayumi, impegnati di più…

«Okita mi ha consolato, e mi ha spiegato che ho degli amici su cui mi posso affidare, e quel gatto non mi avrebbe mai lasciato sola, e se anche per qualche ragione potrebbe diventare il gatto di un altro padrone non si dimenticherà di me» improvvisamente la ragazza assunse un’espressione triste: «Certo, io ho sempre voluto essere io la padrona di quel gatto ma…»

Ayumi stava per perdere il controllo. No, non se lo poteva proprio permettere; strinse i pugni, e giurando a se stessa di non crollare, continuò: «Ran-neechan, so che può non sembrare, ma Okita è un ragazzo molto dolce, e s’impegna molto per quello a cui tiene. Davvero, non so cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui. Non so quello che tu pensi di lui, ma per favore…mhmhmh!»

La bocca di Ayumi fu prontamente tappata da Okita che, leggermente rosso in volto, fece segno di zittirsi.

«Ahahah, molto divertente, Ayu-chaehm Ayumi-sama… no che sto dicendo Ayumi-san, assolutamente Ayumi-san ma io non sono così cioè…» Hajime, completamente rosso in volto balbettò: «Al diavolo, Ran mangia quel benedetto gelato e…»

Ran, che aveva assistito alla scena, rimase interdetta. Ma che razza di persona era Okita!? In una giornata lo aveva visto cambiare radicalmente modo di fare svariate volte. Si era passati dalla versione simpatica alla versione playboy, fino ad arrivare alla versione “insultiamo tutti a destra e manca” che aveva mostrato ad Ai e Conan.

E poi… questo. Ran non sapeva bene come descriverlo. Sembrava un ragazzino timido alle prese con la sua prima cotta.

La karateka era certa di non aver conosciuto una persona più incoerente di lui, e ancora non riusciva ad inquadrare quel ragazzo.

Lo aveva conosciuto quella mattina, sapeva poco e nulla di lui, e questo era un fatto di cui ne era al corrente solo da pochi minuti.

Improvvisamente, la porta di casa si aprì; alla vista del ragazzo sulla soglia di casa, Ran sussultò: << Conan? »

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

Poco prima

Dopo aver salutato Heiji, il detective dell’Est sorrise soddisfatto.

«Perfetto, secondo il tablet Ran dovrebbe essere a casa»

Ai gli aveva dato il compito di tenere d’occhio Ran, e quella sarebbe stata una buona occasione per chiarirsi una volta per tutte.

La sua vita, che era rimasta praticamente immutata in quegli ultimi dieci anni, stava prendendo una svolta epocale.

Certo, se fosse stato per lui avrebbe preferito che tutto fosse rimasto com’era, ma sapeva che non era giusto nei confronti di Ran. Un ragazzino del liceo non può colmare il vuoto presente nel cuore della karateka.

L’aveva vista piangere e disperare, e ancora, nonostante tutti gli sforzi fatti dal detective, vedeva che tutto era vano.  Lei aveva bisogno di affetto, affetto che Conan, il bambino occhialuto, non poteva dargli.

Il ragazzo strinse i pugni, cercando di contenere la sensazione di impotenza che gli scorreva nelle vene.

Il tempo passava, e Shinichi era scomparso da tempo dalla vita di Ran.

Lei aveva tutto il diritto di trovarsi qualcuno ma…

Sentiva che quello che stava succedendo non era giusto.

Okita. Quel ragazzo, da qualunque lato la si guardasse, non era una persona degna di Ran.

Conan, che nel bene e nel male aveva provato a starle accanto non poteva tollerare che un ragazzo del genere gli rubasse la sua tanto amata amica d’infanzia.

Ma Conan non poteva opporsi.

Improvvisamente, un ricordo lampò nella mente del detective.

Riguardava la discussione che aveva avuto con Ai poco tempo prima.

«Tsk… Mi stai chiedendo cosa è successo a quel liceale sicuro di sé che tu conobbi??» chiese poi lievemente amareggiato «Semplice: è morto in quell’incidente. La fiamma di Shinichi Kudo è spenta ormai da un pezzo.

Quella di Conan Edogawa l’ha sostituita…»

Il viso del detective si contorse in una strana espressione tra l’arrabbiato e il triste mentre il resto del corpo si adagiava sul divano, inerme «…Ė inutile…» borbottò con un filo di voce «è inutile continuare a credere di essere Shinichi Kudo, è completamente inutile… io ormai non ho più niente di Shinichi, nulla…»

«Stupido. »

«Cosa? »

«Sei uno stupido, Kudo»

«Ti ho detto di chiamarmi Conan, e poi non ripronunciare mai quel no-»

«Basta. Faresti meglio ad ascoltarmi, Kudo. Non pensavo che tu fossi veramente capace di annegare così bene in un bicchier d’acqua. Chi sei tu? Non sarebbe del tutto corretto definirti Conan Edogawa, tantomeno Shinichi Kudo. In questo momento il nome ideale per te sarebbe Idiota. In ogni caso tu sei semplicemente te stesso. Che importanza ha se gli altri ti chiamano Shinichi o Conan!? Tu devi semplicemente comportarti come credi equilibrando le tue scelte, non stilare un grafico con la tua percentuale di “Kudità” …! »

Al ricordo di quelle parole l’investigatore sorrise: «E’ vero, Conan non ha parola in merito, tantomeno Shinichi, ma io sì» borbottò.

Avrebbe potuto sbagliare, e lo sapeva.

Avrebbe potuto rovinare tutto, e questo era ancora più chiaro.

Ma ora, in tutto quel caos generale, sentiva che almeno una cosa andava chiarita.

Il ragazzo, non Conan, non Shinichi, ma semplicemente se stesso, aprì la porta di casa Mouri.

Era giunto il momento di venire a capo dell’enigma più difficile di tutta la sua vita.

«Ran»

^*^*^*^^*^*^*^*^*

«Conan? »

In quella stanza ci fu silenzio. Ayumi abbassò lo sguardo, e Okita in risposta le accarezzò la testa. Kazuha guardava Ran preoccupata, mentre quest’ultima guardava l’investigatore esitante.

L’ultima volta che lo aveva visto, a pranzo, lo aveva scambiato per Shinichi e nella sua mente erano affiorati brutti ricordi.

Ma ora grazie a Kazuha Ran aveva capito che era stata una stupida a demoralizzarsi tanto, perché un po’ del suo tanto amato amico d’infanzia sarebbe rimasto sempre con lei.

Ora doveva guardare avanti, e pensare al futuro.

Con uno scatto, si alzò in piedi, e si diresse verso il fratellino.

«Conan…» borbottò avvicinandosi.

«Ran» i suoi occhi, blu come l’oceano, la guardavano fissa senza accennare la benché minima esitazione, ma era chiaro il tormento che li stravolgeva.

Uno sguardo profondo, indomito, che sembrava poter conquistare il mondo.

Uno sguardo potente che il suo fratellino aveva avuto sin dalla più tenera età, uno sguardo che negli ultimi tempi era stato per lei impossibile da affrontare.

Ma ora, anche a costo di piangere, di far riaffiorare brutti ricordi, di essere presa dal desiderio di baciare quello che fino a prova contraria è il suo fratellino, doveva saperlo reggere.

La karateka guardò Conan: il ragazzo allora strinse i pugni, e fu allora che per un attimo, per un veloce singolo attimo, si distinse un velo di insicurezza e paura nei suoi occhi. La karateka sussultò.

«Ti devo parlare, vieni con me»

Ran annuì, avviandosi insieme a Conan fuori da quella agenzia investigativa che era stata centro dei suoi tormenti degli ultimi tempi.

«Allora… Di cosa volevi parlarmi?» chiese la karateka esitante.

Fu allora che il detective sospirò, e rivolgendole uno sguardo gentile, sorrise.

Alla vista di quell’espressione, la karateka avvampò inconsciamente, pensando che sì, Conan era davvero cresciuto bene.

«Ran… ti ricordi per caso da quanto tempo ci conosciamo?»

«Da dieci anni e tre mesi, tra una settimana quattro»

Un silenzio imbarazzante avvolse i due.

Conan guardava la ragazza non poco stupito, e questa non sapeva proprio come replicare.

Aveva risposto istantaneamente, come se fosse stata la più banale delle domande, ma forse lo era veramente.

In fondo la karateka non avrebbe mai dimenticato quel giorno ormai lontano in cui a casa del dottor Agasa aveva trovato quel bambino un po’ saputello che diceva di chiamarsi come due scrittori.

In quel momento Ran era probabilmente troppo persa nei troppi ricordi per notare il velo di tristezza nel fratellino alla risposta dieci anni. Già, perché in realtà si conoscevano da ben più tempo, ma ciò ora non era importante.

Fatto sta che dopo un po’ d’imbarazzo, la ragazza si schiarì la voce e sentenziò, convinta: «Vai avanti»

«Dieci anni fa sono piombato nella tua vita. Mi dispiace di essere stato un peso certe volte, ma non è questo ciò che voglio dirti» Il ragazzo prese un respiro profondo «Grazie. Grazie per avermi accolto. Grazie per avermi salvato. Grazie per esserti presa cura di me. Grazie per…»

«Fermo» Ran, inizialmente guardandolo con meraviglia, poi con stupore, poi con un velo di rimorso mormorò questa unica parola tutta d’un fiato.

Conan la stava… ringraziando?

Il suo fratellino orgoglioso, che si comportava da adulto e voleva fare l’indipendente da quando aveva sette anni!?

E poi… si può sapere per cosa la stava ringraziando?

«Cosa stai facendo?? Non capisci quanto questa cosa non abbia senso!? Sono io quella a essere stata salvata!!!» Ran si tappò la bocca, arrossendo lievemente. Praticamente, le parole si erano dette da sole, usando lei come tramite. Ma sentiva che non sarebbe stata capace di fermarle ora.

«Nel momento del bisogno, tu ci sei sempre stato. Nei momenti tristi eri accanto a me, ma io continuavo lo stesso a frignare. E poi cosa fai, mi ringrazi?? Non capisci che io non ho mai fatto niente per te e invece tu…» La karateka prese fiato e continuò «Anche stamattina! Ti ho solo complicato la vita lasciandomi andare baciandoti! E poi fai questi discorsi… Sono solo un peso per te…»

«No.» Il detective ribatté fermamente «Non sei mai stata un peso per me, Ran»

La karateka sentì una mano sui capelli. Una mano ferma e gentile, che però trasmetteva sicurezza. Si lasciò cullare dai delicati movimenti, che, a lungo andare, la stavano ipnotizzando.

Stupida, drogata di Conan, Stupida, ha dieci anni meno di te e ti considera la sua Onee-chan, non hai speranza, stupida…

In quel momento per lei magico, come se il tempo si fosse fermato, neanche la sua vocina interiore poteva disturbarla.

Ma, purtroppo, il ragazzo tolse la mano dai suoi capelli. Lei lo guardò, interdetta, ma questo si avvicinò e le rivolse un grande sorriso, subito prima di abbracciarla. Fu allora che nell’orecchio la karateka avverti un suono, o ancora meglio una frase;

«Ti amo Ran»

Grazie di esistere.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

«Yukio Ayashiro… Yukio Ayashiro… POSSIBILE CHE TUTTA LA POPOLAZIONE GIAPPONESE SIA SUA OMONIMA!?» Una voce, piuttosto tendente all’adirato, sentenziò aspramente ciò a casa Agasa.

Era veramente così difficile, trovare il profilo di una persona su Internet???

La ragazza sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli ramati dal viso.

Se lo sarebbe dovuta aspettare, in fondo.

Ma essa non aveva intenzione di mollare così presto: anche se quella non era e probabilmente non sarebbe mai stata la sua specialità sentiva di poter essere da aiuto.

Doveva essere d’aiuto.

Ai sbadigliò e, mentre controllava l’ennesimo sito, incominciò a sorseggiare distrattamente una tazza di tè.

Mentre annotava l’ennesimo fallimento, si accorse di non aver visitato ancora tutte le pagine presenti. Ce n’era una, rimasta inosservata fino ad allora, che richiamava particolarmente la sua attenzione.

Era scritta in inglese.

La scienziata diede uno sguardo veloce alla pagina.

Bingo.

Senza farselo dire due volte, aprì il blocco appunti e salvò l’URL della pagina.

Un sorriso soddisfatto comparì sul volto della ragazza che non faceva altro che digitare e digitare, avida di informazioni.

Finalmente, ora aveva una traccia da seguire, e che traccia!

«Crash!! »

Improvvisamente, un rumore proveniente dal piano di sopra attirò irrimediabilmente l’attenzione di Ai.

C-Cos’era??

Agasa era partito per un'altra mostra di videogiochi fuori città e non sarebbe tornato fino al giorno dopo, non poteva essere lui.

Spaventata, intimò a se stessa di calmarsi.

Non c’è bisogno di preoccuparsi.

 E’ solo un normalissimo rumore.

Sarà stata una persiana lasciata aperta o sarà caduto qualcosa.

Non c’è bisogno di preoccuparsi.

La ragazza, recuperando del coraggio che lei stessa non pensava di avere, afferrò una scopa e decise di andare a vedere cos’era successo.

Se ti tranquillizza avere in mano un attrezzo per pulire,

Lasciatelo dire,

Sei davvero messa male, Shiho.

Allora la ragazza si alzo in piedi, ma prima che potesse fare qualcosa sentì qualcuno premerle con forza un panno sulle vie aeree.

Quindi la ragazza provò a divincolarsi, ma quel qualcuno era davvero forte, e i suoi pensieri sempre più offuscati.

Allora la ragazza… la ragazza decise di…

 

E allora la ragazza svenne.

 

 

 

 

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

Buongiorno, come va…?
… VI PREGO NON UCCIDETEMI! >_<
Lo so, lo so, stavolta ho davvero esagerato con il ritardo, talmente tanto che probabilmente molti di voi avranno anche pensato che io la volessi abbandonare.
Mi dispiace, ma non vi disferete di me così facilmente! XP
Semplicemente, arrivata alle vacanze di Natale, mi sono accorta che se avessi continuato a cercare di aggiornare durante quel periodo non sarei stata capace di ottenere buoni risultati.
Né a scuola, né su efp, per intenderci.
Così verso gennaio ho deciso che avrei sospeso il tutto fino all’estate, per dedicarmi ad un mio obbiettivo tanto agognato: ottenere la lode agli esami! XD
Insomma, praticamente è andata a finire che fino a luglio non ho fatto altro che ammazzarmi di studio, dormendo mediamente cinque ore a notte (troppo poco per i miei standard: P) e passando tutta la giornata sui libri per poi andare a scuola sembrando uno zombie in piena regola XD
Avete presente quando negli anime il protagonista dorme in classe?
Ecco, io ero (quasi) a quel livello!
Arrivata l’estate ho cercato di rimettermi in carreggiata, ma lo ammetto, riprendere così di punto in bianco a scrivere questa storia non è stata proprio una passeggiata.
E così, eccomi qui.
Spero che non abbiate perso la voglia di leggere questa fanfiction, ma del resto non posso biasimarvi.
D’ora in poi cercherò di bilanciare meglio le due cose e garantire una pubblicazione più regolare anche durante l’anno.
Ecco i ringraziamenti, come sempre nella tabellina (ve la ricordavate ancora...? )
grazie a chi ha messo la mia storia tra le preferite: zumi_chin SiMoNe GrAnGer _AnnairA_
grazie a chi  ha messo la mia storia tra le seguite: brenda the best Kyem13_7_3 sweet_el_0812
E poi...
Grazie a chi ha recensito: SiMoNe GrAnGer shinichi e ran amore kokka1110
_fantasie_ Zanexd22 martini02 Conan Kid
D'ora in poi prometto di essere più attiva! M'impegnerò a rispondere sempre e più velocemente!
Davvero... sumimasen... scusate tanto >_<

Detto questo…
Cosa ne pensate di ciò che è successo in questo capitolo?
Dopo tanta attesa, ecco le famose complicazioni che sarebbero prima o poi arrivate.
In uno scenario dove le incomprensioni tra amici, gli amori non ricambiati, le dichiarazioni improvvise aleggiano nell’aria, cosa sarà successo ad Ai?
Con questo capitolo finisce la prima parte di questa fanfiction, quella più rosea e dedicata ai sentimenti e le amicizie.
Benvenuti nella vera parte della storia in cui, come da titolo, iniziano i veri problemi.
Problemi difficili di cui nessuno, proprio nessuno, può garantire il loro risolvimento, problemi di cui anche il tempo si ritrova incapace di far fronte.
Considerate quello che avete letto finora come un enorme prologo, perché ora l’equilibrio che piano piano si è formato si sgretolerà.
Benvenuti nella parte due.
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

   
 
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