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Autore: Alice95_    16/08/2016    3 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Mi ucciderà”, Castle piagnucolò al telefono, facendo roteare gli occhi a Beckett dall’altro capo della linea.

“Non ti ucciderà Castle”, mormorò lei a denti stretti, cominciando ad essere annoiata dal comportamento infantile di Castle, dal momento che rifiutava di entrare al distretto.

“Beh, sicuramente lo voleva fare l’ultima volta”, esclamò lui, non capendo come lei non riuscisse a vedere che lui non stava reagendo male, ma stava semplicemente giudicando la situazione basandosi su prove concrete. Dopotutto, c’era stata anche lei al distretto con lui due mesi prima.

“Prima di tutto”, Kate sospirò mentre tentava di mantenere la voce neutrale, “Non voleva ucciderti nemmeno quella volta, stava solo proteggendo me e Jamie, e secondo, molte cose sono cambiate se non ricordo male”. Sentì lui sbuffare.

“Non lo so”, si imbronciò e lei riuscì ad immaginare il suo viso in quel momento. Quell’uomo aveva spesso comportamenti da bambino e mentre qualche volta pensava che fosse dolce e adorabile, anche se non gliel’avrebbe mai detto, adesso la cosa stava diventando ridicola.

“Ascolta Castle”, Kate fece un ultimo tentativo per convincerlo, “Ho bisogno di altri venti minuti per finire delle carte, prima di poter andare. Tu sei fuori, sotto la pioggia, con nostra figlia che posso già sentire chiedere dei cookies, quindi per favore, metti giù il telefono e porta il tuo sedere qui, così posso cominciare”.

“Va bene”, sbuffò, “Ma se non andremo agli Hamptons perché mi ha ucciso, non è colpa mia”.

“Ne ho abbastanza”, disse Kate, terminando la chiamata.

Due minuti dopo, Castle era in piedi davanti alla sua scrivania, Jamie in braccio mentre si guardava nervosamente attorno, cercando quello che lui riteneva essere un nemico.

“Dov’è lui?”, sussurrò.

Kate si mise la testa tra le mani, scuotendola lentamente, “Puoi smetterla per favore? Non ti farà del male”.

“Certo”, risposte Castle sarcastico, rivolgendole un sorriso falso.

“Mi arrendo”, sospirò Kate, quando si alzò per salutare sua figlia, decidendo di ignorare Castle d’ora in poi.

“Hey uccellino, tu e papà vi siete divertiti stamattina?”, chiese.

Aveva lasciato la bambina al loft quella mattina, insieme ai loro bagagli, in modo che Castle e Jamie potessero andare a prenderla al distretto e da lì andare a scuola di Alexis e poi diretti verso gli Hamptons.

Dal compleanno di Alexis la settimana era volata, tutto era diventato più semplice e confortevole tra di loro, visto che avevano affrontato i discorsi più importanti. Avevano instaurato un nuovo ritmo e Kate non poteva negare che le piaceva, questi nuovi loro due.

Jamie annuì energicamente, “Jamie vaigia”. Disse a sua madre fiera e Kate rise.

“Hai aiutato papà con le valigie? Ottimo, almeno qualcuno sapeva cosa stava facendo”. Kate sorrise a Castle mentre prendeva Jamie dalle sue braccia per poi dirigersi in sala relax, sicura che Castle l’avrebbe seguita.

“Vuoi un biscotto mentre mamma finisce di lavorare?”, le chiese, già sapendo la risposta, svoltando l’angolo ed entrando nella stanza.

“Anche io voglio un biscotto”, sentì Castle borbottare dietro di lei e dovette mordersi il labbro per non ridere al broncio che era evidente nella sua voce.

Ripassò Jamie a Castle e raggiunse il barattolo di biscotti, mettendolo poi sul tavolino, “Non esagerate”, li avvisò, soprattutto a Castle che le stava rivolgendo un sorriso imbarazzato.

“C’è del caffè se vuoi”, gli disse, ignorando le sue mani che erano già dentro il barattoli di biscotti.

“Grazie, ma no, grazie”, negò con la testa, “Il caffè qui sa di urina di scimmia con acido di batteria”.

“Molto maturo Castle”, roteò gli occhi e si voltò per andarsene, “Vengo a riprendervi quando ho finito”.

 

—————————————-

 

Quando quindici minuti dopo Kate ritornò nella sala relax, già cambiata dalla sua uniforme, con un confortevole paio di jeans e un maglione, trovò Castle con le spalle al muro, seduto in una delle sedie con Jamie stretta al petto, il terrore nei suoi occhi rivolto all’uomo in piedi davanti a lui.

Spalancando gli occhi, Kate fece sentire la sua presenza, “Che sta succedendo qui?”, chiese per sapere, i suoi occhi passavano da Castle a quelli del suo tutor.

Royce fu il primo a sentire la sua voce, cercando di giocarsela bene, “Niente”, scrollò le spalle. “Io e Castle stavamo solo facendo una chiacchierata amichevole, vero?”.

Castle la guardò con occhi spalancati e pieni di panico, e quasi le venne da ridere, una chiacchierata amichevole non era sicuramente quello che stava succedendo tra i due.

“Lascialo in pace Royce”, disse mentre si preparava una tazza di caffè, dal suo tono si sentiva che era seria. Non spettava a Royce avere una chiacchierata o qualsiasi altra forma di discussione con Castle, ed era del tutto inutile e fuori luogo, sebbene sapesse che lo faceva per il suo bene. Teneva molto a lei e a Jamie.

Royce alzò le braccia in un gesto che diceva, non ho fatto niente, e con una manata sulla spalla di Castle, che doveva avergli fatto male, si allontanò, “E’ stato bello rivederti, Castle”, disse oltre le sue spalle, prima di uscire dalla stanza.

Kate guardò in basso cercando di nascondere il sorriso sul suo viso, ma Castle capì subito, “Molto divertente”, mormorò, mettendo Jamie ancora più vicina come se potesse proteggerlo, mentre lei si coccolava felice nel suo petto. “Te l’avevo detto che voleva uccidermi”.

“Castle, mi dispiace”, Kate si riprese mentre attraversò la stanza per mettersi a sedere accanto a lui, “Mi scuso per qualsiasi cosa possa averti detto, non è compito suo e non sono affari suoi, ma non ti ucciderà”. Lo guardò e aggiunse, sorridendo, “Non glielo permetterei”.

Gli strinse la mano che non stava avvolgendo Jamie finché lui non la guardò, un sorriso esitante apparve sulle sue labbra, “Sai, avrei anche evitato l’intimidazione, ma sono felice che ci sia lui a proteggerti, anche se io non sono di certo una minaccia”.

Lei ricambiò il sorriso, “No non lo sei”, e in qualche modo suonò come se lo stesse prendendo in giro.

Kate guardò altrove, non volendo fargli intendere quello che voleva dire, prima di dare un sorso al suo caffè, torcendo il naso immediatamente. Castle aveva ragione, sapeva di pipì acida di scimmia.

“Sei pronta per andare?”, chiese lui, guardando Kate mentre gettava il suo caffè nel lavandino.

“Si, tutto pronto”, annuì.

Castle si alzò dalla sedia, pronto a seguire Kate fuori dalla sala break , quando il loro cammino fu interrotto da una persona.

“Capitano Montgomery”, disse Kate sorpresa, vedendo immediatamente come gli occhi del capitano erano fissi sullo sconosciuto che stava tenendo in braccio sua figlia.

“Beckett”, annuì. “Te ne stai andando per il tuo weekend, suppongo”, chiese Montgomery, non lasciando gli occhi di Castle.

“Uhm, si signore”, balbettò, “Stavamo andando”. Gli aveva detto dei suoi piani quando aveva chiesto mezza giornata, ma non gli aveva detto che lei e Jamie non sarebbero state sole.

“Sono Richard Castle”, sentì parlare l’uomo dietro di lei, capendo che Castle si stava avvicinando per stringere la mano al Capitano.

Il capitano gliela strinse, “Roy Montgomery”, si presentò prima di guardare Beckett con una punta di curiosità negli occhi.

“Capitano”, prese un respiro profondo, cercando prendere tempo, aveva già informato Royce su chi fosse realmente Castle, che differenza faceva se l’avesse saputo pure il Capitano, “Castle, voglio dire, il Signor Castle, è il padre di Jamie”.

“Capisco”, Montgomery sollevò le sopracciglia, ma non la guardò sorpreso, e Kate pensò se Royce gli avesse detto qualcosa. Ma il capitano fu veloce a chiarire, “Gli occhi blu sono familiari in effetti”, fece un occhiolino.

Castle sorrise e annuì, “Beh, quelli li ha presi sicuramente da me”.

Montgomery sorrise amichevolmente a tutti loro, prima di salutare, tutto il resto non era affar suo, “Godetevi il weekend”, disse, prima di guardare Castle ancora una volta, “E’ stato un piacere conoscerti”.

“Mi piace”, mormorò quando Montgomery era già lontano.

“Anche a me”, rispose Kate piano, prima di tirarlo per un braccio, “Andiamo a prendere Alexis”.

 

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Si erano lasciati la città alle spalle da un’ora, Kate stava lottando per tenere gli occhi aperti mentre la Mercedes di Castle stava silenziosamente percorrendo le miglia mancanti con le bambine già addormentate sul sedile posteriore.

Avevano chiacchierato per la prima mezz’ora finché Kate non si era sentita sempre più stanca, e quindi era sceso il silenzio.

“Dormi un po’”, la voce soffice di Castle la raggiunse, mentre lei stava già combattendo con le braccia di Morfeo.

“Non voglio che ti annoi”, mormorò, sebbene sapesse che era una causa persa.

“Dormi Kate”, disse semplicemente, e dopo pochi secondi era già andata nel mondo dei sogni.

Guardandola dormire di tanto in tanto, Castle fu felice di vedere che i suoi lineamenti avevano perso la stanchezza, facendola sembrare più rilassata e felice. Le ragazze si erano svegliate lungo il viaggio ma si intrattennero tra di loro, e lui non dovette preoccuparsi di tenerle occupate.

Si fermarono solo una volta in un paesino lungo la strada cosicché Alexis potesse usare il bagno di un benzinaio, mentre Castle controllava il pannolino di Jamie.

Kate dormì per tutto il viaggio e si svegliò soltanto quando le ruote della Mercedes scricchiolarono sul vialotto di casa Castle.

Quando vide la casa, tornò subito lucida, “Castle”. Lei rimase a bocca aperta, osservando quella che doveva essere la casa di un multimilionario. Aveva sospettato che avesse soldi ma vedendo la sua proprietà le fu chiaro che non era semplicemente ricco, ricco era poco in confronto.

“Ti piace?”, chiese, suonando sorprendentemente nervoso. Gli importava davvero così tanto cosa pensasse lei?

“Castle, è magnifica”, rispose onestamente, mentre usciva dalla macchina per guardarla meglio.

“Aspetta che ti faccia fare il tour”, le sorrise eccitato, mentre aiutava Jamie ad uscire dalla macchina e Kate apriva la portiera ad Alexis.

Scosse la testa al suo entusiasmo infantile e poi lo aiutò con i bagagli, mentre Alexis prese la sorellina per la mano aspettando i due adulti davanti alla porta. Lei non lo avrebbe mai ammesso, ma il suo comportamento infantile su certe cose lo trovava attraente e non riusciva a ricordare l’ultima volta che avesse riso così tanto da quando Castle era entrato nella sua vita. Era divertente,  la faceva rilassare un po' eppure sapeva come fosse anche serio sulle cose più importanti.

“Ecco il piano”, cominciò lui mentre prese le chiavi per aprire la porta. “Ci sistemiamo nelle stanze, poi vi faccio vedere casa che include la piscina dietro e il mare, e poi—“, Kate aggrottò la fronte.

“La piscina è dentro? E’ metà ottobre”, disse lei, ma ricevette solo un sorriso compiaciuto in cambio.

“E’ riscaldata”, Castle cancellò le sue preoccupazioni con un sorriso, tenendo aperta la porta per tutti.

“Comunque, dov’ero rimasto?”, mormorò finché i suoi occhi non si spalancarono per lo shock, “Aspetta, non dirmi che non ti sei portata il costume”, la guardò come se dimenticare il costume fosse la fine del mondo.

“Te l’avevo detto”, si lamentò.

“Calmati”, roteò gli occhi, “Ne ho preso uno come richiesto”.

“Grazie a Dio”, sospirò sollevato prima di far ripartire il treno di pensieri, “Ok, quindi dopo che siamo stati al mare, io ed Alexis vi introdurremo una tradizione della famiglia Castle”.

“E cosa sarebbe?”, chiese Kate, ancora divertita dall’attacco di panico che aveva avuto sulla questione del costume.

“La Castle Cookies Cottura Contest”, entrambi i Castle esclamarono all’unisono.

Kate rise, mentre Jamie urlò insieme a loro, “Non hai già mangiato abbastanza cookies per oggi Castle?”, chiese, “Non pensi che non abbia notato il barattolo vuoto nella sala break”.

La guardò imbarazzato, indicando Jamie, “Li ha mangiati lei”.

“U-huh, certo”, Kate annuì, non credendo a una singola parola che le aveva detto.

 

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Dopo la fine del tour, Kate era un po' intimidita, la casa era ancora più grande da come sembrava dall’esterno, non aveva mai messo piede in un posto del genere. Ma nonostante quello, le piacque all’istante, perché oltre ad essere immensamente grande era anche sorprendentemente accogliente, sembrava una vera casa piuttosto che una casa costosa per i mesi estivi.

“Quindi che ne pensi?”, chiese Castle, tirando fuori gli ingredienti per i biscotti, mentre Jamie ed Alexis erano già sedute impazienti sul bancone della cucina.

“E’ bellissima Castle, sul serio”, lo rassicurò, sembrava veramente preoccupato dalla sua reazione.

“Ti piace la tua camera?”.

Lei sorrise, “E’ perfetta, puoi smettere di preoccuparti per favore?”.

“Voglio solo che tu e Jamie vi sentiate a vostro agio”, alzò le spalle.

“Lo siamo”, gli picchiettò una spalla gentilmente. “E Jamie adora stare con Alexis”. Confermò prima di fare una domanda che aveva in testa da quando Castle le aveva mostrato le camere, “A proposito dove hai preso quel letto?”.

“Ce l’avevo in cantina. E’ il vecchio letto di Alexis e ho chiesto a Charlie di metterlo lì prima che arrivassimo”.

“Chi è Charlie”, Kate aggrottò la fronte, prendendo la farina dalle sue mani e iniziando a mischiare uova e zucchero in una grande ciotola.

“Charlie si prende cura della casa quando siamo a New York. E’ anche quello che ha riempito il frigo”, Castle sorrise.

“E’ molto gentile”, Alexis si intromise nella conversazione, battendo le piccole dita sul bancone.

“Charlie ha una nipote della stessa età di Alexis, di solito giocano insieme d’estate”, spiegò Castle, aggiungendo gocce di cioccolato nel composto, prima di passare il resto alle bambine per tenerle occupate fino a quando non avesse finito l’impasto. 

Infine distesero il composto per i biscotti sul bancone infarinato e Castle si mise a sedere vicino a Jamie per aiutarla con le formine, alla fine però decisero di usare soltanto le mani e ben presto padre e figlia si ritrovarono davanti tanti piccoli biscotti.

“Mama Castle”, esclamò Jamie felice, e poi le sue dita sporche di cioccolato raggiunsero il viso di suo padre, “Pappà”.

Quando Kate si girò, mentre puliva le ciotole, si mise a ridere. Padre e figlia avevano il viso completamente imbrattato di cioccolato mentre Alexis sembrava non fosse stata coinvolta nella loro preparazione.

“Penso che voi due abbiate bisogno di lavarvi” disse dopo un po’, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Alexis.

“Cosa? Non ti piacciamo così dolci?”, Castle la prese in giro.

“Non quando siete anche molto appiccicosi”, Kate scosse la testa e poi vide lo sguardo di lui farsi malizioso.

“Beh, conosco alcune cose che possono essere dolci, appiccicose e calde”, la fissò negli occhi e lei dovette ingoiare a vuoto quando realizzò che questa volta non aveva usato giri di parole, lui sapeva esattamente cosa stava dicendo.

“Castle”, lo mise in guardia, ma lui continuava a fissarla, gli occhi scuri di lei erano dentro i suoi quando Alexis non chiese innocentemente, “E che cos’è papà?”.

Kate lo guardò divertita mentre la sua faccia diventava rossa e cercava disperatamente di trovare una versione non vietata ai minori dei suoi pensieri.

“Cioccolata calda, tesoro”, Kate lo aiutò a uscirne con un occhiolino e poi si voltò per nascondere il suo sorriso.

 

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Kate non aveva davvero idea di come fosse riuscito a convincerla di fare il barbecue in giardino nel bel mezzo di ottobre, ma una volta che si erano sistemati davanti alla piscina e Castle aveva cominciato a fare il fuoco nel grande forno, sembrava una cosa normale.

Il sole era svanito e ad eccezione del fuoco, le luci della casa, le stelle in cielo e le luci della piscina, tutto il resto era immerso nel buio, dando l’impressione che fossero gli unici esseri viventi esistenti al mondo. Kate avrebbe quasi pensato che fosse romantico.

Tutti e quattro erano avvolti in soffici accappatoi e mentre Castle armeggiava con la loro cena, Alexis si era già spogliata in direzione della piscina.

“Papà, posso entrare?”, chiese, già immergendo la punta del piede nell’acqua calda.

“Certo”, Castle annuì. “Buttati”.

Con un grande tuffo Alexis saltò dentro la piscina, facendo subito scadere Jamie dal grembo di sua madre, cercando di seguirla.

“Aspetta, aspetta, aspetta”, Kate la trattenne. “Dobbiamo prima equipaggiarti”. Disse ignorando le lamentele di Jamie.

Castle stava già prendendo i suo braccioli, porgendolo uno a Kate, mentre lui ne infilava uno in un braccio di Jamie.

“Alexis puoi stare con lei per un secondo?”, chiese Kate, avvicinandosi al bordo della piscina con Jamie, in un punto dove Alexis poteva stare facilmente in acqua e allo stesso tempo non avere problemi nel tenere d’occhio sua sorella finché Kate e Castle non le avrebbero raggiunte.

La rossa annuì energicamente, felice che Kate si fidasse di lei, e attentamente aiutò sua sorella ad entrare nell’acqua. Jamie rise emozionata e subito cominciò a spruzzare acqua da tutte le parti.

“Arriviamo subito”, Kate rise ma non era preoccupata che Alexis non riuscisse a contenere quella palla di energia.

Tornò da Castle che aveva già sistemato il tavolo per dopo, ”Pronta ad entrare?”, chiese, guardando Kate annuire e cominciare ad aprire il suo accappatoio.

E poi tutta l’aria lasciò i suoi polmoni quando la vide in piedi di fronte a lui in un peccaminoso bikini rosso.

   
 
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