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Autore: Altair13Sirio    17/08/2016    5 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Riley se ne stava seduta sul bordo del parapetto dove andava di solito quando voleva restare da sola. Quello era il suo luogo segreto, nessuno sapeva dove fosse, ed era il posto ideale dove pensare e schiarirsi le idee. Arrivare lassù non era facile, la ragazza doveva arrampicarsi sul tetto di un edificio abbandonato e saltare su un altro per poter essere sicura di essere completamente da sola, ma la sensazione di appagamento che le dava una volta raggiunto l’obiettivo era incomparabile.
<< Che cosa sta facendo di nuovo lassù? >> Chiese Rabbia voltandosi verso Paura, che avrebbe dovuto sapere cosa stesse accadendo, visto che gli aveva strappato i comandi dalle mani e si era messo a urlare come un matto per portare Riley fuori da quella casa. Era stata una mossa azzardata, ma aveva funzionato, e Rabbia sapeva che era stata la cosa giusta da fare.
Paura si scusò dicendo di non sapere perché l’avesse portata proprio lì. << Sentiva un forte bisogno di riflettere. Non so perché, ma a volte quella ragazzina è un mistero! >>
<< Siamo noi quella ragazzina, razza di idiota! >> Sbottò adirato Rabbia dandogli un colpo sulla spalla. << Non possiamo non sapere cosa le passa per la testa! >>
Paura si giustificò. << Ma è così… >> In effetti era vero: in quella stanza, né lui, né Rabbia, né Disgusto sapevano cosa stesse succedendo; era come se per una volta fosse stata Riley a guidarli, e non il contrario, proprio come quella volta di tanto tempo fa…
Disgusto si intromise nella discussione. << Non mi piace quel ragazzo. E’ pericoloso! >> Si avvicinò ai due che la guardavano dalla console dei comandi. << E se dovesse raccontare tutto a suo zio? >> Chiese allargando le braccia, rivolgendosi a Paura col tono di chi stava punendo qualcuno.
Rabbia si girò lentamente verso l’omino viola. << Forse non avremmo dovuto scappare così… >> Sibilò cambiando idea rapidamente su cosa sarebbe stato meglio fare. Paura reagì coprendosi il viso con le mani sottili, come per difendersi dalla furia del piccolo focoso ometto.
<< Calma! >> Disse Disgusto interrompendo qualunque cosa stesse per nascere. << Forse siamo ancora in tempo per evitare il disastro. >> Spiegò parlando lentamente, lanciando sguardi intimidatori a entrambe le emozioni nella stanza.
<< Già, se riuscissimo a parlare a Andy e chiedergli di mantenere il segreto… >> Cominciò Paura ricomponendosi, ma sia Disgusto che Rabbia rifiutarono la sua proposta.
<< Non se ne parla! >> Esclamò Rabbia gonfiando il petto. << Non possiamo tornare indietro adesso; sarebbe un segno di debolezza! >> Disgusto annuiva consenziente.
<< Giusto, e poi chi ci dice che manterrebbe la parola? >> Ipotizzò allargando le mani. Sembrava che si fossero messi tutti e due contro Paura in quell’istante.
Paura mosse le mani rapidamente, senza sapere come reagire. << E allora che facciamo? >> Chiese agitandosi. << Se non possiamo tornare ora, parlerà con suo zio questa sera, no? >>
Rabbia si mise una mano al mento e pensò per qualche istante. << Non è detto… >> Borbottò. Si mise a camminare in cerchio nella stanza, spiegando la sua idea:<< Andy non conosce la storia su di noi, pensa solo che Riley sia scappata a causa del furto di questa mattina. Aveva la faccia da scemo, quindi potrebbe anche essere che non parlerà di lei a suo zio prima di aver risolto la faccenda; inoltre non credo che assoceranno Riley alla bambina scomparsa di tre anni fa… >> Mosse un braccio di scatto tagliando l’aria. << Quella è roba vecchia! Nessuno ci pensa più, ormai. >>
Disgusto e Paura annuirono concordi all’unisono. In pratica, stava dicendo che anche se Andy avesse parlato della ragazza a suo zio, sarebbe stato probabilmente ignorato; in effetti, Riley era piuttosto famigerata al commissariato, e non era mai stata scoperta prima. Probabilmente non l’avevano mai confrontata con la foto fornita dai suoi genitori, tre anni prima, o forse non si somigliava più tanto… Ma che diceva? Non somigliava più a sé stessa? Come era possibile?
<< In ogni caso, siamo al sicuro; almeno finché quel ragazzo tiene la bocca chiusa… >> Concluse Rabbia incrociando le braccia con soddisfazione.
Disgusto ebbe da ridire sul suo ragionamento. << E come fai a sapere che non parlerà? >> Paura sembrò accostarsi a lei, guardandolo come per chiedere la stessa cosa, imitando la piccola verde.
Ma Rabbia aveva già la risposta pronta. << Suo zio lo rimprovererebbe per aver lasciato entrare una come lei in casa sua… Ha anche detto che non ci denuncerà, quindi siamo ancora in vantaggio… >>
Paura fece un passo in avanti tenendo le mani unite. << In vantaggio… Per cosa? >> Chiese insicuro.
Paura ghignò prima di pronunciare quelle parole:<< Per andarcene da qui. >>
La reazione di Disgusto e Paura fu la medesima: entrambi inspirarono sconvolti, non riuscendo a credere a quello che il loro amico rosso avesse appena detto. Voleva davvero andare via, un’altra volta?
<< Rabbia… >> Cercò di farlo ragionare l’omino viola. << Pensi davvero che saremmo in grado di scappare ancora? Voglio dire, cosa faremmo, arrivati nella prossima città? >> Disgusto sperava vivamente che Paura convincesse l’amico a restare lì e a trovare un’altra strada; era stanca di scappare.
<< Ci faremo una nuova vita! Tutto dall’inizio! >> Sbottò sorridendo Rabbia, voltandosi verso i comandi. << Niente Duncan in mezzo ai piedi, niente teppistelli che ci fermano in mezzo alla strada, niente sbirri impiccioni… >> La sua voce si fece più profonda a questo punto. << Questa volta andrà tutto bene. >>
Disgusto decise di parlare per cercare di convincerlo. << Non possiamo semplicemente andarcene! Ormai siamo qui, e dobbiamo trovare un modo per andare avanti! >>
<< E’ questo il modo! >> Esclamò adirato Rabbia voltandosi verso di loro e dando uno strattone al proprio braccio, puntando il dito a terra. La potenza della sua voce fece indietreggiare i due esserini lì con lui; Paura si mise addirittura a brillare debolmente.
Gioia alzò di scatto la testa sentendo l’urlo di Rabbia. Si affacciò alla finestra della propria casetta e cercò di vedere cosa stesse accadendo senza farsi notare; non si sbagliava allora, stavano davvero litigando. C’era Rabbia che sembrava difendere la console mentre Paura e Disgusto lo guardavano con timore; nel suo solito angolino, Tristezza teneva la testa bassa, non sembrava neanche respirare.
<< Da quando ce ne siamo andati da “San Franschifo” ho sempre dovuto mandare avanti io la baracca, ed è sempre andata bene! Se decido che andrà bene fuggendo da qui, andrà bene! >> Esclamò stringendo i pugni con forza. Sembrava essere sul punto di perdere il controllo, ma era probabile che non lo avrebbe fatto…
<< Non possiamo scappare ogni volta… >> Tentò di farlo ragionare Disgusto. L’ometto rosso però la zittì con un movimento orizzontale del braccio.
<< Chi ce lo impedirebbe? >> Chiese sbraitando. La risposta sarebbe stata probabilmente “nessuno”, ma Paura decise di alzare la voce e cercare di far comprendere la loro posizione a Rabbia.
<< Duncan si chiederebbe che fine ha fatto Riley! Andrebbe dalla polizia, e in un attimo saremmo di nuovo dei fuggitivi! >> Non menzionò il fatto che se avessero dovuto confrontare una foto attuale di Riley con quella data tre anni prima alla polizia, avrebbero sicuramente notato delle somiglianze, e che presto il vecchio caso della bambina scomparsa di San Fransisco sarebbe stato riaperto…
Rabbia era un tipo intelligente, avrebbe capito che scappare non sarebbe stata la scelta più saggia, ma era anche molto caparbio; non avrebbe rinunciato alla sua idea tanto facilmente. Dopo aver ringhiato un consenso, decise di ritentarci:<< Mettiamola ai voti! >> Esclamò alzando un dito, illuminandosi improvvisamente.
Disgusto e Paura si guardarono con sufficienza. Alzarono le mani all’unisono dicendo:<< Chi non vuole scappare? >> Sul viso di Disgusto affiorò un sorrisetto divertito. Aveva già vinto, in pratica.
Rabbia ringhiò alla vista di quella coalizione contro di lui, ma non si perse d’animo. << D’accordo, voi due volete restare, e io no. >> Si guardò intorno. << Ci sono cinque di noi in questa stanza, e hanno tutti il diritto di votare. >>
Disgusto sembrò contrariata. << Non è giusto! Loro non… >> Ma Paura fu lesto a bloccarla stringendola con forza a sé.
<< Anche se non fanno niente per Riley, sono sempre una parte della sua personalità, e dobbiamo rispettarli… >> Le bisbigliò cercando di farla ragionare.
<< Esatto: non fanno niente per Riley! >> Esclamò lei divincolandosi dalla stretta. Si rivolse poi a Rabbia mettendo le mani ai fianchi. << Come puoi fidarti di una che ha perso la voglia di vivere? >>
Rabbia strinse le spalle e scosse la testa. << Sono in questa stanza con noi, anche se non partecipano… >> L'espressione del piccolo ometto rosso diede un gran fastidio alla verde, che per una volta pensò di non essere la più irritante là dentro.
Disgusto sbuffò adirata per alcuni secondi. Non le sembrava giusto che lasciassero votare anche Gioia e Tristezza; non si poteva mai sapere cosa passasse per la testa di quelle due… Alla fine accettò, lasciando che Rabbia chiamasse ad alta voce Gioia, chiedendole di votare. La voce dell’ometto però non fece che spaventare la piccola stellina, facendola rintanare di nuovo nella sua casa.
Le parole di Disgusto erano state dure, ma veritiere, pensò Gioia. Non credeva che fosse giusto lasciare la possibilità di votare a una come lei… Ma se Rabbia aveva deciso così, forse poteva farlo…
Tornò allo scoperto, affacciandosi a malapena dalla finestra dai bordi ondulati. << Sì…? >> Chiese con voce tremante. << Mi cercavate…? >>
Rabbia sorrise quando finalmente Gioia decise di rispondergli. << Gioia, mia cara! >> Disse chinandosi leggermente verso di lei. << Abbiamo bisogno del tuo aiuto per risolvere una faccenda. >> Spiegò amabilmente cercando di sembrare più calmo possibile.
Disgusto era nauseata dalla melensaggine delle parole di Rabbia in quel momento.
Gioia sentì un tonfo al cuore. << Me…? >> Chiese indietreggiando, temendo che fosse una trappola per prendersi gioco di lei. << Ma… Io non so fare niente. >> Commentò con tono di sconforto, sperando di essere lasciata in pace.
Rabbia cercò di non perdere la calma e rispose lentamente, rassicurandola. << E infatti non devi fare assolutamente niente, Gioia; tutto quello che devi fare è scegliere… >>
<< Io faccio sempre le scelte sbagliate… >> Mormorò tremante la piccola spiritella dorata. Non era una domanda, ma un’affermazione; lei sapeva di sbagliare in qualsiasi cosa, quindi perché le stavano chiedendo aiuto?
Rabbia sembrò davvero lottare per mantenere la calma; doveva essere davvero irritante parlare con Gioia in quella situazione, ma lei non riusciva a trattenersi. << Non ti preoccupare, piccola. Devi solo scegliere se supportare la loro idea… >> E indicò Disgusto e Paura con un cipiglio poco rassicurante in volto. << O la mia idea. >> E si indicò sorridendo amichevolmente. Era ovvio che Rabbia stesse tentando di condizionare la mente martoriata della povera Gioia, ma Disgusto non poté che provare ribrezzo per quel suo inutile tentativo di guadagnare punti.
Nella mente di Gioia si frapposero tantissimi pensieri contemporaneamente; lei non era in grado di scegliere, era a causa sua se Riley fosse stata male tre anni prima, e per questo non si occupava più di lei da quando Rabbia aveva preso in mano la situazione. Ora stavano nuovamente contando su di lei, ma non era lei quella che sapeva cosa fare; quello era Rabbia, o Disgusto, e al momento sembravano avere idee contrastanti; non poteva dire di non sapere cosa scegliere, non le avrebbero creduto, e avrebbero finito per forzarla. Stava esitando troppo, se non si fosse sbrigata a dare una risposta avrebbero pensato che non le importasse niente di Riley, ma non era così, anche se non voleva più avere a che fare con lei…
Rabbia aveva sempre avuto la situazione sotto controllo da quando erano scappati, era andato sempre tutto bene con lui, quindi Gioia pensò che votare per Rabbia sarebbe stata la scelta migliore. E sperò di non essersi sbagliata ancora una volta.
<< Io… Io voto per scappare! >> Dichiarò sporgendosi audacemente dalla finestra, tornando a nascondersi subito dopo. Vide Rabbia esultare stringendo un pugno, mentre Disgusto assumeva un’espressione incredula e Paura sospirava abbattuto.
<< Gioia, non puoi dire sul serio! >> Esclamò Disgusto avanzando verso la casa. Gioia si nascose dietro la finestra, sperando che l’altra non si avvicinasse di più; aveva paura. << Vuoi che Riley passi di nuovo tutto quello che ha passato tre anni fa, dopo la nostra fuga? >>
Le sue parole le stavano quasi facendo cambiare idea, ma per fortuna arrivò Rabbia a zittire Disgusto. << Ehi, hai sentito cosa ha detto: lei sta con me! >> Si schiacciò un pollice sul petto guardando con superiorità l'altra emozione.
Disgusto ringhiò contro rabbia cercando di non farsi notare da Gioia. Dopo essersi scambiati degli sguardi intensi per alcuni secondi, la schizzinosa sibilò:<< Questa volta hai vinto tu, ma non è ancora finita. >> Così se ne tornò alla console, dove Paura la attendeva intimorito; probabilmente Disgusto sarebbe stata capace di fare una follia, se non avesse avuto un minimo di autocontrollo.
Gioia sospirò dal sollievo quando la vide tornare indietro; meno male che era andata bene. Non voleva litigare, e di certo non avrebbe mai voluto che il suo rapporto con Disgusto si incrinasse, ma quella era la sua idea, e non l’avrebbe cambiata… C’era ancora una speranza per i due esserini viola e verde, però: Tristezza.
Rabbia la chiamò mentre tornava alla console. << Sei d’accordo con me anche tu? >> Chiese mostrando un leggero sorriso che già pregustava la vittoria. Tristezza non sembrò sentire le parole di Rabbia però, e lui dovette chiamarla una seconda volta.
Dopo alcuni secondi, la piccola timida blu alzò la testa, fissando con timore le tre figure che aspettavano la sua risposta. Anche Gioia fremeva dal conoscere la sua opinione; lei, che era sempre stata zitta ad aspettare che gli altri facessero la scelta giusta… Chissà come si sentiva in quel momento; Gioia non avrebbe proprio voluto essere al suo posto, in quel momento così decisivo…
Tristezza scosse lentamente la testa per tutta risposta; Rabbia rimase a bocca aperta quando si rese conto di aver perso. Disgusto e Paura si scambiarono occhiate incredule con una punta di sollievo nei loro occhi; avevano davvero sudato freddo in quell’istante, temendo per un attimo che anche Tristezza avrebbe dato ragione a Rabbia, ma a quanto pare non era così… Quindi questo significava che Rabbia si stava sbagliando o che loro avevano fatto la scelta sbagliata? Se Gioia, che sbagliava sempre, era d’accordo con Rabbia, che aveva sempre ragione, come poteva essere possibile quella situazione?
<< E d’accordo! >> Sbottò Rabbia voltandosi verso la console dei comandi. << Non andremo via e resteremo qui ad affrontare il problema. >> Disse mettendo le mani sulle cloche. << Vedremo se ne sarete tanto contenti, quando saremo ancora qui, immersi nei guai… >> Sussurrò acido rendendo gli occhi a delle minuscole fessure.
Prima ancora che Disgusto potesse dire qualcosa per rispondere a Rabbia, la voce di Riley interruppe tutto, facendoli destare da quella situazione e ricordandogli di avere un compito da svolgere. << Perché tutto non può andare bene…? >> Si chiese la ragazza con nostalgia nella voce. Chi diavolo le aveva fatto dire quella frase? Nessuno era ai comandi in quel momento, Riley era davvero complicata a volte…
Quella sua domanda fece calare una forte depressione nel Quartier Generale, e tutti abbassarono gli sguardi. Rabbia fissò con tristezza i comandi della console e sussurrò:<< Mi dispiace… >> Pochi secondi dopo tornò ad avere quel suo sguardo deciso stampato in volto e disse:<< Va bene, è deciso! Resteremo qui in città, ma per il momento eviteremo Andy! >>
Nessuno ebbe da ridire su quella sua decisione, così ognuno tornò ai propri posti. Anche Gioia poté finalmente rilassarsi nell’oscurità della sua casetta, sospirando con stanchezza. Era davvero pensante quando qualcuno si aspettava qualcosa da lei, quando le si metteva pressione per fare una scelta… Ammirava Tristezza per aver mantenuto il sangue freddo a quel modo in una situazione delicata come quella, ma lei non sarebbe mai stata in grado di farlo; lei non era brava a scegliere, non era brava a fare niente, e l’esito della votazione aveva confermato ancora una volta la sua incapacità. Però le importava di Riley, e le dispiaceva il fatto che non avrebbero più incontrato Andy; quel ragazzo le stava simpatico, per qualche motivo…
Ma in fondo che ne sapeva lei, che sbagliava sempre.
   
 
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