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Autore: Clairy93    17/08/2016    5 recensioni
Ogni famiglia ha i suoi segreti.
Il modo migliore per nasconderli?
Ostentarli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pronta a giocare con il fuoco, deary?



E così, mentre osservo la servitù portar via la mamma come un sacco di patate, mi abbandono sulla sedia e, con un certo sconforto, alzo il capo verso il soffitto affrescato.
Riconosco il ticchettio irritato dei passi di nonna Lavinia. Di sottecchi la vedo chiudere il corteo mentre scuote la chioma rossa e cotonata al ritmo della sua camminata indispettita.
Sono tuttora piuttosto incredula se ripenso alla scena a cui ho appena assistito: mia madre, la persona più inoffensiva e accondiscendente che io conosca, ha sfoderato una tenacia di cui ignoravo l’esistenza ma, in ogni caso, non sufficiente per competere con la lingua affilata della sua rivale, Delia.
Parole di fuoco hanno sfrecciato per la stanza e ancora ne posso udire gli echi nelle orecchie.
“Cosa fai ancora qui?” bisbiglia una stizzita Micaela “Corri da tua madre!”
Mi stringo nelle spalle.
“Dovrei?”
La mia sorellastra strabuzza gli occhi.
“Stai scherzando?! Alza quel culo e va' da lei! Tua mamma ha bisogno di te, Nadia. Non vorrai lasciarla di nuovo tra le grinfie di tua nonna, vero?”
A testa china e con la grazia di una giraffa sui pattini, mi fiondo verso l’uscita della sala da pranzo.
Certo che, capperi, ci potevo arrivare che la mia priorità sarebbe dovuta essere quella di correre subito da mia mamma invece che rimanere lì imbambolata!
E poi non ha del paradossale che proprio Micaela mi abbia esortata a prendere in mano la situazione?
Dopotutto lei si fa sempre gli affari suoi… Che l’infausta discussione tra le nostre madri abbia scosso persino il suo impassibile temperamento?
Percorro il corridoio con ampie falcate e salgo a due a due i gradini del grande scalone centrale.
A metà ho già il fiato corto.
Non fraintendetemi: ammetto di non essere quella che si definisce una prestante sportiva, ma non sono nemmeno messa così male da non riuscire a salire una rampa di scala!
E’ tutta colpa di quest’ansia, mi toglie il respiro e rende il mio petto incredibilmente pesante.

Che poi, ansia per cosa?

Per dovermi confrontare con la nonna? O per il timore di trovare mamma ridotta ad uno straccio?
Forse entrambe le cose…
A dire il vero non ho il tempo né per rifletterci su né per stabilire un piano d’azione efficace: la camera da letto di mia madre dista pochi metri da me.
Alfredo è lì fuori, le mani bitorzolute intrecciate dietro la schiena in una postura rigida e composta che (non so se sia un bene o un male) non lascia trapelare alcun indizio su cosa stia accadendo dentro quella stanza.
Il mio maggiordomo si volta non appena si accorge della mia presenza.
“Come sta la mamma?” domando, accelerando il passo e sfuggendo dagli sguardi severi dei ritratti dei nostri illustri antenati appesi alla parete del corridoio.
“Sua madre si è ridestata, signorina Nadia. E’ molto debole, ma si riprenderà presto. Vi annuncio?”
Annuisco prontamente.
“Sì, per favore.”
Alfredo bussa piano alla porta, gira il pomello d’ottone e, con una lieve esitazione, infila il capo all’interno.
Sento un borbottio. Non appena affino il mio udito per captare qualche sprazzo della conversazione, il mio maggiordomo risbuca nel momento esatto in cui sento nonna Lavinia pronunciare un lievemente seccato “Lasciala entrare.”
Alfredo incurva le labbra sottili in un sorriso appena accennato, spalancando la porta ed invitandomi a entrare.
La mamma giace supina sul letto: la sua carnagione è pallida quanto le federe dei suoi cuscini e il vivido rosso cardinale del copriletto non fa che rimarcare il suo colorito cadaverico.
La stanza è immersa da una luce fioca e malinconica, resa ancora più tetra dai pesanti tendaggi di un (improponibile) color viola melanzana e dai mobili ormai démodé.  
C’è un odore di…chiuso!
Da quanto non verranno aperte le finestre? Santo cielo, sembra una camera mortuaria!
“Nadia…” gorgoglia mamma.
Mi catapulto da lei e prendo la sua mano tra le mie.
E’ fredda. Tanto fredda.
“Vi lascio sole.” dichiara nonna e, lo ammetto, gliene sono grata.
Mi stavo già facendo prendere da un attacco di tachicardia all’idea del suo sguardo serpentino fisso su di me.
Seguo nonna Lavinia con la coda dell’occhio la quale, senza ulteriori indugi, richiude la porta alle sue spalle.
“Piccola Nadia…”
Il debole mormorio di mia madre richiama all’istante la mia attenzione.
“Sono qui, mamma. Non sforzarti.”
“Tu devi mandarle via...”
Aggrotto la fronte.
“Cosa?”
“Delia e sua figlia.” sibila lei “Non le voglio in casa mia. Tuo padre si arrabbierà… Vedrai, Libero si arrabbierà…”
Mamma sta delirando e, mentre le stringo più forte la mano, avverto il mio stomaco accartocciarsi come una lattina vuota sotto la ruota di un’automobile in corsa.
“Non pensarci, mamma. Devi riposare adesso.”
All’improvviso spalanca gli occhi, gonfi e striati da venature rosse.
“Non andartene, Nadia!”
“Mamma, sono qui! Vedi? Sono qui con te.”
“Torna a vivere qui.” prosegue, dimenandosi “Torna dalla tua mamma! Mi manchi tanto, piccola mia! Non andartene!”
“Non vado da nessuna parte, mamma.” ripeto, cercando (inutilmente) di calmarla.
“E stai lontano da Micaela! Lei è perfida, come quella poco di buono di sua madre!”
Le sfioro i capelli.
“Stai tranquilla, ci penso io. Andrà tutto bene, mamma. Te lo prometto.”
Inaspettatamente torna a farmi visita un lontano ricordo: ci sono io, uno scricciolo dagli
arruffati capelli rossi che si rintana tremante sotto le coperte. Come sono spaventata! Avrò fatto un incubo? Forse ho solo paura che un gremlins (sì, quegli orribili esserini mi mettevano i brividi!) possa sbucare da sotto il mio letto. Poi vedo mia mamma. Lei è lì con me, mi accarezza le guance con le sue mani morbide. Profumano di vaniglia. Mamma mi rassicura, mi propone i metodi più buffi e stravaganti per riprendere sonno per poi promettermi che, finché non mi riaddormenterò, lei veglierà su di me.
E adesso, a distanza di qualche anno, ci siamo invertite i ruoli.
Con mio stupore vedo mia madre sorridere: che anche lei sia stata catapultata nel mio stesso ricordo?
A dire il vero non lo so, però mi piace pensarlo.
Finalmente mamma si è quietata e, mentre le palpebre iniziano a farsi pesanti, posa la testa sul cuscino e si addormenta.
Le rimbocco il plaid posto ai piedi del letto e spengo l’abat-jour sul comodino.
Esco quatta, quatta, richiudo la porta accompagnandola silenziosamente e… porca puzzola! Quasi mi viene un colpo nel trovarmi davanti nonna Lavinia!

…Ha aspettato che uscissi, la manigolda!
 
Dovevo immaginarmelo…
Il “lasciar correre” proprio non rientra nel vocabolario di mia nonna.
Abbozzo un sorriso che deve essere l’effigie dell’imbarazzo.
“Mamma si è addormentata.”
I suoi occhi mi scrutano silenziosi ma letali… Diamine! Non riesco a sostenere il gelo che emanano e sono costretta a distogliere lo sguardo.
“Ti rendi conto che tua madre è ridotta in quello stato per colpa tua, Nadia?”
“Colpa mia? E’ stata Delia a cominciare!”
“Non fare la bambina!” mi rimprovera subito “Sai benissimo che quello di questa sera è stato solo un episodio. Spiacevole, su questo non c’è dubbio, ma isolato. Tua madre non sta bene e questa situazione sta andando avanti da tempo.”
Scuoto il capo, confusa.
“Non capisco perché stai puntando il dito contro di me...”
“Te ne sei andata, Nadia! Mai una visita, solo telefonate sporadiche e della durata di qualche minuto. Questo ha condotto tua madre all’isteria. Tu l’hai condotta all’isteria!”
“Nonna, perché dici questo? Cosa avrei dovuto fare, rimanere qui per tutta la mia vita? Avevo bisogno di trovare la mia strada. Non puoi condannarmi per questo!”
Lei compie un passo minaccioso verso di me ed io di riflesso (e per paura) ne compio uno indietro.
“Sei partita e hai dimenticato le tue origini, chi sei realmente. Certo che ti condanno! Una figlia con un minimo di buon senso non lo avrebbe fatto.”
“Questo non è vero, nonna!” ribatto, facendo uno sforzo non indifferente perché la mia voce tremante non mi tradisca “Ho seguito la mia passione, volevo insegnare e voi non me lo avreste mai permesso.”
“Il tuo posto è qui, Nadia.” dichiara nonna, impassibile.
“No, non è così. Io ho seguito i miei sogni. Come hai fatto tu, quando eri giovane. Ricordi?”
Scorgo in mia nonna un lieve tentennamento che, tuttavia, si affretta a nascondere sotta la sua ruvida scorza.
“Era diverso, Nadia. Erano tempi difficili, con la guerra e tutto il resto. Bisognava ingegnarsi per sopravvivere.”
“Ma questo non ti ha impedito di realizzare i tuoi progetti!” persevero io “Sei diventata una grandissima attrice, nonna! Tutti ti amavano!”
“E’ stato molto, molto tempo fa.” taglia corto lei “E, come ben sai, ho rinunciato a tutto per tuo nonno. Sono divenuta una moglie responsabile e degna di stare al fianco di un Marchese. Come vedi, ho posto prima di tutto la famiglia piuttosto che la carriera o i miei interessi personali.”
“Ma nessuno ti chiese di farlo! Ricordo i racconti del nonno, lui adorava vederti in scena! Tu hai deciso di abbandonare. Non fraintendermi, nonna: ti ammiro per aver dato priorità alla famiglia, ma non puoi rimproverami perché sto cercando di costruire il mio futuro!”
“Non è la strada giusta per te, Nadia.”
“Perché non cerchi di capirmi?” sbotto, esasperata e quasi sull’orlo delle lacrime “Per tutta la mia vita ho dovuto seguire regole e cerimoniali. Però l’ho fatto perché sapevo quanto tu ci tenessi. Ma io non sarò mai come te, nonna. Mi dispiace se ti ho delusa, ma vorrei che tu non me lo rinfacciassi e facessi uno sforzo nell’accettarmi per quello che sono.”
Nonna Lavinia mi osserva con sufficienza, come se le mie parole le fossero scivolate addosso.
“Ciò che siamo spesso non è appropriato al ruolo che ci è richiesto di interpretare, perciò bisogna adeguarsi. Siamo una famiglia con una lunga e gloriosa tradizione alle spalle, siamo nobili e come tali siamo obbligati ad assumere una certa condotta. Né tu né tua madre siete mai riuscite a comportarvi nel modo appropriato...”
“Non tirare in mezzo mamma!” la fermo, fulminandola con quel pizzico di coraggio che mi è rimasto “Lei ha fatto tanti sacrifici, ha sofferto più di tutti!”
“Non lo metto in dubbio, ma tua madre non possiede la tempra né la forza per portare avanti la gestione di questa casa, per continuare a conferire lustro al nome dei Montalto della Leonessa.” nonna s’interrompe, indicando con lo sguardo gli austeri ritratti appesi lungo il corridoio “Lei è troppo debole, non reagisce e non è in grado di tenere separate la veste che la società le impone e la sua vita privata. E, siccome non posso contare su di te, l’unica che può adempiere a tale compito sono io.”
Un’illuminazione, infelice quanto improvvisa, mi attraversa con l’impetuosità di un uragano.
“Non ti interessa veramente di mia madre. La stai solo usando per combattere la tua battaglia.”
“Oh, nipote cara!” nonna mi sfiora la guancia con un gesto privo di affetto “Quante cose non sai! E sei così ingenua che non riusciresti nemmeno a capirle! E da questo punto di vista assomigli molto a tua mamma.”
“A che gioco stai giocando?” domando, scostandomi dal suo tocco gelido “Approfitterai di mamma finché non riuscirai a mettere le mani sull’eredità?”
Lei serra la mascella, affilando lo sguardo.
“Sì, se sarà necessario.”
“Nonna!” esclamo, allibita “Ma perchè?!”
“Solo io sono in grado di amministrare al meglio l’azienda di Libero. Inoltre, voglio farla pagare a quell’approfittatrice della sua amante e di sua figlia: mi accerterò io stessa che ci restituiscano fino all’ultimo centesimo che hanno sottratto a tuo padre.”
“Potrai anche avercela a morte con Delia e Micaela, ma la vendetta non è la soluzione giusta. Mi dispiace, ma ti impedirò di andare oltre con questa storia.”
Nonna Lavinia esibisce un ghigno compiaciuto.
“E come pensi di fare, cara? Lo hai detto tu stessa: questo non è il tuo posto, tornerai presto alla tua vita di sempre e ti disinteresserai a ciò che accadrà qui, come hai sempre fatto d’altronde. Non atteggiarti a eroina solo perché tuo padre ti ha nominata suo erede, il testamento è solo un pezzo di carta.”
“Così vorresti ignorare le volontà di papà?”
“Dimmelo tu, Nadia.” risponde, pacata, incrociando le braccia al petto “Potremmo collaborare, invece. Insieme riporteremo la casata alla sua antica gloria, rivoluzioneremo al meglio l’attività che Libero ha lasciato e renderemo Montalto una grande e potente contea, come in passato.”
Indietreggio, come se allontanandomi tutto questo potesse apparire meno folle. Sono spaventata e delusa dalla persona che ho davanti, una donna che, per quanto rigida e in certe situazioni un tantino fuori dalle righe, ritenevo integra e dai solidi principi.
“No, nonna. Non farò parte dei tuoi progetti.”
Lei fa spallucce ed ostenta un sorriso che oscilla tra il serafico e la perfidia pura.
“Allora agirò di conseguenza. Sei sempre in tempo a cambiare idea, nipote. Ma sappi che prima comprenderai quanto sia saggio sancire le alleanze giuste e meglio sarà. Non giocare con il fuoco, mia cara. Non vorrei tu finissi per bruciarti.”
 


Angolino dell'Autrice: Ciao miei dolcissimi frozen yogurt ricoperti di cioccolato!
Ebbene sì, sono tornata!
Le mie vacanze sono terminate (e, contro ogni aspettativa, mi sono pure abbronzata!) e ho ricominciato a mettermi sotto con lo studio, ma d'ora in avanti dovrei essere più presente e mi auguro di poter aggiornare con maggiore frequenza.
E voi come state? Le vostre vacanze? Questa estate vi sta riservando belle sorprese? Dove siete stati di bello?
Raccontatemi dei vostri progetti, di cosa avete combinato in questi mesi e se avete visto qualche bel posto.
Io intanto vi ringrazio per aver letto il capitolo
e per essermi sempre vicini.
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy

Come sempre, vi lascio il link alla mia pagina Facebook --> https://www.facebook.com/Clairy93-EFP-400465460046874/?ref=aymt_homepage_panel
   
 
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