Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aivy    18/08/2016    0 recensioni
Jason Jane non ha mai avuto bisogno di nulla più di quel che ha: Taylor Green, la cugina-mamma-sorella-amica che si stente in dovere di proteggerlo dal suo passato; Dominic Mason, il coinquilino ermafrodito con la tendenza a distruggergli casa nei suoi accessi d'ira... e tanto variegato calore umano a tenere al largo i suoi incubi.
Ma quando una misteriosa stalker punta gli occhi su di lui, Jason non è pronto a fare la preda. Lei chi è? Lei cosa vuole, solo sesso?
E se niente fosse come sembra?
Elys non è la persona giusta per lui, non è giusta per nessuno: troppi demoni e segreti la tormentano... starle vicino è pericoloso. Innamorarsi di lei è profondamente sbagliato, ma ad amare non si sbaglia mai.
"Allora fammene e non farti scrupoli, se davvero credi di poter arrivare a tanto, feriscimi più a fondo che puoi. Sappi che mi rialzerò perché sei stata tu stessa a dirmi che amare non è uno sbaglio, come non è mai semplice... e proprio per questo non puoi avere il coraggio di dirmi ora che non mi credi. Vuoi renderlo difficile Elys? Fallo: lo semplificherò io. Sempre: facile o difficile che sia."
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due settimane prima.
 
 
"Jason?"
Le feci segno con la mano di levarsi di torno senza alzare lo sguardo o anche solo la bocca dalla piccola creaturina lussuriosa che mi si era aggrappata addosso quella sera. Non era stata una brutta pesca per quella notte ed ero sicuro che una volta che la serata fosse finita sarei rimasto dello stesso identico avviso.
"Jason?" insistette lei appoggiandomi un paio di dita fredde su di un braccio.
Sciolsi il bacio con quel pesciolino languido e la incenerii.
Lei non fece una piega.
Degno di nota.
Le prestai un po' più di attenzione… probabilmente la meritava.
"Jason?" chiese di nuovo lei.
Non avevo la più pallida idea di chi diavolo lei fosse. Non era una delle solite ragazzine che Taylor raccoglieva di stagione in stagione per distribuire i beveraggi nel suo locale. La squadrai lentamente da testa a piedi: portava un completo gessato ed elegante, una camicetta bianca e una collana di perle al collo. Dieci centimetri era il meno che tenesse sotto i piedi. Occhiali neri e capelli neri raccolti sulla nuca completavano il tutto. Aveva un bel visino e due occhietti verdi risoluti.
Le feci un mezzo sorriso ignorando il pesciolino che mi stava rosicchiando il mento in quel momento.
Potevo resistere a tutto, ma non alla curiosità.
"Si?"
La mora tutta elegante non fece una piega: inarcò le sopracciglia con fare schizzinoso e mi porse un bigliettino.
Aveva polsi sottili. Mani curate. Non era abituata a lavori di fatica. Proprio per niente.
Inarcai le sopracciglia in risposta e guardai il foglietto che lei mi stava tendendo con un moto di impazienza. Sembrava pestare i piedi. Come se non fosse a suo agio in quel momento.
Effettivamente una discoteca di sabato sera non pareva propriamente il suo habitat naturale.
Una conferenza stampa molto di più.
"Cos'è?" chiesi con un cenno della testa in direzione del foglietto.
Lei lo sventolò sotto il mio naso stringendo le labbra in un moto di stizza.
L'avrei trattenuta lì ancora un po' solo per vedere quel ricciolo di labbra rosso stringersi ancora un po' per il fastidio.
Allora notai lo stampo di rossetto sul foglietto che mi sventolò sotto il naso. Anche la carta profumava il che era incredibile si riuscisse a distinguere nel marasma di odori del locale. Le guardai la bocca: non era lo stesso colore riportato sul foglietto, ma una tonalità più rosata del rosso carico che portava lei sulle labbra. Aveva una bella bocca, intrigante, non mi sarei di certo tirato indietro se mi avesse chiesto di assaggiarla.
Mi sporsi appena verso di lei che raddrizzò la schiena e strinse le spalle fulminandomi. "Puoi darmelo di persona quel bacio, se vuoi…"
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, lei lo avrebbe fatto con me molto lentamente e dolorosamente. Ma non poteva e mi fece solo ridere di sottecchi.
"Lo vuoi prendere o no?" cercò di non scomporsi e, incredibilmente, la sua voce non lasciava trapelare nessun segno di nervosismo come invece stava facendo il suo corpo e i suoi occhi in particolar modo.
"Solo se me lo vuoi consegnare di persona."
La vidi fremere e trattenni a stento una risata. Continuava a spostare il peso da un piede all'altro imponendosi la calma. Chiudeva ed apriva il pugno libero mentre spostava la borsetta dalla mano al gomito, sollevando il braccio al petto.
Quanto ci avrebbe messo per perdere definitivamente le staffe: sapevo benissimo che moriva dalla voglia di prendermi a schiaffi.
In quel momento il piccolo pesciolino che tenevo tra le braccia mi mise un dito sul mento e mi obbligò ad abbassare gli occhi su di lei. Capì l'antifona all'istante. Non ero più tanto sicuro che sarei rimasto dello stesso avviso di cui ero solo qualche minuto prima sul suo conto. Lei si ritrasse e decise di restare buona e tranquilla per qualche altro minuto. Forse non avrei cambiato idea, allora.
Avevo di meglio da fare in quel momento e lei avrebbe aspettato.
Tornai a guardare l'elegantona impaziente e in tutta risposta lei mi schiaffò il foglietto che reggeva in mano sul petto senza riuscire a trattenere una smorfia di disgusto nel invadere il mio spazio vitale. Le trattenni la mano prima che riuscisse a ritrarsi: poteva piacermi quell'invasione del mio spazio.
"L'offerta è sempre valida." Le sorrisi piegandomi appena verso di lei.
Non ero sicuro che quel ricciolo rosso che era la sua bocca in quel momento potesse diventare più piccolo ed intrigante.
Sollevò il mento e divincolò la mano dalla mia. "Non sono io che te lo mando!" sibilò faticando a mantenere il controllo.
Mi accigliai. "Ah, si? L'offerta è valida comunque…"
"Neanche in un'altra vita." Sorrise lei in risposta.
Non aveva intenzione di cedere e questo mi intrigava. Molto.
"Vuoi darmi la possibilità di farti cambiare idea?"
"Anche questo neanche in un'altra vita." Sorrise lei decisa.
"Peccato…" mi strinsi nelle spalle fingendomi dispiaciuto e un po' probabilmente lo ero, "Allora se non sei tu che me lo mandi chi lo manda?"
L'elegantona sfoggiò un sorrisetto vittorioso che non capii, ma in quel momento si volse e fece per andarsene. "Scopritelo da solo, Jason." Ghignò prima di dileguarsi.
La seguii con lo sguardo mentre si allontanava tra la folla. Sembrava un palloncino in una coltivazione di cactus, completamente fuori posto, ma del tutto sicura di sé stessa. Non credo che avesse problemi di autostima, col fisichino che si ritrovava.
Allora vidi gli altri due palloncini fuoriposto.
Uno era un armadio altrettanto elegante nel suo completo nero, mascellosso e massiccio stava spostando un gruppetto di persone con un movimento deciso del braccio per farsi avvicinare più agevolmente dalla moretta che mi aveva appena congedato. Aveva tutta l'aria di essere un bodyguard, il che era inconcepibile quella sera nel locale di Taylor considerata la calca. L'altra era… era…
Beh, era!
Mi ci volle un momento per rimettere in moto le mie capacità cognitive.
Era chilometri e chilometri di gambe che sparivano nel punto più sfizioso sotto ad un abitino nero. La gonna le fasciava i fianchi in maniera molto interessante lasciando quella giusta dose di carne all'immaginazione. Era voltata di spalle e nonostante questo lo spettacolo meritava: l'abito si apriva sulla schiena all'altezza delle reni per richiudersi poco sotto le spalle lasciando molta carne in bella mostra. Come se questo non fosse stato sufficientemente intrigante c'era una catenina d'oro a scenderle dal collo fino ai fianchi che ondeggiava e brillava allusiva mentre lei muoveva oziosamente i fianchi a ritmo di musica. Aveva capelli caramello, lunghi ma non avrei saputo dire quanto, legati in una morbida coda su una spalla e riportati sul davanti.
Non riuscivo a decidere se mi intrigassero più quei chilometri di gamba o il movimento incantatore di quei fianchetti.
L'elegantona la raggiunse e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Lei annuì e l'armadio fece loro strada senza aspettare qualche altra disposizione particolare. Erano una squadra quindi.
Continuando ad ondeggiare i fianchi la carpa d'oro e l'elegantona si dileguarono verso l'uscita senza voltarsi indietro. Pochi istanti dopo erano spariti alla mia vista.
Taylor incrociò il mio sguardo proprio in quel momento dall'altro lato del locale, mi studiò corrucciando la fronte ed esaminò il punto che stavo scrutando a mia volta. Si strinse nelle spalle e scosse lentamente la testa in un messaggio che conoscevo molto bene: chiunque avesse attirato la mia attenzione in quel momento, se ne era andato. Volatilizzato nel nulla.
Partendo dal presupposto che un bravo allevatore di ittici conosce dal primo all'ultimo i suoi pesciolini, quello non era decisamente un mio pesciolino. Quella carpa d'oro accompagnata dal barracuda e dal pesce palla non ero normali affittuari del mio vivaio.
Provai un moto di fastidio quando capii: ero io nel suo vivaio, quindi. Non ero il cacciatore per quella deliziosa creaturina tutta gambe che era apparsa e scomparsa magicamente nel mio territorio, ero la preda. Non ero sicuro di volermi presta alla parte, per quanti chilometri di gambe potesse mettere in mostra come esca.
La pesciolina tra le mie braccia mi chiamò proprio in quel momento. La guardai e lei in tutta risposta sporse il labbrino per intenerirmi e reclamare la mia completa attenzione. Le sorrisi in risposta mentre infilavo quel foglietto profumato nella tasca dei pantaloni e con l'altro braccio la stringevo contro di me.
Lei si illuminò all'istante e mi restituì un sorrisetto impaziente.
"Hai programmi per stanotte?" le sussurrai all'orecchio.
Al diavolo la carpa!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aivy