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Autore: RodenJaymes    18/08/2016    5 recensioni
Bankotsu e Jakotsu non sono morti sul monte Hakurei e adesso viaggiano con Inuyasha e compagni.
Quanto scompiglio porterà la loro presenza? Quanto cambierà la vita dopo l'unione al gruppo dei due mercenari?
Dal testo:
"« Bel monaco! Sei così grazioso quando usi quel tono burbero! », disse languido Jakotsu portandosi le mani al viso.
Bankotsu sospirò mentre Miroku rabbrividiva impercettibilmente.
« Fratello, per favore... », disse Bankotsu a denti stretti. Poi si volse verso i compagni di Inuyasha; erano tutti pronti a scattare come molle.
« Calmatevi ed abbassate le armi. Non siamo qui per farvi del male. Siamo soltanto... fuggiti. », disse Bankotsu guardando un punto indefinito alle spalle di Kagome e degli altri. "
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bankotsu, Inuyasha, Jakotsu, Kagome, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Confessioni

One man come in the name of love
One man come and go
One man come he to justify
One man to overthrow

In the name of love
What more in the name of love
In the name of love
What more in the name of love

One man caught on a barbed wire fence
One man he resist
One man washed up on an empty beach
One man betrayed with a kiss.


– U2, In the name of love


«Kagome...»

Fu un sussurro, tre sillabe appena pronunciate.
Perché Bankotsu stava abbracciando Kagome? Perché lei gli era così vicina, perché il suo viso era nascosto nell'incavo del collo del mercenario?
Un gesto così confidenziale, un gesto ch'era arrivato a ritenere solo suo.
Si sentiva bloccato, non riusciva quasi a pensare, come se il suo cervello si rifiutasse di formulare qualcosa di coerente. Annusando l'aria, percepì l'ombra dell'odore di Kikyo. Già, Kikyo... era andata via? Lei dov'era?

«Inuyasha...», cominciò Miroku avanzando, cauto, posando una mano sulla spalla del mezzo demone. Un gesto che lo invitava alla pazienza, all'attesa. Alla calma.

Al sentire la voce di Inuyasha, Kagome si staccò da Bankotsu e lui non fece nulla per impedirglielo. Si volse lentamente verso il mezzo demone, la testa che le pulsava oltremodo. Non riuscì a metterlo a fuoco, non aveva una visione nitida del mondo intorno a lei. Abbassò lo sguardo; cadde seduta e prese a reggersi la testa. Si sentiva confusa, molto confusa.

«Non alzarti, se non riesci.», le ordinò Bankotsu con apprensione e, sentendo quella raccomandazione e il tono usato nel farla, Jakotsu sgranò gli occhi e inarcò le sopracciglia. Kagome guardava insistentemente terra, come in trance. Non rispose.

«Non toccarla.», berciò Inuyasha con rabbia crescente, a denti stretti. Avanzò e scrollò le spalle, intimando a Miroku di liberarlo dal suo tocco. «Kagome, stai male?», chiese avanzando ancora e ancora.

«Direi.», s'intromise Bankotsu, il tono ironico. «Ma, ovviamente, tu non eri qui e non puoi saperlo.»

Kagome sollevò lo sguardo e piantò i suoi occhi in quelli di Inuyasha, riuscendo finalmente a non vedere sfocato. Stralci di ricordi non suoi le passarono ancora davanti agli occhi e sentì la rabbia montare.

Gli occhi del tradimento.

In quelle pozze dorate, Kagome non scorse l'apprensione, la preoccupazione, l'angoscia. L'affetto. Kagome vide quello che l'istinto, quello che i ricordi di qualcun altro le stavano comunicando. Vide la rabbia, vide l'inganno, la frode, l'astio. La voglia di uccidere. Strinse i pugni e contrasse la mascella, prigioniera di una dimensione diversa. Percepì l'odio montare e non si sentiva più se stessa. In un gesto fulmineo dettato da un istinto estraneo, Kagome recuperò l'arco, afferrò una freccia. Si alzò in piedi e barcollò sulle sue stesse gambe. Quando incoccò quella freccia e la puntò contro Inuyasha, a pochi passi da lei, persino Bankotsu sgranò gli occhi, quasi atterrito.

«Kagome?», biascicò Inuyasha ad occhi sbarrati, incredulo, e fece altri due passi avanti. Gli sembrava quasi di rivivere un incubo. L'odio negli occhi di lei, così acceso, così crudo. E fu un attimo prima che si trovasse nuovamente catapultato a cinquant'anni prima.

«Non pronunciare il mio nome, non ne sei degno.», disse la giovane tendendo ancor di più l'arco. «Corri, Inuyasha, corri. Prova a correre più veloce di questa freccia! Non corromperai la mia anima, tu non mi ucciderai.»

«Kagome, no!», urlò Bankotsu ma era già troppo tardi.

Kagome scagliò la freccia, veloce come veloci erano i ricordi che il suo cervello stava setacciando e accuratamente ripetendo in quel momento. Delle fitte alla testa la fecero vacillare ma fu per poco.
Inuyasha scartò di lato all'ultimo secondo, sbigottito, amareggiato; i suoi movimenti erano compassati, era totalmente atterrito. Non stava succedendo sul serio...
Anche gli altri si spostarono, sgomenti e increduli, colti di sorpresa. La freccia si perse nel folto, conficcandosi in un albero poco distante.
Bankotsu rimase pietrificato. Non si aspettava che Kagome lanciasse davvero quella freccia! Prima che la giovane potesse recuperarne un'altra, il mercenario l'afferrò da dietro e quella oppose blanda resistenza. L'arco le cadde dalle mani e il ragazzo le bloccò le braccia dietro la schiena per poi stringerla in una morsa di ferro, impedendole di muoversi.

«Ragazzina, cosa fai?! Non sei in te, te ne pentirai! Starai male, se lo ferirai.», le sussurrò all'orecchio in tono fermo. «Guardalo. È Inuyasha.»

«Inuyasha.», ripeté Kagome e spalancò gli occhi, come se fosse momentaneamente di nuovo lei; incontrò gli occhi di Inuyasha, fermo in un angolo, distrutto. Poi, le sue iridi grigie si velarono nuovamente di quell'insensato odio e strinse i denti tentando di divincolarsi. «Io lo odio, Inuyasha. Lo odio! TI ODIO, INUYASHA!», urlò, astiosa. Poi sussultò e un'altra fitta alla testa la colpì. Cominciò a vedere nuovamente sfocato e le iridi di Inuyasha furono l'ultima cosa che vide.

Inuyasha rimase immobile, una statua senza più sentimenti né emozioni. Non sentiva più niente, non provava più nulla. Vuoto. Sentiva solo il vuoto. Kagome non poteva averlo detto davvero, non poteva. Non poteva odiarlo, no... E arrivò, impetuoso, un dolore sordo a circondargli il cuore. Gli sembrò che si accartocciasse, lentamente, inesorabilmente.

«È ammattita! Totalmente ammattita!», urlò Jakotsu, stupefatto, avanzando con impudenza.

«Kagome, cosa dici...», sussurrò Bankotsu prima di vedersela letteralmente crollare fra le braccia. La strinse e cadde in ginocchio con lei che si afflosciò, insensibile. La volse per guardarla in viso; era svenuta.

* * *
«Capisco. So di cosa si tratta.», disse Miroku con aria mortalmente seria e assorta osservando fisso Bankotsu.

Dopo quella spiacevole faccenda, avevano deciso di accamparsi in quella stessa radura, poco discosti dal lago. Erano raccolti intorno al fuoco; tutti avevano premuto Bankotsu affinché raccontasse cos'era successo durante il salvataggio dal momento che Kagome, persa in un sonno profondo, non ne era in grado.

«È stata colpa della comunione dell'anima.», rivelò Miroku giungendo le mani e socchiudendo gli occhi.

Tutti i presenti cominciarono a guardarlo con aria curiosa, tranne Bankotsu. Il mercenario sbuffò e sollevò gli occhi al cielo, stizzito.

«Questa cosa te l'ho già detta io. Ne parlavano le due mocciose di Kikyo.», disse rimbrottando Miroku. «Le loro anime sono entrate in comunione, hanno detto.», ripeté con tono seccato.

Quei tonti lo stavano trattenendo per niente! Bankotsu odiava essere costretto lì, ad ascoltare le elucubrazioni di quei tipi, mentre Inuyasha stava attaccato alla ragazzina. Kagome dormiva come un sasso dentro il suo sacco a pelo e lui stava lì vicino, seduto, immobile. Non si era spostato neanche di un millimetro da quando era là. Anche lui doveva essere accanto a lei, non voleva che quello le stesse così vicino. E invece no! Lui doveva parlare. Quale immensa seccatura!

«Sì, Bankotsu, ho capito.», acconsentì Miroku con un sorriso desolato. «Ma stavo tentando d'essere un tantino più preciso e meno criptico, di dare una spiegazione adeguata...»

«Sbrigati, monaco, qui c'è chi ha sonno. Le ragioni per cui la ragazzina è totalmente impazzita non sono più importanti del mio riposo.», disse Jakotsu con tono annoiato e Sango gli lanciò un'occhiataccia.

Miroku sospirò sonoramente, poi riprese il suo discorso.

«Non ricordo se voi due siete a conoscenza di questa cosa...», disse osservando prima Jakotsu e poi Bankotsu. «... ma tempo addietro, la strega che voleva riportare Kikyo alla vita, per rianimarla unì le ceneri della sua tomba ad una piccola parte dell'anima di Kagome. In teoria, Kagome doveva essere uccisa totalmente, in modo che l'anima tornasse completa nel nuovo corpo di Kikyo...»

«Questo non accadde.», completò Sango con un sospiro. Kagome aveva raccontato loro quella vicenda così tante volte che, ormai, credeva di saperla a menadito.

«No, non accadde. Poiché Kagome riuscì a recuperare la sua anima, tranne, per l'appunto, quella piccola parte che, adesso, è in Kikyo.»

«Dove vuoi arrivare, monaco?», disse Bankotsu improvvisamente interessato. Tuttavia, di tanto in tanto, non poteva evitare di lanciare occhiate lì dove Kagome dormiva, poco distante da loro. Il mezzo demone stava sicuramente ascoltando tutto, poteva capirlo. Era tutto concentrato, sguardo assorto ed orecchie tese. Bankotsu sospirò e si volse nuovamente verso Miroku. «Voglio dire... noi sappiamo che Kagome è la reincarnazione di Kikyo ma non sapevamo la sacerdotessa avesse in sé parte di Kagome...»

«Volevo arrivare proprio qui. L'anima di Kagome e di Kikyo è la medesima. Una parte dell'anima è tornata in Kikyo.», disse Miroku facendo il punto della situazione e disegnando con un dito, sulla terra, un pratico schema riassuntivo. Jakotsu si grattò la testa, confuso. «Questo vuol dire che, entrando in contatto dal punto di vista spirituale, la divina Kagome ha subito la comunione dell'anima in maniera ancor più intensa poiché l'incontro con quel brandello d'anima di Kikyo, nutrito del suo iniziale rancore più profondo, ha portato alla vita i ricordi sopiti dell'anima che ora alberga in Kagome.», completò Miroku tutto soddisfatto.

«Credo di essermi confuso.», disse Jakotsu reggendosi il capo, affranto.

«L'anima di Kagome – che è di Kikyo – ha ricordato ciò che è successo a Kikyo cinquant'anni fa. Per questo, appena ha visto Inuyasha, è scattata. Era ancora... reduce.», disse Sango e a quel punto Jakotsu sgranò gli occhi poi annuì.

«Capacità di sintesi.», disse Bankotsu con un sorrisetto d'apprezzamento e Sango sorrise a sua volta.

«Sì, tutto molto interessante. Ma il vero quesito è: la donna tornerà come prima o domani, al suo risveglio, vorrà ancora accoppare Inuyasha in allegria?», chiese Jakotsu con noncuranza, guardandosi le unghie.

Tutti si volsero verso di lui, persino Inuyasha. Con una sola domanda, Jakotsu aveva dato voce ai loro pensieri.
Il mezzo demone sussultò e i suoi occhi si posarono nuovamente sul viso dormiente di Kagome. Se lei avesse continuato ad odiarlo... non lo avrebbe sopportato.

«I ricordi sono stati risvegliati, è vero.», cominciò Miroku in tutta calma. «Ma non vi è motivo di allarmarsi. La divina Kagome tornerà a prendere possesso di se stessa già da domani. È stata dura per lei, uno sforzo spirituale non indifferente, ma l'anima è pur sempre sua. Si è reincarnata in lei. I ricordi ormai sono stati rievocati e rimarranno nella sua memoria come se le appartenessero. Ma non offuscheranno più il suo giudizio.»

Inuyasha si rilassò ma non del tutto. Quindi, Kagome avrebbe comunque ricordato, avrebbe conservato i ricordi di cinquant'anni prima...
Miroku aveva comunque detto che sarebbe tornata in sé... quindi non lo avrebbe più odiato? Temeva e al contempo bramava che Kagome si svegliasse. Aveva bisogno di guardarla negli occhi, di sapere...

«È per questo che quella tipa ha continuamente bisogno di rubare anime altrui? Perché possiede solo un brandello d'anima di Kagome e per lei non è abbastanza?», chiese Jakotsu, ora accigliato e sbadigliò sonoramente.

Bankotsu si volse verso il mercenario e lo incenerì con lo sguardo. Jakotsu non era interessato a quel discorso, perché cominciava ad esserlo proprio adesso?! Se alimentava la discussione, lui sarebbe stato trattenuto ancora lì e non si sarebbe potuto defilare tanto facilmente. Non poteva semplicemente spostarsi e sedersi accanto alla ragazzina, come se nulla fosse! Maledetto Jakotsu! Quando vide il monaco scuotere la testa e cominciare a formulare una risposta, il ragazzo dalla treccia corvina sbuffò, spazientito. Rivolse un'altra breve occhiata ad Inuyasha e Kagome e... niente. Lui era sempre lì e lei anche. Fantastico.

«No, Jakotsu, non è così. La somma Kikyo avrebbe avuto bisogno di anime anche se l'anima della divina Kagome fosse stata interamente ricevuta dal suo corpo.», spiegò Miroku con un pizzico di saccenza che fece sorridere Sango. «È il metodo utilizzato dalla strega Urasue ad essere, come dire... incompleto. Il corpo non viene ristabilito perfettamente.»

Vi fu un attimo di silenzio in cui tutti presero ad osservare il fuoco, ognuno perso in pensieri diversi. Bankotsu sollevò leggermente lo sguardo e squadrò uno per uno i compagni accanto a lui. Jakotsu era addirittura quasi dormiente, la testa ciondolante...
Perfetto, sembrava che la discussione si fosse esaurita. Poteva tranquillamente stiracchiarsi, sbadigliare, far finta di voler andare a dormire e poi, casualmente, avrebbe trovato posto proprio accanto a...

«...tuttavia, dovete sapere che non è stato sempre così.», esordì Miroku all'improvviso.

«Ma cosa?», chiese Jakotsu con voce impastata, ridestandosi improvvisamente.

Miroku sorrise, per niente spazientito, e riprese la sua spiegazione sotto gli occhi assassini di Bankotsu, quelli assonnati di Jakotsu e quelli totalmente interessati di Sango. Shippo e Hachiemon, invece, dormivano già, beati.

«Il metodo della strega Urasue... non è sempre stato incompleto. O meglio, non è sempre stato l'unico metodo per riportare qualcuno alla vita.», disse Miroku in tono solenne. «Si dice che vi sia un vecchio metodo praticabile soltanto da chi possiede grandissima forza spirituale. Si tratta della divisione dell'anima

«Divisione?», chiese Sango e scosse lievemente la testa. «Quello di Kagome è stato un caso, Urasue non pensava che l'anima di Kikyo fosse già reincarnata. Dividere e poi condividere l'anima senza che l'altra persona sia già morta è impossibile.»

«La peculiarità di questo metodo è questa, Sango.», ribatté Miroku. «Il rendente, ovvero colui che rende parte della propria anima, ha talmente tanta forza spirituale da esser capace di scindere e cedere un pezzo di anima alla persona deceduta. Il metodo è diverso poiché Urasue tendeva a ricreare anche un corpo, qui il corpo deve già esserci. È anche questo a rendere la pratica completa, il ricevente d'anima non ha bisogno degli shinidamachu. Comunque sia, le informazioni a mia disposizione sono abbastanza scarne. Ci vuole indubbiamente molta potenza, poiché il rendente deve anche far in modo che il corpo del ricevente accetti quella parte d'anima. Deve... come posso dire... attecchire.»

«Attecchire?», chiese Bankotsu storcendo il naso. Ma che razza di assurdità andava blaterando, quel monaco? Era una cosa assolutamente senza senso. Impossibile.

«Sì. La parte d'anima ceduta deve far presa all'interno del suo nuovo corpo, essere accettata. Da lì, il ricevente potrà poi tornare alla vita. Tutto ciò è a opera del rendente e della sua grande forza spirituale. Ma ciò che vi ho raccontato è, probabilmente, soltanto una gran bella leggenda.»

«Sicuramente è così, bel monaco. Non sembra qualcosa di possibile, in nessun modo.», affermò Jakotsu in tono sbrigativo. «Adesso, però, voglio andare a dormire. Dunque, basta con queste storielle e basta parlare di anima. È indelicato nei confronti di chi non ne ha più una.», scherzò Jakotsu prima di lasciarsi andare ad un nuovo e improvviso sbadiglio.

Miroku ridacchiò seguito da Sango.
Bankotsu si sollevò repentinamente, forse con troppa irruenza, e gli occhi dei presenti si puntarono su di lui. Finse uno sbadiglio e si stiracchiò a lungo prima di osservare a sua volta i compagni, ancora seduti intorno al fuoco.

«Bene.», disse portandosi le mani ai fianchi, con noncuranza. «Jakotsu ha ragione, è decisamente ora di dormire. È tardi.»

Detto questo, fece per portarsi dove Kagome era distesa. Si accomodò un po' discosto da lei, sempre ostentando indifferenza, sotto lo sguardo bieco di Inuyasha. Jakotsu inarcò vistosamente le sopracciglia, così come fecero Sango e Miroku.

«Temo proprio che lo abbia fatto di proposito.», snocciolò il monaco con aria desolata.

«Ma dai?», disse Jakotsu con ironia mentre Sango si portava una mano alla tempia, stancamente.

* * *
Kagome stava ad occhi chiusi e cercava di apparire dormiente il più possibile. Si sforzava di respirare pesantemente, proprio come se fosse preda di un sonno profondo. Più che altro, sperava di ingannare Inuyasha; o meglio, d'ingannare il suo udito. Aveva ripreso conoscenza un po' dopo l'incidente, ma non aveva avuto né la forza né la voglia di aprire gli occhi. Aveva finto di dormire, sveglissima, ed aveva ascoltato tutte le spiegazioni di Miroku sull'anima. Inuyasha era sempre rimasto al suo fianco, vigile. Ne aveva percepito la presenza, il calore del corpo. E, se pur non potesse vederlo, se lo immaginava già. Seduto, a braccia e gambe incrociate, immobile, l'espressione del viso crucciata. Chissà come stava, cosa stava pensando. Kagome si sentiva in colpa, non voleva trattarlo in quel modo; non era in lei e non capiva bene cosa le stesse succedendo – ora, grazie a Miroku, lo sapeva.
E poi... Inuyasha non si era davvero mai mosso durante la sua incoscienza? Una parte di lei si chiedeva prepotentemente se, in realtà, fosse andato in cerca di Kikyo, dopo quella brutta faccenda. Si era chiesto perché lei non era lì? Ci era rimasto male? Kagome pensò di sì, che ne soffrisse, e le dispiaceva quasi aver aggiunto dolore ad altro dolore. Prima o poi, si sarebbe dovuta scusare con lui, necessariamente.
Altra ragione che le impediva di aprire gli occhi era la consapevolezza di trovarsi fra due fuochi. Sì, perché se alla sua sinistra era seduto Inuyasha, alla sua destra, un po' discosto, era disteso Bankotsu. E non aveva voglia di sentirli dibattere, di vederseli piombare entrambi a coprire la sua visuale una volta sveglia. Voleva prendere la faccenda con calma. Bankotsu si era posizionato da poco e Kagome aspettava soltanto di sentir Inuyasha cominciare il battibecco. Sarebbe stata una lunga nottata.

«Si può sapere perché ti stai sistemando qui? C'è un sacco di spazio!», disse Inuyasha, il tono carico di fastidio. Sembrava che quel dannato facesse di tutto per farlo innervosire. Era anche peggio di Koga!

Bankotsu si volse lentamente verso Inuyasha. Chiunque avrebbe potuto definirlo la personificazione del relax; disteso supino, le braccia dietro la nuca e l'espressione sorniona e tranquilla. Si era disteso da neanche dieci minuti e già Inuyasha gli dava il tormento. Sango e Kirara erano di fronte loro, vicino al fuoco, così come Miroku e Jakotsu.

«Mi piace qui. E poi, non vedo altri posti confortevoli.», disse Bankotsu volgendosi nuovamente e fissando gli occhi blu sul cielo stellato.

«Il lago è confortevole.», obiettò Inuyasha sempre più arrabbiato, stringendo ancor di più le braccia al petto.

«Lo hai provato?», chiese il mercenario di rimando e Inuyasha quasi ringhiò.

Kagome strinse lievemente le labbra per evitare di sorridere e faticò per rimanere del tutto immobile. Ma guarda in che razza di situazione la stavano coinvolgendo!

«Ringrazia che Kagome è qui e sta dormendo, perché altrimenti... non hai neanche idea di cosa ti farei!», minacciò il mezzo demone e strinse i pugni, irato. Quanto era difficile mantenere la calma quando quell'idiota era sempre lì, sempre attaccato a Kagome!

«È una minaccia o un'offerta?», chiese Bankotsu con arroganza. «Mi dispiace, Inuyasha, ma non sei il mio tipo. Mio fratello, però, è sempre disponibile.»

Inuyasha proruppe in un nuovo ringhio soffocato e Kagome strinse ancor di più le labbra e tentò di mantenere il respiro regolare. Quanto le veniva da ridere, Kami-sama! Certo che Bankotsu era proprio un provocatore per natura!

«Dannato, ma che discorsi fai?! Sei proprio alla stregua di quel pervertito!», si lamentò Inuyasha lanciandogli un'occhiataccia. «Continua così e non arriverai vivo alla fine di questa missione.»

«Ah, sì?», chiese Bankotsu con noncuranza.

«Sì.», ringhiò Inuyasha cercando di mantenere un tono basso, per via di Kagome.

Se avesse potuto, Kagome avrebbe alzato gli occhi al cielo. Non potevano semplicemente star zitti, godere del silenzio? No! Bankotsu doveva punzecchiare Inuyasha e quello doveva minacciarlo di morte...

Dov'è Koga che tenta di rapirmi, in questi momenti?, si chiese Kagome, ironica.

«Mi annoi. Parliamo di qualcosa di più interessante.», disse Bankotsu, lo sguardo sempre fisso sulla volta celeste.

«Fhé! Ma certo! Tipo in quanti modi diversi potrei porre fine alla tua vita?», chiese Inuyasha. «Parlare con te è l'ultima cosa che voglio.»

«Inuyasha, ti prego. Sappiamo entrambi che non riusciresti ad uccidermi neanche se fossi legato e con un bersaglio disegnato sulla fronte.», continuò Bankotsu, sempre con quel tono arrogante che dava letteralmente ai nervi. Punzecchiare Inuyasha era divertente e non vedeva perché avrebbe dovuto smettere. Certo, giorni addietro era praticamente quasi morto dopo averlo fatto arrabbiare ma... non aveva mai promesso che avrebbe smesso di infastidirlo. O sì?

Inuyasha sbuffò sonoramente. Quanto lo odiava, quel dannato bastardo! Lo faceva di proposito, continuava a seccarlo, ancora ed ancora! Lo avrebbe volentieri disintegrato. All'istante. Però, Kagome...

«Ti ho ammazzato già una volta.», disse Inuyasha con arroganza ponendo le mani sulle ginocchia e arricciando il naso.

Bankotsu rise amaramente. «No, una scure mi ha ammazzato. Tu mi hai inferto un colpo di grazia poco efficace. Certo, eri tutto intento a fare il grande eroe del Monte Hakurei.»

«Dannato, era un colpo di grazia a regola d'arte! Se non fosse stato per quell'impiccione di Jakotsu, saresti sicuramente crepato a causa del mio colpo!»

«...che poi, teoricamente, io sono già morto.», disse ancora Bankotsu con fare meditabondo, portandosi la mano al mento, ignorando completamente Inuyasha. «Jakotsu è arrivato dopo, non giustificarti.», aggiunse poi inarcando le sopracciglia.

Inuyasha si lasciò scappare uno dei suoi soliti lamenti ma non rispose. Era stanco di dar retta a quell'idiota. Stava proprio per perdere la calma e non era cosa indicata. Kagome era lì in mezzo... e poi, aveva promesso di non litigare più con quell'impiastro. Beh, quasi.

«Kagome mi ha detto che non vuole più che ci scontriamo.», disse Bankotsu di punto in bianco, dopo qualche minuto di silenzio.

Kagome, che si era beata di quel silenzio sperando avessero finito di battibeccare, fu presa alla sprovvista da quella rivelazione. Strinse i pugni, nascosti nel sacco a pelo, e rimase in ascolto.
Inuyasha si volse di scatto verso Bankotsu e si accigliò. Dove voleva andare a parare, quell'idiota? Voleva forse fargli notare che Kagome parlava con lui, ch'erano in confidenza?

«Lo ha detto anche a me.», disse Inuyasha, sulla difensiva. «Cosa vuoi, quindi?», chiese, non trattenendo per nulla la stizza nel tono.

Bankotsu si mise seduto e prese a fissare Inuyasha con insistenza. Quello ricambiò l'occhiata senza mai abbassare lo sguardo. Il mercenario continuò a star zitto; cercava le parole adatte per cominciare quella conversazione assurda nella quale aveva deciso di impelagarsi.
Kagome, stretta nel suo sacco a pelo, aspettava con impazienza. Quel silenzio, adesso, le era molesto e la tentazione di aprire gli occhi era molto forte. Ma non poteva.

«Le avevo fatto intendere che l'avrei accontentata. In realtà, in parte ho mentito.», disse il mercenario mortalmente serio. «Se lei avrà bisogno di me, se lo riterrò necessario, se lei starà male e se la causa di tutto questo sarai tu, io interverrò. A costo di ucciderti.»

Inuyasha strinse i denti sentendo la rabbia esplodere. Quanto aveva in odio il fatto che Bankotsu dovesse sottolineare che lui potesse essere un potenziale pericolo per Kagome!? Si odiava abbastanza per quello, si odiava da morire. Doveva smettere di rimarcarlo ogni volta, di parlare di lei quasi come se si potesse permettere di eleggersi suo protettore. Doveva smetterla di parlare come se fosse lui.

«Io, invece, non le ho fatto intendere un bel niente. Perché se farai qualcosa che non mi piace, ti ammazzerò.», mentì Inuyasha con astio crescente e si stupì quando vide Bankotsu ridacchiare. «Che razza di-»

«No, non lo farai. E non lo farai proprio perché lei ti ha chiesto così.», disse Bankotsu, sicuro, e un pizzico di malinconia si fece strada nel suo sguardo. Inuyasha contrasse la mascella ma non rispose. «Ti ho detto che ho mentito in parte. E sai perché?»

«Tzé! E chi se ne frega!?», sbottò Inuyasha livido in volto, collerico. Quella situazione cominciava a pesargli più del consentito.

Bankotsu sospirò e ignorò completamente quella sua risposta.

«Beh, te lo dico. Ho mentito in parte perché, a meno che tu non sia causa del suo malessere, anche io cercherò di non litigare mortalmente con te. Lo farò per lei. E sarà difficile.», disse Bankotsu con apparente tranquillità. In realtà, sapeva di aver detto qualcosa di potenzialmente molto importante.

Kagome ebbe l'irrefrenabile istinto di sgranare gli occhi ma non le era possibile e la cosa la irritò. Bankotsu aveva appena detto che avrebbe fatto qualcosa per lei, che avrebbe evitato di giungere a liti pericolose con Inuyasha... solo per lei. Ma sì, di cosa si stupiva? Erano amici e compagni di squadra. Era ovvio, dannatamente ovvio che Bankotsu si comportasse così!
Inuyasha dilatò le narici e strinse i pugni. Cosa stava tentando di fargli capire, quell'idiota? V'era un messaggio di un certo tipo fra quelle righe, anche uno come lui, non particolarmente perspicace in quelle faccende, poteva benissimo rendersene conto. La cosa non gli piaceva e sentì la bocca dello stomaco pizzicare con un fastidio sordo. Rimase in silenzio, lasciò che il suo grugno arrabbiato parlasse per lui.
Bankotsu guardò per un attimo dritto di fronte a sé e cadde il silenzio; l'atmosfera tesa era spezzata soltanto dallo scoppiettare del fuoco, poco distante da loro, e dai respiri pesanti dei compagni addormentati.

«Sai, Inuyasha, c'è una cosa che non ho detto quando ho raccontato l'intero accaduto di questo pomeriggio.», disse ancora Bankotsu, lentamente.

Kagome cominciava ad odiare quelle pause. Voleva che Bankotsu parlasse, accidenti! Lei si era risvegliata dopo, mentre Miroku parlava e spiegava. Non sapeva cosa Bankotsu avesse raccontato, cosa avesse detto agli altri. Non sapeva cosa avesse sentito Inuyasha.

«Kagome ha chiesto a quella sacerdotessa di rimanere. L'ha fatto per te, ha detto che ne saresti stato felice.», ricominciò Bankotsu serio e si volse verso Inuyasha. «Lei, però, se n'è andata comunque. E Kagome le ha detto che non ti ama abbastanza. Le ha detto che se ti amasse sul serio, sarebbe rimasta. E che se ti avesse amato sul serio, si sarebbe fidata di te.»

Inuyasha rimase impietrito, completamente colto di sorpresa. Kagome aveva detto quelle cose a Kikyo? Ma... perché lo aveva fatto? E Kikyo... Kikyo non era rimasta per dimostrarle il contrario. Kikyo era andata via lo stesso. Certo, sicuramente era ancora debole... fiera com'era, non voleva farsi vedere in quello stato. Sicuramente era quello il motivo per il quale se n'era andata. Era chiaro...
Ma Kagome... aveva, comunque, chiesto a Kikyo di rimanere per lui. L'aveva spronata, aveva cercato di convincerla. Aveva messo il suo bene davanti al proprio. E Inuyasha sapeva quanto le sarebbe costato vederli insieme, se Kikyo avesse scelto di rimanere. Il mezzo demone distolse lo sguardo da quello del mercenario e prese a guardare il fuoco, l'espressione impassibile, insondabile.

«Perché mi stai dicendo questo?», chiese con tono duro.

Voleva forse fargli notare ancora le sue mancanze? Quanto lui non meritasse Kagome? Il che, comunque, era vero. Ma non riusciva a rinunciare a lei. E non lo avrebbe fatto.

«Te lo dico perché... sono sicuro che lei vorrebbe sapessi.», rispose Bankotsu. «Ma non te lo avrebbe mai detto. Perché è troppo... pura e corretta per cercare di ottenerti in questo modo. Lo vedrebbe come un metodo per portarti dalla sua parte.»

Bankotsu scoprì che quelle parole gli erano costate immane fatica. Si sentiva strano, scombussolato. Una voce nella sua testa gli suggeriva che – probabilmente – l'aggettivo adatto era “triste”. Si sentiva triste. Se non fosse stato completamente tonto, quel mezzo demone avrebbe capito facilmente che Kagome lo amava in una maniera smisurata, più di quanto lo amasse quella Kikyo. E avrebbe capito che voleva stare con lei. E lei sarebbe stata felice. E lui... lui sarebbe rimasto in disparte. Disparte... perché l'idea gli dava fastidio? E soprattutto, perché continuava a chiederselo s'era consapevole di sapere la risposta?
Inuyasha non sapeva cosa replicare, ogni parola con senso sembrava aver abbandonato il suo cervello. Bankotsu sembrava conoscere Kagome in un modo che lo lasciò sgomento. Quel mercenario... il mezzo demone seppe di aver ragione, aveva sempre avuto ragione. La maniera in cui parlava di Kagome... lui la voleva. Bankotsu voleva Kagome.
Kagome si sentiva confusa, percepiva una strana tensione attanagliarla. Perché Bankotsu aveva detto quelle cose ad Inuyasha? Aveva faticato per non farsi prendere dall'agitazione, per rimanere lì, apparentemente calma e tranquilla. Il modo in cui l'aveva definita, pura e corretta... il modo in cui aveva perfettamente dato voce ai suoi pensieri... la stava aiutando con Inuyasha? Nonostante gli avesse detto di non intromettersi più... poteva far squadra con Sango e Miroku!

«C'è dell'altro.»

La voce di Bankotsu riscosse sia Inuyasha che Kagome dai propri pensieri. Il mezzo demone gli rivolse un'occhiata astiosa e strinse i denti con forza.

«Mi sono stancato delle tue chiacchiere, mercenario. Non voglio più sentirti.», ringhiò, furioso. Ne aveva abbastanza di lui, delle sue intromissioni, del suo parlare di Kagome, delle sue manifestazioni di interesse. Basta.

«E invece, mi sentirai.», disse Bankotsu, serio, deciso. Sì, avrebbe parlato, lo avrebbe detto. E Inuyasha avrebbe saputo perché doveva sapere. «C'è un'altra cosa sulla quale ho mentito.»

«Ho detto che non voglio sentirti.»

«Ricordi quando ci siamo scontrati e ti ho detto di non aver nessun interesse per Kagome? Ti ho detto che non la volevo.»

«Smettila di parlare.», gl'intimò ancora Inuyasha.

Finché non lo dice, non è reale.

«Ho mentito.», disse Bankotsu, ignorando Inuyasha. «La voglio. Io voglio Kagome, la voglio per me. E anche se sono interessato al suo bene, non dimentico il mio. Non dimentico di volerla.»

Bankotsu fece un profondo respiro e si sentì come libero da un peso. Era come se avesse parlato a sé stesso, come se avesse ammesso ciò che non aveva mai voluto dire ad alta voce. Adesso, adesso era reale.
Il cuore di Kagome prese a battere all'impazzata, velocissimo. Pregò che Inuyasha non se ne accorgesse, che non ci facesse caso. Sperò che la pensasse in balia di un sogno, di un incubo. Bankotsu... provava qualcosa per lei? Involontariamente, le tornò in mente quel momento sulla sponda del fiume, le dita di Bankotsu che sfioravano le sue labbra... i suoi occhi così profondi. Ricordò l'abbraccio di quel pomeriggio, il suo modo di stringerla, quella presa salda, protettiva. Calda. Kagome sentì lo stomaco contorcersi e un brivido la percorse, senza che se ne rendesse davvero conto. Avvampò e tentò di rimanere immobile, ancora. Cosa stava succedendo?
Inuyasha strinse i pugni; si sentiva completamente conquistato dalla rabbia, da un senso di protezione, di gelosia, di appartenenza. Si sentiva violato, sul piede di guerra, come se gli stessero sottraendo qualcosa sotto il suo naso, senza che lui potesse muoversi o far nulla. La confessione di Bankotsu lo aveva destabilizzato. Sapere che quel tipo voleva Kagome... era stato peggio, peggio di quando aveva appreso dell'interesse di Koga per la ragazza. Quel senso di proprietà violata, di sottrazione... non era mai stato così forte. Perché... per Koga, Kagome sembrava non provare nulla. Ma per Bankotsu... sembrava che lei... che lei ci tenesse. Molto. Troppo. Inuyasha sentiva delle parole premere contro le labbra e aveva bisogno di dirle, sentiva il bisogno di dar voce a quella gelosia che lo aveva completamente conquistato. Osservò per un lungo attimo il viso di Kagome e prese un lungo respiro prima di parlare.

«Stammi bene a sentire. Io e Kagome abbiamo un legame... particolare, speciale.», disse Inuyasha, la rabbia che straripava dal tono di voce. «Lei è... molto importante per me, più di quanto tutti voi possiate capire o anche solo immaginare. Lei per me è... è... casa, è sicurezza. Mi è vicina e se lei è con me, io sto bene. È stato un bene che tu sia stato con lei quando io non c'ero, che lei non fosse sola in quella... situazione. Ma non capiterà ancora. Lei è mia. La proteggerò, avrò cura di lei. E non te la lascerò mai.»

Inuyasha completò il discorso a fatica ma non distolse mai lo sguardo da quello di Bankotsu, nonostante fosse leggermente arrossito. Doveva capirlo, quel mercenario lo doveva capire. Non poteva perdere Kagome e non lo avrebbe permesso.
Kagome sentiva quasi di scoppiare. Inuyasha aveva detto quelle cose... le aveva dette per lei e non lo aveva mai fatto... cioè, solo una volta... ma non era stato così esplicito! E... Kami, che situazione complicata! Era felice, sì, ma Kikyo... che ne era di Kikyo? E poi, Bankotsu! Oh, ma no! E adesso, perché pensava a Bankotsu?! Quanto si sentiva confusa! Diventò ancor più rossa e si sentiva smaniosa di muoversi. Voleva scappare, voleva aprire quel dannato sacco a pelo e trovarsi magicamente da qualche altra parte.

Kami-sama, troppe emozioni, troppe, pensò cercando di regolarizzare il respiro. Doveva o quella copertura sarebbe saltata. Meno male che Inuyasha era abbastanza... impegnato.

Bankotsu strinse i pugni ma non si scompose a quella strana confessione. Inclinò leggermente la testa di lato e inarcò le sopracciglia.

«Lei potrà benissimo scegliere, Inuyasha.», disse ancora Bankotsu. «E sono sicuro che sarà più propensa a preferire qualcuno che non deve condividere.», aggiunse il mercenario con un che di maligno e sia Inuyasha che Kagome capirono quella frecciatina. «Non sono vivo, è vero, ma sarei suo. Interamente.»

Inuyasha digrignò i denti ma non poté replicare. Bankotsu lo aveva colpito nel debole e non poteva far altro che star zitto. Saltargli al collo non era fra le opzioni contemplabili.
Kagome sperò che Inuyasha replicasse, che dicesse qualcosa, ma non accadde. E la delusione arrivò puntuale a pungerle il cuore. Cosa si aspettava?
Bankotsu si lasciò andare ad un sorrisetto compiaciuto e si distese nuovamente, mettendosi su un fianco, dando le spalle sia ad Inuyasha che a Kagome.
Tutto tacque.

* * *
«Non è possibile. Non posso crederci!»

«Sango... ti prego, dai...», bofonchiò Kagome, spazientita.

Aveva sbagliato a raccontare a Sango tutto quello ch'era successo la notte precedente, adesso ne era sicura! Aveva condiviso ciò che sapeva con lei perché era sua amica, si fidava di lei e aveva bisogno di parlare con qualcuno. Ma accidentaccio, erano almeno dieci minuti buoni che continuava a guardarla ad occhi sgranati e a dirle “non è possibile”, “non posso crederci”.

«Va bene, la smetto. Comunque sia, ti ripeto: devi parlare con Inuyasha. Almeno, per il trambusto dopo il salvataggio di Kikyo. Era visibilmente scosso.», disse Sango storcendo il naso. Uscì dal lago e prese a guardarsi furtivamente intorno prima di avvolgersi un grande asciugamano intorno al corpo.

Kagome sospirò pesantemente e smise per un attimo di spazzolarsi i capelli. Quando si era svegliata, quella mattina, aveva ritrovato Bankotsu, ancora addormentato, e Inuyasha, invece, sveglio e seduto nella posizione nella quale lo aveva immaginato. Si erano guardati per un attimo negli occhi ed entrambi erano arrossiti visibilmente. Poi, sembrava lui stesse cercando di formulare qualcosa da dire ma lei si era alzata e si era dileguata. Letteralmente. Non ce l'aveva fatta, non ce la faceva! Non si era mai sentita così codarda nella sua vita. In quel momento, guardando Inuyasha in viso, rifletté che avrebbe preferito mille volte affrontare Hakudoshi, Kagura e Naraku tutti insieme piuttosto che parlare con lui. Ma sapeva di doverlo fare; non era un problema scusarsi con lui per averlo quasi ucciso: doveva e, soprattutto, voleva farlo! Il problema era guardarlo, parlare con lui, scusarsi, facendo finta di non saper niente di quella sua sorta di dichiarazione. E avrebbe dovuto fingere anche di non saper nulla di quello che aveva detto Bankotsu!
Bankotsu... Kagome arrossì e scosse la testa velocemente. Che grandissimo casino, accidenti! Basta, doveva smetterla di sentirsi in quel modo, doveva parlare con Inuyasha. Si sarebbe scusata e avrebbe fatto finta di non averlo mai sentito dire quelle cose... oh, dannazione, come avrebbe potuto?! No, lo avrebbe fatto. Calma. Doveva stare calma. Si alzò di scatto e abbandonò la spazzola; Sango, intenta a rivestirsi, la osservò e inarcò le sopracciglia, perplessa.

«Dov-»

«Niente domande, solo auguri propizi ed efficaci.»

«Ehm... che gli Dei ti assistano?»

* * *
Kagome si diresse verso il luogo dove si erano accampati. Ovviamente, per far il bagno si erano spostate drasticamente lontano e Sango continuava comunque a guardarsi intorno, con il sospetto di scorgere Miroku.
Tornata finalmente all'accampamento, la ragazza notò che non vi era nessuno. Erano sicuramente tutti impegnati a cercare cibo, legna o, semplicemente, erano ad ispezionare la zona per decidere il da farsi. Prese a guardarsi intorno, consapevole di dover far appello ai suoi poteri spirituali per ricercare Inuyasha nel bosco. Però... si sentiva ancora un po' debole per farlo. Sospirò e strinse le labbra. Beh, prima o poi doveva riprendersi. Alla fine, si sentiva già meglio. Si armò di buona volontà e cominciò ad addentrarsi nel folto, facendo appello alle sue forze per cercare di individuare Inuyasha. Tuttavia, dopo aver percorso appena qualche passo, il mezzo demone le atterrò letteralmente davanti, scendendo da uno degli alberi vicini all'accampamento. Si scrutarono per un po', in silenzio, come se entrambi cercassero di percepire e capire lo stato d'animo dell'altro. Kagome fece qualche passo in avanti mentre Inuyasha rimaneva immobile, in attesa.

«Ti stavo cercando.», esordì banalmente Kagome e si diede della stupida. Quello non era proprio un buon inizio per rompere il ghiaccio. Beh, meglio di nulla, doveva smetterla di complessarsi in quel modo, non era solita!

«Sono qui.», rispose Inuyasha e deglutì. Gli era mancata la sua voce e gli erano mancati quegli occhi limpidi privi di odio.

«Sai che non sono una che gira troppo intorno alle questioni...»

«Beh, credo mi stupirei se lo facessi.», rispose Inuyasha in tono noncurante, un tono che in realtà celava moltissime emozioni.

«... ragion per cui andrò direttamente al dunque.», completò Kagome e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lentamente. Poi sollevò nuovamente lo sguardo e notò che gli occhi di Inuyasha non l'avevano mai abbandonata. «Mi dispiace, Inuyasha. Non avrei mai detto quelle cose se fossi stata in me, lo sai. Scusami, non so cosa mi sia successo... sai, quando ho toccato Kikyo, i suoi ricordi...», tentò di spiegare senza far capire che aveva ascoltato ogni momento del discorso di Miroku.

«Lo so, Miroku lo ha spiegato mentre dormivi. Non è stata colpa tua...», disse Inuyasha a bassa voce e chinò leggermente il capo. «Però... però dillo.», aggiunse poi. Alzò il viso di scatto e piazzò i suoi occhi dorati in quelli grigi di Kagome.

«Cosa? Cosa vuoi che ti dica?», chiese Kagome avanzando un altro po', trovandosi quasi faccia a faccia con il mezzo demone.

«Di' che non mi odi, Kagome. Voglio sentirtelo dire.», disse Inuyasha, il tono serio e negli occhi una luce diversa che Kagome credeva di non aver mai scorto.

La ragazza prese una mano artigliata di Inuyasha fra le sue e il mezzo demone socchiuse gli occhi, quasi bramasse quel tocco più di ogni altra cosa al mondo. Kagome s'inumidì le labbra e sospirò prima di parlare.

«Inuyasha, io non ti odio. E non potrei mai farlo e non lo farò mai. Qualsiasi cosa mi facessi... non riuscirei ad odiarti.», disse lei, sicura, e strinse ancor di più la sua mano. Si stava forse lasciando troppo andare? Aveva promesso a se stessa di... e come poteva mantenere quella promessa, dopo quello che aveva sentito la notte precedente?

Inuyasha si sentì risollevato, rinfrancato quasi, da quelle parole. Gli sembrava di riuscire finalmente a respirare di nuovo. Ed era una bella sensazione. Annuì lievemente; strinse la mano di Kagome e l'attirò velocemente a sé per poi circondarla con le sue braccia. La strinse e si sentì completo.
Kagome si lasciò trascinare, abbracciò Inuyasha seppellendo il viso nel suo petto e non pensò a ritrarsi. Non poteva, non ce la faceva. In quel momento, non riusciva. L'indomani, probabilmente, avrebbe ripreso possesso di sé ma adesso anche lei voleva abbracciare Inuyasha. E non pensare a niente.

«Kagome, tu... tu mi sei mancata.», disse Inuyasha a fatica, diventando improvvisamente paonazzo e ringraziò che Kagome non potesse vederlo.

Kagome socchiuse gli occhi e capì cosa Inuyasha stesse cercando di dirle con quella frase. Le era mancata perché non era più stata lei, la sera prima. In realtà, erano cambiate molte cose nel loro rapporto e la ragazza sapeva che Inuyasha si riferiva anche a quella frattura che l'aveva resa un po' più fredda e distaccata nei suoi confronti. Era da un po' che, fra loro, non era più lo stesso.

«Anche tu.», rispose semplicemente, senza aggiungere altro.

«Mi manchi ancora.»

«E ti mancherò ancora.», disse Kagome con un nodo alla gola. Sentì le lacrime pungerle gli occhi ma, come al solito, cercò di ricacciarle indietro.

Si staccarono e rimasero ad osservarsi; le mani di lui ancora posate sulle spalle di lei, quell'unico contatto che nessuno dei due voleva ancora rompere, infrangere.
Inuyasha contrasse la mascella, incerto, quel dolore alla bocca dello stomaco che ormai era diventato qualcosa di normale, di familiare. Esitò un attimo, poi decise di parlare.

«I-io... io lo penso davvero.», disse soltanto. Kagome si accigliò e lui prese aria, avvampando. «Quello che ho detto stanotte. Lo penso davvero.»

Kagome sentì le guance imporporarsi velocemente e fece un passo indietro. Le braccia di Inuyasha ricaddero mollemente lungo i fianchi.

«Stanotte? Stanotte cosa? Io non so di cosa tu stia parlando.», disse Kagome sfoderando la sua migliore aria stupita. Avrebbe funzionato sicuramente. E allora, perché si sentiva nei guai?

Inuyasha assottigliò lo sguardo ed incrociò le braccia.

«E invece sì che lo sai, perché eri sveglia!», disse Inuyasha, irritato. Ma credeva davvero di poterlo fare fesso in quel modo?! Tsk!

Kagome rimase a bocca aperta, senza saper effettivamente come ribattere. Si era impegnata, aveva fatto di tutto pur di non destare sospetto! E invece... Inuyasha se n'era accorto... dunque, anche Bankotsu se n'era accorto?! Kagome si portò le mani alla testa e sgranò gli occhi.

«Come facevi a saperlo?!», chiese, stupidamente, rassegnata. Non poteva mentire ostentando palesemente il falso. Non poteva competere con i sensi di Inuyasha.

«Fhé! Puoi sicuramente far fesso quell'idiota di un mercenario ma non me. Il tuo cuore andava veloce e poi, il suono del tuo respiro... tutto di te mi parla... anche se non sei tu a farlo.», disse Inuyasha serissimo, il viso rivolto verso un punto imprecisato, nella foresta.

Kagome era interdetta. Poi, un pensiero la colpì come un colpo d'accetta. Si avvicinò nuovamente ad Inuyasha, veloce, e quello sussultò nel trovarsela di nuovo così vicina. Prese a guardarlo negli occhi, insistentemente, e lui arrossì, ancora.

«Ma cos-»

«Tu hai detto quelle cose sapendo che io potevo sentirti.», disse Kagome e un piccolo sorriso si fece strada sul suo viso. Beh, non poteva far a meno di esserne felice. Era contenta.

Inuyasha sgranò gli occhi e si discostò un po'. Prese a guardare in un'altra direzione, con ostentata noncuranza.

«... a-a-anche.», balbettò grattandosi la testa con un dito, con aria distratta. Poi si volse di nuovo verso Kagome e sospirò. «Tu sai che io per te... ecco... però, Kagome, sai anche che Kikyo...»

Kagome gli tappò la bocca con una mano e lui si zittì immediatamente, colto di sorpresa.

«Non parlarmi di lei. Non oggi.», disse Kagome con aria mesta e stizzita al contempo, poi tolse lentamente la mano e giunse le sue. «Non voglio pensare a lei oggi, voglio solo pensare a quello che tu hai detto e sentirmi in pace. Facciamo quello che siamo più bravi a fare, Inuyasha, fingiamo. Domani sarà tutto come prima.»

«No, Kagome, ascolta... Io sono... sono... sono innamorato di te.», disse Inuyasha chinando il capo. «E lo sono anche di Kikyo e non posso, non posso fare a meno di avere a cuore entrambe. Lo sai...»

Kagome trattenne il respiro. Lei lo sapeva, lo sapeva da tempo che Inuyasha l'amava ma non l'aveva mai detto così esplicitamente, chissà quanto gli era costato. In fondo, lo aveva sempre biasimato per non essere riuscito a dirle quello che lei voleva sentirsi dire. Quella confessione la spiazzò, la rese felice e triste allo stesso tempo. La rese triste perché conteneva anche il nome dell'altra in quella che sembrava una tacita richiesta di perdono. Perdono perché il suo cuore era diviso in due e non poteva essere altrimenti.

«Inuyasha... io... io posso capirlo ma non mi piace. E tu questo lo sai.», disse Kagome trattenendo a stento l'emozione nella voce che, comunque, tremò. Strinse i pugni poi sospirò.

«Anche lui è innamorato di te. Lo hai sentito.», disse poi Inuyasha e l'ira cominciò a farsi sentire nel suo tono di voce. Doveva dirlo, non poteva trattenere quelle parole. Cosa pensava Kagome? Scorgere anche solo un segno d'interesse in lei...

Kagome si morse un labbro; il cuore accelerò i suoi battiti e Inuyasha se ne accorse. Lei arrossì e l'immagine di Bankotsu le balenò nuovamente fra i pensieri, i suoi occhi, la sua stretta salda, il suo profumo. Quel che aveva detto, le sue parole cariche di sicurezza...
Kagome scosse la testa e cercò di riprendere padronanza di sé. Si avvicinò ad Inuyasha e gli carezzò debolmente una guancia prima di lasciar cadere il braccio lungo il fianco.

«Inuyasha, basta discutere. Possiamo tornare dagli altri e riprendere normalmente la missione, concentrarci sul resto? Non mi va di...», Kagome annaspò. Si sentiva improvvisamente confusa, provava sensazioni contrastanti. Era felice, malinconica, scombussolata. Pensava ad Inuyasha, pensava a Kikyo... pensava a Bankotsu. E non capiva perché.

Inuyasha annuì soltanto, senza dire una parola. Quando si volsero e presero a camminare per fare quei pochi passi che li separavano dall'accampamento, entrambi capirono che quelle confessioni avevano nuovamente cambiato loro, il loro rapporto. Non seppero capire fin da subito se il mutamento fosse in bene o in male; ma una cosa era certa: non era più lo stesso.

* * *
«Primo Fratello.», disse Jakotsu posando delicatamente la mano sulla spalla di Bankotsu.

Il mercenario era ritto in piedi, rigido, i muscoli in tensione, i pugni stretti. Osservava da lontano Inuyasha e Kagome. Parlavano, assorti, e chissà di cosa. Lui non poteva sentirli. Poteva solo osservarli e si sentiva dannatamente male. Quando vide Inuyasha attirare Kagome a sé ed abbracciarla, sentì la gola stretta in una morsa. Ricordò che il giorno prima era stato lui a stringerla fra le braccia. Deglutì e sentì quasi la mancanza di quel corpo minuto a contatto con il suo. Al tocco di Jakotsu, Bankotsu si riscosse e si volse di scatto, come se fosse stato colto in flagrante, nel bel mezzo di un qualsiasi reato.

«Qualcosa ti turba?», chiese Jakotsu ritirando la mano, gli occhi posati su Inuyasha e Kagome. Quella visione gli provocò un immenso e pungente fastidio ma non lo diede a vedere.

Bankotsu non rispose, semplicemente prese a camminare, allontanandosi. Jakotsu si volse verso di lui, l'espressione mesta e visibilmente malinconica.

«Sei davvero innamorato di lei.», disse Jakotsu con un sorriso triste. Avrebbe tanto voluto che Bankotsu provasse l'ebbrezza dell'amore prima di andarsene via, di morire di nuovo e per sempre. Ma non così, non con lei. Lei che lo avrebbe fatto soffrire, rendendo quella nuova possibilità di vita una condanna.

Bankotsu si arrestò ma non si volse e continuò a dare le spalle al fratello.

«Io non so cosa sia l'amore, non lo conosco, non è un sentimento che mi appartiene.», disse con tono duro, tagliente. «Ma conosco lei e questo mi basta. Voglio che sia felice, Jakotsu.», disse e riprese a camminare lasciandosi dietro il fratello, Kagome, Inuyasha e tutto quello che non voleva vedere. Lasciandosi dietro un nuovo dolore.

 

Angolo autrice.
Sono tornata! Dal punto di vista della trama sta diventando tutto più complicato e leggermente più difficile da rendere ma non mi arrendo.
Ho curato moltissimo questo capitolo, corretto più volte. Tenete a mente ogni avvenimento, perché è importante. Mi saprete dire.
Inuyasha potrebbe sembrarvi un po' più consapevole, forse si è sbottonato troppo... voi dite? Non saprei. Sono del parere che l'ho calato in un contesto diverso e posso solo immaginare come potrebbe reagire. Qui si trova pressato dalla presenza di un altro individuo che mostra interesse per Kagome in maniera esplicita; si sarà fatto due conti e avrà deciso di tirare fuori gli artigli (non letteralmente, stavolta). Dite che nella storia originale c'è Koga? Per me non è lo stesso. Koga era una “minaccia” con la m proprio minuscola. Kagome non ha mai mostrato interesse per il nostro lupacchiotto; ma qui Inuyasha sembra proprio convinto che a Kagome, Bankotsu, non sia del tutto indifferente. Voi che dite? Ha ragione? A voi il toto scommesse. :p
L'ombra di Kikyo è comunque sempre presente e non può essere altrimenti. Lui la giustifica anche... l'amore è anche questo. 

Io ringrazio chi segue, preferisce e ricorda. Le vostre recensioni sono graditissime, mi piace sempre sapere cosa ne pensate! Vi leggo con gioia.
Vi saluto e vi auguro un buon fine settimana.
Alla prossima!

RJ

  
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