La lettera
Eccomi con un nuovo capitolo!!! Spero vi piaccia. Questo, come
avevo premesso nel precedente capitolo è l’ultimo visto dal punto di vista di
Renesmee. I prossimi, fino alla fine, saranno visti dal punto di vista di
Jasper, il mio personaggio preferito. Non vi resta che leggere, e magari
lasciare un commentino…. Buona lettura…
Ah, dimenticavo i ringraziamenti a chi ha messo la mia storia tra
i preferiti! Eccoli qui:
1 - antimarella94 [Contatta]
2 - aras95 [Contatta]
3 - Aurora_Cullen
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4 - bellemorte86 [Contatta]
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E a chi ha messo la storia tra le seguite:
E
naturalmente un grazie a chi recensisce e a chi mi segue fin dall’inizio.
Restammo soli, io e zio
Jasper, a contemplare il silenzio di quella stanza, riempita di colore dai
vestiti di zia Alice, ma vuota di lei, nonostante il suo odore aleggiasse
ancora. Zio Jasper non si era ancora mosso, ne aveva battuto le ciglia.
Pietrificato. Dalla sorpresa? No, dalla paura. Io non avevo il suo potere, ma
si vedeva dalla sua immobilità cosa stesse provando. Lui consolava, ma chi
avrebbe consolato lui, ora?
<< zio, stai tranquillo
che torna >> dissi, in un sussurro appena udibile. Lui mosse solo i
muscoli facciali per articolare:
<< ha detto
esplicitamente di non aspettarla >>
Questo bastò a zittirmi.
Rimanemmo li immobili per altri lunghi minuti, interminabili minuti. Credevo
che non si riuscisse a sgombrare la mente da tutti i pensieri, almeno quelli
più dolorosi o felici che in quel momento affollano la mente. Bè, in quei
minuti, sgombrai la mente da tutto, e naturalmente, non saprei dire a cosa
pensavo. Forse solo al fatto che non pensavo. E questo, faceva meno male della
verità. Quella triste verità che aveva fatto a pezzi il cuore di zio Jasper,
che avrebbe fatto a pezzi quello di Esme e di tutti gli altri, me compresa. Non
era il fatto delle parole, perché sarebbero potute significare semplicemente
che avrebbe tardato e di non stare in pena a cercarla. No, era stato il tono in
cui le aveva dette. Come se se ne fosse andata via per sempre.
<< che cosa è successo?
>> sbottò mio padre, entrando come una furia nella camera.
<< dov’è Alice?
>> ringhiò. Doveva aver sentito i pensieri dello zio, i miei no di
sicuro. O forse anche quando pensavo al fatto che non pensavo, in realtà
pensavo comunque alla fuga improvvisa di zia Alice? Dio cosa può fare lo
sconforto al mio cervello. Nonostante fossero arrivati anche gli altri
componenti della casa, zio Jasper non aveva ancora mosso un passo, contratto un
muscolo, a parte per rispondermi. Continuava a fissare il vuoto, li dove prima
c’era la sua compagna.
<< Jasper cosa è
successo? >> chiese timorosa Esme.
<< zia Alice ha avuto
una visione ed è fuggita dicendo, parole testuali “devo fare una cosa, non
aspettatemi”.>> andai in soccorso allo zio, incapace di parlare e
proferire parola. Negli occhi della nonna si accese la disperazione, come una
fiamma che brucia ogni cosa, che non risparmia nemmeno un filo d’erba. Così le
stava distruggendo l’anima, perché ne ero certa, i vampiri ne avevano una.
Sicuramente erano molto più umani degli umani, in fatto di emozioni ed etica.
Poco, ma sicuro.
Si guardarono tutti in cerca
di uno sguardo sicuro, da fargli capire che era un incubo ad occhi aperti. Io
però, mi fidavo cecamente della mia zia prediletta; certo, ero preoccupata per
lei, ma sapevo che badava a se stessa meglio di chiunque altro. Avremmo dovuto
solo aspettare il suo ritorno.
Erano già trascorsi tre
giorni dalla “fuga” di zia Alice, e in casa c’era un silenzio di tomba. Eh già,
in un cimitero ci si poteva trovare più allegria. Seth si annoiava a morte, e io
con lui. Le cose tra me e Alec erano stabili, poche parole, occhiate fugaci,
contatti assenti. Mi mancava, ma c’erano cose più importanti a cui pensare, e i
sette nani nella mia testa continuavano a martellare nella miniera al suon
della parola eternità. Zio Jasper passava le giornate a fare avanti e indietro
nella sua camera, aspettando il ritorno della sua amata compagna. Quella senza
cui la sua vita non avrebbe più avuto senso, facendolo sprofondare nel baratro
di un’altra morte. Sicuramente più dolorosa della prima. Anche io ero amata
così da Alec? E io, cosa provavo per lui?
Ma c’era qualcuno che stava
peggio di me, quindi decisi di andare a consolarlo un po’ in camera sua, e
immancabilmente, lo avrei trovato che camminava con passi lunghi e regolari.
L’ansia fatta a persona, o meglio, vampiro.
Salite le scale imboccai il
corridoio che portava alla camera da letto di zio Jasper, ma venni fermata per
il braccio da una mano fredda e decisa.
<< noi due dobbiamo
parlare >> mi sussurrò Alec nell’orecchio, trascinandomi nella sua stanza
prima che potessi replicare.
<< allora, cos’hai?
>>
<< cos’ho cosa? Senti,
vorrei andare da mio zio, se me lo permetti, quindi, lasciami il braccio
>> dissi, cercando di divincolarmi.
<< no >> disse
lui,stringendo ancora di più la presa.
<< prego? >>
chiesi, sorpresa da quel no gelido e secco.
<< no, e ora mi
ascolti. Tuo zio può aspettare. >> disse lui, lasciando stranamente la
presa. Io guardai subito verso la porta, cercando di calcolare la distanza e la
mia velocità per fuggire. Non volevo un faccia a faccia con Alec: era troppo
per il mio cuore.
<< fai pure >>
disse, scostandosi da davanti la porta, lasciando libero il passaggio <<
ma sappi che io sono un vampiro completo, e ti riacchiappo come nulla >>
Ecco, anche lui mi faceva
pesare la mia diversità.
<< lo so che sono solo
metà di quello che sei tu >> gli dissi acida.
Sospirò, poi disse:
<< è da qualche giorno
che sei così… così fredda e distaccata con me. Io non ti riconosco più. Mi baci
velocemente, mi guardi di sfuggita. E ad ogni tuo gesto, non riesco a
riconoscere l’amore che io provo per te. Non è di questa Renesmee che mi sono
innamorato, ma della vera Renesmee, quella timida e testarda, quella che
farebbe a pugni senza problemi con Emmett e Felix per farsi valere, quella
pronta a rispondere per le rime alle provocazioni, anche a quelle di mia
sorella, che non per osannarla, ma è una campionessa nel nostro clan. >>
fece una pausa, pio chiese: << che cosa ti è successo? >>
Suonava tanto una supplica.
In quelle 5 parole vi lessi un dolore profonda, tormentato. Povero Alec,
l’avevo fatto impazzire con il mio comportamento. Tutto il tempo del suo
discorso avevo fissato il pavimento, quasi a volerne studiare ogni singolo
particolare, ogni piastrella e ogni imperfezione. Presi coraggio, e alzai lo
sguardo. Mi immersi nel cremisi dei suoi occhi. Fu in quel secondo che capii
che avevo sbagliato tutto: non era l’eternità insieme a lui che mi spaventava,
ma la possibile eternità senza di lui. Come avevo fatto a non capirlo prima.
Quando ci eravamo conosciuti c’era stato una sorta di imprinting tra di noi:
non immediato e improvviso come quello dei mutaforma, ma quando la distanza ci
aveva diviso entrambi avevamo capito di non riuscire più a fare meno
dell’altro. La nostra natura sarà crudele, ma alcune volte ci fa dei regali…
eterni. Zitti i nani che lavoravano, mandandoli per sempre in vacanza… alle
Maldive: una sorta di pensione eterna.
<< ti amo >> fu
l’unica cosa che riuscii a dire, mentre il cuore batteva più veloce del solito
e sentivo le vampate di calore, che salvano fino a concentrarsi sulle guance.
Dovevo essere rossa come un peperone. Lui sorrise, poi mi baciò dolcemente, poi
sempre più appassionatamente. Quando il bacio si concluse, non ci dividemmo di
tanto, la sua fronte appoggiava sulla mia: avevamo entrambi bisogno di sentire
l’altro vicino. Poi, sussurrò:
<< ben tornata. Ti amo
anch’io >>.
Il resto della giornata la
passammo insieme. Passeggiammo per un po’ in giardino, parlando del più e del
meno, poi tornammo in casa e, con mi a grande sorpresa, Alec mi fece un panino
farcito.
<< ma dove hai
imparato? >> chiesi, mordendone un pezzo.
<< ho osservato Esme
mentre ne preparava a quintali per Seth: dopo un po’ si impara. A proposito, è
buono? >>
<< no, per niente. non
si avvicina al buono, lo supera di gran lunga. >> dissi io,
imbrogliandolo.
Ci mettemmo a ridere, e in
quel momento tutti i problemi si allontanavano, dandoci una pausa per
rilassarci e sentirci bene.
<< che fate? >>
chiesi a zio Emmett e a mio padre.
<< vai a chiamare
Jasper… muoviti >> disse mio padre secco.
Eh certo, io gli chiedo
innocentemente cosa fanno e lui mi risponde di andare a chiamare mio zio…molto
sensato, già.
Salii le scale di corsa e
trovai zio Jazz seduto alle gambe del letto con lo sguardo perso fuori dalla
finestra.
<< ti vogliono di sotto
>> dissi io.
<< ho sentito. Ditegli
che arrivo giù tra qualche minuto. >>
ma dalla sua espressione quel “ qualche minuto” era più un “qualche
ora”.
<< SUBITO!!!!>>
tuonò mio padre da sotto.
<< arrivo >>
rispose lui, in un sussurro. Sembrava un condannato a morte.
Scendemmo tutti e due in
salotto e intorno al tavolo trovammo, oltre ai primi due, tutta la nostra
famiglia (meno che Alice), e i Volturi, corpo di guardia compreso. Mi misi
vicino a Alec.
<< abbiamo trovato
questa vicino alla radura. È un biglietto scritto da Alice. >>
A quelle parole lo sguardo di
zio Jasper si illuminò.
<< la lettera dice
questo:
“Mi
hanno appena concesso di scrivervi una lettera, e non per una loro gentilezza
nei miei confronti, ma solo per i loro piani. Mi hanno detto di scrivere quello
che voglio, ma che una parte deve essere dedicata al ricatto.. Vi dico solo che
ho avuto una visione, e amore mio, ti amo troppo per vederti morire senza
provare il tutto per tutto per cambiare il macabro futuro. Vi prego, pensate
prima a voi, famiglia cara, che a me. A te, luce della mia vita, non sto
nemmeno a dirtelo, perché tanto so già che ti precipiterai qui da me. Ho
fallito, ma morire avendo provato a salvarti, allieta ogni morte.
Sono
stata rapita da Stephan e Vladimir. Vi ricordate di loro? Non mi faranno del male.
Vogliono solo i Volturi: non tutti, solo Aro,Caius e Marcus. Dobbiamo incontrarci
tra due settimane alla radura, la stessa dove avete trovato il foglio. Vi starete
chiedendo il perché. Mille e cinquecento anni fa, circa, i Volturi cacciarono
il clan dei rumeni per prendere il potere su tutto il mondo. I rumeni
combatterono fino all’ultimo, ma furono sterminati. Sopravvissero solo Vladimir
e Stephan. Ora loro rivendicano il loro antico potere. Badate bene, non sono
degli sprovveduti, hanno il loro esercito, che con loro vuole i Volturi morti. Inutile
dirvi di ragionare e di evitare lo scontro trattando questo potere. Aro, Caius,
Marcus….vi supplico, rinunciate al vostro potere e avrete salva la vita. Se non
rinunciate ci andrebbe di mezzo il mio e il vostro clan. Vi supplico.
Con
affetto, Alice
Jasper…..Ti
amo.
Vi
voglio bene, a tutti.”
Finito di leggere, piombò un
silenzio spettrale intorno al tavolo. Dopo pochi secondi, fu rotto da zio
Jasper che uscì in giardino… il tutto seguito dal suo urlo di dolore.