Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: Io_amo_Freezer    20/08/2016    0 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si diresse in mensa, sorridente come al solito. Prese un vassoio e osservò le prelibatezze che servivano, leccandosi i baffi. Ma non potendo spendere tutti i soldi che si era portato dietro decise di prendere un semplice panino con prosciutto, insalata e maionese, ed una coca. Gettò uno sguardo fugace a tutti i ragazzi che ridevano e scherzavano tra loro, mentre si gustavano il loro pasto e, contrariamente al suo carattere che sembrava essere sociale e amichevole, si andò a sedere lontano da tutti, da solo.
In realtà, voleva tanto sedersi insieme ad altri ragazzi, ma la giornata in classe non era stata delle migliori, o, almeno non era come se lo aspettava, e non voleva rivivere la stessa situazione, ancora. Era stato gentile e scherzoso come al solito, ma, invece di fare amicizia, lo avevano deriso, e dei bulli gli avano fatto, non poco male. Non si era lamentato con nessuno, tanto meno con il professore. Se lo avesse fatto, avrebbe solo attirato di più l'ira dei bulli che lo avrebbero preso sotto tiro, appena il docente se ne fosse andato. Sospirò, gettando uno sguardo all'enorme livido sul braccio, affianco a tanti altri tagli e segni. Infondo era abituato al dolore, ci aveva convissuto per tanti anni, e continuava a conviverci, non sarebbe stata una tragedia dover sopportare dei bulli; doveva solo non pensarci e resiste, come sempre. Se era lì lo doveva soprattutto ad una persona, e non avrebbe sprecato la sua fiducia e quell'opportunità che lei gli aveva, così gentilmente donato. Abbassò la manica della maglia gialla, coprendo i segni ben visibili e tornando al suo cibo. Lo mangiava con lo sguardo per quanto l'aspetto fosse delizioso e invitante, ma poi, i suoi occhi caddero su tre ragazzi, quelli che aveva conosciuto; Raph e Leo che si erano seduti ad un tavolo poco distante, insieme ad un'altro loro coetaneo che parlavano. Lo studiò, incuriosito, forse lo avevano conosciuto oggi, o già lo conoscevano, ma poco importava. Anche se desiderava stare con loro. In quel poco che gli aveva conosciuti, si erano comportati così gentilmente che, un po' gli si era affezionato. Con Raph non aveva avuto l'onore di parlarci molto, ma gli era stranamente simpatico. Continuò a guardarli mentre ridevano, non si erano nemmeno accorti di lui, ma, infondo non gli biasimava, era sempre stato bravo ad essere invisibile. Decise di non pensarci, preferendo sbrigarsi prima che la ricreazione finisse, così afferrò il panino con ingordigia e desiderio. Stava per addentarlo, ma, con una velocità inaudita si ritrovò col sedere a terra, insieme alla sedia di metallo, spintonato da una mano appartenente ad una persona fin troppo conosciuta. Avvertì tutti gli sguardi su di sé, attirati dal suono sordo che aveva causato la caduta della sedia e tentennò, temendo quello che sarebbe successo, mentre una stretta al cuore gli opprimette il petto. Non voleva essere ridicolizzato ancora, non davanti a tutta la scuola, non davanti ai tre ragazzi che avevano smesso di mangiare e, ora lo stavano osservando incuriositi e preoccupati. Gettò lo sguardo su Drek, il bullo che lo aveva picchiato prima, in classe, mentre si chinava su di lui per ghignargli dritto in faccia e sputargli addosso tutta la sua crudeltà.
-Grazie per lo spuntino, perdente.- gli sussurrò velenoso, marcando l'ultima parola, e ridendo cupo, per poi sedersi al posto dove prima c'era lui, seguito dai suoi coetanei.
Capendo che non avrebbe potuto più mangiare, essendo che non aveva altri soldi per pagare; avendoli lasciati nella valigia, e anche perché Drak, non gli e lo avrebbe di certo permesso si alzò di scatto, recandosi verso l'uscita con passo svelto, mentre sentiva gli occhi pizzicare, sotto le risate generali dei ragazzi che lo indicavano, prendendolo in giro. Udì distintamente, tra tutto quel chiasso dei richiami, qualcuno che chiamava il suo nome frenetico e, al tempo stesso preoccupato, ma preferì recarsi il più velocemente possibile verso la prossima classe, pregando che finisse in fretta tutto quel supplizio, volendo tornare nell'appartamento, anche se ci sarebbe stato quel Raphael non gli importava. Si sarebbe chiuso in bagno, si sarebbe tagliato come sempre e poi avrebbe mascherato la sua infelicità con quel sorriso. Quello stupido sorriso che era diventato la sua condanna ormai. Osservò, a capo chino le sue gambe che sfrecciarono veloci fino in classe. Gettò un fugace sguardo intorno, guardando i pochi ragazzi raggruppati da un parte, appoggiati ai banchi, e si sedette, il più lontano possibile da sguardi indiscreti, aspettando, con ansia che giungessero tutti, compreso il prof. Non resisteva, doveva avvertire il sangue che scivolava lentamente dalla sua pelle, doveva avvertirlo per sentirsi meglio. Faceva male, tanto; lo distruggeva, ma allo stesso modo lo appagava, era un controsenso, era vero, però era così, e basta. Era solo questo il modo per continuare, per sopravvivere.
Finite tutte le ore, finalmente corse fuori, giungendo il più velocemente possibile nell'appartamento. Non resisteva più, se non si sarebbe tagliato sarebbe esploso. Doveva sfogarsi, doveva poter controllare, interrompere quel dolore mentale, insostenibile che lo straziava, distruggendolo. Prese velocemente la chiave dalla tasca, rischiando anche di farla cadere, mentre cercava, tra le tante che aveva quella giusta da poter inserire nella porta. La mise con furia nella serratura, girandola con foga per aprirla, e, finalmente entrò. Per fortuna, constatò che Raph non ci fosse, così si tuffò in bagno, gettando il quaderno e la matita, con gli appunti presi, sopra il letto ancora disfatto. 
Si sentiva così oppresso, era diventato schiavo di quella lama, ma non poteva farci niente. Lo rendeva schiavo, ma anche libero. Ma era l'unico modo per vivere, o, il dolore lo avrebbe divorato dall'interno. Aprì il suo borsellino, con dentro dentifricio, spazzolino e tutto il necessario. Si soffermò sulla forbice, prendendola delicatamente ed iniziando il suo accurato lavoro, tracciando la lama come una penna avrebbe fatto su un foglio di carta.
Sospirò, alzando lo sguardo al cielo per la goduria, mentre alcune lacrime scivolavano sul suo viso. Almeno adesso si sentiva, riusciva a sentire di essere vivo. Poteva percepire tutte le sue emozioni che non era mai riuscito a tollerare dentro di sé: tristezza, frustrazione, vergogna, solitudine, rabbia, fuoriuscire fuori dai tagli che si procurava, dandogli sollievo. Si era sempre odiato per ciò che era, perché lui rappresentava solamente un difetto. Era inutile, e doveva, in qualche modo pagare per questo. I tagli erano una punizione, ma, al tempo stesso erano un piacere immenso che scorreva dentro di sé, rendendolo, in parte libero.
Sentendo la porta principale aprirsi, sobbalzò. Raph era di certo tornato, ma non doveva sapere del suo segreto. Era solo suo, e nessuno poteva intromettersi. Osservò il lavandino pieno di macchie cremisi, e aprì il rubinetto, pulendolo velocemente. Posò la forbice, ancora intrisa del suo sangue, dentro il borsellino certo che il rosso non sarebbe mai andato a rovistare nella sua roba. Prendendo un paio di fazzoletti si pulì il sangue gocciolante dal braccio, e quando fu sicuro che si fosse seccato, gettò la carta usata nel WC, buttando poi l'acqua. Prese un profondo respiro, osservando i nuovi tagli si sentì uno schifo, ma poi, abbassando le maniche e mettendosi addosso di nuovo la maschera; quel sorriso, con un'innato coraggio uscì dal bagno. 
-Ehi, ciao!- lo salutò Leo. Rimase un po' interdetto della sua presenza, ma gli sorrise sincero, sedendosi sul letto a gambe incrociate, come se non fosse successo niente, ed infatti era così. Se se lo ripeteva, forse poteva convincersene perfino lui.
-Ciao. Come mai qui?- domandò, osservando poi un ragazzo nuovo, quello che aveva intravisto in mensa, insieme a loro che si sedette sulla sedia, accanto alla scrivania, dove, Raph aveva poggiato i suoi appunti.
-Piacere, Donatello Gift. Beh, siamo venuti, sia per fare i compiti e sia per farti compagnia. Abbiamo visto quello che ti ha fatto Drake..- spiegò con un mezzo sorriso, mentre apriva il libro con i compiti da fare. Quelle parole fecero rabbuiare il biondo che si morse il labbro inferiore, cercando di non pensare all'accaduto, inspirando profondamente dal naso. Almeno aveva capito chi erano le persone che lo avevano chiamato, prima, in mensa. 
-Grazie.- sussurrò, mentre Leo, seduto sul letto del biondo, accanto a lui, gli accarezzò i capelli, facendogli tornare il sorriso, mentre gli porse un panino con prosciutto, insalata e maionese, ancora incartato. I suoi occhi azzurri brillarono, prendendolo con un po' di esitazione e, appena lo scartò dalla carta stagnola, iniziò a gustarlo avidamente, sotto lo sguardo divertito dei tre.
-Dovevi vedere Raph. Appena te ne sei andato, vedendo come tutti ridevano e andato a dirgliene quattro. E per "dirgliene quattro", intendo che gli ha dato una bella lezione.- affermò il viola, cercando di rasserenarlo, mentre indicava il focoso; disteso sul letto, con un ginocchio alzato. Infondo, anche lui sapeva come era essere preso sotto tiro dai bulli.
Michelangelo gettò lo sguardo verso il rosso, spaparanzato sopra le coperte che osservava il soffitto, indifferente. Sbatté le palpebre, incredulo. Davvero aveva fatto questo, per lui? Non riusciva a crederci. Rimase basito, non capendo il gesto, ma poi, grato, con un mezzo sorriso affermò:-Grazie.- 
Ci furono istanti di silenzio, ma alla fine si udì un flebile "prego". Il suo sorriso si allargò, mentre prese il suo quaderno, per vedere cosa avesse da studiare, oltre che ripassare gli appunti. Imitato dagli altri, tranne da Raph che preferì riposarsi un po', prima di iniziare a fare i compiti.
-Dì un po', ma quanti anni hai?- osò chiedere, ad un certo punto, Leo al biondo, facendo voltare tutti. In effetti, se lo stavano chiedendo da un po'. Erano tutti diciottenni o più, lì; supponevano lo fosse anche Mikey, ma sembrava più piccolo rispetto a loro.
-Perché?- chiese, non capendo il motivo di quella domanda, mentre aveva tutti gli occhi puntati su di sé, e questo, non gli era mai piaciuto. Gli riportava alla mente sgraditi ricordi, come i suoi compagni di classe che lo prendevano in giro, ridendo di lui, o quando era a casa e i suoi genitori lo osservavano delusi, gridandogli contro, maltrattandolo e ferendolo, sia mentalmente che fisicamente. Scacciò con ferocia quei pensieri, avvertendo gli occhi pizzicare e la gola secca. Non poteva piangere, non davanti a loro.
-Io ne ho venti, mentre Raph diciannove e Donnie diciotto. Tu, però non sembri uno della nostra età. O, al massimo non sembri uno sulla fascia di età dei maggiorenni.- spiegò, osservandolo curioso, esternando i suoi pensieri, non notando gli occhi, lievemente lucidi del ragazzo che abbassò lo sguardo sul suo quaderno, per non farsi scoprire.
-Sì, in effetti, ne ho quattordici.- affermò, cercando di avere la voce più ferma e normale possibile, forzando un sorriso, mentre prese una penna e il libro di matematica per iniziare a fare gli esercizi. I tre, per quella notizia rimasero increduli, non facendo peso sull'atteggiamento strano del ragazzo; perfino Raph sì alzò con il busto per quella affermazione.
-Ma come è possibile che sei già al collage?- domandò il rosso, mettendosi seduto sull'estremità del letto, mentre Leo e Donnie rimasero in silenzio, osservandolo ad occhi sbarrati, in attesa della risposta
-Beh.. Non è necessario essere maggiorenni per andare al collage. Basta il diploma, e io c'è l'ho.- spiegò, alzando il capo quando la sensazione amara del pianto svanì, mentre gli osservava incuriosito, tenendo la penna vicino all'angolo della bocca, mentre con la mano destra teneva il quaderno.
-Tu sei uno di quei bambini dotati che avendo raggiunto precocemente il traguardo del diploma, possono iscriversi già al college?- domandò velocemente, il genio, sgranando, se possibile, ancora di più gli occhi, non essendo mai incappato in un'incontro simile.
-Ehi! Non sono un bambino!- protestò lui, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio, come avrebbe, effettivamente fatto un bambino, ma almeno si sentì già meglio, abbandonando i ricordi del passato.
-Beh, per noi lo sei. Siamo tutti maggiorenni tranne te.- ironizzò il rosso, ghignando e mettendosi seduto, decidendo di iniziare anche lui a lavorare per non trovarsi impreparato e, per togliersi quei pochi compiti che aveva.
-Allora voi siete dei vecchi, per me!- controbatté per poi scoppiare a ridere, ma smise vedendo il rosso alzarsi e avanzare minaccioso verso di lui, con uno strano ghigno, mentre le sue iridi verdastre luccicarono sinistri, evidentemente offeso. 
Mikey si nascose dietro Leo, il quale osservò in tono di rimprovero il rosso, ma quello gli fece l'occhiolino, e allora, con un po' di esitazione lo lasciò fare, mentre Donnie, rimasto in disparte non capì cosa succedeva, così gli osservò interrogativo. Sorrise, vedendo Raph prendere Mikey, avvolgendo il braccio attorno al suo collo, e, sfregando energicamente le nocche sul suo capo. Per un'attimo, Mikey era rimasto paralizzato dalla paura, smettendo anche di respirare, temendo che stesse per picchiarlo, facendo riemergere in lui ancora quei dolorosi ricordi, ma appena si sentì sfregare energicamente il capo, sospirò, mettendosi a ridere quando l'azzurro iniziò a fargli il solletico, mentre si unì anche il viola.
-Okay, okay.. Basta, basta!- disse frenetico, dimenandosi per cercare di fuggire, ma era bloccato da Raph. Alla fine, però, un po' controvoglia smisero, tornando all'amaro studio
-Se vuoi ti posso aiutare, sai?- disse Donnie, ad un tratto che si era seduto accanto a Leo e a Mikey, rimasto disteso, mentre riprendeva fiato per riprendersi. Osservò il soffitto, non si era mai sentito così, e non sapeva descrivere quella sensazione, ma era davvero bella. Però non doveva abituarsi troppo, alla fine anche loro lo avrebbero tradito, lasciato, ferito ancora. Si riprese, cercando di distogliere la mente da quei pensieri, concentrandosi sulla frase di Donnie.
-Davvero?- domandò sorridendo, osservandolo di sottecchi prima di rimettersi seduto a gambe incrociate, mentre Raph tornò a sedersi nel letto con un sorriso sul volto, divertito da quei ragazzi che aveva, da poco conosciuto, ma con cui aveva già stretto un forte legame. E tutto ciò era inaspettato per un'introverso come lui.
-Certamente! Infondo, abbiamo, più o meno gli stessi corsi da ciò che ho visto. A parte per storia, italiano e matematica e qualche altro.- affermò pensieroso, osservando il diretto interessato che lo abbracciò forte, contento di quella notizia. Il college era duro, e credeva di non farcela, ma con l'aiuto di Donnie si sentiva già più sicuro, credendo che, con l'aiuto di un ragazzo più grande e con più conoscenze avrebbe avuto più speranze.
-Con questi ultimi tre, ci sono io insieme a te.- si fece avanti Leo che si portò una mano sul mento, pensieroso, sperando di non sbagliarsi, ma poi accennò ad un sì, convinto, ricordandosi bene. -E con queste ti aiuto io.- affermò poi, strizzando un'occhio, mentre lui li ringraziò di cuore, troppo felice di poter studiare meglio e in compagnia.
-In educazione fisica, invece ci siamo tutti.- constatò Raph, posando la penna sopra il quaderno dove aveva già iniziato a fare delle equazioni, seduto sul letto, e sbuffando. Con loro era difficile concentrarsi per studiare, ma non gli dispiaceva la loro compagnia, e non voleva rinunciarci.
-Ma non è una materia difficile. Non si fa niente, se non allenarsi a correre o chissà ché.- protestò il viola, mentre il rosso se la rise, poggiando i gomiti sui ginocchi piegati, lasciando penzolare le mani.
-Cos'è, non ti piace la ginnastica?- chiese, alzandosi di nuovo per avvicinarsi al trio.
-No, tutt'altro. Un po' di allenamenti giovano al corpo, ma anche alla mente. E poi io pratico il ninjustu.- commentò, sorridendo fiero, portandosi una mano al petto come orgoglioso di ciò.
-Anche tu?- domandò incredulo Leo, mentre tutti si voltarono nella sua direzione, osservandolo scettici, non aspettandoselo. Sorrise, ricordandosi i primi giorni in cui aveva visto suo padre; maestro di ninjutsu, praticarlo. Aveva voluto impararlo per renderlo fiero di lui, e si era allenato molto duramente, col suo aiuto per eccellere e mirare sempre al meglio. Ed era riuscito a renderlo fiero quando decise di usare quella tecnica per il bene, combattendo il crimine. Anche se, ora doveva dedicarsi al college.
-Come, anche tu?- chiese di rimando il genio, rimanendo un'attimo basito. Lui aveva praticato ninjutsu per imparare a difendersi dai bulli, ma non amava molto la lotta, preferendo di gran lunga la pace e la tranquillità, ed era per questo che, anche se poteva preferiva subire che combattere, finché non si travestiva da ninja a tutti gli effetti, salvando, quando c'è ne era bisogno, le persone in difficoltà.
-Io dovrei dire "anche tu?"! Possibile che pratichiate la stessa arte marziale che pratico io?- ironizzò il rosso, incrociando le braccia al petto. Lui amava lottare, sfogare la sua rabbia su un box, o su dei brutti ceffi e malviventi. Anche se preferiva il wrestling, aveva scelto la via del ninja, così per poter aiutare gli altri e praticare l'arte dell'eroe solitario. In sincronia, i tre si voltarono verso il più piccolo, aspettandosi che, anche lui dicesse di praticarla, ma, Mikey li fissò interrogativo finché non capì a cosa alludevano.
-No, io non pratico questo ninjuku..- rispose piano, cercando di ricordarsi l'esatta pronuncia, anche se mentiva. L'aveva praticata di nascosto tanto tempo fa, pensando di poter usarla come arma contro i nemici, ma poi aveva rinunciato, preferendo usare quell'arte per rubare, ma non volle parlarne, specialmente non con loro. Se avrebbero scoperto che, lui fosse un malvivente non lo avrebbero più frequentato, e non voleva questo per ora.
-Ninjutsu.- lo corresse Leo, ridendo, prima di osservare il suo quaderno, ancora bianco -Beh, forse è meglio studiare. Sono pochi i compiti, li finiremo subito. Così potremo andare alla festa senza pensieri.- affermò, venendo concordato da tutti, che annuirono, tranne il biondo che fece mente locale, ma, non ricordandosi di nessuna festa, preferì chiedere.
-Che festa?- domandò, completamente all'oscuro, mentre loro lo osservarono sorridendo. Si stavano comportando come tre fratelli maggiori, ma non dispiaceva a nessuno di loro questo fatto. Erano felici con quella piccola peste.
-Hanno organizzato una festa per festeggiare l'inizio dell'anno scolastico, ma tu non puoi venire. E' solo per maggiorenni.- spiegò Donnie con un mezzo sorriso, facendo vacillare la felicità del biondo, mentre Raph gli scompigliò scherzosamente i capelli.
-Uff.. Però, solo voi sapete che non sono maggiorenne, quindi posso venire!- esultò il piccolo, ridendo. Era curioso, voleva sapere come fosse una festa. Non c'era mai stato, infondo. 
-Mi dispiace, ma andremo in una discoteca, e lì vendono troppi alcolici. Non possiamo permettertelo.- protestò il rosso, tornando a sfregare le sue nocche sul suo capo, mentre Mikey protestava, tra le risa dei tre ragazzi.
-Okay, okay, non vengo!- cedette, infine, in modo che Raph lo lasciasse andare. Tornò a distendersi, sbuffando, mentre Donnie riprese il suo quaderno, imitato dagli altri. Mikey allora sorrise, alzandosi e facendo posto ai ragazzi, in modo che potessero sedersi tutti, per fare i compiti insieme.
  
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