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Autore: HikariMoon    20/08/2016    3 recensioni
VERSIONE RISCRITTA
Sono passati quattro anni dal ritorno dei Maestri della Luce dal futuro. Quattro anni in cui Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo hanno cercato di riprendere le fila della propria vita.
Ma è arrivato il momento che i Guerrieri di Gran RoRo tornino a combattere per i sei mondi. Guidati da una verde farfalla i quattro si ritroveranno finalmente catapultati a Gran RoRo. E ad attenderli ci saranno vecchi amici e una misteriosa ragazza.
Ben presto, si renderanno conto di come il mondo che hanno lasciato non sia più lo stesso e che molte cose non potranno più essere come prima.
Una nuova battaglia sta per iniziare, ma prima scopriranno che un’altra missione li attende: salvare una vecchia amica.
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Kenzo Hyoudo, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 3

Elisabeth continuava a camminare avanti e indietro per il salotto. Ogni pochi secondi il suo sguardo cadeva sul cellulare, stretto in mano.

Sapeva di star esagerando. Altre volte Yuuki era rimasto fino a tardi con gli amici, qualche volta cenava anche con loro. Ma questo non riusciva a tranquillizzarla.

Se gli fosse successo qualcosa? Se fosse successo qualcosa a tutti i Maestri della Luce? Potevano essere stati scoperti da chi aveva cercato di uccidere Yuuki cinque anni prima! Potevano essere stati rapiti. O peggio…

La ragazza gettò il cellulare in un angolo del divano e si sedette dal lato opposto, la testa tra le mani. Era da quella mattina che aveva una strana sensazione. Quasi un presagio. Non ci aveva pensato molto, ma ora cominciava a credere di aver sbagliato a non parlarne con Yuuki. Alzò lo sguardo.

Squilla.

Se solo fosse dipeso da quell’ammasso di circuiti.

Lentamente, riprese il cellulare e riprovò a chiamarlo un’altra volta. Quasi non si sorprese quando squillò a vuoto.

Stava per rilanciarlo contro i cuscini, ma si accorse di una notifica nella sua casella di posta elettronica.

Era di Yuuki.

Aggrottò la fronte. Perché le aveva inviato un’email? Un messaggio era decisamente più semplice.

Allungò il dito per aprire la busta digitale. Una soffusa luce verde apparve sullo schermo. Si fermò e sbattè le palpebre. Alzò lo sguardo e vide volteggiare davanti a sé una piccola farfalla.

Una farfalla verde. Luminosa. Cominciava a credere di essere veramente esaurita.

Ignaro del suo turbamento, l’insetto si diresse verso la finestra seguito a ruota da una perplessa Elisabeth. Si fermò di scatto. Per un attimo aveva creduto di intravedere una ragazza al posto della farfalla. Una ragazza mostruosamente simile a Kajitsu Momose. Ma non era possibile.

La farfalla continuava a volteggiare, ora ad un ritmo diverso. Più frenetico, meno aggraziato. Fosse stata una persona, Elisabeth avrebbe detto che era stizzita o nel pieno di un attacco di panico. Dopo qualche volteggio insicuro, l’insetto tornò verso di lei.

“Gran RoRo– ”

Elisabeth arretrò di scatto e si guardò attorno. Era sola in quella stanza. Le farfalle non parlavano. Non poteva essere stato l’insetto. La ragazza tornò a voltarsi ma la farfalla davanti di lei si dissolse in scintille verdi.

Che cosa diamine era successo? Non riusciva a crederci. Forse presto si sarebbe svegliata e si sarebbe accorta che quei pochi folli minuti erano solo un sogno. Prima l’email di Yuuki, poi…

Tornò a guardare il messaggio ancora chiuso. Che le due cose fossero collegate? Ancora scossa e confusa, Elisabeth si rimise a sedere sulla poltrona. Tenendo il cellulare stretto in mano, prese un respiro e aprì il messaggio.

“Elisabeth,
se stai leggendo questa email significa che sono tornato a Gran RoRo. Oppure tu e Mai vi state divertendo ad hackerare il mio account…”

Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Allora era vero. I Maestri della Luce erano tornati a Gran RoRo. Non poté evitare, davanti a quella consapevolezza, di sentirsi triste. Aveva sempre sperato che un giorno avrebbe visto anche lei il Mondo Altrove.

Non era sicura di poter mai avere il coraggio di lasciare la sua vita alle spalle, ma era sempre stato divertente immaginarlo. Senza contare il pensiero di fare un vero duello.

Il suo sorriso vacillò. Yuuki le sarebbe mancato. I loro duelli, le chiacchiere durante i pasti. E le sarebbe mancata Mai, un’amica trovata nel luogo più inatteso.

“Buona fortuna Yuuki.” Si obbligò a sorridere ancora. Doveva essere felice per loro. “Buona fortuna Maestri della Luce.”

E si rimise a leggere la continuazione dell’email, ma incapace di smettere di pensare che sarebbe stato bello se, anche lei, fosse stata un Maestro della Luce.

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Aprirono gli occhi. Davanti a loro c’era una distesa di alberi. Oltre ad essi, si intravedevano rilievi montuosi color rosso-marrone. A Hideto ricordarono l’Australia e il Gran Canyon.

Istintivamente, alzarono lo sguardo verso l’alto e, oltre le chiome verdi, videro il cielo azzurro. Un cielo luminoso anche se privo di sole.

Dentro di loro, stavano scoppiando dalla gioia. All’esterno, facevano fatica a muoversi perché era veramente difficile credere che dopo tutto quel tempo fossero veramente lì. Erano tornati a Gran RoRo. Quei luoghi, soprattutto a Hideto, erano incredibilmente familiari. Li aveva percorsi per un po’ di tempo con quella banda di ladruncoli. Fortunatamente poi aveva incontrato Dan e Clarky.

“Non vorrei sbagliarmi, ma questo posto –”

Non riuscì a finire. Mai lo abbracciò di slancio, seguita a ruota da Kenzo. Insieme scoppiarono a ridere, quasi si misero a saltare sul posto. Dopo un attimo, Mai strattonò anche Yuuki nell’abbraccio di gruppo. E non importava se il Guerriero Bianco non apprezzava molto le manifestazioni di affetto così plateali. Erano a Gran RoRo.

Sapevano che non sarebbe stato facile. Ma insieme e con Battle Spirits avrebbero fatto del loro meglio.

Si separarono e tornarono a cercare un punto di riferimento qualsiasi.

“Siamo senza dubbio in una delle aree del Regno di Rubino.”

Kenzo annuì alle parole di Yuuki e continuò a fissare il sentiero tracciato sotto i loro piedi. Partiva dal nulla e finiva nel niente. Non che ci fosse da sorprendersi che quel luogo fosse poco trafficato. Il regno di Rubino era il meno popolato e i villaggi si concentravano soprattutto vicino ai corsi d’acqua.

Mai si sistemò meglio la borsa sulla spalla, rimpiangendo di essere andata in spiaggia e di ritrovarsi ora con un paio di infradito, per di più già messo a dura prova dalla corsa in città. “Che si fa?”

Hideto si dondolò sui piedi, senza sapere bene cosa rispondere. Fu allora che notò qualcosa. Scrutando in quella direzione, intravide quello che sembrava un edificio.

“Lì c’è qualcosa!”

Senza esitare, si diressero verso il punto indicato. L’edificio non era altro che una baracca pericolante circondata da alberi divelti o anneriti. Dietro, la parte rocciosa mostrava chiari segni di frana. Nell’insieme, lo stato pietoso della casa era ben giustificato. I vetri erano rotti, una parte del tetto era crollata per il peso delle macerie e buona parte delle assi era annerita dalle fiamme. Non c’era da sorprendersi che fosse abbandonata da così tanto tempo.

Hideto si fermò a quella che sembrava l’entrata e si rese conto che l’interno, se possibile, era in condizioni ancora peggiori. Vetri rotti e legni anneriti si mischiavano ai frammenti di roccia, il tutto sovrastato da quelli che, con molta fantasia, si poteva intuire essere i resti di un piano superiore e del tetto.

Quando il Guerriero Blu tornò a voltarsi verso gli amici, si accorse che Kenzo aveva trovato una specie d’insegna semi sepolta da terra ed erba. Lui e Mai stavano cercando di ripulirla. Un attimo dopo, i due trasalirono. La ragazza si voltò verso di lui.

“Era uno dei ritrovi per duellanti di Battle Spirits.”

Tutti spostarono di nuovo lo sguardo sui legni sconnessi e anneriti.

“Perché l’hanno lasciata andare in rovina in questo modo?”

Nessuno di loro sapeva cosa rispondere alla domanda di Kenzo. Yuuki, nel frattempo, aveva cercato di capire perché quel luogo gli sembrasse così familiare. Provò ad immaginare come potesse essere stato e i ricordi affiorarono nella sua mente.

L’oste alzò lo sguardo, curioso di sapere chi si avventurasse per i boschi in prossimità del tramonto. Tra soldati e briganti, c’erano pochi pronti a correre il rischio. Era un ragazzo. Decisamente non del regno e decisamente qualcuno d’importante, visto com’era vestito.

“Cosa posso fare per voi?”

Il ragazzo si limitò a posare una carta sul bancone, spingendola verso di lui. Il granroriano la prese e non poté evitare di sgranare gli occhi. Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio. Era una carta rara, soprattutto in quelle zone. Pochi l’avrebbero maneggiata con così tanta disinvoltura. Dopotutto, per avere carte così rare dovevi andare nei centri maggiori o in un altro regno: due eventualità altrettanto rare per gli abitanti del regno rosso. E quelli erano solo i modi onesti per ottenerla…

“Interessante. Cosa dovrei farmene?”

Il ragazzo si allontanò verso la porta. Dopo pochi passi, tornò a fissarlo.

“Consegnatela ad un ragazzo che presto passerà di qua. È il Guerriero rosso.”

L’oste faticò a non guardarlo come se fosse pazzo. Tutti sapevano che i Maestri della Luce erano una leggenda. Certo, c’era qualche avventore che affermava di averne incontrato uno qualche decina di anni prima. E, poi, c’era Magisa. Sempre pronta a riempirgli la testa di vecchie leggende e a confermargli la loro esistenza. Dovevano bazzicare altri regni però: lui, in tutti i suoi anni di vita, non ne aveva mai visto nessuno.

“Come dovrei riconoscerlo? E se mi chiede chi gliel’ha lasciata?” Non fosse venuto nessuno, poteva sempre venderla e ricavarne un piccolo gruzzoletto.

“Lo riconoscerete, fidatevi. Il resto non è un problema che vi riguarda.”

Tornò ad avviarsi verso l’uscita e si fermò sulla porta.

“Un’ultima cosa. Vi consiglio di fare come vi ho detto. Ingannatemi e io verrò a saperlo.”

Un brivido corse su per la schiena dell’oste. Yuuki uscì dalla locanda e si avviò con passo rapido verso una radura poco distante, incurante delle tenebre che si allungavano tra gli alberi.

Ad attenderlo, c’era una ragazzina di qualche anno più giovane di lui, tranquillamente seduta su di un tronco. Non appena lui comparve, si alzò sorridendo.

“Yuuki, fratello mio.”

Con pochi passi, la affiancò. “Tutto procede secondo i nostri piani, Kajitsu. Non resta che attendere il suo arrivo.”

Il ragazzo osservò le ombre sempre più veloci del crepuscolo. Porse un braccio alla sorella e le sorrise.

“Si è fatto tardi. Torniamo a casa, sorellina.”

Kajitsu annuì e posò la mano sul suo braccio. Un attimo dopo, i due furono avvolti da uno sciame di farfalle e scomparvero senza lasciare alcuna traccia della loro presenza.

Yuuki si voltò verso la direzione in cui si intravedeva ancora il deserto. Poco lontano da lì aveva affrontato Dan. Quel giorno, non si sarebbe mai aspettato che lui sarebbe diventato il suo primo vero amico. Ma non poteva farsi distrarre dalla nostalgia.

Kenzo posò a terra l’insegna. “Quanto mi piacerebbe ci fosse qualcuno da queste parti. Avrei un sacco di domande da fargli.”

“Io non vedo nessuno a cui farle. Ma se hai imparato a parlare con le piante…”

Il ragazzino guardò Hideto di traverso, che faticava a trattenere una risata. Aprì, bocca per rispondergli per le rime ma la voce di Yuuki lo interruppe. In quegli anni, Mai e Yuuki erano diventati bravissimi a percepire le avvisaglie di quelli che potevano diventare interminabili battibecchi tra i due e riuscivano quasi sempre a spegnere il fuoco sul nascere.

“Conosco questa zona. Dovremo camminare per un po’ prima di trovare qualche luogo abitato.”

Non si poteva dire che quell’idea andasse a genio a qualcuno di loro. Ma sapevano di non avere molta scelta. Si incamminarono così verso l’interno del bosco, in cerca di un sentiero qualunque. Sembrava un’idea di certo migliore che mettersi a vagare nel deserto. Dovevano pur in qualche modo racimolare qualche notizia sulla situazione di Gran RoRo, visto che Magisa aveva pensato bene di non presentarsi.

Camminavano in silenzio, nessuno avrebbe ben saputo cosa dire e, dopotutto, ognuno doveva ancora fare i conti con l’ondata di emozioni che tornare a Gran RoRo aveva provocato. Almeno il fatto di aver avvisato le loro famiglie li rassicurava. Non avrebbero mai voluto perdere il rapporto con loro, così faticosamente ritrovato.

I quattro si fermarono di colpo e cercarono di individuare la direzione di un fioco rombo, debole ma perfettamente udibile. Non ci volle molto che crescesse sufficientemente d’intensità per capire cosa fosse: un’astronave.

Fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo. Un’astronave passò sopra di loro, sollevando polvere e foglie che turbinarono attorno a loro.

Mai si sentì mancare il respiro. L’avrebbe riconosciuta tra mille: era la sua bellissima Limoviole.

Il gruppo la seguì con lo sguardo mentre rallentava e si abbassava oltre agli alberi. La cromatura viola si intravedeva tra gli alberi e anche gli altri arrivarono alla stessa conclusione di Mai.

“Andiamo!” La ragazza non aspettò neppure la loro risposta. Il suo entusiasmo era contagioso e anche gli altri si affrettarono a seguirla.

“E se è una trappola?”

Mai cercò di scacciare quel pensiero. Non voleva neppure presupporre che, anche a Serjou, potesse essere successo qualcosa. Non dopo Dan e Clarky.

“Non lo sarà.” E voleva crederci con tutte le sue forze. “Non possiamo escludere che sia stata mandata da Magisa.”

Con il cuore in gola e mille domande, i quattro intravidero la radura in cui era atterrata l’astronave. E non ci fu più alcun dubbio che fosse la Limoviole.

Una volta raggiunto il limitare degli alberi, si fermarono. Sapevano che avanzare era troppo pericoloso. Negli alberi, almeno, avrebbero avuto qualche chance di scappare. Osservarono l’astronave e Mai strinse le mani sui manici della borsa. Erano fin troppo evidenti i graffi e i danni di armi da fuoco che martoriavano le fiancate.

Stong

Il gruppo sussultò, colto di sorpresa dal rumore del portellone che si abbassava, e si mise sulla difensiva. Pronti a scappare o ad estrarre i propri mazzi, sperando che funzionasse ancora a quel modo.

Dopo alcuni istanti lunghissimi, due persone apparvero e la prima fece comparire un enorme sorriso sul volto di Mai. I due ci misero pochi per accorgersi di loro.

“Maestri della Luce, sono onorato di potervi incontrare di nuovo.”

La Guerriero Viola non attese altro e percorse la distanza che li separava, gettandogli le braccia al collo. A Serjou, colto alla sprovvista, ci volle un attimo per ricambiare.

“Serjou, non sai quanto sono felice di vederti!” Mai si staccò da lui. Era a dir poco raggiante, facendo risaltare ancora di più la solita compostezza del granroriano.

“Sono lieto anch’io di vederla, Lady Viole, e di constatare che siete sempre più splendida.”

Hideto finse una tossita. “Ovviamente sono lieto di rivedere anche voi. È difficile trovare persone altrettanto speciali.”

“Se non vi dispiace, ci sarei anche io.”

I Maestri della Luce si ricordarono solo in quel momento che Serjou non era sceso da solo e la loro attenzione si concentrò sul secondo passeggero della Limoviole.

Era alto, ad occhio e croce superava di un buon palmo lo stesso Yuuki che era il più alto tra di loro. Ed era senza dubbio un abitante del villaggio Gurii, lo stesso di Zungurii: pelle ambrata, capelli castani, fisico robusto. A guardarlo, c’era qualcosa di familiare ma nessuno di loro riusciva a capire perché.

Il granroriano ridacchiò vedendo le loro espressioni confuse. “Non mi riconoscete?”

“No?” Kenzo aggrottò la fronte, gli sembrava di non star capendo qualcosa che sarebbe dovuto essere estremamente ovvio.

“Ammetto che sono cresciuto un po’. Zungurii, non ricordate?”

“ZUNGURII?”

Mai, Hideto e Kenzo erano letteralmente scioccati e anche leggermente imbarazzati di non essersi resi conto delle somiglianze. Solo Yuuki era riuscito a reagire meglio a quella rivelazione, l’unico tra di loro che conosceva un po’ meglio la peculiarità del tempo su Gran RoRo. Dopotutto, nessuno aveva dato loro la certezza che anche lì fossero trascorsi gli stessi anni della Terra.

Il granroriano scoppiò a ridere vedendo le loro espressioni. Non si era aspettato una simile reazione da loro, ma era alquanto soddisfacente. Probabilmente il loro primo viaggio non era bastato per permettere loro di afferrare il concetto di tempo su Gran RoRo.

“Cresciuto? Stentavamo a riconoscerti!” Kenzo sbottò irritato, più che altro con sé stesso per non essersi ricordato di come funzionasse Gran RoRo. Lo aveva anche studiato nel futuro.

Mai, assorbita la rivelazione, si voltò verso Serjou. “È stata Magisa a mandarvi? Quando possiamo incontrarla?”

Quella domanda attirò anche l’attenzione degli altri che mostrarono la stessa espressione carica di aspettativa delle ragazza. Serjou e Zungurii si scambiarono uno sguardo preoccupato e il secondo non riuscì a trattenere una leggera smorfia, un cenno inequivocabile che chiedeva a Serjou di prendersi quel compito.

“In un certo senso, possiamo dire che sia stata Maga Magisa a mandarci qui. Temo, però, di non sapervi dire quando potrete incontrarla. Ci sono molte cose che dovete sapere.”

A nessuno di loro sfuggì il tono grave del granroriano e questo non fece che aumentare le domande che affollavano la loro testa. Se era successo qualcosa a Magisa, che possedeva il Nucleo Progenitore, cosa si potevano aspettare?

“Che cosa è successo?” Kenzo non era sicuro di voler avere una risposta.

“Ogni vostra domanda avrà la sua risposta, ma non è questo il luogo adatto. M.A.I.A. aspetta solo che risaliamo per riattivare i motori.”

Mai alzò un sopracciglio. “Maia?”

“Esatto, Lady Viole. Multipurpose Advanced Intelligence Android. M.A.I.A.”

Kenzo si voltò di scatto verso Serjou, tanto che Hideto si sorprese che il collo dell’amico non si fosse spezzato con un sonoro crack.

“C’è un’intelligenza artificiale?” Il ragazzino stava letteralmente saltellando sui piedi e sembrava sul punto di fare una corsa per la Limoviole.

“È l’ultimo miglioramento apportato. È in grado di gestire in modo remoto tutti i sistemi dell’astronave, controllando in tempo reale i parametri e i possibili danni.”

La Guerriero Viola socchiuse gli occhi, incrociò le braccia e cominciò a tamburellare per terra con un piede. Riusciva davvero a incutere timore.

“Non mi sembri funzioni bene, allora. Potete spiegarmi come mai le fiancate della Limoviole assomigliano ad un colabrodo?”

Zungurii si passò una mano tra i capelli.

“Diciamo che non abbiamo avuto il tempo per sistemare i danni… dopo che voi ve ne siete andati, le cose hanno cominciato pian piano a complicarsi.”

Hideto sbuffò. Non che si aspettassero rose e fiori, ma la situazione che si stava delineando era sempre più fosca.

“Immagino che neanche di questo possiamo parlarne qui. Giusto?”

Un sottile ronzio sottolineò le sue ultime parole. Prima che uno di loro si potesse chiedere che cosa fosse, si parò loro davanti quello o quella che poteva essere soltanto che M.A.I.A. Era un piccolo robot, poco più grande di un pallone ma di forma più ovale e schiacciata. La superficie era viola metallizzata e le parti argentate e nere costituivano probabilmente i suoi sensori esterni. La parte anteriore aveva uno stretto display su cui erano visualizzate due macchie verde acqua che sembravano rappresentare due occhi. Macchie i cui pixel avevano reso l’espressione del robot piuttosto stizzita.

“I sensori a lungo raggio hanno individuato la presenza di un’astronave in avvicinamento.”

Kenzo, che in quegli anni aveva guadagnato qualche centimetro, si fiondò in avanti e afferrò l’androide tra le mani, ignorando completamente il suo possibile umore. Il Guerriero Verde sembrava un bambino la mattina di Natale che contemplava il regalo che sognava da mesi.

“Non ho mai visto una simile tecnologia! Sulla Terra siamo ancora ad anni luce di distanza!”

Il suddetto traguardo tecnico-scientifico cominciò ad emettere suoni e bip sempre più concitati, avvertimenti del suo crescente fastidio. Quando si rese conto che Kenzo li stava completamente ignorando, l’espressione dell’unità si trasformò in due macchie rosse oblique. Un secondo dopo, un flash di luce intensissimo abbagliò il ragazzino, che gridò e lasciò la presa. M.A.I.A., invece, prese a volare attorno al gruppo in modo quasi isterico emettendo suoni striduli.

“Forse avrei dovuto avvisarvi che M.A.I.A. è un’unità piuttosto suscettibile.”

Hideto, che si era avvicinato a Kenzo e stava cercando di capire se il robot fosse riuscito a provocare qualche danno, sgranò gli occhi e sbuffò.

“Magari avresti potuto.”

Serjou inclinò la testa. “Non immaginavo potesse presentarsi una simile situazione.”

Il Guerriero Verde, nel frattempo, stava cominciando a recuperare la vista. Nonostante vedesse il mondo attorno a lui ancora a macchie, la prima cosa che fece fu cercare con lo sguardo la forma del robot.

“Come cavolo ti è saltato in mente!”

M.A.I.A. virò bruscamente e si parò a pochi centimetri dal volto del ragazzino, costringendolo ad un istintivo passo indietro.

“Non sono un giocattolo ragazzino!”

Kenzo, sforzandosi di non farsi distrarre dal perfetto funzionamento del suo sintetizzatore vocale, strinse le labbra e i pugni, offeso dal sentirsi chiamare ragazzino da quello che non era che un ammasso di circuiti pre-programmato.

“Sono un MAESTRO DELLA LUCE, per tua informazione, mucchio di circuiti bruciacchiati!”

Non riuscì neppure a finire di parlare. Vide l’ombra dell’androide fiondarsi ad alta velocità verso di lui, accompagnato da un indistinguibile insieme di suoni. Poi sentì l’impatto con il suolo e per qualche istante vide nero.

“Kenzo!”

Mai e Hideto corsero subito ad inginocchiarsi verso di lui che si era portato le mani alla fronte. Il Guerriero Blu lo obbligò subito a guardarlo mettendogli tre dita davanti.

“Quante sono?”

Kenzo strizzò gli occhi e le fissò per qualche istante. “Tre?” E tirò su con il naso.

I due ragazzi accanto a lui tirarono un sospiro di sollievo, ma si ripromisero che la situazione doveva essere sistemata. Questa volta Kenzo se la sarebbe cavata con un bel bernoccolo e un gran mal di testa, ma non poteva rischiare che il robottino, piccolo e decisamente letale, provocasse danni peggiori.

Il suddetto robottino, intanto, sembrò aver sbollito la rabbia e si voltò come se niente fosse verso Serjou.

“L’astronave è sempre più vicina. Richiesta conferma per manovra di allontanamento.”

Zungurii, anche lui sollevato di vedere Kenzo rialzarsi aiutato da Hideto, accennò verso l’astronave. “Saliamo?”

Yuuki annuì, seguito a ruota dagli altri che stavano guidando un ancora confuso Kenzo verso la rampa. Quest’ultimo, che si stava sforzando di non mettersi a piangere, stava borbottando lamenti e offese con un filo di voce.

M.A.I.A sfrecciò verso l’interno mentre il gruppo la seguiva più lentamente. Yuuki e Hideto, salendo, ebbero l’impressione di vedere un’ombra allontanarsi da dietro uno dei vetri e spostarsi verso l’interno. I due si scambiarono uno sguardo e Hideto scrollò le spalle. Qualunque cosa fosse lo avrebbero scoperto presto.

Serjou, che aveva affiancato Mai nel supporto a Kenzo, notò anche lui l’ombra e si voltò verso i due.

“C’è ancora qualcuno che dovete conoscere.”

Kenzo tirò su con il naso e si massaggiò la fronte.

“Se è adorabile come il robot, non credo di volerlo conoscere. Non credo reggerei ad un altro simile incontro.”

Zungurii trattenne una risata, soprattutto a causa dell’espressione omicida che il Guerriero gli aveva lanciato.

“Non credo che lei cercherà di lanciarti qualcosa addosso.”

Kenzo emise un sospiro di sollievo, mentre gli altri Maestri si scambiavano un rapido sguardo. Ci sarebbe stato decisamente un ulteriore compagno di viaggio.

L’interno della Limoviole non sembrava aver risentito della mancata manutenzione esterna. Anzi, sembrava pressoché identica all’ultima volta che vi erano stati. L’unica differenza era la presenza di una ragazza, in piedi accanto ad uno dei divani. Nessuno ebbe il bisogno di chiedere chi fosse la lei in questione.

La ragazza aveva capelli verdi che le sfioravano appena le spalle e due ciocche più lunghe che le incorniciavano il viso. Gli occhi erano scuri.

Non appena entrarono, strinse la mano sulla stoffa del divano e abbozzò un sorriso tirato.

Per lunghi istanti, nessuno di loro disse nulla. Serjou intanto si era diretto alla postazione di comando e aveva attivato i motori, liberando M.A.I.A. dal compito di controllare il pilota automatico.

Per tutto il tempo, la ragazza non aveva smesso di fissarli in silenzio, quasi intenta a studiarli. Mai fu la prima a fare un passo avanti, lasciando a Hideto il compito di occuparsi di Kenzo.

“Piacere di conoscerti. Io sono Mai.”

“Lo so.” La ragazza si morse un labbro. Poi sorrise di fronte all’espressione perplessa di Mai, che stava cercando di capire se l’avesse mai incontrata prima.

“Mi hanno parlato moltissimo di voi… Serjou e Zungurii. Di tutti voi.”

“Quindi, sai chi siamo?” Hideto si voltò verso di lei dopo essersi assicurato che Kenzo si fosse seduto.

La ragazza si limitò ad annuire. Anche se non era completamente una bugia, odiava mentire. Soprattutto con quelle persone con cui, secondo i piani, avrebbe dovuto trascorre un bel po’ del tempo avvenire. Ma non voleva che la guardassero in modo diverso. Non voleva che loro credessero che lei fosse un’altra. Preferiva fare in modo che lo scoprissero il più tardi possibile, mai sarebbe stato preferibile per lei ma sapeva che non era possibile. Sperava solo che, quando sarebbe successo, avrebbe saputo come dirglielo. Non voleva neppure pensare a come poter convincere delle persone che sapeva di non aver mai incontrato, ma di cui conservava suo malgrado dei ricordi.

“Rimani solo tu da presentarti, allora.” Kenzo, pur tenendosi ancora la mano sulla fronte, sembrava star meglio e si era voltato per guardare meglio la nuova compagna di viaggio.

“Perché non ci mettiamo tutti comodi? Il viaggio potrebbe durare un po’.” Zungurii si sedette sul divano e fece cenno agli altri di imitarlo.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si sedette accanto a lui. Non appena si fu sistemata, iniziò a torturare la stoffa della gonna con le mani. Mai, Yuuki e Hideto si sedettero invece sullo stesso divanetto di Kenzo. Dopo qualche istante, la granroriana tornò a guardarli.

“Sono Aileen Dealan e vengo dal Regno di Smeraldo.”

“Quanto tempo viaggi con loro?” Mai afferrò un elastico dalla borsa e si legò i capelli in una coda alta, espediente che negli anni aveva cominciato ad usare per stare più comoda. Era curiosa di sapere qualcosa in più su di lei.

“Qualche anno.”

Hideto lasciò vagare lo sguardo oltre le vetrate attraverso le quali si vedeva sfrecciare veloce il deserto. Su Gran RoRo doveva essere decisamente trascorso molto più tempo che sulla Terra. Si voltò verso i due granroriani.

“Esattamente quanto tempo è passato dal giorno in cui ce ne siamo andati?”

Zungurii inclinò la testa e sembrò riflettere un attimo. Per i Maestri della Luce era un dettaglio fondamentale, che avrebbe influito pesantemente nel capire che cosa avrebbero dovuto affrontare.

“Non molto. Ventiquattro anni.” Zungurii si portò una mano sotto al mento. “Più o meno.”

Kenzo sbattè le palpebre sorpreso. “Ventiquattro anni?!? Wow.” Si sistemò con un dito gli occhiali che gli erano scivolati sul naso. “Cioè, è un sacco di tempo! Per noi ne sono passati solo sei.”

Il granroriano scrollò le spalle. “Per noi non è così tanto... la vita su Gran RoRo ha una durata un po’ diversa da quella umana.”

Nessuno di loro commentò. Lontani da Gran RoRo e dal futuro, in quegli anni quel dettaglio gli era sfuggito di mente. Era uno di quei particolari che facevano sembrare assurda la scioccante scoperta che avevano fatto nel futuro.

“Immagino sarete curiosi di che cosa sia successo in questo tempo.”

I quattro ragazzi sussultarono e tornarono a concentrarsi su Zungurii che li guardava sorridendo. Uno dopo l’altro annuirono. Il discorso, però, venne interrotto ancora prima di iniziare dall’arrivo di M.A.I.A., annunciata da un sottile e prolungato ronzio nell’aria. Il robot fece un giro attorno a loro prima di fermarsi a mezz’aria proprio davanti a Mai.

“Prima di ogni cosa, ritengo di dovermi scusare Lady Viole. In questo ultimo anno avrei dovuto occuparmi meglio dello stato dell’astronave.”

Mai sbattè le palpebre, confusa dal tono amareggiato del robot e convinta che non fosse lei la persona con cui il robot si dovesse scusare. Era di certo infastidita dallo stato della Limoviole, ma non per questo si sarebbe messa in cerca di un capro espiatorio. Accorgendosi di quanto seriamente aveva preso la faccenda M.A.I.A., la ragazza sorrise e scosse una mano.

“Non preoccuparti. Non volevo accusare nessuno.”

Un bip gioioso venne emesso dall’unità. “La ringrazio per la sua gentilezza, sarà uno sprone per migliorarmi.”

Mai, a quel punto, decise che era il momento migliore per chiedere gentilmente all’unità di evitare in futuro simili reazioni come quella avuta con Kenzo. Quest’ultimo, però, la batté sul tempo con un sonoro sbuffo.

“Cerca di migliorare anche i tuoi parametri di comportamento!”

L’espressione entusiasta che era proiettata sul display cambiò nel nanosecondo che le fu necessario per voltarsi verso di lui.

“Nell’occasione a cui fai riferimento, ho semplicemente attivato i miei protocolli di protezione ragazzino.”

Il Guerriero Verde prese un profondo respiro e iniziò a contare fino a dieci. Stupido, robot scostante. Arrivato a cinque, decise che probabilmente non sarebbe bastato neppure arrivare a cento.

“Ho un nome, per tua informazione.”

M.A.I.A. si esibì nella perfetta riproduzione di uno sbuffò scocciato.

“Ovviamente. Il mio spazio di memoria è in grado di conservare una quantità elevata di dati. I vostri nomi sono tutti memorizzati. Mai Shinomiya, il Guerriero Viola. Hideto Suzuri, il Guerriero Blu. Yuuki Momose, il Guerriero Bianco. Lenzò Kiodò cioè tu.”

Un’altra che storpiava il suo nome, pensò Kenzo. E pensare che il suo nome non era neppure particolarmente difficile. La sorpresa e la rassegnazione, però, passarono in un attimo e il ragazzino saltò su dal divano e fronteggiò direttamente il robot.

“Allora devi avere qualche errore nella memoria. Il mio nome è K-E-N-Z-O  H-Y-O-U-D-O. Cerca di memorizzarlo correttamente!”

Gli occhi stilizzati sul display si ridussero a poco più di due linee oblique. Mai, di fronte a quella scena, nascose il viso tra le mani. Hideto e Yuuki si scambiarono uno sguardo esasperato.

“I miei dischi di memoria sono in perfetto stato. Tutti i miei circuiti sono trai migliori prodotti della tecnologia del Regno di Diamante. Mi aspetto formali scuse, Bonzò.”

Kenzo distolse lo sguardo dal robot per una frazione di secondo, desideroso di trovare qualcosa da tirare contro a quel coso fluttuante.

“Io mi chiamo KENZO! K-E-N-Z-O. Non è un nome particolarmente difficile! Perché me lo storpiate tutti? E tu lo stai pure facendo apposta!”

L’unità iniziò a fischiettare e si voltò di lato. “Non so di cosa tu stia parlando.” Tornò a guardarlo. E dall’espressione si sarebbe detto che ghignava. “Menzò.”

“Tu.” Il ragazzino si sentì fremere le mani. “Tu.” Ogni pazienza aveva un limite. Era sicuro di aver raggiunto il proprio.

“Io ti smonto con la stanghetta degli occhiali!”

Kenzo si fiondò sul robot, ma gli sfuggì di lato. Un attimo dopo, i due si rincorrevano attorno ai divani. Il ragazzino sempre più inferocito dai suoni di risate che M.A.I.A. stava diffondendo a tutto volume. Era il solo pensiero di essere umiliato da un robot che gli dava la forza per correre. Almeno con Stella la rivalità era stata tra scienziati!

“Non voglio guardare.” Mai nascose la faccia dietro un cuscino. “Farò finta che non stia succedendo niente.”

Hideto sorrise e scosse la testa, ancora incredulo di fronte alla scena. “Certo che, Kenzo, se le cerca.”

Yuuki annuì e preferì non commentare. In quei momenti non riusciva ad evitare di chiedersi come diamine avessero fatto a sconfiggere il Re del Mondo Altrove.

Zungurii e Aileen, invece, osservavano la scena alquanto divertiti, se non leggermente confusi. Il primo, ad un certo, punto cominciò a ridere a più non posso, incitando ora uno ora l’altro dei due contendenti, che si stavano lanciando offese a tutto spiano.

Dopo qualche minuto così, tutti si cominciarono a chiedere quando Kenzo si sarebbe reso conto di non poter avere la meglio.

“È inutile che cerchi di raggiungermi. Non puoi competere con il mio sistema dei nuclei.” Il suono di una pernacchi accompagnò la sua ultima parola. Realizzato dai migliori ingegneri del Regno di Diamante. Pura tecnologia di Gran RoRo, ragazzino. Gli allievi hanno superato i maestri umani.”

Kenzo frenò bruscamente. Dopo un attimo M.A.I.A. se ne accorse e si fermò a debita distanza. Gli altri lo fissavano, sperando che si fosse calmato. Mai, dopo qualche istante di silenzio, trovò il coraggio di guardare.

Il ragazzino stava inspirando aria in modo affannato, stanco della corsa e fumante di rabbia. Ma lo sguardo che aveva negli occhi faceva capire che non aveva deciso di arrendersi. Se non altro, sembrava aver raggiunto il punto di rottura. Gli amici se ne accorsero e Hideto cercò di attirare la sua attenzione, augurandosi di poter fermare Kenzo prima che fosse troppo tardi.

“Kenzo .”

“Beh, ti do la notizia del secolo piccolo robot bisbetico. E cerca di prestare attenzione ai tuoi piccoli sensori di riconoscimento sonoro.”

“Kenzo –” Riuscì appena ad alzarsi. Troppo tardi per fermare la vendetta.

“I granroriani che ti hanno creato, anzi tutti i granroriani–”

Il ragazzino inspirò, ignorando bellamente i gesti di Hideto che gli chiedevano di fermarsi lì. Mai, rendendosi conto di dove voleva andare a parare, sgranò gli occhi.

“Sono tutti, ma dico TUTTI –” La sua parte razionale era ormai una vocina strozzata in un angolo della sua mente.

“ESSERI UMANI!”

Hideto si lasciò cadere sul divano con le mani a coprirsi gli occhi. Ora era lui a non voleva vedere le reazioni dei granroriani presenti. Mai scosse il capo rassegnata. Non era certo quello il modo migliorare per dare loro quella notizia. E il silenzio che calò nella Limoviole ne sembrò la prova.

Come se non avessero altri problemi. Hideto voleva risvegliarsi e accorgersi di trovarsi in una realtà parallela. Sperava proprio che Kenzo avesse pronta una bella spiegazione. Gli dispiaceva solo di non aver un po’ di pop-corn. Ci sarebbe stato da divertirsi.

Gli occhi visualizzati sul display di M.A.I.A. erano diventati due cerchi perfetti, tondi come due piattini. Sembrava essere entrata in stand-by. E non era l’unica ad avere subito gli effetti della rivelazione. La sua stessa espressione, con leggere varianti, era dipinta anche sui volti di Aileen e Zungurii. Ed erano certi che ci fosse stata una leggera sbandata quando le parole avevano lasciato la bocca di Kenzo. Se anche Serjou non era riuscito a mantenere il suo perfetto self-control, voleva pur dir qualcosa. L’unica fortuna era che nessuno di loro fosse un Mazoku. Quello sì che sarebbe stato uno spasso.

Kenzo fu colto alla sprovvista dall’improvviso silenzio. Lentamente, si accorse delle espressioni scioccate dei granroriani e quelle esasperate e rassegnate degli amici. Fu un tempo sufficiente per riacquistare lucidità e rendersi conto della madornale gaffe che aveva fatto.

Deglutì. “Ops.” Mai alzò gli occhi al cielo e li lanciò il cuscino che aveva in mano. L’oggetto colpì Kenzo sulla tempia. “Ehi!”

Non volevano restasse un segreto, ma in quel momento non era un dettaglio fondamentale. Ora, non restava altro che affrontarlo.

Zungurii, intanto, alternava lo sguardo tra un Maestro e l’altro, aspettandosi che da un momento all’altro uno di loro dicesse che era tutto uno scherzo. Ma sui loro volti trovava solo conferme.

“Questo significa –”, il granroriano si grattò la testa, “cioè io… voi… loro”. Alla fine gettò in aria le braccia. “Ma non è possibile!”

M.A.I.A. scelse quel momento per riattivarsi, il display che riusciva a rappresentare sufficientemente bene la rabbia che dimostrava.

“Ovvio che non è possibile! Il ragazzino non sa perdere e si inventa le stupidità più assolute!”

Mai si accorse dello sguardo infuocato di Kenzo e intervenne prima che il discorso potesse degenere ancora.

“Non è facile, lo so. Non lo è stato per nessuno. Vorrei potervi dire che non è così, ma è la verità.” Sorrise cercando di essere incoraggiante. Con lo sguardo intimò a Kenzo di tornare a sedersi.

Nel frattempo, la velocità della Limoviole era pian piano diminuita fino a fermarsi del tutto. Serjou la guidò in un anfratto tra due formazioni rocciose, sufficientemente nascosto per tenerli al sicuro ma abbastanza aperto per permettere loro la fuga. Fortunatamente entro un paio d’ore sarebbe stato buio, continuare a viaggiare non sarebbe stato sicuro neppure per possibili inseguitori che avrebbe quasi sicuramente interrotto le perlustrazioni.

Il granroriano spense i motori e attivò il sistema di stazionamento. Poi, si alzò dal sedile e raggiunse il gruppo retrostante fermandosi accanto a M.A.I.A. La rivelazione era stato uno shock, ma il tempo passato alla guida gli aveva permesso di riprendere il controllo.

 “M.A.I.A. attiva tutti i sistemi di monitoraggio e avvisaci nel caso qualcuno o qualcosa entri nel raggio d’azione dei sensori.”

Il robot, a quelle parole, dimenticò la disputa con Kenzo e riprese il proprio ruolo di unità di controllo.

“Collegamento attivo. Il radar non rivela nessun astronave o segno vitale nel perimetro dei sensori. Rimango comunque connessa al sistema di pilotaggio automatico.”

Serjou annuì e si voltò verso i Maestri della Luce. Kenzo era tornato a sedersi tra Mai e Hideto e fissava insistentemente il pavimento.

“È una cosa che abbiamo scoperto nel futuro.” Hideto si chiese se sembrasse così assurdo come suonava alle sue orecchie.

“Cosa?” Zungurii per poco non si strozzò con la propria saliva, confermando al Guerriero Blu che effettivamente quell’affermazione sembrava follia.

Lo sguardo risentito del ragazzo incrociò quello imbarazzato del Guerriero Verde che in quel istante avrebbe voluto essere completamente inglobato dal divano. Dopo aver cercato il consenso anche nello sguardo di Mai, Hideto sospirò rassegnato.

“Partirò un po’ più alla lontana. Due anni dopo il nostro addio, Kazan ci ha chiamato nella sua epoca. In qualche modo, un gruppo di Mazoku era riuscito a rimanere sulla Terra e nel corso dei secoli aveva conquistato la maggior parte del pianeta…”

Nessuno di loro aveva avuto l’intenzione di raccontare la loro avventura nel futuro così presto. Dopotutto, la loro principale preoccupazione era scoprire che cosa stesse succedendo a Gran RoRo.

Ora che, però, non potevano più tirarsi indietro, i tre Maestri che avevano viaggiato nel futuro si alternarono nel racconto il più possibile succinto di quello che era successo.

In muto accordo, rimasero vaghi sui dettagli che riguardavano il modo con cui avevano salvato il pianeta e sulle decisioni che avevano preso Dan e Clarky. Introdurre anche quella questione sarebbe stato da pazzi. Avrebbero solo aperto un contenitore pieno di vecchie ferite, deboli speranze e nuovi dolori che avrebbero solo peggiorato le cose di fronte alla nuova missione che li attendeva. Erano già stati fortunati che Zungurii non avesse ancora chiesto dove fosse Dan.

Non avevano nessuna intenzione di tentare nuovamente la fortuna. Almeno non finché Magisa non fosse stata con loro. Lei era l’unica che avrebbe potuto confermare l’ipotesi di Clarky e forse avverare le loro speranze.

Man mano che il racconto proseguiva, il gruppo si era sistemato sempre più comodamente sui divani. Serjou aveva servito un leggero thè e Zungurii, durante una pausa, aveva cucinato qualcosa di veloce da mangiare.

Arrivati al fulcro della questione, l’apporto di Kenzo si era fatto dominante finché, con sommo fastidio di M.A.I.A. era rimasto solo lui a parlare.

“La corrispondenza tra i DNA è stata pressoché totale. La conclusione a cui siamo arrivati è che voi siete degli umani e l’evoluzione su Gran RoRo ha modificato soltanto il fenotipo esterno.” Il ragazzino picchiettò il mento con un dito. “In realtà, noi abbiamo potuto fare la verifica solo con i Mazoku, ma non vedo il motivo per cui non dovrebbero avere questa stessa origine anche tutti gli altri.”

Kenzo schioccò le dita e sorrise, soddisfatto della sua spiegazione e certo di aver così rimediato alla sua infelice uscita. Zungurii, però, non sembrò molto convinto e M.A.I.A. si esibì in una pernacchia che il ragazzino finse di ignorare.

Aileen e Serjou non manifestarono apertamente la loro opinione, ma tutti sapevano che quella rivelazione non era facile da digerire. La prima, dopo l’iniziale stupore, si era mostrata affascinata dalla possibilità di un legame così stretto tra granroriani e umani. Il secondo, invece, sembrava star accogliendo tutta la storia con la solita e inossidabile calma, anche se si vedeva che era immerso in qualche profonda riflessione.

Zungurii, rendendosi conto che Kenzo non avrebbe ripreso a parlare e che li stava guardando pieno di aspettative, si passò le mani sul volto per poi posare i gomiti sulle ginocchia.

“Vediamo se ho capito.  Nel futuro avete trovato uno dei libri che il Re del Mondo Altrove aveva scritto e lì avete trovato notizie confuse su… un possibile collegamento tra la Terra e Gran RoRo in tempi molto antichi?”

Kenzo tentennò la testa. “Più o meno… non saprei quantificare quanto antichi, dato che le linee temporali dei due mondi sono così diverse. E poi non è che abbiamo avuto molto tempo per dedicarci all’aspetto prettamente archeologico della vicenda.”

Il granroriano si passò le dita sulle tempie, nel vano tentativo di placare l’imminente mal di testa, e riprese a parlare.

“Poi, curando un Mazoku vostro alleato avete avuto la possibilità di confrontare i DNA e vedere che combaciavano?”

Il Guerriero Verde saltò entusiasta sulla punta dei piedi, puntando un dito verso Zungurii. “Esatto! Sapevo che avresti capito Zungurii!”

 Il granroriano sorrise orgoglioso per poi ridacchiare imbarazzato.

“Io veramente ho capito metà di quello che hai detto, Kenzo… e poi che cosa sarebbe precisamente questo DNA?”

Kenzo pensò di aver sentito male o che Zungurii stesse scherzando. Spostò lo sguardo sugli altri due granroriani, sicuro che Aileen o almeno Serjou avrebbero ammesso di starli prendendo in giro. Ma trovò la stessa confusione. Sbuffò e si portò le mani ai fianchi.

“Ma per chi ho parlato fino ad adesso?”

Mai portò la mano davanti alla bocca per soffocare una risata. Lei, Hideto e Yuuki si scambiarono un’occhiata divertita. In quei momenti, erano più che convinti che il karma esistesse. Il Guerriero Blu, tornando serio per non adirare ancora di più l’amico, cercò di farlo ragionare.

“Lo sai che su Gran RoRo la cultura e le conoscenze si sono sviluppate in modo diverso. Solo perché in certi campi sono molto più avanzati di noi, non significa che lo siano in tutti.” Un sorriso piegò le sue labbra. “Per quanto ci siano stati umani di epoche diverse, ammetterai che il DNA possa non essere stato sulla lista delle loro priorità.”

Il Guerriero Verde strinse le labbra e alla fine annuì.

“Ve lo spiegherò un’altra volta. Per il momento vi basta sapere che è una sorta di codice che tutte le creature viventi hanno e che è alla base di tutti i processi della loro vita.”

Detto quello, Kenzo incrociò le braccia e tornò a sedersi.

Serjou si schiarì la voce e ottenne l’attenzione di tutto il gruppo.

“Questo non toglie che sia una scoperta sconvolgente. Temo che, dopo tutto quello che è successo, non tutti l’accoglieranno favorevolmente a Gran RoRo.”

Mai, Hideto e Kenzo annuirono, ricordando bene come i vari Mazoku avessero reagito a quella notizia. Era decisamente un argomento che avrebbero fatto bene a tirare fuori solo in caso di necessità e, possibilmente, una volta eliminato ciò che minacciava Gran RoRo.

“Ma perché siamo anche così diversi da voi terrestri?” Aileen non riusciva proprio a capire come fosse possibile. E non aveva nessuna intenzione di cercare tra tutte le sue visioni per vedere se ci fosse qualcosa che glielo spiegasse.

“La nostra ipotesi è che siano i diversi influssi del Sole e del Nucleo ad aver provocato differenze anche molto evidenti. Senza contare che la linea temporale di Gran RoRo è molto più lunga di quella terrestre.”

Yuuki si limitò ad esporre quella che era l’unica conclusione a cui, anche parlando tra loro in quegli anni, erano giunti.

“Effettivamente potrebbe essere una spiegazione sensata. Maga Magisa ci ha più volte parlato della differenza tra il Sole e il Nucleo Progenitore.” Le parole di Serjou trovarono d’accordo sia Zungurii sia Aileen.

Tutti in realtà avrebbero voluto fare altre domande, risolvere almeno qualcuno dei dubbi che quella scoperta aveva fatto sorgere. Ma sapevano tutti che non era quello l’importante per il momento. Yuuki fu il primo a cercare di reindirizzare il discorso sull’elemento cruciale per la loro missione: gli avvenimenti di quei ventiquattro anni.

“Credo che ora sia meglio tornare sul discorso principale. Se non ci informate su quanto successo a Gran RoRo, non credo vi potremmo essere molto utili.”

Zungurii annuì, ma poi vide Aileen reprimere uno sbadiglio e il suo sguardo si spostò sulle vetrate e si accorse che la notte era già calata. Rendendosi conto per la prima volta di quanto fosse stanco anche lui, si voltò verso i Maestri della Luce.

“Che ne dite se rimandiamo a domani?”

Le espressioni dei quattro ragazzi mostrarono un po’ di disappunto. Pure Aileen e Serjou non sembravano essere troppo convinti, anche se entrambi si rendevano conto che la stanchezza non gli avrebbero certo aiutati.

Il granroriano, che era convinto di far loro un favore, si grattò la testa.

“Pensavo fosse meglio. Magari domani saremo finalmente tutti insieme. Spiegare tutto due volte non mi sembra molto utile.”

I Maestri della Luce si guardarono perplessi. Chi altri si doveva aggiungere a loro? Se era di Gran RoRo o se era Magisa, doveva pur sapere che cosa stesse succedendo. Gli unici nuovi arrivi potevano essere solo i Guerrieri sostituti…

Zungurii stava capendo sempre meno. Non credeva che pochi anni, sei avevano detto, potevano renderli così strani.

“Dan e Clarky. Pensavamo sareste arrivati tutti assieme.” Gli umani sussultarono impercettibilmente. “Ma se effettivamente sono passati degli anni, avremmo dovuto immaginare che potevate non vivere più così vicini.”

Se il karma esisteva, per che cosa stavano venendo puniti?

“Avere intanto voi è fantastico, ma spiegare tutto una volta sarebbe un grande aiuto.”

Mai sospirò. “Non ci saranno altri arrivi.”

Il granroriano si zittì di botto e la fissò come se le fosse appena spuntata una seconda testa. La ragazza capiva perché reagiva così ed era d’accordo con lui. In normali circostanze, sarebbe stato inconcepibile pensare che Dan e Clarky non volessero tornare. Ma quelle non erano situazioni normali.

Per un attimo, tutti e quattro pensarono che forse era meglio continuare a mentire e aspettare di essere riuniti con Magisa, prima di sganciare la bomba. Ma con che cuore potevano farlo? Alimentare le loro speranze, per poi frantumarle sarebbe stato troppo crudele. Meritavano la verità, anche se avrebbe fatto altrettanto male.

Hideto le posò una mano sulla spalla, Kenzo sorrise incoraggiante e Yuuki annuì. Mai annuì a sua volta e inspirò, in cerca del coraggio per dire loro la verità. In cuor suo, sperava solo che trovassero la forza per accettarlo più velocemente di quanto avesse fatto lei. E quello che la preoccupava di più era Zungurii.

“Dan e Clarky –”, inspirò e le sue dita strinsero una ciocca di capelli. “Non sono più con noi.”

Serjou chinò la testa in silenzio e Aileen sussultò, la sua mano che stringeva con più forza la stoffa del divano. Zungurii, invece, boccheggiò e tentò più volte di dire qualcosa, ma la sua bocca si muoveva senza proferir suono. Gli occhi gli si inumidirono.

“Cosa?”

Hideto sospirò. “Clarky è rimasto nel futuro per impedire che i nostri sforzi fossero vani. Dan –” Si fermò, non sapendo che cosa dire. Sorprendendolo, fu Mai a proseguire.

“Dan è stato Dan. Se siamo qui a parlarvi, è merito suo. Ha salvato il futuro e tutto il pianeta.” Gli occhi le erano diventati lucidi, ma l’orgoglio velava le sue parole.

Kenzo, a quel punto, chinò il capo sentendo riaffiorare il senso di colpa che mai lo aveva abbandonato del tutto.

“Io e la dottoressa Stella non siamo stati in grado di capire come veramente funzionasse la Rampa di Lancio.”

Mai sorrise, gli passò un braccio attorno alle spalle e lo strinse a sé. “Non è stata colpa vostra. Ho accettato ormai da tempo che Dan lo avrebbe fatto lo stesso. Anzi, credo ne sarebbe stato ancora più convinto.”

E forse Dan se lo era sentito. Mai aveva avuto quel dubbio per anni, ma più ci ripensava e più quel saluto prima di andare sul campo di battaglia le sembrava un addio.

Zungurii si portò le mani al viso, faticando a trattenere le lacrime e i singhiozzi. Si sentiva un bambino piccolo e gli dava fastidio, ma era più forte di lui.

“Mi aveva promesso – ”, deglutì, “ – un duello.”

Yuuki si rivide per un attimo nel granroriano. Non era quello l’unico duello che Dan aveva promesso. Anche quella loro ultima rivincita sarebbe rimasta incompiuta per sempre.

“Mi dispiace.” Mai sussurrò appena. La realtà era che nessuno di loro sapeva come consolarlo. Un silenzio caricò di tristezza calò sulla Limoviole. Anche M.A.I.A., collegata all’astronave, aveva percepito il cambio di emozioni e aveva abbassato un po’ le luci.

“A questo punto, credo che la cosa migliore per tutti sia andare a dormire. Oggi sono successe molte cose. Proseguiremo il racconto domani.”

Nessuno ebbe ora la forza di protestare contro il suggerimento di Serjou. Una notte di sonno avrebbe certo aiutato a schiarirsi le idee e a metabolizzare quanto successo.



SPAZIO DELL’AUTRICE:

Salve. Ecco qui il terzo capitolo revisionato. Come avrete notato, la parte finale non era presente nella vecchia versione. Inoltre, anche in questo caso, ci sono alcuni dialoghi e alcune scene leggermente modificate.

Se vi va, fatemi sapere che cosa ne pensate.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e/o hanno inserito la storia nelle preferite o nelle seguite: HikariBashin12, lalla20fairy, ShawnSpenstar, _Mamoru_ e _Secretly_scricc. E ovviamente ringrazio anche chi solo legge.

Vi do quindi appuntamento al prossimo capitolo, l’ultimo di questo episodio, già bello e scritto e che devo solo controllare. Sarà più breve di questi, ma penso che già così ci sarà abbastanza carne sul fuoco. Finalmente comincerete a scoprire che cosa sta succedendo a Gran RoRo.

A presto, HikariMoon

P.S. per quanto riguarda la questione del DNA... non ho idea se fosse veramente o no una conoscenza comune a Gran RoRo. Ripensando agli episodi, non mi sembra ne abbiano mai fatto riferimento. Mi sono quindi basata sul fatto che, nel futuro, siano stati gli umani a fare i test che hanno scoperto la corrispondenza. Dopotutto, i Mazoku, con una vita decisamente più lunga  e un gran numero di umani sottomessi, se avessero avuto interessi in quel campo sono certa che lo avrebbero approfondito in tutti i secoli del loro dominio. O non si sono mai interessati o gli studi sono stati fatti e tenuti segreti alla maggioranza. Per non parlare a Gran RoRo. Questa è comunque la mia opinione, se voi avete qualche informazione in più o qualche diverso punto di vista, sarò lieta di sentirli.

  
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