Piccola premessa… Ovviamente, tutto ciò che compare nelle mie fanfiction, situazioni e sentimenti, sono pura invenzione…
Spero di non offendere nessuno, perché non è mia intenzione. Ringrazio
anticipatamente coloro che leggeranno e chiunque
volesse, in caso, lasciarmi un commento… Danke.
Mädchen.
E’ stata una parola che
adoravo, fino all’età di 12 anni. Era dolce, alle mie orecchie, il suo suono…
Non avrei mai pensato
che, un giorno, avrei desiderato non sentirla mai più…
Kein Mädchen…Ich bin
ein Junge…
“Bill!!!!”
La voce di mio fratello
chiamava insistente il mio nome dall’anticamera, da almeno due minuti, mentre
io, lesto, correvo da una parte all’altra della stanza, afferrando tutto ciò
che avrebbe potuto servirmi e lo gettavo, alla rinfusa, all’interno dello
zaino.
“Bill!!! Muoviti! Abbiamo appuntamento con Georg
fra meno di un’ora e prima devo passare da Ecko!”
“Eccomi, eccomi!!!” esclamai io, all’improvviso, saltando fuori dalla mia
camera.
Tom, fermo sulla porta, sorrise,
veloce, prima di svanire, lasciandomi per l’ennesima volta indietro. Iniziai a
correre, lo zaino che sbatteva contro la schiena, mentre lo inseguivo giù per
le scale. Uscito in strada, un secondo dopo di lui, lo trovai fermo, le
sopracciglia sollevate, che sogghignava “Andiamo…” disse.
Sorridendo a mia volta e
di ottimo umore, perché finalmente entrambi eravamo
riusciti a completare in tempo tutti i compiti, ottenendo così il permesso alla
libera uscita, camminavo, parlando allegramente con mio fratello, saltellando
felice e ridendo continuamente finché all’improvviso, lui non si fece serio per
un secondo, fissando davanti a sé, poi alzò le sopracciglia, veloce,
ricominciando a sogghignare.
Davanti a noi, il suo
negozio preferito.
Felice di vederlo
contento, sorrisi a mia volta, seguendolo sino all’ingresso del negozio. Tom, veloce, si lanciò subito al suo interno. Io, dietro di
lui, dopo aver gettato una veloce occhiata e aver notato i molti clienti
presenti, tutt’altro che desideroso di spingere, per
una cosa che non mi interessava, optai per osservare
la vetrina finché lui non avesse finito.
Tornai perciò sui miei
passi, gettando una veloce occhiata alla merce in esposizione. Rapidamente
annoiato, iniziai a fissare l’etere, pensando ad altro.
“Das
ist ein Mädchen…”
Un brivido, veloce, mi
attraversò la schiena. Dentro di me, nonostante ancora non mi fossi girato, si
fece improvvisamente largo la certezza che con “Quella è una ragazza…” chiunque
avesse parlato, si stesse riferendo a me.
Deglutii, poi mi voltai.
Un ragazzo biondo, che aveva
più o meno la mia età, mi fissava, sogghignando.
Lo osservai, alcuni secondi, incapace di spostare lo sguardo, una strana
sensazione alla bocca dello stomaco. Sentendo salire l’ansia, mi morsi le labbra poi, all’improvviso, sentii la rabbia
montare.
Smettendo di pensare,
gli gettai un’occhiataccia, e, correndo nel negozio, per
raggiungere Tom, passandogli accanto, sbottai,
le sopracciglia corrugate “Fuck you!”
La temperatura corporea
aumentata di diversi gradi per il nervoso, all’interno del negozio, imprecai a lungo, prima di riuscire a trovare mio fratello
che, perso nei suoi pensieri, se ne stava inginocchiato, scegliendo un
cappello.
Non appena l’ebbi
individuato, mi lanciai verso di lui, intercalando imprecazioni a spiegazioni. Tom, ancora inginocchiato, mi osservava il cappello in
mano, il volto tranquillo poi, alla fine, rispose “E’ solo un idiota che non ci
vede, Bill… Non merita nemmeno che ti
incazzi…”
Lo fissai, sconvolto, un
paio di secondi, prima di ricominciare ad imprecare. Uscendo dal negozio,
sempre più irritato all’idea che mi si potesse davvero scambiare per una
ragazza, consapevole che avrei dovuto attendere che Tom
avesse comprato quel benedetto cappello, prima di riavere la sua attenzione, al
culmine dell’irritazione, decisi di telefonare a Gustav.
Il mio amico non appena
gli ebbi spiegato la situazione, tacque per alcuni
secondi, completamente sconvolto, prima di concludere con le stesse parole di
mio fratello che quel ragazzo era solo uno stupido idiota, che non capiva
nulla.
Una
volta finito,
dopo aver imprecato per tutta la strada, sempre più nervoso, mentre Tom cercava inutilmente di convincermi a non prendermela,
alla fine, anche Georg, una volta messo al corrente,
aveva espresso lo stesso parere.
Uno stupido idiota che
avrebbe fatto meglio a farsi controllare al più presto la vista.
Infine, anch’io, sebbene
ancora irritato, mi ero lasciato contagiare ed avevo iniziato a scherzarci
sopra, cercando di non pensarci.
E’ iniziato così.
Per una stupida battuta
detta fuori da un negozio.
E’ iniziato così,
diventando sempre più grande mentre il numero degli idioti che incontravo sulla
mia strada, velocemente aumentava.
Ora Tom
non ride più, quando qualcuno allude alla faccenda.
Ora, di solito, non mi
arrabbio più, quando qualcuno fa delle insinuazioni.
La rabbia e i tentativi
di passarci sopra sono mutati in qualcosa di diverso.
Sono stanco di sentirmi
dire quella cosa.
Stanco di essere
additato come una “femminuccia”.
Non sono una ragazza.
Io sono Bill.
Un ragazzo che, come il proprio fratello ed i suoi amici,, vorrebbe non sentire
mai più parlare di questa cosa…
…mentre
la rabbia si tramuta in tristezza…