Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.063 (Fidipù)
Note: Salve! Lo so, la scorsa settimana ho saltato un aggiornamento
ma...beh, fare qualcosa nella settimana di ferragosto è praticamente
impossibile: fra la connessione che fa altamente schifo per la quantità di
persone che ci sono e il lavoro che ti uccide, tutto il resto viene
rimandato in quella settimana. E così è stato anche per l'aggiornamento.
Ma il peggio è passato - più o meno - e sono di nuovo qua a rompervi le
scatole! Contenti? Bene, detto ciò, vi lascio subito al capitolo (ancora 2
e anche questa storia finirà, ahimè!) e, come sempre, voglio ringraziare
tutti coloro che leggono, commentano e inseriscono le mie storie in una
delle loro liste: grazie davvero, sinceramente non penso che avrei
continuato così a lungo senza il vostro sostegno.
Grazie di tutto cuore!
Plagg
osservò il nonno, mentre seguiva Gyrro all’interno del Tempio dei Sette e
sorrise allo sguardo del parente: era molto simile a quello che gli
riservava quando era piccolo e combinava qualche guaio, un misto di
divertimento e voglia di strozzarlo: «Perché l’hai fatto?» gli domandò
Tikki in un sussurro, camminando al suo fianco e tenendo lo sguardo sulla
schiena del Gran Sacerdote della Tartaruga.
«Io almeno non l’ho fatto di nascosto.»
«Non ho avuto occasione di dirtelo.»
«Vuoi dire che in questi ultimi giorni non c’è mai stata l’opportunità di
dirmi che, oh!, guarda caso ti eri offerta per la tua tribù?» le domandò,
afferrandole un polso e costringendola a voltarsi verso di lui, fermandosi
poco dopo le pesanti porte del luogo di culto: «Eppure sei rimasta in
silenzio…»
«Io non…»
«Io non cosa, Tikki? Avevi paura di dirmelo?»
«State dando spettacolo.» dichiarò la voce profonda di Lossa, mentre si
avvicinava a loro e li esortava a proseguire con un cenno della mano:
Plagg bofonchiò qualcosa, raggiungendo il resto del gruppo e fermandosi
accanto a Vooxi, mentre Tikki si avvicinò all’altra ragazza, che le regalò
un sorriso comprensivo.
Gyrro, fermo al centro della sala con le mani congiunte dietro la schiena,
e fece vagare lo sguardo su ognuno di loro: «Io voglio ringraziarvi: con
il vostro coraggio salverete molte vite. Vi starete chiedendo il perché di
tutto questo? E anche perché sembra che stiate per andare sul patibolo, da
un momento all’altro, eh?» sorrise, socchiudendo gli occhi e voltandosi
verso le sette statue che erano poste alla fine della sala: «Molto molto
tempo fa, esisteva un grande impero: Daitya e Routo erano parte di questo
immenso regno…» si fermò, girandosi e sorridendo ai sette giovani: «Ma
penso che tutti voi conosciate la storia e il monito che l’operato dei
nostri avi ci ha insegnato.»
«Sì.» mormorò Wayzz, abbassando il capo: «L’antico impero era ebbro di
potere e, nella sua ricerca, utilizzò una fonte di energia primordiale
che…»
«Che era talmente instabile che distrusse tutto.» bofonchiò Plagg,
incrociando le braccia al petto e fissando l’altro: «Ma non in una sola
volta, bensì in tre ondate note come i Tre Cataclismi, l’ultimo fu il più
violento e annientò l’intero impero: Daitya e Routo sono tutto ciò che
rimane di quella grande potenza.»
«Grazie Plagg.» mormorò Gyrro, sorridendo al giovane della Tribù del Gatto
Nero: «E penso che tutti voi avete visto la colonna di luce che si è
levata, giorni or sono, da Routo. Sapete cosa era?»
«L’energia primordiale?» azzardò Nooroo, abbozzando un sorriso: «Ma se
Routo è in possesso di questa, come faremo noi a sconfiggerlo? Non abbiamo
un simile potere…»
«Ed è qui che entrate in gioco voi.» dichiarò il Sacerdote della
Tartaruga, sorridendo ai sette giovani: «Routo e Daitya si sono salvate
dal Terzo Cataclisma, perché erano state costruite sulle fonti di quelle
energie. Questa energia, nei testi antichi nota come Quantum, è stata la
salvezza del nostro popolo e di quello di Routo.»
«Ma Routo ha ereditato la sete di potere dei nostri avi.» intervenne
Keemi, affiancando Gyrro: «E ciò ha fatto sì che usasse la sua fonte, fino
a prosciugarla.»
«E quindi adesso si è accorta della nostra esistenza e vuole la fonte di
Daitya.» completò Vooxi, annuendo con la testa: «E noi? Mi aggrego a
Nooroo: come faremo a sconfiggerli?»
«Quando avvenne il Terzo Cataclisma, sette persone si offrirono per
proteggere Daitya e attingendo alla fonte di Quantum si unirono agli
animali sacri delle nostre tribù, diventando così i nostri Sette Dei.»
spiegò Gyrro, sorridendo ai ragazzi.
«Quindi anche noi ci uniremo agli animali sacri?» domandò Mikko, scuotendo
la testa bionda: «Userete quest’energia, questo Quantum, e ci fonderete
con delle bestie?»
«E una volta finito tutto…» iniziò Plagg, fissando Gyrro: «Cosa ci
succederà? Torneremo normali oppure…»
«In vero non ho risposta a questa domanda, poiché non c’è dato sapere
niente: sui testi sacri non viene riportato nulla di ciò che successe ai
Sette e non so se il potere vi consumerà, portandovi a morte certa, oppure
vi lascerà permettendovi di tornare alla vostra vita. Per questo ho voluto
dare tempo per pensare, voglio che siate certi della vostra scelta.»
«Sarebbe stato bello sapere questo, prima di farsi belli con tutti gli
altri.» bofonchiò Vooxi, grattandosi la nuca: «Ma ormai abbiamo deciso di
danzare, quindi facciamolo.»
Gli altri annuirono e Gyrro sorrise, chinando la testa di fronte al
coraggio di quelle giovani vite: «Il rito avverrà dopodomani, fino ad
allora, alloggerete qui al tempio e sentitevi liberi di chiedere tutto ciò
che volete.»
«Posso avere le vergini del Tempio della Farfalla?» domandò immediatamente
Vooxi, rimediando un’occhiataccia da Nooroo: «Che ho detto?»
«Posso sapere cos’avete contro il fatto che le vergini del nostro tempio
rimangano vergini?» sbuffò quest’ultimo, scuotendo il capo e fissandolo
male: «Prima Plagg, ora te…»
«Che posso dire? Sono delle belle fanciulle.»
«Potete avere tutto ciò che vorrete.» dichiarò Gyrro, alzando le mani:
«Tranne le vergini del Tempio della Farfalla.»
«Peccato.»
Gyrro sorrise, scuotendo il capo: «E ora andate. Sentitevi liberi di
girare per il tempio e per i terreni ad esso connessi.»
Tikki ispirò profondamente, fermandosi davanti la porta della stanza di
Plagg: aveva trascorso tutto il giorno con Mikko, conoscendo l’ex-promessa
sposa del Sacerdote dell’Ape, e instaurando con la ragazza una flebile
amicizia, che le sarebbe piaciuto coltivare e far crescere.
Se ne avesse avuto il tempo…
Ed era stato grazie alla fanciulla dell’Ape se aveva trovato il coraggio
di andare a bussare a quella porta: vi
amate, l’ho visto nel suo sguardo quando si è offerto volontario e lo
vedo ora nel tuo. Dovresti passare questo tempo che ci resta con lui e
non con me.
Tikki ripensò alle parole della ragazza e picchiò il pugno contro il
legno, ascoltando poi il silenzio che seguì: forse non c’era, forse era
con gli altri, forse…
Un rumore da dietro la porta la strappò via dalle sue elucubrazioni e,
poco dopo, Plagg aprì la porta: i capelli neri erano tirati indietro e
leggermente umidi, la pelle inscurita dal sole delle braccia sembrava
luccicare: «Stavi…»
«Sì, mi stavo lavando.» dichiarò seccamente il ragazzo, facendosi da parte
e fissandola serio: «Cosa vuoi da me, Tikki?»
«Io…» mormorò la ragazza, voltandosi e osservandolo chiudere la porta,
appoggiandosi poi contro di questa con le braccia incrociate: «Io volevo…»
«Devi dirmi qualche tua ultima decisione, per caso?»
«Avrei voluto dirtelo, ma…»
«Sì, lo so. Non hai mai trovato il momento adatto: difficile dirlo mentre
ti facevo visita di notte o ti accompagnavo al mercato…»
«Dovevo farlo.»
«No, non eri tenuta.»
«Sì, invece.» sbottò la ragazza, scuotendo la testa e cercando di
reprimere le lacrime: «Nessuno della mia tribù si faceva avanti e mio
padre…mio padre…mio padre voleva proporsi lui stesso. Io non potevo
permetterglielo, io…»
«Potevi parlarne con me.»
«Avevo paura che mi avresti fermato.»
«Sì, lo avrei fatto. Oppure no. Non hai avuto fiducia in me, Tikki.»
«Io non…»
Plagg sospirò, scuotendo il capo: «Sono stato un vero stupido a pensare di
importare per te, a sperare che potessi provare qualcosa per me: tu non
hai mai provato nulla o forse era qualcosa di molto blando. Stupido io a
innamorarmi dell’unica donna su questa dannata isola che non mi vuole…»
«Plagg.»
«Ho compreso adesso, Tikki.»
«No.»
«No cosa, Tikki? Dimmelo: hai pensato a me, mentre andavi da Wayzz e ti
proponevi per la tua tribù? O forse il tuo unico pensiero era quello di
salvare tuo padre? Dimmelo.»
«Eri al centro dei miei pensieri.» mormorò Tikki, alzando lo sguardo blu
scuro su di lui: «Avrei voluto correre indietro e rifugiarmi fra le tue
braccia, ma non potevo farlo. Forse sono nata con questo destino perché
qualcosa è scattato in me e non potevo permettere a mio padre di
sacrificarsi e ho sperato che tu comprendessi. Speravo che la persona che
amo da quando sono piccola mi capisse.»
«La persona che ami da quando eri piccola?»
«Io ti ho sempre amato, anche quando dovevi essere il promesso di mia
sorella. Dentro di me sono stata felice, quando la scelta è ricaduta su di
me e odiavo ogni ragazza con cui ti approcciavi e ti respingevo per
questo.» mormorò la ragazza, stringendosi nelle braccia e voltando di lato
la testa: «Tutti questi anni sono stata in balia della mia rabbia e della
mia gelosia, quando bastava che tendessi la mano verso di te. E adesso che
l’ho fatto, adesso che…tutto finirà.»
«Gyrro ha detto…»
«Gyrro non lo sa.» mormorò Tikki, chinando la testa: «Mi dispiace, non
avrei mai voluto portarti su questo sentiero, io…»
«Forse era anche il mio destino, non credi? Mi hai tradito e deluso,
eppure oggi ho dichiarato la mia volontà.» Plagg sorrise, chinando lo
sguardo per terra e sorridendo: «Forse anche il nostro incontro e tutta la
nostra vita era solo un sentiero per arrivare a dove siamo adesso.»
«Forse.» mormorò Tikki e alle orecchie di Plagg giunse il fruscio della
stoffa; alzò la testa, osservando la veste cremisi scivolare via dal corpo
e adagiarsi ai piedi della fanciulla: «Qui e ora. Io ti chiedo, mio sposo
e compagno, vuoi onorare il mio corpo?» recitò Tikki, mentre le guance le
si imporporavano.
Plagg si avvicinò a lei, allungando una mano e sfiorando la pelle delicata
delle clavicole con il dorso della mano: «Una sola notte.» dichiarò,
osservandola negli occhi: «Questo è tutto ciò che ci è stato concesso dal
nostro destino.»
Flaffy osservò il medaglione, a forma di coda di pavone, che sua zia gli
aveva messo fra le mani, alzando poi lo sguardo sulla donna: «Velleva,
io…»
«Vorrei stare sempre con te e proteggerti.» dichiarò la donna, carezzando
la testa mora del nipote e sorridendo: «Da quando i tuoi genitori sono
morti, sei stato come un figlio per me e un balsamo per la mia anima
ferita e ora…»
«Io…»
«Io sono orgogliosa di te, Flaffy.» dichiarò la donna, portandosi una mano
alla bocca e reprimendo un singhiozzo: «E anche mia sorella, tua madre, lo
sarebbe stata. Sii sempre forte e coraggioso, come i protagonisti delle
storie che ami tanto.»
«Sì, zia.»
Vooxi osservò il pendente che sua madre gli aveva donato quella mattina: così la nostra famiglia sarà sempre con te,
aveva dichiarato, chiudendogli la mano attorno alla coda di volpe e
sorridendogli.
Lui l’aveva abbracciata, promettendole che tutto sarebbe andato bene; poi
aveva salutato i suoi fratellini, facendosi promettere che si sarebbero
occupati della mamma in sua assenza: aveva sorriso, quando questi avevano
annuito perché sapeva benissimo che avrebbero fatto ammattire la donna.
E lui non ci sarebbe più stato.
Lui non avrebbe più potuto aiutarla nel sistemare i guai che combinavano
quei demonietti.
Ma gli stava promettendo un futuro così e tanto gli bastava.
Nooroo osservò il sorriso compiaciuto della madre e poi chinò lo sguardo
verso il pavimento: era felice, adesso che lui si era messo in risalto, ma
poco le importava ciò che gli sarebbe capitato; alzò nuovamente la testa,
osservando la spilla che le teneva lo scialle, con cui si era coperta le
spalle: «Madre.» mormorò, attirando la sua attenzione su di sé: «Potrei
averla?»
«Cosa?»
«La tua spilla.»
«E per cosa, Nooroo?»
«Per avere qualcosa della mia tribù, quando io…quando io…» La donna
assottigliò lo sguardo, scuotendo poi il capo e armeggiando con il
gioiello, slacciandolo dalla stoffa viola e mettendolo in mano al figlio:
«Grazie, madre.»
«Rendimi fiera di te, Nooroo.»
«Sempre, madre.»
Tikki allungò una mano, carezzando il volto del suo amante e sorridendo:
«Non mi sono mai accorta che porti gli orecchini.» bisbigliò mentre Plagg
le catturava il polso e se lo portava alle labbra, leccandolo.
«Ed io non avevo mai notato che tu portavi un anello.» sentenziò il
ragazzo, osservando la fascia in pietra bianca che adornava il pollice
della ragazza: «Non penso di avertelo mai visto…»
«E’ stato un regalo di mio padre.» spiegò Tikki, tirando via la mano e
sorridendo al gioiello: «Me l’ha dato stamattina, prima che io…»
«Ho capito.»
La ragazza sorrise, giocherellando con il gioiello e facendolo scivolare
dal dito; si mise a sedere, completamente a suo agio con la sua nudità, e
presa la mano destra del giovane, mettendoglielo all’indice: «Tikki…»
«Sta meglio a te che a me.»
«Ma…»
«In cambio voglio quelli.» dichiarò la ragazza, indicando gli orecchini di
pietra nera.
Plagg sbuffò, scuotendo il capo e togliendosi velocemente i gioielli,
mettendoli in mano alla giovane: «Contenta?»
«Sì.»