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Autore: nikita82roma    22/08/2016    5 recensioni
E’ passato circa un mese dalla fine di Always Again. Kate lavora al distretto, Rick segue i suoi progetti. Ma si stanno avvicinando delle date importanti, delle occasioni che Castle vuole festeggiare con Kate, riprendendosi il tempo sottratto dalla sorte e da loro stessi. Sarà un momento per avvicinarsi ancora di più, ma anche per chiarire tante situazioni rimaste in sospeso, guardarsi indietro per andare avanti. Insieme.
Una storia breve di 3 capitoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Nei giorni seguenti fecero esattamente i turisti a New York, sempre però considerato che uno dei due era Richard Castle, quindi con tutti i suoi eccessi, come quando aveva affittato un elicottero per fare un giro sopra la città e farsi lasciare sul tetto di un grattacielo dove c’era un ristorante che aveva prenotato per loro per cena.
Visitarono i principali musei, girarono la città sull’autobus scoperto, andarono ad Ellis Island, salirono sulla Statua della Libertà, sull’Empire State Building e sull’osservatorio del Rockefeller Center, passeggiarono a Central Park e attraversarono il ponte di Brooklyn. Fecero centinaia di foto, insieme e a vicenda. Mangiarono schifezze in chioschi per strada e ristoranti improbabili. Si divertirono, più di tutto, nella loro improbabile vacanza nella loro città, ma si sorpresero di quante cose non avevano mai visitato e anche quelle che avevano già visto, avevano tutto un altro significato nel farlo insieme e Kate adorava vedere le espressioni entusiaste di Castle ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo o che vedeva qualcosa che attirava la sua attenzione e toccava i suoi interessi. Così al museo delle cere di Madame Tussauds si era messo in posa per fare le foto sulla bicicletta con ET e la mostrava tutta orgoglioso, dicendo che l’avrebbe appesa nel suo studio ed aveva fatto la stessa cosa anche con tutti i super eroi della Marvel. Aveva detto a Kate che avrebbero dovuto farsi fare anche loro le statue di cera e tenersele a casa e lei inorridì alla sua folle idea e lo guardò talmente male che non osò ripetere ancora una simile idea. 

Quei giorni erano perfetti, tranne che per una cosa: Castle non aveva ancora nemmeno considerato l’idea di parlare di quanto era accaduto. Così come a casa faceva finta di niente quando lei provava a prendere molto alla larga il discorso. Ma lui lo capiva e sviava subito. Kate non aveva voglia di rovinare quei giorni o discutere, quindi faceva finta di niente, anche se le dispiaceva molto, soprattutto perché pensava che lui non si sentisse libero di parlare con lei e questo le faceva male.
Castle sembrava aver cancellato quei mesi e tutto quello che era accaduto tra loro. Era come se fosse passato da prima dell’arresto di Mason Wood, perchè nemmeno di quello aveva voluto parlare, al giorno che lei aveva riacquistato la memoria. Non una parola su nulla, nè con lei nè, per quello che ne sapeva, nemmeno con Martha o Alexis. Aveva avuto modo di parlare con la figlia di Castle quando era tornata a New York per un week end, un paio di settimane prima, anche lei stupita di come suo padre evitasse l’argomento. Kate le disse che probabilmente aveva bisogno di ancora un po' di tempo per elaborare la cosa, anche se dentro di se temeva che non sarebbe stato così. Non era la prima volta che Castle evitava di parlare di qualcosa di molto importante che lo aveva fatto soffrire.
Solo una volta Rick aveva parlato di qualcosa accaduto in quel periodo, ma non con lei e Beckett non lo sapeva. Erano andati a casa di Jim, Kate aveva voglia di vedere suo padre, ma aveva allo stesso tempo insistito che anche Castle andasse con lei. Quando arrivarono Jim si volle preparare del caffè per tutti e Castle si offrì per aiutarlo stupendo sua moglie: Rick e suo padre avevano sempre avuto un ottimo rapporto, ma non li aveva mai visti “complici” come sembravano quel giorno. Fu in cucina che Rick chiese a Jim di non dire a sua figlia che era stato a parlare con lui, soprattutto di cosa ed anzi si scusò per quanto era stato indelicato quella sera nel rivangare il suo dolore. Jim si dimostrò più che comprensivo con lui, dicendogli di non preoccuparsi: a lui interessava solo che sua figlia fosse felice e sapeva che con Castle lo era molto, come gli aveva detto lei stessa, tanto gli bastava. Jim non sapeva come erano andate le cose, ma se quella chiacchierata era servita in qualche modo a rimettere a posto le cose, anche se in minima parte, ne era valsa la pena. Rick si era offerto di finire lui di preparare, dicendo all’uomo di raggiungere Kate per passare un po' di tempo con lei. Sua moglie e Jim si erano già seduti in soggiorno. Castle, tornato con il vassoio con le tre tazze che diede prima a sua moglie e poi a suo suocero, ebbe la tentazione di sedersi sul divano vicino a Jim ma qualcosa gli disse di non farlo ed optò per la poltrona davanti a Kate. Quel posto vuoto era occupato dalla costante presenza di Johanna: era chiaro se si passava solo qualche secondo ad osservare padre e figlia, e Kate sembrò tirare un sospiro di sollievo nel vedere Rick sedersi altrove. Rimasero lì un po', Castle stranamente non parlò molto, preferendo concentrare la sua attenzione ai sorrisi sinceri che sua moglie riservava a suo padre che non esprimeva apertamente quanto fosse felice della stessa felicità della figlia, ma tutti lo sapevano, senza bisogno di parlare. Prima di uscire Jim, senza farsi sentire da Kate, disse a Castle di non dire nulla della lavagna che teneva ancora nascosta ed i due si scambiarono un sorriso ed uno sguardo di intesa.

- Se vuoi per il tuo compleanno possiamo fare una festa, parlo con il direttore dell'hotel e... 
Rick e Kate erano abbracciati sul divano dopo l’ennesima giornata in giro per la città.
- Castle, ti sembro il tipo che ama le feste nelle quali deve essere la protagonista? 
- No ma... Pensavo che dopo quello che era successo ti faceva piacere.
- Castle, alla mia festa di compleanno dovremo essere massimo in due, me compresa.
- Oh... Capisco... - la faccia di Castle si fece improvvisamente triste
- Ehy Babe, che c'è? Avevi già organizzato qualcosa? Va bene ugualmente eh... - Gli scompigliò  dolcemente i capelli.
- No... È che in due ed una sei te... C'è Lily... Quindi io non sono incluso... 
- Rick, ti prego, sii serio! - disse Kate sorridendo, ma lui era serio. Lo baciò in modo molto poco casto. - Allora diciamo così, Castle. Due persone escluse quelle dentro di me, va meglio?
- Kate non posso escludere però che non lo sarò anche io! - un sorriso malizioso si stampò sul suo volto che aveva perso ogni traccia di tristezza, dopo averle sussurrato quelle parole all'orecchio con voce languida e soffiando quel tanto che bastava per farla oltremodo eccitare. Beckett gli diede un buffetto per farlo stare zitto e lui fece ancora una faccia più imbronciata facendola ridere di gusto.
- Devo anche pensare al regalo per il tuo compleanno.
- Non voglio nulla Castle, non c’è bisogno.
- Oh sì che c’è! Niente per il nostro anniversario, niente per il compleanno! Beckett perché mi vuoi fare del male! - Chiese con tono melodrammatico
- Castle non parlare con quell’atteggiamento che si addice più a tua madre che a te! - Lo riprese Kate mentre si sedeva dall’altra parte della poltrona per tenere il punto senza però riuscire a trattenere un sorriso.
- Ma Kate! Tra due giorni è il tuo compleanno ed io… non ti ho preso nulla! Non è giusto! Io devo farti un regalo, capisci? È proprio un’esigenza fisica! Non posso farne a meno! - Gli parlava con un tono che sembrava veramente come se fosse una ragione di vita o di morte e questo fece ridere tantissimo Beckett e lui tornò ad imbronciarsi perché lei non capiva la sua esigenza di farle questo regalo.
- Ok, Castle, parliamone. Che regalo vuoi farmi? - Gli chiese Kate accondiscendente avvicinandosi di nuovo a lui.
- Quello che vuoi! - Rispose lui illuminandosi felice che lei finalmente gli dava ascolto
- Sicuro? - Kate aveva un sorriso sul volto che lasciava intendere che avesse un’idea in testa e che avrebbe fatto girare la cosa a suo vantaggio e Castle lo capì e si preoccupò
- Beh, sì certo… Qualsiasi cosa che io possa comprarti o fare per te. Se vuoi un pezzo di Luna ce l’ho, te lo regalo, è molto romantico in fondo no? Come si dice, se vuoi ti regalo la luna…
- Castle, non voglio la Luna. 
- Ok, niente Luna, allora dimmi. - La guardava attentamente, attendendo le sue mosse, ora ancora più convinto che si era messo nei guai da solo, perché era certo che Kate Beckett non gli avrebbe chiesto un regalo normale. Non era Meredith che avrebbe voluto un’edizione limitata di una borsa di Prada o di Gucci, nè Gina che gli avrebbe chiesto un gioiello di diamanti, possibilmente. Kate non era così, tutti i regali importanti che le aveva fatto, erano stati sempre idee sue e lei li aveva accettati entusiasta sì, ma altrettanto imbarazzata. Per Kate il denaro aveva un valore e non voleva che lui lo sprecasse per lei o per altre cose futili. Certo, le piaceva la bella vita che poteva fare con Castle, ma non le piaceva ostentare nè esagerare. A Kate non era mai importato nulla dei suoi soldi ed era convinto che sarebbe stato ancora così. Si sforzava in quegli attimi di capire che genere di regalo simbolico Kate avrebbe voluto. Magari era qualcosa per la bambina, così avrebbe unito l’utile al dilettevole. Lei però lo sorprese ancora. Appoggiò le mani sulle sue tempie
- Io come regalo voglio sapere che cosa hai qui - e poi spostò le mani sul suo petto, sopra il cuore - e qui Castle.
- Kate…
- Ascolta Rick. È difficile, lo so. Però dobbiamo fare questo passo. Dobbiamo guardare indietro per andare avanti. Non possiamo continuare a lasciarci cose irrisolte alle spalle. Ne abbiamo lasciate tante, tutti e due e me ne sono accorta proprio in questi mesi. Non voglio ricominciare la nostra vita così.
- Kate… - Castle cercava ancora di prendere tempo, Beckett sospirò e tolse le mani dal suo corpo, capendo che non serviva. Lui non voleva ferirla - … veramente vorresti questo come regalo?
- Sì Castle. È l’unica cosa che vorrei. Che tu avessi abbastanza fiducia in me da confidarti e dirmi quello che hai passato, come ti sei sentito, le cose che ti hanno fatto stare male. Non voglio farti rivivere cose spiacevoli, voglio solo capire, perché lo vedo Rick che c’è qualcosa che non va. - Appoggiò la mano sul suo braccio e lo guardò sorridendogli dolcemente - Pensi di riuscire a confidarti con me? I tuoi segreti saranno al sicuro con me. 
- Kate, io mi fido ciecamente di te. Non pensare mai il contrario. Certo che voglio dirti tutto, ma non so se sono pronto.
- Bene Castle, altrimenti dovrò farti il siero della verità per sapere quello che mi nascondi! - Kate rise mentre Castle si ritrasse dal suo tocco, come se lei lo avesse fulminato. Aveva fatto solo una battuta, ma vide Rick inorridito dalle sue parole, si passò più volte le mani sul volto.
- Castle? - Provò a toccarlo di nuovo appoggiando una mano sulla sua gamba e la lasciò fare.
- Lo hanno fatto Kate…
- Cosa Rick?
- Il siero della verità, o qualcosa del genere. LokSat o meglio il suo assistente. Quello che hanno trovato mezzo morto legato nella stanza. C’ero io lì al suo posto. Lo avevano fatto a me.
- Non c’è in nessun rapporto questa cosa, solo che ti hanno trovato lì. - Kate era inorridita e addolorata, aveva letto i rapporti che avevano fatto del caso LokSat i suoi colleghi e le forze speciali e di quello che avevano fatto a Castle non c'era traccia. Nemmeno lui glielo aveva mai detto. 
- Non l’ho detto a nessuno. Lui mi ha chiesto di noi, io non volevo dirgli nulla di noi, di quello che provo per te, sono cose nostre Kate, non ho potuto farne a meno… Poi mi ha chiesto chi è che sapeva di lui. Voleva uccidere tutti… 

- Rick… - Kate avrebbe voluto finirla lì, non voleva farlo soffire, non così, non immaginava che ci potesse essere qualcosa di simile, per lei era stato rapito, forse volevano ucciderlo, ma che lo avessero torturato così, psicologicamente, non poteva immaginarlo. Ripensò alle foto che aveva visto del luogo, lo immaginò lì disperato per quella che era la loro sorte, perchè lo sapeva che lui in quel momento non si stava preoccupando per la sua fine, ma per la loro incolumità. Castle, però, le fece cenno di tacere, voleva che lui parlasse, lo avrebbe fatto.
- Mason Wood mi ha detto che ti avrebbe ucciso, quando mi ha lasciato lì, mi ha detto che mi avrebbe ucciso subito e che veniva a fare la stessa cosa con te. 
- Mi aveva detto che eri morto e che eri nell’inceneritore. - sospirò Kate nel ricordarsi quel giorno. Avevano cominciato a parlare. Sarebbe stato molto doloroso per entrambi ma altrettanto necessario.
- L’idea era quella. Per fortuna sono arrivati Esposito e Ryan. - Castle sorrise amaramente, mentre Kate si avvicinò a lui e fu subito accolta dalle sue braccia.
- Cosa è successo che non ti fa essere completamente sereno Rick? - Gli chiese Kate appoggiata contro il suo petto mentre lui le accarezzava i capelli
- Perché pensi che non lo sia?
- Perchè nessuno può esserlo con quello che hai passato. E poi ti conosco, Castle. La notte sei spesso agitato...
- Quello non ti dispiace però! - Disse lui con un sorriso che le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi
- Quando dormi, Castle, intendo agitato quando dormi. - Alzò la testa per guardarlo meglio e lui si tolse subito quel sorriso dalla bocca per fare un’espressione innocente
- Ah, ok, quando dormo… Perché per il resto, quando non dormo, se sono agitato, ti va bene, vero?
- Castle! - Lo riprese ancora e lui si ammutolì. Il fatto che stava ironizzando così per lei era un chiaro segnale di quanto fosse nervoso di parlare di questo. - Allora? Cosa c’è? Solo una volta ti ho già visto così ed era dopo il tuo rapimento, quando non sapevi cosa ti fosse accaduto. Ora però non può essere questo il problema, semmai doveva essere il mio.
Rick non le rispose e Kate si alzò dal suo petto per guardarlo negli occhi ora meno sicuri e vivaci del solito, gli accarezzò il volto, tracciando con le dita il suo profilo. Sentiva come era contratto e lo baciò sul mento e sulla guancia.
- Sei teso, ti sento anche quando ti accarezzo il volto, quando ti bacio… - Lo baciò ancora proprio lì dove sentiva la sua mandibola serrarsi.
- Mi conosci così bene Kate… - Sospirò Rick
- Come tu conosci me.
- Ti sei mai chiesta perché la tua amnesia è cominciata proprio quando mi hai conosciuto? Perché hai dimenticato tutto di noi?
- Sì, tutti i giorni, credo. Ogni giorno cercavo di capire, di darmi una spiegazione e spesso quelle che trovavo non mi piacevano per niente.
- Che risposta ti sei data?
- L’ho potuto fare solo adesso. Dopo che ricordavo tutto. Vedi Rick, la mia vita è stata segnata da due eventi, che per motivi diversi mi hanno cambiata in modo inesorabile: la morte di mia madre ed averti incontrato. E per quanto la morte di mia madre è stata traumatica, drammatica e mi ha fatto soffrire avere incontrato te è stata la cosa migliore che mi sia capitata. Tu mi hai fatto rinascere. Sei stato un uragano nella mia vita, Castle - gli disse quest’ultima frase sorridendo, cercando di far sorridere anche lui.
- Gli uragani però ci mancano Kate, pensi che dovremmo rimediare?
- Taci Castle! - Gli chiuse la bocca con le dita - Non ho ancora finito. Io non so perché è successo tutto questo, però posso dirti che ho capito molte cose e tra le tante che ho capito è che nessuno avrebbe fatto tutto quello che hai fatto tu in quei mesi.
- Sono stato patetico, vero?
- Rick, mi vengono in mente mille aggettivi per descriverti, patetico non è nella mia lista. È stata una situazione assurda e paradossale, eppure tu l’hai fatta sembrare quasi normale e non hai mai mollato.
- Non è vero questo Kate, alla fine avevo mollato. 
- Alla fine eravamo esasperati Rick. Ho sbagliato io, molto. Hai sbagliato tu. Io avrei dovuto dirti quello che provavo, senza lasciarmi vincere dalla paura e tu dovevi parlarmi dei tuoi dubbi, delle tue paure, come dovresti fare ora.
- Cosa provavi Kate? - Ora era Castle ad essere molto più interessato alla conversazione. Quelle che dovevano essere le sue confessioni si stavano trasformando in quelle di Kate e a lui piaceva sempre scoprire qualcosa in più di lei, capire i suoi processi mentali, che non erano sempre così comprensibili, essendoci sempre dei lati del suo carattere e della personalità che gli erano oscuri e che si schiarivano a lui solo nel tempo.
- Che mi sono innamorata di nuovo di te, molto prima di quanto ho ammesso a me stessa. - Sospirò
- Non è la prima volta, vero? - Sogghignò Rick
- No, Castle, non lo è. Ed entrambe le volte per questo motivo ho rischiato di perderti. - Concluse Kate amaramente
- Non credo che sarebbe accaduto, Kate, non questa volta, almeno.
Ogni parola era difficile, ogni ricordo apriva cicatrici mai chiuse negli anni e lo era per entrambi, ma si rendevano conto tutti e due che era necessario che lo facessero, prendendosi i loro tempi, facendo le pause necessarie, diluendo quei discorsi se era necessario per tutta la serata, la notte ed i giorni seguenti.
- La notte che sei scappata sulla spiaggia. - Disse Castle dopo qualche minuto di silenzio mentre Kate lo guardava stupita. - È stato quella notte che lo hai capito, vero?
- Come lo sai? 
- Perché tu fai così. Quando hai paura dei tuoi sentimenti scappi. - Non c’era risentimento nelle parole di Rick, era solo una sua constatazione ripensando al suo comportamento nel corso degli anni.
- Non ho più paura dei miei sentimenti adesso Castle, non più. E tu? Hai avuto paura dei tuoi sentimenti?
- Sì… - Rick deglutì ed accarezzò Kate con il dorso della mano visibilmente tremante.
- È questo che ti fa stare male? - La dolcezza e la preoccupazione nella voce di Beckett lasciarono lo scrittore indifeso come un bambino davanti ai suoi sentimenti. Lei perse la sua mano e la baciò mentre lui annuiva solamente. - Cosa ti faceva paura Rick?
- Credevo che non sarei riuscito ad amarti come prima… Come ti amo ora. Quei pensieri che ho fatto in quei giorni mi ritornano alla mente continuamente. Ti vedevo come due persone diverse e ti ho odiato a volte perchè non volevi ricordare di noi. Come posso non amarti Kate? Come posso odiarti?
- Castle… - Kate sussurrò il suo nome non sapendo bene cosa dire per tranquillizzarlo. Prese il suo volto tra le mani e lo indirizzò verso di se  - Ehy Babe… guardami… Mi ami?
- Certo che ti amo!
- Non mi importa del resto. Solo io ho un marito che mi ama talmente tanto da non riuscire ad amare un’altra me! - provo a farlo sorridere mentre si avvicinava a lui baciandolo dolcemente sulle labbra.
- Mi dispiace Kate, per non essere riuscito ad amarti come avresti meritato. Per aver pensato delle cose delle quali mi vergogno.
- Rick, dobbiamo farci un processo alle intenzioni? Colpevolizzarci per quello che abbiamo pensato? Abbiamo vissuto una situazione assurda, è già un miracolo che ne siamo usciti sani di mente! 
- Parla per te, io non ne sono sicuro! - Scherzava ma non troppo e si meritò un’occhiataccia di Kate che bastò per farlo stare zitto.
- Quando te ne sei andata ho pensato di chiedere il divorzio. - Castle abbassò lo sguardo, se ne vergognava
Kate gli accarezzò il volto e gli diede un dolce bacio, in quel periodo vedeva suo marito più fragile di quanto dimostrasse e sentiva il bisogno fisico di coccolarlo. Lui se n’era accorto una volta e mentre lei era intenta ad accarezzarlo e baciarlo teneramente, senza nessuna malizia, gli diceva che era tutto il suo lato materno che veniva fuori e lo sfogava su di lui. Era più felice di ricevere quelle attenzioni di quanto volesse dimostrare, e ironizzava su questo, per non farsi scoprire, ma da come faceva le fusa ogni volta che lei gli si avvicinava, erano tentativi vani. Kate voleva trasmettergli tutto il suo amore con gesti semplici, quelli che per troppo tempo aveva trattenuto, quelli che sapeva lui amava particolarmente, ma non erano forzature per assecondarlo, era lei la prima a trovare beneficio nel fare quei gesti, coccolare suo marito la rilassava almeno quanto rilassava lui a ricevere quelle attenzioni. Ma quella sera non funzionava. Sembrava che lui e i suoi pensieri la rifiutassero. Spostò la testa per sottrarsi ai suoi baci.
- E se io non avessi accettato? - Gli chiese Kate a bruciapelo, appena lui si era scostato facendole capire che non voleva quel contatto in quel momento.
- Sono sicuro che l’avresti fatto. - Disse sicuro ma senza guardarla.
- Se non l’avessi fatto? Che avresti fatto Castle?- Non gli rispose. Non lo sapeva nemmeno lui. Se lo era chiesto molte volte in quelle settimane, era una delle cose che lo tormentava a tal punto da non riuscire più ad essere totalmente se stesso. Si sentiva in colpa. Non sapeva nemmeno di quale colpa precisamente si era macchiato, ma si sentiva inadeguato, come se fosse venuto meno alle sue promesse.
- Per me eri morta Kate, tu, come mia moglie dico. Eri sempre vicino a me, ma per me mia moglie era morta. 
- Mi dispiace Castle, ma non puoi fregiarti del titolo di vedovo. Sono viva. - Kate cercava di sdrammatizzare ma non era brava come lui.
- Come fai a non essere arrabbiata per come ti ho trattato l’ultimo periodo?
- E tu come fai a non essere arrabbiato per come ti ho trattato io in quei mesi?
- Io ero arrabbiato ma non con te, con quella che eri.
- Che sono sempre io - rise Kate.
- Sì, però, cioè, no… - Castle si era incartato e guardava ora Kate ridere e stava per mettere il broncio - Non eri tu, non proprio tu tu. Mi hai capito no? 
- Sì. Ti ho capito. Ho capito che ho un marito che mi ama talmente tanto che non mi tradirebbe nemmeno con un altra me stessa. 
- Beh, in teoria un po’ ti ho tradito con l’altra te…
- Mi ricordo Castle… Tutte le volte. - Gli sorrise ora sì, maliziosamente
- Ah, giusto… 
- E devo dire che durante la nostra seconda prima volta sei stato molto più dolce e delicato che nella prima… prima!
- Non mi pare però che ti sei lamentata, nessuna delle due “prime”. E poi anche tu la prima prima sei stata molto più intraprendente.
- Non vedo l’ora di esserlo di nuovo Castle - gli disse languidamente avvicinandosi a baciarlo con molta più passione e lui questa volta la ricambiò, lasciando che si scambiassero quel lungo bacio consolatorio.

- Comunque ho pensato cose orribili. - Cambiò velocemente discorso Castle appena ripresero fiato.
- Anche io ho pensato cose orribili. Cose che se ci ripenso adesso mi viene da vomitare di me stessa. - Si portò una mano sul ventre ricordando le sue prime sensazioni quando aveva scoperto di essere incinta. Castle non si lasciò sfuggire la cosa, sospirando rumorosamente e le cinse le spalle con un braccio fino ad intrecciare la sua mano con quella di Kate - Cosa dovrei fare io di me stessa Rick? Ho passato non sai quanto tempo a colpevolizzarmi nei mesi scorsi e lo faccio ancora a volte, però non è giusto, razionalmente so che non è giusto e lo devi capire anche tu.
- Hai pensato veramente di farlo? - Rick strinse ancora di più la mano della moglie
- Sì. All’inizio sì, ma non so se avrei mai avuto realmente il coraggio di farlo.
- Ho avuto paura di quello che potevi decidere, ma dentro di me sapevo che non l’avresti mai fatto.
- Ti fidi più tu di me di quanto faccia io di me stessa Castle…
- Perché ti sottovaluti sempre, Beckett. - Kate si appoggiò sulla spalla di Rick, mentre le loro mani continuavano a rimanere congiunte su di lei. 
- Sei andato a cercarmi anche a casa da mia cugina. Ha tempestato di telefonate papà per sapere cosa stava accadendo…
- Ehm… sì. Non le ho dato nemmeno troppe spiegazioni, credo di aver fatto la figura dell’idiota.
- Siete andati anche dentro i cinema, perché non ti è venuto in mente di venire al parco? Lo dicevi anche tu che per noi era importante.
- Perché pioveva, mi affidavo al tuo buon senso di non bagnarti e non prendere freddo. - Fece una pausa durante la quale Kate lo trafisse con il suo sguardo, le stava dando dell’irresponsabile? Beh, non che ne avesse tutti i torti nel farlo però le dava fastidio ugualmente - E poi perché sono andato a cercarti in tutti i posti tuoi, non nei posti nostri, capisci che voglio dire? Le altalene sono nostre Kate. Quando abbiamo parlato dopo che eri venuta in libreria, dove ti ho chiesto di sposarmi, dove ci siamo ritrovati quando ti cercavano… 
- Sono andata un’altra volta lì, una volta molto importante, ma ero sola. - Castle la guardò non capendo di cosa stesse parlando - Anche quella volta sono venuta a casa tua, completamente bagnata… 
Rick non lo sapeva. Quello erauno degli argomenti dei quali non avevano mai parlato, dei quali lui non aveva mai voluto parlare. C'erano delle cose, a distanza di anni, delle quali non aveva mai avuto il coraggio di parlare e quella era una di queste. Non aveva mai voluto sapere nulla di più di quell anotte di quanto lei non gli avesse detto, ed era il minimo indispensabile che era servito per le indagini dei giorni seguenti. Se ci ripensava gli faceva ancora male e quella sensazione di vuoto assoluto provata il giorno in cui si era imposto di dirle addio era ben impressa nella sua mente. Ci fu ancora silenzio tra loro. E la mente di entrambi che tornava a quella notte, non avevano bisogno di dirselo che pensavano tutti e due alla stessa cosa.

- Non è stato facile starmi vicino vero Rick? - Ammise Kate.
- È sempre facile starti vicino, è stato sempre più complicato starti lontano. Quello che ho fatto, lo avrei fatto anche altre volte, se tu me lo avessi permesso.
- Non era la prima volta, ma tu lo sapevi, vero? - Kate giocava con la mano di Rick, girando delicatamente la fede al dito di lui, come se fossero carezze. 
- Cosa?
- Le crisi di panico. - Sospirò - Con te però è stato più facile. Grazie per essermi stato vicino e non avermi affrontare tutto questo da sola.
- Una volta mi hai detto esattamente il contrario. Mi ringraziavi per averti lasciato sola. - Kate si stupiva di come Rick si ricordasse così tanti particolari di loro, ma quello se lo ricordava bene anche lei, erano state giornate molto difficili. Si portò automaticamente un mano sul petto e Castle seguì la sua. 
- Sono cambiate molte cose Castle… Non voglio più affrontare niente senza di te.
- Pensa quanta strada abbiamo fatto per arrivare a questo punto.
- Sposati con una figlia in arrivo?
- No, con te che parli così liberamente di te stessa e delle tue paure quando mi avresti ucciso anche solo se ti chiedevo “come stai” la mattina quando ti portavo il caffè. 
- Ero detestabile eh? - Ridacchiò lei
- Sì, ma soprattutto adorabile. Snervante, intrattabile ma decisamente stupenda e intrigante. E lo sei ancora.
- Snervante e intrattabile? - Sorrise Kate
- Anche Beckett. Ma pensavo di più a stupenda. E sexy. Molto sexy. - La baciò sul collo - Moltissimo.
Kate si voltò per guardarlo negli occhi. Erano di quel blu così scuro da sembrare nero: era il simbolo di quanto la desiderava ed erano lo specchio del suo stesso desiderio. Si stupiva di come voleva suo marito, pensava che con la gravidanza quella voglia sarebbe diminuita, se non scemata del tutto ed invece era esattamente il contrario e lui sembrava venerarla ancora di più di quanto aveva sempre fatto. Non perdeva occasione di farla sentire bella e desiderata, di farla sentire donna prima ancora che madre ed ogni volta si stupiva delle sue attenzioni, come in quel momento.
Si mise a cavalcioni sulle sue gambe, mentre lui le sfilava la maglia e baciarla lì, dove l’aveva baciata la prima volta che si era presentata al loft, su quella cicatrice che per prima gli aveva fatto dichiarare i suoi sentimenti. Castle la abbracciò e con le mani andò a cercare il gancio del reggiseno che aprì e poi lo sfilò via. Rimase a guardarla, sfiorandola con tocchi delicati e poi come un bambino appoggiò la testa tra i suoi seni e senza fare più nulla, lasciando che lei gli accarezzasse i capelli. Per amarsi avrebbero avuto tempo tutta la notte.

 




NOTA: Forse in questo capitolo troverete alcune risposte a delle cose lasciate in sospeso in Always Again. 
   
 
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