Anime & Manga > Food Wars!
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    23/08/2016    5 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per un boccale di birra..


L'hotel dove l'Adashino C.B avrebbe pernottato era un cinque stelle e sicuramente costruito per i lavoratori ambulanti visto che disponeva di una sala congressi e vi erano pochi clienti per una vacanza e per la maggior parte erano in viaggio per lavoro. C'erano infatti molti clienti stranieri.
La struttura era elegante, in perfetto stile giapponese, poiché dotata anche di terme.
Il viaggio non era stato lungo perché erano partiti per Kyoto dopo pranzo usando il treno superveloce, lo Shinkasen*, che in due ore li aveva collegati alla stazione di Kyoto. Lui si era accontentato dei posti in seconda classe mentre ovviamente Nakiri, il suo compagno e la piccola Marika erano seduti in prima classe e nel corso del viaggio non li aveva visti.
Adesso erano tutti all'interno dell'hall dell'hotel, in fila per mostrare i loro documenti d'identità.
Lui e Nakiri, dopo quel giorno che avevano passato tutta la pausa pranzo insieme data l'assenza di Suzuki, non avevano più avuto un'accesa conversazione; il ché, se ci pensava, era un bene: più distanti stavano, meglio era.
Tuttavia, ogni tanto volgeva lo sguardo verso di lei per scoprire di essere ricambiato.
Suzuki sembrava tornato a fissarlo con insistenza e la piccola Marika_che Nakiri, come da lei promesso, aveva portato a Kyoto_ invece non faceva che dedicargli teneri e timidi sorrisi che erano capaci di renderlo di buonumore.
Osservò la tessera/chiave automatica che la recepisionist gli aveva passato dopo aver controllato il suo documento, per poi involontariamente posare gli occhi sulla mano di Nakiri che_appoggiata sul bancone dell'hall in marmo color mattone_ stringeva la sua di tessera, da cui intravedeva il numero della camera, per scoprire che la sua era la 121 e quella di loro tre invece la 122: erano praticamente accanto di stanza e sullo stesso piano del palazzo.
-ci siamo tutti con le tessere?- chiese Nakiri, spostando la mano dal bancone della hall.
Il gruppo di colleghi rispose affermativo.

-che facciamo come primo giorno?- intervenne Alice:
-la riunione con i clienti per organizzare il banchetto la facciamo tra un paio di giorni?-
-sì, i nostri clienti arrivano domani l'altro e la riunione è fissata per la sera stessa in cui arrivano.- spiegò Nakiri.
-allora oggi abbiamo il pomeriggio libero.- rispose Suzuki.
In seguito si voltò verso le “sue donne”:
-Marika, Erina.. che ne dite di fare un giro per Kyoto?-
-va bene.- accettò lei, -ti va Marika?-
La bambina si fece entusiasta. -certo mamma!!-
Era un fastidio, pensò lui, sembravano proprio una famiglia.
-andiamo anche noi Ryou, Naoki?- propose Alice, invitando la sua di famiglia.
-se proprio ci tieni.- bofonchiò Ryou. Alice gli sorrise grata.
-Hisako e Yukihira-kun, voi che fate?- domandò poi, ai due “scoppiati”.
Lui ridacchiò. -penso che ne approfitterò per fare una telefonata alla mia ragazza, visto che ancora non le ho detto com'è andato il viaggio.- istintivamente portò gli occhi su Erina per notare con sorpresa che sembrava aver sentito ciò che aveva detto. Non sapeva se era solamente la sua immaginazione, ma ebbe l'impressione che si fosse stizzita alla sua risposta.
Doveva proprio smetterla di cercare una speranza nei pensieri di Nakiri, dato che sembrava che con il suo compagno andasse tutto bene. Al contrario della reazione di Erina, difatti, l'uomo sembrò sollevato dalla sua decisione di non andare con loro. Marika mise il broncio, lasciò la mano della madre e andò verso di lui:
-Soma oniichan.. non vieni con noi?-
Rimase spiazzato dalla domanda poiché non se l'aspettava.
Nakiri invece sembrò agitarsi ulteriormente: forse si sentiva in difficoltà con l'invadenza della bambina.
Lui sorrise a Marika. -no piccola, non posso.-
Si sentì dispiaciuto nel declinare l'invito e infatti la bambina si rattristò. In seguito, di colpo, la vide arrossire e stringere i pugnetti con forza per poi alzare lo sguardo verso di lui e fissarlo con schiettezza:
-allora una di queste sere ti faccio vedere il mio libro di favole, quindi tieniti libero Soma oniichan.-
Era rimasto piacevolmente colpito dalla risolutezza di Marika perché gli ricordò molto l'atteggiamento decisionale di Nakiri. Lui le sorrise ancora e prima che potesse rispondere, Nakiri lo anticipò:
-tesoro.. andiamo? Yukihira ha da fare.- la chiamò dolcemente, lei.
L'espressione di Nakiri era tesa, quasi irrigidita, anche se non capiva il motivo delle sue reazioni visto che non sembrava affatto arrabbiata con la figlia. -sì! Arrivo!- esclamò la bambina, allegra. -a dopo Soma oniichan.-
Prima di correre verso la madre, gli rivolse un altro grazioso sorriso.
Chissà perché si sentiva già tanto attaccato a quella bambina e quando sorrideva il cuore si scaldava senza motivo?
Non gli era mai successo con altre/i bambine/i. Poco importava, doveva solo smetterla di ricercare ostinatamente i motivi e probabilmente l'attaccamento, la curiosità e l'attenzione verso Marika erano dovuti solo a quello che lo legava a Nakiri_non era ancora chiaro cosa_. Decise che era il momento di chiamare Megumi dato che stava di nuovo pensando a Nakiri ed era giusto avvertirla del suo tranquillo arrivo per non farla preoccupare e poi, da una parte, sentiva l'estremo bisogno di ascoltare la sua voce rassicurante e dolce.

 
****


Era già la sera del secondo giorno che si trovavano a Kyoto.
Ieri pomeriggio aveva visitato la città con Rokuro e Marika, accompagnati anche dalla famiglia di Alice.
Benché fossero tutti nello stesso hotel, per ora era riuscita ad evitare incontri pericolosi con Yukihira e soprattutto a distrarre Marika dalla curiosità che sentiva verso suo padre. Purtroppo non poteva privargli di interagire perché già di per sé si sentiva uno schifo a tenerla a distanza da lui per paura e specialmente perché vedeva che Marika non smetteva di sorridere quando incrociava lo sguardo di Yukihira e lei era assai sensibile al suo sorriso.
Rokuro dormiva, aveva lasciato Marika alla supervisione di Alice visto che pure Naoki non aveva molto sonno e voleva giocare con il padre. Le era passato il sonno, di conseguenza aveva preso la decisione di scendere al bar dell'hotel per farsi preparare una tisana calda. Per arrivare al bar, però, dovette passare per forza dalla hall e rimase pietrificata quando attraversando il corridoio del salone d'accoglienza adocchiò Marika e Yukihira parlare serenamente in un quadretto che, doveva ammetterlo, era di una dolcezza infinita: la bambina era accovacciata sul divano in cui sembrava sprofondare da quanto era piccola e minuta, appoggiata sulla spalla di Yukihira che la aiutava a sorreggere l'enorme e bellissimo libro di favole che stavano leggendo insieme. Marika aveva un sorriso solare, luminoso, divertito mentre raccontava al giovane uomo le avventure della sua regina preferita e lui ascoltava con attenzione e a suo agio.
Non erano tanto distanti, per cui poteva sentire le esatte parole della conversazione:

-Soma oniichan.. non trovi che l'eroe delle storia ti assomigli?- disse Marika, le guance candidamente arrossate e un sorriso innocente che lui ricambiò con naturalezza e ridacchiò davanti all'affermazione della bambina.
-dici Marika? Anche se lui e biondo e io sono rosso?-
La bambina annuì con decisione.
-è vero che lui è biondo e tu rosso, ma avete tutti e due i capelli spettinati.- sostenne ancora, ridacchiando armoniosa.
-questo è vero, piccola, ma i suoi occhi sono verdi e io ho il tuo stesso colore.-
La bambina osservò curiosa gli occhi di Yukihira:
-è vero, Soma oniichan..- cominciò -..abbiamo lo stesso colore degli occhi.-
-già.- le accarezzò i riccioli biondi affettuoso.
-io direi che la giovane Regina invece somiglia tanto a te. Ha i capelli scuri e tu sei bionda, ma avete gli stessi riccioli.-
La bambina si aprì nell'ennesima risata spontanea e festosa.
-la giovane Regina è più simile alla mamma.- poi aggiunse sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso e sembrò approvare l'opinione di Marika:
-è vero. Somiglia anche alla tua mamma.- constatò infatti:
-ma proprio perché tu somigli tanto a lei, la piccola Regina mi ricorda te.-
La bambina arrossì emozionata.
-il cavaliere sembra Rokuro oniichan, invece.-
Yukihira si portò una mano sul mento.
-mh.. forse l'atteggiamento è simile.-
La bambina rise ancora.
-Soma oniichan.. a te piace la mia mamma?-
Lui sembrò colpito da quella domanda inaspettata, impreparato su come rispondere.
-sì, mi piace. La tua mamma è forte.- alla fine optò per la sincerità.
-è vero.. la mamma è forte. Mi vuole tanto bene.-
-sì, te ne vuole tanto.- concordò lui, facendogli un'altra carezza tra i ciuffi. Calò un altro silenzio tra i due dove entrambi erano impegnati a girare le pagine del pesante libro, quando la bambina riprese a parlare:
-ti piace il mio libro?- gli occhi le brillavano. -te l'aveva detto che te lo mostravo.-
Lui sorrise ancora. -certo piccola! Mi piace molto.-
Marika saltellò allegra sul divano. -allora te ne farò vedere tanti altri!-
-con molto piacere Marika.-

Non seppe nemmeno lei quanto rimase ad osservare l'interazione tra Marika e Yukihira, ma l'atmosfera era così rilassante e ricca d'amore che non era riuscita ad intervenire. Marika stava bene con Yukihira. Fin troppo.
Lui, come al solito, con il suo temperamento solare e semplice riusciva ad affascinare chiunque.
Per quanto provasse ad allontanare la figlia da lui per impedire che il suo fatale errore venisse scoperto, la simpatia e l'innocente interesse che Marika provava per il padre non poteva gestirlo né controllarlo perché comunque il legame di cui essi non erano consapevoli continuava ad unirli in maniera indiscussa e adesso si chiedeva quanto fosse giusto cercare di separarli ancora per un suo tornaconto? per una sua egoistica paura?
Quando erano insieme non vi era nessun altro attorno a loro: erano solamente Yukihira e Marika. Padre e figlia.
Non era più contemplabile intromettersi tra loro, soprattutto perché invece che fargli del bene li avrebbe solo resi tristi.
Non sapevano di essere padre e figlia, ma tenerli a distanza sarebbe stato inutile.
Doveva semplicemente lasciare che scegliessero loro cosa fare, indipendentemente da ciò che sapevano l'uno dell'altra.
Guardandoli ridere e scherzare, giocare e divertirsi insieme, non poteva fare a meno di pensare a quanto erano belli.
Sapeva dentro di sé che Yukihira sarebbe stato un padre fantastico se solo gli avesse detto la verità e Marika, poi, non l'aveva mai vista così in sintonia con una persona se non con lei. Provava simpatia per Rokuro ma con Yukihira, oltre ad essere totalmente a suo agio come succedeva a lei quando stava con lui, era indubbiamente al settimo cielo e risplendeva come una principessa. Involtariamente gli scappò un sorriso a quel pensiero.
Voltò gli occhi verso Alice, Ryou e Naoki. Alice non aveva interrotto la conversazione tra Marika e Yukihira pur sapendo lei stessa ciò che li legava e aveva preferito lasciarli stare, continuando a fare le parole crociate con disinteresse.
Forse anche lei aveva trovato fossero in un mondo a parte e non aveva avuto il coraggio di separarli.
Ryou dormicchiava accanto alla moglie e il piccolo Naoki era crollato in collo al padre. Erano un bel quadretto anche loro.
Diede un'occhiata all'orologio a polso e constatò che in effetti era 00.00 e decisamente tardi per una bambina di sei anni.
Raccolse un profondo respiro e attraversò il centro della hall.
Alice la notò e maliziosa la seguì con lo sguardo andare verso padre e figlia.
Prima o poi l'avrebbe rimproverata per aver lasciato fare Marika e Yukihira, ma in quel momento lo trovò inadeguato, specialmente a seguito dei pensieri che aveva fatto vedendoli assieme. Per quanto aveva paura ogni volta che li sorprendeva in compagnia, non avrebbe più provato ad allontanarli e si sarebbe tenuta l'angoscia per sé perché non era giusto e soprattutto avrebbe creato sospetti il suo provare a separarli e non era quello che voleva.
Yukihira era un suo collega e non poteva impedire la sua presenza a causa di un problema personale, di un suo errore irreparabile. Punto e basta.

-mamma!!- esultò la bambina, accorgendosi di lei.
Si alzò dal divanetto dove si era accovacciata vicino a Yukihira e le corse in contro.
-Yukihira..- disse solo verso il giovane uomo, rivolgendogli un'occhiata di sfuggita, che lui ricambiò.
-sai mamma.. ho fatto vedere a Soma oniichan il mio libro di favole.-
-ho visto tesoro.- le sorrise affettuosamente. -gli è piaciuto?-
La bambina annuì con convinzione. -tantissimo! Vero Soma oniichan?-
-molto.- confermò lui sorridendo. -mi ha paragonato all'eroe.- raccontò divertito.
-tesoro.. davvero trovi che Yukihira assomigli ad un eroe delle favole?- recitò scettica.
-certo mamma! Tu no? Sembra proprio un eroe.- insisté Marika animata:
-e poi ho detto a Soma oniichan che tu somigli alla giovane Regina.-
Se non ricordava male dal libro preferito di Marika, la Regina si innamorava dell'eroe alla fine della storia ed era pure ricambiata. A quella comparazione arrossì di botto.
-Nakiri.. sai che la giovane Regina a fine storia si innamora dell'eroe?- si intromise Yukihira, sbarazzino, in una considerazione esplicitamente allusiva al loro rapporto che lei colse immediatamente diventando ancora più rossa.
-è vero mamma!- si unì la bambina eccitata e ovviamente ingenua riguardo alla battuta di Soma.
-e Soma oniichan ha detto che gli piaci.- aggiunse facendola sussultare.
Non poteva dire di aver sentito tutta la loro conversazione, poiché sarebbe passata da “stalker” agli occhi di Yukihira e non poteva permetterselo. Accarezzò la zazzera della figlia e dopo averle rivolto un tenero sorriso, portò gli occhi seccati su Yukihira. -..sì tesoro, ma non diceva sul serio quando l'ha detto.- precisò in tono nervoso. -non è così, Yukihira?- seguì sardonica. Lui ghignò divertito dalle sue reazioni.
-parlo sempre sul serio, Nakiri.- replicò in tono scherzoso.
Marika si aprì in una risata deliziosa alla risposta di Yukihira, che sorrise contento di aver divertito la bambina.
Erina sospirò arresa e dopo un'ultima occhiata fulminante destinata a Yukihira tornò a parlare con la figlia:
-Marika, è tardi, è ora di andare a letto.- prese la sua manina con leggerezza.
-saluta per bene Yukihira, che tanto lo rivedi domani.-
La bambina annuì ubbidiente, tornò a prendere il suo libro di favole mollato sul divanetto e si avvicinò a Yukihira alzandosi goffamente sulle punte. -Soma oniichan, mi dai il bacio della buonanotte?- sorrise candida.
Lei rimase di stucco per l'ennesima volta: con Rokuro non aveva mai preso l'iniziativa e ci aveva messo molto tempo a prendersi le confidenze con lui e questo era incredibile se pensava che non era neanche un mese che Yukihira e Marika si erano conosciuti. Il legame che li univa a loro insaputa era più forte di quello che credeva e sarebbe cresciuto ulteriormente senza possibilità di fermarlo perché era spontaneo. Lui ricambiò il sorriso della bambina con dolcezza:
-certo piccola.- accettò e si chinò verso di lei per aiutarla ad avvicinarsi alla sua guancia.
Alla bambina, dopo la risposta affermativa, brillarono gli occhi dalla felicità e senza pensarci due volte scoccò un tenero bacio sulla guancia di Yukihira. -grazie per aver letto il libro con me, Soma oniichan.- disse, scuotendo la mano per salutarlo con energia da vendere. Lui fece lo stesso. -di niente Marika.-
-notte Yukihira.- salutò Erina, sbrigativa.
-notte Nakiri.- sorrise anche a lei, che un'altra volta si sentì ardere.



 
****


Soma era rimasto in piedi finché non aveva visto Marika e Nakiri entrare nell'ascensore e scomparire davanti a lui.
Si lasciò andare ad un sospiro rilassato. un'altra volta si era fatto prendere dal momento facendo quella battuta esplicita a Nakiri e sfruttando quell'occasione servita su un piatto d'argento.
Era stupefacente, a tal proposito, la tranquillità che sentiva quando stava con la piccola Marika.
Anche quella sera erano stati due ore a leggere il libro che la bambina desiderava tanto mostrargli, ma non si era accorto delle ore che scorrevano e, se l'avesse fatto, probabilmente avrebbe detto a Marika che era tardi e che doveva andare a letto.
Se ci pensava, era sorprendente come la bambina si era affezionata a lui dopo neppure un mese che si conoscevano.
Marika non aveva timore di lui in quanto sconosciuto, non si vergognava, era semplicemente naturale e affettuosa nei suoi confronti e lui sentiva di voler fare lo stesso.
Forse erano questi i motivi che lo facevano sentire in pace quando passava del tempo con la bambina.
Tuttavia, con Suzuki non era lo stesso. O almeno.. Marika sorrideva anche in presenza di Suzuki e sembrava essersi legata all'uomo; però, in egual modo, aveva la sensazione che si sentisse meno libera, come se lo vedesse una figura superiore ed intransigente e in qualche maniera questo la faceva sentire meno spigliata davanti al compagno di Nakiri.
Con lui invece sembrava più tranquilla e a suo agio eppure era uno sconosciuto in confronto.
Era paradossale la situazione; però, osservando le interazioni tra Suzuki e Marika, era questo che traspariva agli occhi di un esterno. Da una parte raggiungere tale realizzazione confrontando i diversi modi di interagire della bambina lo compiaceva perché lui era sicuramente il preferito tra i due, dall'altra era una situazione strana se pensava da quanto poco si parlavano. Inoltre, Nakiri sembrava temere i momenti in cui lui e Marika parlavano e aveva notato che non gradiva il loro avvicinamento. Aveva pensato fosse per rispetto verso il suo compagno: in teoria era Suzuki che doveva fare da padre alla bambina visto che erano una coppia, e non uno sconosciuto come lui. Il fatto che Marika preferisse passare il tempo con lui rispetto al suo fidanzato sicuramente la metteva in difficoltà: era l'unica spiegazione che si dava alle reazioni tese di Nakiri quando vedeva lui e Marika assieme. Cosa doveva fare?
Sarebbe stato meglio dire a Marika di trascorrere più tempo con Suzuki perché la sua mamma ci teneva?

Rifletté attentamente su quell'opzione, forse la più ovvia, non certo una sua preferenza: esattamente.. a lui piaceva passare del tempo con Marika, si divertiva a giocare con lei e questo non lo aiutava a prendere la scelta più giusta.
Sapeva che era sbagliato come comportamento, però a lui Suzuki non piaceva.
Avrebbe continuato a fare come stava facendo finché non sarebbe stata Nakiri stessa a dirgli di consigliare a Marika di considerare allo stesso modo Rokuro. In ogni caso, nemmeno i bambini riuscivano ad adottare in maniera disinvolta un determinato atteggiamento e non era colpa né di Marika né di Nakiri se la bambina non riusciva a provare una totale simpatia per Suzuki. Anche loro avevano la propria personalità e le proprie esigenze, era giusto che la situazione restasse tale con Suzuki finché non sarebbe stata Marika stessa a decidere di aprirsi all'uomo.
Immaginava la situazione non fosse facile: Suzuki non era il padre della bambina e fino a qualche anno fa il mondo di Marika girava attorno a lei e alla madre. Quando all'improvviso ti vedi comparire un uomo che potrebbe “rubarti” in senso metaforico la mamma, non doveva essere facile per i bambini accettare subito la nuova figura.
Anche Marika avrà avuto bisogno di tempo per digerire la questione e forse ancora oggi non aveva accettato del tutto l'idea di non essere più solo lei e la mamma. Sobbalzò meravigliato dai suoi pensieri:
Perché si stava preoccupando dell'emozioni di Marika?
Alla fine lui non c'entrava nulla con la bambina, Nakiri aveva il suo pieno affidamento e doveva essere lei a gestire al meglio la sua vita pensando ai bisogni e alle emozioni della figlia. Marika era piacevole e allegra, innocente, si sarebbe comportato con lei come se fosse stato un parente acquisito. Ridacchiò fra sé e sé a quel pensiero: già lo trattava come un familiare e questo era a dir poco esilirante. Davanti a quello spassoso pensiero, pensò che era il caso di andare a letto perché domani sarebbe stata una giornata impegnativa e stancante. Anche la famiglia Kurokiba si era ritirata nella sue stanze.
Rovistò all'interno della tasca dei Jeans alla ricerca del cellulare e scrisse un rapido messaggio della buonanotte a Megumi, per poi andare dritto a letto.


 
****


Il giorno del banqueting di quell'importante congresso era finalmente arrivato.
I clienti erano per gran parte avvocati rinomati e volevano festeggiare l'apertura dello studio in cui avrebbero collaborato.
Il luogo dove si svolgeva il banqueting era una villa classicamente giapponese, circondata da un giardino in perfetto stile orientale e il proprietario era colui che sarebbe diventato il direttore dello studio. La scelta dei piatti e della cucina era perlopiù fondata su pietanze nazionali e il servizio conforme alle tradizioni al loro paese.
In quanto a lavoro in cucina sarebbe stato una passeggiata visto che loro erano esperti e originali in quel campo.
Come al solito, Hisako si era occupata degli ornamenti floreali.
Ryou e Alice sarebbero stati più che altro impegnati in cucina perché non c'era bisogno di pubblicità.
Hayama era riuscito a mandare loro, dall'India, le spezie ideali per il banqueting e in tempo per quel giorno.
Rokuro era già pronto a gestire i conti e lei stava già ampiamente coordinando la brigata di cucina.
Yukihira sembrava aver fatto un ottimo lavoro con l'approvvigionamento delle merci perché avevano tutto il materiale e gli ingredienti a disposizione per mettersi all'opera e in quel momento era concentrato nel suo ruolo di chef in una prestazione assurdamente brillante. Lo aveva osservato per un po', come sempre faceva, e poi si era messa a cucinare anche lei per aiutare il gruppo. Naoki e Marika erano sotto il controllo di Rokuro che, fino alla chiusura dei conti, non aveva molto da fare. La bambina si era portata la sua bambola preferita e stava giocando con lei, mentre Naoki scoppiava a piangere nei momenti in cui si annoiava e metteva in seria difficoltà Rokuro: Alice, quindi, era costretta a prendere una pausa da lavoro lasciando tutto nelle mani di Ryou e gestiva i cambi con lui. Più o meno, il banchetto trascorse nel migliore dei modi fintantoché Marika non si stancò di giocare con la bambola e si avvicinò all'entrata delle cucine:
-Rokuro oniichan..- cominciò timorosa. -..posso guardare la mamma a lavoro?-
-va bene, ma non disturbarla troppo.-
-d'accordo.- allegra si avvicinò alla soglia della porta.
Salutò a distanza la mamma, che in un attimo in cui non era indaffarata le sorrise.

Ormai il servizio era arrivato al dolce e frenetiche, le giovani e graziose cameriere che Erina tanto non sopportava per il loro primo approccio confidenziale con Yukihira, si avvicinavano al pass per prendere i piatti con il dessert, che scomparivano e apparivano con una rapidità sensazionale sulla superficie del bancone: esso divideva cucina e corridoio, che portava alla sala principale. Tirò un sospiro di sollievo e si asciugò il sudore con un pezzo di scottex grosso quando constatò che mancavano davvero gli ultimi piatti del dessert.
Marika era ancora sulla porta ma non stava guardando lei: i suoi occhi erano proiettati verso Yukihira ed erano affascinati da lui e dai suoi movimenti fluidi mentre cucinava e riempiva agilmente le porzioni con gli ultimi dessert, esattamente come ogni volta si incantava anche lei a guardarlo in azione. Marika aveva gli occhi sgranati, luminosi, stupefatti e ammirati in direzione di Yukihira, tanto che non si accorse nemmeno di Rokuro quando si affiancò a lei e perplesso guardò chi stava seguendo con gli occhi. Erina vide le iridi di quest'ultimo assottigliarsi e l'espressione del suo volto farsi rigida al momento che realizzò chi la bambina stava guardando tanto estasiata. Probabilmente per il suo compagno fu l'ennesimo affronto alla sua dignità ora che non solo la sua fidanzata ma anche la figlia di essa era incuriosita da Yukihira.
Non sapeva come fare e cosa, si sentì dispiaciuta nel vedere Rokuro così deluso e amareggiato.
Yukihira_senza farlo apposta_gli faceva abbassare l'autostima e non era il solo che senza volerlo faceva sentire tale, a causa del suo enorme potenziale e le sue tante qualità_seppur lei sapesse che anche Yukihira aveva i suoi difetti_.
Si tolse la cuffia, si sciolse le ciocche bionde facendole ricadere lungo la schiena in una massa voluttuosa e profumata, e si slacciò anche il grembiule per poi andare in direzione del suo compagno, consolarlo con la sua presenza e distoglierlo dall'attenzione di Yukihira. -tra poco abbiamo finito il servizio, Rokuro, vuoi un aiuto a velocizzare i conti?- chiese gentile, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e alzando gli occhi verso di lui.
L'uomo, a quel contatto, sembrò spostare l'attenzione furiosa da Yukihira, costantemente osservato da Marika.
-non preoccuparti Erina, non sono tanti i conti e ce la faccio bene da solo.-
-d'accordo. Come preferisci.-

L'uomo tornò a guardare l'espressione di Marika mentre guardava Yukihira:
-anche Marika sembra incuriosita dal "novellino".- notò appunto.
Erina si fece agitata e cercò di non farlo capire a Rokuro:
-è uno che si fa notare.- rispose solo, non sapendo cosa dire. -è esuberante in tutto quello che fa e in cucina più che mai.- seguì, cercando di risultare credibile e indifferente al punto giusto pur di non farlo preoccupare ulteriormente.
Lui sospirò consapevole, stringendola per la vita e facendo aderire i bacini.
-non è solo questo, Erina, anche a te fa lo stesso effetto.-
Lei portò gli occhi a terra:
-ti sbagli Rokuro, coordinare e osservare è il mio lavoro.-
-sei diversa quando sei con lui.- continuò ancora, lui.
-è una tua impressione. Mi piace veder lavorare anche te.-
Da una parte era vero perché Rokuro era meticoloso e per questo intrigante quando svolgeva i suoi compiti da contabile, ma dall'altra era diverso: non avrebbe mai smesso di guardare Yukihira mentre era impegnato nelle sue competenze di chef, perché era meraviglioso. Non poteva rispondere così a Rokuro o sarebbe finita male; e, per quanto Yukihira fosse capace di tirare fuori le sue debolezze emotive o sovrastare il muro che li divideva quando cucinava e non solo, era anche un ostacolo per la vita che si era creata con Rokuro e Marika proprio per ciò che le faceva emergere.
-è vero anche questo.- sorrise lui. Poi si fece pensieroso.
-mi sono sempre chiesto una cosa da quando Yukihira-kun è arrivato..- riprese difatti, facendole salire l'ansia lunga tutta la spina dorsale -..voi due vi conoscevate già?-
Si aspettava quella domanda, prima o poi, ed era abbastanza scontata poiché Yukihira non aveva nascosto di conoscere già gran parte dei colleghi da quando era arrivato all'Adashino C.B.
Aveva preparato la risposta da fornire da tempo ed era solo arrivato il momento di farlo:
-sì, ci conoscevamo già.- affermò decisa, -abbiamo frequentato la stessa scuola e la stessa università.
Perché mi fai una domanda simile?-
-perché fin dall'inizio hai parlato di lui come se lo conoscessi da tempo e volevo avere la certezza che fosse così.- rispose pacato lui. -eravate molto amici?-
Altra domanda prevedibile e attesa, aveva la risposta anche per essa:
-non eravamo amici, solo compagni di scuola.-
-capisco. Meglio così.- le rubò un bacio a fior di labbra che lei ricambiò cercando di ignorare i sensi di colpa per avegli mentito. -ora vado a fare i conti.-
Detto questo, si separò da lei e andò verso la sua postazione di contabile.

Marika, appena notò la presenza della madre poco distante da lei, saltellò allegra e euforica la tirò per il braccio trascinandola vicino alla porta delle cucine:
-mamma!- esultò indicando Soma impegnato a fare l'ultimo piatto di dessert, -hai visto quanto è rapido Soma oniichan? Sembra che abbia braccia e mani doppie!-
La donna sorrise giocando e sistemando le treccine bionde della bambina che, vivace com'era, non stava mai ferma e l'acconciatura si era tutta distrutta. -sì tesoro, è molto veloce. Tutti lo sono.-
Nemmeno lei riusciva a spostare lo sguardo da Soma mentre accomodava l'acconciatura di Marika.
-è vero, ma Soma oniichan è supervelocissimo!!- marcò l'ultima parola, in maniera squillante.
Sì.. era decisamente il più veloce, lo sapeva anche lei.
-sì, non possiamo dire di no.- ammise infine e la bambina chinò la testa indietro per guardarla in volto e rivolgerle un esteso sorriso soddisfatta dalla sua risposta.
-adesso Marika gli zii e Yukihira devono sistemare le loro postazioni, quindi lasciamoli lavorare tranquilli e andiamo da Naoki che l'abbiamo lasciato solo con Rokuro.-
La bambina si rattristò al pensiero di doversi allontanare dalle cucine, ma educata fece come la madre le aveva detto e la seguì da Naoki e Rokuro.

Quando la villa tornò ad essere una semplice residenza del proprietario e tutti ebbero sistemato, revisionato e pulito le loro posizioni tornarono verso l'hotel dopo aver salutato il loro cliente che era sembrato compiaciuto dal loro lavoro.
Marika si addormentò in macchina: per spostarsi le avevano prese a noleggio un paio, pagate anch'esse dell'Adashino C.B.
Anche Naoki si era addormentato.

-Rokuro, per favore, potresti portare Marika in camera senza svegliarla?- chiese lei, arrivati a destinazione.
Marika aveva sei anni e nonostante fosse magrolina faticava comunque a prenderla in collo e aveva bisogno di Rokuro per alzarla. -certo.- rispose lui. Prese la bambina tra le braccia come una principessa, riuscendo a non svegliarla.
Ryou trascinò Naoki come Rokuro aveva fatto con Marika.
Hisako e Alice diedero la buonanotte a loro volta, sorridendo, e andarono verso la loro camera.
Ad un tratto la voce di Yukihira la raggiunse:
-io non ho ancora sonno, ragazzi, per cui vado a fare una bevuta al bar dell'Hotel.
Chi si vuole unire a me ben volentieri.- portò gli occhi su di lei, facendola arrossire.
Era per caso un invito a seguirlo al bar? Perché l'aveva guardata?
Erina scosse la testa e cercò di far finta di nulla.
Non aveva sonno neppure lei e l'idea di unirsi a lui purtroppo l'allettava, ma provò ad ignorare la sua parte irrazionale e seguì Rokuro in camera.
Anche tutti gli altri dissero di essere stanchi declinando l'invito di Yukihira con gentilezza.



 
****


-allora ragazzi!- esclamò Alice.
-dovremmo brindare un'ultima volta alla nostra laurea prima di andarcene a letto! Voi che dite?-
Nonostante la quantità d'alcol assunta dalla cugina di Nakiri, lei sembrava ancora lucida rispetto a lui e ad altri.

Lui invece, da quanto era brillo, sentiva tutti i discorsi, le risate e le chiacchiere ovattate e avvertiva la testa girargli fortemente. Questo, però, non gli impediva di portare lo sguardo su Nakiri seduta sul divanetto fra Hisako e Isshiki.
Ella aveva gli occhi rossi, le guance e il naso all'insu arrossati a causa dell'alcol. Alternava, come lui, momenti di lucidità a momenti di totale assenza o esagerata allegria. Non l'aveva mai vista così fuori di sé.

Eppure, sebbene fosse ubriaco, poteva dire di vederla sempre bellissima nel suo vestito verde acqua che calzava dolcemente lungo il suo corpo risaltando le sodi forme.
I lunghi capelli erano sciolti, arricciati leggermente sulle punte in fondo, ma sempre morbidi ed eleganti.
Era sicuramente la più bella di tutte, benché anche Megumi sembrasse molto più carina del solito.

In effetti, anche da astemio, non aveva mai smesso di osservare i lineamenti di Nakiri.
Anzi.. forse anche negli anni precedenti qualcosa di lei l'aveva sempre attirato, no, anche senza il “forse” era così, ma quella sera le sensazioni che lei gli aveva sempre scantenato sembravano amplificate in qualche modo. Scosse la testa. Cosa stava pensando? Era l'alcol a renderlo tanto consapevole di lei?
Il ché era paradossale visto che in teoria il bere doveva rendere più naturali ed espliciti perché il tutto appariva distorto e confuso. Quindi.. perché cosapevole?
Distrattamente e aprendosi nell'ennesimo singhiozzo, seguendo l'invito di Alice, alzò in alto il boccale per unirsi agli altri per l'ultimo brindisi post laurea; però, anche in quell'attimo, non distolse gli occhi da Nakiri che insolitamente aveva fatto lo stesso per tutta la serata. Magari anche questo era colpa dell'alcol: gli faceva vedere cose non reali, effetto allucinogeno insomma. Ridacchiò fra sé e sé, di fronte a quel pensiero.
Sentì i cincin unirsi in uno squillante suono che raggiunse le sue orecchie in maniera più fitta e chiassosa.
Sentiva la testa pungere un po', così appurò che era il caso di avviarsi a casa e fare una bella dormita risanatoria:

-io penso che andrò ragazzi.- avvisò loro, alzandosi a fatica dalla poltroncina e avvertendo subito i giramenti testa assalirlo e farlo traballare.  Fece un rapido saluto generale e si avviò barcollante verso l'uscita del locale.
Udì a malapena la voce di Hisako:
-Aldini.. forse dovresti accompagnarlo, non si regge in piedi.-
Sentì spostare la poltrona dove sedeva il suo migliore amico, ma ormai aveva già raggiunto l'entrata del Karaoke per uscire. Sorprendentemente, fermatosi davanti alla porta perché la testa lo aveva disturbato con un altro giramento, quella che sentì non fu la voce del suo amico ma di Nakiri:
-Yukihira..- e non era finita qui, non sapeva se era l'effetto dell'alcol o meno, però lo aveva perfino afferrato per la manica della camicia -..accompagnami a casa.-
La sentì singhiozzare e ora, sicuro che fosse veramente lei, si girò in sua direzione.
La guardò attentamente: gli occhi di lato e le lunghe ciglia incrinate di conseguenza, le guance arrossate, il collo niveo rivolto verso sinistra e la curata mano smaltata accompagnata dal braccio leggermente piegato, a porgersi verso la manica della camicia e a stringerlo in una presa consistente ma assai debole perché femminile.
Era la prima volta che vedeva Nakiri tanto graziosa e timida.
Era forse colpa della vergogna che stava accusando nel chiedergli una cosa tanto intima?

Rimase incantato e pensieroso di fronte a quella richiesta, ma alla fine le sorrise.
Se doveva essere sincero e forse era a causa delle infinite bevute, desidarava da tutta la sera passare del tempo da solo con lei; non aveva immaginato essere possibile.
-d'accordo Nakiri, ti accompagno a casa.-
Lei apparse sollevata dalla risposta positiva e fece per fare un passo avanti, ma perse l'equilibrio per colpa dei giramenti di testa e lui la sorresse appena in tempo. Involontariamente Nakiri finì contro il suo petto, sicuro che in seguito sarebbe scattata lontano da lui per l'imbarazzo, invece rimase lì, appoggiata contro di lui e lui a tenerla per le spalle.
Si sentì accaldato davanti a quel contatto ed era convinto di essere arrossito.
Perché avvertiva le sensazioni tanto nitidamente benché fosse ubriaco?

Nemmeno lui era molto stabile visto quanto aveva bevuto e infatti, poco dopo, lei dovette spostarsi perché si sentì andare all'indietro. Scoppiò a ridere senza motivo, si grattò la nuca impacciato. -siamo proprio fuori.- rispose solo.
-io non lo sono, Yukihira, tu lo sei.- mugognò lei, singhiozzando.
Poi si incamminarono tra le vie buie e solitarie reggendosi a vicenda..

Diede un altro sorso al boccale di birra scura giapponese, accomodato sul panchetto del bar dell'hotel, e sentì scendere il  sapore rinfrescante lungo la gola che fu capace di dissetarlo.
Il gusto era buono e al piano bar dell'albergo c'era tanta tranquillità dato che era mezzanotte passata.
Il panchetto in pelle era comodo e il bancone del bar in mogano scuro era la sua unica compagnia, poiché il barista, dopo averlo servito, si era ritirato nel retro del locale lasciandolo solo. Appena aveva sfiorato il boccale in vetro, aveva ricordato visivamente un altro sprazzo di quella sera visto che l'ultimo brindisi della serata l'avevano fatto con la birra.
Era stato il gesto dopo esso che l'aveva stupito di più: Nakiri gli aveva chiesto di accompagnarla a casa.
Ricordava distintamente la sensazione di calore e desiderio che l'aveva invaso quando lei era scivolata tra le sue braccia, senza farlo apposta. Proprio come gli era chiaro, già allora la desiderava follemente e quella notte passata insieme era la “traccia” tangibile della passione che li legava da tempo. Ne era convinto.
Di nuovo stava pensando a lei e un'altrettanta sensazione di frustrazione lo accolse quando pensò al banqueting di quella sera e al fastidio provato in una sfuggente occhiata in cui aveva visto Nakiri e Suzuki-san in atteggiamenti di chiara effusione, a come le mani del compagno di Nakiri scorrevano lungo il corpo di lei in una mordace bramosia sessuale, in un possessivo senso di desiderio corporale. Si accorse solo dopo di aver sbattuto con troppa enfasi il boccale sul bacone, ricordando quel momento che l'aveva seccato e si chiedeva davvero com'era riuscito a riempire gli ultimi piatti di dessert senza far notare il suo disprezzo. Perché con Megumi non gli succedeva lo stesso?
Non aveva mai perso la testa a tal punto, sebbene protettivo anche con lei.

Non ebbe il tempo di riflettere su tali emozioni perché spiazzato notò Nakiri arrivare al bancone, dove era appoggiato, sedersi silenziosamente sul panchetto di fianco al suo.
La sentì schioccare la lingua in un gesto stizzito e lanciargli un'occhiata intimidatoria di profilo per poi minacciarlo:
-non commentare o aprire bocca sennò sei morto, Yukihira.-
Lui non riuscì a trattenersi dallo scoppiare in una risata sguaiata.
-ti avevo detto di non dire una parola, idiota.- protestò aspra.
Lui provò a darsi un contegno, ma non fu un controllo immediato data l'ironia della situazione.
-cosa ci fai qui, Nakiri?- domandò in seguito, ridacchiando divertito.
-non avevo sonno.- asserì atona.
-potevi dirlo subito quando ho offerto il mio invito a tutti.-
-a Rokuro non avrebbe fatto piacere se avessi accettato il tuo invito.-
-però alla fine sei venuta lo stesso. Lui come la pensa a riguardo?-
Lei lo fulminò. -dovresti proprio smetterla di ficcare il naso nelle relazioni altrui.-
-era solo una curiosità. Tutto qui.-
-dorme. Marika pure.- alla fine lei rispose.
-capisco.- abbozzò un sorriso enigmatico.
-non hai pensato alla possibilità che si svegli e che trovi una parte del suo letto vuota?-
-sbaglio o stai continuando a ficcare il naso, Yukihira?- ribatté sferzante.
-Non ho ficcato il naso, Nakiri. Ti ho solo mostrato altre possibilità e le conseguenze di scappare di soppiatto dal letto del tuo compagno.- ghignò sbarazzino.
-non sono scappata di soppiatto!- gridò offesa, -per chi mi hai preso, stupido?-
-d'accordo. Allora non dovresti preoccuparti.- portò gli occhi su di lei, con aria giocosa:
-giusto.. perché dovresti preoccuparti di una bevuta con un collega?-
Lei lo fissò rabbiosa. -odio il modo subdolo con cui mi provochi, Yukihira!-
Lui rise ancora. -ti prendo solo un po' in giro, Nakiri. Scherzo.-
Lei si fece assorta. -a volte non sembri davvero scherzare, sai?-
Lui sgranò gli occhi colpito da quella constatazione.
-sembri infastidito davvero.- aggiunse ancora lei, tornando a fissarlo con decisione.
Lui non sapeva cosa rispondere dato che ciò che aveva detto era la verità: portava la loro conversazione sullo scherzo, ma c'era un'invidia di fondo dietro alle sue battute e Nakiri l'aveva capito subito.
Abbassò gli occhi sul boccale di birra ormai vuoto.
-dici? Forse.- ammise alla fine. Non era bravo a mentire.
Lei sussultò davanti a quella risposta e quando tornò a guardarla notò che sembrava a disagio.
-sei scorretto Yukihira.- rispose sottovoce.
Lui si aprì un sorriso amareggiato. -ho solo detto quello che mi passava per la testa.-
-sei scorretto proprio perché la tua sincerità è un problema per me.-
-perché è un problema, Nakiri?- domandò lui, fissandola con serietà.
-è un problema e basta.- borbottò schiva. -è meglio che vada.-

Si alzò dal panchetto ma lui la bloccò di nuovo. -aspetta..-
-anche quando fai in questo modo sei sleale.- bisbigliò ancora.
-mi dispiace Nakiri.- disse lui, -hai fatto un'osservazione su di me e non sono riuscito a mentirti.
Anzi.. probabilmente se la mia ragazza fosse qui l'avrei ferita.-
-lo penso anch'io.- concordò placida, lei -..in fondo ho fatto lo stesso con Rokuro.-
Ci fu un attimo di silenzio.
-perché lo facciamo secondo te, Nakiri?- riprese lui.
-non saprei..- fece lei, vaga -ma quello che c'è stato tra noi è acqua passata, Yukihira, tu stesso l'hai detto.
Noi siamo il passato, i nostri compagni sono il presente.
Ciò che ci lega non è niente in confronto a quello che abbiamo con loro.
Alla fine è stata solo una notte di sesso, giusto? Niente di più, niente di meno.-
La sua espressione sembrava nostalgica mentre diceva quelle parole e sentiva che non era del tutto sincera nel fornirgli spiegazioni sul loro rapporto. Però era giusto fare così e lo sapeva anche lui.
-ti offro una birra, Nakiri, da semplici colleghi. Beviamoci su!-
Gli stizzò l'occhiolino alzando il boccale vuoto in alto.
Era doloroso. Era l'unica maniera per riportare la situazione alla tranquillità e non creare tensione tra loro quando sarebbero tornati a lavoro. Lei sospirò e tornò a sedere sul panchetto. -d'accordo Yukihira.-
Chiamarono il cameriere e ordinarono due birre piccole.
Succhiarono un sorso nello stesso momento, poi lui sorrise:
-rinfrescante, vero?-
-accettabile.-
Lui ridacchiò davanti alla prevedibile risposta.


 
****


Tutto quello che aveva risposto a Yukihira era un'autentica menzogna: era scappata di soppiatto da Rokuro sfruttando il momento che russava come un ghiro senza pensare alle conseguenze del gesto.
Non era scesa perché non aveva sonno, l'aveva fatto perché sentiva il bisogno di stare, stuzzicarsi e parlare con Yukihira infliggendo l'ennesimo tradimento mentale al suo compagno.
Non era vero quello che aveva risposto sulla notte di sesso tra loro e nemmeno che era acqua passata.
Oltre questo, il suo cuore aveva fatto una capriola incontrollata quando lui le aveva confessato di essere infastidito dalla vicinanza tra lei e Rokuro. La sincerità di Yukihira era un problema perché ogni volta che lei faceva passare per sincere le sue menzogne, con lui, si sentiva uno schifo e questo non andava bene perché voleva dire che gran parte delle parole e di ciò che diceva erano bugie e di conseguenza un autentico mentire a se stessa. Cosa doveva fare?
L'attrazione tra lei e Yukihira era ancora forte e bene o male, anche se non esplicitamente, se l'erano detto con i gesti e il loro punzecchiarsi. Anche in quel momento non riusciva a pensare ad altro se non a come la camicia nera che Yukihira indossava si amalgamasse con seducente virilità ai suoi pettorali e quei bottoncini sganciati in cima lasciassero poco spazio all'immaginazione e soltanto ad un reale desiderio carnale e probabilmente non solo.
Per non parlare di quei pantaloni beige che si stringevano perfetti alle gambe sode e tonificate di Yukihira rendendolo accattivamente e sexy. Era sexy davvero, che lo negasse o meno. A differenza della bellezza elegante e standard di Rokuro, Yukihira possedeva un fascino selvaggio e indomabile e, nonostante la sbronza, ricordava quanto fosse notevole a letto_anche Rokuro lo era, ma la passione di Yukihira non ce l'aveva nessuno_ e di fatto, come sapeva più che bene, una notte tanto più bella di quella non l'aveva più passata. Dunque, no, non era stata solo una notte di sesso e follia.
Perché stava facendo certi pensieri? Perché erano tanto persistenti?
In modo da gestirli, deglutì tutto d'un fiato il boccale di birra e con la foga che aveva usato non si accorse di aver lasciato una scia di schiumina bianca della birra lungo la guancia sinistra e non fece in tempo a farlo perché Yukihira ridacchiò divertito. -Nakiri..- iniziò tra le risate, lui, e lei lo guardò irritata.
-cosa vuoi? Perché ridi all'improvviso?-
-..no, niente.- però non riusciva a smettere di ridere e lei si infastidì ancora di più. -la guancia..- continuò lui.
-la guancia cosa?!- tuonò lei, -invece di ridere, termina la frase!-
Lui rapidamente, senza darle il tempo di spostarsi o realizzare le sue intenzioni, avvolse il braccio dietro la sua schiena e leccò le tracce di schiuma sul suo viso con la lingua.
-la schiuma.- appurò infine, staccandosi dalla sua guancia e sorridendo malizioso.
Lei rimase pietrificata, colta di sorpresa di fronte a quel contatto e quando divenne consapevole del gesto audace di Yukihira iniziò a sentire il cuore martellare nel petto, dei piacevoli brividi d'eccitazione attraversarle tutto il corpo e un calore ardente invaderla per poi portarla ad avvampare per la vergogna.
-perché sei così, idiota??!- esplose infatti, -perché non riesci a trattenerti?-
-ho agito d'istinto un'altra volta.- decretò lui. -era troppo divertente il pensiero della tua reazione, Nakiri.-
Proseguì sinceramente:
-anche se quello che è successo tra noi è acqua passata, l'attrazione per te non è svanita e questo è un dato di fatto.-
-ti staresti giustificando per caso?-
Lui scosse la testa. -no, non lo sto facendo.- preciso -voglio solo che tu sia consapevole di questo.-
-a quale assurdo scopo?-
-una piccola rivincita nei confronti del tuo compagno.- rispose ironico.
-sei proprio un bambino.- sbottò lei, altezzosa. Lui ridacchiò.
-è pur sempre un gesto intimo.- protestò severa:
-come immaginavo: è troppo pericoloso starti accanto. Vedi? Anche stasera è finita così.-
-mi diverto con te, Nakiri. Il rapporto che abbiamo adesso mi piace.- confessò lui, -però, anche se siamo impegnati, penso sia giusto che entrambi si sia consapevoli dell'attrazione che ci lega perché forse riusciremmo meglio a gestirla.-
-questa è una tua opinione, Yukihira. Io non ho detto di essere attratta da te.-
-è vero, non l'hai fatto.- accordò lui.
-però mi cerchi sempre con lo sguardo. Vorresti negare anche questo? Perché lo faresti, quindi?-
Lei distolse gli occhi arrossendo e non negò né confermò: non aveva parole per esprimersi perché, se avesse risposto, glie l'avrebbe data vinta. Lui sospirò stancamente.
-prenderò il tuo silenzio come risposta positiva, Nakiri.-
Bevve un altro sorso di birra sorridendole.
Lei incrociò le braccia seccata e gli rivolse un'occhiataccia.
-credi a quello che ti pare, Yukihira.-
-infatti farò così.- le sorrise con dolcezza.

Calò un silenzio tombale tra i due, nel quale potevano sentire solo le loro gole deglutire il liquido scuro della birra.
-piaci molto a Marika.- esordì lei all'improvviso.
Ovviamente, dopo quell'asserzione, si pentì di essere entrata in un discorso tanto rischioso.
La birra l'aveva portata ad aprirsi di più con lui.
-già. Anche a me piace stare con lei. Chissà perché? Sarà perché vi assomigliate?-
Le aveva tirato l'ennesima “frecciatina” fuori luogo e una vena di nervoso pulsò sulla sua fronte.
-finiscila Yukihira.-
-sei entrata tu nel discorso Nakiri.-
-potevi anche trovare risposta migliore.- replicò lei seccata.
-vero anche questo.- confermò. -perché con Rokuro non è così?- riprese il discorso principale.
-Marika si è legata a Rokuro, ma in effetti a volte sembra temerlo.-
Lui annuì. -forse perché dà l'impressione di una persona dura ed esigente, poco affettuosa.-
-la sensazione a primo impatto è quella.- concordò lei, -ma in realtà non è così.-
-con te infatti è molto appiccicoso.- commentò leggermente stizzito.
-non ricominciare Yukihira.- rispose aspra, lei.
-non hai il diritto di giudicare il nostro rapporto. Come la prenderesti se lo facessi con te e la tua compagna?-
-chi lo sa..- ridacchiò lui, -probabilmente reagirei allo stesso modo.-
-esattamente.- convenne lei, soddisfatta dalla sua risposta.
Dopo passarono altri minuti di silente tranquillità, in cui nessuno dei due parlò.

-è meglio andare a dormire, Nakiri. Domani dobbiamo preparare tutto per ripartire.- annunciò per primo.
Improvvisamente si era fatto distaccato e lei non comprese i motivi.
Lo vide alzarsi dal panchetto, passarle accanto e spontaneamente accarezzarle i capelli in un gesto di pura tenerezza anche se sfuggente. -notte Nakiri e grazie della chiacchierata.- accennò un sorriso incomprensibile.
Lei si alzò dal bar solo dopo che Yukihira fu scomparso, con mille domande e dubbi in testa.
Cosa gli era preso stavolta?



 
****


Si adagiò contro la parete dell'ascensore specchiandosi nello specchio al suo interno.
Davvero.. cosa stava facendo?
Si stava comportando con Nakiri come se fosse una sua proprietà e questo non andava bene.
Un'altra volta non era riuscito a combattere la forte attrazione che nutriva per lei e aveva finito per avere atteggiamenti inadeguati. Quando si trovava in compagnia di Nakiri tutto svaniva, Megumi anche purtroppo, e finiva per commettere gesti volti ad un approccio più intimo o per provarci con lei. Se continuavano ad avere questo rapporto, avrebbe finito per tradire davvero Megumi ed ecco perché aveva deciso di troncare lui la conversazione con Nakiri.
Più parlava con Nakiri, più si rendeva conto che i sentimenti provati per Megumi si facevano meno chiari.
Incontrare nuovamente Nakiri l'aveva confuso non poco.
Se davvero fosse stata una forma d'amore quella provata per Megumi e non solo un semplice piacere e trovarsi bene, perché era bastato così poco a mettere in discussione i suoi sentimenti e tutto il rapporto che aveva costruito con lei appena Nakiri era ritornata a devastare le sue emozioni? Cosa provava veramente per Nakiri?
Era chiaro che ogni volta che stava con lei la sua mente viaggiava attraverso pensieri proibiti e peccaminosi e rivedeva e soprattutto.. risentiva tutte quelle sensazioni che aveva provato quella sola ed unica notte.
Anche quella sera, mentre bevevano la birra, non aveva smesso di fissare e studiare i suoi lineamenti: le ciglia lunghe decorate da un leggero tocco di mascara e matita che illuminavano i suoi occhi lilla, un rossetto color pesca a spiccare le labbra fini e invitanti. Le ciocche bionde con le quali lei involontariamente giocava spostandole e scuotendole, in un movimento seducente, femminile e ammaliante che lo estasiava.
La magliettina giallo senape dal tessuto rugoso ed elegante, sebbene dalle punte velate, e dalle spalline calate faceva intravedere i laccetti del reggiseno di pizzo nero impreziosendo il suo corpo con raffinata maestria e risaltando le sue snelle rotondezze. Quei Jeans chiari, a vita bassa, attilati, che non nascondevano il ventre piatto e sottoliniavano la magrezza delle cosce. Ai piedi indossava dei decolté neri che, quando l'aveva vista arrivare al panchetto, accentuavano sicuramente la bellezza del suo corpo. Tutto di lei lo affascinava e lo attraeva come una calamita, accendendogli un desiderio accecante. No.. non si era mai sentito così preso da Megumi.
Ecco perché con Nakiri spesso perdeva il lume della ragione e sarebbe stato un problema se non faceva in modo di placare le emozioni che lo spingevano da lei. Era doloroso sentirla parlare di Suzuki e lo era stato ancora di più quando, un'altra volta, le aveva sentito dire che quella notte per lei era stata solo sesso.
Sapeva anche lui che non diceva sul serio perché aveva imparato a conoscere abbastanza bene le espressioni di Nakiri e di fatto era un bravo osservatore, ma anche se così era, quelle parole facevano male comunque. Cosa doveva fare?
Non voleva lasciare Megumi finché non era chiaro dei suoi sentimenti, perché sapeva che ora come ora se ne sarebbe pentito e sicuramente non era pronto a farlo perché teneva pure a lei_sebbene, a parte il piacere, non sapeva quali sentimenti lo legavano a Megumi_. Stava pensando troppo. La stanchezza si stava facendo insostenibile e in quel momento non poteva riflettere lucidamente perché non aveva basi solide per farlo.
Ci avrebbe dormito su e pian piano avrebbe capito cosa voleva o chi.



************************************************************************************************
Angolo autrice: ciao cari miei! *-* ecco il nuovo cap. Vi confesso che sono molto orgogliosa di come mi è uscito e spero che piaccia anche a voi.
Spero siate rimasti compiaciuti dalle scene Sorina e soprattutto da quelle Soma/Marika. Vorrei tanto sapere cosa ne pensate!^^ siete soddifatti? <3
Vi anticipo che nel prossimo cap vi presenterò anche Takumi, finalmente XD (piccolo spoiler). Per Hayama invece dovrete aspettare ancora un po' invece.
Per adesso Hayama è India, ma ho in mente di rendere abbastanza travagliato il rapporto tra lui e Hisako :P. I PG vi sono sembrati IC?
Vi avverto che il prossimo cap sarà molto più lungo, all'incirca 16/17 pag; quindi, quando lo pubblicherò, avrete molto da leggere ;D.
Tuttavia, non so quando lo pubblicherò: con lo studio sono straincasinata e nonostante lavori sodo sono un po' indietro, dunque dovrò dare priorità ad esso ç_ç.
Ma tranquilli.. cercherò di non farmi aspettare troppo :). In compenso, ringrazio tantissimo chi mi ha lasciato le recensioni! vi adoro! <3 gentilissimi! *-*
Risponderò ad esse il prima possibile ;D. Perdonatemi se non l'ho ancora fatto D: . Ringrazio anche chi ha messo la fanfic tra preferite/seguite/ricordate.
Grazie davvero! *-* il vostro sostegno è importantissimo per me! (soprattutto di quelli che mi recensiscono) quindi, non abbandonatemi! <3
Allo stesso tempo spero di non deludervi con il proseguire dei capitoli, perché ci tengo a farmi sempre piacere ciò che scrivo. E' essenziale per me! :)

*Shinkasen: un tipo di treno che c'è in Giappone, superveloce. Un po' come la nostra frecciarossa, ma forse anche più veloce da quello che ho letto O.O.

Grazie ancora a tutti!! *_____* a presto!!
Un bacione immenso ai miei cari recensitori! <3 *______*
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Erina91