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Autore: Lunastorta98    24/08/2016    2 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao a tutti!
Spero che la storia vi piaccia (da questo capitolo si entra nel vivo). Ho deciso che aggiornerò una volta a settimana così che io abbia il tempo di scrivere, rivedere, correggere e bla bla bla. Buona lettura 
Lunastorta98
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-1996-

«Posso sedermi?»

Quella mattina era arrivata anche troppo presto, sebbene il tempo come si sa, scorre senza tenere conto delle impressioni altrui. Eppure la vita era semplicemente composta da impressioni e chiunque sostenesse di poter conoscere con esattezza la natura di ogni cosa, beh semplicemente mentiva. 
Il ricordo della sera precedente era però qualcosa ancora meno certo di una impressione, forse a causa del Whiskey -anzi sicuramente a causa del Whiskey- e nessuno dei due avrebbe saputo raccontare con esattezza cosa realmente fosse successo.
Ragionando però razionalmente, se si cercasse di ricostruire l'ordine degli avvenimenti, questi potevano essere facilmente schematizzati: prima di tutto -come non porre per primo proprio questo?- la momentanea allegria, a seguire vi era il dolce richiamo del Whiskey che aveva annebbiato le loro menti, dopo aver fatto pizzicare le loro gole ed essere piombato nei loro stomachi; vi era poi stato un momento di totale confusione, di baci e di carezze, di voglia di dimenticare il mondo e la situazione di costante pericolo in cui ormai avrebbero dovuto vivere.
Subito dopo c'era solo il vuoto, nessuno dei due ricordava precisamente cosa fosse successo, ma nessuno dei due era così stupido da non sapere fare due conti e trarre le loro conclusioni

«Accomodati pure» 

I due non si trovavano al chiuso, non a Grimmauld Place, non nell'appartamento dell'Auror, non nella catapecchia che l'ex professore era solito definire "casa", ma semplicemente sulla strada di Diagon Alley, davanti al Ghirigoro. La sera prima si, erano stati a casa dell'Auror, era appena finito un turno di guardia che i due avevano fatto insieme e, con la stanchezza che li dominava, nessuno si sarebbe alzato dal divano sul quale si erano lasciati cadere una volta nell'appartamento. Nè per tornare nella catapecchia, né per sprofondare nel letto della stanza situata solo a pochi metri di distanza dal soggiorno. 
Era stato un turno tranquillo, per fortuna, niente di pericoloso, niente di nuovo. Era stato solo noioso e improduttivo, o almeno così avrebbero detto gli altri. Loro due non avrebbero mai ritenuto la compagnia dell'altro "noiosa" e forse proprio questo aveva generato quella leggera allegria che li aveva spinti ad alzare un po' il gomito 

«Perché te ne sei andato?»
«Non sarei dovuto rimanere»

Questo era quello che affermava la parte razionale del suo essere quando, invece, la parte istintiva gli sussurrava prepotentemente che era forse la cosa più giusta che lui avesse mai potuto fare in trentasei anni. Eppure odiava essere istintivo, odiava dare ragione a quel suo lato. 
Nei mesi precedenti i due si erano avvicinati molto e avevamo cominciato a reputarsi ottimi amici, piaceva a entrambi passare il tempo con l'altro, seppure lei continuasse a pensare che l'ex professore fosse dannatamente noioso. Sempre così serio, sempre così ligio al dovere, così responsabile… 

«È una battuta?»
«Non sono mai stato così serio»

Si, l'ultimo periodo aveva rivelato grandi sorprese, sorprese che avevano scombussolato entrambi. Sorprese che avevano provocato reazioni diverse nei due. 

«Remus ti prego…»
«No, Ninfadora. Non avremmo dovuto. Non avrei dovuto cedere a… a…» non riuscì a definire con esattezza a cosa non avrebbe dovuto cedere «Eravamo ubriachi» commentò infine 
«Cosa vuoi dire? Non ha significato nulla? Non-»
«È stato solo un errore»

Tonks non ricordava di aver mai aperto tanto gli occhi colta da tanto stupore e tanta rabbia insieme. Come poteva lui definire quello un errore!? Come poteva essere così… Se proprio lui lo avesse pensato davvero, avrebbe almeno potuto avere la decenza di tenerselo in testa e dire qualcosa di meno doloroso da mandare giù.
Si parlava di sorprese, dunque: erano diversi mesi che Tonks aveva capito di essersi innamorata di Remus, adorava qualunque cosa lui facesse e adorava come la faceva. Remus che leggeva la Gazzetta del Profeta seduto sulla poltrona nel soggiorno di Grimmauld Place, Remus che parlava con Arthur a proposito di qualche abitudine dei Babbani -era adorabile l'espressione che dominava il viso di Arthur Weasley quando si parlava di un qualche manufatto Babbano-, Remus che sorseggiava lentamente il caffè, Remus che leggeva un qualche libro che Tonks non sapeva neppure esistesse, Remus che le sorrideva complice quando lei tentava di propinare qualche scusa assurda per l'ennesimo ritardo e tanto altro ancora. Tonks avrebbe potuto perdersi nell'elencare i motivi che l'avevano portata ad innamorarsi di lui: la sua gentilezza, la sua sottile ironia, quel modo di ridere e scherzare che non voleva mai attirare l'attenzione su di sé, ma che comunque riuscivano ad attirare sempre quella della ragazza

«Remus, dove vai…?»
«A casa» rispose lui dopo essersi alzato e aver già fatto qualche passo, ma la ragazza fu svelta a raggiungerlo e prenderlo da un braccio che strinse tra le proprie
«Resta con me»
«Non posso» 
«Non vuoi»

Remus sentì una strana sensazione quando lei pronunciò quelle parole, forse da un lato non voleva davvero, ma non voleva solo perché non poteva. E lui era certo di non potere.
Averla conosciuta era stata forse una delle cose migliori che la vita gli avesse mai concesso. Lei l'aveva conquistato subito, con quel suo fare allegro, spensierato e brillante. Anche la sua sbadataggine era così… meravigliosa. Difatti il loro primo incontro era stato particolarmente divertente proprio a causa della distrazione continua della ragazza. Era successo parecchi mesi prima, ma Remus lo ricordava bene, come poteva fare altrimenti? Ninfadora Tonks aveva appena varcato la porta di Grimmauld Place e non aveva fatto in tempo a fare un paio di passi lungo il corridoio che era inciampata nel dannato portaombrelli a forma di zampa di troll. In una situazione di precario equilibrio e, nel disperato tentativo di ritrovarlo, si era aggrappata alla prima cosa che aveva trovato a portata di mano: la manica della giacca di Remus. Quest'ultimo fu subito pronto e la aiutò sostenendola e evitando dunque che lei rovinasse a terra. "Stai bene?" Le aveva chiesto e lei aveva risposto alzando le spalle e sorridendo leggermente  "Si, sono abituata a combinare disastri e a finire a terra in un modo o nell'altro, grazie lo stesso". 
Quello non era stato di sicuro uno scambio di battute particolarmente interessante in effetti, ma magari avrebbero anche potuto presentarsi se solo la voce di Alastor Moody non avesse richiamato Tonks all'ordine, strillandole contro con fare burbero che era in ritardo per l'ennesima volta

«Ti sbagli, non posso»

Remus tentò di non far trapelare il dolore che gli costava pronunciare quelle parole, dolore che era diventato piuttosto bravo a far sprofondare giù, in fondo, dentro di sé e che ormai era stato rimpiazzato da una maschera di tentata apatia e insofferenza

«Non dirmi che non hai provato nulla»
«Ho provato… qualunque cosa prova un uomo grazie ai piaceri che una donna può dare» si costrinse a dire 

Era la seconda volta che Tonks si ritrovava a pensare che le parole potessero fare davvero male, non ne era mai stata sicura quanto in quel momento. Sconcertata e senza sapere cosa rispondere, si ritrovò ad allentare la presa intorno al braccio di Remus il quale riuscì a liberarsi con un gesto veloce

«Ora devo andare, ho appuntamento con Silente»

Non si girò a guardarla mentre fece qualche passo ancora prima di smaterializzarsi.
Se lo avesse fatto si sarebbe maledetto più di quanto lui già non facesse. La ragazza strinse i pugni tremando leggermente e digrignando i denti mentre abbassava la testa. Quando la rialzò, mentre apriva lentamente le mani e socchiudeva la bocca in una smorfia di puro dolore, le sue guance erano rigate di lacrime 
  
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