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Autore: AndreMCPro    24/08/2016    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.100 Il Mondo Folle di Max – L’Attacco dei Draghi
 
I bambini tornano ai loro posti dopo la merenda offerta da Re, padrone di casa.
Andrea: Bene, ragazzi, dopo questa piccola pausa possiamo proseguire. Dove eravamo arrivati?
Ettore: Tentavamo di imparare a volare.
Andrea: Ah si, ok, possiamo riprendere da lì.
 
Il Ragno ci aveva fatto cadere da quelle strane nuvole e avevamo poco tempo per pensare a qualcosa
«Andrea!» Urla Ettore cercando una speranza nei miei occhi.
Ettore: *colpo di tosse, molto forte*
Spark: Andrea, limitati a raccontare la storia. Non serve che aggiungi altro
Andrea: Eravamo in caduta libera e avevamo ben poco da fare, eravamo spacciati e niente poteva salvarci… ma poi qualcosa attirò la mia vista e mi guardai i vestiti.  indosso avevo una tuta da basket piuttosto larga che mi diete un’idea.
«Ragazzi, presto! Datemi la mano!»
«Che vuoi far?» chiede Spark
«E perché sei vestito in quel modo? »
«Fate come vi dico!» E speriamo che Gigi La Trottola ci salvi!
Come sperato appena unisco i piedi il mio vestito diventa una sorta di pallone aerostatico che rallenta la caduta.
«Ma come diamine è possibile?» Urla Ettore, stravolto da quello che sta succedendo.
«Siamo nella testa bacata di mio fratello! Qui tutto è possibile!»
Mentre parliamo un’ulteriore evento attira la nostra attenzione: il sole cambia aspetto e nella palla infuocata appaiono un paio di occhiali neri da sole, un grande sorriso e una chitarra che viene suonata dal sole stesso. restiamo lì impalati mentre continuiamo a scendere e sempre in quella direzione vediamo uno stormo di uccelli che si avvicina e lentamente passa  davanti al sole canterino
«Quel sole mi ricorda Arale…»
«Chi?» Mi chiedono, ma la mia risposta non arriva. Lo stormo di uccelli mentre passa davanti al sole si trasforma in uno stormo di polli arrostiti che continuano imperterriti il loro volo.
«Io non voglio fare la fine di quei polli! Ho un regno da portare avanti!»
«E io voglio tornare a casa da…»
«…dalla tua bella?» Concludo per lui. Alle mie parole Ettore diventa rosso, ma guardando giù mi accorgo di un altro grosso e luminoso problema e cambio espressione. I miei amici se ne accorgono. Spark guarda giù e vede il lago di lava sotto di noi.
«Oh cavolo, questa volta siamo fritti!»
«Pessima scelta di parole, Sire! Meglio che inizi a soffiare!»
«E dove vuoi che andiamo con tre miseri soffietti?»
«Soffia, Ettore, e muoviti!»
Come previsto da Ettore tre miseri soffietti non servirono a un bel niente e ormai eravamo spacciati. Il lago era gigante nemmeno una folata di vento ci avrebbe salvati.
«Ragazzi, mi dispiace, non so cosa fare»
Ormai eravamo spacciati. Il lago di lava si agitava sotto i nostri piedi, ma ecco di nuovo che quello strano mondo ci sorprende: Ettore è il primo a posare il piede a terra, e con grande sorpresa quella che tocca non è lava.
«Ma cosa?»
Atterriamo tutti, e subito mi inginocchio per guardare meglio.
«Ma questa e pietra colorata! Chi diamine ci ha fatto questo stupido scherzo?»
Come risposta ecco apparire poco lontano da noi la testa di tre ragazzini che se la ridono beatamente alle nostre spalle.
«Piccole pesti! Se vi prendo…» Impreca Ettore, che subito inizia a rincorrerli finendo così in un altro scherzo dei loro: una buca ben nascosta. I tre bambini ora ridono fragorosamente alle spalle di Ettore, che è finito a testa in giù ed è decisamente arrabbiato. Noi subito lo raggiungiamo e restiamo un attimo a vedere la scena.
 
Ettore: diciamo pure che ve la stavate godendo anche voi
Bambino: ma non è una storia inventata?
Ettore: si piccolo, è una storiella… per voi *in tono minaccioso verso Andrea e Spark*
 
«Piccoli vermi striscianti… Se vi prendo…» Impreca nuovamente Ettore mentre si tira su, pronto nuovamente e più motivato di prima a prendere i tre marmocchi dispettosi, ma alle sue parole ecco che i tre bambini si trasformano i piccoli serpenti -pur mantenendo il volto dei bambini- e con una risata da serpente scappano via dietro le rocce vicine.
«…ok, adesso ne ho abbastanza di questo posto. Voglio uscire ADESSO!» Urla Ettore, decisamente nervoso e agitato.
«Ehi, aspetta un attimo, quando li hai definiti vermi si sono trasformati in serpenti…»
Sbarro gli occhi, forse esiste un modo per uscire dalla testa di mio fratello
«Sì, e allora?» mi risponde Ettore.
«E se questa lastra di pietra fosse una mappa?»
Mi abbasso per prendere la lastra in questione, e come la prendo in mano ecco che si trasforma in una mappa.
«Fantastico! Ma come hai fatto?» Mi dice Spark, prima felice e subito dopo confuso.
«Se i nostri pensieri e parole diventano reali perché non chiedere una mappa del mondo?»
«Beh, perfetto! DOV’È L’USCITA?» Ettore si precipita sulla mappa. La ispeziono con lui e subito noto qualcosa che non torna.
«Ma io questa la conosco!»
«Città di Del… Mai sentita, dove si trova?» Chiede Ettore.
«Questa mappa non serve a niente» Dico secco, e getto all’indietro la mappa accartocciata pensando al fuoco e questa brucia all’istante.
«Ma cosa hai fatto? Poteva servirci!»
«Dubito fortemente. Quella mappa non è di questo mondo, ma di un libro che ho letto qualche hanno fa. È carta stracciami spiace»
«Quindi si torna al vecchio piano?» Risponde Spark, che nel frattempo si era aggiustato gli stivali. «Se lo sapevo non mi sarei messo gli stivali nuovi… Forza, andiamo, ci aspetta una lunga passeggiata nel deserto a quanto pare»
Difatti davanti a noi -e anche dietro a quanto pare- si presenta un grande deserto. Un deserto di notte è pieno di mostri e la notte sta arrivando.
Dopo circa un’ora… credo… perche anche la luna adesso è strana e le stelle non sono più quelle di prima ma sembrano tante lucciole danzanti, la notte è arrivata. Siamo senza punti di riferimento ormai, e possiamo solo che andare avanti.
«Ragazzi, mi raccomando non fate pensieri strani» Avvisa Spark. «Se è vero che i nostri pensieri prendono vita meglio farne di semplici»
 
Andrea: A questo proposito vorrei dirvi una cosa, ragazzi: mai dire a un amico una cosa del genere.
Spark : Certo, adesso vorresti dire che è colpa mia?
Ettore: Senti chi parla, quello che pensa ai draghi!
Andrea: Zitti voi due! Non anticipate niente. Dunque, eravamo…? Ah, sì.
«Ragazzi, mi raccomando non fate pensieri strani» Avvisa Spark. «Se è vero che i nostri pensieri prendono vita meglio farne di semplici»
In quel momento ripenso ad un Film visto proprio con mio fratello, e di fatti la sua testa reagisce di conseguenza. Un grosso omino bianco e paffuto che sembra una enorme caramella gommosa alta circa cinque piani appare in lontananza davanti a noi, tra i palazzi.
«Scusate, ragazzi…» Anticipo prima di voltarmi e gridare. «SI SALVI CHI PUÒ!»
«Ma che diamine di mostro è mai quello…?» Urla Spark che mi segue subito a ruota, seguendomi lungo la strada.
Bambino: Palazzi, strada… ma non eravate in un deserto?
Tutti e tre: Appunto, bimbo… Appunto.
Andrea: *riprende come se niente fosse* «E per fortuna aveva detto di non fare pensieri strani!» Impreca Ettore che subito ci raggiunge, ma in nostro soccorso ecco arrivarci in contro un’auto bianca con delle sirene sulla cappotta e con una musica che subito riconosco (GhostBuster).
«Non posso crederci…» Mi fermo sul posto. La strana vettura si ferma vicino a noi e su di un fianco si vede chiaramente il simbolo del divieto di sosta che blocca un fantasma.
«E adesso chi sono questi» replica Spark riprendendo fiato.
Dall’auto scende nientemeno che Massimo con lo zaino da acchiappa fantasmi in spalla e altri tre in mano.
«Presto, prendete!» E ci tira gli zaini. Li indossiamo e prendiamo in mano il fucile al plasma in dotazione.
«E adesso?» Chiede Ettore, che non sa cosa farci.
«Ovvio, puntateli contro il mostro e fate fuoco!»
Massimo è il primo ad attivare il dispositivo. Noi a turno lo imitiamo colpendo il gigantesco mostro di Mashmallow che si arresta per un attimo per poi riprendere l’avanzata.
«Non si ferma! Che facciamo?» Urla Ettore.
«Presto, uno alla volta incrociamo i raggi» Risponde Massimo di istinto.
«Ma è pericoloso! Non sono stati costruiti per essere usati in questo modo!» risponde Spark che sbarra subito gli occhi. «Ma che sto dicendo? Non so nemmeno cosa sono questi fucili!»
«Fate come dice Massimo, veloci!» Replico io, ed ecco che il mostro finisce cotto a puntino ed esplode in mille pezzi.
«Bene, il nostro lavoro è finito. Ora posso andare»
«Ehi aspetta! Come facciamo ad uscire di qui?»
Ma Massimo sale sul suo mezzo e scompare in pochi secondi. Così mi giro vero i miei compagni e subito noto che Ettore ora è un nero.
«Ma che diamine ti è successo?» Gli chiedo.
«Perché, cos’ho?»
Penso ad uno specchio -che mi appare in mano- e subito glielo mostro. Ettore in preda al panico corre avanti e indietro in cerca di una pozza, che trova e ci si tuffa dentro rischiando di affogare. Lo tiriamo fuori tutto bagnato, ma la sua carnagione almeno è tornata normale.
«Perché ero diventato nero? Che significa?»
«Stai tranquillo Ettore, non pensarci, è tutto passato »
«Adesso ci manca solo un drago che ci da la caccia»
Un urlo di drago romba nel cielo.
«Dovevi proprio dirlo, vero Spark?» ci voltiamo seguendo l’urlo è un drago appare in lontananza e si avvicina a tutta velocità.
«Se solo avessimo delle armi…» Mormoro.
Le mie braccia di scatto si muovono da sole, estraendo dalle mie spalle una spada e uno scudo. Per completare l’opera un cappuccio verde appare sulla mia testa.
«E quelle da dove le hai tirate fuori, adesso?»
«Mi credi se ti dico che non lo so?» Poi guardandole meglio capisco cosa sono «Link, queste sono le armi di Link! Ma allora quel drago…»
Come se il mio pensiero completasse la scena, quattro grandi torri appaiono attorno a noi e nello spazio sopra di esse si forma un grande cerchio composto da zolle di terra con strane piante con eliche che le tengono sospese in aria.
«E adesso che facciamo?»
Mentre parla ai polsi di Ettore appare l’Artiglio x6 di Link… e sulla sua testa un cappuccio bianco.
«Usa quelle morse e arrampicati fino in cima e cerca di prendere alle spalle il drago. Io lo tengo occupato per poi colpirlo con un fendente!»
«E io che faccio?» Chiede Spark, ma alla sua domanda la risposta è immediata: un arco con frecce esplosive appare sulla sua schiena… insieme ad un cappuccio rosso sulla sua testa. «Ok, come non detto»
D’un tratto mi rendo conto che i colori dei cappucci sono verde, bianco e rosso. In sottofondo sento una melodia, suonata senza le parole (l’Inno di Mameli). I miei compagni di disavventura si fermano.
«Ehi, che cosa succede?» Chiede Spark, confuso dal suono.
«C’è una musica di sottofondo… è anche orecchiabile!» Dice Ettore. «Da dove arriva?»
«Attenti!» Grido io. Appena in tempo perché Spark si accorga che il drago gli sta per sparare una fiammata ed evitare il colpo. Iniziamo quindi il combattimento con il drago, che vola in picchiata contro di noi. Ettore in pochi slanci è già in cima alle torri, pronto ad arrampicarsi nel vuoto utilizzando quelle strane piante. Attiriamo l’attenzione del drago, che ci scaglia una fiammata. Spark si scansa e risponde scagliando una raffica di frecce esplosive, e io mi proteggo dietro il mio scudo. Approfittando del momento Ettore salta in groppa al mostro, che subito si dimena sbalzando Ettore all’indietro. Di riflesso lui lancia il suo gancio sulla coda rimanendo a penzoloni.
«Presto, usa gli scarponi pesanti!» Gli urlo.
«Quali scarponi?» Mi chiede lui, ma il mio pensiero si materializza all’istante in un paio di stivali di ferro e grazie all’eccessivo peso il drago finisce a terra.
«Ora sei mio!» Urlo, e subito lo vado a colpire sul suo punto vitale. Per un attimo la creatura barcolla, e sembra sia fatta, ma poi rialza la testa e lancia un’altra vampa di fuoco che fortunatamente prende solo il mio scudo.
«Maledetto, potessi finire TU arrosto!» Ed ecco apparire nel cielo una macchia arancione che sembra dirigersi verso di noi.
«Maledizione altri guai!» Avvisa Spark che nel frattempo continua a scagliare frecce «Dobbiamo scappare!»
«Ma a cosa state pensando?» Urla Ettore.
«Al modo migliore per ammazzare questo drago!»
La macchia diventa sempre più grande e sembra avere delle ali. Emette una potente fiammata e a quel punto la riconosco… capendo che quella fiammata è un Lanciafiamme. «Ma quello è un Charizard!»
Il grosso e potente Charizard si avventa sul drago con un Gigaimpatto, poi lo stordisce ulteriormente con una raffica di Dragartigli per poi concludere con un glorioso Dragopulsar scagliato dopo essersi rimesso in volo.
L’ultimo attacco distrugge le quattro torri apparse prima, che finiscono in macerie, ma il drago è ancora vivo e anche se seriamente ferito tenta di ribellarsi al suo furente rivale, che gli atterra vicino e fissandolo con sguardo di sfida mette fine al combattimento con un potentissimo Lanciafiamme… ed ecco che il mio desiderio si avvera: il drago diventa un gigantesco pollo arrostito.
I miei compagni di disavventure restano a bocca aperta mentre io mi avvicino lentamente al nostro salvatore
«Grazie Charizard, ci hai salvato»
Lui si volta indifferente da un'altra parte, per poi voltarsi e scagliarmi un Lanciafiamme che mi bruciacchia un po’, dopodiché si mette a ridere.
«Grazie tante, mi mancava solo questa adesso» Gli rispondo, ma lui continuando a ridere mi da una scatola, poi prende il volo e scompare tra le nuvole. Io la apro, e all’interno trovo una strana bussola che sembra avere una sorta di cartina all’interno. Una sorta di vista dall’alto.
«Che ti ha dato quello strano drago arancione?» Chiede Spark.
«Una mappa bussola… credo… che indica un posto»
«Una via di uscita?» Chiede Ettore a cui si illuminano gli occhi.
«Non lo so… ma vale la pena tentare»
 

 
  
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