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Autore: Word_shaker    24/08/2016    5 recensioni
Storia scritta a quattro mani con una cara amica nella quale si ipotizza il pairing "Jane Foster/Tony Stark".
"Aveva paura di perdere il controllo, di comunicare quello che non poteva dire... Ma probabilmente lui era abituato ai deliri da Tequila. Magari non avrebbe fatto caso al suo piccolo amore scemo che si era accorta di provare da un giorno. E poi, che cosa poteva farci? Quale colpa aveva?
Amava e basta."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Jane provò a dormire, ma non ci riuscì.
Fra il Premio Nobel da vincere e l'improvvisa scoperta dell'identità del suo ammiratore segreto, aveva fin troppe preoccupazioni. E poi, bere un caffè alle undici di sera forse non era stato un metodo molto efficace per conciliare il sonno...
Al massimo, si disse, avrebbe dormito nel jet dopo aver parlato con il magnate. 
Era arrabbiata con lui perché era convinta di non meritare le parole che le aveva rivolto e non capiva perché lui non avesse rispettato la sua decisione. Lei credeva che Tony dovesse apprezzare il fatto che, per una volta, qualcuno non restasse nella sua vita per trarne vantaggio. 
Era stata sincera perché non avrebbe sopportato tanta sofferenza e cosa ci aveva guadagnato?
Tanta, troppa confusione.
Se la rispettava troppo per poter riuscire a fare certe cose con lei, perché le aveva fatto tutti quei regali? 
Forse aveva frainteso, forse aveva sempre visto in quei gesti troppo romanticismo che, in realtà, non c'era...
In qualunque modo considerasse la situazione, la colpa era sua. E Jane detestava avere torto.
Rimuginò su quello che Tony avrebbe potuto dirle così a lungo che all'alba si ritrovò con un mal di testa atroce. Era innamorata di lui anche se la faceva arrabbiare come nessun altro aveva mai fatto prima.
Quella mattina, per cercare di pensare un po' di meno, preparò la valigia per Stoccolma. Poiché ci sarebbe rimasta per soli due giorni, non le parve il caso di riempirla fino a scoppiare. Si limitò a portare con sé il vestito per la sua gran sera - aveva speso quasi tutti i suoi risparmi per quel capolavoro e avrebbe letteralmente tentato il suicidio se l'avesse dimenticato a casa! -, due felpe, un solo paio di jeans e dieci copie stampate del suo discorso perché "non si sa mai", avrebbe sempre potuto perderlo, imbranata com'era. L'aveva imparato a memoria e l'aveva salvato anche in un documento sul cellulare, ma credeva che non valesse la pena di fare una figuraccia delle sue quando il premio in palio era un Nobel.
Le ore passarono con la stessa pesante lentezza delle ultime ore di un condannato a morte.
Chissà quale reazione avrebbe avuto nel vederlo lì davanti a sé?
Probabilmente l'avrebbe riempito di piccoli pugni sul petto e avrebbe urlato fino a star male.
Ad un tratto, mentre alimentava il suo mal di testa con altri pensieri nocivi, sentì uno strano rumore - simile all'atterraggio di un aeroplano - e, successivamente, avvertì una piccola scossa pervadere la sua casetta.
Confusa, si guardò attorno, finché qualcuno non suonò il campanello.
Era Tony. Era arrivato. Era giunto il momento.

 

  «Buon pomeriggio, Signorina Foster»  disse un uomo incravattato che assomigliava ad un gigantesco pinguino ben vestito  «Come le era stato promesso, siamo passati a prenderla con un jet privato per portarla a Stoccolma. Il Signor Stark si trova nella capitale svedese già da qualche ora e la sta aspettando al Radisson Blu Strand Hotel».
L'uomo le fece cenno di seguirlo, ma l'astrofisica, perplessa, gli chiese: «Non doveva esserci anche lui nel jet insieme a me?».
Quella domanda lo fece sorridere.
 «Sì, ed era intenzionato ad accompagnarla fino a ieri sera, ma poi ha dichiarato di avere un paio di cose da fare prima del suo arrivo e di voler giocare d'anticipo. Non si preoccupi, Signorina: si farà presto perdonare per questo spiacevole inconveniente» spiegò entrando in casa, per poi prendere la valigia abbandonata sul pavimento e raggiungere le scale che portavano al tetto.
 «La prego di chiudere la porta a chiave. Stiamo per partire»  annunciò.
Così, pur capendo poco e niente di ciò che stava succedendo, Jane obbedì.
Fortuna che sul terrazzo c'era solo la sua amata brandina, perché il motore di quel jet avrebbe spazzato via ogni cosa. Faceva un rumore infernale.
Due uomini vestiti di tutto punto la esortarono a salire, cosa che fece.
Senza farsi pregare troppo, trovò un posto vicino al finestrino e vi si sedette, preoccupata.
Il cuore le martellava nel petto come mai aveva fatto prima. La testa era grave come cemento.
Perché doveva farle questo?
Stava per chiudere gli occhi e cercare di dormire, quando uno degli uomini incravattati le rivolse la parola.
Aveva un laptop in mano e sorrideva.
  «Salve, Signorina Foster. Le diamo il benvenuto a bordo su questo jet e ci auguriamo che lei faccia buon viaggio. Come ha appena saputo, il Signor Stark è già a Stoccolma da qualche ora, ma le ha lasciato un DVD da guardare. L'ha registrato stanotte, prima di partire.
Le interesserebbe vederlo dopo il decollo?» 
«V-va bene» rispose con un filo di voce.

 

Una volta effettuato il decollo, l'uomo si avvicinò ancora una volta, aprì il laptop e lo posò sulle ginocchia dell'astrofisica.
  «Decida lei quando premere "play". Si tratta di un video di venti minuti, quindi le consiglio di cominciare subito. A dopo, Signorina Foster. Se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiedere»
 «Va bene, grazie. A dopo».
Venti minuti? Un video di venti minuti? E poi, quanti erano venti minuti?
Venti minuti di complimenti sarebbero volati, ma dubitava che si trattasse di quello...
Venti minuti di insulti sarebbero stati difficili da digerire. Probabilmente si sarebbe intristita tanto da non godersi l'eventuale vittoria del Nobel - o peggio, da comprometterla.
Ora che ci pensava, Tony aveva scritto di essere in debito con lei. Ma di quale debito si trattava?
Aveva paura di sapere che cosa volesse dirle, ma se questo serviva a fare chiarezza sui suoi dubbi, perché non provare?
Non senza esitazione, premette quel tasto tanto pericoloso.
Vedere il suo volto - apparentemente - sereno la destabilizzò, ma, prima di esprimere un giudizio, guardò il video dall'inizio alla fine.
«Ciao, Jane.
In questo momento sei su uno dei miei jet, circondata da alcuni membri del personale delle Stark Industries.
Sai, qualche anno fa, quando era ancora il reattore A.R.C. a regolare il mio cuore, ho scovato un video di mio padre. Non gli sono mai piaciuto, ma grazie a quella pellicola ho scoperto che mi voleva bene e che aveva lasciato per me un progetto, un nuovo elemento chimico che mi avrebbe salvato la vita, dato che quella lampadina che portavo sul petto mi stava uccidendo. Quel video mi ha spiazzato e mi ha fatto capire un sacco di cose... Ecco perché ho pensato di usare il suo stesso metodo con te. Magari il mio vecchio mi ha insegnato qualcosa.
In fondo, che cosa ho da perdere?
Non sono mai stato un ammiratore dei sentimentalismi, ma ti devo delle spiegazioni. Cercherò di essere breve, per quel che mi è possibile.
Capisco che adesso tu sia delusa, arrabbiata, ferita... Hai tutto il diritto di provare questi sentimenti, e ti capirò se avrai voglia di prendermi a schiaffi quando mi vedrai. 
Non mi sarei dovuto comportare in quel modo, quel giorno, e ti giuro che non è da me reagire così. La rabbia mi ha fatto dire cose che non penso. 
Sai, con la guerra e l'allontanamento di gran parte dei Vendicatori ho scoperto di essere solo e di avere bisogno di qualcosa di diverso... Di più professionale. Così ho pensato ad un'armatura diversa, ad un progetto particolare, a qualcosa che mi tenesse impegnato e che mi facesse conoscere gente nuova, gente stimolante. E poi sei arrivata tu. Sei stata una ventata d'aria fresca per me: nessuno è mai stato così genuino nei miei confronti, e credimi, apprezzo il fatto che tu non ti sia mai sforzata di essere ciò che non sei... Anche quando hai scelto di andartene.
Sei vera, Jane, e mentivo quando ti ho detto che sei esattamente come tutti gli altri. 
Alla fine ho capito come ti senti, anche se ero arrabbiato... Anche se mi sono sentito abbandonato. Perché, sai, eri tu a svegliarmi dopo gli incubi. Eri tu a discutere con me ogni giorno. Avevo solo te. Sei diventata parte della mia vita e non posso lasciarti andare come ho fatto in un primo momento. Non posso, non posso lasciarti andare. 
Non sono abituato a fare i conti con me stesso costantemente né a parlare così tanto. Di solito faccio un esame globale dopo un'esperienza traumatica... Ecco perché non ho mai fatto caso a quello che provavo quando ero con te. Se me ne fossi accorto prima, adesso tu non saresti arrabbiata con me e io non sarei qui davanti a una telecamera a riempirti di giustificazioni.
Non so di preciso che cosa provo per te: so che mi manchi quando non ci sei, che litigare con te mi piace da morire, che adoro quando arrossisci e quando lasci i cucchiaini sporchi di burro d'arachidi nel lavello; so che i miei incubi senza i tuoi abbracci sono terrificanti e che senza di te mi sento terribilmente inutile. È un sentimento, questo? Tu come lo chiami?
Quando hai detto di voler lasciare il progetto ho sentito di averti persa... E ho cominciato a fare il coglione. Avrei dovuto ascoltarti, rassicurarti e garantirti che avrei rispettato i tuoi sentimenti, invece ho cominciato ad accusarti. Mi dispiace. Se non avessi avuto tanta paura mi sarei comportato bene, sul serio.
Giuro che so essere un uomo decente, se mi impegno. E impegnarsi per te è davvero piacevole. Mi sono davvero divertito a pensare a tutti quei regali e a mandarteli ogni giorno, e spero che ti abbiano resa felice.
Ti chiedo scusa perché sono stato un pessimo uomo e un pessimo amico. Io non ti merito e tu non meriti di stare così.  
Sicuramente sono stato un buon amante, anche se, come ti ho già detto, non ricordo niente di quell'esperienza... Ti chiedo scusa anche per averti costretta a bere. Siamo così testardi!
Ora ti saluto. Devo assolutamente cercare qualcosa che abbassi il mio livello di glicemia dopo queste dichiarazioni. Ci vediamo a Stoccolma.
Grazie per essere arrivata fino a qui. Ti aspetto nella camera 31B al terzo piano. Tranquilla, sarò vestito.
Buon viaggio, Astro Chick».    
Dopo quella dichiarazione così tenera e sincera, Jane non fece altro che piangere. 
Quando arrivò al Radisson Blu Strand Hotel, salutò il personale incravattato delle Stark Industries e si gettò nella rampa di scale più vicina.
  «Lasceremo la valigia nella sua stanza, Sign--»
  «Grazie! Fatemi gli auguri!»
  «Auguri, Signorina Foster!».
Quella corsa di tre piani sulle scale ricoperte da uno spesso tappeto verde quasi la uccise. Non aveva più fiato e i suoi occhi erano rossi e tremendamente secchi per l'eterno pianto.
Davanti alla 31B trovò un cartello rosso con una scritta bianca.
Diceva: «Apri soltanto se sei Jane Foster». Chissà perché?
La cosa la divertì.
L'astrofisica aprì. In quel momento, si sentì come di pietra.




Tony aveva aspettato per ore in quella camera d'albergo. Aveva fatto molte telefonate per conto delle Industries e aveva incontrato la truccatrice e la parrucchiera, ma, da quando era arrivato a Stoccolma, non era uscito da quella stanza.
Quando le due donne se n'erano andate aveva fatto appendere quel cartello per prepararsi psicologicamente all'arrivo di Jane, ma lei sembrava non arrivare mai.
Nell'istante in cui sentì la porta aprirsi, lo scienziato era sdraiato sul letto a due piazze, braccia e gambe divaricate. L'eleganza del suo smoking cozzava terribilmente con la giocosa posizione che la noia gli aveva fatto assumere.
Si concesse una frazione di secondo per realizzare che fosse davvero lei, la sua Jane, prima di balzare fuori dal letto.
Era innamorato. Eccome, se lo era.
  «Sei qui, finalmente!» esclamò con il sorriso di un bambino.
L'astrofisica lo guardò fisso negli occhi per un lungo attimo. Si era preoccupata tanto per quell'incontro...
  «Sei un idiota, un grandissimo idiota. Un... Un idiota colossale. Sei... Sei l'idiota più insopportabile che io abbia mai conosciuto!»  affermò con la voce che tremava. Era stanca di piangere, ma non era arrabbiata. Tutto ciò che aveva accumulato in quei due giorni svanì come se non fosse mai esistito. Quasi non credeva ai suoi occhi.
Adesso che conosceva la verità non voleva più combattere. Semplicemente, si arrese davanti all'amore.
Irradiando gioia, il magnate rispose:  «Lo so, eppure non mi ameresti se non fossi tanto insopportabile».
Il mondo intorno a loro si fermò. Tutto diventò così piccolo, così opaco...
Tony avvicinò il viso a quello della donna e, senza darle il tempo di pensare, pagò il suo ultimo debito.
Jane, investita da un moto violento di felicità, baciò a sua volta le labbra che aveva tanto a lungo desiderato.
Il loro lieto fine poteva cominciare.




 

 
News da GossipLandia: a Jane Foster va il centoquindicesimo Premio Nobel per la Fisica e il cuore del latin lover Tony Stark.
Dopo aver collaborato con il miliardario Tony Stark ad un'armatura alimentata a raggi infrarossi, l'astrofisica ha vinto il premio Nobel grazie alla Teoria Foster da lei formulata che dimostra l'esistenza dei Nove Regni e del grande albero di Yiggdrasil.
La sua premiazione, seguita da un discorso di ringraziamento, è avvenuta verso le due di questa mattina. 
Dopo il discorso di ringraziamento, Stark, il quale ha assistito alla cerimonia, è salito sul palco del Konserthuset, ha chiesto ad un altro candidato di reggere il premio e ha dato un lungo bacio sulle labbra alla vincitrice.
  «Sapevo che ce l'avresti fatta» le ha detto con la faccia sporca di rossetto, dopodiché si è voltato verso il pubblico e ha esclamato: «Amo questa donna!».
I due piccioncini, dopo questa dimostrazione d'affetto inaspettata, hanno rilasciato qualche breve intervista e poi sono tornati in albergo.
Non ci hanno detto molto, ma ce lo faremo bastare (per il momento).
«Non avrei mai pensato di poter vincere un Premio Nobel»  dichiara l'astrofisica accarezzando con un'aria di rimprovero il pizzetto del fidanzato.  «Sei ancora sporco!» gli fa notare, ma lui, con un sorrisetto giocoso, comunica chiaramente che non ha alcuna intenzione di cancellare le tracce del famigerato rossetto.  È molto più a suo agio rispetto all'ultima volta che ha parlato alla stampa. Sarà stato Stark (con i metodi che ben conosciamo) a scioglierle la lingua annodata?
  «Ho sempre saputo che l'avrebbe vinto lei. Dà l'anima per il suo lavoro»  spiega il suo fidanzato con la sicurezza di sempre.
    «Avrei voluto che mio padre fosse qui. Era un professore di astrofisica all'università ed è stato lui a darmi le prime lezioni. Sono convinta che avrebbe urlato di gioia» confessa la donna con un po' di nostalgia mentre il playboy le rivolge uno sguardo affettuoso.
Riuscirà Tony Stark, per natura allergico alle storie serie, a far durare questa relazione che sembra solida come la roccia? I due stanno molto bene insieme, ma è un rapporto destinato a resistere o è semplicemente un fuoco di paglia?
Lo scopriremo con il tempo, amici di 
GossipLandia!
Trovate le foto della coppia a pagina 19.
 


Fine.


Una rapida sfilza di "grazie":
Grazie a Patatony, che ha dato inizio a tutto questo.
Grazie a L., la mia cara amica che mi ha dato un sacco di consigli e suggerimenti, mi ha insegnato le dinamiche importanti fra Tony e Jane e mi ha supportata sempre. Questa storia è anche tua, te lo ripeterò sempre.
Grazie a Maria per il supporto e le splendide manip. Sei un tesoro, davvero.
Grazie a Federico e Roberto per il caloroso sostegno. Vi adoro.
E infine, grazie a chiunque sia arrivato fino a qui.
Se questa storia esiste è anche merito vostro.
Grazie mille. Ci leggiamo presto.

 

 

 
   
 
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