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Autore: KiarettaScrittrice92    24/08/2016    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L' ostinazione

Marinette raggiunse la sua migliore amica all’ingresso della scuola.
«Ehilà ragazza! Allora quest’album?» le chiese subito Alya appena le fu vicina, a quella domanda la ragazza arrossì, ripensando a due giorni prima, quando aveva avuto il servizio fotografico con Adrien.
«Ehm… Non lo so… Lo doveva portare Adrien oggi…» disse sempre paonazza, tirando dritto e costringendo l’amica a inseguirla.
«Ho sentito che il tuo principe azzurro ha fatto chiudere una parte di Boulevard de Clichy per fare le foto…» insistette la mora, seguendola in classe.
«Beh sì… Abbiamo deciso di fare Moulin Rouge… Quindi…»
«Ottima scelta ragazza!» si complimentò facendole l’occhiolino e dandole una leggera gomitata al fianco.
«Sì… Davvero ottima…» rispose lei, sedendosi nel suo posto.
In realtà non era stata affatto una sua idea, fosse stato per lei avrebbero fatto foto vestiti da spie o da esploratori. Già, l’idea non era stata sua, ma di Chat Noir: era stato lui a suggerirle cosa fare e l’aveva fatto per provocarla e conquistarla, tanto che allora quel comportamento l’aveva fatta arrabbiare. Invece ora, ora che sapeva tutto, ora che aveva capito…
All’improvviso entrò e i suoi pensieri si zittirono, fu come se per un attimo il suo cervello si fosse spento. Rimase incantata a guardarlo entrare, con la sua chioma bionda e sfolgorante, e il viso completamente rilassato mentre rideva assieme a Nino, almeno credeva fosse Nino, visto che non aveva occhi se non per lui.
Durò qualche secondo, non di più, perché quando il ragazzo, con quel sorriso splendido e quello sguardo di smeraldo, si voltò verso di lei, abbassò subito il volto imbarazzata.


La giornata scolastica passò abbastanza in fretta. Il loro album fu particolarmente apprezzato dalla professoressa, che avrebbe consegnato tutti i progetti il giorno successivo all’accademia Le Fémis. 
Però qualcosa in quella giornata stonava: Marinette, proprio dietro di lui, non gli aveva rivolto la parola nemmeno una volta, neanche un piccolo sguardo, un accenno di sorriso, nulla. Si era voltato più volte chiedendole qualcosa, complimentandosi con lei per l’ottimo lavoro che avevano fatto. Niente, il vuoto più totale. 
Dopo l’ennesimo segno di mutismo, persino Nino si rivolse a lui, preoccupato.
«Hey bro… È successo qualcosa con Marinette?» chiese a bassa voce.
«Non lo so…» rispose.
In realtà lo sapeva bene, sapeva perché Marinette ce l’aveva con lui, anche se non riusciva a tollerarlo. Sì, era così: quando gli aveva rivelato la sua vera identità le aveva anche detto che non importava cosa sarebbe successo, ma era una bugia, gli importava eccome e quell’ostinazione nell’ignorarlo lo irritava non poco. Anche perché sapeva benissimo i sentimenti che la sua compagna di classe provava per lui e che in quel momento, per puro e semplice orgoglio, stava reprimendo dentro di sé.
La campanella della fine delle lezioni mattutine trillò furiosa. 
Era la sua occasione, non le avrebbe permesso di scappare via. Fino al giorno prima sembrava si fossero chiariti, che tutto fosse tornato normale e invece Marinette sembrava aver riversato la sua fredda indifferenza da Chat Noir ad Adrien.
Si stava già alzando, quando Chloé Bourgeois gli si parò davanti bloccandogli il passaggio.
«Ehi Adrien, cosa…» iniziò lei, ma tutto quello che disse dopo non lo sentì, pur avendola a neanche un metro da lui.
Seguì con lo sguardo la corvina, che aveva afferrato Alya per il braccio e la stava trascinando fuori dalla classe.
«Ma mi stai ascoltando?!» protestò la bionda, sventolandogli la mano davanti al viso.
«Eh…? - chiese voltandosi per un attimo verso di lei - Scusa Chloé devo fare una cosa… - dopodiché le poggiò la mano sulla spalla e la scostò - Marinette!» la chiamò inseguendola.


«Guarda che il tuo principe azzurro ti sta chiamando…» fece Alya, girandosi verso Adrien che stava scendendo i due gradini dell’aula.
«Non m’importa…» ma non ebbe il tempo di dire nient’altro perché una mano l’afferrò per il polso e lei dovette voltarsi.
«Mi dici cosa ti prende?» chiese il biondo davanti a lei.
«Adrien, non abbiamo nulla da dirci!» esclamò lei, forse con voce un po’ troppo stridula, tanto che attirò l’attenzione del resto dei loro compagni di classe che si voltarono tutti verso di loro.
Eppure ad Adrien sembrava non interessare, perché non mollò la presa sul suo polso e continuò a guardarla fisso.
«Credevo ci fossimo chiariti, no? L’altro giorno a casa tua…»
«Adrien, non qui ti prego…» protestò ancora lei, cercando di liberarsi dalla sua presa.
«No, è proprio qui e ora che dobbiamo chiarire…» sembrava quasi furioso, non sembrava riconoscerlo più.
«Adrien…»
«Dimmelo chiaro e tondo, perché mi stai evitando?» domandò, mentre i suoi occhi si facevano incerti, come se temessero la risposta, ma il problema era che lei non sapeva cosa rispondere.
«Adrien io…» non ebbe il tempo di dire nient’altro. 
Il ragazzo l’aveva spinta alla ringhiera che si affacciava sul cortile interno della scuola, proprio fuori dall’aula e con alcuni gesti veloci, senza alcun pudore, la baciò.
La ragazza rimase con gli occhi spalancati dallo stupore per qualche secondo poi, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia destra, chiuse gli occhi e ricambiò quel bacio.
Percepiva la mano destra di Adrien premere la sua sinistra contro la ringhiera, mentre l’altra s’inerpicava tra i suoi capelli. Sentiva, quasi in lontananza, gli applausi entusiasti dei loro compagni di classe, a cui quasi sicuramente non stava partecipando Chloé. Assaporava, finalmente, le labbra morbide e carnose di Adrien, che per la prima volta, si modellavano alle sue facendole provare emozioni talmente intense da fermarle il cuore.
Dopo quella che a lei sembrò un’eternità, lui la lasciò andare e si allontanò, continuando però a puntarle quegli occhi di smeraldo addosso.
«Non ti permetterò più di scappare via da me… Non ora che ti ho ritrovata…» disse in un soffio che probabilmente sentirono solo Marinette e Alya, che era a pochi metri da loro.
Le scappò un sorriso. Cosa diavolo stava facendo? Perché stava scappando dall’unico ragazzo da cui voleva attenzioni? Aveva ragione lui: allontanarsi non aveva più senso. 
Era queslla la barriera che il maestro Fu aveva visto tra di loro: non le loro identità nascoste, non le piccole menzogne tra di loro, ma la loro incapacità di comprendere i sentimenti che provavano l’uno per l’altra. Quei sentimenti che li avevano uniti fin da subito, che avevano permesso a lei di essere indecisa tra Chat Noir e Adrien e a quel bellissimo ragazzo biondo davanti a lei di non sapere chi scegliere tra lei ed il suo alter ego rosso. Ma ora, ora che sapevano tutto, perché negare a se stessa la possibilità di esprimere appieno quei sentimenti? 
Come al solito Chat Noir, o meglio Adrien, era stato più coraggioso di lei e aveva fatto il primo passo, davanti a tutta la classe. Sì, ora tutti sapevano che si amavano: tutta la classe, compresa Chloé Bourgeois che la guardava livida di rabbia, quasi come se le stesse per uscire il fumo dalle orecchie. Ma sì, che le importava: che sapessero, che tutto il mondo sapesse che lei, Marinette Dupain-Cheng, amava Adrien Agreste.
Gli sorrise di nuovo, poi gli prese la mano e lo portò via con se.
«Poi ti spiego…» disse rivolgendosi ad una Alya, ancora sconvolta.


I due entrarono nella panetteria Dupain-Cheng, ancora mano nella mano.
«Buongiorno Marinette!» la salutò suo padre, che subito dopo notò anche la presenza del ragazzo.
«Buongiorno, signor Dupain.» lo salutò con un ampio sorriso lui, un sorriso che fu ricambiato quasi immediatamente.
«Adrien, è sempre bello vederti qui!» disse entusiasta l’omone.
Adrien vide Marinette diventare paonazza e, pur continuando a tenerlo per mano, schizzò via, trascinandolo sul retro del negozio per portarlo in casa. 
Passando vicino al padre della ragazza, sussurrò un grazie divertito, che Tom ricambiò con un semplice sorriso e un biscotto alla cannella che il ragazzo accettò molto volentieri.
Aveva appena addentato quel gustoso insieme di farina, burro, zucchero, uova e cannella, quando varcarono la soglia di casa e il ragazzo notò che Sabine, la madre di Marinette, probabilmente non era in casa. 
«Mi dici perché mi hai portato a casa tua?» domandò finalmente il ragazzo, dopo aver mandato giù l’ultimo, dolcissimo, boccone del biscotto.
«Perché dobbiamo parlare di cose serie...» rispose Marinette, senza guardarlo in faccia e iniziando a salire le scale.
Le loro mani erano ancora intrecciate e si sciolsero solo quando entrambi varcarono la botola che portava alla camera della ragazza.
Quella camera, quanti ricordi lì dentro, forse da Adrien ci era stato solo un paio di volte, non di più, ma nell’ultimo periodo Chat era entrato spesso in quella stanza in cui il rosa e le sue foto spiccavano su tutto il resto. Le sue foto: rimase lì ad ammirarle, ancora stranito, nonostante ormai sapesse tutto da un po’.
«Allora…» disse Marinette, con voce più acuta del normale, come se volesse attirare la sua attenzione in modo che evitasse di guardare ciò che la metteva decisamente in imbarazzo. Lui si voltò verso di lei con uno dei suoi sorrisi smaglianti, uno di quelli che di solito le rivolgeva solo quando indossava la maschera nera.

  
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