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Autore: Audrey_Bio    24/08/2016    1 recensioni
Ciao a tutti :D Questa storia parla di due ragazzi, Agnese e Claudio, con una leggera differenza di età e caratteri diversi. Questi due si incontreranno per caso, quando entrambi ne hanno più bisogno.
Agnese ha 20 anni, non è mai stata innamorata, è una studentessa e ha una disperata necessità di stimoli.
Claudio ha 29 anni, e dopo un'esperienza traumatica ha deciso di chiudere tutte le sue emozioni dietro un muro fatto di freddezza e distacco.
E se il destino li avesse fatti incontrare per rendere la vita migliore ad entrambi? E se, nonostante siano due persone totalmente diverse, riuscissero a far superare dei limiti all'altro?
Spero di avervi incuriosito con questa piccola introduzione. Buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Sono i 15 minuti più lunghi della mia vita; l'attesa è perfino peggiore di quando devo aspettare il mio turno per sostenere l'esame orale di qualche materia all'università.

Puntuale come un orologio svizzero, Claudio esce con i suoi colleghi. Io sono seduta in un muretto laterale e vengo nascosta parzialmente, tanto che lo vedo salutare gli altri ragazzi e poi girarsi alla ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno.
Quando realizzo che sono io l'oggetto delle sue ricerche, mi sento leggermente lusingata, mi si gonfia il petto e mi spunta un sorriso da ebete sul viso. 
Mi alzo dal mio nascondiglio e mi dirigo verso di lui, sempre con il sorriso da ebete purtroppo.

Non posso descrivere come mi sono sentita quando, continuando a spostare lo sguardo in varie direzioni, finalmente mi vede, fondamentalmente perché il mio cervello è andato totalmente in pappa per il suo sorriso. Un sorriso così non l'ho mai visto in vita mia, così luminoso, così puro, così totale… Mi sento come persa, la testa leggera come un palloncino, ferma immobile al centro della strada. 

Per alcuni secondi incateniamo i nostri sguardi nonostante la distanza. Ad un certo punto, vedo Claudio cambiare espressione, passando da una di gioia a una di terrore. Io non capisco il perché di questo cambiamento ma, grazie a dio, lui è molto più reattivo di me e, giusto in tempo oserei dire, mi arriva davanti e ci porta sul ciglio della strada. 

In quel momento riprendo un po' di lucidità e mi rendo conto che ci ha appena salvati la vita; anzi, ha salvato la mia per la precisione, mettendo a rischio la sua.

Alzo lo sguardo verso di lui, data la mia statura decisamente inferiore, e istintivamente gli getto le braccia al collo. Preso dallo slancio inaspettato, Claudio perde per un secondo l'equilibrio ma lo riprende all'istante, aggrappandosi a me in un contro abbraccio un po' goffo. 

Rimaniamo così per qualche minuto, che a me sembra interminabile, finché non mi rendo conto di abbracciare un estraneo conosciuto 20 minuti prima. Un estraneo che mi ha comunque salvato e che quindi merita un minimo di riconoscimento, bisogna dirlo.
Mi allontano leggermente spingendolo per le spalle (in realtà sono io a spostarmi, lui non si è mosso di un millimetro nonostante la mia spinta) alla ricerca di una distanza che permetta alla mia testa di ragionare e di non pensare a quanto sia stato bello stare stretta tra quelle braccia sode e immersa in quel profumo che sa di muschio.

"Grazie mille Claudio." e lo guardo con uno sguardo che tenta di essere il più serio possibile. Non voglio che mi continui a prendere per una ragazzina piccola.

Lui mi squadra come ad accertarsi che io stia bene sul serio e poi si ferma su i miei occhi. 

"Stai bene vero? Non ti sei fatta niente?"

"Nono, sei arrivato giusto in tempo. Non finirò mai di ringraziarti"

"Non dirlo nemmeno. Piuttosto, ho avuto un principio d'infarto; penso di aver perso 10 anni di vita e di energie. Ti va di andare a prendere qualcosa al bar qua vicino? Un aperitivo vista l'ora, non so"

Lo guardo come se mi avesse appena proposto di sposarlo, fra l'adorante e lo sbalordito.

"Si, perché no! Fai strada" rispondo con troppo entusiasmo slancio, forse.

Lui mi prende per mano e mi trascina lungo una discesa a lato della farmacia. Si rende conto che lo sto guardando leggermente storto e così, leggendo nei miei pensieri mi dice "Lo faccio solo perché ho paura che qualche altra macchina voglia metterti sotto e porre fine alla tua breve vita"

Mi sta trattando come una bambina che ha bisogno della manina per attraversare. Mi sento terribilmente in imbarazzo ma allo stesso tempo furiosa. Gli rivolgo uno sguardo che, se questo fosse un'arma, lui sarebbe trafitto da mille spade.

Si rende conto di questa mia reazione e mi sorride di nuovo con quel sorriso che ucciderebbe chiunque. 

"Dai sto scherzando. Se ti dà fastidio…." fa per togliere la mano ma io la stringo un po' per fargli capire che alla fine non è un così grosso problema.

Non capisco che tipo di sensazione è, ma è bello avere qualcuno che si preoccupa della tua incolumità.

Arriviamo al bar, finalmente, ed entriamo. Sento sulle spalle uno sguardo che ci segue dall'entrata fino a quando ci sediamo in un tavolino nella terrazza. Un uomo che avrà 60 anni, con tutti i capelli bianchi e chi occhiali sulla punta del naso, si dirige da noi e mi rendo conto, da come ci fissa, che è lo stesso che ci ha guardato tutto il tempo. Si rivolge a Claudio salutandolo calorosamente.

"Ehi Claudio! Quanto tempo eh? Neanche 24 ore hai fatto passare oggi. Ma vedo che almeno stavolta sei in compagnia… Chi è questa bella fanciulla?" dice guardandomi con gli occhi pieni di curiosità.

"Sergio, lei è…. Scusa, come è che ti chiami?"

"Agnese, mi chiamo Agnese. Piacere" dico guardando soltanto Sergio.

Ha già dimenticato il mio nome? O forse non l'ho mai detto. Forse è andata proprio così.

Mi sento penetrare da uno sguardo che non ha intenzione di spostarsi, così mi giro e trovo Claudio intento a fissarmi; si intravede un sorrisetto sghembo all'angolo della bocca.

"Agnese. Mi piace come nome. Non conosco nessun altro che si chiami così, sei la prima"

Nella mia testa si accende una fiammella che non so identificare; forse è l'orgoglio di essere l'unica persona nella sua cerchia di conoscenti con questo nome. Quindi sarò anche l'unica Agnese nella sua rubrica! Sto correndo troppo, chi ha mai detto che ci scambieremo i numeri! Agne, calmati, questo tipo ti sta facendo perdere il contatto con la realtà.

Gli sorrido facendo trasparire un po' dell'orgoglio che provo, non riesco a nasconderlo.

Sergio interrompe il nostro scambio di sorrisi per chiedere se volessimo ordinare qualcosa.

"Per me il solito, grazie. Tu cosa preferisci Agnese?"

"Quello che prendi tu va benissimo"

"Ma non sai neanche cosa ho ordinato!"

"Mi voglio fidare" e lo guardo per fargli capire che sono sicura della mia decisione.

"Se poi non ti va bene però non dare la colpa a me eh!"

"Non ti preoccupare, poche cose non andrebbero bene. In caso lo prendi tu! Anche se in effetti ho proprio voglia di…"

In quel preciso istante, Sergio posa sul tavolino due bicchieri lunghi di vetro con the freddo e granita al limone.

"Non ci credo, è the al limone?"

"Si. Cos'è, non ti piace? Ti avevo detto di ordinare qualcosa che potesse piacerti ma non mi hai ascoltato e adesso…"

Lo blocco prima che continui con il suo monologo. "Era esattamente quello di cui avevo voglia. Ci sta divinamente un qualcosa di rinfrescante come questo con  il caldo di oggi"

Lo vedo abbassare le spalle e rilassarsi visibilmente. Strano, non mi aspettavo una reazione così ansiosa, come se avesse paura di aver sbagliato qualcosa, da uno che invece sembra piuttosto sicuro di sé.

"Ah ok, bene."

"Perciò, perché ti sei fatto aspettare?" Decido di essere diretta una volta nella mia vita. Sono davvero curiosa di capire questo ragazzo che mi sembra pieno di contraddizioni.

"Tu perché mi hai aspettato?"

"Eh no biondo, non funziona così! Sono stata io a farti una domanda per prima. Non lo sai che è scortese rispondere con un'altra domanda?"

"Come mi hai chiamato scusa?" mi guarda divertito, con una scintilla negli occhi.

Rifletto un secondo e, cavolo! L'ho appena chiamato biondo. É un mio vizio purtroppo, chiamo chiunque biondo, come appellativo generale. Mi vergogno come una ladra.

"Oh santo cielo, perdonami. Mi sono fatta prendere la mano. Non succederà mai più, promesso. Di solito non sono così, sono molto più riflessiva. Così come mi scuso per la stretta di poco fa. Non sono solita fare cose senza rifletterci su, devi davvero scusarmi" ed inizio a parlare a vanvera, come faccio normalmente quando mi sento in imbarazzo e presa in contropiede.

"Ehi ehi tranquilla. Non mi ha dato fastidio. Non devi scusarti di niente, sono ancora giovane e puoi permetterti di chiamarmi in questo modo. Mi hai solo preso di soppressa perché è lo stesso modo con cui chiamo i miei amici. E soprattutto puoi permetterti di abbracciarmi quando vuoi. Non mi è dispiaciuto affatto. " e mi sorride, per l'ennesima volta in poco tempo. Potrei abituarmi al suo sorriso, al fatto che lo rivolga a me.

"Anzi, forse sono io a dovermi scusare per la scenetta in farmacia. Ammetto di essere stato leggermente stronzo, ma pensavo davvero che fossi più piccola"

"Continua pure con questa storia. Ho 20 anni accidenti! Sono grande abbastanza per tante cose."

Sgrana leggermente gli occhi per poi rivolgermi un'occhiata carica di malizia. Mi rendo conto di aver detto una frase un po' fraintendibile. Voglio morire sotto terra.

"É rassicurante questo, almeno"

"Almeno cosa?"

"Ormai mi devo spaventare di chi trovo attraente. Ci sono in giro ragazzine di 14 anni che ne dimostrano 20 e che potrebbero trarre in inganno chiunque"

Ha appena detto, per caso, di trovarmi attraente? Non può essere, avrò sentito male, avrò capito male le sue parole.

"Scu….Scusa cosa hai detto? Potresti ripetere?" ed inizio a diventare rossa peggio di un peperone.

"Agnese tutto bene? Sei tutta rossa, hai qualche reazione allergica per caso?"

"No…nono tutto bene! Perciò, cosa stavi dicendo?"

"Che almeno non mi devo preoccupare di essere attaccato per pedofilia stando qui con te"

"No certo. Puoi stare tranquillo"

"Senti, si è fatto tardi purtroppo, e devo tornare a casa. Mi devo fare una doccia, prepararmi per un appuntamento e sono già in ritardo"

Appuntamento, bene. Grande Agnese! Ti sei fatta una serie di film mentali su uno già impegnato.

"I miei amici non sono dei tipi molto pazienti" specifica, come se avesse letto sulla mia faccia la delusione.

"Certamente. Allora andiamo a pagare no? Non voglio trattenerti ulteriormente"

"Non ci pensare nemmeno, offro io. Mi sembra il minimo dopo averti trattata in quel modo prima"

"Invece sembra a me il minimo dopo che mi hai salvato la vita!"

"Facciamo così, per sdebitarti, tu devi accettare il mio invito a pranzo"

"Si potrebbe fare in effetti. Quando proponi?"

"Io domani hosolo il turno di mattina e stacco alle 13. Ti passo a prendere io ok?"

"Ma non sai neanche dove abito, non sai nemmeno se sono di queste parti o no!"

"Dove abiti?" mi dice rivolgendo un'occhiata della serie: Forza, sentiamo!

Gli dico il mio indirizzo e vedo nella sua faccia la confusione assoluta. Ma è sveglio.

"Puoi mandarmi la posizione su Whatsapp."

"Mi stai chiedendo il numero di telefono in modo velato?"

"Oserei dire in maniera poco velata veramente" e mi spiazza con la sua sincerità. "Credo che sia meglio averlo in caso dovessi ritardare o avere qualche contrattempo, in modo da poterti avvisare"

In effetti il suo ragionamento fila, e non mi dispiace affatto dargli il mio numero. Alla fine il mio pensiero sulla rubrica si è avverato.

"Bene, allora ci sentiamo domani. Ti dico quando parto da qui, va bene?"

"Va benissimo. A domani allora Claudio"

"A presto Agnese"

Mi lascia ferma come uno stoccafisso a guardarlo mentre va via. Noto con piacere che non mi dà le spalle, ma cammina al contrario per non staccare lo sguardo da me. Ci sorridiamo a vicenda, come se ancora non ci facessimo una ragione di tutto quello che accaduto in nemmeno un'ora.

Sento vibrare nella tasca dei miei pantaloncini il telefono, lo prendo e leggo sullo schermo: Mamma.

Porca miseria, mi sono dimenticata completamente di loro! Mi avranno data per dispersa dopo che avevo detto che sarei andata a farmi lo scontrino 40 minuti fa!

Rispondo con un filo d'ansia "Mamma, si scusa, hai ragione. Dove siete che vi raggiungo?"

"Siamo dietro di te, girati"

Faccio come dice e trovo le tre intente a fissarmi.

"Chi era quel tizio che guardavi insistentemente?" inizia subito l'interrogatorio mia mamma.

"Ehm, era il farmacista"

Laura interviene allora "Claudio? Claudio il farmacista?"

"Si… Mi ha invitato per un aperitivo ed io ho accettato. Scusate, ho totalmente tolto dalla testa di avvisarvi"

"Grande Agne! Hai fatto colpo su un ragazzo di 30 anni…. Mi hai superato!" infierisce Roberta.

"Ne ha 29 e comunque chi ti dice che io abbia fatto colpo scusa?"

"É finita con l'aperitivo? Niente numero?"

In quel preciso istante mi arriva un messaggio.

Non mi pento di aver fatto quello che ho fatto in farmacia. Non avrei scoperto la tua età altrimenti e non avrei avuto l'opportunità di invitarti fuori se non avessi avuto qualcosa da farmi perdonare. Non vedo l'ora che sia domani!

Il mio viso si illumina tutto e non posso fare altro che sorridere. Non mi accorgo che in tutto questo Roberta si è avvicinata a me e ha letto ad alta voce il messaggio di Claudio.

"Beh, suppongo che questo sia la conferma ai miei sospetti, no Agne?"

Riesco solo ad annuire senza smettere di sorridere.


 

Saaaaalve a tutti! Eccomi tornata. Scusate l'assenza ma sono stata in viaggio e non ho avuto modo di scrivere aggiornare.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che non ci siano troppi errori.
Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, quindi, vi prego, lasciate qualche recensione! Vale come opera pia, lo giuro.
Mi sarebbero davvero utili per capire se vale la pena continuare e se sto andando nella giusta direzione.
Un bacio, a presto :*

 

   
 
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