Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Edward LoneBark    25/08/2016    1 recensioni
Una guerra che si trascina da tempi immemori sta per giungere al termine. Il destino ha schierato le sue pedine e attende la prossima mossa del nemico, mentre un ragazzo senza memoria cerca la propria identità, svelando misteri antichi di millenni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I passi rimbombarono sul lastricato, simile a colpi di martello alle orecchie degli astanti e a tuoni a quelle delle reclute, disposte in fila davanti a lui, con la schiena dritta e le braccia lungo i fianchi, rigidi come se la pietra avesse preso possesso della loro carne. Il comandante si fermò davanti a loro e sguainò la spada. Era semplice, e la lama lunga e sottile era segnata dalle scalfitture di mille battaglie.

Non era un uomo alto, il comandante Varter, né grosso e possente, ma il suo sguardo era in grado di incutere timore nel più ardito dei nemici, freddo come il ghiaccio e acuto come quello di un falco. -I vostri addestratori vi hanno selezionati, e già il fatto che siete qui è una prova della vostra resistenza e tenacia. Ma alcuni di voi sono purtroppo inadatti al campo di battaglia- disse ad alta voce. -Se dovessi scartarvi, non prendete la mia decisione come un'offesa, ma come la mia volontà di salvarvi la vita. Il campo di battaglia non ha nessuna pietà, e se permettessi a tutti voi di diventare soldati le mie mani sarebbero macchiate del vostro sangue tanto quanto quelle dell'assassino-. Li guardò uno a uno negli occhi. -Siete ancora in tempo per lasciare questo proposito. Nessuno vi giudicherà-

Nemmeno una recluta si mosse. Il comandante annuì. -Bene. Si dia inizio all'esame-

 

La prima spada cadde dopo neanche mezzo minuto, cadendo a terra con un clangore assordante. -Non male, ma devi rendere i colpi più precisi, non colpire a caso come un orso furibondo. Terza classe- sentenziò Varter. -Il prossimo-

Esaminò nel duello altri dieci reclute e ne scartò tre. Hedras osservò i suoi movimenti mentre combatteva con l'undicesimo. Non puntava sulla forza, il suo era un gioco di polso, di colpi precisi e calibrati, con cui controllava le mosse dell'avversario e alla fine lo portava a prevederle. L'ennesima spada cadde sul lastricato del cortile d'armi. -Buono. Seconda classe-. Il soldato recuperò la spada e si allontanò con un sorriso sulle labbra. -Il prossimo-

Hedras sfoderò l'arma e si diresse verso l'esaminatore, cercando di placare la tensione. Nella sua mente balenò l'immagine di se stesso scartato dall'esercito, a tornare con la coda tra le gambe alla misera esistenza di un uomo senza casa e senza memoria. Strinse più forte la spada, fino a far sbiancare le nocche, e fece un inchino a Varter. L'avversario levò in alto il gladio e lo vibrò contro Hedras, che intercettò la lama e la spinse indietro.

La sua mente lavorava febbrilmente, mentre parava i colpi e cercava di sfondare l'impenetrabile difesa del comandante. Doveva sfruttare la forza, ma allo stesso tempo colpire con precisione. Bastava un piccolo errore e avrebbe perso la spada, e l'obiettivo era resistere più a lungo possibile. Ma se fosse riuscito a vincere...

Impegnò la lama di Varter e diede un colpo secco, allontanandola, poi fulmineo entrò nella sua difesa con affondo. Il comandante si chinò, sorprendendo Hedras, che fu costretto a sbilanciarsi a destra per evitare un colpo in diagonale. L'avversario approfittò del vantaggio e continuò a incalzarlo, spietato, costringendo la recluta ad arretrare. Come fa a non stancarsi? pensò febbrilmente, mentre cercava di reagire alla tempesta di colpi. Le braccia iniziavano a dolere e i fendenti perdevano forza, mentre quelli di Varter sembravano anche più pesanti di prima. Alla fine commise un errore e l'avversario riuscì a impegnare la sua lama. Hedras vide gli occhi di falco socchiudersi e serrò le mani sull'elsa, prima che gli venisse strappata da uno strattone brutale. Raccolse tutte le sue forze e spinse di peso verso il basso.

Varter indietreggiò di colpo e le due lame cozzarono contro il lastricato, scalfendolo. Estrasse l'arma dalla morsa di acciaio e pietra, ruotò su se stesso e si allontanò da Hedras.

-Direi che ho visto abbastanza- disse con un lieve sorriso. -Prima classe-.

Ansante, Hedras ripose a sua volta l'arma che era riuscito a tenere tra le mani, e quando si voltò si trovò davanti a una ridda di sguardi sorpresi. Si rimise in fila, mentre il tredicesimo esaminando si dirigeva verso Varter.

 

-Credo che si sia fermato perché stavi per batterlo- asserì Vivan convinto, per poi tracannare un lungo sorso di birra. Alle reclute non era permesso, ma loro non lo erano più, così in molti ne avevano approfittato.

-Non essere sciocco- ribatté Hedras, compiaciuto suo malgrado -riuscivo a malapena a parare i suoi colpi-.

-Come diamine faceva a non stancarsi? Ha esaminato trenta reclute e non aveva nemmeno il fiatone!- fece Kerval, che era stato promosso con la terza classe.

-Credo che sia per il fatto che si allena tutti i giorni. Se ci pensi una battaglia dura per ore e di certo non hanno il tempo per riposarsi, no?- ribatté Vivan.

-Allora me ne servirà parecchio, di allenamento, dato che ero già stanco dopo cinque minuti di duello- disse Hedras, addentando un pezzo di pane.

-Almeno tu hai avuto il tempo di stancarti- replicò avvilito Kerval, facendo scoppiare tutti a ridere.

La mensa della fortezza era uno stanzone gigantesco che poteva ospitare fino a duemila soldati, ma era piena solo per un quarto, quindi moltissimi tavoli erano vuoti. Il vociare dei presenti riusciva comunque a colmarla, fino alla sommità delle volte a sesto acuto.

-Non vedo l'ora di andarmene da qui- disse Vivan, dopo aver svuotato il boccale -via da questo freddo maledetto, prima che arrivi un altro inverno-.

-Dobbiamo andare in guerra- intervenne la voce fredda di Celdar -forse un altro inverno non sarebbe una così brutta prospettiva-.

 

Inspirò a fondo, abbandonandosi al gelido abbraccio dell'aria. Il bagliore della luna argentava vagamente i profili delle montagne, sottraendoli alle fitte tenebre della notte. Placido e immobile al centro della valle, il lago sembrava uno specchio, nel quale si rifletteva l'immensità del cielo e il fioco rilucere delle stelle.

Si appoggiò al merlo, godendosi il silenzio e la solitudine, mentre un vento leggero spirava da ovest, agitando la fitta pineta che copriva la valle e i versanti delle montagne come un tappeto.

Solo nella pace della notte la sua mente diventava limpida e lucida, come uno specchio d'acqua privo di increspature, e vaghi frammenti di memoria tornavano a galla. Erano solo fugaci immagini e suoni, ma continuava a sperare che la memoria riemergesse, dando un senso alla sua vita precedente che restava per lui un'incognita.

-Strano a vedersi- disse una voce nell'oscurità –qualcuno che cerca il freddo e il buio quando tutti li fuggono. Mi ricordi tanto me, ragazzo-. Il comandante Varter salì gli ultimi scalini e si avvicinò a Hedras, poi si arrampicò sulla merlatura e vi sedette sopra, con le gambe penzoloni sulla scarpata. -Spero di non averti disturbato- disse educatamente.

-Certo che no, signore- replicò Hedras. Man mano che la notte avanzava le tenebre divenivano più fitte e il freddo cresceva, ma nessuno dei due sembrava sentirlo.

-Hai talento, ragazzo, con la spada. Hai l'abilità di riflettere rapidamente durante il duello scegliendo le mosse più adatte, mentre quasi tutti i tuoi compagni si affidano all'istinto. Sembra quasi che tu abbia confidenza con la spada da molto prima di esserti arruolato. E' così?-

-Non lo so, signore- replicò Hedras -Ho perduto la memoria, e non ricordo nulla di quanto mi sia accaduto da tre anni a questa parte. Non so nemmeno quanti anni ho-

-Se c'è una cosa che so fare è capire le persone, quando ci combatto. Dimmi come duelli e ti dirò chi sei. E tu saresti un uomo maturo, se dovessi affidarmi solo a questo mio talento, un uomo di trent'anni o più, ma il tuo corpo non ne mostra più di venti- mormorò Varter. -Sei un ragazzo insolito. Anche quando combatti sembra che nella tua tecnica manchi qualcosa, come se avessi il riflesso di attendere l'entrata in gioco di una forza che non si presenta. Questo è il modo di combattere dei Luminosi, ho avuto modo di constatarlo con precisione-

-Non ho mai manifestato il potere di controllare la Luce, signore- replicò Hedras, sorpreso.

-Un altro nodo da sciogliere, come la tua memoria. Per questa forse posso aiutarti. Ti capita mai di voler dire qualcosa e di dimenticartene?-

Il ragazzo annuì, chiedendosi dove volesse andare a parare.

-Talvolta te ne ricordi, ma quasi sempre il pensiero sfugge tanto più ti sforzi di recuperarlo, per poi riemergere quando cessi di pensarci. Forse se tu smettessi di cercare la tua perduta memoria, questa tornerà da sola, quando meno te lo aspetti-

Hedras era scettico in proposito, ma cercò di non darlo a vedere. Ovviamente, Varter se ne accorse.

-Se questo non dovesse funzionare, quando sarai alla base di Kerar Kaud recati dallo stregone Pherner, e digli che ti mando io se dovesse fare storie. E' un mago talentuoso e affidabile, che sicuramente può fare qualcosa per la tua amnesia, ne sono convinto-

-Grazie, signore- fece Hedras con riconoscenza. -Voi non venite con noi alla base?-

Varter scosse la testa. -Percorrerò con voi solo la prima metà del viaggio, poi devierò verso ovest, alla Congiunzione. Stanno giungendo voci inquietanti su un nuovo grosso attacco-. Sospirò. -Sono quarant'anni che questa dannata guerra va avanti, e ho l'impressione che la situazione possa solo peggiorare. Fino ad ora siamo sempre riusciti a respingerli, ma un domani?-

Un sottile refolo di vento spazzò il camminamento, insinuandosi sotto le sue pellicce e inviandogli un brivido lungo la schiena. Un banco di nubi si mosse a coprire la luna, e le tenebre divennero quasi assolute.

-E' su di voi che facciamo affidamento per il futuro- continuò Varter -e credo che non ci deluderete. Buonanotte, ragazzo- salutò, scendendo dal merlo.

-Buonanotte, signore- rispose Hedras. Ma non si mosse da quella merlatura per ore, finchè il sole non fu sorto sulla valle e non ebbe illuminato le Montagne del Nord, una chiostra di pinnacoli rocciosi aguzzi come i denti di un leone, che svettavano nel cielo fino a forare le nubi che andavano addensandosi, promettendo un lunga pioggia.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Edward LoneBark