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Autore: Kaho    29/04/2009    2 recensioni
«È sempre stato un bambino speciale, gentile e dolcissimo di natura. Non credo di aver mai incontrato nessuno che lo odiasse seriamente, perché è capace di farsi amare. È…» La vide sfiorare il pianoforte con le dita, come se lo accarezzasse. «Come il suono d’un pianoforte.»
Realizzò in quel momento che quella madre, con la sua schiena ricurva, non avrebbe potuto cullare nessun altro bambino se non suo figlio e lei, Éclair Tonnerre, s’era già innamorata d’uno sconosciuto che calzava alla perfezione con la descrizione d’un principe.
[Éclair-centric] [accenni ÉclairTama e TamaHaru]
Partecipante alla V Disfida indetta da Criticoni!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tamaki Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte III – Un animal dans la lune

 

 

«Principe…»

Soffiò quel nome con una tenerezza sconosciuta, che mimava il sospiro della madre di Tamaki, quello che aveva ascoltato milioni di volte mentre lei, con pazienza, le narrava la sua vicenda.

Ora, mentre si stringeva addosso a Tamaki cingendogli lo stomaco, schiacciandosi contro la sua schiena, Éclair capiva ciò che aveva tante volte cercato di dirle la donna.

Tamaki era come un getto d’acqua fresca sulla pelle e le sorrideva, senza abbassare lo sguardo, anche quando lo sfidava con lo sguardo aperto, non ostruito dal binocolo che portava sempre con sé, più per abitudine che per necessità.

Éclair lo aveva riconosciuto prima ancora che la nonna di Tamaki glielo presentasse, appena entrata nell’edificio scolastico, nonostante le numerose studentesse e, in numero minore, studenti che stavano in una stanza adibita a cafè.

Era alto e smilzo, con gli stessi occhi grandi e liquidi di sua madre e gli stessi capelli biondi, leggermente più chiari. Sorrideva alle diverse clienti e, di tanto in tanto, urlava qualcosa contro due gemelli dai capelli arancioni o tentava d’abbracciare quello che a prima vista le era sembrato un ragazzino piccolo e moro; ma aveva occhi troppo larghi e ciglia troppo lunghe per essere un uomo.

Aveva cominciato a sospettare un affetto tra i due non appena li aveva visti interagire. Anni e anni di osservazione dei ragazzi che frequentava in Francia e dei suoi genitori le avevano reso famigliare il desiderio trattenuto di Tamaki di toccarla, di starle vicino.

Per questo si era comportata crudelmente, con una consapevolezza che per una volta la feriva.

Si aggrappò alla camicia di Tamaki, affondando il naso nell’incavo del suo collo, odorandone il profumo di sapone e strizzando gli occhi per celare a se stessa il cellulare di Tamaki, che giaceva sul fondo dell’acquario, inutilizzabile.

Aveva distrutto l’immagine di lui e quella ragazza, morsa dal serpente della gelosia; aveva agito d’impulso, senza riflettere, ma poco dopo aveva finto di avere il controllo sull’intera situazione quando, invece, l’unico che possedeva autocontrollo rimaneva fermo nel suo abbraccio, rispettando il suo desiderio di toccarlo, finalmente.

Sembravano due attori sullo sfondo: la strega, il principe ed un incantesimo che non era ancora riuscita a lanciargli.

Éclair si morse le labbra e accarezzò il petto di Tamaki. Lo sentì rigido sotto il suo tocco, e si chiese se lui provasse repulsione per lei, che non aveva conosciuto nessun altro sogno che d’incontrare colui che tutti riuscivano ad amare (che anche una come lei sarebbe riuscita ad amare).

«Ti prego, suona per me Tamaki.»

Era un sussurro sottile ed emozionato; aveva smarrito se stessa da qualche parte da quando lo aveva incontrato. Lui la confondeva e influenzava ogni suo gesto.

Non vi fu altra risposta che un fascio di note che risuonò nell’aria; le braccia lunghissime di Tamaki si allargavano – abbracciando tutto – e le dita pizzicavano senza troppo forza i tasti del pianoforte.

La musica era appassionata, aveva molto più vigore delle sonate della madre di Tamaki e molto più sentimento dei suoi tentativi riusciti perfettamente nella tecnica, e mai nell’emozione.

Si sentiva così strana che gli occhi le si inumidirono.

«Tamaki, fermati.»

Lui appoggiò le mani sul pianoforte e attese, in silenzio.

«Ora mi siedo sulle tue ginocchia e tu guiderai le mie dita sul pianoforte.»

Era troppo buono. Troppo.

Se non le rispondeva a tono, se non si ribellava con parole aspre, come avrebbe potuto lei stare lontana da lui?

Non aveva mai desiderato nulla, né denaro, né potere, né amicizie perché l’aveva avuto tutto pur senza chiedere, usando la sua influenza. Ma ora desiderava essere amata, sinceramente, perché non aveva mai incontrato nessuno con una schiena su cui appoggiarsi con tanta naturalezza, dove riposare il capo e respirare profondamente, con grandi ansiti, come un neonato appena uscito dal grembo.

Mai.

 

 

Come to bed, don’t make me sleep alone,

Couldn’t hide the emptiness, you let it show,

Never want it to be so cold,

Just didn’t drink enough to say you love me.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi scuso per la rapidità degli aggiornamenti, ma dato che è per un concorso mi pare più giusto pubblicarla completa nel minor tempo possibile. J

Non so se avete notato, ma c’è un cambiamento di ritmo rispetto agli altri due capitoli e questo per un motivo molto semplice: per me Éclair è un’osservatrice troppo attenta e per questo non osserva mai se stessa. Tamaki la manda “fuori-fase”, diciamo.

 

Commenti per rallegrarmi la giornata sono graditissimi! xD

 

Kaho

  
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