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Autore: Sparrowhawk    25/08/2016    1 recensioni
Cosa sarebbe successo, se...?
In un mondo divorato da una guerra lunga cento anni in cui la figura dell'Avatar è diventata mistica, una sola città rimane in piedi per offrire un opponente alla Nazione del Fuoco: da una parte abbiamo Zuko, il giovane ed intraprendente Signore del Fuoco che da solo ha conquistato quasi ogni terra libera; dall'altra abbiamo Toph, Regina della città stato di Ba Sing-Se e temeraria condottiera del proprio esercito. Dopo mesi di stallo, finalmente i due avranno modo di incontrarsi e dal loro confronto si svilupperà la nostra storia.
N.B.: I personaggi e le ambientazioni riportate in questa storia non appartengono a me, ma ai creatori di Avatar - The Last Airbender. Ringrazio la creatrice del fumetto che mi ha ispirato a scrivere questa storia e che mi ha permesso di reinventare il tutto: (deviantart) Minari-hanul
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Sokka, Toph, Zuko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Book One: Earth

Chapter one: I want to go back to the front line



La città fortezza di Ba Sing-Se, durante le visite della propria Regina, era sempre piena di fermento: nonostante fuori dalle mura la Nazione del Fuoco stesse tentando di conquistarla, là dentro i cittadini si sentivano al sicuro e festeggiavano l’arrivo della Sovrana con sempre rinnovata eccitazione e contentezza. Era una gioia vedere i sorrisi delle persone, ignare della Guerra che imperversava nel mondo o forse decise ad ignorarla per almeno un paio di giorni. Fra le strade del primo, del secondo, e del terzo anello murario, le risate e le feste riempivano il quotidiano. I bambini sorridevano, i vecchi parlavano tranquilli ai tavoli delle taverne, i lavoratori facevano piccoli sconti in onore della presenza di colei che, da sola, aveva riportato la pace almeno in quel piccolo, piccolissimo pezzo di mondo.

Quando era a “casa”, gli stendardi verdi venivano issati per tutta la grande muraglia, e perfino dalle finestre delle case dei normali contadini una piccola bandiera sventolava allegra al vento.

La “Morte dell’Est”, Toph, era benvoluta ed amata da tutti i suoi sudditi, ma per quanto tale affetto fosse invidiato dai più, lei pareva non goderselo appieno. Era infatti sua opinione che fosse inutile ostentare tutta quella devozione laddove lei, con la sua cecità, non avrebbe potuto comunque apprezzarla. Essendo poi una persona dura e schietta, difficilmente trovava affascinanti oscuri figuri propensi solo a farle da lacchè. Chiaramente non tutti quelli che le si avvicinavano avevano l’intenzione di guadagnare qualcosa facendo i gentili nei suoi confronti, però ormai la giovane Regina aveva assunto una sorta di propria visione distorta del popolo mondiale: da una parte c’erano quelli disperati, pronti a tutto per riottenere quel tanto che bastava per farsi chiamare ancora “esseri umani”; dall’altra, invece, c’erano quelli senza scrupoli, spinti dal desiderio di arraffare più che si poteva, approfittando della situazione di svantaggio dei meno fortunati.

Quindi, pur lavorando sodo per salvare gli uni e gli altri, Toph non si sentiva mai in dovere di ricambiare le gentilezze altrui.

Si ripeteva che non aveva combattuto, riprendendosi Ba Sing-Se, per avere più amore – vero o falso che fosse – nella sua vita. Se si era cimentata in una simile imprudente quanto folle impresa, era stato perché quella era la cosa giusta da fare, punto. Non c’erano motivi in più che avrebbero reso la sua condizione migliore rispetto a quella di prima. Comunque fosse andata, ovvero sia che fosse morta nel tentativo di ridare un po’ di speranza non solo al Popolo del Regno della Terra, ma anche al mondo intero, sia che fosse riuscita nell’intento, Toph aveva deciso di lottare per ciò che credeva essere la causa più valida.

La libertà.

Lei rivoleva la libertà per il suo Regno, per gli oppressi e anche per se stessa.

Era un concetto semplice, alla fin fine.

- Mi state dicendo che cominciano a scarseggiare le provviste? - domandò la ragazzina, camminando con il proprio seguito per i corridoi del castello.

Ad ogni svolta c’erano servitori dediti agli inchini, nobili che la salutavano, cameriere allegre e fin troppo accomodanti. Toph alzò gli occhi al cielo, aumentando la velocità per raggiungere il prima possibile la sala riunioni: non le piaceva quell’atmosfera falsamente calma, né tanto meno apprezzava discutere di importanti novità così, davanti a tutti, con il rischio che orecchie non avvezze ai cattivi presagi potessero ascoltare.

- Esattamente, mia Regina.

Il Generale Cheng1 le si affiancò, le mani dietro alla schiena, unite, il solito sguardo sincero e sicuro ad accompagnare ogni sua mossa. Personalmente Toph apprezzava quell’uomo, le dava l’idea di essere totalmente affidabile e, quindi, era forse per questo motivo che lasciava sempre a lui il comando della città quando doveva assentarsi. A differenza di Long Feng, il Dai Li, quell’uomo comprendeva la necessità di mantenere la popolazione in costante stato d’allerta, in modo da non darle false speranze circa la pace. Con lui al proprio fianco, Toph sapeva di non doversi preoccupare circa le sorti di Ba Sing-Se. Se un giorno lei non fosse tornata, Cheng l’avrebbe sostituita senza rivoluzionare ciò che lei, nel corso del breve tempo che aveva passato come Sovrana, aveva costruito.

- Sono settimane che dite questo, Generale Cheng, eppure non vedo altro che banchetti sontuosi alle mie tavole, nonché continue festicciole nelle piazze della città. – disse ad un certo punto Toph, spalancando i portoni della sala conferenze ed andando di filato al suo posto, a capo della grande tavolata - …o state cercando di mettermi sotto pressione, o volete ridurci alla miseria prima del dovuto. Per quale delle due devo propendere?

Cheng abbozzò un sorriso, sedendosi alla sua destra.

- Né per l’una, né per l’altra. – rispose – I cittadini conoscono le nostre condizioni ma, nonostante tutto, hanno deciso di continuare con i festeggiamenti per il suo arrivo.

- Un atto di grande devozione, mia Signora.

Lei accavallò le gambe malamente, appoggiando il mento al palmo della mano. Girandosi verso il Generale Hui esibì una profonda nota di disapprovazione.

- Un atto di devozione, dite? Mi aspettavo più acume da lei. Il suo nome non significa forse “intelligenza”? – sibilò – Io la trovo pura stupidità. Se siamo a corto di viveri non voglio che la mia gente si privi di ciò che ha per ostinazione. Posso vivere anche senza tutte queste celebrazioni.

- Il popolo le vuole bene.

- Lo so. Lo so e ne sono felice, ma non possiamo permetterci passatempi, adesso. Festeggeremo quando sarà il caso, ovvero quando e se avremo vinto questa Guerra.

Alcuni fra i Generali più giovani annuirono, convinti che la loro Regina avesse pienamente ragione, ma chi, fra quelli più anziani, aveva avuto modo di vedere gran parte di quell’eterna disputa pensò, fra sé e sé, che forse quelle potevano essere le ultime ore felici passate nella propria dimora. Era passato così tanto tempo, da quando anche uno solo di loro aveva vissuto in pace, che adesso ogni occasione era buona per cercare almeno di dimenticare il dolore, il senso d’oppressione, il dispiacere.

- Fate affiggere ai muri della città volantini, assicuratevi che tutti conoscano il mio volere. – continuò Toph, osservando con occhi ciechi ogni persona all’interno di quella stanza – Basta con le feste in mio onore. Mi rendono orgogliosa di essere la Regina, certo, però mi fanno anche sentire in colpa. Tutto quel cibo ora viene sprecato, e prima o poi qualcuno potrebbe pentirsi di aver fatto tanto.

- Come desiderate.

- Al fronte, comunque, le cose non vanno molto bene.

- Perché, qui vanno forse bene, Generale Hui?

L’uomo alzò lo sguardo su di lei e, notando un sorriso schietto, ricco di ironia, si costrinse in qualche modo a non risentirsene. Tutti conoscevano il carattere di Toph e per quanto ciò non si addicesse per niente al suo status di Regina del Regno della Terra, oramai perfino loro ci avevano fatto il callo. Era stata la sua forza a salvarli tutti, bisognava darle almeno il beneficio del dubbio.

- Intendevo dire che, proprio come qui, gli approvvigionamenti cominciano a scarseggiare. Stiamo facendo come ci ha detto, mia Signora, in città accogliamo tutti i rifugiati possibili e tra le nostre fila aggiungiamo volenterosi incontrati lungo la strada, assicurandoci che ci possano essere di qualche aiuto in battaglia, ma continuando su questa strada non abbiamo fatto altro che aumentare la popolazione in modo esagerato, assottigliando la quantità di cibo.

- Credo che potrebbe andare peggio.

I più si accigliarono, il Generale Hui in primis.

- E come…?

Toph rise sommessamente, la sua risata roca, piena di scherno.

- Potrebbe cominciare a non esserci più l’acqua. Ah, come vorrei che ci fossero ruscelli di carne…

- Non credo che vostra Signoria stia prendendo seriamente la situazione…

- La sto prendendo come deve essere presa, Hui. – mormorò Toph, battendo le mani sul tavolo – Le persone che arrivano qui ogni giorno necessitano di un luogo sicuro in cui vivere, e quelle che invece si fanno avanti, decise a combattere al nostro fianco, fanno un grosso favore a tutti noi. Mi rendo conto che siamo in un momento di crisi, nessuno meglio di me può capirlo, ma sappiate che non ho nessuna intenzione di lasciare al proprio destino intere famiglie o piccoli gruppi che, da soli contro le truppe della Nazione del Fuoco, rischierebbero la morte. Se non vi piace come la penso, potete sempre ingegnarvi per trovare un’idea migliore, intelligentone.

Calò il silenzio, dopo quel discorso. Nessuno osò proferire parola e, chi aveva la capacità di farlo, si godette la scena carica di tensione, passando lo sguardo da Toph a colui che aveva osato contraddirla. Quest’ultimo ignorò volutamente l’ultimo commento della Regina, e dopo essersi alzato dalla propria sedia si prodigò in un profondo inchino.

- Chiedo perdono per avervi offesa, mia Signora. – disse.

La giovane non rispose e piuttosto si ravvivò i capelli, scuotendo un poco il capo.

- Non mi dovete scuse, Hui. Siamo nativi del Regno della Terra, testardi e ottusi come pochi altri. Mi sorprende che non prendiamo le nostre decisioni a suon di pugni giù, nel cortile…

Tutti risero, dimenticando il pessimo attimo appena vissuto e continuando con la riunione.

La decisione di smettere con le festività venne proclamata idonea, nuove precauzione furono prese per evitare che il cibo prodotto fosse minore rispetto a quello consumato, e quando il gruppo si sciolse Toph corse verso le proprie stanze, seguita a ruota dal Generale Cheng.

- Come al solito, lascio tutto nelle vostre mani.

- E come al solito io mi considero onorato per la fiducia che continuate a riporre in me.

- Torno al fronte, sperando di essere lì il più velocemente possibile. Ultimamente le mosse del Signore del Fuoco si sono fatte furbe, poche ma efficaci. Devo tornare e cercare di capire quale sia il suo piano.

Cheng non disse niente, preoccupandosi silenziosamente per la sua Regina. Come ovvio non trovava giusto che fosse una ragazzina di appena tredici anni a sobbarcarsi delle sorti di un’intera nazione – o del mondo stesso, molto più probabilmente – e per quanto conoscesse la sua grandezza sul campo di battaglia, ancora gli veniva difficile reprimere il proprio istinto paterno.

D’altro canto, se non si occupava lui di farle sapere certe cose, chi altri avrebbe potuto? La famiglia Bei Fong era stata distrutta e Toph era rimasta sola. Non c’erano genitori, per lei, pronti a sacrificarsi o a farle notare i suoi errori.

- …non dovreste fare tutto da sola. – proferì infine, osservandola mentre rallentava il passo.

Si fermarono poco distanti dalla terrazza che dava sul giardino interno, quello pieno di alberi verdi e sanissimi. Se ci fosse stato tempo nella sua frenetica vita, Toph avrebbe apprezzato molto godersi una giornata dedita solo alla svagatezza sotto a quelle fronde, ma si dava il caso che per un motivo o per l’altro tale privilegio non le veniva mai concesso.

- Se non mi occupo io di certe cose, chi altri lo farà? – gli chiese, voltandosi verso il calore del Sole, il quale le colpiva il braccio sinistro, filtrando dalle porte aperte – Sono la Regina, è mio dovere fare tutto da sola.

- È vostro dovere occuparvi del Regno, questo non lo nego, ma trovo sia ingiusto da parte di tutti il dare così per scontato che sia una cosa naturale, per una giovane come voi, il rinunciare ad una vita diversa.

Toph venne scossa da un fremito, ma non di rabbia, di divertimento. Si mise una mano sul fianco, dondolando appena appena il capo.

- A che genere di vita potrei aspirare se non a questa, Cheng? Il mondo è in rovina, e a meno che io non fossi nata nella nazione nemica, non avrei alcun modo per godermi un’esistenza tranquilla. – disse – Questa vita mi va bene. Me la sono scelta e a testa alta continuerò a viverla, dovesse costarmi un braccio, una gamba o chissà che altro.

- Sì, ma…

- Niente ma, Cheng. – gli sorrise, e stavolta cercò di imprimere dolcezza in quell’espressione, non sarcasmo – So cosa stai cercando di fare, e ti ringrazio. La Guerra però non si fermerà solo perché non è giusto che una ragazzina combatta.

Detto questo, dopo essersi salutati, Toph mise piede nei propri appartamenti, dando ordini ai servitori di preparare la sua sacca: presto sarebbe tornata al centro della mischia, cosa che un po’ la inebriava di adrenalina e che un po’, anche se mai lo avrebbe ammesso, la impauriva.

Il solo pensiero che quell’incubo sarebbe potuto non finire mai la schiacciava giorno dopo giorno, continuamente, obbligandola sì a stringere i denti, ma anche a chiedersi per cosa stesse ancora lottando.

La libertà, Toph.” si disse, scacciando i brutti pensieri dalla mente “Ricordalo sempre: vale la pena di morire per la libertà.”

  
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