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Autore: winterlover97    26/08/2016    1 recensioni
dal capitolo 5
Il gancio del sacco si sta per rompere, almeno credo, ma continuo imperterrita. Ho bisogno di sfogarmi, di lasciare fluire tutta la rabbia repressa fuori dal mio corpo. Le lacrime ora scorrono copiose lungo le guance. Le gambe si fanno pesanti, così come le braccia. Percepisco gli atomi del sacco da boxe e dell'imbottitura muoversi sotto le mie dita e i miei colpi. Il gancio salta e il sacco sbalza a terra, finendo contro il muro. Cado come un peso morto. Cado come le foglie in autunno e la neve in inverno.
capitolo 11
"Proviamo" sollevai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, verde in blu "proviamo a capirlo, a definirlo, come si fa con i termini che ci sono sconosciuti, solo che questo non è una parola, un termine, è qualcosa di forte, di diverso, che sento il bisogno di definire" disse tutto d'un fiato, senza nemmeno prendere fiato, avevo ancora gli occhi suoi fissi nei miei, sbattei le palpebre e dissi "Proviamo".
capitolo 18
Un tuono squarciò l'aria.
E lei sorrise.
Un lampo.
E lei rise guardando l'orizzonte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Pietro Maximoff/Quicksilver, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'You didn't see that coming ?'
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21


Non so con esattezza quanto tempo durò il volo da casa dei miei, voglia che sia per via del fatto che è stato estremamente lungo, voglia invece che sia perché ho praticamente dormito tutto il tempo addosso a Pietro. Avevo rischiato di crollare una volta salita sul jet, mi sentivo oppressa e in affanno. Credevo di crollare letteralmente.
Ero impallidita e mancava poco che cadessi come un sacco di patate. 
Gli attacchi di panico, detto molto francamente, sono una merda. Solo che non mi ricordavo che fossero così... merdosi ecco. Mi aveva lasciato senza un briciolo di forze, debole e fiacca. Pietro mi guardava con fare preoccupato, Charles e Wanda invece mi hanno cercato di calmare. Cosa assai dura a quanto hanno potuto considerare dato che, anche se in due, hanno fatto fatica. 

La Xavier's Maison è immensa, da quell'aria di antico e di nobile ed è verde. Credo che la presenza del verde intorno a essa piacerebbe a mia sorella. Non è molto differente da come l'avevo lasciata anni prima, per la precisione una decina, si era solo ammodernata ma per il resto aveva conservato la sua anima old-fashioned. 

Posai la valigia e le borse nella camera che Hank mi aveva assegnato, o meglio, che aveva assegnato a me e Pietro. Era calorosa, faceva sentire a casa anche se era lontano chilometri da te: le coperte sui toni del rosso e arancio, le lenzuola bianche, i mobili in legno scuro (mogano con tutta probabilmente), una scrivania molto spaziosa sul lato opposto, la finestra che dava sul giardino e infine il bagno privato, candido. 

Ero letteralmente esausta, o almeno questo era il mio aspetto riflesso nello specchio: occhiaie che circondavano gli occhi, pelle pallida e smunta, poco curata, capelli in disordine, anche se non mi importava di questi ultimi francamente. 
Pietro non aveva un aspetto migliore del mio, adesso si sta aggiustando la barba di fronte allo specchio, i capelli perennemente in disordine. 
Tolsi la maglia che avevo addosso, i pantaloni e misi un paio di short e una della t-shirt di Pietro che mi stava abbondante di taglia. Camminano scalza fino al letto e mi abbandonai letteralmente. 

"Stai meglio?" Chiese continuando a regolarsi la barba.

"Abbastanza" mugugnai senza alzare la testa dal cuscino.

"Hai fatto spaventare tutti prima..." esitó un momento poi fece diretto "era un attacco di panico?" 

Mi girai sul letto e presi il cuscino stringendolo a me.

"Purtroppo si." 

In cuor suo Pietro sentiva qualcosa di strano, ma questo non potevo saperlo, lo potei solo capire dalla domanda che mi fece.

"Ti è capitato altre volte?"

Annuii.

"Era da un po' che non capitava, mi erano finiti dopo la fine del liceo, stavo bene, avevo la mia vita è se sentivo che stava per arrivare, mi distraevo."

Non parlò nulla, mi tolse il ci sono dalle mani e si sedette a fianco a me, circondandomi con le braccia e lasciando un tiepido bacio sulla mia bocca. 

"Qualunque cosa, qualunque, anche la più piccola, che non va, dimmela. Non voglio perderti per qualcosa che non conosco."

Annuii e mi strinse maggiormente a lui, poi, vista l'ora decidemmo di scendere di sotto a parlare con il resto della squadra. 

"Ora che siamo qui propongo di programmare i prossimi giorni. Abbiamo abbastanza sale da permettere a tutti di allenarsi in totale tranquillità. Per Pietro abbiamo un percorso esterno alla villa e dei tapis roulant in modo da accelerare la velocità, Eve e Wanda dato che avete poteri pressoché simili, potrete aiutarvi a vicenda in una sala apposta, per tutti gli altri avremo dei simulatori e laboratori in modo tale da lavorare sia sul lavoro di squadra che su quello individuale. Infine mi pare che sia utile la presenza anche di noi X-Men, in modo da portare nuovi stimoli e da prepararci al futuro."

Charles era sempre stato una persona pratica e diplomatica, anche nelle situazioni peggiori, ed ora non era stato da meno. Lo conosco da un sacco di tempo e non è cambiato di una virgola. 

Feci per andarmene ma Charles mi chiamò.

"Eve, potresti aspettare un attimo devo parlarti di alcune cose..."

Annuii e mi andai a sedere su una delle sedie più vicine alla scrivania. 

"Come stai?"

Domanda diretta. Questo non va per nulla bene, tanto meno se è così personale. Volevo mentire, cercare di mascherare ciò che provavo, la paura e il terrore per il futuro ancora incerto.

"Insomma."

Optai per una mezza verità.

"Pensavo che i tuoi attacchi di panico fossero finiti..." 

Ecco dove voleva andare a parare. 

Abbassato il capo, esitai, non volevo dire nulla, volevo cavarmela da sola. Tuttavia sapevo che quello non potevo rifiutarsi di dirgli tutto: Charles, durante i miei anni qui è stato come un padre, ha saputo aiutarmi e portarmi ad avere buoni risultati, inoltre non gli si può nascondere nulla.

"È stato l'unico episodio dopo la fine del liceo. E, se devo essere sincera, è stato tremendo, più forte dei precedenti."

Lo sguardo di Charles si rabbuió.

"Senti, a quanto ho potuto notare, l'intensità pare aumentare al crescere dei tuoi poteri. Per alleviarli l'unico metodo è e rifugiarti in un piccolo angolo felice della tua mente. So che può essere difficile."

Rifugiarsi in un angolo felice.

La fa semplice lui.

"Permetti?" 
Disse agitando l'indice e il medio. 

Annuii. 

Poi venni risucchiata nel passato.

Rivivetti alcuni dei momenti con Pietro. Non erano lontani nel tempo, però, in questo periodo mi era profondamente difficile portarli alla mente a causa delle preoccupazioni. 

Il mio imbarazzo.

Il ballo-rimpatriata.

Il bacio.

I suoi sguardi.

Le risate che facevo.

Una lacrima sfuggì al mio occhio. 

Possibile che fossero stati così intenso che non me fossi più resa conto?

Possibile che fossi così felice da non rendermi conto di quanto stesse accadendo?

"Grazie"

Poi uscii dalla stanza e corsi via. 
Volevo solo respirare aria pura, fredda, che mi ghiacciasse la trachea, l'epiglottide,  i polmoni, i bronchi. Che mi glaciasse dentro e mi svegliasse.
Un tocco sulla spalla mi fece trasalire.

Mi girai di scatto in maniera istintiva.
Era solo Pietro. 

'Perché? Cosa ci può essere che la turba così profondamente da non avermi sentito?'

Avevo sentito bene?
Aveva parlato senza muovere la labbra? 

"Cosa hai detto?" Feci

"Nulla?"

Ero stupita così come lo era lui.

"Come nulla? Ho senti chiaramente che dicevi 'Perché? Cosa ci può essere che la turba così profondamente da non avermi sentito?'"

"Eve, ti ripeto che non ho detto nulla, io... l'ho solo pensato, ecco."
Ero confusa.

Tremendamente confusa.
E avevo paura.
Tanta. 

Poi alcune voci si sovrapposero. Sentii Tony, Bruce, Steve, Nat, Wanda, Visione, Bucky, Clint, Hank. 

Come diamine è possibile che io possa sentirli?

La testa di lì a poco parve scoppiarmi, letteralmente. Troppo tutto assieme. Troppo.
Mi cedettero le ginocchia, mi sedetti a terra. 

"Eve? Piccola?"

Non sapevo cosa stesse succedendo.

"Eve ascoltami. Ascoltami. Adesso andiamo dentro da Charles, dagli altri. Mi senti Eve?"

Annuii frettolosamente. Feci per alzarmi ma le ginocchia parvero di gelatina. 

"Ascolta la mia voce, solo quella."

Mi prese in braccio. 
La sua voce sembrava sul momento del crack, del pianto. 
Non dovrebbe piangere.
Non dovrebbe farlo.
Per nulla al mondo.
I suoni si ovattarono pian piano tutti. Sentivo chiara la voce di Pietro, mi aggrappai a lui. 
Poi nel mio campo visivo, in parte occupato da lacrime e dal petto di Pietro, così sia Hank, poi Charles, e gli altri. 
Le sue espressioni erano confuse e preoccupate.

'Eve mi senti? -ero guardinga, la voce di Charles era nella mia testa- Ascoltami chiaramente: sentivi tutte le voci in sovrapposizione? La testa scoppiare? -Annuii- "Diamine" senti, a volte può capitare che in situazione di estremo stress i poteri subiscano dei crolli e dei picchi. Essi a volte durano, a volte no. In questo caso però è completamente diverso, è come se avessi acquisito un nuovo dono, quello della telepatia a quanto sembrano i sintomi. Potresti sembrare confusa, però devi star tranquilla. Tranquilla."

Poi la sua voce è quella di a Pietro si fecero più fioche e svenni. 







 

Angolo autrice in pseudo vacanza...

Hola! 
OOk so di essere orribile, a far soffrire tutti i miei personaggi ma è funzionale alla storia.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo molto introspettivo e fondamentale.
Alla prossima!

 
   
 
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