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Autore: ten12    26/08/2016    1 recensioni
Curare qualsiasi malattia con un infusione. Ciò è possibile a Yharnam, la città dei Grandi Antichi e del sangue curativo, e stranieri da ogni dove giungono alla città dalle lunghe guglie portando con loro i propri demoni. Perciò sappi questo: a nessuno, a Yharnam, interessano gli orrori che hai commesso tu o quelli di qualunque altro viandante. Forse può sembrarti un bene fintantochè non arrivi durante una notte di caccia.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La caduta di Yharnam'
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Le immagini, i luoghi e l'ambiente descritti sono proprietá intellettuale, protetta da copyright, di Sony entertainment e FromSoftwer games. Nessuna violazione é voluta. Questo testo di finzione é da intendere come tale. I personaggi descritti nella storia sono, principalmente, creati dall'autore. Nel caso appaiano personaggi non creati dall'autore è un avvertimento non sia presente mi scuso, nessuna violazione era o é intesa.
 
Adrenalina e bava. Si sentiva fatto di quello. Correva a perdi fiato tra i liquami e le schifezze delle fogne aperte a tre livelli di Yharnam. Correva... no... saltava in avanti di due metri ad ogni falcata usando tutti e quattro gli arti. La pelliccia ed il pelo sul suo corpo, irti per l'emozione selvaggia, oscillavano, schiacciati ad intermittenza dalla resistenza dell'aria. Intorno a lui e sopra e sotto centinaia di ibridi si avvicinavano alle mura delle fogne in contatto con la Yharnam ancora in vita. La Yharnam sotto assedio. Ogni notte la parete che scalavano era diversa, cosicché la ronda ed i cacciatori non riuscissero a reagire in tempo e a schierarsi. Il suo cuore era in giubilo, o così credeva. I cacciatori di Yharnam, così come la ronda, gli ricordavano qualcosa. Un servizio d'ordine, o simile, che avevano anche loro quando Loran era qualcosa di più di rovine e sabbia. Il cuore iniziò a rallentare, i tamburi nella testa smisero di incitarlo. Arrivo alla parete ed i suoi artigli entrarono in contatto con i mattoni, neri per la sozzura delle fogne. Iniziò a scalare ed ebbe un nuovo colpo di adrenalina. I tamburi tornarono più forti di prima ed il cuore esplose di gioia. Qualcosa o qualcuno inizio a dire nella sua testa "Sangue! Sangue! Sangue!". Lui si unì al coro. La memoria tornò ad infastidirlo. C'era qualcosa che gli sfuggiva. Non era stato solo un servizio d'ordine. Era un corpo di soldati addestrati. Piastre. Indossavano un armatura di piastre composite dal disegno intricato. Più ci pensava più i tamburi si affievolivano ed il cuore rallentava. Era a metà della scalata. Iniziò a intravedere il disegno. Era un carapace, essenzialmente. Due piastre lavorate incurvate verso il punto di giuntura. Era una meraviglia. Il coro divenne sconnesso "San..ve! Sa..ue!" Si ricordò di come lui ed i suoi fratelli si battevano il petto con l'impugnatura della mazza. Un altro coro... no...un urlo di guerra si fece strada nella sua testa, tra i suoi ricordi "Loran! Loran! Loran!" La risposta fu debole "Sang... mg... s...e" Era quasi arrivato in cima ma fiaccamente. Il grido divenne un boato di mille uomini, non bestie. I tamburi furono annichiliti, la bava e l'adrenalina furono sostituite dalla razionalità e dalla paura. Afferrò il bordo della parete e si buttò debolmente sul selciato di Yharnam. Il Lunarium rintoccò e lui senti un grido rimbombare dall'inizio del vicolo fino alle sue orecchie "Pronti al fuoco!" Mentre l'orda forsennata e selvaggia saltava la parete ignorandolo e correva verso i cacciatori alla fine del vicolo lui iniziò a tornare umano. Il primo pensiero che ebbe durante la sua "detrasformazione" fu "Ci hanno sentito arrivare!Grazie a Loran ci hanno sentito arrivare!"
 
Gaenoph tolse il bavaglio all'assassino, prese una poltrona da lì vicino e si sedette davanti al "Canarino". Il sognatore aveva già sentito parlare di lui. In quanto nobile non in quanto cacciatore. Era conosciuto per la sua brutalità ed abilità nel infiltrarsi all'interno delle abitazioni altrui. Il suo soprannome era dovuto all'uso di un particolare coltello denominato Luna del Canarino che lasciava un taglio curioso sulla gola della vittima. Quella di Hilda ne sapeva qualcosa. Viggo era seduto alla base del letto, accanto al corpo della moglie. Teneva la mano rigida e fredda di lei. L'altro braccio era disteso, lungo e rilassato, accanto al torace di Hilda. Gaenoph era diventato freddo e distante, incapace di empatizzare con il dolore di Viggo. Preferiva seguire il consiglio che Finch gli dava spesso "smettila di pensarci". Una voce nella testa gli ricordò per l'ennesima volta che non era volontario il voler ignorare quel dolore. Il sognatore guardò il Canarino negli occhi ed avvicino il viso "Chi ti ha mandato" chiese piatto. Il Canarino guardò la cicatrice sul mento di Gaenoph "Tu sei il figlio di Erebrus, vero?" Gaenoph allontanò il volto e raddrizzò la schiena contro la poltrona. "Tuo padre mi ha assunto un paio di volte" disse con un sorriso "Per eliminare un altro produttore di mercurio" prese fiato "Io c'ero quando ti sei fatto quella cicatrice. Andasti a sbattere contro il vostro maggiordomo e l'attacco delle sue bretelle ti lacerò il mento" sorrise di nuovo "Che ci fai qui. Tu dovresti portare avanti l'attività di famiglia non ammazzare cittadini deformi" Gaenoph rimase fermo a fissarlo.
 
Hector guardava la scena ogni notte da tre notti, sempre più abituato. Corpi storti, denti aguzzi, artigli scheggiati o affilati che rimbalzavano la luce della luna. Ibridi. Ibridi bruciati. La strategia di...be'...di quelle bestie, era giungere in forze variabili da punti diversi. Aveva funzionato le prime due notti e le milizie di Yharnam sarebbero state sopraffatte se non fosse stato per i cacciatori del sogno. La chiesa, ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso. Ora che era capitano doveva iniziare a preoccuparsi delle strategie che il nemico adottava. Rise per non piangere. Fino a tre giorni prima non sapeva nemmeno che la parola strategia esistesse e altrettanto assurdo era che quelle creature ne avessero una. Non si sentiva adatto. Notò del movimento nell'ombra del vicolo. Piccole fiammelle guizzavano sui corpi degli ibridi bruciando gli ultimi peli e proiettando una flebile luce all'imboccatura della stradina in cui si trovava Hector con i quattro colleghi. Qualcuno avanzava tra i corpi. Aveva una forma umana. Hector alzò la torcia ed il lanciafiamme e gridò "Fermo!" La figura continuò ad avanzare. "FERMO!!" Urlò a squarciagola. L'uomo si fermò, illuminato dalla luce della torcia. Hector non aveva mai visto nessuno come lui.
 
L'ennesimo cazzotto fece gonfiare la guancia dell'assassino. Gaenoph era in piedi e lo sovrastava. Resisteva più del previsto ed il cacciatore non conosceva altre torture, ne tantomeno aveva una gran voglia di ingegnarsi su quella materia. "Non guadagni niente dal proteggerlo" disse Gaenoph con tono freddo "Chi ti ha mandato" chiese per la quinta volta. Il canarino alzò gli occhi gonfi sul sognatore. "Tu non mi ammazzerai. Una volta che io ti avrò detto chi mi ha mandato qui, tu non mi ammazzerai" l'assassino respirò affannosamente e aggiunse "Mi lascerai libero perché sai che saranno i miei amici ad uccidermi. Per averli traditi" Gaenoph inarcò un sopracciglio "I nobili non hanno amici. Non sanno cosa sia un rapporto che non implichi guadagnare un qualcosa di reale. Sono rivolti solo al piacere" il canarino divenne paonazzo "CREDI DI FARE QUELLO CHE VOLEVA TUO PADRE? CREDI CHE DIVENTANDO UNO DI QUESTI IGNORANTI, SPORCHI E OTTUSI YHARNAMITI SARAI MIGLIORE DI NOI? EHH! CHE CAZZO SAI DEI NOBILI TU! IO SONO UNO DI LORO PIÙ DI TE HAI CAPITO!???!" Viggo alzò il volto inespressivo, rigato da nuove lacrime da qualche minuto, sul Canarino. Gaenoph rimase interdetto per qualche secondo, colpito dalla prima cosa che l'assassino aveva detto, poi, con il desiderio di ferire l'aggressore di Viggo, disse con tono calmo "Io non mi eleverei a nobile se fossi in te". Il Canarino divenne ancora più rosso e balzò in avanti spaccando la sedia a cui era legato. Le mani dell'assassino erano rivolte verso il collo di Gaenoph. Il volto dell'uomo era una maschera di rabbia e ferocia represse che avrebbe potuto concorrere con la faccia deforme di una bestia. Uno schioppo sonoro si propagò per tutta la casa e fece vibrare i vetri chiusi. Il retro della testa del Canarino esplose lasciando solo il volto intatto che divenne gradualmente più vuoto ed inespressivo mentre il corpo dell'assassino cadeva addosso ad un sorpreso Gaenoph. Il sognatore assorbì l'impatto indietreggiando di qualche passo per non perdere l'equilibrio e bloccò il cadavere dallo stramazzare per terra tenendolo per le spalle con entrambe le mani. Dopodiché spostò lo sguardo dal corpo a Viggo. Il capitano della ronda stringeva tra le mani una pistola a pietra focaia da cacciatore. Dalla bocca e dall'innesco, esterno, del colpo usciva del fumo. Attraverso quel fumo Gaenoph vide che il volto di Viggo era rimasto, simile a quello di una vedova a cui è appena morto il marito, terribilmente calmo.
   
 
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