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Autore: Altair13Sirio    27/08/2016    5 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Riley fischiettava con calma mentre aspettava che le ragazze uscissero dall’edificio. Era davvero noioso dover aspettare sempre la stessa ora per incontrarle, ma almeno con loro scambiava qualche parola durante il giorno, si informava su quello che accadeva in giro per la città e aveva un scusa per non avere Duncan tra i piedi; adesso che gli aveva detto di essere stata aggredita aveva deciso di starle appresso tutto il giorno. Per fortuna Riley era riuscita a scrollarselo di dosso per l’ora di pranzo, promettendogli però di tornare subito a casa dopo aver incontrato le sue amiche.
“Amiche” non era la parola più adatta a descrivere quelle ragazze; erano delle persone che lei frequentava e che non la vedevano come un rifiuto della società. Quelle ragazzine sembravano adorarla come una divinità, ispirandosi a lei e complimentandosi ogni volta per le sue doti; in realtà Riley non aveva niente di così speciale per ricevere tanta ammirazione, ma il solo fatto che non andasse a scuola le riempiva di stupore e gli faceva desiderare di essere più come lei. Erano più piccole quindi era normale che fossero così ingenue, e come lei erano affascinate dalla vita in strada; Riley non pensava che vivere in mezzo alla strada, tra bande di criminali e poliziotti dietro ogni angolo, fosse tanto eccitante agli occhi di ragazzine “innocenti” come quelle lì, che come unica trasgressione al massimo sarebbero andate a letto senza lavarsi i denti…
Inizialmente anche lei aveva iniziato quella vita con entusiasmo, proprio come la avevano accolta loro, ma si era presto resa conto di essere finita in una brutta situazione dalla quale sarebbe stato difficile uscire. Era grata al proprio buonsenso per non essere caduta nella tentazione di provare droghe o cose del genere, e anche in parte a Duncan, che nonostante tutto si era sempre preoccupato per lei e non si era mai immischiato in affari loschi; Riley infatti sapeva tutto di lui: dopo che un giorno, poche settimane dopo essere arrivata in città, la ragazzina lo beccò con della droga tra le mani, fu sua grande preoccupazione assicurarsi che il ragazzo non commettesse più sbagli di quel genere, facendogli promettere di non farlo mai più. Non sapeva come ci fosse riuscita, ma da quel giorno Duncan non aveva più toccato droghe o sigarette; in qualche modo era riuscita a renderlo una persona un po’ migliore, anche se dentro non si poteva cambiare così facilmente… In situazioni del genere era stata lei a fare da esempio a Duncan, e poi Riley non avrebbe voluto immaginarsi come sarebbe andata, se a vivere con lei fosse stato un tossicodipendente costantemente sotto l'effetto di droghe

La campanella suonò e subito un esercito di teste solari uscì dai cancelli, riversandosi nelle strade che un attimo prima erano vuote. In mezzo a quella folla, Riley scorse tre visi conosciuti e alzò un braccio per farsi riconoscere; non avrebbe lasciato quell’angolo di marciapiedi dove aveva trovato la pace per nulla al mondo: c'era l'ombra di un palazzo che la proteggeva dai raggi solari e la solitudine che non si poteva trovare dall'altro lato della strada, in mezzo al fiume di studenti che usciva dalla scuola.
Le tre ragazze si avvicinarono salutandola. Avevano vestiti nuovi e costosi, tutti simili a quelli che di solito indossava lei; si poteva dire che con la sua “popolarità” Riley avesse lanciato una moda a scuola… Gli zainetti sulle spalle però erano sempre gli stessi; colorati e con pupazzetti appesi alle cerniere, solo dall'aspetto più tetro di come erano un tempo.
<< Ciao sorella! >> Disse una allungando la mano verso di lei e dandole un colpetto sul palmo. Aveva lunghi capelli neri con un paio di ciocche viola, gli occhi verdi spiccavano sul suo viso seminascosto e gli abiti neri e strappati la facevano sembrare un corvo; sul lato sinistro del labbro inferiore si poteva notare un piercing luccicante.
Riley accettò quel saluto con calma e sorrise senza scomporsi, poi batté il pugno alla seconda ragazza, che sorrise a sua volta in modo più evidente. << Come butta, Ry? >> Le chiese la ragazza dai capelli castani corti, vestita in modo meno drastico della prima ragazza; aveva un portamento più delicato dell’altra, e il suo sguardo timido sembrava tradire quell’aria da “dura” che cercava di far vedere a scuola.
<< Non ne hai idea, Alex… >> Disse Riley incuriosendo le tre ragazze, che si guardarono con stupore e posarono gli sguardi avidi su di lei un secondo dopo.
<< Che cosa ti è successo? >> Chiese la ragazza più piccola del trio, Abigail, fissando con stupore il graffio sulla guancia di Riley. Lei seguiva sempre le altre due per non rimanere da sola, e cercava di imitare Riley in qualunque cosa. Era curiosa e piuttosto ficcanaso, ma a Riley piaceva quella sua qualità.
La ragazza più grande sorrise, fingendo che quella ferita fosse un trofeo. << E’ stata una giornata movimentata, ieri… >> Cominciò cercando di non farsi sentire dai passanti; non poteva sapere se ci fosse stato qualcuno interessato alla sua “avventura”. Si assicurò che le ragazze non andassero in giro a raccontare quello che avrebbero sentito a nessuno e cominciò a parlare:<< Stavo passeggiando per i fatti miei, quando a un certo punto quattro imbecilli codardi mi hanno accerchiata e picchiata senza pietà. >>
Un sospiro scioccato uscì dalla gola della più piccola, che subito provò compassione per la ragazza ferita. << Ti hanno fatto male? >> Chiese corrucciando lo sguardo.
Riley scosse piano la testa rassicurandola:<< Lo sai che sopporto bene il dolore. >> Spiegò con un sorrisetto furbo. Abigail sorrise in risposta a quella frase: era incredibile come pendessero dalle sue labbra e ogni cosa che dicesse le facesse andare in estasi; sembrava che fossero di fronte al loro idolo, e qualunque cosa che la riguardasse era considerata epica.
La ragazza dai capelli neri e viola si mise in disparte e guardò con astuzia Riley:<< E allora? Che cosa volevano quelli da te? >> Chiese con un tono leggermente superiore; lei era una ragazza alla quale non piaceva sentirsi inferiore a qualcuno, e per questo, ultimamente, cercava di mostrarsi più tosta di Riley e meno impressionabile delle altre; quando erano in gruppo si comportava in modo cordiale e amichevole con la ragazza più grande, ma sembrava sopportare ben poco la sua presenza.
Riley la guardò facendole un cenno di sfida. << Soldi. >> Disse girando la testa per gustarsi le espressioni stupite delle ragazze. << Duncan è un babbeo quando si tratta di queste cose, e deve essersi scordato di pagare qualche suo “amico”… Così hanno pensato bene di venire a prendersela con me! >> Spiegò rapidamente, gesticolando per dare più enfasi alle parole.
Alexandra spalancò la bocca sorpresa. << Pensavo che Duncan fosse più sveglio… >> Mormorò con disappunto.
Riley rise piano. << Dovresti vedere quando si scorda di mettere le mutande la mattina! >> Esclamò suscitando ilarità tra le ragazzine. Era successo solo una volta, ma era bastato perché Riley se lo ricordasse per sempre, tirando fuori quell’aneddoto ogni volta che avesse voglia di stuzzicare il suo amico.
<< Continua a parlare di quei tizi… >> Disse la piccola Abigail ansiosa di conoscere la fine della storia.
<< Erano brutti e loschi. >> Disse Riley senza sprecarsi nelle descrizioni. << Avevano un aspetto inquietante, ed erano armati! >> Disse spaventando Abigail e Alexandra, mentre la terza ragazza se ne stava impassibile, in attesa di sentire tutto quanto. Non era una ragazza molto emotiva; qualunque cosa accadesse, lei rimaneva fredda come una roccia.
<< Riley, come hai fatto ad uscirne? >> Chiese preoccupata Abigail con le mani davanti alla bocca. << E’ arrivato il tuo ragazzo? >> Chiese con entusiasmo, senza nascondere un sorrisetto che sembrava voler intedere molto altro.
Ragazzo? Di che stavano parlando? Intendevano forse Duncan? Ma loro non erano fidanzati, e si sarebbe guardata bene dal farlo! Era quella l’impressione che davano quando la gente li vedeva insieme? Per qualche motivo, Riley sentì una grande pressione su di sé quando si sentì rivolgere quella domanda. << Eh? Vuoi dire Duncan…? >> Chiese con tono di chi veniva colto di sorpresa. Le tre ragazze sembrarono notare quel suo cambiamento di umore, ma non ne fecero parola. << No… No, no! Ho fatto tutto da sola. >> Disse cercando di ricomporsi.
<< Li hai stesi? >> Chiese Alex in trepidante attesa di una risposta positiva. Riley fece schioccare le dita per dare la sua risposta affermativa; le rivolse un sorrisetto pieno di sé, come per dire che non ci fosse nessuno in grado di batterla.
<< Duncan non si è preoccupato? >> Chiese la ragazza più grande esaminandola dalla testa ai piedi, come se stesse cercando qualche imperfezione su cui fare leva.
Riley le rivolse un’occhiata annoiata. << Diciamo che ho dovuto tirargli le orecchie… >> Commentò senza sprecarsi neanche qua nelle descrizioni. Quei pochi dettagli bastarono a suscitare risatine tra le ragazze, facendo capire a Riley di aver finito con le risposte; ora erano loro a dover parlare. << E voi che avete da dire? Niente di nuovo? >>
Abigail prese la parola con audacia. << Oggi John e Trevor si sono presi a pugni! >> Esclamò come se fosse una grande notizia. Riley non ne era molto impressionata, ma si sforzò di sembrarlo; aveva assistito a numerose risse in strada, anche molto violente, e una lite tra compagni di scuola al confronto era un appuntamento romantico tra i due

Alex la guardò annuendo. << Già, se le sono date proprio di santa ragione… >>
Riley alzò lo sguardo verso la ragazza in silenzio e parlò:<< E tu, Liz? Non hai niente da raccontare? >>
A Lizzie non piaceva sentire il proprio nome, sembrava che provasse una certa invidia per quelli degli altri, ma l’unica reazione all’udirlo fu uno sbuffo esasperato, prima di cominciare a parlare mostrando di avere poco interesse in quelle chiacchiere. << Oggi un nostro compagno è arrivato dicendo di aver salvato una persona. >> Disse con voce atona.
<< Davvero? >> Chiese sorpresa Riley. Quella era una cosa che non si sentiva tutti i giorni… Le chiese di continuare, ma la sua risposta la lasciò delusa.
<< Non l’ho ascoltato perché spesso inventa storie pazze di questo genere, e nessuno gli presta attenzione… Non credo proprio che sia vero. >> Vero o no, Riley lo avrebbe ascoltato se fosse stata lì; sembrava un racconto interessante e non se lo sarebbe voluto perdere solo perché a raccontarlo era qualcuno che nessun altro ascoltava.
Abigail prese la parola all’improvviso:<< Andy diceva di aver salvato una ragazza in fuga da dei malviventi! >> Quelle parole furono come un pugnale gelido che trafisse il petto di Riley, facendola sentire osservata all’improvviso e fuori posto. Andy. Andy! Il ragazzo che l’aveva tirata fuori dai guai il giorno prima, adesso scopriva che era compagno delle ragazze che frequentava di solito, e che era andato in giro a parlare dell’accaduto del giorno precedente. Cosa diavolo aveva in testa? Era completamente idiota?
Riley girò lo sguardo verso il vuoto finché non riuscì a formulare una frase sensata:<< Scusate ragazze, non mi sento molto bene… >> Cominciò a farsi strada tra loro per poter andare via. << Ci sentiamo più tardi… >> Si accomiatò così rivolgendo loro un'occhiata fugace.
Le tre ragazzine sembrarono confuse dalla sua reazione, ma la lasciarono andare dicendole di non sforzarsi troppo e di riposarsi; la sostenevano sempre, in qualsiasi situazione, anche se non fosse ben chiaro cosa avesse. E in quel momento Riley aveva davvero bisogno di sostegno, perché mentre la sua mente era in subbuglio, il suo petto cercava aria in continuazione, e il timore che qualcosa di brutto potesse capitare presto a lei o a qualcun altro la faceva impallidire.
Doveva parlare con qualcuno, doveva chiarire le cose.
   
 
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