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Autore: musicislife17    27/08/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ecco il nuovo capitolo, anche se con un po' di ritardo. Una piccola pausa nella storia per lasciare posto ad una scenetta nata così, all'improvviso. Queste tre pesti stanno prendendo il sopravvento sulla loro autrice, ve lo assicuro. Ma attenzione a qualche spunto per i prossimi capitoli, chi è ben attento saprà cogliere...
Come sempre, grazie a tutti coloro che dedicano qualche minuto del loro tempo a leggere questa storia.
musicislife17



 

Doveva essere una coincidenza. Doveva per forza. Autumn non faceva che ripeterselo. Da quando Izzy le aveva detto che il nome di quel particolare cliente era Milo, Autumn era rimasta agghiacciata dall’idea che potesse essere lui il fidanzato di Jackie di cui aveva tanto sentito parlare. Era una possibilità, ma quante probabilità c’erano che in tutta New York lei fosse andata ad incontrare giusto quel Milo? Fra milioni di persone era stata così sfortunata da rimanere affascinata proprio dal ragazzo di sua sorella?

No, doveva essere solo un caso. Autumn continuava a rimuginarci sopra dal momento in cui pochi giorni prima era tornata a casa dopo l’incontro con lui. Erano sicuramente due persone diverse e lei non aveva nulla da temere.

Va tutto bene, si disse mentre usciva da L'angle des artistes dopo l’ultimo turno di lavoro della settimana. Era un sabato sera caldo, l’ultimo avamposto dell’estate alle soglie dell’autunno. Nelle strade la gente camminava in fretta, chi diretto a casa come lei, chi già pronto a immergersi nei numerosi divertimenti della notte. Persone di tutte le età erano animate dall’entusiasmo di fine settimana. Autumn le guardò felice per loro.

Onestamente non era una ragazza che amava uscire troppo. Infatti al momento era diretta alla casa di famiglia, dove desiderava trascorrere un po’ di tempo in compagnia dei suoi cari. Niente la allettava di più della prospettiva di leggere un libro con Ray, o scambiarsi le ultime novità con Annie e Jackie. Le bastava questo, davvero.

Ma arrivando a casa capì già una volta imboccato il viale di ingresso che la pace a cui ambiva non era contemplata fra le quattro mura domestiche. Dalla finestra che dava sulla strada, quella della camera sua e di Annie, vedeva che lei e Jackie litigavano come al solito, gesticolando animatamente.

E a riprova di questo si aggiunsero le urla attutite che la accolsero quando Ray aprì la porta di casa.

-Si può sapere che succede?- chiese Autumn entrando.

Ray alzò le spalle impotente, un’espressione rassegnata in volto.

-Litigano da un po’. Ho provato a fermarle, ma mi hanno liquidato con un Problemi di donne. Alzo le mani di fronte alle loro questioni femminili, ma in tutta onestà l’aspirina per il mal di testa tarda il suo effetto e i timpani non sono in migliori condizioni- commentò con una smorfia dolorante.

Autumn scosse la testa e si accigliò. Si sporse a baciare brevemente la guancia di Ray e subito si diresse verso le scale.

-Ci penso io- borbottò irritata.

-Che Dio ti benedica, figlia mia- esclamò sollevato lui, guardandola sparire oltre le scale.

Autumn raggiunse la sua stanza, dove le urla erano di molto amplificate. Spalancò la porta senza bussare e si ritrovò davanti ad una scena fin troppo conosciuta.

-Ti ho detto di no, Annie! Quante altre volte te lo devo ripetere?- sbraitò Jackie, le mani sui fianchi, svettando su di Annie forte dei pochi centimetri in più di altezza.

-Ma cosa ti costa! Tu non lo indossi mai! Per una sola sera, dai!- ribatté Annie, il volto rosso acceso deformato dalla rabbia.

-Non insistere!-

-Sei una vipera!-

-E tu una mocciosa viziata!-

-Strega!-

-Alt, alt, alt! Okay, basta così!- si intromise Autumn a quel punto, le mani alzate a dividere le due, seriamente sul punto di ingaggiare una lotta.

-Allora, mi spiegate cosa succede?- chiese poi, lo sguardo che andava da una all’altra, in attesa di risposte.

-Chiedilo a quella stupida! Per una volta che le chiedo un favore non è capace neanche di aiutarmi!- urlò ancora Annie. Jackie sbuffò e incrociò le braccia, un sorrisetto incredulo sul viso, mentre scuoteva la testa.

-E in cosa consiste questo favore?- domandò Autumn paziente.

Annie camminò a grandi passi verso la camera di Jackie, tornando poco dopo con in mano un abito bordeaux.

-Le ho chiesto di prestarmi questo vestito per la festa di stasera, ma no! Sua maestà è troppo altezzosa per pensare di prestarmelo per un paio d’ore!- urlò sprezzante Annie, sempre rivolta a Jackie. Quest’ultima scoppiò in una risata di scherno.

-Fottiti, Annie. Ho perso fin troppo tempo con le tue idiozie- fece segno di lasciar perdere con la mano e tornò nella sua stanza, non prima di aver ripreso (o meglio, strappato) il suo vestito dalle mani della più piccola.

-Ti odio!- urlò Annie di rimando, ricevendo solo una porta sbattuta in faccia come risposta.

Autumn si portò le mani alle tempie. Un abito. Stavano litigando per un abito. Se da un lato non riusciva a crederci, dall’altro si aspettava in effetti che il motivo della lite potesse essere così frivolo. Annie e Jackie tendevano a discutere su tutto. Erano troppo diverse tra loro e spesso la differenza di età pesava ulteriormente. L’unico problema è che se Jackie poneva fine alle discussioni con una semplice alzata di spalle, Annie, di natura più fragile, tendeva a interiorizzare e ingigantire i litigi più del dovuto. E il crollo emotivo era sempre dietro l’angolo.

Infatti, mentre Autumn rifletteva sul da farsi, Annie si era rannicchiata sul suo letto, le ginocchia strette al petto, e singhiozzava in silenzio.

Autumn le si sedette vicino e le circondò le spalle con il braccio.

-Andiamo, Annie, non è successo nulla… non fare così…- la confortò Autumn.

Annie alzò gli occhi arrossati e li fissò in quelli dell’altra.

-Ma… ma Jackie m-mi tratta sempre male! Non… non la sopporto! E da quando te ne sei a… andata è stato sempre p-peggio!- singhiozzò Annie, buttandosi nell’abbraccio di Autumn.

Lei la strinse a sé e la cullò piano, chiudendo gli occhi. Ed ecco che ancora una volta il peso delle sue azioni e del suo passato tornava prepotente ad interferire con il presente. Quando pensava di aver trovato un attimo di tregua, tutto si complicava di nuovo. Avrebbe voluto tanto resettare la sua vita in quei momenti.

Ma il problema attuale era un altro, si riscosse Autumn, cioè pensare ad Annie. Sapeva che Jackie non aveva cattive intenzioni nei confronti dell’altra, ma conoscendo la ragazza più grande sapeva anche che a volte poteva risultare… brusca, ecco. La delicatezza non era uno dei pregi di Jackie.

-Ascolta, Jackie non ce l’ha con te. È solo un po’ stanca per il lavoro, ecco tutto. Non la prendere sul personale- disse leggera Autumn, accarezzando i biondi capelli dell’altra. Annie alzò la testa, le labbra tremanti nel tentativo di fermare il pianto.

-Ma io come faccio adesso? Avevo bisogno di quel vestito! Era così adatto per la festa…- disse triste, imbronciata.

Autumn ci pensò su un attimo e le venne un’idea.

-A questo si può rimediare. Ho il vestito che fa al caso tuo- sorrise di fronte agli occhi illuminati di gioia di Annie.

Si alzò dal letto e cercò nell’armadio fra i pochi abiti che erano rimasti, di quelli che ancora non aveva portato nel suo nuovo appartamento durante il trasloco. Pregò che fosse tra quelli e non tra gli altri che aveva già trasferito. La sua richiesta venne esaudita.

Tirò fuori un abito di cotone bianco, ad altezza ginocchio, con piccole strisce ricamate di rosso lungo le maniche, il corpetto e la gonna. Lo mostrò ad Annie.

-Ti piace?-

Annie rimase a bocca aperta e subito saltò in piedi per vederlo da vicino.

-L’ho preso quando mi trovavo in Ucraina. I ricami ricordano quelli degli abiti tradizionali, ma il taglio è più moderno. Mi piacque sin da subito- spiegò Autumn con un sorriso nostalgico, mentre Annie accarezzava il tessuto morbido.

-È stupendo…- commentò assorta.

-Allora cosa aspetti? Corri a lavarti e provalo-

Annie annuì e in un batter d’occhio fece quanto detto e tornò in camera indossandolo. Le cadeva a pennello, sembrava pensato apposta per lei. Autumn la aiutò anche ad acconciarsi i capelli in due lunghe trecce francesi, che donavano ad Annie quell’aria di innocenza e purezza a lei così congeniale. Si occupò di truccarla e diede gli ultimi tocchi all’aspetto generale, prestandole anche degli accessori in più. Alla fine Annie era perfetta, pronta per la serata e con il buonumore ritrovato.

-Autumn, sei un angelo!- esclamò saltandole al collo. L’altra ridacchiò, ricambiando la stretta.

-Tu pesa solo a divertirti stasera e a fare la pace con Jackie domani, intesi?- si assicurò Autumn prendendola per le spalle.

Annie annuì solenne e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia, prima di correre via verso la sua serata.

Autumn sospirò, sentendosi improvvisamente stanchissima. Si sedette sul letto per recuperare le forze necessarie ad un ultimo sforzo. Quindi si recò alla porta di Jackie e bussò piano.

Un Avanti a mezza voce le diede il permesso di entrare. Jackie era seduta alle sua scrivania, di spalle al letto e alla porta. Non si voltò all’arrivo di Autumn, né quando questa si sedette sul letto dietro di lei.

Trascorsero un paio di minuti di silenzio, rotti solo dal veloce movimento delle mani di Jackie sulla tastiera del suo laptop.

-Pensavo che avessimo superato la soglia dei traumi adolescenziali del “O mio dio, cosa mi metto stasera?”. Lo davo per scontato da qualche mese a questa parte- commentò infine Jackie, rompendo la quiete.

-Certo, anche tu non sei di aiuto… com’è che ti ha chiamato? Ah, sì, vipera- rispose Autumn divertita.

-Ma sì, perché io ormai sono diventata la peggior sciagura di questa casa, la causa di tutti i mali, l’angelo della Apocalisse!- esclamò Jackie con un vocione esageratamente grosso che fece scoppiare a ridere Autumn fino alle lacrime.

-Sul serio, dai, che ti è preso prima? Avresti potuto prestarle quell’abito in fondo- disse poi, asciugando le guance bagnate.

Jackie sbatté le mani sulla scrivania e si voltò sulla sedia girevole con teatrale lentezza. Fulminò Autumn e con la bocca serrata si alzò per estrarre ancora dall’armadio il capo di abbigliamento della discordia. Lo gettò addosso all’altra perché lo studiasse. Autumn lo fece, ma non ci trovò nulla di strano. Alzò un sopracciglio all’indirizzo della più grande, interrogativa. Jackie si spazientì.

-Ti sembra il caso di far andare Annie in un covo di ventenni ubriachi, festanti e probabilmente pure fatti con addosso un vestito che le avrebbe coperto a stento metà delle cosce? Ti prego, non voglio neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere- rabbrividì Jackie.

E allora Autumn capì. Quella di Jackie era solo preoccupazione nei confronti della più piccola di loro. Forse con modi non convenzionali e con poco tatto, ma quello che Jackie intendeva fare era salvaguardare Annie. Doveva immaginarlo, dopotutto Jackie aveva praticamente cresciuto Annie, era molto protettiva nei suoi confronti, anche se non lo voleva dare a vedere.

-Ipocrita. Tu puoi mostrare le tue bellezze al mondo e lei no?- la stuzzicò Autumn tanto per prenderla un po’ in giro.

Ottenne l’effetto sperato, perché Jackie spalancò la bocca esterrefatta.

-Come, scusa? Ti ricordo che ho praticato judo per tre anni, in più da bambina ho steso così tanti maschi a scuola che neanche John Cena a dieci anni avrebbe potuto reggere il confronto! Un uomo dovrebbe solo provarci ad aggredirmi, dopodiché se ne tornerebbe con la coda fra le gambe tra le gonnelle di mamma e con un testicolo in meno di cui vantarsi- puntualizzò Jackie, un dito sollevato e l’altra mano sui fianchi.

-La strategia di Annie sarebbe più simile all’urlare come una pazza finché qualcuno non viene a salvarla, non credo che riuscirebbe soltanto a pensare di far male a qualcuno. E ne sento fin troppe di storie di questo genere finite nel peggiore dei modi. Perciò non tirare fuori la storia dell’ipocrisia, Autumn, perché sul serio, hai torto su tutti i fronti- concluse Jackie.

-Sei più simpatica quando ti preoccupi- sorrise Autumn allora.

Jackie fece uno sbuffo e si rimise a sedere pesantemente. Nascose il viso fra le mani.

-Sono troppo vecchia per fare da babysitter. Ne ho abbastanza delle sue scenate da tredicenne con gli ormoni a mille- borbottò stanca.

-Questo è perché non sai prenderla per il verso giusto. Sei troppo severa con lei, ricordati che non è più una bambina, per quanto tu la consideri tale e la ritieni incapace di capire i tuoi timori-

In quella Jackie alzò la testa di scatto e le scoccò una occhiataccia.

-Non è una bambina legalmente forse, ma ti assicuro che a livello cerebrale è rimasta proprio come l’hai lasciata. E la mia pazienza si riduce in modo esponenziale a ogni nuovo capriccio. Credimi, è una tortura- disse tetra.

-Tremo al pensiero di quando avrai dei figli, Jackie. Ho già compassione di loro- commentò la più piccola. Jackie sbuffò, il solito ciuffo davanti al viso sbalzato via.

-Figli? Io? Penso che sia più probabile che ghiacci l’inferno. Io e i marmocchi non andiamo d’accordo-

Autumn ridacchiò e si rialzò.

-Sei una causa persa. E Ray è un santo a tenerti ancora in casa- concluse, diretta verso la porta.

-E dove staresti andando adesso?- la richiamò Jackie. Autumn si voltò di nuovo.

-A casa. Qui non c’è più niente da fare. Papà mi aveva chiesto di riappacificarvi-

Jackie fece segno di no con la testa, schioccando la lingua e accavallando le gambe.

-Questa sera non mi sfuggi. Milo ci ha invitate entrambe a uscire e tu verrai ad ogni costo. È ora che tu lo conosca- annunciò solenne.

Appena lo disse Autumn ricordò di nuovo tutti i drammi psicologici che l’avevano afflitta in quei giorni. La paura che il Milo conosciuto al locale potesse essere lo stesso che l’aveva invitata ad uscire la paralizzò. Questo avrebbe voluto dire incontrarlo di nuovo. E non in un’occasione qualunque, ma proprio insieme a Jackie.

No, non andava bene per niente.

-Scusami, Jackie, ma stasera sono davvero troppo…-

-Stanca, lo so. Oggi sei troppo stanca, domani hai un altro impegno e dopodomani devi lavorare. E arrivederci alla nostra uscita. Ti prego, risparmiami questa deprimente cantilena- la pregò Jackie, stufa di sentire sempre le solite scuse da parte dell’altra per non uscire insieme.

Autumn si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa per la risposta da dare a Jackie. Avrebbe dovuto andare? E se poi fosse rimasta pentita? Ma non poteva essere così, giusto? Milo doveva essere un’altra persona. La legge dei grandi numeri servirà pure a qualcosa, no?

-Solo per questa volta non puoi fare un’eccezione nella tua rigida agenda finesettimanale? Giuro che ne vale la pena- insistette Jackie, le sopracciglia aggrottate.

Autumn capì che ci teneva davvero quella volta e che le stava chiedendo un piccolo sforzo in più per un favore che di rado domandava. Non poteva deluderla ancora.

-Va bene, andiamo- cedette infine.

E mentre Jackie alzava le mani al cielo ringraziando tutte le divinità che le venivano in mente, Autumn si sciolse in una risata. Sarebbe andato tutto bene, ne era certa. O quantomeno lo sperava con tutto il cuore.
   
 
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