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Autore: AndreMCPro    28/08/2016    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia
Cap.101 Il Mondo Folle di Max – NX-01
 
Ci incamminiamo verso il puntino rosso della mappa ma la situazione sembra non cambiare: c’è sempre il solito deserto con qualche essere strano che appare e poi scompare. L’unica cosa che si nota è un bagliore bluastro all’orizonte… un orizzonte che non accenna ad avvicinarsi.
Dopo più di qualche ore passata a camminare, i dubbi su dove ci possa portare tale punto iniziano ad arrivare, ma non abbiamo scelta… dopo tutto quello che abbiamo passato non sapremmo comunque cos’altro fare.
Dopo un’altra buona mezz’ora in lontananza alla nostra destra si intravede qualcosa… che non viene verso di noi, ma si muove lateralmente da destra a sinistra.
«E quello cosa sarà adesso?»
Ovviamente nessuno può rispondere alla domanda di Spark, e tutti e tre attendiamo il corso degli eventi consapevoli che non esiste cosa che potremmo fare per evitarli.
A mano a mano che quell’essere prosegue l’ambiente cambia. Precisamente quell’essere è uno gnomo delle caverne armato di uno strano piccone verde luminoso, e a ogni colpo inferto a terra tutta la vegetazione cresce come se cadessero delle tessere del domino sia dietro che davanti lui, cosi che ci ritroviamo a destra un nuovo bioma della foresta e a sinistra deserto.
Quell’essere prosegue imperterrito fino ad arrivare alla nostra altezza. Accortosi della nostra presenza davanti a lui si ferma e ci guarda perplesso -come se gli strani fossimo noi- e si avvicina. Fermandosi a qualche passo davanti a noi inclinando la testa su di un lato… ora sembra addirittura scocciato… e con un gesto del piccone ci indica il bosco cresciuto alla nostra destra invitandoci ad entrarci, ma non vedendoci reagire ci sospinge tra un verso e l’altro nel bosco, per poi tornare nella zona desertica. Si gira, ci guarda e fa una risata isterica, per poi riprendere a colpire e a trasformare il bioma sparendo cosi dalla nostra vista dietro qualche pianta.
«Direi che non vale la pena nemmeno provare a capirci qualcosa» Afferma Spark mentre osserva con noi l’assurda trasformazione e lo strano gnomo che scompare.
«Andrea, la mabussola» Mi richiama Ettore, ma…
«La che?» Gli chiedo, non capendo.
«Ecco, state facendo uscire pazzo anche me. Prendi quell’attrezzo infernale e proseguiamo»
«Sì, ok ma rilassati» Ettore però è tutto tranne che calmo, e in questo stato d’animo proseguiamo il nostro viaggio verso il puntino rosso che sembra diventare più grande a ogni passo.
«Sbaglio o quel puntino si ingradisce sempre di più?» Chiede Spark sbirciando la mabussola.
«No, non sbagli» Gli rispondo, ma prima che io possa aggiungere qualcosa Ettore ci interrompe.
«Ehi ragazzi, forse ci siamo! C’è qualcosa dietro questa montagna, anche se non capisco cosa…»
Lo raggiungiamo di corsa e subito notiamo la grossa costruzione a forma di fungo gigante in cima alla collina a strapiombo sul mare, poco più a sinistra della nostra direzione originale.
«Non so quando è apparso quel mare, ma sta di fatto che li ci sono delle costruzioni. E se ci sono costruzioni ci sono abitanti» Poi si blocca. Il suo entusiasmo è sparita in un attimo. «Anche se fino ad ora non sono stati di aiuto …»
«Aspetta, io quella costruzione l’ho già vista…» Dico loro «Ma non ricordo dove…»
«Se restiamo qui non lo scopriremo mai» Risponde Spark, così proseguiamo con Ettore alle nostre spalle, che ha quasi l’espressione di un cane bastonato. Raggiungiamo quello che sembra essere l’ingresso del villaggio, nato di fronte ad un grande castello
«Ehi, io conosco questo posto, ma com’è possibile…?»
La mia attenzione ricade sul edificio incassato nella montagna, ai piedi delle mura del castello.
«Ma quell’edificio…»
I mie compagni si guardano attorno senza capire di cosa parlo
«Il villaggio di Massimo, ma certo! Questa è la sua testa!»
«Ci siamo persi qualcosa?» Chiede Ettore a nome di entrambi.
«No, anzi, forse abbiamo fatto centro! Guardate! Quella lì a sinistra è una baita, davanti c’è la Gilda Dell’Esploratore e a sinistra il falegname. Subito dietro l’armeria di Lizbeth con una camera nascosta… e sapete a cosa serve quella grossa costruzione a forma di fungo?» Nel frattempo come se mi leggesse nel pensiero la notte cala sul villaggio, e i pali messi lungo le vie del villaggio si riscoprono tanti lampioni che illuminano le strade. Un postino corre per la città rientrando in una costruzione… probabilmente il suo luogo di lavoro.
«Wow, che spettacolo! Sembra di essere tornati a casa!»
«Ecco, proprio a questo, tra le altre cose. È una sorta di grande generatore e accumulatore con cui illuminare tutta la città e le case degli abitanti»
«Ma è fantastico! Allora vuol dire che qui troveremo aiuto!» Esulta Spark.
«Frena, ricordati dove siamo… Però… se questo è il villaggio di mio fratello il padrone del castello è…» Non concludo la frase perché ci siamo già capiti e corriamo alle porte del castello, ma una voce piccola ma acutissima ci urla contro.
«Attenti a dove mettete i piedi, idioti!»
Ci guardiamo intorno senza capire.
«Sono qui sotto, stupidi giganti senza cervello!»
In effetti la voce acuta e stridula proviene da sotto i nostri piedi, dove troviamo pestato dal mio piede un piccolo esserino fatto come di stoffa, o meglio, corteccia intrecciata con una sorta di cerniera che lo tiene insieme… che ci impreca contro.
«Scusa, amico, non ti avevo visto…» Ed alzo il piede.
«Stupido essere umano! Che cosa vorresti dire, che perché sono piccolo non sono importante eh?» Ci urla ancora contro mentre si alza illeso e si da’ una ripulita.
«No veramente non ho detto …» Ma l’essere insiste.
«Questo villaggio si regge in piedi grazie a noi, che siamo sfruttati come le formiche operaie, e adesso ci pestate anche!»
«Ma io non metto in dubbio la vostra utilità…» Ma l’esserino tra un imprecazione e l’altra prosegue per la sua strada. Solo in quel momento ci rendiamo conto del piccolo ma continuo movimento che c’è tra le foglie degli alberi e nell’erba.
«Ok, questo è strano. Quello chi… o meglio… COS’era?» Chiede Ettore, ma io alzo le spalle. Non ne ho la più pallida idea.
«Piccolo e cattivo… Veramente strano» Aggiunge Sparklez.
«Ehm… ok ragazzi . . . andiamo al castello. E restiamo sulla strada, per evitare di fare altri danni» Concludo rispondendo a Ettore e posando la mano sulla spalla di Spark.
Arrivati lì troviamo il cancello chiuso, e una voce dall’alto ci invita ad allontanarci.
«Ma noi dobbiamo parlare con Massimo, è urgente»
«Mi spiace, ordini del capitano Jonathan Archer. Nessuno può entrare o uscire dal castello se non sotto sua autorizzazione»
«Ma se c’è lui allora… Potrei parlare con il suo comandante o con T’pol?»
«Voi conoscete T’pol?» Domanda la guardia, ma una voce da dietro le mura la ferma dal cacciarci in malo modo.
«Aspetta un attimo, falli entrare e accompagnali in biblioteca. Parlerò con loro lì… e ovviamente voglio che sorvegli la stanza»
Il cancello si apre, e due guardie ci scortano in un passaggio che ci porta sotto terra, sotto a una delle fontane che abbelliscono il cortile interno del castello. Scesi infondo alle scale due porte, una a destra e l’altra a sinistra. le guardie ci fanno andare a sinistra e ci fanno accomodare ai tavolini della grande biblioteca che ci ritroviamo davanti. Ad aspettarci una donna che subito riconosco.
«Wow, è proprio T’pol…» Mormoro a bassa voce, ma lei sembra avermi sentito e socchiude gli occhi restando in silenzio.
«Ma dove siamo finiti?» Chiede Ettore che si guarda curioso in giro.
«Questa è la biblioteca del castello del nostro re. Siete pregati di non toccare niente» Risponde lei, per poi guardarmi fisso negli occhi incutendomi un po’ di timore, e in quel momento ecco entrare Archer.
«Come ordinato, signore. Ecco i tre individui che chiedevano di lei»
«Bene, lasciateci soli»
«Ma signore…»
«Muovetevi, e fate venire qui anche Trip e Malcolm»
Io ripeto i due nomi con un filo di voce, sorprendendo Ettore e Spark che mi guardano come se fossi un alieno. La stessa cosa fa Archer ma con sguardo più incuriosito, chiudendo la porta alle spalle dei soldati.
«Ora spiegatemi come fate a sapere il mio nome e quello dei mie compagni. Chi siete?»
«Se permettete io e il mio amico non abbiamo la più pallida idea di chi siate voi ne’ di dove ci troviamo» Risponde Ettore avvicinandosi a Spark, che alza le spalle in maniera molto plateale accostandosi così alle parole di Ettore.
«Dicono il vero» Replica T’pol, che poi torna a fissarmi.
«Sì, loro non hanno la più pallida idea di chi siete, ma io decisamente sì ed è davvero fenomenale potervi vedere e conoscere!»
In quel momento entrano gli altri due.
«Cosa succede capitano?» Esordisce Malcolm, che subito ci guarda con sospetto.
«Dai un’occhiata a questi tre con la tua attrezzatura» Gli ordina, e subito tira fuori un aggeggio dalla tasca e un fascio di luce verde ci scansiona dall’alto in basso.
«I primi due sono puliti, ma il terzo… mi da’ strani valori»
«Simili a quelli di mio fratello Massimo, vero?»
«Fratello?» Ripete Malcom sbalordito
«Quindi il fratellino è arrivato! Ce ne hai messo di tempo, ragazzo» Risponde Trip con un sorrisino compiaciuto, ma T’pol calma gli entusiasmi.
« Comandante, non possiamo essere sicuri che sia lui. Non ne sappiamo abbastanza»
«E dai, T’pol!» Ribatte Trip «Ma non lo vedi che è esattamente come ce lo ha descritto? E poi come previsto ci conosce!»
«Potrebbe essere un membro della cabala!»
«Ehi! Io non sono un sulibano, ok?» Rispondo arrabbiato, ma T’pol continua a nutrire seri dubbi sulla mia identità.
«No non credo nemmeno io» Mi appoggia il capitano. «Ormai li so riconoscere, quegli individui, ma capirai che non possiamo essere certi che sia proprio tu suo fratello»
«Sì, lo capisco, ma ci sarà un modo per accertarlo, no?»
«Beh, uno ci sarebbe. Il re ha un passaggio segreto…»
«Ne avesse solo uno!» Rispondo ridacchiando, ma allo sguardo imbruttito del capitano mi zittisco e lui riprende: «Sì, ma solo uno che passa da questa stanza. Massimo dice che conosci tutti i suoi passaggi, quindi trova il passaggio e portami alla sala del trono» Poi guarda gli altri. «Voi aspettatemi qui»
Io mi alzo sicuro di me e cerco il titolo del libro con pietrarossa fatto da Massimo: “Il Segreto del Re”. Una volta trovato lo prendo e lo mostro ad Archer, che mi guarda compiaciut. Poi mi sposto verso lo scaffale vicino e metto il libro nel suo scompartimento.
«Et voilà! Che la porta si apra!» E indicando la parete opposta al bancone di ingresso anticipo l’apertura della porta segreta nascosta dagli scaffali della biblioteca. Entriamo, e prima di proseguire entro in un piccolo corridoio che mi porta dietro lo scaffale di attivazione e sposto il libro in pietra rossa di uno spazio, facendo richiudere il passaggio.
«Così nessuno ci seguirà» Gli spiego. Proseguo poi lungo il corridoio ed ecco arrivati nelle stanze private del re.
«Ma lui non c’è…?» Chiedo, ma Archer con fare calmo mi invita a proseguire.
Arrivati dietro una parete premo un pulsante, ed eccoci arrivati alle spalle del trono.
«Bene, immagino tu sappia anche nella nostra nave vero?» Io annuisco euforico. Lui prende il comunicatore e chiama la nave.
«Io e i tre ragazzi da portare su»
Un fascio di luce ci avvolge, ed eccoci teletrasportati in orbita sulla nave spaziale Enterprise NX-01 in tutto il suo splendore! I miei due amici si guardano intorno spaventati e ormai non sanno che altro dire se non che vogliono tornare a casa.
 
Sull’astronave vengo separato dai miei due compagni, che vengono accompagnati in sala mensa dove l’ambiente e la vista sono molto più tranquilli.
«Mi perdoni, capitano, ma dove mi sta portando?» Chiedo incuriosito dopo aver preso il turbo ascensore. T’pol ci segue in silenzio come una scorta, e voltandomi noto il suo disappunto… anche se credo che abbia sempre la stessa espressione.
«Per gli amici John, e comunque è una richiesta di suo fratello farle fare un giro della nave, e dove iniziare se non dal ponte di comando?»
Alle sue parole le porte dell’ascensore si aprono, ed eccoci arrivati sul ponte!
«Prego, accomodati» Mi invita il capitano. Il mio sorriso si allarga a dismisura vedendo tutta la plancia davanti a me.
«Malcom lo conosce. Alle comunicazioni…»
«…Oshi Sato e al timone Trevis Mayweather!» Anticipo il capitano sorprendendo tutti i presenti.
«Beh, sembra che qui conosca tutti. Resta solo che si presenti lei»
«Sì, scusate. Io sono il fratello di Massimo, mi chiamo Andrea»
«Andrea… e di cognome?» Chiede T’pol con il suo fare distaccato.
«Come disse un mio vecchio amico i nomi possono avere diversi significati. Nel mio caso il mio cognome non ha importanza… solo Andrea basterà»
T’pol non è soddisfatta, ma il capitano la ferma con un gesto e un sorriso.
«Va bene così. Massimo ha dato una risposta simile dimostrandosi un amico sincero. T’pol, io ho degli incarichi che non posso più evitare. Lo accompagna lei?»
Con un cenno di assenso lei risponde al comando e mi accompagna nuovamente all’ascensore.
«È stato un vero piacere fare la vostra conoscenza!» Affermo prima che le porte si chiudono. Durante la discesa però T’pol mi attacca nuovamente, come previsto.
«Non mi fido di chi nasconde le sue origini»
«E io non mi aspetto niente di meno da un Vulcaniano…» Gli rispondo con un sorriso. Lei sembra accusare il colpo, ma prima che possa controbattere riprendo la parola: «…ma lei non è un Vulcaniano qualsiasi, vero? Stando con Archer e con gli altri ha imparato ad aprire gli occhi alle idee diverse dalle sue, o per lo meno a fidarsi dell’istinto del suo capitano»
«Questo dovrebbe essere un vago tentativo per avere la mia fiducia?»
«No, credo che ci vorranno più di quattro parole in croce per raggiungere questo scopo, ma io mi fido di lei e del suo giudizio, quindi non ho motivo di preoccuparmi»
«Lei mi conosce?» Mi chiede voltandosi.
«Ci sono molte cose che conosco di questo mondo, ma rischierebbe un esaurimento nervoso se provasse a capirle… come ad esempio come mai sono qui e non da mio fratello»
Il turbo ascensore si apre. T’pol mi invita a uscire, per poi farmi strada verso quello che sembra l’ingresso della sala macchine.
«Su questo pianeta abbiamo incontrato difficoltà nel rilevare le forme di vita, e di conseguenza anche quella di sua fratello che, pur se unica nel suo genere, è difficile da trovare. Siamo scesi a terra per studiarne il motivo ma finora senza risultati. Forse è la composizione di qualche roccia aliena che interferisce con lo scanner»
«Sì, forse è questo…» Ma la mia risposa affermativa non la convince.
«C’è qualcosa di cui mi vuole rendere partecipe?»
«È una di quelle cose che difficilmente comprenderebbe… o accetterebbe…»
Un esplosione interrompe la conversazione e scatta l’allarme generale.
«…e dubito anche che ci sia il tempo per le spiegazioni!»
  
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