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Autore: koralblu    28/08/2016    1 recensioni
Dal testo [...]
Troppo sangue era stato versato a causa mia.
E ora, la vista di Kurapika me l'avrebbe ricordato ogni dannato momento della mia vita.
Ero riuscita a controllarlo, dopo anni e anni di pianti disperati e dolore inflitto a me stessa. Ero riuscita a controllare questo senso di colpa, illudendomi ingenuamente di essere stata ingannata e persuasa a fare ciò.
Ma vedendo Kurapika, vedendo il dolore che IO gli avevo procurato, tutte le mie scuse erano crollate.
Lui era il passato che non avrei mai scordato; il passato che mi avrebbe sempre perseguitata, ricordandomi chi ero stata, e chi sono tutt'ora: un mostro. Un essere abominevole, che non merita altro che il dolore eterno.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                          Capitolo 7 (parte prima)
 
Pov Asuka

Il sole splendeva alto nel cielo. Era un giornata bellissima; per qualche istante, mi persi nel contemplare la bellezza dell'oceano che ci circondava, ammirando le sfumature dorate che il sole dipingeva sulle onde in leggero movimento. Una fresca brezza mi scompigliava i capelli, raccolti in una rigorosa treccia laterale. Non mi piaceva lasciarli sciolti; seppur lisci, infatti, erano ingestibili e disordinati. Mi ritrovavo sempre con qualche capello in bocca o nel cibo, e questo mi dava un enorme fastidio. Se solo non fossero piaciuti così tanto a Kurapika, non ci avrei pensato due volte a tagliarli. 
Ci radunammo in cerchio, circondando l'esaminatore della quarta prova d'esame, di nome Rippo. 
Egli prese la parola, guardandoci con un sorriso malizioso. 
-Voglio dare il benvenuto ai ventiquattro partecipanti ancora in gara. Ormai alla conclusione della gara mancano solo due prove - le più difficili, a mio parere-.- Fece una piccola paura, soffermando il suo sguardo su di me per qualche secondo. - E proprio per quanto concerne questa prova, vorrei che voi partecipaste ad un sorteggio.- riprese lui, schioccando le dita e facendosi portare davanti una grossa scatola colorata. -All'interno della scatola che vedete è stato inserito un biglietto per ognuno di voi. Siete pregati di estrarne uno a testa, rispettando l'ordine di uscita dalla Torre trabocchetto.- 
Un'assistente prese immediatamente la parola, chiamando il nome di Hisoka. Bastò solo il suono di quel nome, per farmi rabbrividire. Kurapika mi lanciò un'occhiata veloce, in cui potevo scorgere tutta la sua tensione. 
Non avrei mai dovuto raccontargli ''dell'interesse'' che quell'uomo aveva per me; questo non aveva fatto altro che metterlo in agitazione ogni qualvolta l'avevamo scorto in giro per il dirigibile. Kurapika era diventato iper protettivo con me, e sebbene questo da una parte mi lusingasse, dall'altra mi irritava parecchio; sapevo cavarmela benissimo da sola. 
Se quel clown avesse provato a farmi del male, avrebbe trovato pane per i suoi denti. 
Hisoka estrasse il foglio, e subito una brutta sensazione si impossessò di me. 
Tremavo. 
Intrappolò il mio sguardo, leccandosi le labbra e fissandomi come se fossi una bistecca succulenta da divorare. 
Kurapika se ne accorse, ed emettendo un ringhio gutturale si pose davanti a me, lanciando al clown sguardi d'odio. Lui alzò le mani in segno di resa, e facendo scomparire il foglietto con un trucco di magia tornò al suo posto, fischiettando contento. 
Ero ancora scossa quando chiamarono il mio nome all'appello; mi incamminai, gli occhi fissi a terra e compiendo gesti da automa. Estrassi un numero a caso, e per poco non mi venne un'infarto. 
Fissai quei tre numeri come se fossi in una sorta di trance, convincendomi che tutto questo doveva essere solo uno stupido scherzo. 
Non era possibile. 
Lanciai un'altra occhiata a quel biglietto, metabolizzando a poco a poco che non si trattava di uno scherzo, ma della semplice e crudele realtà.
Quando tornai al mio posto, mi affrettai ad assumere un'espressione più normale possibile, e a nascondere immediatamente il biglietto. 
-Come avrete notato, sui biglietti che avete estratto sono riportati dei numeri; ciascuno di essi corrisponde al numero di matricola d'esame di ognuno di voi partecipanti rimasti. Sappiate che tramite questo sorteggio è stato stabilito chi sarà il cacciatore, e chi verrà cacciato.- 
Il mio cuore ebbe un sussulto a quelle parole; la maschera di indifferenza che avevo creato si ruppe per un solo secondo, lasciando che Killua notasse l'ombra che era passata attraverso i miei occhi. Mi guardò intensamente, ed io feci finta di non vederlo, prestando attenzione alle parole dell'esaminatore.
-In altre parole la prova consiste nel rubarsi a vicenda la targhetta su cui è scritto il vostro numero.- 
Venti tre respiri si fermarono, mentre il clown, in fondo al gruppo, se la rideva alla grande.
-Il partecipante il cui numero di matricola corrisponde a quello estratto..- si interruppe volutamente, puntandoci il dito contro. -..è la vostra preda designata.- 
Tutti avevano nascosto la propria targhetta, guardandosi diffidenti l'uno dall'altro. Se nella scorsa sfida avevamo dato prova di un grande gioco di squadra, in questa, invece, dovevamo dare retta solamente al nostro interesse personale.
In pratica, ognuno doveva pensare per se stesso. 
-Adesso ascoltate..- richiamò la nostra attenzione l'assistente di poco prima, facendoci girare tutti nella sua direzione. - il numero riportato sul biglietto che avete estratto verrà immediatamente registrato. Quindi se desiderate farlo, dovrete essere voi a liberarvene. Di fatto esso non è più di alcuna utilità.-
L'esaminatore sorrise, prendendo la parola al posto dell'assistente. 
-Come vi ho già detto prima, l'obbiettivo è quello di impossessarsi della targhetta della propria preda. Ma ciò che vi viene richiesto per superare questa prova d'esame è di totalizzare un punteggio complessivo di sei punti.-
Tutti si guardarono sorpresi, e Hanzo chiese un'ulteriore spiegazione. 
-Per la quarta prova è stato assegnato un valore a ciascuna targhetta. Quella indossata dal bersaglio che avete sorteggiato vale tre punti, così come la vostra targhetta. In pratica, se riuscirete a rubare la targhetta al vostro bersaglio e nel frattempo a tenere la vostra, avrete superato questa sfida. Tutte le targhette che non appartengono alle sopracitate categorie valgono un punto. La cosa importante è che totalizziate i sei punti; non importa come.- 
Ci guardò con un sorriso di sfida, mentre continuava a parlare. - La permanenza sull'isola Zebil è di una settimana. Il terreno di gioco comprende l'intera isola. Vi è concesso qualunque mezzo per impossessarvi delle targhette. Buona fortuna.- e così dicendo, si diresse verso il dirigibile, mentre noi rimanemmo li, su quella nave che ci avrebbe portati in poche ore verso la quarta prova d'esame. Ignorai bellamente le inutili chiaccihere dell'assistente, andandomi a sedere più lontano possibile da occhi indiscreti.
Avevo bisogno di restare sola. 
Non avrei mai potuto dargli la caccia. 
Togliergli la possibilità di realizzare il suo sogno sarebbe stato come tradire tutto quello che avevamo costruito insieme. 
Ma la parte più codarda e infida di me, mi gridava di fregarmene, poichè il mio compito era la vendetta. 
Ma tutto era cambiato, da quando avevo conosciuto quello strano gruppo. Tutte le mie certezze, i miei piani, i miei ideali erano crollati, distrutti..
Perchè grazie a loro avevo capito cosa significasse essere amati ed accettati; per la prima volta da tanto tempo, mi sentivo bene, quasi in pace con me stessa. 
Loro erano la mia nuova famiglia.
Non potevo tradirli.
Sentii dei passi dietro di me. Non mi girai, pronta a mandare via Kurapika. Non avrei sopportato di doverlo affrontare ora. 
-Hai avuto sfiga, eh?- 
Sorrisi amaramente alla domanda di Killua, dandogli come unica risposta un'alzata di spalle. 
Lui capì, e non ci fu bisogno di dire altro. 
-Beh, cerca di tenerti stretta la tua targhetta e di rubarne altre tre. Non è tutto perduto.-
Mi voltai lentamente, fronteggiando gli occhi risoluti dell'albino di fianco a me. 
Gli sorrisi grata, senza però muovere un muscolo. Non c'era bisogno di altro. 
Killua capiva. 
Lui aveva un cuore buono tanto quanto Gon; solo che non l'avrebbe mai ammesso. Forse nemmeno lui si rendeva conto. Più volte lo avevo visto incupirsi; forse ricordandosi di qualcosa che aveva fatto, o forse semplicemente perchè come me, credeva di non meritare la felicità che quei tre ragazzi ci stavano donando. Su questo aspetto io e Killua eravamo identici. Entrambi con le mani sporche di sangue, e il cuore intriso di rimorso per ciò che avevamo fatto e per quello che eravamo stati. 
Certo, per lui e la sua famiglia uccidere era un mestiere; un lavoro come un altro. Ma se Killua era scappato da loro, significava che aveva capito ciò che stava facendo. E aveva deciso di essere diverso. 
Non avevo mai incontrato un ragazzo più coraggioso di lui. 
Aprii la bocca per parlare, ma venni interrotta da dei passi pesanti dietro di me e una voce che ci chiamava. -Killua! Asuka!-
Gon ci corse incontro, dietro di lui Leorio e Kurapika che camminavano lenti. Fissai lo sguardo sulla figura del biondino, che teneva lo sguardo basso e schivo. 
Il bimbo più piccolo si sedette vicino all'albino, senza dire una parola. L'albino lo fissò allibito, completamente esterrefatto per la sua reazione. 
-Ma come? Non ci salti addosso tempestandoci di domande?-
Gon scrollò le spalle, buttandosi a terra e chiudendo gli occhi. Killua era ancora allibito, un velo di inquietudine negli occhi. 
-Andiamo Gon. Io e te dobbiamo parlare.- disse, trascinandolo letteralmente via di li. 
Leorio sospirò. - Vado a fare un riposino. Non credo che nella prossima settimana avremo tempo per dormire.- e così dicendo, si andò a sistemare sotto una tettoia del ponte principale, in cui altri partecipanti stavano riposando. 
Kurapika non disse nulla per molto tempo. Ci limitammo semplicemente a restare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Il mio sguardo era fisso sull' oceano. Il mare mi trasmetteva tranquillità, e mai come in quel momento ne avevo bisogno. 
Sentii una leggera pressione sulla mano destra. Non c'era nemmeno bisogno che guardassi giù. Ormai conoscevo a memoria la sensazione che mi donava la pelle di Kurapika a contatto con la mia. Lo guardai solo, leggermente spaesata dal suo improvviso slancio di affetto. 
-Qualcuno potrebbe vederci..- dissi, perdendomi nell'intensità dei suoi occhi. 
-Non ci vedrà nessuno. Siamo troppo distanti.- 
Tornai a posare lo sguardo sulla distesa d'acqua davanti a noi, estraniandomi completamente dal resto del mondo. 
-Ti darà la caccia, non è così?- 
Non risposi, il mio silenzio che valeva più di mille parole. 
-Non permetterò che ti faccia del male..- disse risoluto, aumentando la stretta sulla mia mano. 
-Kurapika..- sospirai, aprendo lentamente gli occhi. 
-No, Asuka. So quanto tu sia forte, ma non permetterò che quel malato ti dia la caccia. Non sappiamo cosa potrebbe fare. E' pericoloso. Lo sappiamo benissimo tutti e due.- 
-Kurapika, è la mia sfida. Mia, non nostra. Smettila con questa apprensione, so cavarmela benissimo da sola.- 
-Si è visto, quando ti sei fatta quasi ammazzare!-  sputò acido lui, cercando di moderare il tono della voce. 
-Scusami tanto, ma se non fosse stato per me, ora il tuo regalo fondo schiena non sarebbe seduto su questo ponte. Nessuno di loro sarebbe qui!- quasi urlai, alzandomi in piedi di scatto e fronteggiandolo a viso aperto. 
-Avrei preferito morire, piuttosto che vederti su quel ponte.- disse freddo, guardandomi con occhi pieni di dolore. 
-Kurapika..- provai a chiamarlo, pentendomi immediatamente di tutto quello che avevo detto. Lui non mi ascoltò, e voltandomi le spalle raggiunse Gon e Killua, dalla parte opposta alla mia. 
Caddi a terra, le mani nei capelli e le lacrime che scendevano lungo le mie guance. 
Gli avevo fatto male un'altra volta. 
E quando i singhiozzi iniziarono, mi ritrovai stretta in un abbraccio familiare. 
-Leorio..- singhiozzai, aggrappandomi al collo del mio amico. 
Lui mi cullò dolcemente, accarezzandomi i capelli delicatamente, come faceva una volta mia madre. 

Quando riuscii a calmarmi, l'autovparlante stava annunciando il nostro arrivo sul luogo della quarta prova. 
Mi asciugai in fretta le lacrime, ringraziando Leorio .Lui mi scompigliò i capelli, sorridendo.
-Basta solo che tu stia meglio, non c'è bisogno di ringraziamenti.- 
Gli sorrisi in risposta, raccogliendo in fretta le mie cose e seguendolo a testa bassa. 
Non mi degnò di uno sguardo.
Proseguì spedito in testa al gruppo, il più lontano possibile da me. Sospirai, ed una mano si posò sulla mia spalla. 
Gon mi sorrise incoraggiante, i suoi occhi pieni di dolcezza e ingenuità. Mi venne naturale, così, ricambiare il suo sorriso, e dargli un piccolo buffetto sulla guancia. 
Non mi sarei mai stancata di dirlo. Quel bambino era la persona più pura che avessi mai incontrato.
La nave attraccò. Tutti fremevano per poter iniziare. L'aria era intrisa di una tacita impazienza, la quale, anche se solo per un attimo, mi procurò una scarica di adrenalina lungo la schiena. 
-Siamo arrivati sull' isola Zebil, luogo della quarta prova d'esame. L'ordine da rispettare sarà il medesimo di quello adottato per il sorteggio di poco fa, ovvero l'ordine con cui siete usciti dalla Torre Trabocchetto. Adotteremo questo metodo.. una volta scesa una persona, quella successiva attenderà due minuti prima di scendere a sua volta. Si faccia avanti il primo!- esultò lei tutta pimpante, facendo segno a Hisoka di farsi avanti. 
Lui non se lo fece ripetere due volte, e dopo avermi lanciato un'occhiata maliziosa e raccapricciante allo stesso tempo, sparì nella vegetazione.
Sospirai, sentendo la rabbia che cresceva dentro di me. 
Sapevo di essere io la sua preda; e questo lo aveva mandato totalmente in estasi.
Avrei dovuto tenere gli occhi ben aperti, e muovermi con cautela per tutto il tempo. 
Ma perchè proprio io? Continuavo a chiedermi. 
Perchè il destino doveva essere così ingiusto con me?
Perchè proprio io?
Il tempo trascorse più veloce del solito. 
Arrivò il turno di Gon. Si voltò verso di noi, sorridendoci e dandcoci l'imbocca al lupo
Chissà chi aveva pescato lui..
Due minuti dopo, Leorio scese dalla pedana. 
-Mi raccomando. Non fatevi rubare la targhetta. Non voglio essere costretto a inseguire altre persone.-  disse, correndo in direzione del bosco. 
Kurapika si mise in posizione, gli occhi chiusi e le mani intrecciate fra di loro. 
Quei pochi centimetri che ci separavano, parevano interi chilometri. 
Mi ero rassegnata all'inevitabile; l'avevo ferito un'altra volta, e ora lui non avrebbe più voluto parlarmi.
-Asuka..- 
Fu come essere colpiti da un fulmine. 
Alzai di scatto la testa, il suo sguardo che catturò il mio.
-Stai attenta. Per qualsiasi cosa io ci sarò. Lascia dei segni e io li riconoscerò. Non permetterò che quel pazzo ti faccia qualcosa..- 
I due minuti scadettero e mentre Kurapika stava correndo nella direzione presa da Leorio, mi toccai inconsapevolmente una guancia, trovandola completamente bagnata.

Quando l'assistente mi disse che potevo andare, non me lo feci ripetere due volte, schizzando avanti come una scheggia. Grazie alla potenza del mio Nen, riuscivo a correre più velocemente di chiunque altro su quest'isola. 
Beh, forse con una sola eccezione. 
Era ovvio che quel pagliaccio conoscesse già da molto tempo la tecnica Nen. L'avevo appurato durante il nostro scontro, nelle paludi di Numere. La sua velocità era impressionante, e il suo occhio riusciva a prevedere le mie mosse ancora prima che le mettessi in atto. 
Non era semplice intuito. Erano anni e anni di esperienza nei combattimenti. 
E per quanto fossi brava, non avrei mai potuto sconfiggerlo senza adoperare la potenza completa del mio Nen. 
Sospirai, saltando da un ramo all'altro sovrappensiero. 
Chissà che cosa stava facendo Kurapika. 
Speravo con tutto il cuore che il suo cammino non si incrociasse con quello del clown. Se non fossi arrivata in tempo, Hisoka si sarebbe divertito tantissimo a torturarlo, prima di ucciderlo. 
Lui non era stupido, men che meno cieco; aveva capito prima di chiunque altro il rapporto che si stava creando fra me e Kurapika. Forse l'aveva compreso anche prima di noi due.
Mi fermai su un ramo, e con un balzo arrivai oltre la cima, scoprendo di essere quasi dall'altra estremità rispetto alla nave.
Decisi che per quella notte mi sarei accampata su un albero, al limite con la spiaggia. 
Scelsi con cura il mio rifugio; dopo una buona mezz'ora trovai ciò che stavo cercando. 
Era un grosso albero, alto quasi quindici metri. A due terzi di distanza da terra, presentava una vegetazione più fitta. Mi bastarono due balzi per arrivarci, e, dopo aver constato con sollievo che i rami erano abbastanza robusti da sostenermi, mi appollaiai contro il tronco, chiudendo gli occhi. 
Annullai la mia presenza, così che Hisoka non potesse trovarmi. 
Prima di addormentarmi, lanciai un ultima occhiata al mare, facendomi cullare dal torpore del suono delle onde contro la spiaggia.
Mi svegliai di soprassalto, l'eco di un urlo disumano che ancora riecheggiava nell'aria. 
Mi mossi svelta e silenziosa, il cuore che batteva a mille per il terrore che quella voce provenisse da uno dei miei compagni.
Quando arrivai sul posto, ben nascosta dalla fronda degli alberi, la parte più meschina di me esultò, poichè quell'uomo non era uno sconosciuto; la mia parte più umana, invece, gridava di rabbia e dispiacere per quel povero uomo, che aveva, forse per pura casualità, incrociato il cammino della persona sbagliata. 
-Ti ho dato la mia targhetta..ti prego ora lasciami andare.- supplicò lui sull'orlo della lacrime, paralizzato contro un tronco d'albero, il braccio che giaceva sanguinante a pochi metri di distanza. 
L'odore del sangue, così familiare alle mie narici, mi diede il volta stomaco, tanto che dovetti coprirmi il naso per non vomitare. 
-Mmm..- fece pensieroso il clown, muovendosi in circolo intorno alla sua vittima. -Beh, potrei anche pensare di farlo..- 
Gli occhi dell'uomo non fecero nemmeno in tempo a brillare per la speranza che subito si dilatarono. Il vuoto li risucchiò in pochi secondi, lasciandoli vitrei e spenti, come solo la morte sapeva fare. 
Distolsi immediatamente lo sguardo, non sopportando la vista di quel corpo senza vita a pochi metri da me. Dovetti far fronte a tutto il mio autocontrollo per rimanere ferma immobile al mio posto e non avventarmi sul clown, facendogli fare la stessa fine della sua vittima. 
Quando parlò, la rabbia esplose dentro di me come una bomba, e un ringhio si levò feroce nella mia testa. 
-Peccato che tu sia solo feccia per me. Non meritavi la mia pietà..- 
Piantai le unghie nel tronco dell'albero, gli occhi che sapevo essere diventati scarlatti.
-Allora..- iniziò Hisoka, facendomi quasi cadere dall'albero. -pensi di giocare ancora molto a nascondino?- 
Mi gelai sul posto, una sensazione orribile che prese possesso del mio corpo, impedendomi anche solo di respirare. 
Scappare era impossibile; quel pazzo mi avrebbe raggiunta in un secondo, e avrei solo rischiato di farlo spazientire. 
Era meglio non giocare con lui. 
La mia unica alternativa era scendere ad affrontarlo. 
Sapevo di non avere speranze, al mio livello attuale; ma non avrei permesso che altre persone facessero la sua fine. 
Con un balzo atterrai di fronte a lui. Guardare il corpo mutilato dell'uomo fu un grosso errore, poichè una nuova ondata di rabbia crebbe smisurata in me. 
Lui sorrise beffardo, non muovendosi dal suo posto di un solo centimetro. Continuava semplicemente a fissarmi, senza dire una parola. 
Questo mi fece infuriare ancora di più. 
-Allora. Che diavolo aspetti ad affrontarmi, razza di feccia che non sei altro?!- ringhiai nella sua direzione, mettendomi in posizione di combattimento. 
La sua espressione rimase immutata. Anzi. Se possibile, il suo sorriso si fece ancora più accentuato. 
-Ora basta!- urlai, scagliandomi contro di lui. 
Ma il mio pugno fu prontamente bloccato, e in un attimo mi ritrovai in una morsa d'acciaio, in cui mi era possibile muovermi. 
-Ah, Asuka, Asuka, Asuka.. Non te l'hanno mai insegnato che non si parte a lottare così impulsivamente? Eppure dovresti essere esperta quanto me..- chiese lui, con voce fintamente sconsolata. 
-BASTARDO! LASCIAMI!- 
Cercai di divincolarmi in ogni modo, ma la sua stretta era troppo ferrea. Non avevo alcuna speranza. 
-Non voglio lottare con te a questo livello.. non mi divertirei abbastanza..- disse lui, leccandomi il lobo dell'orecchio. Rabbrividii a quel contatto, sentendo crescere dentro di me un senso di disgusto mai provato prima. 
Mi lasciò andare improvvisamente, una luce da folle che gli attraversava il viso. 
-Fatti trovare qui fra quattro giorni, alla stessa ora e nello stesso punto. Hai tutto il tempo necessario per concentrarti e far uscire tutta la tua vera forza. Voglio combattere con un avversario alla pari. E cerca di non deludermi.- disse lui, e prima che potesse scomparire, lo bloccai. 
-Aspetta..- 
Dovetti combattere contro ogni briciolo di orgoglio presente in me, per costringermi a proseguire. 
-Ti prego Hisoka, non fare del male ai miei amici. Prometto che farò tutto quello che vorrai, ma ti prego..lasciali stare.- supplicai, lacrime di umiliazione che scendevano lungo le mie guance.
-Devi essere ridotta proprio male, per abbassarti a scongiurare proprio ME.. che cosa direbbe tuo padre?.- rise lui maligno, avvicinandosi a me. 
Mi sollevò il mento con due dita, e asciugandomi con la mano la guancia bagnata se la portò alla bocca, leccandosela. 
-Mmm..- fece roco lui, guardandomi con bramosia. -Adoro il sapore delle tue lacrime.- Arretrai disgustata, sentendo la repulsione per quell'uomo che cresceva a dismisura. 
Lui si ricompose, e lanciandomi un ultimo sguardo malizioso si allontanò, dicendo -Ci penserò.- 
Quando Hisoka scomparve alla mia vista, dovetti appoggiarmi al tronco di una albero per non cadere a terra, tanto le ginocchia mi tremavano. 
Quell'uomo, oltre a farmi schifo, mi faceva veramente paura. 
Sapevo che avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa in base alle sensazioni del momento. Il modo in cui mi aveva guardata..
Non lasciava equivoci. 
Ero diventata la sua nuova preda, e non solo in questa sfida. 
Mi avrebbe dato la caccia, fino a quando non si sarebbe stancato. 
Un'ondata di sconforto mi pervase, mentre sentivo una sensazione nuova pervadermi. 
Terrore. 
Una paura completamente nuova, che nulla aveva a che fare con il terrore di essere uccisa o di fare i conti con i fantasmi del mio passato. 
Un terrore più reale, più raccapricciante di ogni sensazione mai provata prima; la paura cieca che quell'uomo avrebbe potuto prendersi anche la parte più intima di me. Perchè Hisoka, se avesse voluto, avrebbe potuto stuprarmi in ogni momento, senza che nessuno potesse fare nulla. 
I suoi occhi tradivano i suoi reali desideri. 
Quell'uomo voleva il mio corpo tanto quanto io avrei voluto ucciderlo. 
Il cuore sembrò fermarsi quando, a poco a poco, metabolizzavo la realtà. Le gambe avevano ceduto, ed ora, un senso di impotenza mai provato prima, mi immobilizzò completamente, facendomi sentire più morta del corpo senza vita che avevo davanti. 
Passarono interminabili minuti, o forse ore, in cui cercai in ogni modo di convincermi che quella era solo una mia paranoia. 
Tempo buttato all'aria, poichè conoscevo benissimo la realtà. 
Conoscevo perfettamente la verità, ma ancora non volevo accettarla. 
Un improvviso scatto d'ira mi pervase, facendomi balzare in piedi e sfogare tutto quello che avevo dentro contro la vegetazione circostante. Sradicai alberi, spazzandone in tronco a mani nude, e spaccai pietre con pugni e calci. 
Non mi ero mai sfogata così tanto prima d'ora. 
Avevo sempre trattenuto la mia forza, per paura di fare del male a persone innocenti. Ma ora, lontana chilometri da qualsiasi persona, stavo dando libero sfogo a tutta la mia rabbia più incontrollata. 
Le mani si incendiarono, e solo un pensiero riuscì a trattenermi dal non dar fuoco all'intera isola: il pensiero che, se non mi fossi trattenuta, avrei rischiato di fare del male ai miei amici. 
Cercai di calmarmi, facendo dei respiri profondi, come un tempo mi aveva insegnato mia madre. 
Cercai di concentrarmi su pensieri positivi; il viso di Kurpika mi apparve come un lampo davanti agli occhi, calmando all'istante ogni istinto omicida in me. 
Mi sentii spaesata, come se mi fossi risvegliata da un sonno profondo. 
Mi guardai intorno, trovando uno spiazzo di terra completamente rasa al suolo. Notai, ad alcune centinaia di metri da me, il corpo dell'uomo rivolto a testa in giù.
Un senso di pietà mai provato prima mi diede la forza per compiere un gesto che mai avevo fatto prima. 
Scavai una buca usando il Nen. Mi tolsi la parte superiore della tunica che indossavo, rimanendo così solo in canotta, e vi avvolsi il corpo dell uomo. Usai dei rampicanti poco distanti per sollevare il corpo dell'uomo e adagiarlo nella buca che avevo creato. Con le mani, poi, lo coprì, facendo tornare il terreno piatto. 
Feci crescere un piccolo mazzo di fiori proprio al centro, e, prima di andare via, giurai che non avrei lasciato impunito quell'omicidio. 
Avrei vendicato quell'uomo. 
A qualunque costo.


Pov Kurapika

-Sbrigati, prima che qualcuno ci trovi.- dissi a Leorio, incitandolo ad aumentare il passo. 
Lui sospirò sconsolato, e con due falcate mi raggiunse, correndomi dietro a stento.
-Solo perchè mi hai aiutato a recuperare la mia targhetta..- 
Gli lanciai un'occhiataccia, aumentando il passo. 
Avevo una bruttissima sensazione. Dovevo trovare Asuka il prima possibile. 
Sapevo che era successo qualcosa. 
Sia io che Leorio avevamo sentito il terreno tremare più volte e una forte energia sprigionarsi in tutta l'isola. 
Solo una persona era in grado di fare questo. 
Recuperata la targhetta di Leorio, che era stata rubata da un tizio con una scimmia, ci eravamo subito messi in marcia per raggiungere Asuka. 
Ero  talmente perso nei miei pensieri, che non mi accorsi della frenata brusca del mio compagno di squadra, così come dell'ombra che ci piombò davanti all'improvviso. 
Impallidii, rendendomi conto dell'identità dell uomo che ci braccava ogni via d'uscita. 
-Hisoka..- sussurrò spaventato Leorio, restando immobile pochi passi dietro di me. 
Lui si avvicinò lentamente, tenendo lo sguardo maligno fisso nel mio.
C'era qualcosa che non andava. 
Hisoka non mi aveva mai guardato così; sembrava mi stesse sfidando. 
Il mio pensiero corse immediatamente ad Asuka, e alla possibilità che quel pazzo gli avesse fatto del male. 
-Bene, bene, bene.. che fortuna incontrarvi qui. Mi avrebbe dato delle noie dovervi venire a cercare.- 
Il sangue mi si gelò nelle vene. Impallidì, e così come me anche Leorio. Entrambi eravamo immobili, totalmente paralizzati dalla paura.
-Non so cosa ci trovi di tanto interessante in te..- disse lui rivolto a me, un tono che trasudava disprezzo. -Insomma, io sono molto meglio..- esordì, dando sfogo a tutta la sua ilarità.
Quelle parole fecero accendere nella mia mente un campanello d'allarme, e un senso di rabbia mai provato prima si impossessò di me. 
-Che diavolo le hai fatto!?- ringhiai, completamente accecato dall'odio. 
Lui ghignò, alzando le spalle. 
-Non le ho fatto nulla. Non mi piace costringere le donne a fare qualcosa; sono un gentiluomo io. Diciamo che aspetterò il momento in cui la dolce Asuka si butterà fra le mie braccia. So essere molto paziente.-
Non ci vidi più.
Mi scagliai con un ardore che mai avrei creduto possedere contro quello schifoso bastardo, colpendolo al viso e facendolo volare per molti metri. E non mi fermai. Avevo appena iniziato. 
Continuai a colpirlo come un'ossesso, sfogando tutta l'ira e l'odio che provavo per lui.
-SE SOLO OSERAI ANCHE SOLO SFIORARLA, NON MI FARO' NESSUNO SCRUPOLO AD AMMAZZARTI. E POSSO GARANTIRTI CHE SARA' UNA MORTA LENTA E DOLOROSA.- Gridai, afferrandolo per il collo e sbattendolo contro il tronco di un albero. 
Lui rise, e con uno scatto fulmineo mi prese per gola e mi alzò da terra. 
-L'unico motivo per cui non ti uccido ora è che toglierei una parte di divertimento ai miei giochi. Fatevi trovare fra quattro giorni sulla spiaggia dell'estremità nord dell'isola. Nascondetevi dietro gli scogli e godetevi lo spettacolo.- disse, senza lasciare andare il mio collo. 
L'aria non arrivava ai polmoni, ed ero sicuro stessi per svenire. 
Mi lasciò appena in tempo, e l'aria mi bruciò in gola quando ripresi a respirare. Leorio mi fu subito vicino, aiutandomi ad alzarmi. 
-Oh, un altra cosa..- disse, fulminandoci con sguardo assassino. -Se proverete ad avvicinarvi a quella zona prima del tempo, vi ucciderò senza pensarci due volte.- 
Sparì in un istante, l'eco della sua risata che ancora riecheggiava nell'aria. 
-Kurapika..- mi chiamò Leorio, preoccupato.
Non lo ascoltai, raccogliendo la mia borsa e iniziando a camminare. 
-Presto. Dobbiamo cercare Gon e Killua.- 
Dovevamo andare da Asuka. 
Non mi importava degli avvertimenti del Clown. Non l'avrei lasciata sola un minuto di più.


Pov Gon

Erano stati due giorni interminabili.
Le mani erano ricoperte di calli e vesciche, e mai prima d'ora mi ero sentito più stanco; ma non m'importava.
Tutti i miei sforzi erano valsi la pena.
Oggi sarebbe stata la prova finale. Non potevo permettermi nessun errore. 
Dovevo a qualunque costo rubare la targhetta di Hisoka. 
Avrei agito nel momento in cui lui fosse stato più vulnerabile: il momento della caccia. 
Perchè avevo compreso che il predatore, nel momento dell'inseguimento, affinava tutti i suoi sensi solo per la vittima, lasciandosi così scoperto da attacchi esterni. 
Quello sarebbe stato il mio momento. 
L'agitazione iniziava a farsi sentire, e dovetti concentrarmi al massimo perchè la paura non mi impedisse di agire. 
Dovevo farlo per i miei amici, per la zia Mito e per papà.
Volevo più di ogni altra cosa renderlo fiero di me; e sapevo che in qualche modo, fallendo questa prova, l'avrei deluso. 
Per questo motivo non potevo assolutamente permettermi errori. 
Una ventata d'aria gelida mi attraversò il corpo, facendomi rabbrividire. Mi strinsi ancora di più  a me stesso, desiderando più di ogni altra cosa trovarmi a casa, nel caldo abbraccio di mia zia. 
Chissà come stava. 
Lei mi mancava ogni giorno, sempre di più. Certo, in questa avventura avevo trovato degli amici fantastici. Killua, Leorio, Kurapika e Asuka sarebbero sempre stati come una seconda famiglia per me; ma la mia dolce zia..
Scossi la testa, tornando a concentrarmi sul mio obbiettivo. 
Non era il momento di pensare a certe cose. 
Ora dovevo concentrarmi. 
Sentì un fruscio in lontananza. Prima lieve, poi sempre più veloce e accentuato. Tesi le orecchie, affidandomi al mio istinto animale. 
Sembrava un inseguimento..
Quasi balzai in piedi, la canna da pesca ben salda fra le mie mani. 
Mi nascosi meglio fra i cespugli, pronto per mettere a punto il mio piano. 
Avrei avuto solo pochi secondi per agire, e non erano ammessi errori.
Dalla vegetazione comparve una figura, che capii subito non essere Hisoka. Mi tenni pronto, la canna da pesca in posizione e l'occhio pronto a cogliere il momento giusto. 
Un rumore quasi impercettibile si udì a pochi metri di distanza, e fu un attimo prima che scagliassi contro Hisoka la canna da pesca, strappandogli di dosso la targhetta e correndo come un razzo nella direzione opposta. 
Non riuscivo a contenere la gioia. 
Già immaginavo la faccia che avrebbe fatto Killua quando gli avrei mostrato la mia conquista. Correvo a perdifiato, cercando di seminare il clown, che sapevo si fosse dato al mio inseguimento. 
Un sorriso a trentadue denti era stampato sul mio viso, quando mi sentì improvvisamente colpire da qualcosa, e caddi a terra, senza riuscire a muovere un muscolo. 
Non capivo che cos'era successo. 
Ero come paralizzato.
Una risata riempì il silenzio di quella radura, e un uomo, che avevo già visto precedentemente, si fece avanti; chinandosi, raccolse le due targhette che possedevo.
-Ti ringrazio. Mi hai reso tutto più facile in questo modo.- e detto questo si allontanò, senza che io potessi far nulla. 
Stupido, stupido, stupido. 
Quanto ero stato ingenuo. 
Cercai di allunga una mano verso la canna da pesca; tentativo totalmente inutile. Era troppo lontana.
-Mi hai sbalordito.- 
Mi pietrificai.
Alzai lo sguardo e fu come se tutti i miei peggiori incubi si fossero materializzati. 
Hisoka era davanti a me, e io a terra, totalmente inerme e paralizzato. Se avesse voluto uccidermi, non avrebbe avuto nessuna difficoltà.
-Magnifica la tecnica che hai usato; attendere che io fossi totalmente assuefatto dalla mia caccia per cogliermi impreparato e rubarmi la targhetta. Davvero ammirevole devo dire.- mi disse, lanciandomi davanti le targhette rubatemi poco fa. 
-Questo che significa?- gli chiesi sospetto. 
-Significa che ho già totalizzato i miei sei punti, e che di queste targhette non me ne faccio nulla. Invece per te sono preziose. Beh, ci vediamo.- 
-Aspetta.- lo fermai. - dove credi di andare? Non voglio nessun favore da te. Prenditi queste targhette e sparisci.-
Lui rise, riprendendo a camminare. 
-Ho detto fermati!- 
Mi costò uno sforzo enorme, ma cercai in ogni modo di alzarmi in piedi. I muscoli urlavano di dolore, ma l'umiliazione che sentivo dentro bruciava ancora di più.
-Riprenditele.- gli ordinai perentorio, cercando di farmi forza per rimanere in piedi. 
In un attimo mi fu addosso. Il suo pugno mi colpì diritto in faccia, lanciandomi molti metri indietro. 
-Facciamo così; quando riuscirai a colpirmi come ho fatto io ora, saremo pari e potrai restituirmi la targhetta. Fino ad allora la custodirai tu.- 
Il dolore che sentivo non era mai stato più forte. A stendo avevo compreso le parole di Hisoka. 
-Ah un ultima cosa..Sperando che il veleno che ti è stato iniettato prima non ti tenga paralizzato per troppo tempo, voglio che fra due giorni tu sia sulla spiaggia dell'estremità opposta alla nave. Non puoi mancare.- 
E detto questo sparì nel nulla, quasi fosse un fantasma. 
Strisciai fino alla base di un albero, dove mi riparai in una piccola insenatura. 
Le lacrime, dovute sia al dolore che all'umiliazione, uscirono prepotenti dai miei occhi, senza che potessi fermarle. Ripensai al viso della zia Mito e alla fotografia di mio padre. 
Sentivo di averli delusi. 
Non ero stato abbastanza forte. 
Rimasi così; rannicchiato su me stesso e le guance ancora bagnate dalle lacrime.
Il domani sarebbe stato un altro giorno. 
Avrei sorriso e sarei stato il bambino allegro di sempre.
Ma solo per sta sera, mi sarei permesso di lasciare sfogare tutta la mia tristezza, la mia paura, la mia debolezza. 
Mi addormentai senza nemmeno rendermene contro, le tenebre che mi inghiottirono, facendomi sprofondare in un sonno agitato. 

-Gon..- 
Sentivo una voce chiamarmi, ma appariva troppo lontana alle mie orecchie per prestargli attenzione.
-Gon..- ripetè, questa volta più forte e più vicina. 
Mi sentii come scosso, mentre quella voce continuava a chiamare il mio nome.
-Svegliati, ti prego!- 
Aprii gli occhi di scatto, vedendo Kurapika e Leorio di fianco a me, gli occhi pieni di preoccupazione. 
-Oh, grazie al cielo..- sospirò di felicità quest'ultimo, abbracciandomi stretto.
Kurapika si limitò a sorridermi felice, un velo di nervosismo che, però, gli copriva il volto. 
Ricambiai l'abbraccio di Leorio, balzando in piedi con lui e saltando per la felicità.
-Oh, ma..- mi bloccai, guardandomi sbalordito. -Riesco a muovermi!- 
-Tutto merito di Leorio. E' riuscito a neutralizzare gran parte del paralizzante che avevi in circolo.-
Guardai riconoscente l'uomo che avevo di fronte, mentre lui arrossiva imbarazzato.
-Non ho fatto nulla. Tra amici ci si aiuta, no?- 
Annuì, abbracciandolo ancora più stretto. 
Presi Kurapika per l'altro braccio, trascinandolo nel nostro momento di affetto. 
Quando ci staccammo, notai che il sole era quasi tramontato e mi tornò in mente ogni cosa. 
-Quanti giorni sono passati?!- 
-Due, da quando ti abbiamo trovato svenuto. E dobbiamo raggiungere l'estremità dell'isola al più presto.- 
Guardai confuso Kurapika di fronte a me, quando mi tornò in mente in un lampo uno stralcio di conversazione avuta pochi giorni prima
-Hisoka..- sussurrai, facendo irrigidire Kurapika.
-Anche tu..?- mi chiese stranito. 
- Vi racconterò tutto strada facendo. Ora dobbiamo trovare Killua.- dissi, correndo verso una caverna davanti a cui, tre giorni prima, avevo incontrato il mio amico. 


Pov Asuka

Era scaduto il tempo a disposizione per la mia meditazione. 
Il tempo sembrava essersi fermato, mentre restavo immobile al centro di questa radura, a pochi passi dalla spiaggia. 
Erano stati quattro giorni di assoluta immobilità, in cui avevo potenziato al massimo la mia forza. 
Era un addestramento che ero abituata a svolgere ogni giorno, quando ancora vivevo con mio padre. 
Un'antica tradizione di famiglia, così la definiva mio nonno.
Una tradizione antica di secoli, che aveva fatto della mia famiglia una delle più potenti al mondo.
Sentii un lieve fruscio, che mi costrinse ad aprire gli occhi di scatto. 
Sentii il Nen di Hisoka avvicinarsi a velocità spaventosa, e mi alzai lentamente in piedi, la forza che sentivo scorrermi in ogni vena del corpo. 
Pochi secondo dopo, la figura del clown mi apparve davanti, sorridendo in preda ad un' eccitazione pura. 
-Finalmente!- esclamò completamente in estasi lui, facendomi rabbrividire dal disgusto per le occhiate che mi lanciò. 
-Fammi vedere di cosa sei capace, bambolina.- 
Alzai una mano, e rasi al suolo ogni forma di vegetazione nel giro di due chilometri. Non avevo nessuna intenzione di dargli un luogo dove nascondersi. 
Ci saremmo affrontati a viso aperto, senza sosta.
Strinsi i pugni, concentrandomi al massimo per sprigionare il potere che sentivo bruciare nel mio corpo. 
L'aria intorno a me iniziò a farsi sempre più calda, sempre più pesante. 
Gli occhi di Hisoka brillarono per l'eccitazione, mentre i miei cambiarono improvvisamente colore, diventando scarlatti. 
Ero quasi pronta. 
Nella mano destra apparve la mia  katana, creata esclusivamente con il Nen della materializzazione. 
La rafforzai, fino a renderla dura come il granito.
Il clown davanti a me sembrava sempre più impaziente di cominciare. 
Gli lanciai un'occhiata e lui capì.
Partimmo all'attacco nel medesimo istante, veloci come schegge. La mia katana era veloce e potente, ma lui lo era altrettanto; schivava ogni mio colpo, quasi conoscesse già le mosse che avrei utilizzato. 
Mi lanciai di nuovo all'attacco, cercando di essere ancora più veloce; gli arrivai alle spalle, e riuscì a colpirlo con un calcio volante. Hisoka volò per circa una dozzina di metri; ma prima ancora di partire al contrattacco, lui era già in piedi. Ripartì con una velocità sovra umana, tanto che ci mancò poco prima che due carte mi colpissero la testa. Le tranciai di netto, sostandomi velocemente di lì. 
Mi accorsi appena in tempo della presenza di Hisoka alle mie spalle; ma invece di indietreggiare, lo affrontai, abbassandomi appena in tempo e colpendolo allo stomaco con un pugno ben assestato. 
Questo colpo lo sentì, poichè il suo viso si contrasse, e una smorfia di dolore gli fece mutare quella maschera di strafottenza che aveva dipinta in faccia. 
Non mi fermai, continuando a colpirlo senza sosta. Riuscii ad assestargli altri due pugni, prima che lui mi afferrasse per la gamba e mi scagliasse con forza contro il tronco di un albero. Il calcio nelle costole che mi arrivò mi fece annaspare, in cerca d'aria. Ignorai il dolore bruciante che sentivo, e mi abbassai, schivando il suo colpo. 
-Avanti. Butta quella spada e fammi vedere i tuoi poteri all'opera.- 
Lo ignorai, continuando ad attaccarlo senza successo. La lama non riusciva nemmeno a sfiorarlo. 
La rabbia crebbe dentro di me a dismisura. 
Mi mossi sempre più veloce e abile, ignorando completamente il dolore e la stanchezza. 
L'unica cosa a cui pensavo era uccidere. 
Non mi sentivo così da tempo. 
Da una parte, l'istinto animale che si era impossessato di me era inebriante. Mi faceva sentire totalmente libera. Dall'altra, però, era terribilmente pericoloso. 
L'ultima volta in cui mi ero sentita così, avevo sterminato un intero popolo. 
Ma più cercavo di riacquisire il controllo, più lo perdevo. 
Sapevo di stare correndo un rischio enorme, ma non riuscivo a fermarmi. 
-Si, così. Fallo uscire fuori. Voglio combattere contro di lui.- 
Mi paralizzai, Musoda che ruggiva dentro di me. 
Fammi uscire!
Ignorai quella voce che stava urlando nella mia testa, facendo dissolvere la katana e utilizzando i miei poteri. 
Dalle mie braccia feci scorrere dei rampicanti, i quali, una volta toccato il terreno, si nascosero in esso, inseguendo il clown che stava scappando.
Persi di vista Hisoka per pochi attimi. Quando lo individuai, riuscii a ripararmi appena in tempo; usai i rampicanti come scudo, riuscendo così a coprirmi dalla pioggia di carte che il bastardo aveva scagliato contro di me. 
Feci dissolvere anche quest ultimi, e corsi in direzione del mare. 
Mi concentrai, riuscendo a sollevare una grossa quantità d'acqua e a circondare Hisoka. 
-Non puoi sfuggirmi.- 
Sorrisi beffarda, facendo ruotare sempre più veloce il mulinello d'acqua che avevo creato intorno al clown. 
Quando raggiunsi la velocità giusta, lo gelai, intrappolandolo così in una sorta di ghiacciaio. 
Ma non nemmeno tempo di sospirare di sollievo, che una carta si conficcò nel mio braccio, facendomi urlare di dolore. 
Una risata lugubre riecheggiò nell'aria, mentre i miei occhi divennero ancora più fiammeggianti d'ira.
-MUSODA.- Urlò lui, guardandomi feroce. -ESCI E AFFRONTAMI.- 
Ringhiai, l'istinto animale che si stava impossessando di me.
NO, NO, NO. 
MALEDIZIONE. 
Piantai le unghie nella carne, facendomi sanguinare i palmi delle mani. 
Non doveva uscire.
Non potevo permetterlo. 
FAMMI USCIRE. 
L'urlo nella mia testa risuonò con prepotenza, bruciando come lava incandescente. 
-NO!- Gridai, cadendo in ginocchio, le mani fra i capelli e il viso nascosto nelle ginocchia. 
-LUI NON DEVE USCIRE. UCCIDERA' TUTTI!.- 
Hisoka rise maligno, facendo urlare ancora di più quella voce nella mia testa. 
-SMETTILA. PER FAVORE BASTA! LUI NON PUO' USCIRE.- 
-E se ti dicessi che ho fatto fuori i tuoi amichetti?-
Alzai il viso di scatto, gli occhi iniettati di sangue e di odio puro.
-Stai mentendo.- ringhiai nella sua direzione, cercando la verità nel suo sguardo. 
-Oh, no..- disse lui, lanciandomi contro qualcosa. 
Urlai d'orrore, indietreggiando, il cuore che sembrava essersi fermato.
-Ho anche le altre teste se vuoi..- 
Non lo ascoltai, continuando a tenere fisso lo sguardo negli occhi vitrei di Kurapika, cercando di illudermi che fosse tutto un incubo, che davanti a me non ci fosse la testa mozzata del ragazzo che amavo più di ogni altra cosa al mondo. 
Musoda ruggì dentro di me, e questa volta non feci nulla per trattenermi. 
Lasciai che prendesse pieno possesso del mio corpo. 
I nostri pensieri erano per una volta i medesimi. 
Uccidere. 
Uccidere quello schifoso bastardo nel più atroce dei modi. 
I muscoli bruciarono, urlando di dolore. 
Sentii la trasformazione avvenire pian piano, mentre le mie sembianze umane mutavano completamente; le gambe divennero più lunghe e pelose, così come le braccia. Un paio di artigli affilati sostituì le mie unghie sempre smangiucchiate, mentre mi alzai sempre di più, fino a raggiungere quasi tre metri di altezza. Dalla base della mia schiena apparvero cinque code, intrecciate fra di loro. Poi venne la volta del mio viso; un muso grigio prese il posto del mio volto umano. Una lunga fila di denti aguzzi spuntò dentro la mia bocca, mentre un ringhio feroce fece tremare il terreno circostante. 
Ma gli occhi rimasero gli stessi. 
Rossi come il sangue. 
Lasciai il completo controllo del mio corpo a Musoda, imponendogli una sola condizione. 
Uccidilo, Musoda. 
Uccidilo nel più atroce dei modi. 

Lui annuì, sprigionando una potenza tale da radere al suolo l'intera vegetazione dell'isola.
Uccidilo
Lo incitai, prima che lui potesse partire all'attacco per distruggere quel bastardo. 
E non avere nessuna pietà.


 

Buona domenica a tutti!
Prima di iniziare a commentare, volevo ringraziarvi di cuore per le meravigliose parole di incoraggiamento che mi avete rivolto in un momento così difficile per me. Sono state davvero una grande gioia, in un momento davvero difficile. 
Voglio ringraziarvi tantissimo per tutto ciò che avete fatto per me. 
Siete meravigliosi. 
Davvero. 
Voglio, inoltre, chiedervi perdono per il ritardo. So che avrei dovuto pubblicare prima questo capitolo, ma tra gli esami e tutto ciò che è successo non mi è stato possibile. 

Musoda. 
Finalmente sappiamo chi sia ( anche se qualcuno di voi l'aveva già intuito), anche se non conosciamo che animale sia. 
E' un personaggio strano, controverso a volte. Un personaggio che in questa parte della storia sarà solo un piccolo ''contorno'', mentre più avanti avrà un ruolo massiccio, e scopriremo anche il suo passato.
Per ora dovremo solo accontentarci della sua comparsa. 

Prima che qualcuno di voi venga sotto casa mia con un fucile per uccidermi, voglio ricordare che anche Hisoka sa usare il Nen, che a volte può essere anche illusorio. Quindi state tranquilli.
Non è stata tranciata nessuna testa.
Come potrei fare questo a Kurapika?

Parliamo di Hisoka. In questo capitolo ha un ruolo massiccio, quasi predominante. E' un personaggio molto difficile di interpretare; ma spero davvero di riuscire a renderlo al meglio, perchè è uno dei miei preferiti in assoluto. Ho inserito, in questa storia, anche un interessamento più malato verso Asuka, da cui è attratto non solo per la sua forza, ma anche per il suo aspetto esteriore. Questo è un elemento da non trascurare, e che sarà fondamentale in futuro. 

Ancora un grazie infinite a tutti. Grazie per avermi sostenuto, soprattutto nei momenti difficili. Grazie per le meravigliose parole di conforto, che mi hanno scaldato il cuore. 
Grazie.
Davvero. 

A presto!
Un grosso abbraccio a  tutti.  

Vostra Koralblu

 
   
 
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