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Autore: auroramyth    29/08/2016    4 recensioni
Una ragazza, Diana, studentessa italiana residente a Londra.
Un ragazzo, Chris, giovane membro della nobiltà inglese.
Un sentimento dolce che sboccia.
Molti ostacoli da superare.
Basterà il loro amore a tenerli uniti per sempre?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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cap 1 Note autrice: è la prima storia originale che scrivo, e non è da molto che scrivo in generale. Ci tengo tuttavia a pubblicarla perchè sono molto affezionata a questo racconto, che è già da molto che desideravo "riportare su carta". Spero che la leggiate in molti e che mi lasciate le vostre impressioni seppur brevi, fanno sempre comodo le critiche, siano esse positive o negative... Buona lettura e a presto col nuovo capitolo!


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2 CAPITOLO 3 – Vuoi guidare tu?

-Dove andiamo oggi?- gli domandò ancor prima di salutarlo quando quella mattina se lo trovò sotto casa.
-Ciao anche a te!- scherzò Christopher dandole un leggero bacio sulle labbra. -Ti porto a fare un pic-nic, vedrai… ti piacerà!-
Lei si avviò sicura all’auto di Chris e aprì la portiera, accorgendosi troppo tardi che quello era il lato del guidatore.
-Cos’è? Vuoi guidare tu?-
Lei arrossì per la gaffe. Maledetti inglesi che guidavano al contrario!
-Oddio, no! È che mi scordo sempre che qui si guida diversamente che in Italia!-
Chris rise di gusto.
-Non preoccuparti! È stata davvero comica la tua faccia quando ti sei accorta di essere sul lato sbagliato!-
-Non prendermi in giro!- lo sgridò bonariamente mentre faceva il giro dell’auto per accomodarsi sul lato del passeggero, dove Chris le stava tenendo aperta la portiera.
Il viaggio fu piuttosto lungo e silente. Ma non fu un silenzio imbarazzato, erano entrambi sereni e si godevano il tragitto ascoltando in sottofondo della buona musica che diffondeva la stazione radio inglese su cui si era sintonizzato Christopher.
-Adoro questa canzone…- sospirò Diana, ad un certo punto, cominciando a canticchiare sottovoce il testo di “King”.
-Ah, sì? Ti piacciono gli Years&Years in generale o solo questa canzone?- le domandò con curiosità staccando per un istante gli occhi dalla strada deserta.
-Quasi tutte le loro canzoni…-
-Anche mia sorella li adora… So cosa regalarti per il tuo compleanno allora…- le disse guardandola di nuovo e strizzandole un occhio.
Lei arrossì di piacere, non solo perché aveva accennato ad un futuro abbastanza lontano da contemplare il suo compleanno, ma anche perché le aveva spontaneamente rivelato un particolare per quanto banale su sua sorella. Lui che era sempre così silenzioso circa la sua famiglia. Non sapeva nemmeno avesse una sorella…
-Hai una sorella?- domandò timidamente, sperando di non infastidirlo con le sue domande.
-Sì. Si chiama Hazel, i miei l’hanno chiamata così per il colore dei suoi occhi… Sai, come me ha gli occhi nocciola… È più piccola di me di appena un anno. E io l’adoro.-
Parlava della sorella con grande affetto e tenerezza, tanto che per un istante ne fu un po’ gelosa.
-Vi somigliate?- gli domandò con un timido sorriso sulle labbra.
Lei che non era mai stata timida in vita sua.
Forse era solo perché Chris le piaceva… le piaceva davvero.
-Molto…- rispose con un sorriso, poi continuò: -Eccoci, siamo arrivati.-
Erano ben quattro ore che erano in viaggio e Diana si stupì di come tutto quel tempo in strada non le fosse pesato in sua compagnia.
Poi si guardò in giro e si accorse che Christopher aveva accostato sulla banchina stradale nel bel mezzo del nulla. Bosco da parte a parte della strada.
-Ehm, Chris, ma… dove siamo? Non c’è nulla qui…-
-Siamo a Sherwood, piccola…-
-Sherwood?-
-Sì! La foresta di Robin Hood… mai sentito parlare di lui?- le domandò con un sorrisetto.
-Mi prendi in giro?! Non esiste la foresta di Sherwood!- replicò indignata.
-Certo che esiste! Di qui a quattro chilometri c’è una porzione di parco ispirato alla leggenda di Robin Hood. L’intero parco appartiene alla mia famiglia. O meglio, ai miei nonni. Ora ti sto portando a visitare una parte privata, dove i turisti non possono accedere. Io e mia sorella adoravamo venirci con i nonni quando eravamo più piccoli.-
Mentre le rivelava tutti questi dettagli, le allungò una mano per farla avvicinare a sé.
Di la afferrò con un sorriso incredulo sulle labbra dovuto alla storia che le raccontava.
-Ha abitato davvero questa foresta Robin Hood?- gli domandò lei guardando con meraviglia e suggestione quel bosco tagliato a metà dalla strada.
Chris le rispose con un sorriso misterioso e avviandosi verso una strada sterrata bloccata da una sbarra che ad una prima occhiata disattenta Diana non aveva notato.
Appeso alla sbarra di legno verniciata di fresco era appeso un cartello che recitava che era proprietà privata e che eventuali violatori sarebbero stati puniti penalmente secondo una legge di cui era riportato il numero.
Loro due aggirarono la sbarra passando sul lato destro solcato da un sentierino che si ricongiungeva con la strada sterrata appena dopo lo sbarramento.
-Stiamo violando la legge… O meglio, IO sto violando la legge…- lo prese in giro, mentre mano nella mano percorrevano il viale.
Chris rise.
-Ti verrò a pagare la cauzione se dovessero metterti in gattabuia, te lo prometto…- le rispose a tono.
Lei gli diede una scherzosa spallata che lo fece leggermente sbandare.
Lui rise di nuovo.
Camminarono dondolando le mani come i bambini per un quarto d’ora abbondante finché Diana si arrestò di colpo, con la bocca spalancata per la meraviglia di quanto vedeva davanti a sé.
Un graziosissimo casino di caccia di pietra ricoperto quasi interamente dall’edera, fino al tetto di ciottoli, faceva bella mostra di sé in uno spiazzo nella vegetazione.
All’ombra di un’enorme quercia che dava l’idea di essere plurisecolare si trovava un tavolo con due panche di ferro battuto color panna incredibilmente tenuto bene.
-Come… come…? Chris, è meraviglioso qui!-
-Sono contento che ti piaccia… Da quando questo bosco è diventato una riserva naturale il cottage è stato dismesso perché il nonno non poteva più venirci a caccia. Poi nonna, quando siamo nati io e poi Haz, ha deciso di farlo ristrutturare per farlo diventare una piccola casa delle vacanze per portarci noi due in vacanza in estate. Io e Haz ci abbiamo passato un mese ogni estate da quando avevamo io quattro e lei tre anni. Ho splendidi ricordi di questo posto.-
-È veramente incantevole. Sembra magico!-
Chris sorrise teneramente accarezzandole una guancia e dandole poi un delicatissimo e dolce bacio sulle labbra.
-Vieni, entriamo… Stamattina ho chiamato la governante di questo posto per farlo preparare per il nostro arrivo, viene già tre volte a settimana per tenerlo pulito e in ordine, ma oggi ha fatto gli straordinari… dentro troveremo il nostro pranzo da scaldare e gustare lì.- le disse indicando il tavolo di ferro all’ombra della quercia.
Felice come non mai Diana lo seguì mentre apriva la porta e le cedeva il passo per entrare in quel casino piccolo ma lussuoso.
Dava una calda sensazione di casa.
Faceva venire voglia di mettersi comodi su quel divano arancio a scaldarsi al caldo del fuoco del grande camino ora spento che si trovava nel bel mezzo di quell’open space che fungeva da salotto, sala da pranzo e cucina che si sviluppava alla loro destra e che dava direttamente sull’ingresso.
Le due porte aperte alla sinistra dell’entrata mostravano due camere da letto matrimoniali.
Davanti a loro altre due porte socchiuse: un bagno dai toni chiari e luminosi e una camera doppia con due letti singoli, la camera di Chris e Hazel probabilmente.
Chris si avviò sicuro all’angolo cottura dove accese il forno che già conteneva una teglia che emanava un profumo di arrosto con patate delizioso.
Diana si offrì di aiutarlo e Christopher le diede il compito di apparecchiare di fuori con tovaglie e tovaglioli di lino, posate di argento appena lucidato, bicchieri e brocche di cristallo e piatti di porcellana.
Diana apparecchiò con estrema attenzione e riverenza nei confronti di quegli oggetti cosi preziosi e costosi.
Si capiva che erano estremamente preziosi dalla finezza con cui erano eseguiti, ma non ostentavano il loro valore. Erano pezzi estremamente eleganti. Non erano fatti per impressionare le persone, ma per offrire grande qualità in ambiente domestico.
Erano oggetti di grande gusto.
Li aveva scelti sua nonna, le disse Christopher.
Diana si immaginò una signora elegante che in un negozio di porcellane li sceglieva con estrema cura. Non poteva che essere così la nonna di Chris, visti i suoi gusti.
  
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