Anime & Manga > Food Wars!
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    29/08/2016    7 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Contatto rischioso..?



Tutti ridevano. Erano allegri. Emozionati. Rilassati dopo aver concluso anche l'università.
Non era solita unirsi ai festeggiamenti, ma Alice e Hisako avevano insistito nell'invitarla a brindare con loro e pur di non sentire ancora le loro insistenze aveva deciso di accettare.
Dopo una cena fatta di stuzzichini e schifezze varie, ovviamente di scarsa qualità per i suoi gusti, aveva iniziato a buttare giù qualche bicchiere d'alcol e per ora sentiva di reggerlo abbastanza, sebbene le girasse un po' la testa ma niente di eclatante. Gran parte dei suoi compagni cercavano di coinvolgerla nei festeggiamenti post laurea e anche Yukihira, o meglio.. lui aveva sempre cercato di coinvolgerla nella sua stretta cerchia di amici ma non c'era mai riuscito pienamente.
Certo.. capitava ogni tanto che si ritrovasse con loro, soprattutto perché Alice e Hisako avevano legato molto con i ragazzi del dormitorio Stella, ma lei li sentiva ancora un gruppo di estranei, benché aveva in parte iniziato ad accettarli.
L'unico che le trasmetteva sensazioni strane e sconosciute, però, continuava ad essere Yukihira.
Condividevano un rapporto di amore/odio e pian piano aveva capito di essere attratta da lui.
Tale attrazione, tuttavia, doveva restare sconosciuta a Yukihira perché non era assolutamente il suo tipo e aveva deciso di ignorarla fin da quando aveva avvertito certe emozioni verso di lui.

In ogni caso, quella sera al Karaoke, non riusciva a smettere di guardarlo.
No.. alla fine il suo sguardo era sempre rivolto a lui, che lo negasse o meno e questo era un dato di fatto, ma quella sera gli sembrava più attraente del solito: era al settimo cielo, aveva un sorriso meraviglioso ed era circondato dai suoi amici che quasi lo “veneravano”. A volte le capitava di incrociare i suoi occhi ambra ed immergervisi, poiché il contatto visivo era stranamente reciproco, e lui non si risparmiava di sorriderle con dolcezza_come aveva sempre fatto_.
Non sapeva cosa le prendeva, ma sentì il bisogno di avvicinarsi a lui e fargli portare le tenere e euforiche attenzioni verso di lei. Forse era colpa dell'alcol che le stava lentamente entrando in circolo? Per disperazione scattò dal divanetto, avvertendo un leggero capogiro, e andò verso il bar ignorando i richiami di Hisako per prendersi un altro “shottino”.
Quando tornò verso il divanetto dove sedeva, la voce stonata di Takumi raggiunse le sue orecchie spaccandole un timpano mentre cantava a squarciagola al karaoke, poggiò il bicchierino sul tavolo e si portò le mani davanti alle orecchie socchiudendo gli occhi:
-fatelo tacere, vi prego!-
Hisako e Alice scoppiarono a ridere e anche Yukihira si fece divertito vedendola in difficoltà e lei si sentì arrossire senza motivo: era sicuramente colpa dei bicchierini che aveva bevuto.
-niisan.. basta così! non ti si può sentire!- intervenne Isami.
-grazie al cielo..- sospirò lei, dopo l'intervento del secondo Aldini.
Takumi si fece imbarazzato e ridacchiò. -scusate ragazzi.-

Lei sbuffò stancamente e avvicinò la mano verso il bicchierino poggiato sul tavolo, per ingranare altro alcol nella speranza che quello che sentiva per Yukihira si placasse almeno per quella sera.
Hisako le portò dolcemente la mano sul dorso per fermarla:
-Erina.. non credi di star bevendo un po' troppo? Sembri iniziare a non reggerlo più.-
-ma che dici Hisako! Sto benissimo!-
Anche Alice scosse la testa.
-credo che Hisako abbia ragione, cuginetta.-

Ryoko ridacchiò. -anche Soma sembra un “tantino” esagerato oggi.-
Lei non ascoltò le raccomandazioni delle due ragazze e dopo aver lanciato l'ennesima occhiata a Yukihira che, in effetti, pareva ancora più arzillo a seguito dell'ennesimo sorso del suo cocktail e buttò giù lo shottino preso avvertendo la gola bruciare da quanto era forte posando, infine, il bicchierino sul tavolo con più violenza del previsto. -stanotte starai male, cuginetta.- la stuzzicò Alice.
-sta zitta.- bofonchiò lei.
-non riesco a capire cosa ti porti ad essere così avventata stasera.-
la presenza di Yukihira e quello che mi fa sentire” avrebbe voluto rispondere, ma non dovette farlo perché Alice arrivò da sola alla risposta, sghignazzando:
-lo so io il motivo..-
Hisako si fece perplessa.
-e quale sarebbe?- chiese lei, provocatoria, sentendo lo shottino procurarle giramenti di testa più violenti nell'espandersi poco a poco.
-vedrai che lo capirai da sola appena l'alcol ti sarà entrato del tutto in circolo.-

Lei, in principio, non capì la frase enigmatica di Alice e così la fissò irritata.
Hisako sospirò arresa di fronte al loro ennesimo battibecco.
Passò un'altra buona ora quando Alice, spostatasi accanto a Ryou e scoccatogli un bacio a fior di labbra, dichiarò di voler fare un ultimo brindisi prima di salutarsi.
Lei si sentiva confusa, comprendeva alcuni discorsi ed altri no, alternava momenti di allegria ad altri di totale passività. Però, nonostante questo, lo sguardo si posava senza controllo verso Yukihira e anche il “rimedio alcol” era stato completamente inutile.
Lo vide alzare il boccale di birra assieme a tutti gli altri, anche lui si muoveva a fatica e sembrava un po' brillo, e portare gli occhi su di lei stringendosi in un sorriso accennato che con assoluto disappunto la emozionò.
Ci fu il cincin di tutti i boccali che per lei fu più un fastidioso fracasso visto che la testa non smetteva di girare.
Dunque, finì per bere anche un po' di birra e quella fu decisamente la “botta” finale alla sua conseguente sbornia che la portò a fare pazzie al momento che la voce calda di Yukihira la raggiunse:
-penso che andrò ragazzi.-

Si alzò barcollando dalla poltrona e dopo un veloce saluto generale si avviò verso l'uscita del karaoke.
Lei sentì a malapena Hisako suggerire ad Aldini di accompagnarlo, che spontaneamente si alzò dalla poltrona in un desiderio immediato di raggiungerlo. Desiderio di cui nemmeno lei si capacitava ma che non era riuscita ad ignorare.
Non fece caso alla testa che le girava e udì solo Hisako chiamarla:
-dove stai andando Erina?-
e Alice risponderle:
-lasciala andare.- e aggiungere:
-l'avevo detto che avrebbe capito appena l'alcol sarebbe entrato nel sangue.-
Nemmeno in quel caso, dato che era sbronza, capì cosa intendeva Alice.
Poco dopo, si ritrovò fuori dal locale ad afferrare la manica della camicia di Yukihira in una stretta che per lei era consistente. -Yukihira..- biascicò sottovoce -..accompagnami a casa.-

Si svegliò di soprassalto realizzando di trovarsi nella sua camera, sotto le coperte del letto a baldacchino e con Rokuro che, di fianco a lei, continuava a dormire profondamente. Si portò una mano sulla fronte e si lasciò andare ad un lungo sospiro, per poi accertarsi se in camera era tutto in ordine: le finestre socchiuse, le eleganti tende di lino che ondeggiavano grazie al venticello mattutino e il cinguettio degli uccellini.
I raggi del sole trasparivano attraverso alcuni spiragli della finestra.
Silenzio totale, a parte il respiro regolare di Rokuro girato di spalle, la stanza leggermente buia.
Un'altra volta un ricordo. Ancora il sorriso di Yukihira stavolta sottoforma di sogno, seppur inerente ad un fatto reale. Ancora quelle sensazioni indefinibili. Di nuovo quella confusione mentale.
Quando sarebbero finiti quei ricordi? O per meglio dire.. rimpianti?
Scosse la testa. Il suo unico rimpianto era non aver detto a Yukihira di Marika per paura, non la scelta che aveva preso la mattina dopo quella notte. Era sicura di ciò? Ormai aveva dubbi anche su quello.
Portò gli occhi sulla sveglia che puntava le 9.00 di domenica mattina.
Né lei né Rokuro avrebbero lavorato: la sede dell'Adashino C.B, salvo casi di banqueting/catering, restava chiusa la domenica. Aveva la giornata libera ed era un'occasione per passare del tempo con Marika.
Si sedette a bordo del letto, stiracchiandosi un po', quando un “batuffolo” di riccioli biondi invase la camera e le corse in contro. -buongiorno mamma!-
Sprizzava energia già di prima mattina e posò le mani sulle cosce della madre per alzarsi sulle punte e scoccarle un bacio del buongiorno che lei ricambiò con il sorriso.
-andiamo a fare colazione?- disse emozionata.
-Marika.. abbassa la voce, Rokuro dorme ancora. Ha lavorato tanto ieri.-
-d'accordo.-
-vieni..- le prese la manina, cercando di fare meno rumore possibile, accostò la porta di camera sua e uscì con Marika portandola verso la cucina. -ora posso parlare?- chiese allegra, la bimba.
-Sì, ora puoi.- sorrise lei, -siediti che preparo la colazione.-
-oggi Asako oneechan, non c'è?-
Asako era la loro domestica, che dal lunedì al sabato lavorava da loro facendo le faccende e occupandosi di preparare loro la colazione le mattine infrasettimanali.
Prima lavorava alla villa di suo nonno, ma da quando era andata a vivere da sola con Marika lui l'aveva mandata da loro visto che, essendo sempre a lavoro, c'era bisogno che qualcuno si occupasse della pulizia della casa.
Solo la domenica era lei a preparare i pasti a Marika e nei giorni di altre feste. Ovviamente, poi, aveva anche una cucina privata dove esercitarsi e quando aveva tempo sperimentava piatti nuovi.
-no tesoro, torna domani.-
-Rokuro oniichan quando si sveglierà?-
-non lo so. Ieri era molto stanco.-
Dopo aver finito di preparare la colazione, si accomodò di fronte a Marika.
-andiamo da qualche parte insieme, mamma?- propose la bambina, radiosa.
La vide mangiare con gusto il pancake che le aveva preparato e ne fu davvero felice.
-certo! Oggi non lavoro.-
Non riusciva a dire di no a quel sorriso.
-evviva!- esultò lei.
-prima però finisci di mangiare, Marika. La colazione è importante.-
La bambina annuì energica e tornò a guardarla:
-un giorno voglio diventare brava come te a cucinare, mamma!-
Lei sorrise. -lo diventerai piccola.-
-anch'io ho il palato forte come il tuo, vero?-
In effetti Marika era molto sensibile al cibo come lei_anche se non aveva il palato sviluppato quanto il suo_però sentiva ingredienti che ad altre persone sarebbero sfuggiti. Fin da piccola lo era stata.
Amava sua figlia con tutto il cuore.
Era nata da un rapporto occasionale, era vero, però era stata anche il dono più bello.

Nel frattempo che mangiavano e lei stava bevendo una bel caffellatte anche Rokuro comparve in cucina:
-buongiorno bellezze!- salutò arruffandosi i capelli: lo faceva tutte le mattine, pensò divertita lei.
In compenso a lavoro aveva il capello sempre ordinato.
-Rokuro oniichan!- lo salutò allegra Marika.
-buongiorno.- lo salutò lei, alzandosi da tavola per dargli un bacio.
-io e Marika abbiamo deciso di passare la giornata insieme. Ti unisci a noi?-
L'uomo si fece pensieroso, poi dispiaciuto disse:
-mi dispiace Erina, ma devo rivedere alcuni conti. Mi tocca andare in biblioteca.-
Anche Marika sembrava triste della sua risposta.
-d'accordo. Non preoccuparti.- lo rassicurò, Erina. -fai colazione?-
-mi sono svegliato anche troppo tardi, quindi penso che la farò fuori.-
Erina annuì, poi alzò un mano verso di lui per accarezzargli una guancia.
-come preferisci. Allora buon lavoro!-
-grazie! a voi.. buon divertimento!-
Dopo aver salutato anche Marika, andò a cambiarsi in camera.
Lei portò l'attenzione sulla figlia:
-vorrà dire che ci divertiremo noi due!- le fece un affettuoso buffetto sul naso.
Marika ridacchiò contenta. -vado a vestirmi!-
Prima di uscire dalla cucina del tutto, però, si bloccò sull'uscio della porta:
-mamma.. quando rivedrò Soma oniichan?-
L'aveva colta con una domanda impreparata e fu a quel punto che la certezza la raggiunse del tutto: Yukihira aveva già fatto breccia nel cuore di Marika. Era una considerazione che aveva già fatto nei giorni di Kyoto, ma mai si sarebbe aspettata che sua figlia le chiedesse subito di lui e desiderasse a tal punto rivederlo.
Non sapeva come risponderle, così alla fine optò per restare sul vago:
-non lo so tesoro..-
-devo venire a lavoro da te per vederlo?-
Lei sospirò ancora. -immagino di sì.-
Era l'unica risposta che poteva darle.
-allora domani verrò a lavoro da te!- affermò la piccola, decisa.
Ormai non l'avrebbe più fermata. Si erano conosciuti e si sarebbero visti ancora tante altre volte.
Era inutile stupirsi del reciproco interesse che avevano l'uno per l'altra perché la situazione era già più che ovvia. -prima devi andare a scuola, però.-
-certo! Dopo la scuola mi faccio accompagnare da Benio.-
Aveva un sorriso così dolce quando pensava a Yukihira, si sentiva quasi gelosa, però allo stesso tempo_per quanto era preoccupata_era felice di vedere la gioia nei suoi occhi.
Era sollevata se vedeva Marika stare bene, del resto era sua madre.
-su! Ora va a cambiarti che andiamo!-
-andremo a mangiare in un ristorante buonissimo, vero?-
-sì, te lo prometto.- le sorrise.
Detto questo la bambina uscì contenta dalla cucina.
Aveva sentito parlare che dalle parti del centro di Tokyo vi era un ristorante italiano d'alto livello, che si classificava tra i migliori della prefettura. A Marika piaceva il cibo italiano e a lei pure, se anche era buono, dopo averla portata a giro tutta la mattina potevano andare lì a pranzo.
Rokuro sarebbe rimasto tutto il giorno in biblioteca.
Si sarebbero fatte portare verso il centro di Tokyo dal loro autista, o meglio.. dall'autista di suo nonno.


 
****


La stessa mattina..
Si aprì in un ampio sbadiglio entrando in cucina per prepararsi la colazione.
Lanciò una rapida occhiata all'orologio notando che erano le 10.00 passate e che aveva dormito più del solito. Normalmente alle 9.00 era in piedi, ma il lavoro che svolgeva all'Adashino C.B era molto più stancante e stressante. Corpo e mente erano totalmente impegnati a gestire i compiti e per fortuna la domenica non lavorava. Mise a cuocere sui fornelli un pentolino per scaldare il thé e andò alla ricerca di qualche cereale da sgranocchiare. Non aveva molta voglia di cereali, così decise di preparare un uovo strapazzato e riempirsi lo stomaco che stava brontolando vergognosamente.
Megumi era rimasta la notte da lui, come era solita fare, e aveva deciso di lasciarla dormire tranquilla.
Si sedette su di una delle sedie e iniziò a mangiare l'uovo strapazzato che si era cucinato in un batter d'occhio ed era venuto pure buonissimo.
Intanto che mangiava, ecco che vide comparire un'assonnata Megumi sulla porta e, dopo essersi aperta in uno sbadiglio anche lei, si avvicinò a lui per sorridergli e lasciargli un bacio a fior di labbra.
-buongiorno Soma-kun.-
-buongiorno a te Megumi!- la salutò lui, allegro.
-vuoi un po' di uovo strapazzato? Ne ho fatta una quantità esagerata!- ridacchiò divertito.
-quasi quasi. Ho una gran fame!-
-è nella padella. Serviti pure.-
La vide andare verso i fornelli:
-come al solito esageri in cucina.-
-tanto non avanzerà. A breve ne prenderò un'altra porzione.-
Anche Megumi si accomodò a sedere e iniziò a gustarsi l'uovo.
-delizioso!-
Lui alzò il pollice compiaciuto.
Passò qualche attimo di silenzio in cui svuotarono con piacere la colazione.

-programmi per oggi?- domandò lui.
Megumi sospirò dispiaciuta.
-purtroppo sono di turno a pranzo oggi, al ristorante. Papà mi aspetta per le 11.30.-
-allora non hai molto tempo.- notò lui, guardando l'ora che segnava le 10.30.
-ah!- gridò, notando l'ora. -che sbadata.. non mi ero accorta fosse così tardi!-
Soma scoppiò a ridere. -non preoccuparti, hai ancora un'ora di tempo.-
Megumi, agitata, buttò giù tutto d'un sorso il caffellatte.
-scappo a cambiarmi!- si alzò di scatto dalla sedia. -scusa Soma-kun.-
-non preoccuparti.- le sorrise.
Adorava Megumi proprio perché così era: insicura ma decisa quando c'era da impegnarsi.
Prendeva sul serio il suo lavoro e dava il meglio di sé quando aiutava i suoi genitori al ristorante.
Sparecchiò anche per lei e infilò tutto in lavastoviglie per poi avviarla al lavaggio.
Megumi tornò qualche minuto dopo già vestita e leggermente truccata. I capelli sciolti dolcemente lungo la schiena e le guance arrossate a causa dei movimenti rapidi e frenetici.
Aveva un ciuffo fuori posto e gli scappò un sorriso, notandolo, spontaneamente le si avvicinò e le posò una mano sulla testa per sistemarle il ciuffo. -rapidissima come al solito!-
Anche lei rise. -peccato che non mi sia pettinata a dovere.-
-ora sei apposto. Pronta?-
Lei annuì. Però, prima di andare verso la porta, si fermò sotto di essa:
-tu che farai oggi, Soma-kun?-
-penso che andrò a trovare Takumi. È un po' che non facciamo due chiacchiere che non siano a telefono e questo fine settimana è a Tokyo.-
-d'accordo.- portò gli occhi a terra. -mi dispiace non poterti fare compagnia.-
Lui le sorrise rassicurante. -tranquilla! Lavora sodo!-
-sicuro!- lo assecondò lei sorridendo. -allora vado!-
Si avvicinò a lei e si unirono in un bacio di dolce saluto.
Aspettò che uscisse dalla porta e si lasciò andare ad un lungo sospiro.
Più stava con lei, più si sentiva in colpa per non averle detto che Nakiri era una sua collega e soprattutto perché i sentimenti verso Megumi, da quando lei era comparsa, si erano fatti estremamente confusi.
Adesso che ci pensava, però, anche agli altri non aveva mai detto il nome della sua ragazza: neanche loro sapevano che la sua suddetta fidanzata era proprio una loro vecchia compagna di scuola.
Nemmeno a Nakiri aveva detto il suo nome e probabilmente questo dipendeva dal fatto che, se glielo avesse detto, lui e Nakiri si sarebbero allontanati ulteriormente e il suo “stare con un'altra” l'avrebbe avvertito come qualcosa di ancora più reale costruendo l'ennesimo muro tra di loro e purtroppo sentiva benissimo_nonostante la sua scelta_che non era quello che voleva. Allora cosa voleva?
Perché quando stava con Megumi e la vedeva sorridere si convinceva che la sua scelta era stata giusta, però quando rivedeva Nakiri veniva assalito da una serie di sentimenti talmente forti da mettere in discussione tutto nel giro di un secondo? Quali erano i suoi veri sentimenti? Cosa doveva fare?
Megumi gli piaceva molto e separarsi da lei sapeva gli avrebbe fatto male..
Allora perché voleva Nakiri? Cosa provava per lei?
Perché, più che altro, l'impatto emozionale di quando stava con Nakiri era tanto devastante e travolgente rispetto a quello provato per Megumi? Dipendeva solo dall'attrazione?
Sapeva di essere attratto da Nakiri più che da Megumi e la notte che continuava a ricordare ne era la prova inconfutabile, ma sapeva altrettanto di non poter dire che le emozioni provate per lei fossero solo attrazione fisica. Ancora stava pensando a lei. Una volta solo, senza Megumi attorno a lui, nel silenzio tombale del suo appartamento l'unico pensiero fisso diventava Nakiri e più cresceva più gli sembrava di tradire Megumi ed era una sensazione orribile, seppur ricca di percezioni intense che solo Nakiri riusciva a scatenargli.
Tuttavia, lei stava un altro e doveva farsene una ragione.
Perché non riusciva a farsela?  Perché la sua testa non si arrendeva all'evidenza?
Era più forte di lui e anche nei momenti che stava con lei agiva d'istinto.
Decise che era il momento di mettere un freno ai suoi pensieri, dubbi e domande e di chiamare Takumi per avvisarlo che avrebbe fatto un salto da lui. Così, cercando di controllare il cervello, compose il numero del suo amico per chiamarlo. -ciao Takumi!- lo salutò appena rispose al cellulare.
-oh! Soma!- rispose ilare, l'altro. -volevo chiamarti anch'io.-
-senti, pensavo di fare un salto al tuo ristorante oggi prima per pranzo. Hai da fare? O hai troppi clienti?-
-no, tranquillo! C'è sempre un posto per te.-
-perfetto! Allora mi vesto e vengo.-
-buono! Ti aspetto.-
Fu anche il primo ad attaccare la telefonata.
Cercò di sistemare decentemente la camera e si vestì per andare da Takumi.
Almeno, parlando con lui, forse avrebbe pensato meno a Nakiri.

Tra una cosa e l'altra si era fatto quasi l'ora di pranzo e arrivò al ristorante da Takumi verso 12.00.
Aveva deciso di andare in auto, dato che sembrava tirare parecchio vento e non voleva ammalarsi proprio il giorno prima di ritornare a lavoro o Nakiri lo avrebbe ucciso.
Il ristorante di Takumi era ubicato in una zona favorevole per i turisti visto che si trovava esattamente nella zona commerciale di Tokyo dove vi erano i migliori negozi di marca e anche i locali più in voga.
In quel che si definisce “centro città” insomma.
Parcheggiò l'auto abbastanza vicino al ristorante e prima di entrare decise di fumarsi una sigaretta, poiché la testa era tornata a pensare a Nakiri. Il locale era tradizionalmente italiano in tutti i sensi, vi era una parte di tavoli fuori in cui le belle giornate era anche piacevole mangiarci ed era piuttosto grande e fornito di tavoli anche dentro, oltre che raffinato. Davanti all'entrata del gazebo riempito appunto da vari tavoli tondati e non, vi era la locandina con elencato tutto il menù italiano e di stagione, e il piatto del giorno.
Il locale, oltre ad essere elegante, era anche accogliente e professionale.
Insomma, non c'era da stupirsi se era considerato tra i migliori ristoranti italiani di Tokyo.
Sicuramente Isami e Takumi, assieme alla loro famiglia, avevano fatto un ottimo lavoro.
Spense la cicca per buttarla nel grande portacenere, leggermente più distante dal gazebo ed entrò dentro.
Vide Isami alla cassa e, dato che tirava un po' di vento fuori, i clienti erano per lo più concentrati all'interno del locale. -Soma!- esclamò il fratello gemello di Takumi. -è un po' che non ci vediamo! come te la passi?-
Lui gli sorrise, cordiale. -direi abbastanza bene.-
-Niisan mi ha detto che ti hanno assunto all'Adashino C.B. Ottimo colpo!-
Lui ridacchiò. -grazie mille. Comunque, per ora sono solo in prova.-
-sicuramente ce la farai ad essere assunto definitivamente.-
-lo spero. Sarebbe essenziale per la mia carriera di chef.-
-sono d'accordo.- concordò, -vado a chiamarti niisan. Ora ci scambiamo il turno e io vado in cucina.-
-grazie mille!- si adagiò sul bancone della cassa guardandosi intorno per notare che i clienti sembravano mangiare con gusto. Come al solito, la cucina Aldini non si smentiva mai.
Era felice che avessero tanto successo.

-eccoti qui!- arrivò Takumi, liberandosi del grembiule usato in cucina.
-ti ho tenuto un tavolo per le 13.00, sei d'accordo? Sei venuto prima del previsto.-
Lui si grattò la nuca. -non avevo niente da fare.-
-strano! Sei sempre indaffarato!- scherzò lui, -dove hai lasciato Megumi?-
-aveva il turno a pranzo oggi, quindi fino a stasera non credo la vedrò.-
-capisco. Sei sicuro che sia tutto apposto?- si accertò Takumi, preoccupato. -ti vedo abbastanza teso.-
-non ti si può nascondere niente, eh?-
Non riuscì a non incupirsi, poiché ogni volta che parlava con Takumi_dato che era il suo migliore amico_si sentiva un “libro aperto”. -si tratta sempre di Nakiri?-
Lui annuì sincero.
-da quando e ricomparsa tutti i miei sentimenti sono stati messi in dubbio.
Quando sono con lei agisco d'istinto e mi sento in colpa verso Megumi.-
-non l'hai tradita, vero?-
L'espressione del volto di Takumi era a dir poco spaventosa, capace di creare brividi perfino a lui.
-no, non l'ho fatto. Ma è chiaro che non so più cosa provo per lei.-
Takumi si scaldava sempre quando si trattava di Megumi: era molto protettivo verso di lei_anche se lo faceva per tutte le persone a cui teneva_però Megumi era l'unica ragazza in grado di farlo andare fuori controllo.
Non aveva mai capito perché. -sai che sono legato ad entrambi, Soma, però dovresti davvero capire cosa provi prima di tradirla.- era tornato ad essere moderato, -di questo passo andrà a finire così.
Dimmi se sbaglio.. ancora non le hai detto che lavori con Nakiri, giusto?-
Lui scosse la testa. -no, ma sto pensando di dirglielo quando saremo più liberi entrambi.
Al momento non trovo l'occasione giusta.-
-già il fatto che trovi difficoltà nel dirglielo dovrebbe farti ragionare. La fai preoccupare così, sai? Immagino che ha già provato a chiederti spiegazioni. Sono sicuro che anche lei si è accorta che sei più assente e distratto.-
-l'ha fatto, in effetti.- non riuscì a negare nemmeno questo. -le ho detto che non si deve preoccupare, ma chiaramente non basta perché continuo ad esserlo e mi dispiace molto per questo.-
Takumi sbuffò. -cerca di non farla soffrire, Soma.- lo avvisò, in tono fermo, che sapeva più che altro di un severo avvertimento. -lei non c'entra. Tu sei l'unico che può capire cosa provi veramente, ma devi farlo in modo che lei ne risenta le conseguenze il meno possibile.
Lei ti ama e tu lo sai. Non è giusto farla stare male così o farla agitare.-
-hai ragione. So che la faccio stare male. So che devo capire cosa provo il prima possibile.-
Takumi gli tirò una pacca sulla spalla:
-bravo! Prenditi il tuo tempo, ma cerca di farlo con discrezione e soprattutto dille il prima possibile che te e Nakiri siete colleghi perché se lo scoprisse da sola sarebbe peggio. Non gli hai detto neppure degli altri, vero? Lei non sa niente del nuovo lavoro o sbaglio?-
-no, con lei non ho quasi mai parlato del nuovo impiego.-
-allora muoviti a farlo!-
-sì, troverò sicuramente il momento di farlo in questi giorni. Lo devo fare.-
-d'accordo. Poi mi farai sapere.-
Con questo, portarono il discorso su altro e Takumi iniziò a raccontare delle sue avventure con le ragazze:
-..dunque, poi com'è finita con quella ragazza che era venuta a lavorare qui in sostituzione?- domandò Soma, a fine racconto, curioso della sua risposta.
-oh.. siamo usciti qualche volta. Ci sono andato a letto.- confessò, infine, imbarazzato.
-non è una novità Takumi. Vai a letto quasi sempre con le ragazze che frequenti, anche se poi non dura. Quindi, cosa pensi di lei?-
-è carina, sì. Se la cava a letto, ma dopo un paio di mesi mi è scesa perché mi ha dato l'impressione di una che le piace solo “spassarsela” e anche di una persona superficiale su vari aspetti.
Si preoccupava solo dell'aspetto fisico e parlava solo di sé. Inizialmente non sembrava così.-
-non è sicuramente il tuo tipo.- affermò lui, ridacchiando.
-da quando mi sono lasciato con Haruka non ho più trovato nessuno che mi colpisse a tal punto.
Finisco sempre per classificare relazioni deludenti.-
Fu il suo turno di fare una pacca di incoraggiamento a Takumi:
-vedrai che troverai presto la persona giusta. Ne sono sicuro!- alzò il pollice.
-speriamo.- sorrise. -di certo non mi arrendo!-
Scoppiarono a ridere.
Soma fu contento di aver sollevato l'umore a Takumi.

 

****


Quelle risate con Soma gli erano mancate e la conversazione era stata piacevole. Lui e Soma erano sempre stati molti amici o almeno.. da dopo il secondo anno di superiori avevano instaurato una solida amicizia e lui poteva tranquillamente ritenerlo il suo migliore amico. Non si vedevano spesso perché entrambi lavoravano tutto il giorno o quasi, e lui spesso era in viaggio in Italia per l'import&Esport degli alimenti.
Tuttavia, si sentivano spesso per telefono e ambedue si raccontavano le novità. Takumi sapeva di poter contare su Soma e per quest'ultimo era lo stesso; anche se un periodo si vedevano meno, il loro legame non si infrangeva. Lui sapeva cos'era successo tra Nakiri e Soma la serata dei festeggiamenti post laurea.
Nel corso di tutto il periodo scolastico, seppur i due non ne erano consapevoli, vi era sempre stata un'attrazione speciale tra loro; così, quando Soma gli aveva raccontato quello che era successo tra loro, non era stata una notizia inaspettata. Certo.. i due ci avevano messo ben sei anni per riconoscere di piacersi e con l'aiuto di molti bicchieri di alcol_e ancora adesso Soma faticava a comprendere i suoi sentimenti per Nakiri e a capire cosa provava invece per Megumi_. A proposito di quest'ultima, lui era molto legato a lei e avevano stretto un'amicizia al secondo anno di superiori perché lei era spesso con Soma.
Megumi era stata la prima ragazza con cui aveva fatto amicizia seriamente, poiché le ragazze del suo fanclub_anche se carine e affettuose_ nemmeno in quel periodo gli sembravano molto intelligenti.
Nel corso degli ultimi anni aveva classificato relazioni sentimentali per la maggior parte finite male, per un motivo o per un altro, e l'unica ragazza con cui era stato diverso tempo era stata Haruka.
Si era messo con lei poco dopo l'università ed erano stati insieme fino all'anno scorso. Era stata la sola ragazza a cui aveva voluto veramente bene e la prima della quale si era innamorato. Era finita perché lei si era innamorata di un altro. Megumi e Soma, nel periodo della rottura, erano stati molto vicini a lui e cercavano di aiutarlo a non pensare. Se con Soma aveva un rapporto di rispetto e di stretta amicizia, con Megumi gli veniva spontaneo essere protettivo e scaldarsi pesantemente se qualcuno la faceva soffrire, di conseguenza non voleva arrivare ad arrabbiarsi pure con il suo migliore amico perché non riusciva a capire cosa provava per la sua attuale ragazza. Se l'avesse fatta soffrire si sarebbe infuriato anche con Soma, perché come non sopportava di veder star male quest'ultimo ancora di più non accettava di veder piangere Megumi.
In effetti non aveva mai capito perché con Megumi fosse tanto tutelativo e perché fosse l'unica ragazza in grado di renderlo irrequieto e nervoso quando veniva ferita.
Non aveva mai pensato a fondo a quei sentimenti ambigui verso di lei, soprattutto perché aveva sempre ritenuto fosse un atteggiamento normalmente da amico essere protettivo con lei perché ci teneva.
E, a parte questo, era anche la ragazza di Soma e dunque intoccabile.
Proprio per questo continuava ad evitare di pensare alla “stranezza” dei suoi comportamenti quando si trattava di Megumi e preferiva comunque vederla da amica senza scavare a fondo o farsi delle domande riguardo ai suoi veri sentimenti. Aveva semplicemente deciso di vivere nell'ignoranza e per ora gli andava bene così finché vedeva i suoi amici felici, sebbene tale felicità negli ultimi giorni sembrava vacillare specialmente da parte di Soma che appariva molto teso. Ad un tratto, stupefatto, vide entrare nel suo ristorante una bellissima donna dai lunghi capelli biondi che stringeva la mano di una bambina di all'incirca sei anni.
Non era un viso nuovo, in particolare gli era familiare il portamento regale e altezzoso, quando infatti incrociò il suo sguardo e incontrò gli occhi lilla la riconobbe: Nakiri Erina.
Anche lei era abbastanza sorpresa di vederlo quando lo riconobbe e tantomeno sembrava felice di vedere che il ragazzo di spalle era Soma. Quando vide che stava venendo nella loro direzione, lui scuoté bruscamente Soma che era rivolto verso di lui e dava la spalle a Nakiri, dunque non si era accorto del suo arrivo.
-non ci posso credere..- recitò meravigliato. -Soma! Guarda chi è arrivato?-
-si può sapere che ti prende all'improvviso, Takumi?-
-girati e basta.-
A quel punto Soma lo fece.


 
****


Strabuzzò gli occhi al momento che Takumi l'aveva costretto a girarsi per accorgersi che inaspettatamente Nakiri era finita al ristorante di Takumi il giorno che aveva deciso di andarci anche lui.
Che fosse uno scherzo del destino?
Lo spiazzamento generale fu interrotto da Marika che, accortasi di lui, con le guance arrossate e gli occhi radiosi corse nella sua direzione per abbracciarlo.
-Soma oniichan!!- gridò festosa.
-ciao Marika.- rispose alle manifestazioni d'affetto della bambina.
Anche Erina li raggiunse e dopo aver smaltito la sorpresa portò gli occhi su Takumi.
-Aldini.. non sapevo lavorassi qui.-
-è un piacere rivederti Nakiri.- sorrise lui. -ho faticato a riconoscerti.-
Soma fissò Nakiri e non seppe nemmeno lui quanto si sentì felice di vederla e questo non andava affatto bene. -ci becchiamo dappertutto, eh Nakiri?-
Smorzò la situazione nella speranza di sciogliere il tumulto interiore di sensazioni contrastanti che lo travolse e la tensione creatosi tra loro di fronte a quell'incontro.
-già, che seccatura.- sbottò lei, incrociando le braccia.
Lui ridacchiò e Takumi intervenne:
-avevate prenotato un tavolo?-
-sì, per due.-
-allora vi faccio accomodare.-
Poi si voltò verso di lui:
-anche il tuo si è liberato.-
-Soma oniichan, mangi con noi?-
Lui la guardò con dolcezza, sotto gli occhi diligenti di Nakiri che già attraverso la sua espressione corrucciata gli suggeriva come rispondere alla figlia:
-no, Marika, ho un altro tavolo prenotato. Mi dispiace.-
Takumi si fece confuso e si accostò al suo orecchio:
-sbaglio o hai tralasciato qualcosa quando mi hai parlato di Nakiri? Non mi avevi detto che aveva una bambina. È la figlia del suo compagno attuale?-
Lui scosse la testa. -ti spiego tutto per bene quando Nakiri non c'è.- a sua volta gli rispose nell'orecchio. Takumi sospirò e alzò le spalle:
-d'accordo, ma direi che qui la situazione si fa ancora più complicata.
A maggior ragione dovresti capire cosa provi per lei.-
-già.- dovette confermare. -comunque, è meglio che vada al mio tavolo.-
-sii cauto, Soma, mi raccomando.-
Lui alzò il braccio per accennargli di aver recepito l'ultimo consiglio.
Portò gli occhi al tavolo di Marika e Nakiri, incrociò lo sguardo di quest'ultima e le sorrise come suo solito mettendola in difficoltà visto che sembrò farsi impacciata, mentre Marika sembrava triste perché non poteva mangiare con loro. Non voleva illudersi, ma era sicuro che anche Nakiri si sentisse in colpa per averlo costretto a mangiare da un'altra parte date le imprevedibili circostanze. Come sempre era bellissima: indossava un vestito in lungo, a maglia, azzurro _da pomeriggio_ che addolciva graziosamente le forme del suo corpo e la snellezza del fisico veniva risaltata da un paio di zeppe chiuse, color cuoio.
Le ciocche chiare ricadevano delicate e maestose lungo la schiena e le punte erano leggermente arricciate in fondo. Il leggero trucco le illuminava di più il viso e il mascara allungava le sue ciglia con eleganza.
Non era l'unico che si era voltato a guardarla, o comunque era interessato alla sua figura, gran parte della schiera maschile presente nel locale sembrava deliziato da lei. Senza volerlo, Nakiri faceva sempre quell'effetto. Era stupenda e lui avvertiva solo di più il desiderio di “marcare il territorio” con lei, benché riuscì a controllarsi dal non farlo per tutto il pranzo.
Nel corso del pasto, ambedue si erano osservati e scrutati più volte di sfuggita, in un'attrazione silenziosa e spontanea. Ogni volta che si trovava con lei, e quel giorno non fu un eccezione, le emozioni lo travolgevano.

Il pranzo trascorse così e a termine di esso, lui andò da Takumi per salutarlo e ringraziarlo.
-guarda che dovrai darmi delle spiegazioni quando hai un attimo.- lo avvertì.
-lo farò. Grazie del pranzo.- gli sorrise.
Detto questo, uscì dal ristorante e si adagiò davanti all'entrata accendendosi l'ennesima sigaretta per sfogare l'agitazione. Anche Marika e Nakiri avevano quasi finito di mangiare e aveva deciso di aspettarle.
Sarebbe stato giusto andare via, anche per rispetto a Megumi, ma l'idea di aspettarle era stata più forte di lui e così aveva finito per ascoltare nuovamente la sua parte irrazionale.
Infatti, poco dopo, eccole uscire anche loro dal locale:
-oh no, Yukihira!- esordì lei, -sei ancora qui? Perché ci hai aspettate?-
Marika invece era più che felice perché afferrò la sua mano con tenerezza:
-grazie Soma oniichan!-
Erina sospirò arresa vedendo il sorriso felice della figlia.
-non vi ho aspettato. Ho solo fumato una sigaretta.- mentì lui, ghignando.
-potevi farlo da qualsiasi parte e invece hai deciso di farlo qui davanti.-
-come vi è sembrato il ristorante di Takumi?- cambiò discorso lui, distanziandosi con loro dal locale e affiancandosi ad Erina mentre Marika stringeva ancora la sua mano. La mano di Marika era così piccola in confronto alla sua che quasi non la sentiva, eppure fu capace di regalargli un calore affettivo non indifferente.
-non è stato male.- ammise Nakiri, alla fine.
-la sogliola con le patate era buonissima!- esultò la piccola Marika. -tu che hai mangiato Soma oniichan?-
Lui le sorrise. -il piatto del giorno: il rosbif.-
-ah! Quello che ha mangiato anche mamma! Vero? Vero?-
-sì, è vero tesoro.- confermò lei.
-abbiamo ordinato la stessa cosa, dunque.- strizzò l'occhiolino in direzione di Nakiri.
Lei distolse lo sguardo vergognosa. -già..- borbottò.
Arrivò davanti al parcheggio dove aveva lasciato l'auto e avvertì una sensazione di malinconia all'idea di doversi separare da loro. -io ho la macchina qui.- comunque annunciò.
Nakiri era di nuovo senza Rokuro e poteva essere un'altra occasione per passare del tempo con lei.
Scacciò immediatamente quel pensiero molesto: doveva pensare a Megumi che, anche di domenica, lavorava e invece lui andava a “spassarsela” con un'altra? non era giusto. Era scorretto. Eppure..
La sua contorta indecisione mentale, fu interrotta dalla manina di Marika che strinse ancora una volta le sue dita. -Soma oniichan.. vai di già via?-
Lui si fece sinceramente dispiaciuto. -mi dispiace piccola..-
Decisa, andò versò Nakiri e la fissò determinata:
-mamma! Perché non invitiamo Soma oniichan a venire all'acquario con noi?-
Lui sgranò gli occhi colpito dalla richiesta di Marika e portò lo sguardo su Nakiri che, oltre ad essere in seria difficoltà visto che la bambina pareva molto felice se decideva di andare con loro, sembrava anche abbastanza preoccupata. -Marika, ascoltami..- tentò allora, lui, chinandosi verso Marika pronto a spiegarle per bene che non poteva andare con loro perché aveva da fare_anche se faceva male_la risposta che anticipò Nakiri lo spiazzò del tutto:
-no Yukihira! Lascia stare. Vieni all'acquario con noi.-
A Marika brillarono gli occhi:
-grazie mamma!- esclamò abbracciandola.
Appena lui notò il sorriso di Nakiri capì che, per quanto difficile, era convinta delle decisione presa.
Avvertì in tepore avvolgere con dolcezza tutto il suo organismo di fronte a quella risposta positiva. Involontariamente sorrise. -allora vengo volentieri.-
I tre si avviarono verso l'acquario che non era molto distante da dove erano loro.

 

****


Alla fine aveva invitato Yukihira ad andare all'acquario con loro.
Non era riuscita a dire di no a sua figlia e soprattutto a rinunciare alla possibilità di passare dell'altro tempo con lui perché l'idea la allettava, che lo accettasse o meno, e i momenti che loro tre passavano insieme erano sempre intensi e ricchi di sentimenti. Quando lei e Rokuro trascorrevano le giornate con Marika, l'atmosfera era tranquilla ma non così naturale e gradevole; probabilmente perché Marika, sebbene aveva accettato Rokuro, non si sentiva a suo agio con lui come invece Yukihira la faceva sentire. Il motivo per cui la situazione era diversa non era solo perché Yukihira era il vero padre della bambina, ma anche perché lui era così: solare, semplice, divertente, socievole e coinvolgente. Marika si sentiva a suo agio con lui anche per questo e la sintonia che c'era tra loro_perché padre e figlia_incrementava solo di più la piacevolezza di stare con lui.
Purtroppo non solo per Marika, pure per lei. Ed ecco perché aveva finito per invitarlo ad andare con loro: non l'aveva fatto solo perché Marika sarebbe stata più felice, sebbene soprattutto per questo, ma anche per lei.
Per un suo desiderio egoistico di stare con lui in assenza di Rokuro.
Perché, se aveva deciso di prendere le distanze da Yukihira, non riusciva a farlo?
Perché non portava avanti le sue scelte senza infilarsi in situazioni critiche come quella? Cosa la spingeva a sperare di passare del tempo con lui pur sapendo che anche lui aveva una relazione con un'altra?
E perché lui non rifiutava mai?
Anzi, a dirla tutta, il più delle volte era Yukihira a cercarla e a parlarle per primo da quando aveva iniziato a lavorare all'Adashino C.B ed era successo spesso. Forse proprio perché nemmeno a lui dispiaceva stare con lei, allora si sentiva di fare lo stesso. Però questo non andava bene, la allontanava solo di più da Rokuro e i dubbi che aveva sui suoi sentimenti per lui non facevano altro che intensificarsi.
Comunque, aveva deciso di passare una giornata con Marika, tranquilla, motivata nel farla divertire.. non poteva nuovamente farsi assente e pensierosa per via di lui. Sapeva che, se si sarebbe lasciata andare, con la presenza di Yukihira la giornata sarebbe cambiata del tutto. Aveva paura di ciò che avrebbe provato stando con lui. In realtà l'aveva sempre quando Yukihira si avvicinava, perché le sensazioni provate e la bellezza dei momenti erano così intensi da spaventarla. Sapeva che invitarlo sarebbe stato un rischio; però, se non voleva rovinare tutto, doveva cercare di ignorare la sua testa e pensare che stava con Rokuro e che tra lei e Yukihira era finita. Sentì la spalla di Yukihira sfiorarla appena si affiancò a lei e assaporò i brividi d'emozione percorrerle tutto il corpo a solo quel lieve tatto, dall'altra parte Marika stringeva le sue dita con amorevole dolcezza e le sensazioni che le aveva acceso Yukihira portandosi accanto a lei raddoppiarono quando le sue labbra accarezzarono il suo orecchio e il caloroso fiato attraversò l'interno di esso accendendole un palpito d'eccitazione non voluto. -faresti di tutto per vedere il suo sorriso, vero?- le sussurrò.
Lei avvampò senza controllo. -ovvio, è mia figlia.-
Soma le sorrise con dolcezza. -grazie di avermi invitato.-
-l'ho fatto solo perché Marika ci teneva.- ribatté mentendo. -non fraintendere.-

 

****


Avevano pagato l'acquario ed entrati dentro notarono che vi erano molte famiglie con bambini o coppie felici.
Lui ed Erina si sentirono a disagio a quell'idea.
Attraversarono le molte sale dove vi erano una vasta infinità di pesci dai più piccoli ai grandi: cavallucci marini, vari paguri, meduse, pesci colorati, pesci palla, anguille.. e ancora delfini, squali etc etc.
Marika sembrava felicissima e anche lui non poté fare a meno di sorridere vedendo la bambina tanto elettrizzata. -guarda com'è grosso quel pesce palla, Soma oniichan!- lo indicò.
Lui ridacchiò rispondendo:
-probabilmente ha mangiato troppo. Sembra che stia per scoppiare.-
Soma portò di sbieco gli occhi verso Nakiri, di fianco a lui, e notò che stava cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Marika invece si aprì in una risata scatenata e sovreccitata passò da una vasca all'altra sempre sotto gli occhi attenti di Nakiri. Marika, essendo poco più avanti, li aveva lasciati soli ed era calato il silenzio tra loro. -wow!- esclamò lui, interrompendolo per primo. -quel luccio sauro è molto grande, sarebbe delizioso da fare al forno.- ridacchiò divertito. -tu che dici Nakiri?-
-dico che sei proprio fissato con la cucina.-
Si aprì in una risatina graziosa, lasciandolo senza fiato per quanto fosse bella mentre rideva ad una sua battuta. -in effetti lo sono.- confessò, poi, sorridendo. -sei bella quando ridi, Nakiri, dovresti farlo di più.-
Non era riuscito a controllare le sue parole e le aveva fatto l'ennesimo complimento.
Lei arrossì e abbassò gli occhi a terra:
-smettila di provarci con me, Yukihira.-
-ho fatto solo un'osservazione.- replicò lui, -è la verità ciò che ho detto.-
-non dovresti.. perché devi sempre mettermi in crisi?-
-è divertente farlo. E poi lo sai che sono attratto da te.-
Lei arrossì ancora. -questa non è una giustificazione.-
-no, non lo è.- asserì lui, fissandola intensamente.
Aveva un ciuffo fuori posto, così gli venne d'istinto prenderlo e sistemarlo in una delicata carezza dietro l'orecchio per poi sorriderle e farla imbarazzare.
Lei rimase colpita dal gesto.

 

****


Portò gli occhi altrove incapace di rispondere perché ancora incantata ed emozionata.
Calò nuovamente il silenzio intanto che di sfuggita continuava a seguire Marika che si spostava da una vasca all'altra molto rapidamente. Il silenzio fu distrutto da lei:
-Yukihira.. come mai eri da solo al ristorante degli Aldini?-
Era da quando l'aveva visto da solo nel ristorante italiano che si chiedeva dove fosse la sua compagna poiché moriva dalla curiosità. Attese la sua risposta:
-potrei farti la stessa domanda, Nakiri.-
-ah! Lascia stare!- esplose irritata, -mi domando perché te l'ho chiesto.-
Immediatamente si era pentita di aver dato adito alla sua curiosità.
Si era fatta trascinare dal momento intimo da lui creato e non andava bene.
-lavorava. Non ero con lei per questo.- rispose in seguito.
-anche Rokuro aveva da fare: doveva rivedere alcuni conti.-
-capisco. Avresti voluto essere con lui all'acquario?-
-no, non direi.- ammise tranquilla, -ci vediamo a lavoro e conviviamo, praticamente, avremo certamente altre occasioni per andarci insieme.-
-capisco. Bene.-
Erina notò che l'espressione di Yukihira si era nuovamente oscurata e avvertì il desiderio di sapere come mai si era incupito all'improvviso, ma si trattenne. Marika, nel frattempo, era tornata verso la loro direzione:
-Soma oniichan! Mamma! Venite a vedere quanto sono belli i delfini!-
Loro due sorrisero alla bambina e Marika strinse la mano di Nakiri.


 
****


A fine visita dell'acquario si avviarono verso il parcheggio vicino al ristorante di Takumi.
Marika sembrava essersi spenta: era cotta, anche se felice della giornata.
Raggiunto il parcheggio dove aveva lasciato la macchina e sotto il cielo pronto a tramontare, lui chiese loro:
-come tornate a casa?-
-verrà l'autista di mio nonno a prenderci.-
Lui si guardò attorno: era quasi buio, il vento si era alzato, Nakiri non era troppo coperta per stare ad aspettare un'autista e Marika sembrava talmente cotta da non reggersi in piedi poiché le si chiudevano gli occhi.
Guardò ancora una volta Nakiri e si accorse che sembrava stringersi alla ricerca di calore perché il vento si era raffrescato. Lui, senza pensarci due volte, si sfilò il cappotto che indossava e sotto gli occhi stupiti di Nakiri glielo avvolse attorno alle spalle. -tieni questo.- le sorrise gentilmente.
-non importava Yukihira.- farfugliò impacciata, sistemandolo meglio sulle spalle. -.. ma grazie.-
-vi accompagno a casa con l'auto.- decretò lui.
-non dire cavolate! L'autista non ci metterà tanto ad arrivare.-
-per me non è un problema e preferisco così.- sorrise rassicurante.
-d'accordo.- acconsentì lei, -ma non voglio essere in debito con te.-
-non chiedo nessun debito. Figurati.- ridacchiò lui divertito.
Marika si stropicciò gli occhi e mugugnò assonnata:
-grazie Soma oniichan.-
-di niente piccola.-
Le carezzò la testa scomponendogli la “capigliatura” riccioluta.
Intanto che raggiungevano la macchina, si ritrovò a pensare a quanto era stato bene quella giornata.
Amava stare con Nakiri perché era tutta un'avventura. Una scoperta costante. Era esilarante la sua compagnia e non finiva mai di provare emozioni nuove e di conoscere lati di lei che non aveva mai visto: quella risata alla sua battuta gli aveva fatto saltare il cuore. Quando l'aveva sfiorata per sistemarle quel ciuffo, avrebbe voluto osare di più. Baciarla. Stringerla a sé. Cosa voleva dire tutto questo?
Perché quando era con Nakiri la figura di Megumi quasi scompariva?
Ennesime domande. Ennesimi dubbi.
Chi amava davvero?
E poi c'era Marika. Adorava vederla felice.
Perché era tanto travolto da quella bambina? Cosa aveva di speciale? Solo l'essere figlia di Nakiri?
Scossa ancora la testa: non era solo per quello.
Sperava di capire presto cosa voleva perché non poteva andare avanti.

In macchina, durante il tragitto e cullata dai movimenti, Marika si addormentò.
Arrivarono davanti a casa di Nakiri grazie alle indicazioni che lei gli aveva dato.
-grazie del passaggio, Yukihira.- disse lei. -ora sveglio Marika.-
Lui d'impulso la fermò per la mano e si fissarono intensamente negli occhi, in uno scambio che durò per un tempo indefinito e prezioso. La mano di Nakiri era liscia, curata, e le dita affusolate e nivee.
Non avrebbe voluto lasciare quella mano per nessun motivo e infatti non lo fece neanche quando le spiegò il motivo per cui l'aveva fermata dallo svegliare la bambina:
-non preoccuparti. Se non ce la fai a portarla ci penso io.-
Lei rimase a fissare le mani che si stringevano per alcuni secondi silenziosi e poi, controvoglia e lentamente, scivolò via dalla sua presa. Il buio nascondeva il rossore delle sue guance.
-se per te non è un problema.- rispose sottovoce.
-nessun problema, davvero.- la tranquillizzò lui, rimpiangendo il contatto con lei.
Uscì dall'auto e si sistemò la bambina sulle spalle.
Poi si fermò di colpo. E se in casa ci fosse stato Rokuro?
-Suzuki-san non è in casa, vero?- allora chiese.
-no, mi ha scritto per messaggio che cenava con un amico.-
Lui sospirò sollevato. -meno male. Sarebbe stato un problema.-
-già.- asserì lei piatta.
Soma entrò in casa di Nakiri guardandosi attorno e lei gli mostrò dove si trovava la camera di Marika, dove lui adagiò la piccola sul letto. Nakiri sistemò il letto della bambina e la coprì un po'.



 
****


A lei non sfuggì l'espressione di dolcezza e affetto che Soma rivolse a Marika e ebbe sempre più la certezza, e anche il terrore, che il suo segreto non sarebbe durato ancora a lungo se andavano di questo passo.
Avvertì una stretta dolorosa al petto che poteva significare solo una cosa: paura e angoscia.
E sì, anche se avevano passato insieme una bellissima giornata. Solo lei, in effetti, sentiva_e perché solo lei lo sapeva_di aver passato una giornata in famiglia. In fondo la realtà era quella: loro erano una famiglia, anche se lei e Yukihira non stavano insieme e lui e Marika non sapevano di essere padre e figlia.
Abbassò gli occhi a terra, accolta nuovamente dai sensi di colpa.
Accostò la porta della camera della figlia appena anche Yukihira fu uscito.
Lo accompagnò alla porta. A stare in casa da soli stavano rischiando grosso e probabilmente erano consapevoli entrambi della criticità della situazione.
Portata in camera Marika, inoltre, l'atmosfera tra loro si era fatta ancora più pericolosa e ricolma di tensione sessuale, soprattutto perché veniva loro naturale guardarsi con agognata voglia carnale.
Lei pensava di riuscire a gestire l'attrazione, ma in effetti stava riscontrando parecchia fatica nel farlo e sicuramente il suo sguardo era desideroso quanto quello di Yukihira. Si sentiva una traditrice.
-grazie di aver portato su Marika per me, Yukihira.-
Cercò di placare i loro animi ardenti passando ad avere una conversazione di civile e formale gratitudine.
-non è stato niente di ché, Nakiri.-
Si guardarono ancora una volta. Si parlarono con gli occhi, celando per l'ennesima volta la loro inconfessata passione e i misteriosi sentimenti che li legavano.
-è meglio che vada adesso.- fu lui a spostare lo sguardo, stavolta. -ci vediamo a lavoro Nakiri.- poi aggiunse, avviandosi verso il cancello dell'uscita. Fu a quel punto che la sua mano si mosse da sola, come se il suo cervello non la controllasse più, e afferrò il polso di Yukihira. Cosa aveva appena fatto?
Era troppo tardi per tirarsi indietro, ormai.
Lui si voltò verso di lei e la schiacciò con audacia contro il muro all'entrata poggiando la mano su di esso, sembrava un scatto brusco, ma in realtà le era parso tanto sensuale.
La porta dell'appartamento, nel mentre, si era chiusa da sola a causa di una folata di vento.


 
****


Cosa stava facendo? Perché l'aveva sbattuta contro il muro?
Era stato un gesto incontrollato, ma al momento che lei lo aveva fermato per il polso non ci aveva visto più e la parte irrazionale aveva agito per conto proprio. Era così vicina a lui: i loro corpi erano stretti l'uno con l'altra, contro la parete, le labbra sembravano talmente invitanti da fargli perdere il senno.
Voleva baciarla, maledizione. Quasi inconsciamente, travolto anche dai ricordi di quella notte, dai suoi capelli scese lungo il collo in una infuocata carezza che lo portò fino alla sue natiche fino a raggiungere la sua coscia coperta dal lungo vestito, come se fosse la cosa più preziosa che avesse tra le mani. Portò la testa al lato destro del suo collo, scostò le ciocche e con le labbra assaggiò gli strati di pelle in quei punti, realizzando quanto gli erano mancati e quanto avrebbe voluto sentirli ancora. Sentire lei in tutto e per tutto.
Avvertì il suo desiderio farsi certo quando il suo membro s'irrigidì chiedendo di averla. Si staccò dal collo sentendo le risposte positive di lei alle sue carezze, condite da reali apprezzamenti, e si avvicinò al suo orecchio. -giochi sporco, Nakiri.- fiatò.
Lei, in tutto questo, aveva stretto le mani attorno alla sua schiena in un abbraccio affamato e anche in quel momento non aveva lasciato la presa. I loro occhi erano vicinissimi, le labbra ancora di più.
Erano stretti in un abbraccio carnale e ardito.
Il profumo di lei invadeva le sue narici spingendolo ad assaporarlo di più in un unione bramosa di corpi nudi. Cosa stavano facendo? Avevano i loro compagni. Fu il loro pensiero comune.
Di questo passo, anche se si erano solo toccati con desiderio senza baci o senza essere andati a letto insieme, li avrebbero traditi perché l'attrazione era forte.
-non possiamo..- annaspò lei, il respiro affannato.
-cosa suggerisci di fare allora?- fece lui stancamente, poggiando la fronte contro la sua.
Lei inizialmente resto in silenzio, poi rispose:
-vattene a casa Yukihira.- lo spinse via a stento, cercando di imporsi. -Rokuro potrebbe tornare a momenti.-
-abbiamo fatto una scelta. Io ho scelto.- poi continuò.
Lui si staccò da lei, consapevole pure lui che non era solo. Non erano liberi.
Erano impegnati entrambi e avevano scelto, ma era ancora più chiaro_dopo quello che era successo_quanto la voleva. Visto che lei rispondeva alla sua passione allo stesso modo, aveva avuto la conferma che anche per Nakiri era rimasto qualcosa di quella notte. -Nakiri.. tu ami Suzuki-san?-
Voleva saperlo. A seconda della sua risposta, si sarebbe comportato di conseguenza o almeno.. ci avrebbe provato come meglio poteva.
-non dovresti farmi questa domanda, Yukihira, non sono affari tuoi.-
-date le circostanze e, visto cos'è successo, la domanda sorge spontanea.-
Passò qualche secondo di pausa prima di rispondere, sembrava pensierosa.
-sì, lo amo.- alla fine disse.
La risposta fu dolorosa, però almeno in questo modo sarebbe uscito da casa sua con più convinzione.
Non nascose l'espressione ferita, che nemmeno a lei sfuggì.
-tu ami la tua ragazza, Yukihira?-
Quella domanda lo colse di sorpresa poiché non sapeva neppure lui cosa sentiva per Megumi, però alla fine decise di dargli la risposta più ovvia in quel caso:
-sì, immagino di sì.- eppure sentiva che c'era qualcosa che non andava in essa.
Faceva male. Faceva dannatamente male. Cosa provava veramente per Megumi?
-allora facciamo finta che non sia successo nulla.- decise alla fine, lei, sebbene sembrava amareggiata quanto lui. Però, dopo che gli aveva detto di amare Rokuro, doveva smetterla di interpretare la realtà a suo piacimento.
-allora a domani Nakiri.- si chiuse la porta alle spalle stringendo i pugni frustrato.
Perché era tanto doloroso?
Eppure aveva quasi tradito Megumi. Per quanto si sentisse in colpa, la risposta di Nakiri era più dolorosa.
sì, lo amo”. Strinse di più i pugni, pensandoci ancora, fino a farsi male.

 

****


Aveva mentito. Aveva detto a Yukihira di amare Rokuro quando nemmeno lei sapeva ciò che provava.
Si era spaventata sentendo quanto amasse essere toccata da Yukihira e i ricordi di quella notte, le sensazioni, dopo che l'aveva di nuovo accarezzata in quel modo, si erano fatti ancora più vividi e reali. Forti.
Era stata costretta a dire di amare Rokuro perché sapeva che, se non l'avesse fatto, se non avesse convinto se stessa un'altra volta, avrebbe finito per tradirlo perché era chiaro purtroppo quanto desiderava Yukihira.
Era chiaro come le sensazioni nei momenti che passava con lui fossero totalmente diverse e più incisive, penetranti, incandescenti. Come poco fa. Non c'era paragone.
Allora cosa provava per Rokuro? E per Yukihira?
In ogni caso aveva deciso di allontanare quest'ultimo e aveva ampi dubbi che, dopo che gli aveva detto di amare un altro, lui sarebbe tornato da lei o avrebbe insistito. Inoltre, pure lui aveva detto di amare la sua ragazza; per cui, quello che era successo tra loro pochi secondi fa, cos'era stato?
Davvero niente? Un scatto di folle desiderio? Un momento di debolezza? O qualcosa di più?
No.. decisamente qualcosa di più. Aveva allontanato Yukihira.
Aveva resistito alla tentazione di “lasciarsi andare”, allora perché si sentiva profondamente triste? Perché stava così male? Aveva quasi tradito Rokuro e si sentiva in colpa per quello, ma in qualche modo il pensiero che Yukihira rinunciasse del tutto a lei a causa di quello che gli aveva detto era ancora più angosciante.
Era devastante. Struggente. Le spaventava.
Si toccò gli occhi e li sentì umidi: stava piangendo ed era un po' che non le succedeva.
Si lasciò calare lungo il muro, portandosi le ginocchia al petto.
Avrebbe pianto un po' e prima che Rokuro tornasse si sarebbe infilata a letto in modo che lui non sarebbe accorto nel suo pessimo stato d'animo.


 
****


Pensò che, da quando aveva lasciato l'appartamento di Nakiri, non aveva controllato neanche una volta il cellulare. Nemmeno quando era all'acquario. E anche adesso era troppo frustrato da come si erano messe le cose in generale per interessarsi al telefono. Non aveva scritto a Megumi perché sapeva che era impegnata a lavoro e non voleva disturbarla, ma ormai doveva aver finito e la stava sicuramente facendo preoccupare.
Davanti all'auto, tirò fuori dalla cavità dei jeans scuri il suo Iphone e controllò chi l'aveva cercato per scoprire che Megumi le aveva lasciato un sacco di messaggi:

Soma-kun, come stai? Che stai facendo?”  il primo messaggio delle 16.30.

Ho finito prima di lavorare. Ce la faccio a scendere dalla campagna.
Stasera a cena non ho il turno. Cosa ne pensi?”
Il secondo messaggio delle 18.00.

ti aspetto a casa, tanto su in campagna non c'è molto da fare.
Quando hai un attimo rispondimi! baci”  il terzo messaggio delle 19.30.

E poi c'era un ultimo messaggio di mezz'ora fa, ovvero alle 20.45.
non hai risposto a nessuno dei messaggi, Soma-kun, sto iniziando a preoccuparmi.
Dove sei? Tutto apposto? È successo qualcosa?”


Si schiaffeggiò la fronte come a maledirsi.
Era per caso un'idiota?
Aveva fatto preoccupare Megumi da morire.
Non andava bene. Non era da lui far soffrire le persone.
Era sempre stato altruista e cercava sempre di fare la cosa giusta e trovare una soluzione a tutto senza alcuna ripercussione. Voleva bene a Megumi. Teneva moltissimo a lei. E come un bastardo la stava facendo soffrire. Con Nakiri non c'era speranza finché stava_e a detta di lei.. amava Rokuro_ allora perché far soffrire la persona più vicina a lui in quel momento per un suo tornaconto? Per dei dubbi che prima che Nakiri tornasse a far parte delle sue giornate riusciva a gestire discretamente, sebbene i continui ricordi di quelle notte passata con lei. Non era giusto. Spense il cellulare perché aveva praticamente la batteria scarica e mise in moto la macchina per tornare a casa sua. Megumi lo stava aspettando. Era preoccupata.
Doveva correre da lei e scusarsi. Doveva pensare solo a lei adesso, perché in questo modo la coinvolgeva nella sua confusione mentale e la faceva stare male. Non voleva farla stare ancora peggio, così le avrebbe detto di essere stato a cena con dei colleghi e si sarebbe scusato a dovere.
Sì, era purtroppo costretto a mentirle e non era nemmeno bravo a farlo.
Non l'aveva effettivamente tradita, ma l'aveva quasi fatto e questo era orribile.
Lei non doveva assolutamente saperlo.



*****************************************************************************
angolo autrice: sono riuscita a pubblicare prima del previsto il nuovo cap. Non fateci l'abitudine, però, purtroppo sono ancora piena di studio almeno fino a metà settembre ç_____ç come vi parso questo cap?
Apparentemente più sembrare che succederà presto qualcosa tra Erina e Soma, vista la scena finale XD.
In realtà questo è solamente l'inizio e vi farò penare tanto! molto più che in My Sweet Chef (per chi l'ha letta, sa cosa intendo :D ), poiché la situazione è assai più complessa :P. Ma tranquilli.. per chi mi conosce, sa che mi piacciono i lieto fine ;D. Comunque, come vi è sembrato questo appuntamento a 3? le scene Sorina? e quelle tra Marika e Soma? inoltre, vi ho anche presentato Takumi. Adesso sapete qualcosa in più anche di lui *-* Come avrete capito, con questa fanfic ho deciso di tentare con la TakuMegu perché gli ultimi cap del manga sembrano intenti a farli avvicinare e penso che possano essere carini insieme, ma vediamo. Questo non vuol dire che non amo più la TakuHisa eh! ;D
Come vi sembra? l'ho gestito bene? anzi.. ho gestito bene tutta la vicenda?
Nel prossimo cap vi anticipo che sarà meno incentrato su Soma ed Erina. Vedrete molto Megumi (eh sì, purtroppo c'è anche lei e non ho intenzione di deludervi nemmeno con lei_anche se non è decisamente tra le mie simpatie preferite come PG, ma vorrei dare il giusto tono anche a lei se voglio rendere la fanfic realistica_).
Intanto, ringrazio tantissimo chi mi ha recensito lasciadomi delle stupende recensioni! grazie davvero! *-*
Non so come farei senza di voi <3<3 come solito, vi risponderò il prima possibile alle recensioni. Abbiate pazienza :(  spero di non deludervi con i prossimi cap D: .
Grazie a chi ha messo la fanfic a preferite/seguite/ricordate. Grazie davvero! *____* P.S: voglio fare una precisazione sulla scena finale. Anche se lei e Soma hanno avuto un contatto più diretto rispetto ad altri dello scorso cap, non lo ritengo un tradimento perché io uso la parola "tradimento" solo se due persone che non stanno insieme si baciano sulla labbra o fanno l'amore o preliminari intimi. Quindi, Soma ed Erina in questo cap non hanno tradito i loro compagni per me.
Spero a presto!!^^

Un bacione grande a tutti!! <3<3 Erina91

 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Erina91