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Autore: autopilot_    29/08/2016    0 recensioni
«Che ne hai fatto del tutti quanti mentono?»
«Stavo mentendo anche io.»
--
Luke sta bene, il suo problema è la mancanza di felicità.
Per questo vivere in un mondo in cui tutto è in bianco e nero fin quando non si incrocia lo sguardo della propria anima gemella è difficile per lui.
Soprattutto perché mai guardava le persone negli occhi, un po' per timore di scoprire che nel mondo non ci fosse alcuna persona per lui, un po' per paura di sapere quali colori lo circondavano.
Genere: Angst, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"He said I'm gonna buy a gun and start a war,
if you can tell me something worth fighting for."

-A rush of blood to the head, Coldplay.

✘✘

 

Mordicchiando un'unghia da così tanto tempo che prima o poi era convinto di veder traccia di sangue, Luke attendeva qualcosa.
 

Un segno, qualsiasi cosa che gli facesse capire che quell'Ashton era la persona che cercava; ma non succedeva nulla, un lieve mal di testa, qualche sensazione strana.
 

Nulla.
 

Ora capiva come facevano gli altri ad andare avanti pur sapendo che accanto non si ha la persona giusta, da quando Luke aveva posato gli occhi sul ragazzo riccio ne era rimasto così incantato da credere di riuscire a poter trascorrere una vita tranquilla al suo fianco.
 

Ovviamente, questo era il suo pensiero, non sapeva se per Ashton la cosa era minimamente considerabile.
 

Eppure, Luke non comprendeva ancora perfettamente cosa era in grado di fare l'amore, in fondo era ancora alla ricerca di risposte concrete.
 

Pensava di doverne parlare con Michael, ma ultimamente era alle prese con la sua storia romantica e Luke non sapeva se aveva voglia di ascoltarlo, forse era meglio se cominciava a trovare soluzioni da solo.
 

Inoltre, ora non poteva contare sull'aiuto di sua madre, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli tutto quanto, alcune cose devono restare segrete.
 

C'era anche da dire però, che Luke non sapeva prendere delle decisioni lontanamente adeguate.
 

Per questo, proprio come avrebbe fatto uno stupido, era alla fermata dell'autobus, sperando di riuscire a salire su quello sbagliato ma allo stesso tempo giusto.
 

Doveva tornare in quello strano paesino, ma non ricordava minimamente quale fosse l'autobus preso quel giorno.
 

Inoltre, sapeva perfettamente che stava facendo la cosa sbagliata, ma doveva averne la certezza, per una volta avrebbe fatto quello che voleva senza finire nei guai, soprattutto ora che i suoi fratelli non potevano usare la tattica del "fai quello che voglio o dico alla mamma che ieri sei uscito senza permesso."
 

Era un pensiero un po' strano per chi non avrebbe avuto la compagnia della madre per qualche tempo, ma forse Luke non aveva ancora bene in mente la situazione.
 

Senza smettere di mordersi le unghie salì sopra il primo autobus, lui non aveva mai avuto problemi per i passaggi a scuola e le poche volte che prendeva mezzi pubblici era al fianco di Ben, quindi non sapeva minimamente dove sarebbe finito.
 

Quando dovette reggersi saldamente ad un sedile di plastica per non cadere, sospirò profondamente, iniziando a pentirsi di quella scelta appena si ritrovò per caso a sbirciare tra i messaggi che una ragazza seduta stava inviando al suo probabile ragazzo.
 

Era una cosa che Luke di solito odiava fare, ma vedere tutti quei cuoricini scuri e quei "non ti lascerò mai, te lo prometto" gli faceva venire il voltastomaco.
 

Era tutto così monotono e falso che ad un certo punto iniziò addirittura a dubitare della storia dei colori, in fondo erano stati degli uomini a dirlo e si sa, l'uomo per natura è bugiardo.
 

È un difetto che non si può controllare, Luke stesso mentiva, sembrava quasi una cosa normale.
 

Con grande disappunto il veicolo non svoltò nella stradina desiderata.
 

Luke stava seriamente per rinunciare a quell'impresa e scendere, visto che poteva tornare a casa a piedi in poco tempo.
 

Invece un tocco sulla spalla lo interruppe, facendolo voltare con cautela verso la persona che cercava di attirare la sua attenzione.
 

"Sai dove porta questo autobus?" Chiese una ragazza con i capelli grigio chiaro, quasi bianco, mentre stringeva contro il petto una cartella per i disegni, probabilmente.
 

"No, credo proprio di essermi perso" rispose Luke dopo aver fatto finta di pensarci su, non poteva farle capire che era stata una sua scelta sbagliare autobus.
 

Dopo aver visto lo sguardo della ragazza tramutarsi da speranzoso a rassegnato guardò la strada che stavano percorrendo, rivolgendosi di nuovo a lei.
 

"Però credo passi in centro, di solito è questa la strada più semplice per arrivarci" la informò scrollando le spalle e dandole un'ultima occhiata, notando il modo in cui lo stava già guardando.
 

Che cosa diamine stava osservando? Luke arrivò al punto di credere di avere qualcosa sul viso (oltre ai brufoli), ma non disse nulla, anche perché fu di nuovo la sconosciuta a rivolgergli la parola.
 

"Quanto credi ci metta ad arrivare in centro?" E che cosa ne sapeva Luke, non aveva mica un navigatore incorporato.
 

"Credo una decina di minuti, forse anche di meno" sapeva dirne di cazzate, doveva farsi i complimenti da solo.
 

Dopo aver ringraziato Luke con un sorriso, la sconosciuta tornò a guardare fuori dal finestrino, tenendo ancora saldamente la cartella.
 

Era così curioso di sapere cosa conteneva che ad un certo punto pensò di chiederlo, ma non voleva risultare scortese, quindi non lo fece.
 

Ma restò ad osservare l'oggetto, sperando che la ragazza lo notasse e avrebbe finito per dirgli cosa conteneva, invece sembrò non rivolgergli più un'occhiata.
 

Non sapeva quanto altro tempo aveva passato sull'autobus, ma fu sollevato nel vedere che era quasi arrivato in centro, almeno avrebbe potuto dire a Ben di andare a recuperarlo più tardi, nel frattempo avrebbe fatto qualcosa.
 

Quando stava per scendere, notò che anche la ragazza di prima stava facendo la stessa cosa.
 

Una volta sceso, voleva credere che la sconosciuta non lo stava seguendo, che era dietro di lui per puro caso.
 

Ma minuto dopo minuto non sembrava fosse così, non sapeva se esserne spaventato o sentirsi in qualche modo desiderato, insomma, mai nessuno lo aveva seguito così insistentemente.
 

Però iniziava anche ad esserne infastidito, soprattutto dopo essersi fermato ad un bar per prendere delle gomme da masticare, lei era rimasta immobile fuori, fingendo di non sapere dove andare. O forse era proprio così.
 

Luke voleva rivolgerle la parola, ma allo stesso tempo non voleva.
 

Forse la sua unica fortuna in quella giornata fu di vedere una sagoma familiare osservare la vetrina dell'unico negozio tragicamente chiuso.
 

Il colore dei suoi capelli sembrava spiccare tra tutti quelli degli altri, nonostante fondamentalmente il colore sembrava lo stesso.
 

Così si ritrovò ad avvicinarsi ad un Michael visibilmente scocciato, probabilmente perché il suo negozio preferito era chiuso.
 

Con un po' di cautela fece qualche passo verso di lui, sapendo che mai, mai, Michael sarebbe andato in città da solo, temeva di trovarlo in dolce compagnia ed era l'ultima cosa che voleva.
 

Ma non sembrava esserci nessuno accanto a lui, quindi, perché preoccuparsi tanto?
 

Anche se voleva tirarsi indietro, era troppo tardi, perché lo sguardo del suo amico cadde inevitabilmente su di lui, che ancora timidamente si stava avvicinando.
 

"Luke! Che onore!" Quasi urlò Michael sorpreso di incontrare un ragazzo così introverso e incapace di prendere un bus da solo senza perdersi in città, per giunta da solo.
 

"Già, ogni tanto esco all'aria aperta" rispose Luke fingendo un sorriso mentre il suo amico lo stringeva in un caloroso abbraccio che ricambiò subito.
 

"Cosa ti ha costretto ad uscire di casa? Jack ti ha cacciato?" Scherzò l'amico facendo così ridacchiare leggermente Luke, che però scosse la testa.
 

"Potrei farti la stessa domanda, Michael, non è il tuo habitat questo" e proprio quando la conversazione stava prendendo una bella piega, quando i due sembravano finalmente tornati in sintonia ed aver dimenticato che durante quei giorni non si erano degnati neanche di scriversi un messaggio, Luke notò un ragazzo avvicinarsi.
 

Ed era più che sicuro di vedere rabbia nei suoi occhi, casualmente era anche diretto verso di loro e Luke iniziava ad avere paura.
 

Infatti posò un braccio sulla spalla di Michael che sobbalzò, non aspettandosi un contatto così brusco e si voltò verso il moro, guardandolo annoiato.
 

"Chi è lui?" Chiese quello strano ragazzo, teneva un paio di occhiali da sole sopra la testa, che era ricoperta da capelli scuri, decisamente neri, e poteva vedere dei tatuaggi sulle nocche della mano che era poggiata sulla spalla del suo amico.
 

"È Luke, te ne ho anche parlato" a quella frase la persona presa in causa deglutì, sperando che quello non fosse il famosissimo 'Cal' menzionato solo una volta da Michael.
 

"Giusto! Scusami se sono stato un po' maleducato. Mi chiamo Calum-ehi, li guardi da troppo tempo, hai bisogno di qualcosa?" Interruppe la sua presentazione mentre teneva lo sguardo fisso dietro di me, dove speravo non ci fosse ancora quella ragazza.
 

"Calum, sii gentile una volta tanto" lo rimproverò Michael dandogli un colpo leggero con il gomito; in effetti quel ragazzo sembrava un po' troppo impulsivo.
 

"Ma è semplicemente inquietante, vi fissa" protestò togliendo il braccio dalla spalla di Michael.
 

Luke si voltò, notando con orrore che era ancora una volta la sconosciuta incontrata nell'autobus.
 

Sospirò esasperato, implorando con lo sguardo Michael e quello che probabilmente era il suo ragazzo di liberarlo da quella situazione scomoda.
 

"Andiamo a bere qualcosa?" Chiese quindi Michael, rivolgendosi più a Luke che a Calum che stava ancora guardando la ragazza.
 

Luke annuì, iniziando poi a camminare al fianco del suo amico mentre combatteva contro la voglia di voltarsi e chiedere che cosa volesse da lui, ma con un po' di forza di volontà evitò di farlo, più o meno.
 

Ma lui non era come Calum e Michael, non riusciva ad ignorare una persona neanche se imponeva a se stesso di farlo.
 

Sentiva il suo sguardo che sembrava quasi perforargli la nuca, era una sensazione talmente strana che anche quando lei non c'era più continuava a provare la stessa cosa.
 

"Come torni a casa, Luke? C'è Ben in giro?" Chiese Michael notando il ragazzo dai capelli grigiastri guardare la superficie di legno del tavolo, pensieroso.
 

"No" fu tutto quello che disse, mentre alzava lo sguardo per poter incontrare le iridi chiare del suo amico, non notando il modo in cui Calum lo osservava quasi minaccioso.
 

"Allora ti diamo noi il passaggio! Calum è riuscito finalmente a prendere la patente dopo due tentativi falliti, quindi perché no?" Disse con euforia Michael, mentre scuoteva il braccio del suo "ragazzo" per poter attirare la sua attenzione.
 

Un attimo, aveva la patente? Quindi doveva essere maggiorenne, a differenza di Michael.
 

Ma era legale una cosa del genere?
 

"Se proprio insisti" a dire il vero a Luke sembrava piuttosto scocciato, anzi, lo era, come sempre.
 

"Anzi, perché finire qui la nostra giornata? Andiamo da qualche parte, così ci divertiamo e puoi conoscere meglio Calum" Michael non sembrava capire che Luke non aveva voglia di conoscere l'altro ragazzo, semplicemente perché neanche Calum sembrava così entusiasta.
 

"Non posso, ho delle cose importanti da fare" cercò una via d'uscita Luke, che in questo tipo di cose non era esattamente il migliore.
 

"E poi tra poco arriverà Ben, quindi non mi serve un passaggio, ma grazie comunque per la gentilezza" aggiunse poi distogliendo lo sguardo da Michael solo per poter incontrare quello di Calum, che in tutta l'ora non aveva fatto altro che fissarlo, questo lo spaventava poiché non sembrava affatto amichevole.
 

"Sicuro?" Domandò stranamente Calum, guardandolo ancora con quegli occhi al di poco scuri e terrificanti, Luke ne era terrorizzato, era sicuro di trovarli nei suoi incubi.
 

Cercando di apparire il più sicuro possibile, il ragazzo più piccolo annuì, alzandosi dalla sedia una volta che gli altri due ragazzi fecero lo stesso.
 

Però non li seguì, non voleva essere il terzo incomodo e guardare quei due piccioncini sbaciucchiarsi, anche se a Luke non piaceva per nulla Calum.
 

Dirigendosi verso la fermata dell'autobus, Luke guardò con interesse tutti i negozi che erano in strada, fermandosi di tanto in tanto quando qualcosa di interessante catturava la sua attenzione.
 

Al momento, era impegnato a guardare un enorme peluche di un orso, era gigantesco e la prima cosa che gli venne in mente fu "lo voglio."
 

Però per averlo avrebbe dovuto vendere al mercato nero un suo rene, quindi avrebbe soltanto osservato da lontano e in silenzio quel bellissimo orso che, sicuramente, era almeno il triplo di Luke, in altezza e in peso.
 

Stava per andarsene quando sbucò una figura familiare da dietro uno scaffale pieno di giocattoli per bambini.
 

Nonostante tenesse davanti al volto uno scatolone che sembrava davvero pesante, Luke riconobbe la folta chioma di ricci appartenenti all'unico ed inimitabile Ashton.
 

Rimase pietrificato fuori dal negozio, non sapendo se entrare e salutare oppure scappare e riflettere sul motivo per cui doveva sempre, sempre, incontrarlo.
 

Proprio quando stava per voltarsi ed andarsene, il ragazzo dai capelli ricci posò il pesante oggetto, vedendo così Luke fuori da negozio.
 

Lo salutò con un gesto della mano e con un piccolo sorriso che Luke subito ricambiò, poi si avvicinò alla porta automatica, uscendo per poter (forse) salutarlo meglio.
 

"Che fai? Mi segui?" Chiese Ashton mentre gli porgeva una mano che trovò subito quella dell'altro ragazzo, stringendola con forse troppa forza.
 

"O forse sei tu che segui me" ribatté Luke separando quella stretta di mani che era così innocente da farlo sentire stupido quando le sue guance si erano scaldate.
 

"E perché mai dovrei?" Scherzò il riccio poggiandosi da un lato contro il muro, tenendo le braccia incrociate.
 

"Per lo stesso motivo per cui io dovrei seguire te?" Disse incerto, anche perché non sapeva come rispondere e iniziava a sentirsi in imbarazzo.
 

Inarcò un sopracciglio a quella domanda, restando a fissarlo con confusione.
 

"Perché mi fissi?" Sbottò ad un certo punto, non riusciva a sopportare quando qualcuno restava a guardarlo soprattutto nel modo strano in cui Ashton lo stava facendo.
 

"Non ti sto fissando, ti sto osservando, c'è differenza" in tutta risposta Luke restò in silenzio, facendo spallucce e pronto ad andare via.
 

"Stavi andando via? Perché tra poco finisco di lavorare e potevamo andare insieme, l'autobus è lo stesso" propose il riccio poco dopo.
 

Ci pensò per un po', non sapendo bene cosa fare visto che, dopotutto, Ashton era una persona che non conosceva bene e sua madre non sarebbe affatto felice di saperlo.
 

Però sua madre non c'era, e poi avrebbero preso l'autobus, insomma, non avrebbe potuto fargli niente davanti alle altre persone.
 

E poi si fidava di lui, stranamente.
 

Osservò il suo sguardo speranzoso, prima di annuire e sorridere lievemente per la sua reazione, che consisteva in un semplice "evviva", però era stata una cosa carina.
 

Entrarono insieme nel negozio e prese quell'occasione per guardarsi attorno, era davvero un bel negozio, vendeva semplicemente giocattoli per bambini.
 

"Il negozio è di mio cugino, stranamente ha accettato il mio aiuto come assistente, anche se avrei preferito fare altro" lo informò mentre si apprestava a prendere un'altra scatola contenente chissà cosa e la portava nel ripostiglio.
 

"Hai infilato un cadavere in quelle buste?" Chiese con ironia Luke appena intravide delle buste nere piene di chissà cosa nella piccola stanza.
 

Ashton scoppiò a ridere, tirando fuori da una di esse un peluche, lanciandolo verso il più piccolo. Anche con la sua mira perfettamente allineata non fu in grado di prenderlo al volo, così cadde a terra.
 

"Non ho riflessi, te ne sei accorto?" Chiese mentre afferrava da terra il peluche, notando inorridito che, nonostante fosse morbido e anche carino, aveva una gigantesca macchia scura sopra il materiale chiaro, simile al caffè.
 

"Ovviamente non sempre i bambini sono tranquilli, c'è chi rompe qualcosa, chi sporca i peluche e cose simili, ovviamente non possiamo lasciarli esposti e dobbiamo toglierli, quindi no, nessun cadavere per il momento."
 

Avrebbe anche potuto evitare di aggiungere l'ultima parte, Luke era un paranoico cronico e temeva che a fine giornata sarebbe stato lui il cadavere.
 

"Non sono un assassino, ci stai davvero credendo?" Lo prese in giro Ashton, ridendo e avvicinandosi alla figura minuta del ragazzo, afferrando con delicatezza l'animaletto morbido dalle sue mani.
 

"La parte peggiore è che restano nel ripostiglio per tanto tempo prima che qualcuno se ne sbarazzi" aggiunse mentre portava al suo posto l'oggetto inanimato, ignorando lo sguardo triste di Luke.
 

"Forse sono io ad essere cresciuto in una famiglia in cui non sono ammessi sprechi, ma la ritengo una cosa piuttosto triste quella di buttare dei giocattoli soltanto perché sono macchiati o leggermente rotti" brontolò il minore tenendo le braccia incrociate al petto.
 

"E cosa posso farci? Non decido io quale tragica fine faranno questi giocattoli, non me li lasciano neanche prendere" protestò Ashton e sembrava essere piuttosto infastidito dal tono quasi arrogante con il quale Luke si era rivolto a lui.
 

Stava per controbattere ancora una volta ma il rumore della porta automatica lo interruppe, facendolo voltare per poter capire chi fosse entrato nel negozio.
 

Il modo spavaldo con cui salutò il riccio dietro le spalle di Luke fece capire a quest'ultimo che quel ragazzo non era nientemeno che il proprietario.
 

"Grazie Ash, puoi andare adesso" congedò il riccio con quella semplice frase e quest'ultimo fece esattamente come chiesto, ovvero girare i tacchi ed uscire dal negozio, seguito da un Luke piuttosto confuso.
 

Si stavano dirigendo a passo svelto verso la fermata degli autobus, con Ashton poco più avanti di Luke che non riusciva a tenere il passo.
 

"Oi, che ti è preso? Rallenta!" Comincia a lamentarsi il più piccolo dei due, riuscendo ad attirare l'attenzione dell'altro che si fermò e attese che Luke gli fosse vicino per poter ricominciare a camminare, questa volta con passo più calmo.
 

"Scusami Luke, voglio tornare a casa il prima possibile perché non credo di sentirmi troppo bene" spiega il riccio restando ad osservare il pavimento, contando forse ogni passo che faceva.
 

"Posso esserti utile? Magari ti accompagno a casa, anche se tecnicamente sono uno sconosciuto e non dovresti dirmi dove vivi, però voglio soltanto aiutarti e insomma-" cominciò a farneticare Luke, era uno dei suoi più grandi difetti, e avrebbe continuato se Ashton non lo avesse interrotto.
 

"Se i tuoi genitori non hanno nulla in contrario, perché no?" Disse il più grande con un sorriso appena accennato sul volto.
 

Luke mormorò qualcosa di incomprensibile persino per se stesso riguardo i suoi genitori, rimanendo in silenzio per tutto il resto del breve tragitto verso la fermata.
 

Ashton si accorse subito del suo repentino cambiamento d'umore, ma non disse nulla, credendo che forse il più giovane stesse pensando a qualcuno o qualcosa, non voleva interromperlo.
 

Invece era l'esatto opposto, Luke stava aspettando che Ashton gli rivolgesse la parola, rompendo così quel silenzio sgradevole.
 

"Sento come se mi stessero piantando dei chiodi in testa" disse Ashton mentre teneva ancora una volta lo sguardo fisso a terra, con gli occhi chiusi.

 

Gli occhi di Luke si sgranarono e i palmi delle mani cominciarono a sudargli terribilmente, forse c'era un barlume di speranza.
 

"Appena torni a casa puoi riposare e dopo starai meglio" Luke lo rassicurò poggiando una mano sulla sua spalla; se Ashton era la sua 'anima gemella' doveva iniziare a scoprirlo, quindi qualche contatto in più forse avrebbe aiutato.
 

Il riccio guardò la mano pallida del più piccolo quasi sorpreso, di certo non si aspettava un gesto del genere e neanche Luke stesso sapeva cosa gli passava per la mente.
 

Aspettarono l'autobus con pazienza, mentre chiacchieravano di qualsiasi cosa nonostante Ashton avesse mal di testa, se il dolore fosse stato alla pari di quello che Luke provò qualche giorno fa, di certo non lo sapeva, ma in un certo senso lo sperava.
 

Non sapeva in quale zona vivesse il suo amico, ma non vedeva l'ora di scoprirlo ed era felice del rapporto che pian piano stava costruendo con Ashton; la sua mente era piena di dubbi e ancora una volta non sapeva a cosa pensare, ma quel ragazzo lo attraeva in un modo quasi assurdo e, per il momento, era tutto ciò a cui pensava.
 

✘✘

 

Che schifo, schifissimo!

Che ritardo imperdonabile, causato sia
dal fatto di dover recuperare il mio vecchio
computer per pubblicare i capitoli su EFP
che per i miei complessi.

Arrivo a metà  capitolo e boom, vorrei
cancellare tutto quello che ho scritto, 
quindi bleah, lo faccio...

La ragazza super inquietante che segue
Luke avrà un ruolo abbastanza strano
nella storia, quindi, anche se per il
momento sembra buttata un po' a caso,
pazienza(;

see ya


 

   
 
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