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Autore: FairyCleo    29/08/2016    4 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

Una nuova realtà

 
Aver preso la decisione di lasciare nella caverna Bulma, Chichi, Trunks e Goten non era stato semplice. Ma non potevano rimanere nascosti lì per sempre, e non potevano lasciar morire di fame le loro famiglie. I bambini si erano lamentati di quanto fosse stato ingiusto aver scelto di lasciarli indietro, perché sostenevano di non aver alcun bisogno di essere protetti e di sapere perfettamente quando e come dare aiuto ai grandi. Goten aveva urlato a squarciagola di essere ormai diventato un ometto e di essere anche più forte di Gohan, e che per questo non aveva la benché minima intenzione di nascondersi dal nemico, neppure se questo era un pazzo sanguinario desideroso di uccidere le divinità. Era quasi scoppiato in lacrime pur di convincere il padre e il fratello a non lasciarlo indietro, ed era stato solo grazie all’intervento di un più maturo Trunks se aveva cambiato idea, accogliendo la proposta dei loro papà.
“Dobbiamo occuparci delle nostre mamme” – aveva detto il piccolo saiyan dai capelli lilla dopo aver fatto anche lui un po’ di capricci – “Hanno bisogno di noi”.
Ed era vero. Bulma e Chichi avevano realmente bisogno di protezione. Soprattutto, avevano bisogno di sapere che i piccoli di casa fossero al sicuro, anche se, a ben vedere, sembrava che sulla Terra non esistessero più luoghi sicuri.
Chichi non era stata contenta di vedere Gohan seguire il padre e Vegeta, ma comprendeva quanto fosse importante fare una ricognizione e quanto fosse ancora più importante – almeno per ora – rifocillarsi. Il punto era che esisteva anche un altro motivo che la rendeva estremamente nervosa e preoccupata, ma non avrebbe osato dare voce a quel timore perché mai avrebbe potuto provare a dissuadere suo figlio qualora avesse deciso di seguire il suo cuore e partire alla ricerca della sua Videl.
“Stai attento” – erano state le uniche parole che aveva riservato per lui, le stesse che aveva sussurrato a Goku dopo averlo stretto in un forte abbraccio.
Bulma e Vegeta non avevano osato dirsi nulla. Erano intervenuti gli occhi a sopperire alla mancanza delle parole. Uno sguardo severo ma preoccupato di lui, e il dolore di lei dovuto alla separazione imminente e alla consapevolezza dei tormenti che stavano lacerando il suo uomo. Vegeta non era un folle, al contrario di quello che tanti continuavano a credere, compresa la lì presente Chichi. Il principe dei saiyan era una creatura razionale, calcolatrice e sicuramente stava elaborando un piano che potesse trarre tutti in salvo, un piano che cominciava con l’analizzare la situazione sin nel più piccolo dettaglio e nello scartare i pro e i contro che avrebbero portato a formulare un piano A, un piano B e in evenienza anche un piano C.
Quello che Bulma non poteva sapere era che, in quell’occasione, non esistevano piani alternativi. In verità, non esisteva neppure un autentico piano A, perché, per la prima volta nella sua vita, Vegeta non aveva neanche la parvenza di un’idea che potesse risolvere la situazione.
“Torneremo entro l’alba” – aveva sentenziato, dando le spalle a chi sarebbe rimasto indietro – “Non osate uscire da qui per nessuna ragione al mondo. Trunks, Goten, siete responsabili dell’incolumità delle vostre madri. Conto su di voi” – ed era andato via prima ancora che i bambini potessero dire qualcosa, anche un semplice ciao.
Esattamente opposta era stata la reazione di Goku – “Mi raccomando, fate i bravi” – aveva detto, accarezzando le testoline di entrambi – “Torneremo presto”.

 
*
 
Avevano deciso di avvicinarsi a quello strano agglomerato di costruzioni che doveva sicuramente essere la città governata da quel mostro con estrema circospezione. Non erano esperti di missioni stealth, ma per necessità erano in grado di improvvisarsi anche provette spie del governo, e quella era una necessità con la N maiuscola.
Il primo punto di quella ricognizione era cercare di capire quali fossero le reali condizioni degli esseri umani. Sicuramente ridotti in schiavitù, erano consapevoli del loro nuovo stato o erano vittima di qualche sorta di maleficio? Vegeta non sapeva quali fossero tutte le potenzialità di Vickas, e non voleva farsi cogliere impreparato. Soprattutto perché non avevano la più pallida idea di che aspetto avesse e se fosse nel palazzo o meno. Per entrare nella cittadina, sarebbero stati costretti a mascherare il loro aspetto. Non era difficile immaginare che loro fossero in cima alla probabile lista dei ricercati stilata dal nuovo regnante, e farsi beccare appena varcata la soglia della città sarebbe stato da perfetti idioti. Fossero stati soli, forse, avrebbero attaccato la fortezza senza neanche pensarci, ma c’erano mogli e figli che attendevano il loro ritorno, e non potevano permettersi errori. Così, alle stregue dei peggiori ladri mai visti prima, avevano rubato alcune rozze coperte marroncine che qualche povera donna aveva avuto la noncuranza di stendere ad un filo dietro casa, e si erano ammantati con esse, facendo in modo di nascondere bene il viso. Vegeta provava un’immensa vergogna nel dover celare la propria identità, ma sapeva bene che non aveva alternative: o quello, o farsi scoprire ancor prima di aver capito come agire.
“Stiamo vicini e cerchiamo di non dare nell’occhio” – aveva detto, mantenendo un tono di voce molto basso – “E mi raccomando, non fate niente di stupido”.
Se per fare niente di stupido Vegeta intendeva non fare niente e non aiutare chi avevano attorno, sarebbe diventato molto più complicato del previsto, perché lo scenario che si era palesato davanti ai loro occhi era stato più desolante di quanto avessero mai potuto immaginare. Ovunque, tra cumuli di immondizia e di fango, si ergevano piccole case in pietra con i tetti di paglia che sembra fossero sul punto di ripiegarsi su se stesse, inghiottendo così il cospicuo numero di persone che vi avevano trovato riparo. Bambini, donne e anziani, erano vestiti di stracci e avevano l’aspetto di chi non faceva un pasto decente da mesi. Ovunque vigeva un odore sgradevole, e avevano avuto modo di appurare che masse di animali emaciati vivevano nella stessa stanza dei loro padroni. Era una scena surreale, quasi come se fossero piombati sul set di qualche film medievale riprodotto in modo fin troppo fedele. Solo che quello non era un film: quella era vita reale, e loro c’erano finiti dentro senza sapere come.
“Che desolazione…” – aveva sussurrato Goku, incapace di girare lo sguardo davanti a tutta quella sofferenza.
“Ma come è stato possibile?” – Gohan non riusciva a farsene una ragione. Avrebbe voluto fermarsi e parlare con il primo passante in modo da capire come potesse essere accaduta una cosa simile, ma farlo significava svelarsi, e svelarsi significava mettere a repentaglio la missione, e forse anche morire. Aveva il cuore in tumulto. In quel luogo regnavano dolore, fame e miseria e sembrava impossibile anche solo pensare di debellarli.
“Una moneta” – lo aveva pregato un bambino sì e no dell’età di suo fratello, un bambino dal viso sporco, dai piedi scalzi e sanguinanti e dalla chioma arruffata – “Per piacere signore… Una moneta… Ho così tanta fame”.
“Io… Io…” – non aveva saputo cosa dire. Gli occhi stravolti dalla sofferenza e il brontolio di quello stomaco affamato lo avevano privato dell’uso della parola.
“Non abbiamo niente per te” – era intervenuto Vegeta, crudele, impassibile – “Vattene”.
Solo così erano riusciti a passare oltre, anche se il cuore dei presenti era rimasto indietro, sulla manina tesa di quel bambino bisognoso, compreso il cuore di Vegeta.
La situazione non era migliorata neppure nei pressi della fortezza. Stando a quello che aveva studiato nei libri di storia, accanto ai palazzi dei signori abitavano i contadini e i borghesi più ricchi, ma in quella situazione le cose erano andate diversamente. La miseria regnava ovunque, e sembrava che per nessuno potesse esistere una possibilità di riscatto.
Gohan aveva il cuore in gola. Se quelle erano le condizioni della popolazione, ciò voleva dire che nella stessa situazione si trovasse anche la sua Videl. Ma dove potevano essersi nascosti lei e suo padre? Sempre ammesso che fossero ancora in vita. Non aveva osato fare domande in giro, esattamente come gli era stato ordinato da Vegeta. Aveva provato a concentrarsi per individuare la forza spirituale di lei, ma gli era stato impossibile: troppo grande era l’aura malvagia di Vickas, così grande da coprire tutte le energie che avevano attorno. Non era stato neppure in grado di percepire la presenza di Junior. Cosa ne era stato del suo amico e maestro? Che fosse stato annientato insieme a Dende? Non poteva credere che ciò fosse possibile, ma se Vegeta aveva ragione su quel mostro, l’opzione non poteva essere scartata. Anche se, a ben vedere, entrambi non erano divinità nel senso stretto del termine.
“Sta calmo figliolo” – aveva cercato di rincuorarlo improvvisamente Goku, quasi avesse letto nei suoi pensieri – “Sono certo che siano nascosti da qualche parte, al sicuro”.
“Lo spero tanto papà… Lo spero tanto”.
“Tsk! Fate silenzio e ascoltate!” – Vegeta si era bloccato di colpo, irrigidendosi e voltando il capo verso sinistra – “Sta accadendo qualcosa”.
In un primo momento, non si erano resi conto di quello che Vegeta aveva cercato di spiegargli ma, poco dopo, il suono di quelle che sembravano essere urla di donne aveva catturato la loro attenzione.
“Da quella parte”.
Avevano cercato di muoversi in fretta, sperando che quell’atteggiamento non spiccasse, passando attraversando un vicolo buio e fangoso sin quasi a scontrarsi con una piccola folla di persone accalcate sotto un alto palco di legno.
“Ma cosa sta succedendo? Perché ci sono tutte queste persone qui?”.
La scena continuava ad avere qualcosa che diventava sempre più surreale man mano che continuavano a osservarla. Non occorreva uno sforzo mentale eccessivo per comprendere che quel palco non fosse altro che un luogo destinato alle esecuzioni capitali, ma qualcosa lì non quadrava. Solo che non riuscivano a rendersi conto di cosa fosse questo qualcosa.
“VI PREGO! LASCIATELO ANDARE! VE NE PREGO!” – urlava una donna ai piedi dell’alto podio. Un’altra le faceva eco poco più indietro, e altre ancora piangevano in maniera sommessa lì vicino. Quelle che si trovavano accanto a loro avevano gli occhi atterriti di chi aveva già provato lo stesso dolore delle presenti e, vestite di nero dalla testa ai piedi, contribuivano a rendere ancora più cupa quell’atmosfera di morte incombente.
Solo a quel punto Vegeta aveva parlato, dandosi dello stupido per non averlo notato immediatamente.
“Donne…” – aveva sussurrato, inquieto – “Sono tutte donne”.
Aveva ragione. Non vi erano uomini lì. E non ne avevano incontrati neppure durante la loro ricognizione nella cittadina, ora che ci facevano caso. Avevano visto solo donne, anziani e bambini, ma nessun uomo adulto o adolescente. Non avevano incontrato nessuno che potesse anche solo potenzialmente proteggere chi era più debole e in difficoltà.
“Vegeta…”.
“Lo so Kaharot. Siamo nei guai. Ma sta zitto e non fare gesti avventati. Neanche tu, Gohan. State fermi e zitti. Forse, saremo così fortunati da fare in modo che nessuno si accorga di noi”.
E forse, ci sarebbero riusciti veramente, perché sembrava che la folla fosse troppo impegnata ad attendere l’arrivo del condannato a morte, condannato che non aveva osato tardare troppo. Era giunto sul palco con la testa nascosta dentro un cappuccio nero, le mani legate dietro la schiena segnata da centinaia di frustate, i piedi scalzi e con addosso solo dei pantaloni verdi logori. Lo stavano trascinando due guardie armate. Entrambe recavano sull’armatura saiyan il vessillo di Vickas e avevano un elmo calato sul capo, elmo che impediva di vedere i loro volti.
“Per favore! Liberatelo!” – continuavano a urlare le donne – “Lui non c’entra!”.
Ma nessuno le stava ascoltando. Neppure Vegeta, Goku e Gohan, distratti dai discorsi delle donne in nero che si trovavano dietro di loro.
“Un altro che cade in nome della libertà” – aveva detto una, la voce assente – “Un altro che muore per aver provato a rialzarsi”.
“Papà…”.
“Sta zitto!” – Vegeta aveva rimproverato di nuovo Gohan, stringendo forte i pugni. Aveva la terribile sensazione che qualcosa sarebbe andato storto.
E, purtroppo, di lì a poco avrebbe scoperto che i suoi timori erano più che fondati.
“Ma quello… Quello è…”.
Gohan non aveva avuto il coraggio di finire la frase, troppo sconvolto per quello che gli stavano mostrando i suoi occhi: il condannato a morte, l’uomo che era stato costretto a inginocchiarsi davanti al boia, non era altri che il loro amico Tenshing.
“Dobbiamo… Dobbiamo…”.
“Figliolo…”.
Ma prima che potessero agire, prima ancora che potessero pensare, il boia aveva calato la sua lama, decapitando con un solo fendente uno di quegli amici che avevano con tutto il cuore sperato di incontrare e di portare in salvo.
Il mondo era crollato sulle loro spalle. Persino Vegeta aveva accusato il colpo, trattenendo il respiro un istante di troppo. Non poteva credere a quello che aveva visto, non poteva pensare che fosse reale.
“Eccoli lì! Sono loro quelli che non hanno voluto darmi una moneta!”.
La voce squillante del bambino che avevano incontrato poco prima li aveva raggiunti quasi come un’eco dall’aldilà, riportandoli sulla Terra dallo stato di catatonia in cui sembravano essere piombati.
“Che diamine…”.
“Scappa!” – aveva praticamente urlato Goku a Vegeta – “Scappa! Prima che riescano a prenderci”.
Continua…
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Visto? Sono riuscita a essere puntuale! *Cleo si gasa*
Che dire: ambientazione simpatica, no? Vogliamo fare le vacanze in una di quelle casette e assistere agli spettacoli serali che prevedono un’esecuzione dietro l’altra?
Povero Tenshing…Povero, povero Tenshing… Decapitato così, su due piedi! =(
Quanto sono stata cattiva? Che cosa vuole davvero Vickas? E che fine faranno Vegeta, Goku e Gohan?
Scopriremo nel prossimo capitolo se i nostri amici sono riusciti a fuggire.
A presto!
Un bacino
Cleo
   
 
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