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Autore: piccolo_uragano_    29/08/2016    3 recensioni
[SPIN OFF DI 'TI AMO PIU' DI IERI..' / CROSSOVER HARRY POTTER-DOCTOR WHO(o almeno è un tentativo)]
[SCRITTO E IDEATO CON Always_Potter]
possibili spoiler sulla storia del Decimo Dottore
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Kayla Lily Black, secondogenita di Sirius e Martha, si sente sola e confusa quando incontra uno strano uomo chiamato 'il Dottore'.
Dal testo:
“Fidati di me, piccola strega. Sono il Dottore.”
“E allora?”
L’uomo si grattò la nuca. “Di solito alla gente basta questo.”
Kayla allargò le braccia con aria esasperata. “Alla gente basta questo? Come se la frase ‘sono il Dottore’ equivalga a ‘io ti salverò’?!”
“Di solito è così.”
“Di solito?!” domandò lei, rialzandosi.
“Sì!” rispose lui, alzando la voce – ma non arrivando comunque al tono di lei. Si alzò anche lui, risultando parecchio più alto di lei.
“E nel tuo ‘di solito’,quante volte ti succede di trovarti in un mondo appeso ad un filo?”
Il Dottore sorrise. “Oh, non sai quante.”
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 1, Doctor - 10, Jack Harkness, TARDIS
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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E gli occhi han preso il colore del cielo 
a furia di guardarlo, 
e con quegli occhi ciò che vedevi 

nessuno può saperlo. 
(Il peso della valigia - L.L.)




Capitolo 5.

Kayla trovò Jack Harkness appollaiato fuori dal Tardis, la mattina dopo, all’alba.
Sembrava perso in un mare di pensieri, ma quando la vide arrivare le regalò un sorriso spensierato. Indossava i medesimi vestiti del giorno prima ma aveva tolto il giaccone grigio, rimanendo con la camicia e mostrando fieramente al mondo le sue bretelle rosse.
“Buongiorno Kayla Black.” Le disse.
“Buongiorno Jack Harkness.” Rispose lei. “Sono passata dalla cucina e ho chiesto agli elfi domestici di farmi un po’ di pancakes per voi, se vi vanno. Sennò, me li mangio tutti io.”  porse a Jack una piccola scatola di legno. “Sono da scaldare un po’ ma mi sembra di aver capito che lì dentro ci sia una cucina.”
“Eccome se c’è!” esclamò Jack. “Ti ringrazio, anche a nome del Dottore dormiglione.” Indicò il Tardis e scosse la testa.
“Wow, allora ogni tanto fa anche qualcosa di ordinario e banale come dormire.” disse sorpresa Kayla, alzando le sopracciglia. “Potrebbe insegnarmi come si fa!”
“Perché, piccola strega, non riesci a dormire?”
“La smetterete mai di chiamarmi ‘piccola strega’? Non ho bisogno che mi si ricordi in continuazione della mia manchevole statura, sai.”
“Oh, ma tu non sei solo bassa, sei davvero piccola. Avrai, quanti, quindici, sedici anni?”
Quattordici.” puntualizzò lei, accigliandosi. “Perché, tu quanti anni avresti, vecchio Harkness?”
Jack rabbrividì impercettibilmente a quell’epiteto, ma si aprì in un largo sorriso.
“Molti più di quanti tu possa immaginare, piccola strega.
“Strano, ne dimostri una quarantina al massimo.
“Ecco a cosa serve la chirurgia plastica!” replicò Jack, facendole l’occhiolino. “Forza, accompagnami a scaldare la colazione … uh, pancakes, non ne mangio da una vita!” constatò allegro l’uomo, sbirciando nella scatola mentre spariva dentro il Tardis, seguito dalla ragazza.
Svariati, tortuosi corridoi e infinite porte più tardi, Jack aveva ripreso a interrogare Kayla, gustandosi le soffici e fragranti frittelle dorate che aveva riscaldato nel microonde; la strega, seduta a gambe incrociate sul bancone di una moderna e attrezzatissima cucina alla babbana, sembrava decisa a rendergli ardua l’impresa.
“Avanti, ci sarà un motivo per cui non dormi!”
“Ti dico che io fatico sempre a dormire! Da quando ero piccola e sgattaiolavo in camera di mio fratello o nel lettone di mia mamma! Insomma, Harkness, mai sentito parlare di insonnia? O gli alieni non ne soffrono? Aspetta, tu sei umano? Almeno tu?”
“Oh, no, ne soffriamo tutti, purtroppo: una volta, ho conosciuto una vecchia Abzorbaloff che non dormiva da quatrocentosettantasette anni! E, per la cronaca, Jack è umano.” intervenne una voce squillante dietro Kayla, che gettò uno sguardo da sopra la propria spalla.
“Buongiorno, Dottore.”
“Buongiorno, piccola strega.” la salutò lui, staccandosi dallo stipite della porta contro cui si era appoggiato, le mani in tasca e un sorrisetto sulla bocca. “Sai, ho molte sedie, nel Tardis. Persino delle poltrone e qualche amaca.”
 “Dottore, smettila di parlare di arredamento d’interni, sto cercando di dare un supporto psicologico a una strega quattordicenne, qui.” interloquì Jack, mollando il cucchiaio nella ciotola vuota. Fissò Kayla per qualche minuto, come in uno strano gioco del silenzio, mentre il Dottore alzava le mani al cielo e si preparava la colazione.
“Scusa, tu non dovresti essere ad Hogwarts? Non fanno mai lezioni, in quella scuola? Sei sempre qui!” le chiese il Dottore, sospettoso.
Kayla alzò gli occhi al cielo. “È sabato, Dottore, non fanno lezione in nessuna scuola normale, di sabato. Per di più è l’alba e, per la cronaca, sei tu ad esserti stanziato nel giardino della mia scuola!”
“Un sacco di scuole fanno lezione il sabato!” ribatté il Dottore, puntandole contro un cucchiaio con aria di sfida. “Anzi, potrei proporlo al vostro Preside, guadagnereste preziose ore di studio… magari potrei anche insegnare qualcosa” aggiunse, con uno scintillio di entusiasmo nello sguardo. “Cosmologia e Astrofisica Gallifreyana, ad esempio!”
“Nessuno studierebbe mai Cosmologia Gallifreyana, Dottore, e non osare proporre altre ore di studio se non vuoi fare una brutta fine!” lo minacciò la strega.
“Uh, d’accordo, d’accordo, Hogwarts. Comunque era Astrofisica Gallifreyana.si arrese il Dottore, alzando le mani armate di cucchiaio e scatola di cereali.
“Come ti pare, Gallifrey.” Sbuffò lei, appellando un vasetto di Nutella e un cucchiaio, sapendo di andare a colpo sicuro: dopotutto, quale cucina non aveva un vasetto di Nutella?
“È per Gred!” sbottò improvvisamente Jack, facendo sobbalzare il Dottore e la sua scatola di cereali.
Kayla si spolverò via gli anellini al miele dalla felpa e, mentre scrutava corrucciata Harkness, aprì il vasetto e vi infilò il cucchiaio.
“Fred, per Salazar, Fred, Fred Weasley! Non è così difficile!”
“A parte il nome, però, ci ho preso! Non è così?! Dovevo darmi alla psicologia.”
“Tu dovresti darti alla macchia, Jack Harkness!” rispose Kayla, portandosi alla bocca il cucchiaio ricolmo di Nutella.
“Io sono un genio!” esclamò Jack.
“No, no, no, tu sei un emerita testa di Pluffa, insomma, sei-”
“Oh, avanti: dimmi che non ho indovinato!”
“Mi passi un pancake?”
“No.”
“Allora vai tu dagli elfi domestici domani mattina! Anzi, no, assolutamente no, non mettere piede al castello, mai, per nessuna ragione, nemmeno se stessi per…”
“Vedi, Jack, questo è quello che succede a flirtare con ogni essere vivente” s’intromise il Dottore. “Ha paura che Gred si innamori di te.”
Fred.” Ringhiò Kayla, puntandogli contro il cucchiaio. “Per le mutande di Merlino, non è così …”
Mutande di Merlino?!” domandò Jack.
“Oh, perché non l’hai mai sentita inveire contro Godric.”
“Senti, Kayla Black, per le mutande di Merlino o per Morgana o tutte quelle cose strane che dici ogni tanto, andrò dritto al castello a far innamorare tutti quanti di me, se non mi dici che ho ragione.”
“E io che credevo che Robert fosse troppo sicuro di sé.” rifletté lei, infilando nuovamente il cucchiaio nel vasetto.
“Ecco! Trascuri Greg per via di Robert! Chi è?”
Kayla scosse la testa. “Mio fratello, razza di idiota.
“Ed è adorabile come te, immagino!”
Kayla gli rivolse un sorriso acido e strizzò gli occhi.
“Avanti, piccola strega, dimmi che ho ragione.”
“Mai.”
“Dimmi che è per Fred Wizzly che non dormi.”
“… forse.” ammise la ragazza, torcendosi le dita. “È che… ho provato a parlarci ieri, in Sala Comune, ma … non vuole parlare con me.”
“Te l’ha detto lui?” chiese il Dottore, masticando una grossa cucchiaiata di cereali.
“No ma, beh, mi evita, da quando abbiamo litigato. Ieri gli volevo parlare di suo fratello maggiore, uno dei tanto, almeno, insomma quel cretino di Percy a quanto pare non vuole più avere a che fare con la sua famiglia: quest’estate ha avuto una lite furibonda con suo padre e adesso ha anche scritto a suo fratello Ron cose orribili su Harry e Silente. Per non parlare dei miei genitori e di Robert, quel bastardo.” sibilò la strega, stringendo gli occhi per la furia e stritolando il cucchiaio fra le dita. Prese un respiro profondo, prima di proseguire. “Comunque, volevo parlarne con Fred ma lui mi evita!” ripeté indignata, allargando le braccia.
“E perché ce l’ha con te, fiorellino? Insomma, la lista di motivi per cui qualcuno non vorrebbe parlare con te è abbastanza ampia, sei così adorabile.” la prese in giro Jack, sorridendole ironicamente.
“È geloso, geloso perché sparisco e non gli dico di questo, del Tardis, e di te!” aggiunse, indicando il Dottore, che stava studiando la tabella nutrizionale dei cereali con gli occhialetti squadrati sulla punta del naso.
“Come può essere geloso di lui se non lo sa? Non è così famoso.” obiettò Jack, con una leggera punta di risentimento per non essere stato scelto come bersaglio della gelosia di ‘Gred Wizzly’.
“Che? Sarebbe colpa mia se desso non parli con Gred?” protestò il Dottore nello stesso momento.
Fred, per la miseria! E no, è solo colpa sua, perché è un testardo che pensa che io sparisca con qualcun altro- tu, per l’appunto- e che non abbia più voce in capitolo su nessuna questione, perché non gli dico dove e con chi sparisco. Insomma, io vorrei dirglielo, ma come faccio se lui non vuole parlare con me?!”
Jack la fissò con sguardo pensieroso.
“Secondo me è solo impaurito. Insomma, non pensi che se la sia presa tanto perché pensa che potrebbe perderti facilmente? Perché teme che tu lo possa lasciare? O altre cose da mezza checca? Mi sembra che ci siano già stati dei brutti trascorsi con… Draco?
“Oh Salazar, il suo nome lo ricordi, quindi?” chiese acida la strega.
“È una costellazione, conoscere costellazioni è il mio lavoro, piccola strega.” ribatté Jack, con un sorriso malandrino.
“Beh, comunque, se è davvero come dici Fred è uno stupido, un imbecille! Un emerito idiota! Come può avere ancora dei dubbi?” sbottò Kayla. Dopo qualche minuto di silenzio, in cui si udiva solo lo scrocchiare dei cereali fra le fauci del Dottore, aggiunse: “Insomma, sai, io… io lo amo, Fred.”
Jack sorrise intenerito. “E glielo hai detto?”
“No, insomma… credo lo sappia.”
“Corri a dirglielo, Hogwarts!” esclamò il Dottore, alzando le braccia con la scatola dei cereali ben stretta in mano.
Kayla scosse la testa. “Sono sicura che sappia che è così. Insomma, non potrebbe essere altrimenti!” abbassò lo sguardo e, sfiorando la superfice cremosa della Nutella con la punta del cucchiaio, iniziò a farvi strani segni circolari.
Il Dottore aspettò che rialzasse gli occhi per guardarla in volto e lei trovò nei suoi grandi occhi marroni una profonda malinconia, tanto forte da sorprenderla: come aveva potuto non notarla prima?
“Piccola strega, promettimi che quando avrai qualcosa da dire ad una persona, soprattutto se si tratta di una cosa importante come questa, tu glielo dirai.”
“Che cosa c’entra?”
“C’entra! Sai, le cose cambiano, e le persone… mollano la presa!”
Kayla guardò il Dottore con aria insospettita, mentre Jack si sforzava di non incrociare i loro occhi nemmeno per sbaglio.
“Di chi stiamo parlando, Gallifrey? Di Fred o di qualcun altro?”
“Non è questo il punto. Il punto è che una cosa del genere va detta.”
“A volte non c’è bisogno, sai. Fred lo sa.”
“E tu sai che lui ama te? Se non te lo avesse mai detto, ne saresti sicura?”
Kayla serrò la mascella. “Mi vuoi dire di chi stai parlando, per favore?”
“Corri da Fred. Diglielo.”
“Non prima che tu mi abbia spiegato.”
Il Dottore prese a guardare la sua ciotola di cereali, un diversivo ormai desolantemente vuoto.
“Jack?” lo richiamò Kayla. “Jack, fissare il muro non ti esonera dalla conversazione, sai?!”
Jack assunse la stessa espressione triste del Dottore, mentre lentamente si girò verso quest’ultimo. “Non glielo hai mai detto, vero?”
Di chi stiamo parlando? Che cos’è che non mi ha detto?” ringhiò Kayla.
“Vai da Fred, ora. Perché… sì, Kayla, c’è davvero bisogno di dirlo.”
“Come hai potuto non dirglielo?!” sbottò Jack. “E, no, non parlo di te, Kayla. Lei ti amava, Dottore, era chiaro, perfettamente chiaro a chiunque vi abbia mai visti, è perfettamente chiaro anche ora, e …”
“Calmati.” Sussurrò il Dottore.
“Hai detto che era al sicuro! Non puoi dirmi che è al sicuro se non le hai detto che …”
“Jack, calmati!”urlò il Dottore. “Lei me lo ha detto. E sa ciò che deve sapere. È in buone mani.”
“Che significa in buone mani? Come può essere in buone mani se non è con te?! Il suo destino era stare con te, Dottore, solo che tu sei un grandissimo-”
Jack!” strillò Kayla. “Attento a quello che dici!”
“Lei è con me, Jack. È con la metacrisi. Ha i miei stessi ricordi, il mio stesso carattere, ma ha un solo cuore: può invecchiare con lei, vivere con lei fino alla fine, può… darle tutto ciò che si merita.”
Jack sembrò calmarsi. “Quindi lei sta con te, in un certo senso, ma tu non stai con lei.”
“Non sto capendo.” Provò ad intromettersi di nuovo Kayla, facendo passare lo sguardo rapidamente dall’uno all’altro.
“Questo non è giusto, insomma, non…”
Kayla si alzò dal bancone si avvicinò ai due. “Jack, stai zitto e spiegami di chi e di che cosa state parlando! Chi era destinato a stare con il Dottore? Lei chi? Cosa diamine è una metacrisi?! E perché tutto questo discorso è partito da me e Fred? Ma soprattutto, chi altri non ha ‘un solo cuore’?”
“Io ne ho due, per la cronaca.” Cercò di sorridere, il Dottore, alzando la mano e mostrando due dita.
“Oh, certo, tu devi sempre fare più degli altri! Ora, cosa è una metacrisi?”
“Per un po’ di tempo ho viaggiato con una ragazza di Londra. Lei era …”
Fantastica.” Concluse Jack. “Tanto lui non lo dirà mai. Loro si amavano. Moltissimo. Si amavano quando li ho conosciuti, e si amavano anche quando lui si è rigenerato, anche se poco dopo lei è …”
“Ufficialmente è morta ma in realtà sta bene. È in un universo parallelo, con i suoi genitori e un me umano, diciamo così.”
Kayla annuì lentamente. “Come si chiamava?”
“Rose Marion Tyler.”  Rispose sicuro il Dottore, con una nota di nostalgia nella voce.
Kayla continuò ad annuire, pensierosa. “Hai detto… che lei te lo ha detto, di amarti.”
“Si, lo ha detto.”
“E tu cosa hai risposto?”
Il Dottore abbassò la testa. “Ho detto ‘grande notizia’.”
Kayla gli tirò un pugno sul braccio. “Ma che razza di stronzo colossale sei?”
“Ahia!” si lamentò lui.
“Oh, te lo meritavi!” si intromise Jack. “Nemmeno io potrei rispondere così!”
“Ma poi… insomma, poi ho finito la frase! Un po’ di tempo dopo!”
Kayla gli tirò un pugno sullo stesso braccio.
“E che hai detto?” domandò Jack.
“Smettila di prendermi a pugni!”
Gallifrey! Devo sapere che hai detto, per Morgana!”
“Beh, ho detto … insomma, ha importanza?! È passato, lei è felice, ora, e …”
che è importante!” urlarono Kayla e Jack.
“Lei mi ha chiesto di completare la frase, e io ho detto… ‘Rose Tyler, c’è bisogno di dirlo?’.”
Kayla iniziò a tirargli pugni talmente forte che lui dovette proteggersi con entrambe le braccia. “Tu, grandissimo pezzo di merda di troll che non sei altro, dovresti marcire nella Foresta, e …”
“Kayla, mi fai male!” si lamentò lui.
“E ti va bene che non usi la bacchetta! Jack, per Salazar, smettila di ridere!”
“Ti stai facendo picchiare da una quattordicenne!” esclamò Jack.
“Una quattordicenne adorabile.” Specificò il Dottore, alzandosi in piedi. “Kayla Lily Black, permettimi di ricordarti che tu sei contro la violenza, e …”
Non oggi!” ringhiò Kayla. “E non ho di certo finito!”
“Mi fai del male!” si lamentò lui, sfruttando il fatto di essere ben più alto di lei per difendersi.
“Oh, immagina quanto tu ne abbia fatto a lei, non dicendo ciò che dovevi!”
“Lui glielo ha detto! La metacrisi umana, glielo ha detto!”
Non vale sdoppiarsi!” strillò Kayla. “Non vale, e tu sei un troll!”
Il Dottore la scrutò attraverso gli occhiali. “Aspetta, questo è un insulto, nella lingua di Salazar, vero?”
Kayla alzò gli occhi al cielo e Jack ricominciò a ridere.
“Oh, andatevene dalla Piovra Gigante, voi due idioti. Io vado da Fred.”
“C’è una Piovra Gigante?” domandò Jack, gli occhi accesi che ricordavano pericolosamente quelli dei gemelli Weasley prima di qualche scherzo. “E dove sta?”
“Nel Lago Nero ma non osate mettere piede fuori dal Tardis.”
“Okay, mamma.” Dissero i due all’unisono, facendo ciondolare la testa.

Ritrovò la stanza della consolle con notevole fatica, imprecando per non aver ereditato il senso dell’orientamento canino di suo padre. Controllò attraverso lo schermo che nessuno fosse nei paraggi di quella strana cabina blu: fortunatamente, era riuscita a far parcheggiare il Dottore in un lembo di terra davvero poco conosciuto e poco frequentato. Una volta uscita dal Tardis, ebbe giusto il tempo di notare che lo spettacolo dell’alba era finito da poco, con il sole alto nel cielo per gli ultimi giorni di settembre, e che probabilmente avrebbe iniziato a piovere a breve.
Diede un veloce sguardo al Lago e a tutto ciò che lo circondava, poi, senza pensarci due volte, iniziò a correre. Corse più veloce che poté, come se le due paroline magiche che aveva da dire potessero mutare nel tragitto dal Tardis alla Torre Grifondoro. Nessuno girava per il castello a quell’ora di sabato mattina, così quando si fermò con il fiatone, appena raggiunto l’ingresso del castello. Senza rendersene conto prese la strada più lunga, incrociando Pix e Nick-Quasi-Senza-Testa, ma sorrideva talmente tanto che nessuno dei due osò dirle qualcosa. Le scale tentarono di cambiare un paio di volte mentre lei correva verso la Signora Grassa, ma non riuscirono a fermarla. Recuperò fiato giusto un paio di secondi prima di sussurrare la parola d’ordine al quadro e, quando finalmente raggiunse la Sala Comune Grifondoro, ebbe la tentazione di fermarsi e riprendere fiato un’ultima volta.
Ma non lo fece.
Corse ancora, su per le scale del dormitorio maschile, fino alla camera di Fred, George e Robert; quando arrivò davanti a quella dannata porta non si premurò nemmeno di bussare, ma la spalancò e si buttò sul letto di Fred, il quale gemette di dolore.
“Kayla, cosa diamine stai facendo?” domandò, senza aprire gli occhi e scostandosi alcuni ricci scuri dalla faccia.
Lei stava per dire ciò che doveva, ciò se sentiva, ciò che quella Rose Marion Tyler aveva detto al Dottore ma lui non aveva detto a lei, ma si rese conto di non avere aria nei polmoni.
“Perché diamine hai corso, piccola?” domandò Fred, mettendosi a sedere.
“Fred, io…” riuscì a dire lei con un filo di voce.
“Tu sei matta. Siediti, riprendi fiato. Accio bicchiere …”
“No, no, Fred… ascoltami… è… importante, io… io-” lui le porse il bicchiere d’acqua ma lei rifiutò, scostando la sua mano con gesto secco e guardandolo dritto negli occhi. “Io ti amo.”
Fred deglutì e poi sorrise. “Beh, piccola, grande notizia!”
Il pugno che ricevette lo fece cadere nuovamente disteso sul letto.
“Non puoi rispondere così anche tu! Insomma, che avete voi maschi che non va?” sbottò la ragazza, incrociando le braccia.
Anche io? Kayla, a quanti lo hai mai detto prima?” domandò lui, rimettendosi a sedere.
“Non è questo il punto, è che… non è la risposta giusta!”
“Kayla, ti amo anche io, se è questo che volevi sentirti dire. Più o meno da tutta la vita, ma questo non ha importanza ora. Quello che importa è che sono le sette e due minuti del sabato mattina.”
Da quanto tempo, Weasley? Ero la sorellina del tuo migliore amico, razza di…”
“Che cosa ci fai alzata, vestita e con il fiatone alle sette e due del sabato mattina?” insistette Fred, ignorando la sua domanda.
Kayla si morse il labbro.
Conosceva il Dottore da un paio di settimane, ormai, e per quanto fosse meraviglioso rifugiarsi nel Tardis un paio di volte al giorno e scappare in qualche altra dimensione, stava diventando un segreto troppo grosso. Insomma, un conto era far passare inosservati gli orari indecenti a cui capitava che rientrasse ad Astoria, oppure lanciare occhiatacce a Harry quando la vedeva tornare al castello dopo le punizioni della Umbridge; ma nascondere a Fred quanto fosse fantastico viaggiare con il Dottore era tutt’un altro paio di maniche: le pesava più di quanto fosse disposta ad ammettere.
Era anche una questione di logistica: in una giornata normale, lei faceva un paio di viaggi spazio-temporali di una durata di almeno tre ore, per poi tornare al castello un paio di minuti dopo essere partita; certo, a parte, quel paio di volte in cui il Dottore aveva dimenticato questo particolare, facendola rientrare con ore intere di ritardo.
Comunque, Fred pareva non essersene accorto e, a parte quelle piccole stranezze che aveva colto (granelli di sabbia bianca e fine nelle Converse, aromi esotici sui suoi capelli, brandelli di conversazione fra lei ed Hermione), non aveva nessun reale motivo di sospettare qualcosa.
E Kayla, in quel momento, si rese conto di voler condividere con lui quella strana cabina che era più grande all’interno. Di aver quasi bisogno di farlo.
“Okay, allora, sai mantenere un segreto?”
“Sì.” Rispose lui con decisione.
“Devi esserne sicuro, Fred, perché è una cosa troppo bella per essere rivelata a chiunque. E parlo anche di tuo fratello.” aggiunse, riferendosi al gemello del ragazzo.
Fred la scrutò con la fronte aggrottata. “Ed è una cosa che sai solo tu?”
Kayla annuì.
“Bene, ci sto. Dimmi.” Asserì infine il rosso, serio.
“No, se te lo dicessi, non mi crederesti. Devi venire con me.”
“E dove?”
“Ti fidi di me, Fred Weasley?”
“Certamente.” Rispose lui, leggermente offeso dal fatto che questo potesse essere messo in dubbio.
“Okay, allora vestiti. E poi alzati e preparati, perché cambierà tutto quanto.”
Fred si alzò dal letto e cercò un paio di jeans tra tutti i vestiti che stavano sparsi a terra. “Ogni tanto mi preoccupi.” Disse, infilandoseli.
“Sì, certo. Fai veloce.” Gli disse, sorridendo. “Sei pronto?” disse, quando vide che si era infilato le scarpe. Fred annuì solo quando si mise la bacchetta in tasca. “Sono pronto.” Poi si avvicinò a lei e le baciò le labbra. “E sì, ti amo anche io, visto che abbiamo iniziato a dircelo ne approfitterò spesso, sappilo.” La baciò di nuovo e poi assunse un’espressione perplessa. “Hai mangiato della Nutella, Kayla?”
Lei sorrise, il viso ancora vicinissimo al suo.
“Grande notizia.” disse, strofinando il naso contro il suo. “Prendimi, se ci riesci!” e saltò giù dal letto, per iniziare a correre.
Fred le lasciò qualche secondo di vantaggio, in cui si concesse di guardarla da dietro mentre correva, con la coda che si disfava ad ogni passo. Sorrise, scosse la testa e corse con lei.


Ciao persone. 
Ho un paio di cose da dirvi, ma inizio dicendo che ci vuole una standing ovation per Always_Potter alias Benny alias santa Benny per avermi aiutata più che mai,infatti, metà del capitolo è opera sua. 
Dopodichè annuncio fieramente che questo è il capitolo più lungo di tutto lo spin off, per ora, perchè si inizia a parlare del passato del Dottore. Per chi non avesse mai visto Doctor Who, in primis mi scuso per lo spoiler, e in sintesi: Rose per me è stata LA companion; è stata l'unica in grado di entrare così profondamente nei cuori del Dottore, e anche se lui non lo dirà mai apertamente, tutto il fandom sa che anche lui l'amava. E visto che sono stranamente romantica in questi giorni, vi dico che l'ha amata sempre, in qualche modo, sia prima che dopo, anche se non l'ha mai saputo davvero.
Okay, a parte questo, Jack è
tecnicamente umano ma ci sono un paio di dettagli su questo argomento che verranno rivelati più avanti. ;)
Credo di aver detto tutto, ad ogni modo. 
Il capitolo 87 è in fase di stesura, ma era importante che prima leggeste questo. 
Bacini. 


C xxx 

 
   
 
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