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Autore: JennaHerondale    29/08/2016    2 recensioni
Le istruzioni erano semplici: sedurre e distruggere Harry Styles. Non hanno mai pensato alla possibilità che Louis potesse innamorarsi davvero. Quindi, naturalmente, è esattamente quello che ha fatto.
________
“Sai qualcosa su di lui?” chiede Louis dopo un attimo.
[…]
“È un bravo ragazzo, il nostro Harry Styles. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato sui suoi studi e basta.”
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto,
molto più interessante.
“Questo è il motivo per cui è migliore di te,” Louis sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Liam.
“Rovinalo, Louis,” dice Liam dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. “Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca.”
“Perché?”
“Perché non mi hai mai deluso.”

________
[Louis/Harry] [Zayn/Niall] [201k] [LeRelazioniPericolose!AU] [HighSchool!AU]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI

 
Little Shadow---Yeah Yeah Yeahs

 
Niall Horan dovrebbe arrivare in tre giorni.
E Louis non ha fatto assolutamente nulla per prepararsi, nonostante gli allegri promemoria di Liam via sms e i non-così-discreti luccichii degli occhi ogni volta che i nomi ‘Alice o ‘Horan’ erano menzionati. Tuttavia, non è tutto completamente perduto – ha un piccolo piano d’attacco pensato apposta per lui. All’orario di arrivo di Horan, Louis si troverà nell’appartamento di Liam e Zayn, dove Niall sarà presente per una ‘visita introduttiva’. Apparentemente, Liam ha mandato questo invito con-il-sorriso-tra-i-denti a Mrs. Horan con l’intenzione di far conoscere Niall ad alcuni dei suoi colleghi prima del grande Gala di Beneficenza della prossima settimana. – che, a tal proposito, è ancora organizzato dai Payne-Malik. Il che è un bene. Specialmente perché fa sì che Liam si comporti un po’ meno come un insopportabile coglione.
Quindi. Esiste un piano. Ma.
Horan sarà qui, qui, in tre giorni. E in tre giorni, Louis avrà bisogno di compiere la sua magia su un altro ignaro giovane con occhi e labbra e mani in attesa. Avrà bisogno di fare del suo meglio di nuovo. Di già. Nonostante siano passate quasi tre settimane da quando ha cominciato con Harry Styles e non ha ancora ottenuto nessuna base solida con il ragazzo.
Tre settimane.
È la prima cosa a cui Louis si permette di pensare, mentre fuma la sua sigaretta schiacciata tra due sporche dita e osserva la città addormentata. Una piacevole coltre di smog copre il profilo dei palazzi come un piccolo manto protettivo, mantenendo tutti addormentati e avvelenati sotto il suo abbraccio. Non si vedono le stelle, a malapena la luna.
E Horan sarà qui fra tre giorni.
Seriamente, Louis dovrebbe… documentarsi. O qualcosa di simile. Dovrebbe vagare per la scuola, infiltrarsi tra i ricchi ragazzini con le connessioni familiari, e dovrebbe accumulare informazioni come uno scoiattolo farebbe con le sue ghiande.
Vedete, è facile tirare fuori i segreti qui attorno. È una piccola città piena di piccole menti e Louis sa come lavorarsi ognuna di loro. E non c’è nessuna fiducia persa, mai, perché sapete cosa fanno tutti qui? Tutto quello che interessa loro è la reputazione. È davvero così. Si preoccupano per loro stessi e nient’altro – specialmente nessun altro. Perché sono tutti fottutamente uguali. Sono tutti annoiati e insulsi e umili e identici e nessuno di loro è vivo – solo un mucchio di corpi che occupano spazio, vedete. Nessuno è ‘speciale’ o ‘differente’ o memorabile in nessun modo. Tutte le conversazioni sono uguali, tutti gli intrighi sussurrati sono meno che intriganti. Ogni persona, ogni adolescente, ogni bambino, ogni adulto – sono l’uno la copia dell’altro. Louis cammina lungo la strada ogni giorno e sente le stesse canzoni provenienti dagli stessi telefoni stretti nelle mani degli stessi ragazzini che indossano gli stessi vestiti.
È tutto lo stesso. È tutto noioso. È tutto scontato.
La vita in generale è così, in realtà.
Ed è proprio per questo motivo che le informazioni sono facili da ottenere, specialmente qui attorno. Specialmente per qualcuno nuovo, qualcuno fuori dalla norma, qualcuno destinato a diventare parte della materia grigia. Interamente inghiottito.
Non può trattenersi dal sogghignare al pensiero, prima che sia spazzato via dalla brezza, intrappolato nella nuvola di fumo che fuoriesce dalle sue labbra.
Ma. È bravo nella parte della ricerca, Louis. È facile per lui, facile perché è al di sopra di tutta questa merda, al di sopra di tutte le persone che deve sopportare. È più sveglio di loro. Sciama attraverso le pigre masse e colleziona le informazioni che gli servono, il tutto mentre loro non si accorgono di nulla, e prepara i suoi piani d’attacco mentre loro sono tutti presi dall’ultimo scandalo o dalle partite di calcio. O da loro stessi, insomma.
È bravo a questo gioco. Ha seguito Harry per giorni prima di approcciarsi. Ha osservato il modo in cui cammina e ha osservato il modo in cui si veste, ha studiato il modo in cui le sue labbra si curvano mentre parla, collocando tutte le esasperate descrizioni di Liam in linea con i movimenti dei fianchi e gli schemi dei suoi discorsi.
Ciononostante.
Guardate dove tutte queste ‘ricerche’ l’hanno portato. A quanto pare non sapeva un cazzo. E neanche ora. Merda, Louis deve ancora ottenere il numero di telefono, una carezza, un sorriso che lasci intendere qualcosa in più, o, be’, qualsiasi cosa in realtà. Qualcosa di utile, almeno.
Espira bruscamente, un’improvvisa fitta al centro del petto che non ha niente a che fare con il fumo che sta consumando.
Oh, Harry.
Nonostante abbia preso più confidenza con il ragazzo grazie alle loro brevi chiacchierate giornaliere, nonostante si sia abituato ai suoi discorsi e al suo accento e al modo in cui arrossisce più di quanto sia necessario, il modo in cui ti fissa come se non avesse mai più intenzione di sbattere di nuovo le palpebre, e il modo in cui sembra sempre essere un po’ timido ma anche un po’ desideroso di compagnia…
Nonostante questi piccoli dettagli irrilevanti del loro percorso verso l’‘amicizia’, Louis si sente ancora… be’. Si sente come se stesse guardando un film muto quando interagisce con Harry. Perché Harry è lì, sincero e ingenuo.
Ma c’è qualcosa in più in lui. Come un incendio contenuto, o qualcosa di simile.
Vedete, lui è apparentemente molto docile. Molto ordinario. Ha un sorriso incantevole ed eccellenti capelli di prima qualità. Ha uno stile semplice e sicuro dove tutti i tuoi colori combaciano e i modelli sono combinati. È socialmente gradito e amabile e caloroso e molto attraente, con una fossetta infantile che compensa il goffo trombone della sua voce, il suono di un liscio sassolino che rotola giù da una collina. È molto cordiale. Piace a tutti – non c’è niente che non piaccia di lui.
Ma c’è qualcosa lì. Louis non sa cosa.
Può a malapena leggere il ragazzo per la maggior parte del tempo, e neanche capire che opinione abbia su di lui. Ma è consapevole che ci sia qualcosa di straordinariamente unico. Vede, in queste occasioni, qualcosa brillare all’interno di Harry e questo, be’, lo affascina. Perché il mondo intero è prevedibile, ma Harry si presenta con qualcosa del tutto inaspettato. Neanche una volta Louis si è sentito come se ce l’avesse saldamente in mano (letteralmente e metaforicamente) e neanche una volta si è sentito sicuro di sé nell’approcciarsi con lui.
E, ovvio, Louis non può esattamente provarlo. Ma lo sente quando Harry a volte distoglie lo sguardo, allargando appena il sorriso e abbassando la testa. Lo sente quando Harry sta per parlare ma in quelle rare occasioni si interrompe. Lo sente quando Harry incrocia saldamente le proprie dita o nei momenti in cui si copre la bocca quando ride troppo forte, quando dice qualcosa di bizzarro e tossisce immediatamente, cambiando argomento prima che Louis possa replicare.
Come ieri, per esempio. Stavano parlando di una qualche maschera che Harry aveva creato per il suo corso di teatro, appositamente per l’opera Antigone.
“Possiamo decorarle in qualsiasi modo vogliamo,” stava spiegando pazientemente, consegnando il compito spiegazzato a Louis. Louis l’aveva sfiorato con leggera ripugnanza (non gli manca di certo la scuola), osservando la pagina fotocopiata piena zeppa di Times New Roman e orribili immagini di Clip Art. “E sarà sicuramente divertente. Mi piace fare le cose artistiche. Mi piace la colla. Mi manca.”
“Ti piace la colla?” Louis aveva riso, sorpreso, perché non sapeva neanche che la colla potesse possedere qualità gradevoli.
Harry era arrossito appena, sorridendo nel distogliere lo sguardo, il mento a sfiorare la morbida lana del suo maglione. “È più facile mettere i glitter sulle cose con la colla. Non so.”
“Glitter?” Louis aveva ripetuto, un po’ scioccato. Harry non sembra semplicemente il tipo da glitter, tutto qui. Con i suoi motivi compatti e le semplici Converse bianche e la pelle delicata e gli occhi grandi e sensibili. È proprio un piccolo esserino, essenzialmente. Non sembra il tipo attratto da vistose e appariscenti cose da bambini… Come i glitter.
Inoltre, molti ragazzi qui intorno non ammetterebbero mai, mai che possa piacere loro una cosa come quella. Persino Louis, cazzo. Quel che dici da queste parti è quel per cui la gente ti giudicherà in eterno e anche una piccola cazzata – che non dovrebbe neanche importare – è qualcosa che non scappa semplicemente dalle labbra di qualcuno. Soprattutto se non coincide con la normalità. Si immagina se l’avesse detto Liam: Louis quasi ride al pensiero.
Quindi l’ha colto di sorpresa. A Louis piace pensare che le cose non lo sorprendano perché è intuitivo e riesce a capire le persone, ad anticiparle, delinearle, ma…
Ma, sta cominciando a realizzare, che Harry Styles è l’eccezione. Il piccolo Harry Styles.
“Mi piacciono i glitter,” Harry aveva detto immediatamente, un po’ sulla difensiva, scrollando le spalle. “Un sacco. Penso che siano bellissimi e mi ricordano, tipo, la vita.”
Cosa?
Louis aveva semplicemente sbattuto le palpebre, ancora una volta sbigottito perché – vita, cosa?
Ma poi Harry aveva tossito e ripreso il suo foglio, gli occhi ad evitare fermamente quelli di Louis. “Hai mai dovuto leggere Antigone quando andavi a scuola?” aveva invece chiesto, la voce ferma, e l’argomento era stato efficacemente cambiato.
E sono le piccole e stupide stronzate come questa che lasciano Louis curioso, che gli fanno pensare che ci sia più di Harry Styles di quanto ne dia a vedere. Cose che giacciono sotto la superficie. Cose che Louis trova quasi interessanti, divertenti. Diverse.
Ma ha sempre lasciato perdere perché non è sicuro di aver veramente bisogno di sapere nessuna di queste cose… o se se lo merita, insomma.
Seriamente, dovrebbe solo infilarsi tra le sue gambe. Non dovrebbe aprire nessuna porta segreta della sua psiche. Non dovrebbe punzecchiarlo. Dovrebbe solo corteggiarlo, e distrarlo abbastanza per rovinare i suoi meticolosi voti.
Quindi ha cercato di mettere tutto da parte, di non pensare troppo profondamente a niente di tutto ciò.
Ma.
Qualsiasi cosa sia, fa sentire Louis come se stesse fissando un deludente dipinto incompiuto ed è… fottutamente frustrante tanto quanto è intrigante.
Perché la questione è questa, okay? Di solito a questo punto il tipico ragazzo si sarebbe già arreso. A questo punto Louis sarebbe già riuscito a portarselo a letto almeno due volte e il colpo di grazia sarebbe arrivato nei successivi due giorni o poco più. Perché per quanto alcuni ragazzi con cui Louis ha avuto a che fare siano stati distaccati, timidi o inesperti, nessuno di loro ha mai resistito dopo aver saputo i suoi desideri, i suoi intenti. Quando lui gli mandava abbastanza occhiolini e mani delicate, abbastanza parole di incoraggiamento sussurrate e vuote promesse, loro cedevano sempre. Si concedevano sempre di essere attratti da affilati zigomi e morbida barba e occhi blu e mani che avrebbero vagato per il corpo senza esitazione o imbarazzo. Cedevano sempre perché tutti volevano Louis.
Ma Harry…
Harry Styles si limita ad osservare Louis. È l’unica cosa che fa. Certo, parlano. Certo, Harry ride perché, be’, Harry sembra pensare che Louis sia davvero divertente. Ed è fantastico, splendido persino. Ma Harry lo osserva con quegli enormi e penetranti occhi e le sue mani sono posate e tranquille, e lui respira dolcemente e ascolta le parole di Louis, e ogni volta che si incontrano, sembra che Harry voglia cercare di ricostruirlo, pezzo per pezzo, mentre a Louis non rimane niente tra le mani. È come se, in qualche modo, i loro ruoli siano stati invertiti e Harry lo stia analizzando mentre tiene i propri libri chiusi e intoccati e riposti su quella mensola che Louis non riesce a raggiungere.
È comunque ancora più strano che Harry non sospetti più le intenzioni di Louis. Che sembra che affronti ogni giorno come se nulla fosse.
È diverso quando Louis è sfacciato nelle sue avance – quando mostra spudoratamente il suo interesse e quasi supplica per un appuntamento o per concedergli il suo tempo. A quel punto è ovvio. È ovvio su cosa si stia orientando, quale sia il suo scopo in primo luogo, cosa Louis voglia.
Ma con Harry ‘Siamo Solo Amici’ Styles, non esiste letteralmente nessun motivo plausibile per cui Louis dovrebbe rimanere nei paraggi, se non per qualche desiderio remoto per eventualmente conquistarlo. Quindi perché cazzo Harry dovrebbe volerlo attorno? Come può fidarsi di lui o apprezzare la sua compagnia quando non c’è nessun… be’. Motivo.
Tutta questa storia è totalmente bizzarra e Louis si è quasi stancato di analizzarla.
Louis pensa spesso a Harry. Troppo. Lo sta facendo impazzire.
Sospira, aspirando l’ultimo tiro della sua sigaretta e districandosi dai suoi pensieri, una brezza che gli sfiora la pelle sudata, infilandosi tra i buchi della sua giacca. Inspira una boccata di ossigeno puro. Poi due. Poi tre.
Poi si accende un’altra sigaretta.
Le dita armeggiano con l’accendino, le mani sudate e umide mentre si chiudono attorno alla sigaretta, la nicotina che penetra attraverso i suoi pori. È così nervoso, cazzo. Ma d’altronde, è sempre nervoso. Anche seduto qui, sul lussuoso balcone di Zayn e Liam che sovrasta l’intera, tranquilla e complessa città con i suoi puntini luminosi e le fitte ombre, non si sente molto tranquillo. Solo nervoso ad una maggiore altitudine.
Vi ricordate quella volta in cui Liam ha costretto Louis a fare il doppio gioco con Niall Horan e Harry Styles nello stesso momento? Vi ricordate quella volta in cui Louis non ha potuto dire la sua sull’argomento mentre il primo di questi è previsto che arrivi in soli tre fottuti giorni? Già. Anche Louis.
Perché Liam non può risolvere i suoi casini da solo? Se è così intenzionato a umiliare il piccolo Horan e sua mamma, non può semplicemente infilare una mano nelle mutande del tizio in questione al momento opportuno? Non può semplicemente baciarlo o qualcosa del genere, e fanculo il segreto della sua omosessualità? Perché sempre Louis? Perché deve essere sempre Louis?
È maledettamente irritante.
Inspira una lunga boccata di pungente fumo che quasi lo stordisce, rendendo quasi la notte più nitida.
Maledettamente irritante…
Come Harry. Harry è irritante. È il più strano e svitato ragazzo che Louis abbia mai conosciuto. È così bizzarro. È questo goffo e tranquillo ragazzo con gli occhi grandi che è sempre curvato sui libri e che, a volte, ha dei sorrisi troppo larghi per la sua faccia. Guarda Louis con sfacciataggine, osservando sempre i suoi piccoli gesti e i movimenti rapidi degli occhi, ed è così attento, questo è il fatto. Si accorge di qualsiasi cosa mentre al contempo è ignaro, chiuso nel suo piccolo mondo con i suoi libri e le sue cuffiette e i suoi larghi e comodi maglioni.
Ma ride ad ogni battuta di Louis. Louis l’ha già accennato? Ama quando lo fa.
Un altro, più profondo tiro dalla sigaretta. Si permette di sorridere appena.
È divertente, perché può dire praticamente qualsiasi cosa ad Harry e lui… ride. Tira la testa indietro e ride fragorosamente o piega la testa di lato e ride sotto i baffi o stringe forte lo stomaco o il petto o la bocca e ride come se non gli richiedesse alcuno sforzo ed è… piacevole. Fa ridere anche Louis, qualche volta. Anche se probabilmente non dovrebbe.
Della cenere cade oltre la ringhiera del balcone e atterra sul terreno molto più in basso. Molto lontano.
Ah. Un’altra cosa divertente su Harry.
Vedete, per lo più Louis tiene le informazioni personali per se stesso. Non gli piace raccontarle, non ai suoi amici, non ai suoi colleghi, né a chiunque altro – e specialmente non ai suoi piccoli obiettivi. Ma Harry… ovviamente Harry in qualche modo riesce magistralmente a tirargli fuori qualcosa quando Louis non è attento. È successo solo un paio di volte, ma è successo.
Come quando ha sorpreso Louis a canticchiare i Rolling Stones sottovoce e immediatamente aveva chiesto quale fosse la sua canzone preferita. Louis aveva risposto ‘Play With Fire’ senza pensarci due volte e gli occhi di Harry si erano illuminati in un modo che ultimamente capita spesso. “Amo quella canzone,” aveva sorriso delicatamente, la voce sinceramente sorpresa e forse affascinata? È difficile da dire. Ma si era illuminato, e sebbene Louis avrebbe dovuto gioire per l’evidente reazione positiva, si era limitato a distogliere lo sguardo da quegli occhi luminosi, resistendo all’impulso di allontanarsi. Anche i più piccoli dettagli riguardanti se stesso sono troppo da raccontare. Nessuno li merita – sono solo per Louis. E deve tenerli per sé.
O come quella volta in cui Louis aveva citato Kerouac e Harry gli aveva chiesto se gli piacesse leggerlo.
“Sì, ovviamente,” Louis aveva biascicato, aspirando un tiro dalla sua sigaretta. (Fuma un sacco, vero? Mh.)
Harry l’aveva esaminato, il libro posato sulle sue cosce, osservando il fumo fuoriuscire dalle labbra di Louis. Esaminato come se stesse cercando di decifrare un’equazione.
“Mi piacciono le parole di chiunque, tranne le mie.” Louis aveva accompagnato un sorriso sarcastico alle sue parole, e questo aveva fatto contrarre le labbra di Harry.
“A me piacciono,” era stata la risposta.
Louis aveva piegato la bocca in modo spietato. “Non conosci abbastanza le mie parole, cucciolo,” si era trovato a dire. Non sa ancora come.
La conversazione aveva lasciato un silenzio nell’aria e fatto scorrere qualcosa di caldo e paranoico attraverso Louis. Lasciarsi scappare piccole cose, come la canzone preferita, è già abbastanza grave. Ma quando sono dette cose come questa… è tutto davvero terribile. Sembra sempre troppo serio e troppo reale e troppo personale per la situazione. Come se avesse appena lanciato un mattone sul tavolo durante la cena di famiglia, subito dopo la portata principale, rovinando l’intera fottuta atmosfera con qualcosa che nessuno ha chiesto.
Non è imbarazzato. Ma odia essere qualsiasi cosa tranne che falso e insensibile. Lo odia. Non è sentimentale. Non è sensibile o incline alle emozioni. Quindi lo odia. Odia quando le cose che sente un po’ troppo serie riescono a infiltrarsi attraverso la sua atmosfera.
Quindi Louis aveva continuato a fumare e distolto lo sguardo da Harry, aspettando che il momento passasse. Il cielo era grigio e soffiava un po’ di vento, una tagliente aria fredda nella brezza. L’estate stava finendo.
E poi la voce di Harry aveva rotto il silenzio. “Io penso che tu non conosca abbastanza le tue parole, Louis,” aveva concluso a bassa voce, e quando Louis aveva riportato lo sguardo su di lui, gli occhi di Harry erano tristi, mentre lo osservavano senza battere ciglio.
La loro sincerità aveva portato Louis a ricambiare lo sguardo, solo per un momento, finché all’ultimo l’aveva distolto per fare un altro tiro, avendo cura di ricostruire qualcosa all’interno di sé che somigliava vagamente a una caduta di mattoni.
È una sensazione causata da Harry. È preoccupante. E a Louis non piace.
Ma succede solo ogni tanto e Louis ha ancora una buona padronanza di sé, è ancora tutto tra le sue mani, quindi non è un grande problema. Per quanto riguarda la ‘missione’, è riuscito al massimo a distrarre Harry dai suoi studi per qualche ora. Il ragazzino potrebbe ancora eccellere in tutti i suoi corsi (piccolo microbo studioso quale è) ma Louis può decisamente dire che Harry ha passato i suoi ultimi pomeriggi liberi a chiacchierare con lui, libri e quaderni lasciati da parte. Si incontrano sia vicino al laghetto che in biblioteca o, una volta, sono anche andati a fare una passeggiata verso il bar – nonostante Harry abbia insistito per comprarsi il suo tè. Il che è stato irritante.
Ma continua a sembrare un progresso e almeno tranquillizza Liam.
Liam, a cui a volte piace invadere lo spazio vitale di Louis quando nessuno è in casa e afferrarlo per il polso delicatamente con una presa ferrea.
“Novità?” bisbiglia ogni volta, le labbra a sfiorare l’orecchio di Louis.
“Si sta spezzando. Lentamente. Ma ce l’ho in pugno,” Louis sorride sempre in risposta, le parole che si attorcigliano attorno alla sua gola perché non ha davvero voglia di parlare di Harry. Specialmente non con Liam. Preferisce tracciare i suoi progressi in tranquillità, grazie. Non vuole parlare di Harry.
Quindi fa tacere Liam con un’occhiata o una stretta o, a volte, un rapido sfiorarsi di labbra che fa brillare i suoi occhi e gli fa stringere la presa e tutto sembra così… intenso. Sta cominciando a diventare un po’ meno chiaro se sia un’intensità buona o meno. Ma è il solo tipo di intensità che Louis possiede – quindi si dovrà accontentare.
“Non dimenticarti del piccolo Horan,” Liam gli mormora sempre alla fine, prima di allontanarsi.
Louis rimane sempre lì in piedi, in silenzio, da solo, il viso immobile e lo sguardo dritto di fronte a sé. Di solito annuisce, una volta, principalmente a se stesso, le dita che si chiudono, una rapida, sorridente immagine di Harry che fluttua nel retro della sua mente come uno schifoso fotogramma del proiettore.
Niall Horan. Giusto.
È estenuante. Troppo. Troppe cose a cui pensare.
“Ma perché non lo dici a Liam?” Zayn gli aveva detto poche ore prima, sbirciando dalla sua trapunta verde limone, arrotolata attorno al corpo come una tortilla. “È troppo stressante. Non puoi dare il massimo se sei stressato. Devi rilassarti, amico.”
Louis aveva annuito dal suo posto sul pavimento, le mani allacciate dietro la testa mentre fissava il soffitto scuro colorato da ombre arcobaleno, grazie al piccolo cristallo iridescente.
Zayn e Liam erano andati di nuovo a trovare Louis al pub quel pomeriggio. Non avevano spiegato il motivo della loro presenza, ma Louis sospetta che fosse perché i loro genitori torneranno domani dalla loro lunga vacanza. C’è sempre un’aria di tensione ogni volta che sono a casa. Non è un’atmosfera felice. Molto oppressiva.
Quindi sono stati un po’ lì mentre Louis gli dava da bere gratis e i bicchieri tintinnavano, ascoltando la band che gridava sul palco. Erano in gamba – un po’ troppo pop-punk per i gusti di Louis (è tutta una questione di voce, sapete, e quel ragazzino semplicemente non era all’altezza) ma era stato divertente e c’erano tanti corpi sudati e nessuna rissa, quindi. Quindi è stata una notte divertente. Hanno portato Louis a casa con loro, completamente ubriaco e scontroso e sarcastico, e lui si è ritrovato sul pavimento di Zayn (per richiesta di Liam, uff) parlando troppo perché aveva bevuto troppo.
E anche Zayn era ubriaco, grazie a dio, quindi era stato molto sensibile e comprensivo ed era esattamente quello che serviva a Louis stanotte. Anche se non lo ammetterà mai alla luce del sole.
“Liam non capirebbe. Lo sai,” Louis aveva borbottato. Indossava ancora le scarpe. Erano troppo strette, troppo calde sotto la spessa trapunta che Zayn gli aveva steso addosso. “Vuole solo la sua piccola vendetta. E io sono la sua arma migliore.”
Zayn aveva mormorato, comprensivo, gli occhi larghi come se potessero vedere al buio. “Ma non devi esserlo per forza,” aveva detto dolcemente. Come se tenesse tutti gli epigrammi della vita tra le labbra. “Digli di no. Le parole sono potenti, Louis. Io credo in te.”
Louis aveva sbuffato.
La conversazione gli aveva ricordato di quella volta in cui lui e Harry avevano…
Povero Harry. Povero innocente Harry. Louis è proprio un pezzo di merda. Dovrà ferirlo così tanto ed è proprio un bravo ragazzo. Una brava persona.
Louis si era accigliato, grato per il buio nella stanza.
“Harry mi ha detto che io penso di non conoscere le mie stesse parole,” aveva detto a bassa voce, sovrappensiero. Probabilmente avrebbe dovuto smettere di parlare e andare a letto.
Ma la vodka aveva deciso il contrario.
C’era stato un momento di silenzio, Louis ascoltava il suono del suo respiro e sentiva il petto espandersi. La stanza oscillava leggermente, ma niente di eccessivo. Non si sentiva come se fosse in procinto di stare male o qualcosa di simile. Si sentiva solo inebriato. Il che era piacevole.
 “Harry è piacevole,” era tutto quello che Zayn aveva detto, come se stesse andando sullo stesso binario dei pensieri di Louis.
Qualcosa si era mosso nello stomaco di Louis.
“È molto piacevole,” aveva risposto, ma sentiva comunque quella sensazione sgradevole e voleva solo andare a letto, solo dormire. La schiena aveva cominciato a fargli male e così pure le sue mani nel sostenere la testa. La stanza era così buia e aperta e apparentemente immensa. Sembrava eterna e sospesa. Una specie di oceano. Sì. Un oceano. Si sentiva come se fosse nel mezzo dell’oceano, senza supporto e senza legami e senza qualsiasi cosa mentre cercava di stare a galla. Niente lo sfiorava. Niente all’orizzonte.
A volte Louis si sente veramente così – ma in generale. Tipo, non ha nessuno a cui è veramente… legato. Nessuno all’orizzonte. Ha Zayn e Liam, ma loro appartengono a un mondo completamente diverso dal suo. E non è che siano amici così stretti. Poi c’è la gente al pub, ma loro sono solo conoscenti, davvero. Solo persone con cui fumare una sigaretta e condividere una risata. E per quanto riguarda la famiglia di Louis… be’.
Abbiamo già appurato che Louis ha mandato tutto a puttane.
Quindi Louis non ha nessuno, in realtà. Non ce l’ha. Se l’oceano fosse una metafora della sua vita, allora Louis sarebbe in balia delle onde, da solo, senza nessuna imbarcazione nel raggio di chilometri. Neanche un’isola o un pezzo di legno. Deve usare la propria forza per rimanere a galla e deve essere intraprendente se ha intenzione di sopravvivere.
C’è solo lui.
Come quando era solo lui in quella buia, spaventosa stanza-oceano, il sangue che fluiva con l’alcool e la sua vista che andava alla deriva. Solo, con la voce etera di Zayn a cui arrampicarsi e il sorriso sfocato di Harry che, ultimamente, aveva ficcato nel retro della sua mente in modo confuso e esasperato.
Chi è Harry? Chi cazzo è? Qualche Super Ragazzo con un sacco di bei sentimenti e un sorriso carino. Louis dovrebbe distruggerlo. Lo conosce ormai da tre settimane e Louis dovrebbe farlo a pezzi, tutto per Liam, e Louis non sa neanche cosa stia facendo e non ha una casa e ha un lavoro veramente di merda e ha abbandonato la sua famiglia quando aveva sedici anni.
Qualcosa di caldo aveva cominciato a pizzicargli gli occhi.
Li aveva chiusi, girandosi da un lato.
“Buonanotte, Z,” aveva detto, con voce tremante, ma non voleva che Zayn lo sentisse.
Quindi aveva fatto finta di addormentarsi, chiedendosi per un attimo se Zayn fosse già crollato prima di lui, dato il silenzio.
Ma poi erano passati un paio di minuti e Zayn aveva domandato delicatamente, “Louis? Va tutto bene?”
E Louis non aveva avuto il cuore di rispondere, quindi si era limitato a stringere ancor più gli occhi.
Voleva solo che arrivasse domani. Voleva essere privo di sensi e voleva che arrivasse domani. Niall Horan dovrebbe arrivare in tre giorni. E Louis aveva bisogno, e ha tutt’ora bisogno, di prepararsi.
Quindi non è certo stata una sorpresa quando Louis ha capito che non sarebbe riuscito a dormire, l’intera stanza impregnata di blu e nero, il suo corpo che vibrava con alcool e nervosa e terribile energia. Non sentiva le punte delle dita e i suoi piedi erano formicolanti e caldi e freddi e i suoi capelli erano appiccicosi di gel, il viso unto, e improvvisamente la cassa toracica sembrava troppo piccola per il suo cuore.
Alla fine, Zayn aveva cominciato a russare e, benché questo l’avrebbe dovuto rilassare o qualcosa di simile, aveva creato invece l’effetto opposto – aveva fatto sentire Louis soffocato e impanicato, come se non avesse potuto dormire mai più. La stanza odorava di incenso e detersivo (molto Zayn) e tutto era caldo e familiare… quindi, Louis sarebbe dovuto scivolare nel sonno. Specialmente considerando quanto avesse bevuto.
Ma il russare e i secondi di silenzio e i pensieri erano semplicemente troppo.
Quindi, sconfitto, si era finalmente arreso, levandosi goffamente la trapunta di dosso, il corpo caldo, mentre cercava di alzarsi in piedi, le mani a tastare la tasca della giacca per le sue sigarette. Fortunatamente le aveva ficcate proprio lì, quindi si era mosso in punta dei piedi, sorpassando il corpo imbacuccato di Zayn e i suoi soffici respiri e le sue lunghe ciglia (assolutamente meravigliose, quel bastardo) ed era strisciato attraverso la porta socchiusa, oltre il corridoio pulito, e verso il lussuoso soggiorno, dove c’è il balcone.
È dove solitamente vanno i ragazzi, a tarda notte prima di andare a dormire, quando spendono le ultime loro energie e l’erba. Dove Zayn offre loro i segreti del mondo e Liam ringhia le sue frustrazioni, mentre Louis si limita ad ascoltare, felice di far finta di esistere da qualche parte fuori dal suo corpo.
Proprio come adesso, in realtà.
Eccolo qui, fuori dal balcone (da circa un’ora, meraviglioso), a fumare una sigaretta dietro l’altra e sentendo gli effetti dell’alcool evaporare dalle tese e stanche ossa. Desiderando di esistere e vivere un altro posto. Magari nel corpo di qualcun altro.
Magari nel corpo di Harry.
Magari vuole vestirsi con scarpe pulite e morbide magliette e jeans curati. Magari vuole ricci ribelli e labbra piene e ciglia delicate. Magari vuole essere ingenuo e felice e pieno di affetto e fiducia – quella che può dare senza pensarci due volte invece di provare a distruggerla.
Ugh. Troppo alcool. Troppi pensieri.
Le ore passano.
O forse è solo una.
Ma passa, quel lasso di tempo, e Louis fuma sigarette su sigarette mentre guarda la città illuminata dalla luna, la sporadica scia di luci che interrompe la quiete. È alquanto silenzioso, ma almeno c’è aria, e Louis se ne riempie i polmoni. Aria e fumo in quantità uguali e le sue dita bruciano, bruciano per il freddo e per il fumo, ma sembra più rigenerante di qualsiasi altra cosa. Persino seduto in questo ricco appartamento che non è il suo. Con due amici che non gli appartengono davvero.
Il mondo sembra inspiegabilmente diverso. Louis non capisce il perché.
“Forse esisto e basta,” mormora al cielo e nessuno controbatte. “Forse neanche quello.”
Una brezza gli scompiglia i capelli. Quella che di solito getta i ricci di Harry sul suo viso, facendogli arricciare il naso e strizzare gli occhi.
“Hai un boccolo qui,” Louis gli dice talvolta, gli occhi seri, mentre si sporge in avanti sul prato.
Harry lo osserva sempre con genuina confusione. “Cosa intendi? Dove?” chiede, fiducioso.
A quel punto Louis si avvicina sempre ancora di più, alzando una mano, e tira il primo riccio che riesce ad afferrare, o a volte si limita a passare una mano attraverso un ciuffo qualunque. “Proprio qui,” dice con un sorriso diabolico, e fa sempre sì che Harry rida e arrossisca e chiuda gli occhi mentre si avvicina in maniera impercettibile per consentire il contatto.
È l’unica cosa che Harry fa costantemente – lascia che Louis gli passi le dita tra i capelli. Louis ci prova raramente perché non vuole sfidare la sorte ma ogni volta che lo fa, Harry glielo permette. E lo incoraggia, quasi, nel suo modo sempre così sensibile e dolce. Ma Louis non sempre la pensa così. Perché… È solo che…
È come se Louis non meritasse di avere questi teneri e affettuosi momenti.  Non dovrebbe poter entrare nelle grazie di Styles.
E, sì, questo non ha molto senso, non quando dovrebbe essere lo scopo di tutto questo e lui lo sa. Sa che va contro tutto quello che sta costruendo, ma… Ma. Non vuole pensare a Harry che si lascia andare ad ogni contatto. Specialmente quando quel contatto è pericoloso.
Ah, fanculo. Chi se ne fotte. Sta pensando troppo. Da quando è diventato così emotivo? Non berrà mai più. Cazzo, non penserà mai più.
Fa un ultimo tiro dalla sua sigaretta prima di lanciarla oltre il balcone e girare i tacchi, rientrando e chiudendo la porta, lasciando i suoi pensieri chiusi fuori alle sue spalle.









Buonasera!
Dovevo pubblicare domani, ma qualcuna mi ha convinta a farlo adesso (sì Sole, sto parlando di te <3 ).
Il capitolo non è betato ma l'ho riletto due volte, se trovate errori vi chiedo comunque di avvisarmi finché non mi arrivano le correzioni della mia Giadina (che si fa la bella vita in barca e mi ignora ç_ç)
Ho avuto mille dubbi sul flashback e sul tempo da utilizzare, spero di averlo azzeccato e spero che sia scorrevole. Vi prego, vi prego, avvisatemi se non è così che lo modifico immediatamente!
Grazie a tutti per aver letto <3
All the love.

Giulia
  
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