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Autore: Edward LoneBark    29/08/2016    1 recensioni
Una guerra che si trascina da tempi immemori sta per giungere al termine. Il destino ha schierato le sue pedine e attende la prossima mossa del nemico, mentre un ragazzo senza memoria cerca la propria identità, svelando misteri antichi di millenni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hedras battè le palpebre più volte, senza vedere altro che un alone bianco che occupava l'intero spettro visivo. L'onda d'urto l'aveva proiettato diverse iarde più lontano, dove era atterrato di schiena. Accecato, si puntellò sulle mani per rialzarsi, barcollando come un ubriaco.

Sentiva un ronzio insistente e penetrante che non faceva altro che accrescere la sua confusione. Brancolando alla cieca, non poté far altro che attendere che la vista tornasse normale e l'udito si ripristinasse.

Quando il buio tornò e la vista granulosa ridivenne nitida, il suo sguardo cadde subito su Greyvass, o quello che ne rimaneva. La potenza della Pietra lo aveva attraversato in una vampa distruttiva e lo aveva completamente carbonizzato, riducendolo ad un informe cumulo annerito chiuso nella corazza fusa. I frammenti della spada erano sparpagliati in un raggio di cinque metri, anch'essi neri e bruciati.

Non possiamo distruggerla comprese l'unica possibilità è portarla al sicuro.

La consapevolezza di quanto fosse precaria la loro situazione divenne ancora più pressante. Ora sulle loro spalle gravava anche la responsabilità della salvezza del regno. La sopravvivenza era quanto mai essenziale.

Si voltò verso la sparuta compagnia. Senza comandante sarebbe stata perduta. Ci voleva una guida.

-Dobbiamo scappare- disse ai compagni, ancora storditi dall'esplosione. -Presto avremo addosso tutto l'esercito nemico. Ci braccheranno finché non saremo arrivati dai nostri soldati. Non abbiamo un istante da perdere-.

Si avvicinò alla Pietra, cautamente. L'oggetto era attraversato da onde di forza, il residuo di quella che aveva liberato per distruggere Greyvass. Era una fonte di Oscurità inesauribile, e se fosse giunta nelle mani di Arkader gli avrebbe conferito un potere pressoché illimitato.

-Sono stanco di scappare. Lasciamo lì quella dannata pietra. Che se la prendano- esclamò uno dei soldati maturi, di cui non conosceva il nome.

Hedras lo guardò allibito. -Se permettiamo loro di prenderla, Eternis è perduta-

-Questo è quello che ha detto il mostro. Chi mi dice che è vero?- replicò l'altro -e tu chi sei per darci ordini, pivello?-

-Sei diventato stupido, Arvell?- lo aggredì il Vecchio Corno -Vuoi condannare coloro che hai giurato di proteggere?- Sputò ai suoi piedi, poi si voltò verso gli altri. -Preferisco morire che gettare il mio onore alle ortiche-.

Il dissidente sbuffò, ma abbandonò la sua posizione. -D'accordo, ma come facciamo a portarla?- chiese, indicando il cadavere di Greyvass con un cenno del capo.

Hedras si chinò sulla pietra, la cui luce si era attenuata leggermente. -Il comandante ha tentato di distruggerla. Forse se mi limito a raccoglierla non mi succederà nulla-.

Lentamente tese le mani verso l'oggetto, fino a sfiorarlo con la punta delle dita. Trattenne il fiato, ma non accadde nulla.

Cautamente la prese in mano e si rialzò, sentendola piuttosto leggera. Riusciva a sentire una lieve pulsazione, delle onde di energia che si propagavano lungo il suo braccio. Se solo una scintilla era bastata a distruggere qualunque cosa in un raggio di quattro metri, il suo intero potere avrebbe reso Arkader invincibile, su questo non aveva alcun dubbio. Tuttavia, da quanto aveva capito dalle parole di Althervei, il nemico era ancora debole, e finché non fosse riuscito ad impadronirsene non sarebbe riuscito a sopraffare Eternis se non nell'arco di tempi lunghissimi. Forse aveva faticato a mettere insieme una forza sufficiente solo per l'assalto al Primo Valico.

Il piano era fallito, quindi l'intero esercito alle loro spalle doveva essersi messo in moto per raggiungerli e recuperare la Sorgente, prima che fosse troppo tardi. Se avessero corso giorno e notte a velocità sostenuta, cosa che Hedras confidava avrebbero fatto, non avrebbero impiegato molto a prenderli. Gli uomini avevano bisogno di riposare, o sarebbero stati uccisi dallo sforzo.

Un'idea gli balenò nella mente. Un uomo non sarebbe mai riuscito a compiere l'impresa, ma lui non era un uomo comune, lo aveva dimostrato quando era sopravvissuto alla ferita ed era riuscito a salvare Greyvass da Althervei. Sebbene non fosse in grado di controllare la Luce, ne traeva i benefici. Forse il potere gli avrebbe permesso di superare i propri limiti umani, dandogli la forza di percorrere la strada che lo separava dai rinforzi senza fermarsi. Sarebbe stato durissimo e rischioso, ma confidava di poterci riuscire.

-Compagni, ho un piano- disse forte, attirando l'attenzione degli altri. -Dobbiamo portare questa pietra al sicuro, ma se la prendiamo attireremo su di noi i nemici, e questi ci raggiungeranno prima che noi possiamo congiungerci con l'armata di Tharmunor. Esiste una sola alternativa-.

Vivan sbarrò gli occhi. Aveva capito.

-Dobbiamo separarci. Io sono un Luminoso, e posso correre senza sosta fino a destinazione. In questo modo attirerò su di me l'attenzione dei nemici, e dovrei riuscire a seminarli. Nel frattempo voi prenderete il Valico delle Gole, attraverserete la valle e taglierete verso nord-est per raggiungere Tharmunor. E' una via più lunga, ma così sfuggirete all'avanzata dei nemici.-

-E da quando saresti un Luminoso? Se ci fosse un Luminoso tra noi non saremmo in un guaio del genere- ribatté il Vecchio Corno.

-Dovete fidarvi di me, lo sono. Anche se non sono ancora in grado di controllare la Luce, questa mi permette di recuperare in fretta le forze e mi guarisce. Voi stesso avete visto la ferita che aveva alla nuca pochi giorni fa e che ora è completamente guarita-

Il Vecchio Corno ci pensò su, poi scosse la testa. -No, anche se lo fossi non potremmo lasciare il destino del regno nelle mani di una recluta-.

-Sono stato nominato soldato da Evran Varter...-

-Sei ancora un novellino! E questa è una missione che perfino un veterano tra i più abili non potrebbe compiere. Se anche il tuo corpo riuscisse a reggere un simile sforzo la tua mente crollerebbe ben presto sotto la pressione!- ruggì il vecchio soldato.

-Chi sei tu per decidere cosa fare della pietra?- interloquì Arvell -decideremo a votazione se il ragazzino partirà o meno-.

Hedras sentì montare la rabbia nel sentirsi chiamare ragazzino, ma non fiatò, confidando nell'esito positivo della votazione.

Infatti furono solo tre i soldati a sfavore. Di quelli che votarono a favore metà avevano capito che era l'unica possibilità per portare la Pietra in salvo, il resto che era l'unico modo per conservare la vita ancora per un po'.

Da qui non si torna indietro. Sentiva già il peso dell'impresa schiacciarlo, come un macigno troppo grande che aveva deciso di portare sulla schiena.

Il Vecchio Corno sospirò, contrariato. -D'accordo, ma ricorda che se dovessi fallire non ti perdonerò mai per aver infangato il mio onore nel lasciarti la pietra-.

Se dovessi fallire, il tuo onore infangato sarebbe l'ultimo dei miei problemi pensò Hedras.

-Ora andiamo! Abbiamo perso tempo a sufficienza. Raccogliete quante provviste potete dalle cose e poi partiamo-. Rivolse a Hedras un ultimo sguardo. -Buona fortuna-.

Il giovane annuì, poi si voltò per partire, quando una mano calò sulla sua spalla. -Non pensarci nemmeno- disse Hedras senza voltarsi -non verrai con me-.

-Non sono così stupido- replicò Vivan -Ma non puoi partire senza una spada-.

Si voltò, e vide il compagno porgergli la propria arma, una spada lunga, sottile e ben affilata dal costante lavoro di cote del soldato.

-Questa serve più a te che a me- mormorò. Era preoccupato, ma Hedras vide ancora più forte la scintilla di determinazione che aveva già scorto nei giorni precedenti. Accettò la spada con un sorriso e strinse l'amico in un ruvido abbraccio. -Spero che ci rivedremo, amico mio-.

Vivan annuì. -Mi fido di te. Avrai la forza-. Avvicinò la bocca al suo orecchio. -Non perdere mai la lucidità- sussurrò.

Hedras prese un respiro profondo,infilò la pietra in una tasca del mantello, si voltò verso est e cominciò a correre.

 

Fu allucinante, ben di più di quanto non si fosse aspettato. Riusciva a correre senza sosta giorno e notte, come previsto, ma la stanchezza continuava a crescere ugualmente, e alla fine si fece quasi insostenibile. Unita alla pressione e alla continua ansia di essere raggiunto alle spalle, che riempiva la foresta dietro di lui di rumori sinistri, rendeva ogni passo un vero inferno.

Stava calando la notte sull'ultimo giorno di corsa quando si fermò, per poi infilarsi nella boscaglia e sedersi con la schiena appoggiata ad un tronco.

Così alla fine non ce l'ho fatta pensò. Stava ancora pregando di aver messo strada a sufficienza tra se e gli inseguitori, quando il sonno lo afferrò e lo trascinò nei suoi abissi.

La luce che filtrava tra le fronde era copiosa e intensa, ben diversa dal timido chiarore dell'alba, quindi dedusse che fosse mattina inoltrata. In lontananza riusciva a udire il fragore di mille piedi muoversi all'unisono, in una corsa lenta e regolare.

Benedisse il fato per avergli permesso di udirli, e di essersi svegliato prima che lo raggiungessero. Almeno ora sapeva che non erano schermati e che poteva sentirli, ma anche che si erano avvicinati molto ed erano al massimo a qualche ora da lui. Non poteva più permettersi pause, e molti giorni di fuga lo separavano dagli alleati.

Si rialzò, verificò che la pietra fosse ancora al suo posto e ricominciò a correre, rendendosi conto in fretta di aver smaltito nel sonno tutta la fatica e la stanchezza e di essere al massimo della forma. I muscoli erano sciolti e caldi, pervasi da una nuova energia.

Accelerò, cercando di mettere quanta più strada possibile tra sé e il nemico. Non sapeva quanto avrebbe dovuto correre ancora, né se avrebbe avuto nuovamente bisogno di riposarsi.

Poco dopo mezzogiorno terminò la salita che conduceva al valico della valle successiva senza perdere il ritmo, e percorse a capofitto la discesa. Il sentiero serpeggiava spesso, quindi si ritrovò diverse volte a tagliare in mezzo agli alberi per risparmiare tempo prezioso, senza tuttavia perdere la via maestra, o si sarebbe smarrito nella boscaglia.

   
 
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