Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: reginamills    29/08/2016    3 recensioni
{Sequel di Take Me Away} | Outlaw Queen AU. Robin Locksley aveva tutto: una bellissima casa, una moglie che amava con tutto sé stesso e che lo ricambiava, un bambino in arrivo e perfino un fedele amico: si tratta di Wilson, il Golden Retriever che lui e Regina avevano adottato. Ma ecco qui: un battito di ciglia e tutto ciò che ama di più sembra scomparire davanti ai suoi occhi. E, come se non bastasse, il passato sembra ripresentarsi...
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

scusate come al solito il ritardo, ma eccomi pronta con un nuovo capitolo, seppur breve :)
spero vi piaccia e grazie ancora per le recensioni meravigliose che mi invogliano sempre di più a scrivere!

Quando Renee aprì gli occhi, quella mattina di venerdì, la casa le sembrò stranamente silenziosa. Era strano che il suo papà non l’avesse ancora svegliata per andare a scuola. Si girò verso l’orologio e, con gli occhi ancora assonnati e socchiusi, si rese conto che erano le otto. Il suo papà non si era svegliato! Era in ritardo per la scuola! Poi si ricordò: era il suo compleanno. Ogni anno, per cercare di cacciare indietro la tristezza dell’evento che quel giorno si portava dietro, il suo papà la svegliava sempre con la colazione a letto, che il più delle volte era un tenero cupcake con una candelina a forma di numero: quest’anno sarebbe stato un otto.
Per un istante, un terribile istante, Renee pensò al peggio: forse suo padre non aveva voglia di farlo quest’anno, perché lei era diventata grande abbastanza da capire la tristezza di quel giorno. Poi iniziò a valutare la seconda ipotesi, tremenda almeno quanto la prima: forse suo papà aveva pianto talmente tanto la notte prima, affogando nei ricordi, che si era addormentato talmente profondamente da non aver sentito la sveglia suonare. 
I suoi occhi si spalancarono immediatamente, mossi da quegli orribili pensieri. Scostò le coperte in fretta e uscì dalla sua stanza.
Tutto era in un silenzio quasi maniacale che la spaventava. Ma Renee era una bambina coraggiosa e sapeva di poter arrivare alla camera del suo papà senza farsi sconvolgere dalla paura. Avanzò qualche passo, aprì la porta, ma nel letto del suo papà non c’era nessuno: era rifatto e le finestre erano aperte, come ogni mattina. C’era un sole fantastico fuori, e splendeva già alto nel cielo. Neppure un accenno di nuvole.
Un groppo le si formò in gola, mentre nella sua piccola testolina ricoperta di boccoli neri avanzavano degli scenari angoscianti sui quali non aveva neppure voglia di soffermarsi.
Lentamente camminò verso la cucina, spalancando la porta con cautela, come se avesse paura di trovarvi qualcuno dietro. O forse, ripensandoci, la paura era più di non trovarvi nessuno e di essere sola.
“Sorpresa!” sentì gridare prontamente, e il cuore le balzò in gola. 
O mio dio! Il suo papà era lì, assieme alla nonna e il suo cagnolino, e reggeva una torta di fragole, panna e cioccolato alta due piani, come quella che vedeva nei cartoni animati! Era bellissima, ancora più bella di quanto avesse sognato. E non aveva una sola candelina, come tutti gli anni, ma ne aveva otto, tutte rosa, accese per lei.
“Papà…” non sapeva che cosa dire, sapeva solo che le veniva da piangere. “Metti giù la torta, papà.” disse, scandendo ogni parola. Il bellissimo sorriso di Robin ed Angela per qualche secondo sparì: non avevano idea di come stesse reagendo a tutto quanto. Robin, tuttavia, ubbidì: poggiò la torta lentamente sul tavolo e osservò il viso di sua figlia per lunghi, lunghissimi istanti che sembrarono ore. Poi, finalmente, fu sua figlia a fargli una sorpresa, la più bella di tutte: un sorriso meraviglioso le squarciò il viso, come un raggio di sole in piena tempesta, e poi gli corse in braccio, strinse forte il suo papà con le sue morbide, esili braccia di una bambina che aveva appena compiuto otto anni. 
Non ne fu sicura, ma le sembrò che suo padre tirasse un lungo respiro di sollievo lì, tra i suoi riccioli scuri, mentre la stringeva a sua volta e le sussurrava quanto bene le volesse.
“Ti voglio tanto bene, papà, grazie.” sussurrò, con gli occhi pieni di gioia. Allungò un braccio verso la nonna, che li guardava con un sorriso bello almeno quanto il suo, e con quelle lacrime di felicità che Renee avrebbe voluto versare fino a pochi secondi prima. “Grazie, nonna.” sorrise, mentre Angela muoveva qualche passo per unirsi a quel tenero e dolce abbraccio familiare e stringeva il suo tutto; le sue ragioni di vita.
“Buon compleanno, amore mio.” disse Robin, prima di baciare la fronte di sua figlia. 
“Grazie papà, grazie nonna.”
Robin la mise giù, dopo averle lasciato un ultimo, morbido bacio sulla guancia. 
“Allora, parliamo del tuo regalo, signorina.” sorrise Angela, scompigliandole i capelli. Anche Robin sorrise e, per la prima volta dopo tempo, il sorriso raggiunse i suoi occhi blu.
“Già. Come avrai notato è un po’ tardi per la scuola.” continuò Robin. “Io e tua nonna abbiamo pensato che per qualche giorno, forse, se ti va, potremmo… continuare a saltarla e andare in un posto speciale. Non lo so… diciamo… Disneyland?”
L’urlo di gioia che Renee Angela Locksley lanciò come risposta fu abbastanza esauriente, per lui, per sua madre e per Wilson, che, prontamente, prese ad abbaiare.

Il suo papà le disse di fare le valigie quella stessa mattina. Sarebbero stati via tutto i weekend per tornare solo domenica sera. Renee era felice. Per la prima volta in otto anni, era felice di compiere gli anni. 
Come prima cosa mise nella borsa il diario che, ultimamente, era diventato il suo oggetto preferito, senza il quale assolutamente non poteva vivere. Aveva deciso che non sarebbe passata più una sera in cui sarebbe andata a letto senza aver raccontato alla sua mamma la sua giornata. Era un bisogno inossidabile.
Aggiunse alcuni dei suoi vestiti preferiti e, con l’aiuto della nonna, sistemò anche la biancheria, la spazzola e lo spazzolino da denti. Era pronta, aveva tutto. Sarebbe stato un piacevole weekend insieme con le persone che più amava al mondo.
Prima di partire, quella sera stessa, si assicurò che Wilson stesse bene e avesse tutto ciò di cui aveva bisogno. “Ci penserà Ruby”, l’aveva rassicurata Robin. Certo, le dispiaceva lasciarlo a casa, ma suo padre le aveva fatto capire che portarlo con loro sarebbe stato impossibile; Renee aveva sorriso e aveva dato un bacio all’animale prima di sussurrargli un “ti voglio bene” che veniva direttamente dal cuore.
Robin la osservava, non perdeva un istante e, come al solito, si perse di nuovo nei ricordi.

“E’ il cucciolo più bello che io abbia mai visto, lo sai?” Regina sorrise, appoggiandosi alla spalla di Robin, mentre, seduti su quella panchina del parco, accarezzavano quel piccolo di neppure due mesi seduto sulle ginocchia di Robin. Lo avevano appena preso dal canile e, anche se non era un Golden Retriever di razza pura, ne aveva tutte le sembianze. Anzi, era anche più bello, si disse Regina.
Robin sapeva che dietro quello sguardo sognante c’era molto di più. Immaginava il loro bambino, il loro splendido Miracolo che ormai cresceva in lei da cinque mesi, e come sarebbe stato tenerlo tra le braccia per la prima volta, proprio così, come tenevano il piccolo Wilson.
“Che dici? E allora io?” la voce scherzosa di Robin la distrasse da quel sogno a occhi aperti. Lei scoppiò a ridere: “Scemo.” lo punzecchiò. “Vorresti farmi credere che sei un… povero cucciolo indifeso e bisognoso di coccole come questo piccolino?” rise ancora, mentre chiudeva le mani a coppa attorno al musetto della bestiola.
“Oh, anche di più, milady.” fece una smorfia, mentre avvicinava il viso al suo e seppelliva il naso freddo nell’incavo del suo collo. Regina rabbrividì e ridacchiò allo stesso tempo, per il solletico. Rimasero così per alcuni minuti: questa volta era lui che poggiava il capo sulla sua spalla, e non poteva che sorriderne. Amava quell’uomo da impazzire: la sua dolcezza, la sua spontaneità, la sua simpatia.
“Non vedo l’ora di conoscerlo, sai?” sussurrò Regina, rompendo il silenzio, portando una mano sul viso di Robin, per solleticargli la barba. 
“Chi? Il cane?” 
“Ma no, idiota, il nostro bambino!” rise di nuovo. 
“Oh…” lui sorrise amorevolmente, accarezzando la pancia perfetta di sua moglie. “Si, anche io.” era sempre emozionante sentirlo parlare del frutto del loro amore. “Voglio insegnargli tutto: a camminare, a correre, a giocare a Campana, ad andare sul triciclo! Poi quando sarà pronto anche sulla bicicletta. Voglio insegnargli il calcio, il football, il baseball e perché no, anche il tiro con l’arco. Poi, quando sarà il momento, come conquistare ed amare una donna.” disse tutto d’un fiato, mentre, ad ogni parola, il suo entusiasmo cresceva. Regina quasi rise, quasi pianse. Neppure lei riuscì a dare un nome all’emozione che provava in quel momento. Forse aveva voglia di fare entrambe le cose, forse non voleva fare nessuna delle due. Diede la colpa agli ormoni all’inizio: ormai era abituata. Ma no, non si trattava di ormoni: era l’amore puro per quell’uomo che provava, per il futuro che avrebbero progettato insieme e che non vedeva l’ora di vivere.
“E chi ti dice che sarà un maschio?” disse, sbattendo gli occhi più volte per mandare via le lacrime. “Se fosse una bambina?”
Robin, in quel momento, alzò lo sguardo verso di lei, affondò i suoi occhi in quelli nocciola di Regina e fu come se qualcosa, dentro di lui, gli stesse dicendo che lei sapeva. Lei sapeva qualcosa in più di lui, che non sapeva neppure spiegarsi e che non gli avrebbe detto, perché ne era troppo certa o forse troppo poco. 
Avrebbero avuto una bambina. 
“Allora la proteggerò, sempre, da tutto il mondo.”
 

lasciate una recensione per farmi sapere che cosa ne pensate, se vi va :)

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: reginamills