Epilogo

Kirara atterrò delicatamente a terra, con la sua fine grazia di gatto, alzando piccole nuvoline dal terreno un po’ arido della strada.
Sango scese a terra con un balzo, per poi stiracchiarsi pigramente.
«Sono tutta indolenzita per il viaggio...» commentò stancamente ad occhi chiusi, flettendo le braccia verso l’alto.
Miroku smontò a sua volta, così Kirara poté ritrasformarsi in un piccolo e indifeso micetto dagli occhi dolci, per poi stiracchiarsi a sua volta.
Miroku si portò di fianco a Sango, chiedendole:
«Tutto a posto?»
«Ora va meglio.» sorrise lei, guardandolo, poi si diede un’occhiata in torno.
«Dove saranno Kagome e InuYasha?» si domandò, non vedendoli da nessuna parte.
Il villaggio della vecchia Kaede quel pomeriggio era calmo e tranquillo; c’era poca gente in giro, altri erano per i campi, alcuni bambini giocavano vicino un pozzo. Ma del mezzo-demone e la studentessa sembrava non esserci traccia.
«Forse Kagome è tornata al suo mondo e InuYasha è nella capanna di Kaede.» propose Miroku, incamminandosi verso la casa della vecchia sacerdotessa «Andiamo a vedere.»
Sango alzò le spalle.
«Sì, d’accordo.»
Giunti alla capanna, entrarono.
Kaede stava preparando delle erbe, pestandole in un mortaio; alzò lo sguardo appena i due furono entrati.
«Ben tornati.» sorrise dolcemente la sacerdotessa.
«Vecchia Kaede...» esordì la sterminatrice, posando il suo Hiraikotsu contro la parete di fianco l’entrata «... InuYasha?»
«Pensavamo di trovarlo qui.» spiegò il monaco.
«Oh, è con Kagome.» rispose Kaede, tornando ai suoi lavori senza però perdere il suo sorriso «Da quando sono di nuovo qui al villaggio hanno passato più tempo insieme.»
«In che senso “da quando sono di nuovo qui al villaggio”? Erano partiti anche loro?» chiese Miroku, sorpreso.
«Diciamo che hanno avuto da fare...» sospirò la sacerdotessa, ricordando i tristi fatti di quei giorni.
«“Da fare”?» ripeterono in coro la sterminatrice e il monaco, allibiti.
«E’ una lunga storia. Vi racconteranno tutto sta sera, immagino.» affermò Kaede, senza guardarli.
Miroku e Sango si lanciarono uno sguardo, alzando entrambi un sopracciglio, e uscirono insieme dalla casa. 

Ikuyo posò un bel fiore giallo a terra, poi si allontanò di qualche passo; gli occhi fissi sulla tomba davanti a lei.
Accanto a lei, l’enorme artiglio del padre di InuYasha brillava sotto quel sole pomeridiano, proprio davanti la vertiginosa parete di roccia.
E Fujio si trovava lì, ai piedi di essa; dove probabilmente avrebbe voluto essere seppellito.
Questa radura è inquietante. Ma se un giorno lo spirito di Huruha si dovesse rasserenare per sempre, allora diventerà un luogo di pace e tranquillità. Bellissimo.
Era ciò che le aveva detto un giorno.
“E ora Huruha non c’è più...” pensò Ikuyo, sospirando poi:
«... Come te...»
Girò appena gli occhi verso l’artiglio, ripensando a Sesshomaru e alla sua Tenseiga.
Lei era inginocchiata a terra, con il monaco morto tra le braccia. Lo sguardo era perso negli occhi spenti di lui.
Dietro di Ikuyo, InuYasha e Kagome erano rimasti in rispettoso silenzio, a pochi metri da lei.
Uscì poi Ryuichi dagli alberi e si avvicinò a loro con Myōga al fianco.
«Mi dispiace molto per te.» mormorò Ryuichi, mesto.
Lei non rispose.
Fiero e maestoso, fu poi il turno di Sesshomaru di avvicinarsi con fare indifferente.
Kagome alzò quindi lo sguardo su di lui, proponendo:
«Sesshomaru, potresti salvare tu questo monaco...»
Sesshomaru rimase concentrato qualche istante su Fujio, poi dichiarò un secco:
«No.»
Ikuyo alzò gli occhi su di lui, non capendo nemmeno bene in che modo avrebbe dovuto salvarlo.
«“No”?» ripeté InuYasha, scontroso «Cosa ti costerebbe, eh? Era solamente manovrato da Huruha; non certo nostro nemico.»
«Questo monaco è morto da troppo tempo.» affermò freddamente Sesshomaru, gelando con lo sguardo il mezzo-demone «La sua anima se n’è già andata.»
InuYasha tirò le labbra, rendendosi effettivamente conto che era ormai troppo tardi.
Poi Sesshomaru se ne andò senza aggiungere altro, seguito subito da Jaken e Rin con Ah-Un.
“Sesshomaru ha con sé una spada prodigiosa, capace di riportare in vita i defunti...” Ikuyo distolse lo sguardo e lo puntò di nuovo sulla tomba “Però per te, Fujio, era ormai troppo tardi...”
Sospirò.
“Pensavo di amare una persona speciale...” si ritrovò a pensare ad occhi socchiusi “Una persona diversa... Alla fine, invece, ti sei dimostrato un uomo come altri. Ma, in fondo, non sono forse anch’io una donna come tante? Una donna banale che si è innamorata di un uomo banale...
Non ho nulla contro di te, Fujio. Se avevi ceduto al potere di Huruha, era solamente perché... sei umano. Credi forse che io non avrei ceduto? Pensi davvero che sarei stata in grado di resistere alla tremenda suggestione del demone? ... Non sono così forte come credi. E adesso... senza di te... mi sento così indifesa...”
Ora davanti a lei si prospettava una vita sola, di nuovo. Ma, in ogni modo, aveva già deciso cosa fare. Sarebbe tornata al suo villaggio, a combattere contro i demoni come aveva sempre fatto. Sarebbe andata più lontana possibile da quel tempio, da quel monte, da quella tomba, e sarebbe tornata a vivere.
“Tornerò a trovarti, Fujio, te lo prometto. Ma...” tirò appena le labbra “Ora ho bisogno di tempo. Tempo per riprendermi... Tempo per cercare di tornare a vivere... di nuovo...”
Udì un passo dietro di sé, perciò si voltò subito, attenta.
Si rilassò, vedendo solo Ryuichi lì con lei.
«Stavo partendo.» spiegò il giovane. Era rimasto un po’ di tempo in più solamente per aiutarla a costruire la tomba, dopo aver salutato Kagome e InuYasha.
«Allora buon viaggio.» Ikuyo cercò di sorridere per ringraziarlo, ma non vi riuscì molto bene.
«Buona fortuna.» sorrise invece Ryuichi, partendo.
Ikuyo rimase a guardarlo qualche altro istante, poi tornò a rivolgere l’attenzione alla tomba.
«Riposa in pace, amore mio...» sussurrò, mentre una lacrima solitaria andava a solcarle la guancia.
Ryuichi si avviò invece per un sentiero, sospirando:
«E così riparto da solo...»
Si era trovato davvero bene con i suoi nuovi compagni, in quegli ultimi giorni. Ora gli dispiaceva davvero di dover ripartire.
Con un sorriso, tornò a ripensare agli ultimi saluti che si erano scambiati...
Ryuichi tese una mano verso Kagome, che l’accettò dicendo:
«E’ stato un piacere avervi conosciuto.»
«Lo stesso vale per me.» affermò lui, poi la tese anche verso InuYasha che, per tutta risposta, gli lanciò uno sguardo obliquo.
Ryuichi, intimorito, fece per ritirare la mano, quando, inaspettatamente, se la ritrovò stretta a quella del mezzo-demone che, con un mezzo sorriso, gli diceva:
«In fondo non sei stato così inutile...»
Ryuichi rise.
«Beh, grazie.»
Si sistemò meglio la sacca in spalla e strinse più forte il bastone.
«Magari un giorno ci incontreremo di nuovo.» ipotizzò la ragazza.
Ryuichi allora, fulmineo, le si avvicinò di colpo e la baciò delicatamente su una guancia, molto vicino alle labbra.
Kagome arrossì completamente, mentre una vena sulla tempia di InuYasha prese a pulsare di rabbia.
«Spero vivamente di rincontrarti, Kagome.» sorrise il giovane, facendole l’occhiolino, poi si diresse da Ikuyo, alla quale aveva promesso di aiutarla a seppellire Fujio.
«Per il tuo bene, spera invece che non ci rivedremo mai più!» ringhiò allora InuYasha, trattenuto a forza da Kagome.
Ryuichi, ridendo ancora, corse via verso Ikuyo, mentre la studentessa convinceva il mezzo-demone ad andarsene via con lei per ritornare al villaggio della vecchia Kaede. 

Poco lontano dalla parete rocciosa, si trovavano ancora Sesshomaru, Rin e Jaken, che si stavano accingendo a riprendere di nuovo la ricerca di Naraku.
Il demone cane, pensieroso, guardava davanti a sé, in silenzio.
“Sono caduto in una stupida trappola... Ed è stato proprio InuYasha a salvarmi, pagando così il suo debito.” dentro di sé si rodeva di rabbia e frustrazione per essere caduto così in basso.
«Jaken, mi sto annoiando... mi racconti una bella storia?» chiese Rin, seduta su Ah-Un di cui il piccolo demone verde teneva le redini.
«Nemmeno morto!» sbottò Jaken, scocciato.
«Ti prego!» lo supplicò la bambina.
«No, Rin: ho detto no!» ribatté il demone.
«Non è giusto...» si lamentò la piccola.
Sesshomaru voltò lo sguardo indietro, senza fermarsi, e ordinò:
«Jaken, raccontale una storia.»
«Subito, padrone!» rispose il piccolo demone, intimorito.
Sesshomaru tornò a guardare davanti, mentre Jaken, scocciato, iniziava a raccontare una storia alla piccola Rin, entusiasta.
«Allora... C’era una volta...»   

Una pigra ape si alzò senza fretta dal fiore blu su cui era posata e volò via, passando proprio accanto la guancia di InuYasha sdraiato a terra in quel campo fiorito, con le mani intrecciate dietro il capo e lo sguardo rivolto al cielo terso. Il mezzo-demone mosse un orecchio con uno scatto lievemente infastidito e l’ape se ne andò via più veloce, spaventata.
Mancavano pochi istanti al tramonto.
All’orizzonte il cielo iniziava a macchiarsi di un rosso acceso, sfumando in colori più chiari tutt’intorno.
Il lieve vento smosse le poche nuvole lievemente spruzzate d’arancio, allontanandole.
A parte il suono dell’erba smossa appena dalla brezza, per il campo regnava il silenzio e la calma.
«Si sta così bene...» commentò all’improvviso Kagome con un tono tranquillo.
InuYasha, senza guardare la ragazza seduta al suo fianco, annuì con il capo, concorde.
«Trovo ancora incredibile il fatto che fino a ieri temevo così tanto questo momento...» aggiunse Kagome, alludendo al sole calante dietro i monti.
Sospirò, con uno sguardo mesto, mentre InuYasha abbassava lo sguardo per guardare il sole a sua volta.
«Ancora pochi attimi e poi ti saresti nuovamente trasformato, come avveniva ogni notte.» concluse la studentessa, cingendosi le gambe con le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia «E alla mattina sarebbe toccato a me.»
«Ma ora è tutto finito.» la rassicurò il mezzo-demone, guardandola, tirandosi un po’ su e appoggiando i gomiti e gli avambracci a terra per tenersi rialzato.
«Infatti.» gli sorrise lei.
«E poi...» iniziò InuYasha, ma si interruppe con un’espressione esasperata in volto, girando lo sguardo dietro di loro.
Anche Kagome si voltò leggermente indietro con il capo per guardare, sorpresa.
Le teste di Miroku e Sango, entrambi interessati alla discussione, spuntavano da dietro un masso a pochi passi dal mezzo-demone e la ragazza.
«Parlate pure con comodo.» disse il monaco con naturalezza.
«Fate finta che noi non ci siamo.» annuì la sterminatrice.
InuYasha non disse nulla, fissandoli con un’espressione scocciata, mentre Kagome esclamò:
«Siete tornati!»
«Già, proprio ora.» rispose Sango, alzandosi in piedi con il monaco.
«E abbiamo saputo da Kaede che vi è successo qualcosa.» aggiunse Miroku, curioso.
«Oh...» fece Kagome, non sapendo cosa dire al momento.
Sango le sorrise e disse:
«Non preoccuparti, ne parleremo dopo, allora. Vieni Miroku, andiamocene.» afferrò per una manica il monaco, trascinandolo via.
«Ma io volevo sentire...!» si lamentò Miroku, portato via a forza.
Kagome e InuYasha rimasero a guardarli allontanarsi, poi il mezzo-demone, sbuffando, tornò a rivolgere lo sguardo all’orizzonte.
«Che impiccioni.» sbottò, mettendosi a sedere.
«Sai come sono fatti, no?» ridacchiò Kagome.
InuYasha storse le labbra.
«Già...»
Il sole calò poi del tutto.
Scese delicatamente una notte stellata su quel campo fiorito, mentre il vento si alzava leggermente più forte e fresco.
Kagome rabbrividì e si abbracciò più forte le gambe. Un attimo dopo si ritrovò sulle spalle la veste di InuYasha e, sorpresa e grata, si voltò verso di lui, per poi sorridergli.
Il mezzo-demone appoggiò le mani indietro sul terreno, inarcando così leggermente la schiena e fissando le stelle.
Kagome alzò gli occhi a sua volta, pensierosa.
«Kagome...» mormorò ad un tratto lui.
Lei gli rivolse lo sguardo, in attesa.
InuYasha ancora guardava il cielo, ma ora la sua espressione era seria e gli occhi forse malinconici.
«Ho avuto davvero paura.»
Kagome alzò le sopracciglia, sorpresa.
«Di... di cosa?» riuscì a chiedere a mezza voce.
«Di perderti.» rispose il mezzo-demone, abbassando lo sguardo a terra.
Gli occhi di lei si velarono improvvisamente di calde lacrime. Da quando erano tornati al villaggio avevano evitato quegli argomenti, pensando solo a passare del tempo insieme con spensieratezza. Ma ora...
«Non sai quanta ne ho avuta io.» ribatté Kagome, con un lieve accenno di rabbia «Ho rischiato davvero di non rivederti mai più per il tuo gesto sconsiderato... Non avresti dovuto dare così poco peso alla tua vita.»
InuYasha alzò lo sguardo verso di lei, ma la ragazza si voltò dall’altra parte con il capo; le guance le si rigavano di lacrime mentre le immagini del mezzo-demone morto tra le sue braccia le tornavano davanti agli occhi.
«Di cosa parli?» le chiese lui, rimanendo serio.
«Sei quasi morto!» pianse lei, girandosi a guardarlo «Perché lo hai fatto? Perché? Potevi lasciare morire me al tuo posto...»
InuYasha si portò improvvisamente in avanti verso di lei, che trattenne il fiato, presa alla sprovvista e non riuscendo a capire le sue intenzioni. Ma lui le afferrò solamente le mani, con una delicatezza che fece sussultare il cuore della ragazza, avvicinandosela di un po’, per guardarla meglio negli occhi e dichiarare con fermezza:
«Questo era davvero impensabile.»
«Però...» provò a dire la studentessa, ma il mezzo-demone ribadì con certezza:
«Kagome, non avrei mai permesso a Huruha di appropriarsi della tua vita. E non permetterò mai a nessuno, mai più, di farti del male. Te lo prometto.»
Lei, leggermente tremante, sussurrò:
«InuYasha, non...»
Il mezzo-demone le posò un dito sulle labbra e rimase serio e sincero quando affermò:
«Farò in modo che nessuno ti porti più via da me, così che possa proteggerti per sempre; finché non sarà la morte stessa a separarmi da te.»
Si guardarono ancora negli occhi, in silenzio e intensamente. Quello sguardo d’ambra pura andava a legarsi al mogano scuro della ragazza, in un modo così dolce e profondo da farle mancare il fiato. I respiri calmi e caldi del mezzo-demone si infrangevano sul suo viso, facendola rabbrividire. Era così vicino che poteva sentire il suo battito farsi sempre più frenetico; come il suo, d’altronde.
Alcun cenno, nessuna richiesta... istintivamente, i due volti iniziarono ad avvicinarsi, con una innaturale lentezza; sembravano separati da una distanza incolmabile.
«Non abbandonarmi mai più, InuYasha...» mormorò Kagome, socchiudendo gli occhi.
Lui scosse appena il capo, senza smettere di farsi sempre più vicino.
Quando ormai le due labbra erano a pochi centimetri l’une dalle altre, InuYasha socchiuse gli occhi a sua volta, sussurrando alla sua Kagome:
«Sempre insieme; eternamente insieme.»
E mentre il vento trasportava petali colorati e fini granelli di polvere, brillanti come diamanti, facendoli ruotare e danzare intorno a loro, accompagnati dalla dolce melodia della Natura, le labbra si raggiunsero delicatamente; prima sfiorandosi appena, calde e morbide, poi unendosi per sempre.

Ora la storia è davvero finita! ççççç__________ççççç Quanto mi dispiace! T_T

Sono davvero contenta, però, di aver "riscosso" così tanto successo. ^_^ Mi sono divertita parecchio a scrivere questa fic (appunto la mia prima su InuYasha) e chissà, forse un giorno tornerò con una storia nuova... ma ancora non si sa! ^^'

Allora, parto con ringraziare, innanzitutto, chi ha inserito la storia tra i Preferiti:
1 abbie
2 achaori
3 animalcrossing94
4 bribry85
5 ceres88
6 Chiho_chan
7 Dolce Kagghy
8 EDVIGE86
9 Emiko92
10 Ethis
11 FairyFlora
12 Fin Fish (detta Fin -_^)
13 fmi89
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21 lalex
22 laretta
23 Nayma85
24 nefertade
25 sweetprincess
26 velia1
27 very_lupi

E adesso i ringraziamenti per chi ha aggiunto la storia alle Seguite:
1 achaori
2 Dolce_Kagghy
3 Kagome_chan89
4 kamura86
5 lalex
6 pillina28
7 Vampira_Malfoy