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Autore: Eristhestrange    31/08/2016    0 recensioni
Un'alternativa agli eventi di Dressrosa: una prigioniera piuttosto singolare, un accordo a cui non si può sfuggire, un piano da portare a termine. Ad ogni costo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVI

 

Uno scontro fra demoni

 

Alla comparsa di Eris, il gruppo di gladiatori sembrò come pietrificarsi all'istante.

La ragazza girò lievemente il volto verso di loro e con un tono quasi militaresco gridò "Forza! Che aspettate! Portate via da qui Cappello di Paglia, muovetevi!".

Gli uomini stettero ad osservarla basiti, sussurrando parole incomprensibili. Era ovvio, nessuno si aspettava da lei una simile richiesta. La moglie del loro principale nemico stava cercando di aiutarli: cosa stava succedendo?

Anche Eris capì che quell'esitazione era dovuta alla sua presunta relazione con Doflamingo, per questo tentò di addolcire i toni, nonostante la fretta "Sono dalla vostra parte! Mi ha obbligata a sposarlo ma ora non c'è tempo per spiegare, portatelo via! Forza, io vi coprirò le spalle finché non si sarà ripreso, andate, coraggio!" alcuni tra le prime file deglutirono rumorosamente; era pur sempre la figlia del Rosso e la sua fama non era certo delle più rassicuranti. Tra il mettersi contro di lei o assecondarla era sicuramente più conveniente l'ultima opzione: infatti, dopo uno sguardo di comune intesa, il gruppo iniziò a darsela a gambe, primo fra tutti Gats, che si portava in spalla il povero Luffy. Eris lo aveva visto solo di striscio, ma le era sembrato davvero malconcio: chissà se ce l'avrebbe davvero fatta a riprendersi entro il tempo prestabilito. Ad ogni modo, non c'era bisogno che si riprendesse in poco tempo, sarebbe stata lei ad uccidere Doflamingo e a mettere un freno a quella storia, una volta per tutte.

La sua attenzione ritornò al nemico in un quarto di secondo.

Aveva avuto solo il tempo di voltarsi avanti e vederne il rapidissimo scatto verso il gruppo in fuga.

In un tempo altrettanto breve il suo braccio divenne nero lucido e la sua mano, chiusa a pugno, andò a scontrarsi contro l'enorme stomaco del re.

Era stata così rapida nel mettersi in mezzo alla traiettoria del nemico che nessuno avrebbe potuto vederla spostarsi, nemmeno il gruppo di gladiatori, che aveva interrotto la sua corsa per voltarsi a guardare la scena.

L'enorme mole di Doflamingo sovrastava la piccola figura dai capelli rossi, la quale teneva tutto il suo peso in avanti, come se si fosse completamente slanciata verso l'avversario per sferrare un colpo che per un uomo normale sarebbe risultato micidiale.

Anche il re era stato abbastanza veloce da servirsi dell'Armatura per difendersi e i loro due Haki erano a contatto fra di loro.

Gli uomini rimasero basiti di fronte a quella scena.

"Non ci provare neanche..." sussurrò la ragazza, alzando lo sguardo verso di lui.

Fece un  balzo all'indietro per distaccarsi dal suo avversario, il quale la osservava quasi compiaciuto.

Odiava quando le si parava davanti quel sorriso, quel ghigno insopportabile.

Alzò il mento, fiera: non doveva dimostrargli nient'altro che la sua superiorità, ora che era libera avrebbe dovuto temerla più di ogni altra cosa al mondo.

La sua natura indomita e ribelle l'aveva portata fin lì e quella fierezza e quell'audacia che la caratterizzavano erano ora palesi a tutti, anche al suo nemico.

"Sei veramente una spina nel fianco, ragazzina!" "Non è un complimento che mi è nuovo! Ora devi solo scegliere. Di chi hai più paura: me o Cappello di Paglia?" chiese beffarda, osservandolo coi suoi penetranti occhi verdi.

Sentì l'adrenalina nelle vene; voleva quello scontro, lo desiderava più di ogni altra cosa in quel momento. Il suo desiderio di dimostrare chi fosse e quanto valesse ottenebrava qualsiasi altro pensiero nella sua mente. Abbattere il nemico era il suo unico scopo.

Per nulla intimorito dalle sue minacce, Doflamingo stava ad osservarla sorridente, con le mani in tasca, parlandole col suo fare divertito "Che toni! Credo che tu abbia preso troppo alla lettera il 'finché morte non ci separi'" "Io non scherzerei troppo se fossi in te!" rispose in modo altrettanto audace, senza perderlo di vista. Sapeva che l'avrebbe presa in questo modo, ma non le importava troppo, conscia che presto le cose si sarebbero fatte serie anche per uno come lui. "Non ti chiedo di arrenderti..." continuò, avanzando verso di lui di qualche passo "...perché non voglio che tu lo faccia. Avrò il piacere io stessa di toglierti la vita con le mie mani!". Il suo tentativo di apparire minacciosa lo fece sogghignare "Sono sicuro che lo faresti senza pensarci due volte...purtroppo per te non avrai l'occasione di poter compiere una simile scelta! Sei solo una ragazzina..." "Se mi hai messo un bracciale di agalmatolite addosso ci sarà stato sicuramente un buon motivo!" lo interruppe con arroganza. La stava sottovalutando e il suo errore gli sarebbe costato caro.

Di nuovo un largo sorriso comparve sul volto di Doflamingo mentre la ragazza parlava. Aspettò qualche istante prima di terminare il suo discorso "...una ragazzina che non dovrebbe nemmeno essere qui!".

Eris non capì: lo squadrò da capo a piedi con fare interrogativo, come se si aspettasse di trovare sulla sua persona una spiegazione a quella strana affermazione. L'uomo si rese subito conto della sua perplessità, il che non fece che divertirlo maggiormente "Sai...la storia della firma mi ha riflettere...".

La sicurezza sul volto di Eris scomparve del tutto, il sangue le si raggelò. Aveva collegato quelle due frasi in pochi istanti e adesso era lì, impietrita, davanti a Doflamingo, senza sapere cosa dire.

"Non ti saresti mai dovuta trovare a Punk Hazard, non è vero? E neppure a Redfalls...in realtà, tu non dovresti essere in nessun altro luogo, se non a..." "Taci!" lo interruppe, furente di rabbia. Una rabbia che fece sogghignare l'avversario.

Si stava prendendo gioco di lei; lo faceva da quando l'aveva incontrata. Non aveva fatto altro fino ad allora. Il suo sorriso, quella risata lugubre, da fanatico.

Strinse i pugni, con lo sguardo vacuo, fissato in avanti a guardare un punto non ben definito oltre le spalle del nemico. I suoi occhi luccicavano per l'eccitazione e la rabbia.

In pochi secondi le sue braccia divennero nere e lucenti come lame e con altrettanta velocità si scagliò contro l'avversario, fermo davanti a lei.

Con un balzo felino diresse il colpo proprio verso il volto sorridente di Doflamingo, urlando di rabbia.

Nonostante la sua velocità, il re scansò il colpo senza troppa difficoltà ed Eris atterrò sul terreno in ginocchio.

Sorreggendosi su una mano, alzò di scatto la testa e si osservò attorno per cercare il suo avversario, apparentemente svanito nel nulla.

Usò la Percezione appena in tempo per scattare velocemente alla sua destra, rotolandosi a terra per evitare una raffica di proiettili provenienti da dietro la sua schiena.

"Sei patetica..." si sentì dire, mentre si rialzava di scatto in piedi. Nonostante ci fossero voluti ben pochi secondi perché compisse quell'azione, si ritrovò Doflamingo a qualche centimetro da lei, senza poter evitare, stavolta, il colpo che le stava per infliggere.

L'attacco che Eris si aspettava era tuttavia molto diverso da quello che era in procinto di subire. Credeva di essere colpita e scansata via, invece venne afferrata con un braccio attorno alla vita e, senza avere il tempo di fare nulla in quei brevissimi istanti, l'uomo premette per pochi secondi le labbra contro le sue.

Le bastò quell'attimo.

Davanti ai suoi occhi spalancati, per la sorpresa e per il disgusto, si proiettarono tutte le immagini di ciò che le aveva fatto vivere fino a quel momento.

Rivide Law a Punk Hazard, in ginocchio, con la pistola puntata alla testa, il viaggio verso Dressrosa, la scomoda permanenza al palazzo reale. Di nuovo sentì l'odore dei fiori di Lafuente sotto le sue narici e anche i ricordi del ballo di fidanzamento incominciarono a succedersi lenti ed inesorabili. La festa, il vestito, il bacio, di nuovo il bacio. Quell'atto di supremazia su di lei che proprio non riusciva a sopportare. La corsa per salvare Law a palazzo, la sua incapacità, la sua impossibilità di agire. Il matrimonio. Il matrimonio. Umiliata pubblicamente di fronte a tutta Dressrosa e poi di nuovo il bacio. Quel ritornello, quella cantilena lugubre. Poteva chiamarsi davvero bacio una cosa del genere? No, era più una presa di posizione, una dimostrazione di potere, un atto di forza. Lei era debole, lui no. Doveva apparire così, semplice e chiaro per tutti. Ma non per lei. Aveva messo a tacere il suo potere con l'inganno, quella che lui voleva far apparire come tale non era la verità e lei era l'unica a poterlo dimostrare.

Un potente pugno nero fu sufficiente a scagliare il nemico lontano di qualche metro, mentre, disgustata, sputava a terra in segno di disprezzo per quel gesto tanto inaspettato quanto orribile per lei.

Doflamingo proruppe in una sonora risata, mentre guardava nella sua direzione con aria sfidante "Eppure quella sera ero più che sicuro che ti piacesse..." non gli diede il tempo di continuare che si fiondò nella sua direzione, furiosa "Non ti azzardare mai più! Mai più!".

La sua rabbia cieca non la fece agire con lucidità, stava solamente caricando l'avversario senza un piano. Infatti, con una poderosa ginocchiata allo stomaco che non le diede nemmeno il tempo di proteggersi con l'Armatura, la scaraventò contro il rudere di un edificio, facendoglielo crollare addosso.

Non ci volle molto prima che dai detriti si cominciassero ad udire dei forti rumori.

Sapeva benissimo di non averla fatta fuori: la sentiva ancora con la sua Percezione, ma Doflamingo era sicuro di averla perlomeno sotto controllo.

Si mise ad osservare a braccia conserte il cumulo di laterizi, aspettando che la sua avversaria ne uscisse da un momento all'altro.

E così fu.

Pochi secondi e un forte colpo fece volare via gran parte delle macerie, sollevando una fitta nube di polvere.

Quando pian piano iniziò a diradarsi, l'uomo poté scorgere chiaramente una sagoma umana levarsi dalle macerie.

Lentamente i contorni si fecero più nitidi e il nuovo aspetto di Eris si mostrò in tutta la sua potenza.

Il suo corpo, completamente color diaspro e solcato da venuzze nere, sembrava essere diventato più allenato, più muscoloso, quasi più grande ed imponente.

Sopra la testa, fra i capelli rossi, erano spuntate grossa corna nere da ariete.

I suoi occhi rossi e lucenti sembravano vivi come fiamme, mentre le labbra nere come il carbone pian piano si incurvavano in un sorriso terrificante, lasciando scoperti due canini più lunghi del normale.

Poté vederla spianare le ali e alzarsi di quasi un metro da terra.

Quando la polvere si diradò completamente, si sarebbe potuta scorgere Eris guardare con tanto disprezzo e crudeltà l'avversario da far venire voglia a chiunque di scappare dai dintorni il prima possibile.

Dalle sue mani, fasci di energia nera si irradiavano fino all'avambraccio.

Corrugando la fronte e sfoderando le zanne, una voce crudele e furibonda risuonò per tutta l'isola "Doflamingo!".

Con veemenza e apparentemente senza controllo di sé stessa iniziò a scagliare contro il nemico i suoi fasci di energia, cercando di colpirlo.

Tutti i colpi andarono a vuoto, cozzando contro la terra che, più veniva colpita, più diventava nera, come se fosse stata bruciata da un incendio.

Il re sembrava non avere troppi problemi a scansare l'attacco ed Eris se ne rese conto quasi subito. La rabbia le aveva annebbiato la mente e non l'aveva fatta agire con troppa saggezza. Seguire l'istinto non era certo un buon metodo per fronteggiare uno come lui e la prova era stata Cappello di Paglia. Lui aveva terminato tutte le sue energie prima del tempo e, ripensandoci, si rese conto che se avesse continuato così, le avrebbe perse anche lei.

A risolvere il suo problema fu Doflamingo stesso che, grazie al suo potere, riuscì a salire fino a portarsi alla sua altezza.

Di nuovo incrociò lo sguardo del nemico, sempre coperto dagli immancabili occhialetti rossi.

"Se pensi di spaventarmi, ti assicuro che non ci sei riuscita, mia cara moglie!" la canzonò, sottolineando in particolar modo quell'ultima parola, come se volesse darle un'eccessiva importanza.

Per tutta risposta, Eris sorrise mostrando i canini "Oh, me ne ero quasi scordata!".

Infilò una mano nel corsetto che le cingeva il busto e vi estrasse un foglio stropicciato che dispiegò con un gesto del polso, mettendolo in bella vista davanti all'avversario "Non sono più tua moglie!" concluse con un tono assai compiaciuto e divertito.

La fronte del Demone si corrugò all'istante mentre fissava il certificato di matrimonio da loro firmato qualche ora prima "Che cosa stai insinuando?" "Quando sono uscita da quella cella ho fatto prima tappa dal sacerdote...nonostante fosse molto occupato a fare i bagagli, gli ho chiesto 'gentilmente' di annullare le nozze. Mi è bastata un po' di persuasione per riuscirci e temo che questo adesso non ci servirà più!" in pochi secondi il foglio venne avvolto dall'energia nera e si ridusse in cenere davanti al volto esterrefatto di Doflamingo. Quest'ultimo, in visibile tensione, sembrò finalmente essersi scocciato della situazione; Eris pensò che i suoi nervi stessero cedendo e che quella fosse stata un'ottima mossa per farlo andare su di giri e fargli prendere quello scontro più seriamente.

Quel nervosismo si tradusse, per l'ennesima volta, in un sorriso a 32 denti da parte dell'avversario, seguito da una sonora risata.

Si rivolse a lei con fare provocatorio "Vuoi proprio farmi arrabbiare, non è vero?" tese un braccio in avanti, senza smettere di fissarla.

Eris sentì improvvisamente il suo gomito alzarsi, senza che lei potesse controllarlo. Con una smorfia si sforzò di fermarlo, senza successo, mentre anche l'altro iniziava a fare la stessa cosa.

Sembrava non riuscire più a governare il suo stesso corpo!

Vederla sforzarsi così tanto per cercare di liberarsi non fece altro che divertire il re "Adesso sì che sei perfetta...una bambola nelle mie mani...come ci sente, Eris?" chiese, per poi prorompere in un'inquietante risata che echeggiò fra le macerie poco sotto di loro.

Anche le sue ali si stavano muovendo senza il suo consenso e la stavano portando dritta dritta da Doflamingo. La stava controllando con i suoi fili, facendole fare ciò che voleva. In quelle condizioni non avrebbe mai potuto sconfiggerlo. Smise di dimenarsi come una mosca in una ragnatela e chiuse gli occhi, mentre avanzava inesorabilmente verso il nemico.

All'improvviso, un'ondata di energia nera si propagò lungo tutto il suo corpo, per poi attecchire anche ai fili, prima invisibili all'occhio umano ed ora avvolti dalle scariche scure, che li disintegrarono in un istante.

Di nuovo libera, non si sprecò in troppe parole con il suo avversario, rimasto a bocca aperta "Con me non funziona!" ringhiò, scagliandosi contro di lui, decisa a colpirlo con un poderoso pugno intriso di Haki.

Questo andò a cozzare contro l'avambraccio di Doflamingo, sollevato all'altezza del volto. Si ritrovò lei stessa a dover parare una serie di colpi da parte del nemico, che sembrava preferire di gran lunga lo scontro corpo a corpo.

Non riuscì a tenere conto di quanti colpi avesse parato: lo scontro aveva assunto una velocità straordinaria. La forza e la resistenza dei due combattenti aveva reso il duello serrato e brutale. Doflamingo non risparmiava energie nel colpirla e nel cercare di atterrarla, usava la stessa identica forza che avrebbe usato contro un qualsiasi altro nemico e non si curava che quella che aveva davanti fosse una donna. In effetti era comunque un dettaglio trascurabile, dato l'aspetto ben poco rassicurante e femminile di Eris in quel momento. Ogni volta che parava un colpo o ne infliggeva uno i suoi muscoli si tendevano come corde di violino, la sua espressione concentrata nell'uso della Percezione, che le permetteva di prevedere i movimenti dell'avversario, era resa sinistra da quei penetranti e vividi occhi rossi.

Improvvisamente, intercettando un colpo di Doflamingo verso il suo stomaco, ne afferrò il polso con violenza e dalla sua mano scaturì un fascio di energia che si propagò attraverso il braccio del suo nemico.

Non riuscì a togliergli energia sufficiente, poiché un secondo dopo, dal palmo della mano libera, un raggio di filo incandescente si scagliò su di lei. Dovette mollare la presa e scattare in alto, volando più veloce che poteva per evitare di essere colpita.

L'avversario scagliò il raggio verso l'alto, nella sua direzione, cercando di raggiungerla salendo sempre più in alto.

Nonostante la sua capacità di 'volare', avere le ali di Eris era estremamente più comodo ed efficace. Doflamingo doveva necessariamente aggrapparsi a qualcosa per poter salire, lei invece era esattamente come un uccello e poteva librarsi nel cielo a suo piacimento.

Ed era proprio questo che il nemico le voleva impedire.

Usando il raggio infuocato come una frusta e approfittando della concentrazione della ragazza nel cercare di salire il più in alto possibile, scagliò il colpo verso la sua gamba destra, facendo sì che il filo le si attorcigliasse attorno alla caviglia.

Eris gridò di dolore sentendo come una morsa incandescente stringerla, mentre una forza la trascinava giù verso terra con un potente strattone. A nulla valsero i suoi tentativi di sbattere le ali per volare più in alto, stava inesorabilmente scendendo.  Guardò in direzione del suo piede e vide il laccio luminoso. Non fece in tempo ad usare l'energia per scioglierlo che dovette istantaneamente coprire il volto con il braccio. Parò solo quattro dei cinque fendenti di filo che Doflamingo aveva scagliato dal basso verso di lei, l'ultimo le rigò di striscio la guancia, facendo colare sullo zigomo e sul collo finissimi rivoli di sangue nero.

"Arrenditi, ragazzina!" le gridò beffardo, tenendo stretto il laccio incandescente. Per tutta risposta, Eris si chinò di scatto in avanti e afferrò, contro qualsiasi previsione, il filo che la teneva legata, strattonandolo e tirando verso di lei l'avversario.

Era ferita in più punti e l'ennesima bruciatura alle mani non avrebbe fatto troppa differenza: avrebbe compiuto qualsiasi sacrificio pur di vincere quello scontro.

Il nemico non si aspettava una simile reazione e venne colto alla sprovvista; mentre si avvicinava, si accorse di essere perfettamente nella traiettoria di Eris, la quale stava preparando il suo colpo.

Lasciando la presa sulla corda, avvicinò entrambe le mani, coi palmi rivolti verso il suo avversario. Fu in quella posizione, con un'espressione terribile, che rispose all'intimazione alla resa con un "MAI!", per poi far scaturire dagli avambracci fino alla punta delle dita una serie di fasci di energia, i quali, concentrandosi sui palmi, diedero vita ad un vero e proprio turbine di energia che investì la figura del nemico appena sotto di lei. Sembrava quasi come una grossa colonna fatta di fulmini neri e vividi che si agitavano come lunghissimi serpenti, attorcigliandosi gli uni con gli altri fino a formare quella potente scarica. Doflamingo venne spazzato via e gettato rovinosamente tra le macerie sottostanti, con un tonfo sordo.

Eris lo seguì in picchiata verso terra, pulendosi la guancia sporca di sangue col dorso della mano.

Dalla polvere alzatasi da terra come una fitta nube grigia uscirono grossi proiettili di filo, che andarono a colpire proprio la membrana sottile delle sue ali, bucandole.

Anche se erano parte del suo corpo, non sentì alcun dolore, forse a causa del fatto che era ancora ferita e le sue mani bruciavano come tizzoni ardenti.

Tuttavia non gliel'avrebbe fatta passare liscia così facilmente.

A tutta velocità Eris si lanciò verso il nemico, avvertendone la presenza e sapendo perfettamente dove lanciare il pugno che in quel momento stava caricando.

La pelle da rossa divenne nera e lucente fino al gomito. Le sue ali spazzarono via la polvere, mostrando appena sotto di lei Doflamingo, pronto a riceverla.

Con un gridò si avventò su di lui; le loro nocche cozzarono le une contro le altre, entrambe nere come il carbone.

Improvvisamente, dal suo braccio una nuova scarica di energia si espanse fino al punto di incontro fra i due contendenti e, quando arrivò alla mano del nemico, scoppiò in un'onda d'urto potentissima, che spazzò via tutto nel raggio di un chilometro, facendo tremare il terreno.

L'Haki del re non ebbe tuttavia l'effetto che lei aveva sperato.

Quella forza avrebbe dovuto togliere di mezzo anche Doflamingo, invece era ancora lì, in piedi, a tenerle testa, e in una frazione di secondo capì il perché.

Anche il braccio del nemico si era ricoperto di quell'energia.

"Anche lui ha l'Haki del re..." digrignando i denti, spinse il braccio con tutta la forza che aveva, cercando di scaraventarlo via. Se il suo Haki fosse risultato più forte di quello del nemico, avrebbe potuto farcela.

Chiuse gli occhi e si concentrò su quello che suo padre le aveva insegnato.

Era figlia del Maestro dell'Ambizione, si era addestra per anni ma sapeva anche che la differenza di età tra lei e Doflamingo poteva sicuramente permettere a quest'ultimo di avere un vantaggio su di lei.

Decise di non pensarci e concentrarsi solo sulla sua mente: doveva risvegliare la vera forza dell'Haki dentro di lei.

Nel frattempo l'onda d'urto continuava ad espandersi dal punto d'incontro delle loro Ambizioni, emettendo talvolta qualche scintilla, come se fosse in corso una violenta tempesta il cui centro era proprio il punto in cui i due nemici si toccavano.

Eris si era isolata nella sua mente e per lei nulla di quello che succedeva all'esterno stava accadendo, non sentiva nemmeno più il suo dolore. Stava cercando una sola cosa, qualcosa che evidentemente Doflamingo non conosceva.

Quando riaprì gli occhi, nel rosso della sua iride il nemico poté scorgere un piccolo cerchio di colore più scuro circondare la sua pupilla. Quella fu l'ultima cosa che vide prima di essere scaraventato di nuovo a metri e metri di distanza, contro un rudere di un edificio che, nell'impatto con il re, cadde rovinosamente su sé stesso.

Dal canto suo, Eris appoggiò di nuovo i piedi a terra, richiudendosi le ali a brandelli dietro le spalle. Il suo aspetto era austero e minaccioso, chiunque sarebbe rabbrividito all'istante nel vederla in quello stato. Le vene nere che le rigavano il corpo pulsavano come se avessero vita propria, il braccio destro, ancora tinto di nero, era avvolto da quello che sembrava essere un denso vapore, esito del grandissimo sforzo che aveva compiuto. Ansimava leggermente, tenendo i piedi piantati a terra e le gambe dritte come fosse una statua, mentre i suoi occhi rossi osservavano fissi il punto in cui il nemico era stato scagliato. Il vento che si era alzato a causa del potente colpo le scompigliava i capelli come una lunga bandiera o un mare agitato.

Percepiva ancora Doflamingo e stava in guardia, ad aspettarlo, come un'animale selvatico che non attende altro che la sua preda.

Dalla polvere, il nemico si scaraventò a grande velocità verso la ragazza, facendo svolazzare la sua grossa giacca di piume rosa. La sua espressione non era più divertita: la stava prendendo sul serio, finalmente.

Tentò di sferrarle un calcio all'altezza del volto, ma fu pronta a parare quella gamba così stranamente magra nonostante la mole complessiva dell'uomo.

Lo scontro si fece nuovamente serrato.

Ad una velocità impressionante si trovò più a parare che ad attaccare; aver scoperto che la ragazza possedeva l'Ambizione del re lo aveva fatto andare su di giri e ciò non faceva altro che farle piacere.

Sentiva la rabbia con la quale cercava di colpirla in ogni modo possibile e ciò non fece che aumentare il suo desiderio di batterlo ad ogni costo.

Capendo che si stava preparando ad usare il suo potere per sferrare un'altra serie di lame-filo, spiegò le ali per alzarsi in cielo, così da poter schivare più facilmente il prossimo attacco.

Non appena si staccò da terra notò che il terreno aveva qualcosa di strano, di cui non si era accorta prima, troppo impegnata nella lotta.

Il suolo, prima rossiccio, era diventato quasi bianco e sembrava essere fatto di uno strano materiale, quasi vivo, proprio come quando era arrivata per mettersi in mezzo al gruppo di gladiatori e Doflamingo.

Non ebbe troppo tempo per soffermarsi su quel particolare, doveva concentrarsi sull'attacco.

Più si alzava in aria però, più si accorgeva che le sue ali non funzionavano come avrebbero dovuto. Erano state lacerate in più punti e in quelle condizioni la membrana faticava a gonfiarsi per farla librare in aria.

Iniziò a preoccuparsi mentre, con una virata, schivava l'attacco di Doflamingo "Non posso più contare sulle ali, devo combattere a terra!".

Il suo avversario la stava raggiungendo in alto con il suo potere, mentre la sua fronte, prima corrugata in una miriade di rughe, iniziava a rilassarsi. Si leccò le labbra, mentre sul volto ricompariva il consueto sorriso "L'Ambizione del re non ti salverà questa volta!" le disse divertito, mentre Eris perdeva nuovamente le staffe.

Di nuove le sue braccia vennero avvolte da quelle spirali di energia nera "Risparmia il fiato Doflamingo, ormai sei spacciato!" gridò furente, mentre con forza si spingeva nella sua direzione.

Prima che il raggio potesse scaturire dalle sue mani, un grido squarciò l'aria di Dressrosa.

L'energia che l'avvolgeva sparì in un istante, le sue ali si chiusero istintivamente mentre il suo corpo si piegava all'indietro, in completa tensione.

Qualcosa le aveva squarciato la spalla.

Con gli occhi spalancati, cercò di guardarsi intorno e vide che, dal terreno, grosse punte bianche come spine stavano salendo alla loro altezza, a qualche metro da terra, come se fossero nate dal terreno.

La mano che aveva portato alla ferita gocciolava sangue nero ovunque: sulla schiena, sul suo torace, lungo le braccia, dove si confondeva con le vene nere.

Non poté fuggire, poiché subito altre di quelle strane punte si aggrovigliarono attorno alle sue gambe e alle sue braccia, immobilizzandola.

Alcune di queste si posizionarono attorno a lei, come a circondarla, pronte ad infilzarsi nella sua carne ad un cenno di Doflamingo, perché, era evidente, tutto ciò non poteva che essere opera sua.

Questi la osservava compiaciuto a qualche metro di distanza e, quando vide che non poteva più muoversi, si avvicinò alla ragazza con aria di superiorità.

"Ti è piaciuta la sorpresa?" le chiese sorridendole, mentre questa si dimenava e gridava per il dolore alla spalla "Cosa diavolo hai fatto?" urlò con rabbia; ritrovarsi di nuovo in trappola non faceva altro che farle ribollire il sangue.

"Ti dice niente il nome 'Risveglio'?" a quelle parole Eris rabbrividì: anche lui era riuscito ad attivarlo?

Per tutta risposta digrignò i denti nella sua direzione, mostrando le zanne bianche ora sporche di sangue nero.

Nemmeno lui era messo troppo bene, lo percepiva, ma in quel momento si trovava in una condizione di netta superiorità.

"A quanto pare sai di cosa sto parlando...sei piuttosto sveglia, anche se, devo ammetterlo, ti sei rivelata una bella spina nel fianco, moglie ribelle!" la canzonò, avvicinandosi ad Eris, ormai completamente inoffensiva, ma ancora capace di sputare veleno con le sue sole parole "Non osare chiamarmi moglie, maledetto esiliato di Marijoa!".

Uno laccio di filo le strinse la gola in pochi secondi, tanto da farla quasi soffocare, mentre il suo interlocutore le sorrideva divertito.

"Sei ancora troppo giovane, ci sono tante cose che devi imparare...per esempio, come si porta rispetto!" le disse con voce pacata, mentre i tentacoli che la stavano tenendo ferma, improvvisamente, la sbatterono a terra a grande velocità.

Quando la sua schiena si schiantò al suolo emise un acuto grido di dolore, che si propagò attraverso le macerie.

Aveva il volto livido; si era sforzata il più possibile di respirare ed ora che il laccio che aveva attorno al collo si era dissipato prendeva grandi boccate d'aria, affannosamente. Gli altri lacci che la tenevano ferma erano ancora ben saldi attorno alle gambe e alle braccia e ben presto la riportarono in posizione eretta, leggermente sollevata dal terreno.

Doflamingo scese dal cielo come un grosso avvoltoio affamato: si fermò a qualche passo da lei, osservandola compiaciuto da dietro gli occhialini rossi, con le mani in tasca "La figlia del Rosso, ridotta in questo stato...cosa direbbe tuo padre se ti vedesse ora, eh?". Al solo nome del padre, alzò lo sguardo fulminando con gli occhi rossi il nemico "Non nominare mio padre, bastardo!".

Un ennesimo fascio di fili la costrinse contro la sua volontà ad abbassare la testa, rivolgendole lo sguardo in basso, parzialmente coperto dalla folta chioma rossa.

"Non ti è bastato, non è così? Sei proprio una testarda!" da quella posizione così umiliante per lei, un nuovo ringhio, feroce e drammatico, proruppe dalle labbra nere di Eris "Uccidimi, avanti!Fallo, so che non vedi l'ora!".

L'uomo si avvicinò nuovamente a lei, sovrastandola coi suoi tre metri di altezza. Nonostante fosse sollevata da terra infatti, la mole enorme del nemico riusciva a superarla in ogni caso, oscurandola con la sua immensa ombra.

Le afferrò il mento con una delle sue possenti mani; la ragazza tentò invano di staccarsi da quella morsa, ma a nulla valsero i suoi sforzi.

Con un gesto alzò il volto stremato di Eris e la guardò dritta negli occhi iniettati di sangue "E' evidente che non mi conosci. Non potrei mai ucciderti..." ammise con aria quasi scherzosa "Finiscila..." gli rispose con voce strozzata "dacci un taglio e fammi fuori!".

"Dico sul serio, cara. Sarebbe davvero troppo semplice ucciderti..." un sorriso, uno fra i più inquietanti che Eris gli avesse visto fare da quando lo aveva conosciuto, comparve sul suo volto "Hai rovinato i miei piani. Tu e i tuoi amici vi siete immischiati in affari che non vi riguardavano affatto. Mi avete costretto ad abbandonare il trono e l'isola, per non parlare del ruolo che ho nella Flotta dei Sette. E' proprio per questo che dovrete pagare..." il modo in cui sottolineò quell'ultimo verbo la fece irrigidire da capo a piedi. Un brivido la percorse lungo la schiena. I suoi occhi spalancati esprimevano un timore che stava cercando di nascondere ad ogni costo. Ma Doflamingo se ne accorse fin troppo bene, in fondo era proprio ciò che voleva.

Stringendole il mento si avvicinò sempre di più al volto di lei, arrivando quasi a sfiorarla.

Di nuovo un brivido freddo la percorse.

Poteva rispecchiarsi nei suoi occhialini rossi e vedere il riflesso del suo volto disgustato e intimorito.

"Cappello di Paglia e tutti gli abitanti dell'isola moriranno..." le disse quasi con noncuranza. Aspettò qualche secondo, prima di scandire bene la frase successiva, quasi sussurrandola e provando un notevole piacere nel pronunciarla "...Law morirà.".

Qualche altro secondo passò, prima che Doflamingo riprendesse il discorso "Tu invece, verrai con me. Indosserai quel bracciale di agalmatolite per il resto della tua vita, getterò quella dannata chiave in mare e non te ne potrai andare mai più. Con la tua preziosa vita in scacco ricatterò tuo padre e tu sarai costretta a fare qualsiasi cosa che io ti chiederò, qualsiasi...".

Il suo tono di voce era spaventosamente lugubre, così come le parole che pronunciava, e man mano diventava sempre più forte, come a volerle imprimere quel discorso nella mente. Quelle parole dovevano suonare come un terribile monito, una condanna senza appello  "...sarai la mia marionetta. Non vedrai mai più la luce del sole. Finché io vivrò, tu non sarai mai libera, mai!".

Sentì la ragazza irrigidirsi, contrarre i muscoli, la sua espressione disgustata divenne un ringhio di rabbia, dolore, paura. In quell'attimo, all'apice dell'agitazione della sua nemica, esplose in una risata inquietante, per poi sussurrarle all'orecchio tre parole che mai e poi mai avrebbe accettato di sentirsi dire da nessuno al mondo "Sei mia, Eris".

Non appena ebbe finito di pronunciarle, si ritrasse improvvisamente, perplesso.

La ragazza aveva iniziato ad avere dei lievi singulti, come delle piccole scosse, le quali aumentarono di intensità e frequenza in pochi secondi, trasformandosi poi in una vera e propria risata.

Quell'atteggiamento non lasciava presagire nulla di buono.

Alzò la testa, sollevando i lunghi capelli che ricaddero dietro alla sua schiena.

I suoi temibili occhi rossi brillavano come due tizzoni ardenti.

"Scordatelo!" gridò, mentre il filo che la avvolgeva diventava lentamente nero e si sfaldava davanti allo sguardo corrucciato di Doflamingo, liberandola dalla presa.

Tutto il suo corpo fu scosso da un violentissimo spasmo, mentre le sue membra iniziavano ad aumentare la loro massa.

Il Demone stava per fare la sua comparsa a Dressrosa.

 

----

 

Il panico era notevolmente aumentato sull'isola.

Erano tutti in trappola, in una gabbia che lentamente si richiudeva su Dressrosa, devastandola lentamente. A piede libero uno spietato pirata era alla ricerca dell'unica speranza di salvezza per tutti coloro che si trovavano lì, a dover combattere per la loro vita, a cercare di sopravvivere con tutte le proprie forze.

Questo scenario era già di per sé inquietante e nessuno era preparato a ciò che si sarebbe verificato di lì a poco.

Mentre tutti tentavano disperatamente di salvarsi e invocavano speranzosi il ritorno di Luffy, una nuova minaccia si era levata sopra gli edifici in rovina della bella isola.

Un mostro, nero come la notte, si stagliava sopra tutto e tutti.

Una belva selvaggia nata dal nulla, che aveva fatto risuonare potentissima il suo ruggito per miglia e miglia. Uno suono gutturale, da incubo, che da solo bastava a portare il panico e la paura nei cuori già straziati degli abitanti.

Sotto alle sue zampe mostruose tutto sembrava perdere vita e sbiadire, come una malattia che si diffonde troppo velocemente per poter essere curata.

Alcune delle strutture disseminate lungo il percorso dell'abominio prendevano inspiegabilmente fuoco, come se dagli occhi dell'incubo, due grandi pozzi nei quali ribollivano due sfere rosse come lava, si sprigionassero le fiamme che stavano consumando la città.

Chiunque riuscisse ad usare la Percezione sentiva la belva alata in maniera chiara e lampante, era una forza troppo potente, quasi ancestrale, impossibile da ignorare. Tutti coloro che l'avevano percepita si bloccarono all'istante e anche nell'animo dei migliori fra loro iniziarono ad insinuarsi timore e trepidazione.

Dall'Altopiano del re la figura oscura, dalle sembianze antropomorfe ma senza nulla di umano nelle fattezze, appariva come un'ombra gigantesca che avanzava attraverso le vie.

Era evidente che l'essere fosse arrabbiato e quando iniziò a colpire qualcosa con le sue mastodontiche mani, sprigionando grossi fasci di energia nera, fu del tutto evidente che ce l'aveva con qualcuno.

Per Viola, che aveva seguito lo scontro di Eris, riferendone i dettagli agli amici, era chiaro che il 'qualcuno' in questione non poteva essere altri che Doflamingo, ma in quel momento non aveva tempo di approfondire la questione.

La donna era infatti occupata in un'accesa discussione con Trafalgar Law, mentre il padre, Re Riku, cercava di appellarsi alla popolazione per tranquillizzare gli animi e cercare di riportare tutto alla normalità.

Ad assistere a quell'acceso dibattito erano presenti la nipote Rebecca, Nico Robin e Usopp, il quale era totalmente terrorizzato dagli avvenimenti e correva di qua e di là senza riuscire a calmarsi.

"Non arriverete mai in tempo..." disse il ragazzo con voce greve, mentre osservava a braccia conserte e piedi piantati la furibonda Viola "Ti ho detto che non parteciperai a questo piano! Non ti permetterò di farle ulteriormente del male!".

Con la sua Chiaroveggenza aveva potuto assistere al discorso di Doflamingo e sentire la scioccante rivelazione sullo scambio di Eris con Caesar:  non poteva assolutamente fidarsi di lui sapendo che la vita della ragazza sarebbe potuta essere nuovamente in pericolo.

Il Chirurgo tuttavia non aveva alcuna intenzione di arrendersi "Non voglio farle dal male, anzi, forse sono l'unico che potrebbe salvarle la vita! Se non facciamo qualcosa, Eris potrebbe..." "E' tutta colpa tua! Se non l'avessi condotta in questa situazione non si sarebbe mai esasperata fino ad arrivare a questo!" gridò, indicando con l'indice il mostro che ad ogni passo faceva tremare la terra sotto ai loro piedi.

Il ragazzo sembrava pensieroso; capiva il punto di vista di Viola, ma sapeva anche che loro non avrebbero avuto i mezzi adeguati per fronteggiare l'evenienza "Mi dispiace che ti riesca difficile, Viola-san, ma devi fidarti di me".

A quelle parole, Viola andò su tutte le furie "Fidarmi? Fidarmi?? Come puoi parlare di fiducia, proprio tu! Hai una bella faccia tosta dopo quello che hai fatto! Non mi fiderò mai di te, accompagneremo il cecchino da sole!" Law sbuffò, innervosito "Certamente, e magari pensate anche di vedervela con Doflamingo dopo averla fatta tornare alla sua prima forma, non è vero?" "Non ti permettere di usare quei toni, io sono...".

Da poco più in là, una voce li zittì inaspettatamente "Basta.".

Si voltarono e videro che a rivolgersi a loro in tono imperioso era stata la nipote di Viola, Rebecca, ancora vestita da gladiatrice.

"Smettetela, vi prego.." continuò, alleggerendo tuttavia il suo tono "Zia, non abbiamo più tempo! Se Eris continua a combattere sarà la fine per lei e per l'isola. Stiamo sprecando minuti preziosi, dobbiamo servirci di tutto l'aiuto possibile!".

A darle manforte intervenne anche Robin, che si avvicinò ai tre con aria preoccupata "Purtroppo Rebecca ha ragione. Abbiamo già aspettato troppo e le forze di Eris si stanno esaurendo più velocemente di quanto pensiamo! Dobbiamo lasciare che sia Law ad andare con Usopp, i suoi poteri gli permettono di spostarsi più velocemente di chiunque altro!".

Viola aveva abbassato lo sguardo.

Era evidente che non si sentiva sicura a lasciare la missione in mano a Law, tuttavia le due ragazze avevano ragione e sentiva, in cuor suo, che avrebbe dovuto dar loro ascolto, oppure l'isola sarebbe sprofondata nel caos e nella distruzione.

Annuì mestamente, per poi rivolgere un'occhiata torva in direzione di Law "Ti osserverò sempre, per tutto il tempo. Se solo provi a torcerle un capello te la vedrai con me.".

Per tutta risposta il ragazzo si portò la nodachi in spalla e si voltò in direzione del mostro, guardando verso l'orizzonte.

Con un breve gesto della mano trasportò in un istante il cecchino e sé stesso su uno degli edifici vicini al raggio d'azione della bestia.

Usopp si portò le mani alla bocca per trattenere, a stento, un urlo di terrore.

Vedere l'incubo da vicino l'aveva reso ancor più spaventato e timoroso, ma la voce di Law gli fece ricordare subito il perché si trovasse lì "Prendi la mira e non sbagliare. Hai solo un colpo e se fallisci, siamo tutti destinati alla morte.".

Di nuovo gli si gelò il sangue nelle vene.

Deglutì rumorosamente mentre estraeva con mano tremante la sua fionda.

Nell'altra mano era già pronto il proiettile da lanciare contro la bestia: il bracciale dorato di agalmatolite.

I nani l'avevano lasciato nelle loro mani prima di correre in aiuto di Franky e gli altri, accollando il compito gravoso di colpire Eris sulle sue spalle. Era uno dei pochi che potesse toccare il bracciale senza subirne gli effetti, ed era sicuramente l'unico in grado di poterla colpire da così distante.

Sistemò nervosamente il proiettile; l'obiettivo non era difficile da raggiungere, era un bersaglio molto grande e si muoveva lentamente data la sua mole, ma la paura di quella bestia e le parole di Law non smettevano di assillarlo.

Tirò un lungo sospiro, mentre il Chirurgo lo osservava accigliato, a braccia conserte.

In un attimo il bracciale fendette l'aria come una scheggia, volando a grande velocità verso la massa nera. Quella piccola macchietta dorata rimbalzò sulla pelle del mostro, la quale sembrava essere fatta di pura tenebra.

Per un momento tutti coloro che avevano assistito alla scena, Viola compresa, pensarono che l'agalmatolite non avesse avuto effetto e stavano ad aspettare col cuore in gola.

Dopo qualche secondo tirarono tutti un sospiro di sollievo.

L'essere sembrò cominciare a rimpicciolirsi sempre di più; si agitava all'impazzata, scuotendo le ali, dimenandosi e gridando come la più terribile delle belve, ma ormai era fatta.

Senza nemmeno accorgersene, il cecchino si ritrovò di nuovo sull'Altopiano del re, dove venne accolto dalle ragazze festanti.

Dopo averlo abbracciato ed essersi complimentate, Robin chiese a Viola di ritornare ad osservare la situazione coi suoi poteri, e questa agì di conseguenza.

Si focalizzò sul punto in cui Eris era stata colpita e, con suo grande stupore, al posto dell'essere mostruoso, sulla terra nera e bruciata era comparso il corpo inerme di Eris.

Era completamente esanime, con gli occhi chiusi.

Al contrario, Doflamingo sembrava invece essersela cavata bene. Non aveva dovuto sopportare lo scontro col mostro troppo a lungo e si era limitato a schivarne i colpi fino a quel momento.

Quando lo vide estinguersi nella figura priva di sensi della ragazza si era nuovamente rallegrato, e, senza farsi troppi problemi, si era avvicinato a lei.

Da lontano vide luccicare qualcosa a terra e, superando il corpo, constatò che si trattava proprio di quel bracciale che lei aveva portato per tutto quel tempo.

Lo guardò per qualche secondo senza toccarlo, poi si voltò sorridente verso Eris "Sembra che qualcuno ti abbia tradita, di nuovo...".

A passo lento, con fare trionfante, si avvicinò a quel corpo che giaceva in mezzo alla polvere.

Si chinò verso di lei, stavolta completamente indifesa, la giacca di piume lo copriva quasi interamente, lasciando scoperto solo il volto.

Si sistemò gli occhiali e, infine, proruppe in una terribile e agghiacciante risata.

"Ti sei messa contro la persona sbagliata e ti sei condannata da sola ad un'esistenza misera. Saresti potuta essere una regina, vivere nel lusso fino alla fine dei tuoi giorni, e invece..." continuava a guardarla, sprezzante, come se lei sentisse tutto ciò che stava dicendo, come se si aspettasse una sua risposta da un momento all'altro "Hai deciso di finire i tuoi giorni come una serva. La tua testa calda e i tuoi sciocchi ideali ti hanno portata alla rovina!".

Di nuovo la sua risata si insinuò fra le macerie e i fuochi ancora accesi che erano divampati attraverso la città.

Aveva vinto, finalmente.

Tese una mano verso quel corpo bianco ed esanime: Eris era sua.

Con suo grande stupore, le dita cozzarono contro una trave di legno.

Il corpo era svanito nel nulla in pochi secondi, ma non aveva più tempo di preoccuparsene.

Una voce familiare lo chiamò da poco più avanti, facendolo alzare di scatto.

"Doflamingo!" gridò furioso, mentre si avvicinava a grandi falcate.

Cappello di Paglia si era ripreso, la ragazza era sparita e la battaglia era ancora aperta.

Ma per quanto ancora sarebbe durato quell'interminabile scontro?

 

----

 

"Che cosa è successo?" pensò, sbattendo le palpebre lentamente.

Il suo corpo e la sua mente erano intorpiditi, come se si fossero appena riscossi da un lungo e travagliato sonno.

Si trovava sdraiata a terra, con la schiena poggiata al muro. Non faticò a riconoscere il pavimento rosso della sala da tè del padiglione dove quello strano vecchio l'aveva condotta due anni prima.

Si guardò attorno indolenzita, senza alzarsi: ancora non se la sentiva di reggersi sulle sue gambe tanta era la sua stanchezza.

Il tavolino del tè era sparito e anche l'atmosfera all'interno era cambiata. Non c'erano più le lampade accese o i profumi dell'incenso ad allietare l'ambiente. L'unica luce era quella naturale che proveniva dalla porta aperta: anche se Eris non riusciva a vedere l'esterno dall'angolazione in cui si trovava, poteva capire che il tempo non sembrava essere particolarmente soleggiato quel giorno.

Ci volle qualche minuto per ricordarsi del motivo per cui era arrivata fin lì l'ultima volta e anche per farsi venire in mente dove si trovava prima.

Collegò i due avvenimenti, poi chiuse gli occhi, sospirò profondamente e, abbandonandosi completamente sul muro che la sosteneva sussurrò "Oh no...non un'altra volta...".

Si portò le mani davanti agli occhi per disperazione e per stanchezza. Non poteva credere di essersi trasformata di nuovo nel demone. Aveva fatto qualcosa di male ai suoi amici? Aveva distrutto anche Dressrosa? Era talmente stanca e affranta che quelle domande le scivolarono addosso come acqua.

Non aveva la forza per pensarci.

"Eris..." la ragazza tolse immediatamente le mani dagli occhi e con suo grande stupore si accorse che il vecchio era lì di fronte a lei.

Portandosi una mano al petto, sorpresa, si rivolse a lui stupita "Non apparire così dal nulla! Mi hai spaventata!" "Ti chiedo scusa, ma è urgente..." la voce dell'uomo risuonò strozzata e pesante.

"Voglio delle spiegazioni! Perché mi appari quando mi strasformo in quel mostro? Lo so che i due eventi sono collegati, non fare il furbo! Tu sapevi che potevo diventare quella 'cosa' ma non mi hai avvertita, perché?" nonostante fosse stanca, non si limitò a fargli tranquillamente delle domande, anzi, era piuttosto seccata.

Il vecchio le si avvicinò, sembrava davvero molto preoccupato "Mi dispiace, ma non c'è tempo...".

Dalla porta si sentì la pioggia scrosciare forte e un lampo, seguito da un tuono molto potente, fece sobbalzare Eris.

"Che vuol dire che non c'è..." "Devi cercare Sesokris" la interruppe, sempre con la voce smorzata, qualcosa in lui non andava.

La ragazza stava per ribattere quando un improvviso giramento di testa le fece perdere le forze.

Fuori imperversava la tempesta e il vento faceva sbattere le ante della porta con grande violenza.

"Vecchio..." sussurrò con un filo di voce, mentre l'uomo le stava davanti, agitato "E' l'unico che può riportare in vita la spada. Tu sai dove si trova Eris, devi andarci...sai dove si trova!".

Tentò di sorreggersi al muro, ma invano.

Lentamente si accasciò sul pavimento, lunga distesa; di nuovo, in un sussurro, quasi gemente, rispose al vecchio "Nekhrebu...".

L'ultima cosa che vide fu il sacerdote annuire.

 

 

Angolo della scrittrice:

 

Ciao a tutti! Finalmente ho completato anche questo capitolo a cui tenevo molto. Volevo che lo scontro fosse avvincente e spero di essere riuscita nel mio intento! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questa fanfic e arriverà molto presto! Spero che il duello fra Eris e Doflamingo sia stato di vostro gradimento! Grazie per aver letto e alla prossima! :D

   
 
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