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Autore: Eristhestrange    29/09/2016    1 recensioni
Un'alternativa agli eventi di Dressrosa: una prigioniera piuttosto singolare, un accordo a cui non si può sfuggire, un piano da portare a termine. Ad ogni costo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVII

Il ritorno

Quando riaprì gli occhi era ormai il tramonto.

Non le fu difficile riconoscere il luogo dove si trovava, proprio per questo alzò di scatto la testa dal cuscino per guardarsi attorno, disperata.

Era in quell'enorme letto a baldacchino, con la luce del sole morente che filtrava dalla grossa porta finestra che dava sul balcone a mezzaluna.

La testa le girava vorticosamente ed iniziava a sudare freddo.

Con gli occhi spalancati si tolse di dosso le coperte e si scaraventò giù dal letto affannosamente, aveva indosso solo una leggera camicia da notte lunga fino alle caviglie e nient'altro.

Nient'altro, già.

Si toccò istintivamente il polso destro, afferrandolo con la mano opposta.

Nessuna traccia del bracciale.

Ricadde sul letto con un sospiro di sollievo, rilassandosi completamente.

Allora non era stato un sogno, era successo tutto per davvero, ne era certa: Doflamingo non l'avrebbe mai lasciata girare per il palazzo senza quel bracciale.

Si portò una mano al petto, sorridendo.

Si rialzò con nuovo vigore, rassicurata da quella scoperta, e non esitò ad aprire le porte che davano sul boudoir.

Era sicura che non vi avrebbe trovato quelle insopportabili dame di compagnia, ma sicuramente non si aspettava di vedere, semi sdraiate e dormienti su un canapè rosa, Viola e Rebecca.

La stanza era stata rassettata alla buona, ma c'erano evidenti danni ovunque, a cominciare dai grossi portoni scardinati e dalle finestre parzialmente senza vetro.

Non appena sentirono le porte aprirsi, le ragazze si svegliarono di soprassalto, guardando nella sua direzione con aria trasognata.

"Viola-san!" gridò stupita Eris, con un gran sorriso sulle labbra.

Anche le due ragazze sorrisero, per poi avvicinarsi a lei con gioia "Eris!" dissero all'unisono.

"Mi spiace di avervi svegliate, non sapevo che vi avrei trovate qui!" si scusò la ragazza, subito interrotta da Viola "No! Non preoccuparti! Ci dispiace averti portata qui, so che probabilmente i ricordi che hai di queste stanze non sono positivi, ma era l'unico posto in cui potevamo nasconderti per evitare che la Marina ti trovasse!" "La Marina? Sono ancora qui?" Viola rispose annuendo e fu Rebecca a continuarne il discorso "Per oggi dubito che daranno la caccia a qualcuno, sono troppo occupati a dare una mano in città. Ma nei prossimi giorni verranno a cercare te e i Cappello di Paglia senza dubbio!".

"I Cappello di Paglia? Dove sono? E...a proposito! Che mi è successo? Anche se sono quasi sicura di saperlo..." ammise abbassando lo sguardo; l'iniziale fervore che aveva preso possesso di lei si stava affievolendo più andava indietro con la memoria.

Le due donne si guardarono preoccupate, poi Viola si rivolse a lei con un tono molto dolce e pacato, soppesando bene ogni parola del suo discorso per evitare di urtare i sentimenti della ragazza "Purtroppo ti sei trasformata nel Demone...ma non hai creato gravi danni! O almeno, non più di quanti ne avrebbe fatti la gabbia alla città!".

Eris se lo aspettava e non si lamentò affatto della cosa, tuttavia non poté che porre, esitando, una domanda a bruciapelo alla donna "...e...l'ho ucciso, vero?".

Non c'era nella sua voce alcuna nota di rimorso, solo una grande curiosità.

Voleva sapere in realtà ogni particolare di quello scontro, voleva sentirsi dire esattamente per quanto quell'essere avesse agonizzato per le vie di Dressrosa prima di spirare fra le atroci sofferenze che il Demone gli aveva inferto.

Viola chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.

Osservandola, Eris iniziò ad innervosirsi. Qualcosa era andato storto, quel volto non prometteva nulla di buono, ma non sapeva cosa aspettarsi. Cosa poteva essere successo?

Non distolse lo sguardo da lei, ma percepì che anche Rebecca era del suo stesso stato d'animo.

"No, non lo hai ucciso." disse infine, quasi costernata.

Quasi come se qualcuno stesse per attaccarla, la ragazza scattò in allerta, con le pupille dilatate e i muscoli tesi come un animale selvatico.

Quella notizia l'aveva confusa e spaventata più di quanto non avesse pensato.

"Quando ti abbiamo riportata alla tua forma originaria Luffy è intervenuto, combattendo contro di lui...ma ormai l'avevi stremato!" la ragazza si morse il labbro inferiore, ricacciando in gola un urlo di rabbia che saliva prepotente dentro di lei, poi sospirò e cercò di controllare il suo respiro, diventato affannoso.

"Bene." concluse infine, sbuffando "Almeno è stato fatto fuori, di questo non mi posso lamentare, tuttavia ammetto che avrei voluto perlomeno assistere alla scena..." "Mi dispiace interromperti, Eris" Viola era ancora seria, con quell'aria che tanto preoccupava la ragazza dai capelli rossi "Doflamingo non è morto.".

I suoi occhi si spalancarono, le sue labbra tremarono come foglie, di nuovo la rabbia si impadronì del suo cuore e della sua lingua.

"Come sarebbe a dire? E' fuggito? Dov'è adesso? Ditemi dov'è, devo trovarlo!" sbottò camminando a grandi falcate e a passo pesante verso l'uscita del boudoir.

La voce di Rebecca la fermò "Aspetta, fermati! E' nelle mani della Marina, lo scorteranno ad Impel Down!" la ragazza si spaventò quando Eris si girò a guardarla: il suo volto era contratto dall'ira e i suoi occhi verdi lampeggiavano come saette. Era semplicemente furibonda.

"LA MARINA??? IMPEL DOWN??? Ma come avete potuto lasciarlo nelle mani di Fujitora??! Dovete essere impazziti!" "Eris...Fujitora si è..." "Non mi interessa! Bisogna ucciderlo, e subito!" Viola rimase spiazzata da quell'impeto furioso e non poté che stare a guardarla ad occhi sgranati "Quell'uomo ha dei poteri sulla CP0, ha delle influenze a Marijoa! Se non lo fermate in tempo potrebbe essere rilasciato dalla Marina stessa e tornare in circolazione!".

Sembrava proprio non voler sentir ragioni e mettersi contro la sua furia sarebbe stato davvero avventato. Le due donne temevano quasi si stesse per trasformare nel Demone un'altra volta: sprizzava scintille dagli occhi, la sua bocca era contratta in una smorfia rabbiosa mentre si agitava di qua e di là per il boudoir in preda all'ira.

Se ci fossero stati ancora vasi da scaraventare in pezzi probabilmente li avrebbe lanciati a terra urlando, ma si limitò a distruggere i rimanenti vetri alle finestre con una foga che spaventò zia e nipote, che si allontanarono da lei preoccupate.

"Basta così, Eris-san." la voce profonda di un uomo ormai anziano la riscosse dal suo stato d'animo, si voltò verso la porta e lì vide il vecchio Riku osservare la scena.

"Riku-sama..." disse riassestandosi e chinando leggermente il capo.

Di contro, il re si avvicinò alla ragazza con fare austero "Ti pare questo il modo di comportarti nel mio palazzo?".

Il rossore sul suo volto rimase, ma stavolta per la vergogna.

Aveva visto solo una volta quell'uomo, ma le aveva ispirato molta fiducia quando aveva incrociato il suo sguardo e si era preoccupata per lui vendendolo incatenato nella Sala dei Semi.

Pensare che dopo lunghi anni passati a nascondersi o in prigionia quel vecchio avesse dovuto anche sorbirsi i suoi attacchi isterici la fece vergognare di sé stessa e riprese in un attimo il suo contegno.

"Chiedo perdono, Riku-sama." disse col capo chinato e la voce rammaricata; si era comportata da stupida.

Le due ragazze avvertirono che finalmente Eris si era calmata e presero ad avvicinarsi cautamente a lei insieme al re.

 "Non hai da temere Eris" continuò quest'ultimo "I tuoi sospetti sono fondati, tuttavia devi anche sapere che l'Ammiraglio Fujitora ha posto le sue scuse riguardo a quanto accaduto di fronte a tutto il popolo quando la battaglia è finita, ripristinando la mia carica e il prestigio della mia famiglia.".

Quella voce profonda ed autorevole bastò a calmarla.

Cercò di scacciare i pensieri negativi che la assalivano per concentrarsi solo sul presente.

Fu proprio il presente a farle venire in mente che aveva alcune questioni da sbrigare, fra le quali la più impellente era certamente quella di tornare a casa.

Sospirò, alzando il volto verso il trio che la osservava preoccupato "Vi chiedo scusa, ero troppo presa dall'odio che provo per quell'uomo per poter parlare da persona lucida. Vi ringrazio moltissimo per la vostra gentilezza ed ospitalità, nonché per avermi salvata ovviamente. Partirò immediatamente da Dressrosa, evitandovi così inconvenienti con la Marina..." Viola interruppe il suo discorso con veemenza "No Eris! Non hai dormito che per poche ore! Devi stare a letto a riposare ancora per qualche giorno!".

La ragazza abbozzò un sorriso per poi rivolgersi alla donna "Non temere. Sto benissimo! E poi...non posso proprio far aspettare mio padre. Sicuramente sarà furioso con me per quello che ho fatto e gli devo delle spiegazioni al più presto!" "Devo dire che, in effetti, sembri piuttosto in forma..." constatò il vecchio re, fulminato da un'occhiataccia proveniente dalla figlia e dalla nipote, che non erano affatto contente all'idea che Eris partisse.

Nonostante la loro disapprovazione, Eris sembrava decisa ad andarsene e di conseguenza Riku non fece caso alle due donne quando aggiunse, punzecchiando Viola "Hai visto? Potevi fidarti del Chirurgo! Ha fatto un ottimo lavoro!".

Rebecca e Viola si guardarono negli occhi, preoccupate, mentre la ragazza, dapprima percorsa da un freddo tremito lungo la schiena, divenne paonazza in volto.

Il re sembrava non essersi accorto di nulla e fu proprio a questo che Eris, con voce strozzata, pose la domanda "Di quale chirurgo state parlando...?".

Con un sorriso ingenuo rispose tranquillamente "Beh, è stato Trafalgar Law a portarti in salvo e a curarti...credevo te l'avessero detto!".

Viola si affrettò a scusarsi, mentre Eris era diventata pallida come un fantasma "Non è come sembra. Non avrei mai lasciato che ti toccasse! E' un medico e..." la voce cupa e greve della ragazza risuonò per il boudoir, mentre il sole calava tingendo il cielo di rosso "Non fa niente." disse semplicemente, lasciando la donna a bocca aperta.

Si sedette su una poltroncina, appoggiando le braccia sui braccioli, sospirando.

"Un ultimo favore, prima di andare via..." aggiunse pacata, quasi atona "...posso riavere i miei vestiti?".

 

---

 

Non si voltò quando sentì quella presenza proprio dietro alle sue spalle, già sapeva di chi si trattasse.

Continuò a camminare avanti, come se nulla fosse.

Ormai la notte era calata sull'isola e il pendio erboso era illuminato dalla sola luce della luna;  all'orizzonte il mare scintillava quanto il cielo stellato.

Si fermò solo quando la figura solitaria le rivolse la parola con quell'inconfondibile cadenza.

"Te ne vai senza salutare?" chiese ironico.

Sghignazzò fra sé e sé, abbassandosi il cappuccio nero dalla testa e voltandosi verso l'amico.

Il suo volto pallido, illuminato da quella luce così tenue, sembrava fatto di madreperla.

"Ci stavo provando..." rispose scherzando, mentre si avvicinava a lui.

Nonostante la luce fioca, vide che l'espressione del ragazzo era leggermente turbata "Come mai sei già in piedi? Dovresti riposare, lo sai...non sono passate che poche ore..." il tono del ragazzo si fece serio e preoccupato, ma la ragazza, ormai a pochi passi di distanza, non smetteva di fissarlo con la sua consueta leggerezza "Sta tranquillo! Mi sono già ristabilita. Non credevo che avessi una così bassa considerazione di me, Sabo.".

Il tentativo di alleggerire l'apprensione dell'amico non sortì l'effetto desiderato; il rivoluzionario era rimasto turbato come lo era prima "Sai bene che non è questa la questione...non puoi riposare solo qualche ora e poi affrontare un lungo viaggio con le tue ali come se niente fosse!".

Eris affondò lo sguardo nel volto così serio del suo amico: era davvero preoccupato per lei e per la sua incolumità.

Gli sorrise in maniera placida e benevola, esternando tutta la gratitudine che provava per lui e per quel riguardo che aveva per lei "Ti ringrazio...ma non devi preoccuparti di nulla, te lo assicuro!".

Sabo stava per ribattere, quando qualcosa che lui stesso aveva detto precedentemente alla ragazza le fece ricordare dello scontro di poche ore prima "Le mie ali! Me ne ero scordata, chissà se si sono rimarginate!" la guardò con fare interrogativo, così si affrettò a spiegare "Doflamingo ha lacerato le mie ali da demone durante lo scontro...".

Diede le spalle all'amico, mentre apriva le sue grandi ali per far sì che le controllasse.

Quando si voltò, Sabo la guardò con un mezzo sorriso "E' tutto apposto".

Si portò una mano al petto, sospirando sollevata, per poi voltarsi di nuovo verso di lui con sguardo gioviale "Vorrà dire che il mio potere autorigenera le sue forme!" "O forse..." continuò il ragazzo con un tono amaro "...forse sei stata curata molto bene".

Eris si incupì all'istante.

"Non è stata una mia scelta" ammise sotto lo sguardo severo del suo interlocutore "Se fossi stata cosciente non l'avrei mai permesso, ma questa scelta non è toccata a me".

Dopo qualche secondo di intenso silenzio, interrotto solo dalla voce del vento, Sabo si risolse a parlare "Avrebbe potuto ucciderti".

"Anche Doflamingo avrebbe potuto uccidermi!" "Si, per colpa di Trafalgar!" "Mi sarei potuta uccidere coi miei stessi poteri! Si può sapere perché ti comporti in questo modo? " "E si può sapere perché tu non fai altrettanto?" sbottò, zittendola.

I suoi occhi verdi tremolarono davanti all'espressione incollerita di Sabo, le cui braccia iniziavano a prendere fuoco lentamente "Tu tieni al tuo onore quanto alla tua vita, io lo so come sei!  Quel tizio ti ha tradita, ti ha consegnata a Doflamingo e ha avuto il coraggio di curarti quando non era degno nemmeno di presentarsi al tuo cospetto! Si può sapere perché non stai facendo nulla contro di lui? Che diavolo ti prende Eris?".

Il suo tono sprezzante e inferocito la fece rabbrividire all'inizio, ma solo per un istante.

Mentre lo ascoltava, si dispose fieramente col mento sollevato e l'aria greve, quasi come se lo stesse sfidando.

Quando ebbe finito di gridare e sfogarsi, Eris piantò gli occhi in quelli azzurri ed irati di lui "Tu tieni alla mia vita, Sabo?".

La sua voce era tanto stentorea e decisa che il ragazzo fu costretto a riscuotersi dal suo fervore "Certo che ci tengo!".

Dopo una breve pausa, nella quale non smise di guardarlo con quel fare austero, rispose semplicemente "E allora ringrazia l'unico dottore disponibile sull'isola, perché solo lui poteva salvarmi.".

Il fuoco cessò di bruciare attorno alla figura slanciata del ragazzo, lasciando il posto ad una delle espressioni più dispiaciute e rassegnate che Eris avesse mai visto.

Abbassò il capo e chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.

Restarono in silenzio per qualche minuto, poi gli si avvicinò con cautela e con le braccia bianche gli cinse il collo, lasciandolo di stucco.

"Lo so che lo hai detto perché vuoi proteggermi  e ti ringrazio per questo..." sussurrò mentre lo abbracciava, il ragazzo sembrava completamente pietrificato, incapace di ribattere, e ciò la fece sorridere

 "Sono ancora viva e vegeta e lo rimarrò a lungo nonostante tutti i Kidd e i Trafalgar e i Doflamingo che mi si presenteranno, perché io li sconfiggerò tutti e in un modo o nell'altro riuscirò sempre a cavarmela!".

Quando staccò le braccia da lui e tornò a stargli di fronte notò che il suo turbamento aveva lasciato posto ad un sollievo espresso da un lieve sorriso che gli si andava formando sul volto marcato dalla profonda cicatrice "Ci sarò sempre per te.".

"Ti ringrazio..." gli rispose sorridendo, prima di aggiungere ironica "Ma di certo non posso disturbare il lavoro di uno dei più importanti Rivoluzionari!".

Entrambi iniziarono a ridere di cuore, poi Eris chiese incuriosita "Te ne vai anche tu stanotte?" "Si, ma prima devo passare a trovare mio fratello...".

Lo scrutò con aria interrogativa, prima di ribattere "Tuo fratello sta dormendo" "Lo so..." "Oh, pensavo che il tuo Haki stesse iniziando a fare cilecca! Ma allora perché vuoi andare da lui?" "Voglio rivederlo un'ultima volta prima di lasciare l'isola...ci sono questioni urgenti da sistemare e non posso rimanere di più a Dressrosa, esattamente come te" "Capisco..." "Vuoi venire con me?" "No, no...ho già incontrato Nico Robin e le ho consegnato una lettera rivolta a tutti i Cappello di Paglia...avrei voluto avere più tempo per ringraziarli ma, come sai, sono di fretta!".

"Ho afferrato..." sorrise, sistemandosi il cappello in testa "allora spero che ci rivedremo presto!" "Lo spero anche io!" "Buon viaggio Eris!" "Buon viaggio, Sabo!".

Con un sorriso volse lo sguardo verso il cielo stellato e in un battito d'ali era già in volo verso casa.

 

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Le pesanti porte di quercia si spalancarono con un sordo e secco tonfo e il silenzio piombò nella sala.

Sopra la stanza lunga e stretta pendevano dal soffitto a volte in pietra grigia lunghe catene che sorreggevano grossi lampadari rotondi ad illuminare il corridoio.

Davanti ai muri coperti di arazzi, stendardi colorati e trofei stavano ritti in piedi gli uomini del Rosso, sugli attenti, con le braccia rigide lungo i fianchi e le espressioni severe ed imperscrutabili.

Di fronte a lei, alla fine della stanza, Shanks se ne stava seduto  comodamente sul suo freddo trono di pietra, con l'unico gomito appoggiato ad uno dei braccioli a sorreggergli la guancia, lo sguardo impenetrabile fisso davanti a sé.

Eris si irrigidì.

Nessuno le aveva parlato né si era rivolto a lei in alcun modo.

Era planata su una delle terrazze del castello e aveva raggiunto la sala del trono immediatamente. I pochi corridoi che aveva percorso erano deserti, senza guarnigioni, e vedere tutti lì, schierati in quella sala, le faceva intendere che gli uomini di suo padre erano riusciti ad avvistarla e a dare l'annuncio in breve tempo.

Sembravano tutti freddi come la pietra grigia delle mura del castello.

Prese coraggio e avanzò decisa verso lo scranno, mettendo piede sul lungo tappeto rosso che portava a suo padre.

Di fronte a tutti quegli sguardi funesti non poteva fare altro che sentirsi colpevole.

Voleva velocizzare il passo, mettersi a correre; davanti a sé o dietro di sé, non le importava.

Era stata terribilmente umiliata dalle azioni di Doflamingo e sapeva che tutte quelle occhiate, quelle espressioni così severe, erano dovute al fatto che chiunque fosse presente lì dentro sapeva e forse aveva addirittura visto tutto.

Più andava avanti, più procedeva verso suo padre, più sentiva crescere il timore per lui e per il suo giudizio e ad ogni passo anche un poco della sua forza se ne andava assieme alla sua sicurezza.

Quando fu finalmente vicina al trono ebbe l'impressione di non poter nemmeno più reggersi in piedi, schiacciata da quei pensieri e da quella consapevolezza.

Si inginocchiò davanti allo scranno, facendo ricadere i lunghi capelli rossi davanti al volto bianco.

"Eris".

Il tono lapidario di suo padre rimbombò attraverso le volte grigie fin dentro la sua testa.

Era rimasto nella sua posizione comoda e rilassata, ma il suo sguardo era severo e la sua voce stentorea proprio come quella dei più dignitosi re.

Il suo abbigliamento, una semplice camicia bianca dalle maniche larghe, un paio di pantaloni neri sormontati da una grossa fusciacca rossa e dorata e una mantella nera con un colletto alto, non avrebbero mai ricondotto la sua figura a quella di un sovrano. Tuttavia la sua sola presenza lasciava benissimo intendere che non era un uomo comune: emanava un fascino e una forza che nessuno di ordinario avrebbe potuto eguagliare.

"Hai sposato un uomo senza il mio consenso".

Inginocchiata, con la testa bassa e coperta, riusciva a nascondere il suo stato di turbamento e ansia che cresceva sempre di più.

Si sentiva immeritevole, impura, addirittura ingrata nei confronti di quel genitore così speciale per lei, e non solo perché era l'unico che le era rimasto.

Era stato sempre così premuroso, affettuoso, giusto con lei; era abituata a vederlo con un'espressione gioviale mentre le parlava delle sue future avventure o mentre festeggiava un bottino allegramente assieme ai suoi compagni, con un bel boccale di birra in mano.

E adesso era lì, su quel trono, con quel volto cupo e l'espressione greve; non più un padre benevolo, ma un re severo che constatava con sdegno l'infedeltà di uno dei suoi più amati sudditi.

Non poteva fare altro che odiarsi e sentire quel disgusto verso quello che aveva fatto, verso il Sacro Accordo che aveva stipulato soltanto per salvare la vita a un traditore: era stata incapace di capire l'inganno e aveva fallito.

Aveva distrutto le aspettative dell'unica persona al mondo che l'amava veramente.

"Ti sei fatta incoronare regina a mia insaputa" continuò il re, facendo arrivare la sua possente voce fino alla fine della sala "Hai messo in pericolo il mio potere, la mia isola, i miei uomini e la mia gente".

Non si sentiva in grado di rispondergli.

Era vero, aveva ragione su tutto.

Avrebbe voluto piangere, gettarsi ai suoi piedi e chiedere scusa a tutti, ma sapeva che ai suoi occhi sarebbe risultata ancora più meritevole di sdegno.

"Hai mantenuto fede ad un Sacro Accordo, rispettando la tua parola di pirata, e questo ti fa onore, ma questo non ti esonera dal prenderti le tue responsabilità. In questa sala tutti concordano:  è meglio che tu vada, Eris."

Quelle parole la colpirono come una freccia avvelenata nel petto, ma le capì.

Chiuse gli occhi e aspettò qualche secondo prima di dare la risposta, ancora inginocchiata "Mi dispiace tanto padre. Ti chiedo scusa, chiedo scusa a tutti".

Nonostante l'emozione, la paura e la tristezza, parlò e si rialzò con grande dignità, senza lasciare che i suoi sentimenti prendessero il sopravvento.

Il sangue dei re che scorreva nelle sue vene fu a tutti palese quando, col volto velato da una decorosa tristezza, si rivolse per l'ultima volta al padre, senza avere la presunzione di alzare gli occhi verdi ma con tutta l'imponenza di cui anche Shanks poteva vantarsi.

"Addio."

Fece un breve inchino col capo per poi volgersi di nuovo verso i portoni da cui era entrata, facendo svolazzare dietro di sé il mantello nero.

Sapeva che quella era una decisione giusta da parte loro.

Li aveva messi in pericolo.

Non solo suo padre, ma anche tutti quegli uomini che la circondavano erano la sua famiglia e lei aveva messo in gioco loro e il regno per un idiota.

Era normale che ora non si fidassero più di lei.

Questi e tanti altri tristi pensieri si susseguirono veloci come saette nella sua mente offuscata dal rimorso e dalla rabbia verso sé stessa, ma poco prima che potesse mettere piede oltre la soglia, la voce di suo padre la fermò, risuonando ancora una volta come una campana attraverso le volte di pietra, facendola sussultare.

"E' meglio che tu vada...nelle tue stanze, a cambiarti. A meno che tu non voglia andare alla festa conciata in quella maniera, anche se, a dire il vero, un po' ci sarebbe da aspettarselo da una rozza come te!"

Tremò e si voltò di scatto.

Gli uomini, prima rigidi e severi, rotti i ranghi, si erano tutti voltati verso di lei, sorridendo.

Si guardò attorno smarrita e senza parole, ma quando vide comparire sul volto del padre un abbozzo di sorriso attraverso le sue labbra sottili iniziò a correre a perdifiato verso di lui.

Non poteva crederci: era stata tutta una messinscena.

Ad ogni passo che guadagnava attraverso quella folla esultante per raggiungere il padre sentiva quell'enorme macigno, quel groppo alla gola, quella tensione terribile sgravarsi dalla sua coscienza e allontanarsi dal suo corpo dissolvendosi nell'aria dell'ampio salone.

Non appena lo raggiunse gli saltò al collo entusiasta mentre tutti gli uomini iniziavano a circondarli urlando di gioia ed applaudendo.

Shanks la strinse con il braccio attorno alla vita per poi rimetterla coi piedi a terra, ridendo di cuore "Sei sempre la solita, ogni volta che puoi ti devi cacciare in qualche guaio!".

Mentre faceva di tutto per non piangere davanti ai compagni, Eris continuava ad osservare il padre con occhi brillanti "Oh papà, non sai quanto sono felice di rivederti!".

Per un momento aveva pensato di arrabbiarsi con tutti loro per quel brutto scherzo, ma sentiva di esserselo meritato, anzi, il fatto che fosse tutta una messinscena l'aveva resa ancor più felice.

Quello era il loro modo di fare, difficilmente prendevano le cose troppo seriamente.

Se non erano cambiati in tutti quegli anni che aveva passato sull'isola con loro, non lo avrebbero fatto di certo in quel poco tempo durante la sua assenza!

"Ci hai fatto stare in pensiero, diavolo di una ragazzina!" "Non sei mai cambiata, sempre la solita selvaggia!" "Secondo te ti avremmo davvero sbattuto la porta in faccia per così poco? Sei una vera credulona!"

quando si voltò tutti si erano già stretti attorno a loro "Fox! Berrett! Rockstar! Amici!" abbracciò con fervore ognuno, mentre a turno si divertivano a canzonarla o a darle pacche sulla spalla.

Non appena ebbe salutato tutti, Shanks coprì con la sua voce lo schiamazzare allegro e concitato dei presenti "Compagni, uscite di qui e alla svelta! La festa comincerà fra poco! C'è bisogno che qualcuno inizi ad animare un po' l'ambiente giù in città! Ci sarà da divertirsi per tutta la notte, anzi, molto probabilmente per qualche giorno!" con un grido di approvazione generale gli uomini uscirono festanti dalla sala, sentendo già la sensazione dell'idromele avvolgere le loro gole nel mezzo della grande Sala del Banchetto, finché non rimasero soltanto padre e figlia.

Quando i pesanti portoni si chiusero, i due si fronteggiavano in mezzo al lungo corridoio, sopra il tappeto rosso, con espressione sollevata.

Non c'era bisogno di tante parole per esprimere i loro sentimenti.

Era stata perdonata, nonostante tutto; sempre che il 'perdonare' fosse mai passato attraverso la mente del padre e degli amici, i quali sembravano solamente sollevati e felici di rivederla dopo tutto quello che era successo.

"Sarei venuto a prenderti, ma so che avresti rifiutato ogni aiuto e te la saresti presa, razza di testarda!" fu lui a rompere il silenzio per primo, facendola sorridere "Hai fatto bene papà, o non ve l'avrei perdonato!".

Nonostante sorridesse,  si avvertiva una lieve preoccupazione nella voce dell'uomo "Anche se sei riuscita a farla franca, sarebbe stato un guaio molto grave se le cose fossero andate male stavolta...non solo per te, ma per tutti noi".

Eris chinò lievemente il capo, capiva perfettamente "Lo so, e vi chiedo scusa. Non mi sarei mai aspettata di trovare Doflamingo a Punk Hazard...in più quel Sacro Accordo è stata una vera sciocchezza, avrei dovuto analizzare meglio la situazione e..." "Senti" la interruppe,  serio "so che dirai di no come al solito, ma devi prendere in considerazione la mia richiesta alla luce di questi fatti. Prendi con te i miei uomini, ti farò costruire una delle navi migliori per solcare i mari! Smettila di viaggiare come una raminga solitaria. Trovare i Cappello di Paglia è stata la tua salvezza, ma potrebbe non ricapitarti una simile fortuna in futuro...".

Le aveva già fatto quella proposta molte volte prima di allora e lei aveva sempre rifiutato.

Non aveva mai voluto essere a capo di qualcuno, prendersi la responsabilità di una ciurma; le appariva tutto come un fardello troppo pesante da sopportare.

La sua idea non era cambiata da allora, tuttavia comprendeva la preoccupazione del padre e di tutti i suoi amici dopo ciò che era avvenuto a Dressrosa e scelse di procrastinare la risposta a quella domanda "Ho deciso di partire subito per Alabasta e non posso arrivare ad Alubarna scortata, ma prometto che ci penserò papà. Quando sarò di ritorno risponderò a questa tua richiesta, promesso.".

La risposta sembrò non stupirlo molto, specialmente per quanto riguardava il fatto di prendersi carico di una ciurma propria "Riguarda la Gemma di Ruthiel, vero?" chiese con interesse, mentre la figlia tirava fuori da una tasca nascosta un piccolo sacchetto, contenente la preziosa pietra.

"Proprio così. Ero certa che l'avresti avvertita..." rispose sorridendo mentre estraeva la gemma per porgerla nell'unica mano del padre.

L'uomo la soppesò osservando l'oggetto con profondo interesse, per poi spostare lo sguardo compiaciuto sulla figlia che stava davanti a sé "Ci sei riuscita...non avevo dubbi. Ora si tratta solo di scoprire come usarla..." "Ho pensato che potrei rimontarla sulla spada, ma credo che non sarà così semplice, per questo ho deciso di seguire la pista del vecchio...".

"Di che parli?" la voce dell'uomo si fece incuriosita "Sono sicura che hai saputo che mi sono ritrasformata a Dressrosa...so che avevi delle spie lì, ne sono certa...quando Doflamingo ha attivato la gabbia i collegamenti sono saltati, ma quando lo scontro è finito ti hanno riferito tutto, per questo sapevi che stavo per tornare e hai organizzato questa messinscena per terrorizzarmi!" disse ridacchiando.

"Ebbene sì" rispose sorridendo fra sé e sé, pensando alla scaltrezza della figlia "so che ti sei di nuovo trasformata nel Demone, ma cosa c'entra con la gemma?" "Ti ricordi cosa ti dissi la prima volta che era successo? Quando mi avete ritrovata?" "...il vecchio e il tempio.." "Proprio quelli! Beh, quando mi sono trasformata è successo di nuovo, ero lì, ma qualcosa era cambiato...c'era un'atmosfera cupa, qualcosa non stava andando per il verso giusto, lo sentivo! Il vecchio mi ha parlato, ma solo per pochi istanti...mi ha detto di andare a Nekhrebu...".

Entrambi erano diventati piuttosto pensierosi "Ed ecco perché vuoi andare ad Alabasta..." "Scommetto che se provassimo a rimettere la gemma sull'elsa non succederebbe nulla!" "Non ci resta che provare!".

Eris annuì con decisione "Giusto! Ad ogni modo andrò lo stesso a cercare quelle rovine, sono sicura che sia una cosa importante! Il perché delle visioni potrebbe essermi finalmente chiaro, così come la soluzione ai miei problemi...".

Shanks sapeva bene a che cosa stava per andare incontro la figlia, aveva sentito quel nome più volte quando era stato ad Alabasta, ma la fiducia in sua figlia non venne di certo meno a causa di quel nome così minaccioso.

 "Le rovine di Nekhrebu...nessuno le ha mai viste, né è mai andato a cercarle, le storie che si raccontano su quel luogo fanno rabbrividire...sembra che lì dentro abbiano rinchiuso i peggiori orrori di tempi passati affinché non potessero più affliggere la nazione e il mondo...una specie di vaso di Pandora..." "E' inutile che..." cercò di avvisarlo la ragazza, ma il padre la interruppe sospirando "...lo so, è inutile che ti dica di non andare, perché farai di testa tua come al solito! Non era quello che volevo dirti".

La giovane figlia rimase in silenzio ad ascoltare, rimproverandosi la sua impetuosità quando si trattava di andare all'avventura o di disobbedire agli ordini "Stammi a sentire: per prima cosa andiamo a prendere l'Artiglio dell'Alba e facciamo una prova, ok? Se dovesse funzionare andremo fuori di qui e festeggeremo il tuo ritorno assieme agli altri...".

 "...e se non funzionasse?" chiese con circospezione, mentre un nuovo sorriso illuminava il volto del pirata "Beh...usciremo di qui e festeggeremo il tuo ritorno assieme agli altri comunque! Non puoi deluderli non presentandoti, resta qui ancora per qualche giorno, poi parti pure per Alabasta e fai quel che vuoi, hai il mio permesso, ma a condizione che tu rimanga per la festa. Dopotutto, siamo curiosi di sentire cosa hai da raccontarci!".

La ragazza rispose con un sorriso, finalmente si sentiva davvero felice di essere a casa "Va bene papà, rimarrò ancora per qualche giorno!" .

Il padre rise, mettendole la mano sulla spalla "Così si parla! E adesso andiamo a prendere la spada..." disse incamminandosi fuori dalla sala, con la figlia sottobraccio "A proposito...dimmi, come ti è sembrata la ciurma di Cappello di Paglia?".

Sorridendo lo guardò in volto, nel riflesso dei suoi occhi poteva percepire tutto l'affetto che nutriva per lei e la sua gioia nell'averla lì con lui, a braccetto, e sperò che anche nel suo volto lui potesse leggere la stessa felicità che provava lei.

"Credo che siano proprio dei tipi in gamba, papà!".

 

Angolo dell'autrice:

Con l'Epilogo finirà ufficialmente questa mia fanfiction, tuttavia questo era l'ultimo capitolo e non posso che sentirmi un po' triste. Sono certa che scriverò ancora dato che ho lasciato alcuni interrogativi ancora senza risposta e vi ringrazio moltissimo per aver seguito questa storia. L'epilogo sarà cortissimo (lo giuro!), ma di cosa tratterà vorrei che rimanesse l'ultimo mistero di questa fanfic! Grazie ancora per aver letto e complimenti per essere arrivati alle battute finali :D A presto!

 

   
 
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