Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Maty66    31/08/2016    3 recensioni
Tutti sull'Enterprise sanno che il comandante Spock ed il dottor McCoy si detestano. Ma tutti sanno anche che entrambi farebbero qualsiasi cosa per il loro capitano. Storia di come Spock e Bones imparano, non senza difficoltà, ad essere amici per amore di Jim. Solo che non è il Jim che tutti conosciamo.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL DONO

Capitolo 16
Arrivano i nostri?

 


Kalitta si guardò allo specchio della piccola cabina.
Era ancora una donna klingon giovane e attraente, i suoi fianchi erano larghi e il suo corpo adatto alle gravidanze.
Era una guerriera coraggiosa ed esperta.
Ma la sua unione con Moklor era stata infertile, e poi da un momento all’altro si era ritrovata inspiegabilmente sposata ad un vecchio.
La vita stava lasciando il suo sposo poco a poco, privandola così anche della possibilità di una discendenza.
E lei ben presto, se non poneva rimedio alla situazione, si sarebbe ritrovata nella migliore delle ipotesi sposata al fratello di Moklor, un essere disgustoso e privo di onore. Nella peggiore da sola, senza casato né discendenza.
Anche se la sua unione con Moklor era stata combinata dalle famiglie, sino ad un certo punto aveva amato e rispettato suo marito, ma ora doveva proteggersi e pensare al suo futuro.
Per questo aveva accettato il corteggiamento di Karagg.
Il terzo in comando sulla Pagg apparteneva ad un importante casato e non aveva mai preso moglie: alla morte di Moklor avrebbe rivendicato Kalitta come sua sposa e con lei anche il casato che le apparteneva in eredità. Quell’inetto del fratello di Moklor non sarebbe stato in grado di opporsi ad un vero guerriero come Karagg.
Kalitta già si vedeva primo ufficiale accanto a Karagg, sulla Pagg o magari su una nave più grande. E nel suo ventre Karagg di certo avrebbe piantato il seme di un figlio maschio.

“Quel piccolo glob umano mi innervosisce” fece Karagg alzandosi dal letto ed avvicinandosi a Kalitta per baciarla sul collo.
“Smettila Karagg, è solo un cucciolo umano che morirà dissanguato subito dopo che avremo raggiunto Kronos” rispose la donna mentre curvava la schiena al tocco di Karagg.
“Ha occhi demoniaci… non mi fido… come faceva a sapere di noi?” chiese lui con voce tesa.
“Non sa nulla di noi; gli umani sono bravissimi ad ingannare e mentire” rispose la donna.
“Ma ha insinuato il dubbio in Moklor” 
“Moklor non sa nulla e si fida di me. Dopo tutto sono io quella che ha suggerito di prendere il bambino umano per salvargli la vita. Sono una moglie devota che farebbe di tutto per lui” fece ironica la donna.
“Anche se non servirà a nulla…” ridacchiò Karagg.
“Anche se non servirà a nulla… i medici sono stati chiari. Nulla può salvare la vita di Moklor. E avere catturato ed ucciso un cucciolo umano solo per non affrontare la morte, non è azione degna di un guerriero klingon. E di certo nessuno gli crederà quando dirà che è James Kirk. Lo prenderanno per pazzo” scandì Kalitta mentre prendeva la spazzola e iniziava a lisciare i capelli scuri.
“Credi davvero che il Consiglio mi permetterà di rivendicare il casato di Moklor?” 
“Certo. Io sono sua moglie e le sue azioni deplorevoli si ripercuoteranno anche sul fratello; non che mi preoccupi di quel misero insetto che fa il commerciante, ma stai sicuro che fra un vero guerriero, come te, e lui il Consiglio sceglierà te. Vedrai, darà senza problemi il consenso alla nostra unione”
“Avremo un grande futuro insieme, Kalitta” disse Karagg mentre riprendeva a baciarla sul collo, ma la donna lo fermò con un gesto brusco.
“Shhh. Hai sentito nulla?” chiese guardando in alto.
“No. Cosa c’è?”
“Dei rumori… come dei passi sopra le nostre teste…”
“Non ho sentito nulla. Domani farò controllare i tubi per vedere se ci sono di nuovo quei piccoli roditori infestanti che abbiamo beccato su Alpha Taurus”
“Ora devo tornare da Moklor” annunciò Kalitta alzandosi.
“Anche io devo andare, inizia il mio turno” rispose Karagg.
Aperta la porta della cabina i due rimasero come congelati.

Davanti a loro c’era Moklor: teneva per un braccio il bambino umano che scalciava selvaggiamente.

“Moklor…” balbettò Kalitta cercando di non lasciar trasparire la sorpresa.
“Moglie cara, sai spiegarmi cosa ci fai nell’alloggio del terzo in comando?” chiese il comandante con voce calma.
Jimmy aveva smesso di agitarsi e stava ad assistere alla scena senza fiatare, anche se avrebbe voluto suggerire a Moklor che era più che evidente che quei due si erano fatti le coccole sino a poco prima.
“Stavamo rivedendo i turni di servizio…” rispose la donna con voce incrinata.
“Li ho già rivisti io stamattina, e tu stessa mi hai chiesto di farlo” rispose Moklor con sguardo duro.
“Comandante, questo piccolo topo ti sta fuorviando la mente…” intervenne Karagg.
“E pensi che io sia così stupido da farmi fuorviare da un cucciolo umano? O forse c’è qualcosa di più?”
“No, ma sei malato e…” provò a giustificarsi Karagg.
“E cosa, Karagg? Non sono ancora diventato cieco!”
L’accesa conversazione fu interrotta dal trillo del comunicatore di Moklor.
“Comandante, abbiamo una richiesta di aiuto da parte di una navetta commerciale romulana. Dicono di aver bisogno di assistenza” scandì la voce metallica.
“Arrivo subito” rispose Moklor.
“Riprenderemo questa conversazione più tardi. Tu, Karagg, riporta il bambino in cella” ordinò severo.
“Ah… e se succede qualcosa al cucciolo umano, ti riterrò responsabile personalmente” continuò mentre Karagg trascinava Jimmy per il braccio nei corridoi.

“Lurido schifoso glob… è stato un errore portarti qui… ma presto farai la fine che meriti…”
Imprecando platealmente Karagg trascinò Jimmy prima nel turboascensore e poi nel corridoio che dava alle celle.
Troppo furibondo per accorgersi di quello che stava succedendo attorno a lui, scorse solo all’ultimo la vera e propria valanga pelosa che avanzava nel corridoio.

“Comandante, dicono di essere in avaria con il motore. E che possono ricompensarci se permettiamo loro di attraccare e ripararlo” informò l’addetto alle comunicazioni, appena Moklor mise piede sul ponte di comando, seguito da Kalitta che teneva gli occhi bassi.
“Hanno armi su quella navetta?” chiese Moklor sedendosi sulla poltrona di comando.
“Negativo signore. Gli scanner rilevano che hanno il motore ad impulso a potenza di un quarto” rispose Kalitta, che nel frattempo aveva preso posto alla postazione scientifica.
“Quanti a bordo?”
“Otto signore, ma non riesco a rilevarne la biologia”
“Sullo schermo” ordinò Moklor.
Pochi secondi dopo apparve l’immagine di un uomo dalle orecchie a punta.
“Chiediamo assistenza, IKS Pagg. Fra poche ore, senza l’energia dei motori ad impulso, i sistemi primari della navetta falliranno” scandì l’uomo, guardando verso Moklor.
“Non siamo una nave soccorso… cosa vi fa pensare che io perda il mio tempo a recuperarvi e poi spenda le mie risorse tecniche per permettervi di riparare il motore?”
L’uomo sullo schermo rimase per un attimo in silenzio.
“Abbiamo un cristallo di dilitio a bordo, possiamo ripagarvi con quello”
Moklor rimase un attimo in silenzio.
I cristalli di dilitio, indispensabili per i motori a curvatura, erano rari e costosi.
“Va bene. Permesso di attraccare all’hangar navette. Resterete a bordo sino a che i miei uomini non vi diranno di scendere e poi stabiliremo il da farsi” ordinò Moklor.
“Manda una squadra di sicurezza all’hangar navette e fai circondare il veicolo romulano appena attracca” ordinò Moklor a Kalitta.
Dopo qualche minuto però la donna klingon iniziò ad agitarsi.
“Signore… c’è qualcosa che non va nei ponti inferiori. Nessuno risponde alle mie comunicazioni”

“Come intende procedere, capitano?” chiese Hendorff, accuratamente nascosto dietro una paratia come gli altri, per non farsi inquadrare durante le comunicazioni con la Pagg.
“Aspetteremo di essere entrati nell’hangar navette e poi usciremo sparando. Regolate i vostri phaser su stordimento”
“E poi?” chiese preoccupato McCoy.
“E poi cercheremo Jimmy, sperando che lo tengano ai ponti inferiori nelle celle di sicurezza”
“Beh… non mi sembra un piano molto accurato” chiosò McCoy, sempre più accigliato.
“Infatti ho calcolato che ci sono circa il 10,5% di possibilità di successo”
“Magnifico” commentò sarcastico il medico.
“E’ una percentuale molto più alta di altre missioni che abbiamo affrontato con successo. E, come direbbe Jim Kirk, dottore, siamo costretti a navigare a vista” rispose, senza la minima emozione, il vulcaniano mentre con sicurezza dirigeva la navetta verso la porta dell’hangar.

Appena spenti i motori, Spock si alzò dal posto di guida e impugnò il phaser.
“Stia dietro di noi, dottor McCoy” ordinò, mentre gli altri della squadra lo imitavano.
Le porte della navetta si aprirono lentamente e tutti si prepararono all’azione.
Ma quello che trovarono nell’hangar della Pagg li lasciò assolutamente senza parole.

 
Grazie  a tutti quelli che seguono la storia e ai vecchi e nuovi recensori. Sono lunsinghata davvero.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Maty66