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Autore: John Spangler    01/09/2016    1 recensioni
Dopo aver lasciato la piccola città di Cocoyashi, Nami Watanabe e sua madre si trasferiscono nella metropoli di Loguetown, una delle perle della California meridionale, per iniziare una nuova vita. Tra amori, drammi e problemi vari, le loro vicende si intrecceranno con quelle degli altri abitanti di Loguetown, mentre intanto il boss mafioso Crocodile conduce nell'ombra i suoi loschi affari, con la collaborazione del Joker. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo questa storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Capitolo 13: Natale rosso sangue

 

25 Dicembre 2015

Loguetown, California, USA

Per le strade della città

 

Zoro camminava a testa bassa per le vie di Loguetown, le mani in tasca e l'espressione pensierosa.

 

Erano passati quattro giorni dal confronto con Tashigi, e ancora non era riuscito a parlarle. Al lavoro lo aveva ignorato, e non era riuscito a trovarla nè in palestra nè a casa sua. Neanche Koshiro gli era stato di grande aiuto, sebbene gli avesse chiesto delucidazioni ("Mi dispiace, Zoro, ma non vuole vederti", gli aveva detto).

 

Non sapeva proprio cosa fare. Una situazione del genere non gli era mai capitata, e in più lui con le donne era sempre stato un imbranato. Chiedere aiuto ai suoi amici era fuori discussione (Non solo gli avrebbero dato dei pessimi consigli, ma lo avrebbero preso in giro per chissà quanto), così come rivolgersi a suo cognato Sanji (La faccenda era troppo delicata per affidarsi a quel depravato di un damerino). Perciò aveva deciso di confidarsi con sua sorella, che in occasione del Natale era tornata in città assieme al marito. Lo avrebbe fatto dopo la messa, prima di andare al Baratie per il pranzo.

 

Sbadigliò sonoramente e sputò per terra. Aveva ancora sonno, pur avendo dormito fino a tardi, quella mattina. Talmente tardi che quando si era svegliato aveva trovato la casa vuota e non aveva potuto fare altro che avviarsi a piedi verso la chiesa di San Charloss, che la sua famiglia frequentava da sempre.

 

Tuttavia, un pò a causa dei mille pensieri che gli giravano per la testa, un pò per la sua incredibile capacità di perdersi ovunque, aveva preso tutt'altra strada, senza neanche rendersene conto. Se ne accorse solo quando, alzata la testa, si trovò davanti la statua di Dorton Logue, il fondatore della città. Una rapida occhiata nei dintorni gli rivelò che si trovava in una piazzetta che conosceva bene, luogo di ritrovo per coppie in cerca di intimità, bambini e in generale persone con molto tempo da perdere.

 

E che, rispetto alla chiesa di San Charloss, era dall'altra parte della città.

 

- Merda...- Strinse i denti e maledisse il suo senso dell'orientamento, il sonno e il mondo intero. Ora ci avrebbe messo un'eternità per arrivare alla chiesa. E non era da escludere che si perdesse di nuovo. Perchè diavolo non aveva preso l'auto? Quando guidava riusciva ad orientarsi benissimo, il problema era quando camminava. E invece no, dovevi proprio decidere di fare due passi, brutto coglione!, imprecò mentalmente il poliziotto dando un calcio a un sasso che andò a colpire un gatto randagio che sonnecchiava accanto a una panchina. Il felino si svegliò di soprassalto, fissò di sbieco Zoro e soffiò minaccioso, per poi allontanarsi.

 

Roronoa iniziò ad allontanarsi, deciso a fare più attenzione a dove metteva i piedi, quando all'improvviso sentì il rombo di una moto che si avvicinava.

 

- Ehi, Roronoa!- Era il Capitano Callahan, in sella alla sua Harley, un modello un pò vecchiotto ma in ottime condizioni. L'altro poliziotto si fermò proprio davanti a Zoro e spense la moto, poggiando un piede per terra. Si tolse gli occhiali scuri e li ripose in una tasca del giubbotto.- Che fai in giro?- Il Capitano sembrava di buon umore, particolare che Zoro trovò abbastanza insolito.

 

- Uhm...nulla, signore. Stavo andando in chiesa e...insomma, mi sono perso. Lei, invece?-

 

- Perso? Dici sul serio?-

 

- Sì, signore. Ero...ero sovrappensiero e non ho fatto caso a dove andavo.- Era una bugia credibile, e infatti Smoker ci cascò.

 

- Cose che capitano. Comunque, per rispondere alla tua domanda, ho deciso di approfittare della mattinata per farmi un giro in moto.-

 

- Non va in chiesa?-

 

- No, sono ateo. La mia...la mia compagna aveva insistito perchè andassi anch'io, ma alla fine l'ho spuntata.-

 

Compagna?, pensò Zoro.- Credevo che lei fosse single, signore.-

 

- Ah, certo, perchè un individuo con un carattere da orso come il mio deve stare per forza da solo, eh?-

 

- Non intendevo questo, signore...-

 

- Tranquillo, ti stavo solo prendendo per il culo. Comunque, è una cosa abbastanza recente. O meglio, in passato siamo stati insieme per un periodo, e abbiamo ripreso a frequentarci da qualche settimana.-

 

Zoro annuì, poi gli venne un'idea. Forse il Capitano poteva aiutarlo col suo problema. Non era del tutto sicuro che fosse una buona idea, ma valeva la pena tentare.- A proposito, signore, vorrei chiederle una cosa.-

 

- Di che si tratta?-

 

- Ecco...quando ha ricominciato a frequentare la sua compagna, chi è stato a fare il primo passo?-

 

Smoker rimase un attimo in silenzio, poi rispose.- Uhm...beh, credo si possa dire che sia stata lei. Perchè?-

 

- Nulla, è che...vede, signore, il fatto è che avrei un problema con una ragazza...-

 

- Fammi indovinare. Ti sei finalmente reso conto che Tashigi è pazza di te, e non sai come comportarti.-

 

Zoro rimase di sasso. Come aveva fatto Callahan a indovinare?- Ma...come ha fatto?-

 

- Roronoa, anche un idiota si sarebbe accorto che quella ragazza ti sbava dietro. Mi sa che in tutto il distretto, l'unico a non saperlo eri proprio tu.-

 

Zoro desiderò sprofondare.

 

- Comunque, qual è il problema?-

 

Roronoa prese coraggio e spiegò al suo superiore quanto era accaduto con Tashigi quattro giorni prima.

 

- Hmm...- Callahan si massaggiò il mento.- Mi sa proprio che sei nella merda, ragazzo.-

 

- Già.- rispose mestamente il poliziotto più giovane.- Proprio per questo ho deciso di chiederle aiuto, signore.-

 

Il Cacciatore Bianco appoggiò i gomiti sul davanti della moto e sbuffò.- Sarò sincero, Roronoa. Non credo di poterti aiutare. Io sono l'ultima persona al mondo che dovrebbe dare consigli a qualcun altro in materie sentimentali.

 

- Ma farò comunque un tentativo, se non altro perchè mi sei simpatico.-

 

Quell'affermazione sorprese Zoro. Sentire il Capitano Callahan esprimere simpatia per qualcuno era un evento che definire raro sarebbe stato un eufemismo.

 

- La prima cosa che devi fare, è parlare con Tashigi e scusarti per la tua ottusità.-

 

- Ci ho provato, Capitano, ma lei non vuole neanche vedermi.-

 

- E allora cerca di intrappolarla in una situazione in cui sarà costretta ad ascoltarti. Qualcosa tipo...- E gli raccontò il metodo che aveva usato Bellemere per farsi ascoltare da lui.

 

Zoro strabuzzò gli occhi.- Lo ha fatto davvero?-

 

- Già. Quella donna, quando ci si mette, è capace di tutto.-

 

- Mi sembra un pò estremo...-

 

- Sì, ma non devi fare per forza così. Basta che tu la convinca a starti a sentire.

 

- Dopo, però, la faccenda si fa un pò più complicata. Dimmi, tu cosa provi per Tashigi?-

 

- In che senso?-

 

- Ricambi i suoi sentimenti?-

 

- No. Cioè, le voglio bene, ma come se ne vuole a un'amica.-

 

- Teoricamente, credi che potresti arrivare ad amarla?-

 

- Non so...può darsi.-

 

- Ok. E ti piace? Fisicamente, intendo.-

 

- Beh, sì.- Era vero. Pur non essendo chissà quale esperto di donne, Zoro doveva ammettere che Tashigi era davvero molto bella.

 

- E allora esci con lei.-

 

Zoro si grattò la nuca.- Potrei farlo, Capitano, ma...il fatto è che è passato un sacco di tempo dalla mia ultima relazione seria. E non è andata molto bene.-

 

- Capisco. E hai paura che succeda di nuovo?-

 

- Sì.-

 

- Beh, non è detto che andrà per forza così.

 

- Senti, Roronoa, il mio consiglio è questo: parla con Tashigi. Una volta che ti sarai chiarito, inizia a frequentarla. Vale sempre la pena fare un tentativo, e credo che voi due stareste bene, come coppia.

 

- Se le cose vanno male, cercate di rimanere amici. Se invece vanno bene, rinchiudetevi in casa e dateci dentro come conigli in calore.-

 

Zoro ridacchiò.- V-va bene, Capitano. Farò come mi ha detto. E grazie.-

 

- Figurati.- Smoker sputò a terra e si schiarì la voce.- Senti, io non ho niente da fare, adesso. Vuoi che ti dia un passaggio fino alla chiesa dove dovevi andare?-

 

- Volentieri, sarebbe...- Zoro si interruppe. Qualcosa aveva catturato la sua attenzione.- Ha sentito anche lei?-

 

- Che cosa?-

 

- Quel rumore.-

 

- Di che parli? Io non ho sentito nulla.-

 

- Era piuttosto lontano, me ne sono accorto di sfuggita.

 

- Sembrava...non so, un'esplosione.-

 

***

 

Chiesa di San Charloss

 

Seduta ad ascoltare le parole del prete come tutti gli altri fedeli, Koala strinse la mano di Sabo e si accarezzò la pancia. Era al settimo cielo.

 

Due giorni prima, aveva scoperto di essere incinta di poco più di due mesi. Sabo era rimasto talmente sorpreso dalla notizia che era svenuto, e lei aveva dovuto portarlo in ospedale per rianimarlo. Una volta ripresosi, insieme avevano deciso di comunicare la notizia al resto del parentado durante il pranzo di Natale. Chissà quanto sarà contento papà, pensò la donna sorridendo.

 

Koala non avrebbe potuto essere più contenta. Aveva un lavoro che la soddisfaceva, un marito meraviglioso (Anche se un pò idiota), e stava per diventare madre. Aveva quasi voglia di mettersi a gridare per la gioia.

 

Attorno a lei, il resto delle famiglie Vinsmoke e Roronoa seguiva con attenzione l'omelia. C'erano proprio tutti, compreso un ragazzo di nome Usop che Kaya aveva presentato come il suo fidanzato. Con grande sorpresa di Koala, Zef aveva accolto con gioia il giovane, e anche lei doveva ammettere di trovarlo molto simpatico. L'unico a cui sembrava non andare a genio era Sanji, che continuava a lanciare al ragazzo delle occhiate assassine che solitamente riservava a Zoro.

 

Già, Zoro...chissà che fine aveva fatto. Quando erano usciti per andare in chiesa, suo fratello stava ancora dormendo. Lei aveva deciso di lasciarlo stare, pensando che li avrebbe raggiunti più tardi senza problemi, e invece...

 

Forse si è perso, riflettè. Non sarebbe stata una novità. Anche quando erano piccoli, Zoro aveva dimostrato di avere un senso dell'orientamento a dir poco pessimo. Era molto probabile che si fosse perso lungo il tragitto. Pazienza, lo avrebbero cercato più tardi.

 

Con la coda dell'occhio si accorse della presenza, dall'altro lato della chiesa, di Tashigi, una vecchia amica d'infanzia di Zoro. La ragazza era assieme a suo padre Koshiro, e sembrava decisamente giù di corda. Koala, incuriosita, si chiese il motivo di quel malumore. Decise che, una volta finita la messa, sarebbe andata a fare quattro chiacchiere con Tashigi. In passato, nonostante la differenza d'età, tra le due si era creata una certa confidenza, tanto che Koala la considerava quasi come una sorella minore. Anche se non si vedevano da un pezzo, era sicura che l'occhialuta sarebbe stata felice di parlare con lei, e se avesse avuto qualche problema l'avrebbe senz'altro aiutata.

 

In quel momento, però, accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. La porta della chiesa si aprì, e un uomo con un lungo impermeabile scuro entrò dentro, iniziando a incamminarsi lungo la navata centrale.

 

Tutti si ammutolirono, anche il prete. Chi era quell'uomo? Che intenzioni aveva?

 

La sua identità non la scoprirono mai. In quanto alle intenzioni...

 

L'uomo misterioso si fermò a poca distanza da dove si trovavano i Vinsmoke e i Roronoa, sfoderò un sorriso inquietante e aprì l'impermeabile. Addosso aveva degli oggetti che lei non riuscì a identificare, ma che causarono un panico immediato.

 

- AAAHHH! UNA BOMBA!-

 

A quel punto avvenne tutto con una tale rapidità che Koala quasi non se ne rese conto. Vide Sabo spostarsi in modo da farle da scudo, sentì il rumore di un'esplosione, e alla fine perse i sensi.

 

***

 

Chiesa di San Roswald

 

-...e ora, figlioli, preghiamo.- Padre Urouge allargò le braccia e intonò un salmo, seguito a ruota dai fedeli riuniti nella chiesa (Alcuni dei quali, lo sapeva, si limitavano a muovere la bocca senza parlare). Stavolta erano più del solito, cosa che non aveva mancato di rallegrare il sacerdote.

 

In fondo a una delle due file di panche (La chiesa non era molto grande) poteva vedere il Generale Monkey e i suoi nipoti, e accanto a loro Robin e i membri della famiglia O'Malley. La ragazza era molto devota, e non mancava mai alle varie funzioni e iniziative della parrocchia. Lui era sempre felice di vederla. Da quando era arrivata a Loguetown, due anni prima, le era stato vicino e l'aveva aiutata come poteva, e ormai si poteva dire che le volesse bene come a una figlia.

 

Tra l'altro, gli era anche sembrato che la ragazza fosse un pò più allegra del solito. Non era sicuro del motivo, ma era probabile che avesse a che fare con la ragazza dai capelli rossi che le sedeva accanto. Gliela aveva presentata come una semplice amica, anche se dal modo in cui la guardava era chiaro che i suoi sentimenti erano ben altri. Non sapeva se la rossa (Gli sovvenne in quel momento che il suo nome era Nami) ricambiava, e neanche se era dello stesso orientamento di Robin, ma aveva avuto comunque un effetto positivo su di lei. Ne era felice. Quella ragazza aveva sofferto molto, e un pò di felicità non poteva farle che bene.

 

Concluso il salmo, fece per iniziare la parte successiva della funzione, quando all'improvviso le porte della chiesa si spalancarono con un botto che fece tremare le pareti.

 

- Ma che...-

 

- Ehi, che succede?-

 

Un gruppetto di uomini armati e a volto coperto entrò in chiesa. Si fermarono al centro della navata e alcuni puntarono le armi verso i fedeli. Uno di loro, evidentemente il capo, si staccò dal gruppo e si fermò davanti all'altare, per poi girarsi verso la congregazione.- Statemi bene a sentire, branco di stronzi. Io e i miei uomini facciamo parte della Baroque Works, e abbiamo deciso di venire a farvi una visitina in occasione del Santo Natale. Non vogliamo uccidere nessuno, ma se costretti lo faremo! Ora dateci tutti i vostri soldi e vi prometto che vi lasceremo vivere.-

 

Tra la folla si diffusero dei mormorii impauriti. Urouge, furente, scese dall'altare e si avvicinò all'uomo.- Come vi permettete di entrare qui dentro e minacciare di morte delle persone?! Questa è la casa di Dio!-

 

Il terrorista si girò, infastidito da quell'intromissione.- Stai zitto, sporco negro!- Puntò la pistola contro il sacerdote, pronto a far fuoco.

 

Ma prima ancora che potesse premere il grilletto, Urouge gli mollò un pugno che gli fece volar via la pistola, seguito da un altro colpo micidiale, stavolta al ventre, che lo spedì al tappeto. Il tutto accadde con una tale rapidità che il terrorista a malapena si rese conto dell'accaduto, prima di svenire con un gemito.

 

- Se c'è una cosa che odio più della maleducazione, è il razzismo.- asserì il prete in tono grave.- E per la cronaca, la mia famiglia è originaria delle isole del Pacifico, non dell'Africa.-

 

Gli altri terroristi della Baroque Works fissarono sbalorditi Urouge. Quest'ultimo iniziò ad avvicinarglisi, facendo scroccare le nocche e guardandoli in maniera poco rassicurante.

 

- Sapete, prima di prendere i voti, facevo il lottatore di kickboxing. E di tanto in tanto, mi alleno ancora...-

 

Gli assalitori erano talmente impauriti dalla stazza di quel mastodontico prete e dalle sue parole che non pensarono neanche a sparargli. Si limitarono a tremare (Bagnandosi nel mentre i pantaloni) e a mormorare un flebile: - Oh, merda...-

 

***

 

Negli studi di Logue Channel

 

Abitando vicino al suo luogo di lavoro, Paula Rockbell ebbe modo di recarsi subito in redazione per raccontare quanto stava avvenendo.

 

-...ripetiamo per chi si fosse appena sintonizzato: diversi gruppi di terroristi appartenenti all'organizzazione nota come Baroque Works hanno assalito la città di Loguetown approfittando delle festività natalizie.

 

- Non sappiamo quanti siano i criminali, o che obiettivi abbiano. L'unica cosa che possiamo dire con certezza è che non si fanno scrupoli a colpire luoghi come le chiese. Ci è stata infatti segnalata un'esplosione proveniente dalla chiesa di San Charloss, oltre a diverse sparatorie davanti ad altri luoghi di culto, non solo cristiani ma anche di altre fedi.

 

- Ma colleghiamoci subito con il nostro inviato, Mike Galdino. Mike, ci sei?-

 

Sullo schermo alle spalle della Rockbell apparve l'immagine di Galdino. Si trovava in una delle vie centrali della città, e a giudicare dalla sua espressione, non doveva essere molto contento.

 

- Paula, qui è un inferno. I terroristi della Baroque Works hanno messo a ferro e fuoco il centro della città. Sparano a tutto ciò che si muove!-

 

- La polizia è intervenuta?-

 

- Per il momento no, molti dei poliziotti stanno celebrando il Natale con le loro famiglie. Ma alcuni di loro erano in strada, e hanno già iniziato ad affrontare i terroristi.

 

- Proprio qui vicino ho notato il celebre Capitano Clint Callahan assieme a un altro poliziotto. I due stanno facendo il possibile per contrastare gli assalitori.-

 

L'inquadratura cambiò, mostrando un vero e proprio campo di battaglia. Alcune auto parcheggiate lungo il marciapiede avevano preso fuoco, così come le insegne di un paio di negozi. In lontananza, nascosti dietro a un'auto ribaltata, si potevano vedere Smoker e Zoro impegnati in uno scontro a fuoco con gli uomini della Baroque Works.

 

Paula Rockbell osservò l'immagine senza mostrare alcuna emozione. Evidentemente, col suo mestiere era abituata a scene del genere.

 

L'inquadratura tornò a mostrare Galdino, ora ancora più terrorizzato di prima.- La situazione non è delle migliori, Paula. Sarebbe meglio che me ne andassi da qui e mi rifugiassi in un posto sicuro.- Al che si udì una raffica di mitragliatrice. Galdino iniziò a tremare.

 

- No, Mike, sarebbe meglio se rimanessi lì. Questa tragedia deve essere raccontata.-

 

Un proiettile sfiorò la testa di Galdino.- AAAAHHHH! PAULA, IO QUI RISCHIO IL CULO!-

 

La Rockbell sembrò non curarsi molto del pericolo che correva Galdino.- Nasconditi dietro un cespuglio, Mike, ma continua a riprendere. Mi raccomando.-

 

Una nuova raffica di mitragliatrice coprì gli insulti del giornalista. Paula Rockbell, impassibile, riprese a parlare.- Continueremo a narrarvi in diretta questo attacco alla nostra città. Restate sintonizzati...-

 

***

 

Per le strade della città

 

Nel corso della sua carriera di poliziotto, Zoro era stato coinvolto più e più volte in sparatorie contro criminali armati. Ma si era trattato di robe relativamente leggere.

 

Quella in cui era impegnato al momento, invece, sembrava più una scena di guerra. Proiettili volavano in tutte le direzioni, alcune auto bruciavano e molta gente urlava. Tra questi, il Capitano Callahan, nascosto assieme a Zoro dietro un'auto ribaltata.

 

Mentre Zoro si limitava a rispondere al fuoco, Callahan con una mano continuava a sparare in direzione dei terroristi, mentre con l'altra teneva un telefono attaccato all'orecchio, urlando come un ossesso.- VOGLIO TUTTI GLI UOMINI DISPONIBILI! ANCHE LA FOTTUTA HINA BLACKCAGE E LE SUE FOTTUTE SQUADRE SWAT! QUESTA E' UN'EMERGENZA, CAZZO!-

 

Zoro non aveva mai sentito il Capitano imprecare così tanto. Del resto, quella in cui si trovavano era una situazione eccezionale.

 

Decisi ad indagare sulla natura del rumore udito da Zoro, i due poliziotti si erano immediatamente ritrovati in una situazione da incubo. Dopo essere miracolosamente scampati a un assalto degli uomini della Baroque Works, avevano scassinato un negozio di armi (Avevano entrambi lasciato le loro armi di ordinanza al distretto, che era troppo lontano da dove erano in quel momento. Smoker si era comunque ripromesso di risarcire il proprietario del negozio, quando tutto fosse finito), prendendo ciascuno un paio di pistole calibro 45 e diverse scatole di munizioni. In men che non si dica erano incappati in altri terroristi, il che li aveva portati alla loro situazione attuale.

 

Smoker chiuse la comunicazione e smise di sparare. Quasi contemporaneamente, smise anche Zoro.- Merda, ho di nuovo finito i colpi.- Si inginocchiò, prese altre munizioni e iniziò a ricaricare l'arma. I terroristi, invece, continuarono a sparare, anche se con meno intensità.

 

- Anch'io. Quei figli di puttana, invece, sembrano averne quanti ne vogliono.- Diede un'occhiata alle scatole di munizioni.- Siamo quasi rimasti a secco.-

 

- E adesso che facciamo, signore?-

 

- Continuiamo a sparare. I rinforzi saranno qui a breve.- Ricaricò rapidamente la .45.

 

- E se non arrivano in tempo?-

 

- Allora venderemo cara la pelle.- rispose Smoker digrignando i denti.- Se proprio dobbiamo crepare, meglio farlo combattendo e cercando di portare con noi qualcuno di quegli stronzi.-

 

Zoro non potè fare altro che annuire.

 

Smoker prese un respiro profondo e guardò Zoro negli occhi.- Al mio tre, ricominciamo. E stavolta vediamo di non sprecare colpi.- Si mise in posizione.- Uno, due...-

 

Prima che Callahan arrivasse a tre, da una strada alle loro spalle giunse a tutta velocità un furgone nero con uno stemma sulla fiancata. I due poliziotti, sorpresi da quell'apparizione improvvisa, si bloccarono con le pistole in pugno. I terroristi smisero di sparare, probabilmente per lo stesso motivo. Sulla fiancata del veicolo c'era un simbolo con una scritta, ma andava così veloce che Zoro e Smoker non riuscirono a leggerla. Alla fine si fermò. Le porte sul retro si aprirono e ne vennero fuori diversi uomini vestiti di nero e armati di tutto punto. I nuovi arrivati iniziarono subito a bersagliare i terroristi.

 

- E questi?- esclamò Zoro.

 

- Non sembrano Swat...- rispose l'altro poliziotto.

 

Uno degli uomini in nero si staccò dal gruppo e corse verso di loro. Zoro vide che indossava un casco nero che lasciava scoperto il volto (E non poteva essere altrimenti, visto il naso spropositato che si ritrovava), e che era armato con un fucile M-4 completo di lanciagranate.

 

- Voi due, che ci fate qui? Allontanatevi immediatamente! Questa è una zona pericolosa.-

 

- Davvero? Non l'avevamo notato.- rispose sarcastico Zoro.

 

- Siamo poliziotti, e stiamo facendo il nostro lavoro. Voialtri, piuttosto, chi cazzo siete?- ruggì Smoker.

 

- Cipher Pol Aigis, squadra 9. Eravamo in città e abbiamo deciso di venire a dare una mano.- rispose l'altro, il cui nome, a giudicare dalla targhetta che aveva sul giubbotto antiproiettile, era "Kaku".- Abbiamo anche mobilitato tutte le altre nostre squadre in zona.-

 

- Ma non siete un'agenzia privata?- chiese Zoro, stringendo forte l'impugnatura della pistola.

 

Kaku sorrise.- Tranquillo, questa la offre la ditta.-

 

- Bene, allora visto che stiamo dalla stessa parte direi di smetterla di blaterare e di occuparci di quegli stronzi laggiù.- Smoker prese la mira e riprese a sparare.

 

Zoro e Kaku seguirono il suo esempio.

 

***

 

Chiesa di San Roswald

 

Il furgone si fermò davanti alla chiesa. Le portiere si aprirono e ne uscirono quattro uomini armati. Erano venuti lì per scoprire cosa era successo ai loro compagni, che avevano fatto irruzione nell'edificio più di mezz'ora prima ma non erano ancora usciti. Avrebbero dovuto incontrarsi lì fuori per poi riunirsi col resto del gruppo e lasciare la città. Eppure, qualcosa li aveva trattenuti. Era improbabile che se la fossero filata o che i fedeli li avessero sopraffatti. Che fosse intervenuta la polizia?

 

Beh, qualunque cosa fosse successa, stavano per scoprirlo.

 

Quando ormai mancavano pochi metri alla destinazione, le porte della chiesa si aprirono. I terroristi si fermarono. Ci fu un attimo di silenzio, poi un oggetto non meglio identificato volò fuori dalla chiesa fino ad atterrare davanti a loro. Lo riconobbero, era uno dei loro compagni. Era svenuto, e dal modo in cui era conciato sembrava che qualcuno lo avesse pestato a dovere. Si scambiarono uno sguardo interrogativo. Al che dall'edificio iniziarono ad uscire gli altri loro compagni, tutti alla stessa maniera del primo. I terroristi erano sempre più confusi.

 

Una volta concluso il lancio dei corpi, dalla chiesa venne fuori una montagna umana in abito talare che brandiva minacciosamente un grosso cero. I terroristi sentirono dei brividi di puro terrore corrergli lungo la schiena. Ecco cos'era successo ai loro compagni!

 

Il prete li squadrò per un attimo e sorrise.- Siete qui per confessare i vostri peccati, cari figlioli?-

 

I terroristi non risposero, intimiditi dalla mole del sacerdote. Si limitarono a raccogliere in fretta i loro compagni e a tornare sul furgone, che partì con un gran stridio di gomme verso una destinazione più sicura.

 

***

 

Davanti a una banca

 

Il terrorista col passamontagna guardava i suoi uomini uscire dalla banca con le braccia cariche di soldi. Si concesse un breve sorriso e prese il walkie-talkie che aveva attaccato alla cintura. Premette un tasto e parlò.- Qui Mr. 1. Mi riceve, Mr. 0?-

 

- Forte e chiaro. Come vanno le cose lì?- gracchiò la voce dall'altra parte.

 

- Splendidamente. Abbiamo appena finito di ripulire la banca.-

 

- Ottimo, ma fareste meglio a svignarvela il prima possibile. La polizia e le squadre della Cipher Pol stanno avendo la meglio, e ho appena saputo che sta anche arrivando la Guardia Nazionale. Non credo che saranno molto gentili, con voi. Questa fase dell'Operazione Utopia può anche considerarsi conclusa.-

 

- Ricevuto, Mr. 0. Io e i miei uomini ce ne andremo da qui all'istante. Passo e chiudo.- Spense l'apparecchio e lo rimise a posto.- Va bene, branco di scimmie. Qui abbiamo finito. Andiamocene, prima che arrivino gli sbirri!-

 

I terroristi finirono di caricare i soldi sul furgone e se ne andarono.

 

***

 

Negli studi di Logue Channel

 

-...l'intervento delle squadre dell'agenzia Cipher Pol Aigis ha rapidamente cambiato le carte in tavola, dando una sonora batosta ai terroristi della Baroque Works. Nonostante le forze di polizia abbiano fatto la loro parte, in particolare per quanto riguarda il Capitano Clint Callahan del terzo distretto e le squadre Swat del Capitano Blackcage, la maggior parte dei cittadini da noi intervistati ritiene che il merito sia tutto dell'agenzia fondata dal sindaco Jonas Petricelli.

 

- Adesso, a poco più di mezz'ora dalla fine dell'assalto della Baroque Works, che ha tenuto nel terrore la nostra città per quasi tre ore, è giunto il momento di fare un bilancio dei danni e delle perdite.- La Rockbell fece una piccola pausa e continuò.

 

- I danni prodotti dai terroristi in tutta la città ammontano a circa 17 milioni di dollari, secondo le prime stime. Auto incendiate, negozi distrutti ed edifici vandalizzati al solo scopo di creare danno. Per non parlare delle rapine effettuate nelle due principali banche della città. Secondo le forze dell'ordine, l'obiettivo della Baroque Works erano proprio i soldi contenuti nei caveau, esattamente 53 milioni in denaro, titoli e preziosi, che adesso verranno sicuramente utilizzati per finanziare le loro attività illegali.

 

- Per quanto riguarda le vite umane, purtroppo le notizie non sono migliori. Al momento si contano 56 feriti e 19 morti, ma si tratta di un bilancio provvisorio, in quanto molti dei feriti versano in gravi condizioni e non si sa se ce la faranno.

 

- Insomma, si può dire con certezza che questo sia stato il Natale peggiore della storia di Loguetown. A peggiorare ulteriormente le cose, le forze impegnate nella difesa della città non sono riuscite a catturare neanche uno dei terroristi, che, come abbiamo annunciato all'inizio, sono scappati subito prima dell'arrivo della Guardia Nazionale.

 

- In un comunicato rilasciato poco fa dal municipio, il sindaco Petricelli ha espresso la sua solidarietà alle vittime dell'assalto, affermando che metterà a disposizione tutte le sue risorse, sia come primo cittadino che come imprenditore, per rimediare ai danni subiti dalla città.

 

- E ora colleghiamoci con Mike Galdino, che a dispetto di tutte le sue previsioni è rimasto illeso, per un'intervista esclusiva col Capitano Clint Callahan.-

 

Sullo schermo alle spalle della giornalista ricomparve Galdino, palesemente nervoso ma senza un graffio.

 

- Paula, purtroppo il Capitano continua a rifiutare di farsi intervistare, e credo che sia meglio non insistere. Sai anche tu quanto quell'uomo sia irascibile...-

 

Quasi a conferma delle parole del giornalista, proprio in quel momento si udì la voce fuori campo di Callahan.

 

- ANCORA QUI, VOI SCIACALLI DEI MEDIA! PENSAVO DI ESSERE STATO CHIARO. FUORI! DALLE! PALLE!-

 

Galdino sbiancò, fissando un punto al di fuori dell'inquadratura.- Ecco, proprio come stavo dicendo. Io me ne andrei...-

 

- Va bene, Mike, per questa volta va bene così.- Il collegamento si interruppe e Paula Rockbell tornò a rivolgersi agli spettatori.- Più tardi cercheremo comunque di intervistare altre persone coinvolte nella difesa della città. Come sempre, vi invito a restare sintonizzati...-

 

***

 

Chiesa di San Charloss

 

Zoro si faceva largo tra la folla di gente assiepata sulla strada davanti alla chiesa. Dopo aver lasciato Smoker in compagnia delle autorità cittadine, si era fatto dare un passaggio dagli uomini della Cipher Pol fino alla chiesa di San Charloss. Doveva assolutamente scoprire se la sua famiglia stava bene.

 

Aveva il cuore in gola. Durante il tragitto, aveva sentito alla radio del furgone i primi resoconti dell'assalto alla città. Per poco non era svenuto. Non aveva mai provato così tanta paura, in vita sua. Se per caso fosse capitato qualcosa a Koala o a suo padre, o anche a qualcuno dei Vinsmoke (Era preoccupato anche per quel cretino di Sanji, il che la diceva lunga sulla gravità della situazione), proprio non sapeva cosa avrebbe fatto.

 

Finalmente individuò la sua famiglia. Erano tutti accanto a un'ambulanza. Accelerò il passo e sperò per il meglio.- Ehi!- gridò.

 

Il viso stravolto di Koala fu il primo a voltarsi nella sua direzione.- Zoro...- Sua sorella gli corse incontro e lo abbracciò.- Meno male, stai bene. Eravamo tutti così preoccupati per te...- La donna era palesemente sul punto di scoppiare a piangere, ma per il resto sembrava illesa.

 

Zoro le accarezzò i capelli.- Tranquilla, sto bene. Voialtri, piuttosto?-

 

Koala si staccò da lui e indicò gli altri.- Stiamo tutti bene, ma il vecchio Zef...- singhiozzò.-...è stato ferito gravemente, e dovranno portarlo in ospedale.-

 

Il poliziotto imprecò a denti stretti. Gli dispiaceva parecchio per l'anziano Vinsmoke.- Cos'è successo?-

 

- A un certo punto è entrato un tizio con una bomba e si è fatto esplodere.- disse Sabo, che nel frattempo si era avvicinato ai due Roronoa, seguito da Sanji. Il padre di Zoro era rimasto accanto al vecchio Zef, assieme a Kaya e a un ragazzo dal naso lungo che Zoro non aveva mai visto prima. Degli infermieri stavano caricando il patriarca dei Vinsmoke sull'ambulanza.- Per fortuna non era molto potente, ma ha fatto comunque dei danni seri. Parte della chiesa è crollata. Non ho visto morti, finora, ma i feriti sono parecchi.- L'avvocato aveva il braccio sinistro fasciato.

 

- Ti sei fatto male?- gli chiese Zoro.

 

- Sì, ma non è dovuto alla bomba. Con tutto quel casino, la gente è andata nel panico, e alcuni mi sono passati addosso. Ma non è niente di che.-

 

- Anch'io sto bene, grazie per avermelo chiesto...- mormorò Sanji.

 

- Stai zitto, tu!- lo zittì Zoro, ma con meno astio del solito. Si sentiva molto sollevato, e, incredibile ma vero, non aveva voglia di azzuffarsi con suo cognato. Anche perchè sarebbe stato fuori luogo.

 

- Ah, Zoro, c'è un'altra cosa...- disse Koala.

 

- Di che si tratta?-

 

- Ecco...quella tua amica, Tashigi...-

 

Il poliziotto ebbe un brutto presentimento.- Era anche lei qui?-

 

- Sì, era con suo padre. Lui...gli è crollata addosso una parte del muro della chiesa, ha cercato di proteggere la figlia, e...-

 

Zoro la interruppe. Aveva già capito tutto.- Dov'è, adesso?-

 

Koala indicò l'ambulanza.- Lì. Vogliono portarlo in ospedale assieme a Zef.-

 

Zoro iniziò a correre verso il veicolo. Una sensazione di angoscia opprimente gli attanagliava lo stomaco. Non era sicuro che Tashigi avrebbe accolto bene il suo arrivo, ma doveva almeno vedere come stavano lei e suo padre. Più in là avrebbe pensato a sistemare le cose tra loro due.

 

Ignorò le proteste degli infermieri e si infilò nell'ambulanza. Koshiro era sdraiato su una barella, con gli occhi chiusi e il cranio fasciato. Il petto dell'uomo si alzava e si abbassava lentamente. Sembrava parecchio malconcio. E in piedi accanto a lui...

 

- Tashigi.-

 

Al suono della sua voce, la ragazza si girò e lo guardò con occhi rossi per il pianto.- Zoro...- Rimase un attimo a guardarlo, poi lo abbracciò e gli appoggiò il volto sul torace. Le lacrime le scendevano copiose dagli occhi, andando a bagnare l'abito del poliziotto.- Zoro...Oto-san...-

 

Incerto sul da farsi, Zoro la strinse forte e cercò di confortarla come meglio poteva. Per un attimo si dimenticò di tutto ciò che lo circondava. Non sentì i richiami di Koala e gli altri, o gli inviti degli infermieri ad andarsene da lì. Gli unici suoni a cui prestava attenzione erano i singhiozzi di Tashigi sul suo petto.

 

In quel momento, una singola lacrima rigò la guancia del poliziotto.

 

***

 

Chiesa di San Roswald

 

La gente radunata nella chiesa aveva iniziato ad uscire fuori, anche se con circospezione. Fino a quel momento erano rimasti chiusi nell'edificio, per paura di nuovi attacchi. Fortunatamente, dopo quei terroristi venuti a recuperare i loro compagni, non si era presentato più nessuno. Padre Urouge e il Generale Monkey, assieme a qualche altro volenteroso, si erano occupati della sorveglianza. Ora, parecchi minuti dopo la fine dell'assalto, avevano riaperto le porte della chiesa, e stavano aspettando l'arrivo delle autorità.

 

Il sentimento prevalente tra la folla era il sollievo. Molti, all'arrivo degli uomini della Baroque Works, si erano spaventati a morte. Quasi non gli sembrava vero di averla scampata.

 

Altri, invece, come ad esempio il buon Garp, erano visibilmente inviperiti. Ce l'avevano a morte con quei criminali, e se gliene fosse capitato qualcuno davanti, lo avrebbero sicuramente conciato per le feste.

 

Affiancato dai suoi nipoti, Ace e Rufy, Garp stringeva i pugni e digrignava i denti. A dire la verità, quello non era un atteggiamento insolito per il generale dei marines, noto nelle forze armate americane per il suo temperamento.- Ma non avevano niente di meglio da fare, questi stronzi? Dovevano proprio venire a rovinarci il Natale? Ma porc...-

 

- Nonno!- lo bloccò Ace.- Proprio qua devi metterti a bestemmiare?!-

 

Il marine alzò lo sguardo verso il campanile, ricordandosi solo in quel momento di essere davanti a una chiesa.- Sì, scusa.- disse, rivolto più al padrone di casa che a suo nipote, facendosi rapidamente il segno della croce.

 

Poco lontano da loro, Sergei Ivankov teneva ben stretto il braccio di Sir Bentham.

 

- Giuro, Bentham, in vita mia non ho mai avuto così tanta paura.-

 

- A chi lo dici. Per un attimo, ho pensato che avrei incontrato i miei antenati prima del tempo.-

 

- Meno male che c'era Urouge.-

 

- Già. Chi se l'immaginava che fosse così combattivo. Voglio dire, è un prete...-

 

- Credimi, quello se volesse potrebbe abbattere una parete.-

 

Nel frattempo, Nami e Robin cercavano di superare come meglio potevano lo shock.

 

- Stai tranquilla, Nami. E' tutto finito.- disse Robin alla rossa, delle due la più emotiva.

 

- Sai, Robin, qualche volta di queste dovrai spiegarmi come fai a rimanere sempre così calma.- rispose la giovane Watanabe, tremando e stringendosi le braccia attorno al corpo.- Da quando sono entrati quei tipi, non ti ho vista battere neanche un ciglio. Non hai tremato, neanche quando abbiamo sentito tutti quegli spari e quelle esplosioni. Davvero, come fai?-

 

La mora ridacchiò e si mise in testa il cappello bianco da cowboy, che fino a quel momento aveva tenuto in mano.- A essere sincera, non lo so nemmeno io.-

 

Le due ragazze incrociarono lo sguardo per un istante, per poi mettersi a ridere. Urouge, che le osservava dall'entrata dell'edificio, fu felice di vedere che si erano riprese.

 

Purtroppo, proprio quando sembrava che tutto fosse finito, accadde qualcosa che nessuno dei presenti si sarebbe mai augurato. Qualcosa che cancellò del tutto la sensazione di sollievo che si era andata diffondendo tra la folla.

 

Uno sparo echeggiò nell'aria.

 

- Ma che...- Urouge si guardò attorno. Lo sparo sembrava molto vicino. Forse...

 

Ci fu un altro sparo, e stavolta il proiettile sfiorò l'enorme sacerdote.- Un cecchino. SVELTI, TUTTI AL RIPARO!-

 

Senza mettersi a discutere, tutti eseguirono l'ordine del prete. Anche Nami e Robin fecero per rientrare in chiesa. Ci furono altri spari, e la gente iniziò seriamente ad andare nel panico.

 

- Questa non ci voleva...- mormorò la rossa impaurita.

 

Robin si avvicinò alla sua amica per cercare di confortarla.- Non preoccuparti, andrà...-

 

Un altro sparo stroncò le parole della mora.

 

- Cosa...- Nami si girò e vide Robin cadere a terra con del sangue che le usciva dalla testa. Per un attimo, fu come se tutto attorno a lei si fosse fermato. Vide il cappello bianco dell'altra col foro prodotto dal proiettile e macchiato di sangue, i suoi occhi spalancati per la sorpresa, che la fissavano come per chiederle cosa stesse succedendo.

 

- ROBIN!- Il vocione di Urouge la riscosse. Sentì il prete arrivare di corsa verso di lei. Si chinò sull'amica e cercò di tamponare la ferita come meglio poteva.

 

Urouge la allontanò con un gesto e prese in braccio Robin.- Robin...riesci a sentirmi?-

 

La mora non rispose.

 

Il sacerdote aggrottò la fronte.- Quegli animali...- Un ennesimo sparo attirò la sua attenzione.- Meglio rientrare in chiesa.- Cominciò ad allontanarsi di corsa, stando attento a non far cadere la ragazza. Nami, tremando, raccolse il cappello di Robin e lo seguì.

 

Urouge faceva di tutto per non mettersi a piangere.- Signore, ti prego, fa che sopravviva. Ti prego...- mormorò tra sè e sè.

 

Stretta tra le sue colossali braccia, Robin non capiva più cosa stava succedendo. La testa le faceva male, e si sentiva come se tutte le sue energie la stessero abbandonando. Si augurò che Nami e gli altri stessero bene. Chiuse gli occhi ed emise un gemito appena percepibile. Poi perse i sensi.

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Rieccomi qua, vi sono mancato?

 

(Silenzio tombale)

 

Vabbè, lasciamo perdere. Su questo capitolo non ho niente da dire, spero soltanto che vi sia piaciuto. L'ho scritto durante le vacanze, con il caldo e le zanzare che mi tormentavano e i cosiddetti a mollo nelle acque del Mediterraneo. Se vi è piaciuto, ma anche se vi ha fatto schifo e volete invitarmi a cambiare mestiere, lasciatemi una bella recensione.

 

Ci rivediamo tra due settimane col prossimo capitolo. A presto!

  
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