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Autore: Altair13Sirio    01/09/2016    6 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Fu uno stralunato Andy ad aprire la porta. Chissà perché, ma Riley ebbe la sensazione che quel ragazzo si aspettasse una sua visita.
<< Ciao. >> La salutò con tono confuso lui, mentre lei partiva già all’attacco.
<< Come hai potuto pensare di spifferare tutto quello che è successo ieri, in classe? >> Esclamò lei entrando spingendo Andy via dalla strada e girandosi verso di lui dopo essere arrivata al centro della stanza.
Il ragazzo richiuse la porta con sguardo perso. << Cosa? >> Chiese senza capire cosa volesse dire la ragazza.
Riley fece roteare gli occhi e grugnì spazientita. << Tre tue compagne mi hanno detto che questa mattina sei andato in classe a parlare di aver salvato una ragazza! >> Cercò di trattenersi dall’urlare, ma non poté agitare le mani con ferocia e fare una smorfia adirata al ragazzo. << Come cavolo ti è venuto in mente?! >>
Andy cercò di farla calmare alzando le mani e chiese:<< Qual è il problema? >>
Riley lo guardò dritto negli occhi; uno sguardo da farlo sentire in colpa all’istante. Lo fece per guadagnare tempo. << Il problema, caro mio, è che andandotene in giro a raccontare tutto sul nostro incontro di ieri, aumenta di molto le probabilità di farti trovare da quei teppisti di strada! >> Mentì. Non voleva che la gente sapesse che Andy aveva conosciuto una misteriosa ragazza della strada, la cosa sarebbe stata difficile da gestire e qualcuno avrebbe potuto scoprire la sua vera identità… Riley non si era mai fatta notare molto in città, aveva pochi amici e parlava solo con loro: meno gente la notava, e meglio era per lei.
Andy sembrò sorpreso. << Ti preoccupi per me? >> Chiese mettendosi una mano al petto.
Riley arrossì e indietreggiò un po’. << Certo che… No. >> Rispose con tono scontroso. << Ma se trovano te, trovano anche me… E’ per questo che sono scappata ieri. >> Borbottò incrociando le braccia e guardando da un’altra parte.
Andy sorrise. Riley non capì se avesse inteso bene il suo messaggio oppure avesse capito che stava mentendo. << L’importante è che tu sia tornata… >> Mormorò sedendosi su una sedia della cucina. Sembrava triste mentre fissava il tavolo da pranzo su cui qualcuno aveva steso una tovaglia. Andy doveva essere tornato a casa da poco, ma non c’era nessun altro in quella casa. All’improvviso Riley sentì una strana nostalgia mentre quel ragazzo sbuffava sopra a quel tavolo apparecchiato per uno solo.
<< Ehi, senti… >> Cominciò la ragazza con l’intenzione di scusarsi. Non voleva essere scortese con lui, ma doveva mettere subito in chiaro la situazione e i rischi che correvano. Non voleva nemmeno immischiarlo in quella faccenda, ma in fondo era stato lui ad entrarci.
Andy alzò lo sguardo sorridendo appena. << Non ti preoccupare… Hai ragione ad essere arrabbiata; sono stato uno sciocco… >> Ammise con tono arrendevole. C’era  qualcosa che non andava in quel ragazzo. Sospirò. << Ma non ti preoccupare: nessuno mi ascolta mai, quindi non c’è pericolo che qualcuno abbia fatto caso a quello che ho detto… >>
Aspetta, che ha detto? Fece una voce nella testa di Riley. Improvvisamente, la ragazza si sentì più vicina a quel ragazzo più giovane di lei e sentì dispiacere per quelle parole. << Non… Ti ascoltano? >> Chiese rivolgendole uno sguardo dispiaciuto.
Andy alzò lo sguardo come per dire: “non fa niente”. Ma Riley non credeva che a lui non pesasse quella situazione. Riusciva a leggerglielo negli occhi che c'era qualcosa che non andava.
Si sedette di fronte a lui con un tale impeto da far tremare il tavolo su cui poggiò le braccia. Rivolse uno sguardo duro a Andy, che però non ricambiò mantenendo la testa bassa a fissare la tovaglia a quadri azzurri e bianchi che copriva quello stesso tavolo dove Riley si era medicata il giorno precedente.
<< Non va bene. >> Disse con voce meccanica rivolgendo uno sguardo duro al ragazzo, come per rimproverarlo di qualcosa.
<< Che cosa? >> Chiese lui fingendo di non capire cosa volesse dirgli. Perché stava sprecando il suo tempo a cercare di fargli capire la situazione?
<< Il fatto che tu accetti tutto questo senza nessuna protesta. >> Spiegò senza staccargli gli occhi di dosso. Alzò un dito e indicò le sue labbra piegate in un broncio sconsolato:<< Quello non va affatto bene! >> Commentò infastidita.
<< E che cosa posso fare io? >> Chiese Andy puntandosi le mani al petto. Non lo sapeva, oppure non voleva pensarci; in ogni caso, Riley pensava che solo lui potesse risolvere il problema.
<< Perché non ti ascoltano? >> Chiese Riley senza rispondere.
<< Eh? >> Fece Andy confuso.
Riley avrebbe perso la pazienza. Una vocina nella sua testa disse: Ma perché stiamo ancora sprecando tempo? Decise di aspettare ancora un po' per cercare di capire meglio Andy e continuò a parlare. << Se mi dici perché nessuno ti ascolta potrei aiutarti a trovare una soluzione! >> Spiegò tutto ad un fiato.
Andy la guardò incredulo. Forse per lui era una novità parlare di quelle cose con qualcuno, forse non era abituato a parlare dei propri sentimenti con la gente; qualunque fosse il motivo di quel suo sconcerto, il ragazzo sorrise incredulo. << Sono sempre stato poco… Interessante… >> Spiegò cercando la parola esatta. << La gente mi ha sempre evitato, e non ci è voluto molto perché mi rendessi conto di non avere molti amici… >>
Riley lo fissava con il pugno poggiato su una guancia. Se pensi di intenerirci, hai sbagliato persona. I suoi occhi erano fissi sul suo viso, e non era per niente impressionata dalle sue parole.
<< Non che mi dia fastidio… Alla fine, ho compreso che era il mio destino rimanere nell’ombra… Quando i miei genitori morirono, io fui affidato a mio zio… >> Quando sentì quella cosa, però, Riley aprì la bocca dalla sorpresa, cercando al contempo di non farlo notare molto.
<< Tu non hai i genitori… >> Mormorò incredula. Stranamente, le sembrava una cosa impossibile. Lei non aveva i genitori, Duncan non aveva i genitori, e non ne parlava mai, quindi la ragazza era cresciuta pensando che fosse comune non avere una famiglia, ma dopo aver sentito quella frase ed essersi ricordata che i genitori esistevano, dopo aver compreso con poche parole tutto il dolore di una perdita e il rimorso per essere rimasti soli, la ragazza provò una grande pietà per Andy.
Ora capiva perché si stava impuntando tanto su quella questione, capiva perché era tornata a casa di Andy nonostante avesse deciso il giorno precedente di stargli lontano il più possibile; forse era la paura di essere scoperta, oppure quella era solo la maschera del vero motivo del suo ritorno, ma Riley pensava di essere più simile ad Andy di quanto potesse sembrare, e allo stesso tempo, ancora così diversa da lui da poter sentire di stare bene quando quel ragazzo era nei paragi. Lei aveva dei genitori, ma li aveva abbandonati, mentre lui non aveva potuto nemmeno scegliere; questo fu abbastanza per far decidere a Riley di restare lì.
Il ragazzo sorrise mestamente, cercando di non rendere quell’argomento un peso che avrebbe fatto ancorare la loro relazione, basata su scherzi e complimenti fino a quel momento. << Bé, sì… Mio zio è sommerso dal lavoro e ogni giorno lo passo da solo, qui, a non fare… Niente… >> Mormorò stringendo le spalle. << E in fondo cosa dovrei fare, nessuno mi vuole! >> Disse sarcastico muovendo rapidamente la testa di lato.
Riley piegò un labbro delusa.
Andy smise di sorridere. << E’  per questo che ieri sono uscito… Non ce la facevo a rimanere chiuso ancora qui. E poi ho incontrato te… E ho pensato di poter essere l’eroe che non sono mai stato, almeno per una volta… >> Ridacchiò debolmente. << Spinto dalla stessa foga, ho pensato che avrei potuto esserlo ancora una volta, raccontando i fatti di ieri a scuola… Ma non ti preoccupare: non ne parlerò più con nessuno… >> Detto questo si mise un dito davanti alle labbra per indicare che sarebbe stato zitto da lì in poi. Non capiva perché fosse così importante per Riley rimanere nell'anonimato, ma non fece domande per quello e si fidò di lei.
Riley lo guardò con stupore. Il ragazzo non era molto muscoloso, era piuttosto magro e pallido, nonostante lei non avrebbe detto che fosse brutto, quindi doveva essere qualcosa nella sua personalità a farlo isolare dal resto della gente. Io credo che siano gli altri ad essere degli spocchiosi insopportabili; fa bene a stargli alla larga…
Ignorando i pensieri che casualmente le attraversavano la mente, la ragazza cercò di trovare qualcos’altro da dire a Andy. << Di solito come ti presenti alle persone? >> Chiese avvicinando il viso al suo. Andy tirò indietro la schiena quando la vide muoversi così. Era strano, ma l’impressione che le aveva dato Andy il giorno precedente era quella di un ragazzo più sicuro di sé e spigliato… Adesso si mostrava timido, solitario, triste.
Andy guardò prima Riley, poi allungò la mano e disse:<< Piacere, sono Andy…? >> Non era un granché, ma forse lo aveva preso alla sprovvista.
<< Ieri sembravi molto diverso… >> Cominciò lei cercando di ignorare il suo patetico esempio. << Eri… Coraggioso e temerario… >> Mormorò alzandosi e guardando in alto. << Arguto e divertente… >> Andy sorrise lusingato grattandosi la nuca con imbarazzo, sentendo quelle parole; non sapeva nemmeno da dove Riley avesse tirato fuori quei complimenti, ma non volle rovinare tutto contraddicendola. << Forse quello di ieri era il vero te… E hai paura di mostrarlo agli altri! >>
Sono un genio! Si complimentò da sola piena di orgoglio per aver pensato a una cosa del genere. Una persona non cambia atteggiamento da un giorno all’altro, a meno che non ci sia un motivo che non gli faccia notare questo cambiamento: qualcosa come un’emergenza. << Il tuo salvataggio di ieri ha tirato fuori la tua parte eroica, facendoti provare più sicurezza. Se ti fossi fermato a pensare alle conseguenze, quei tizi mi avrebbero accoltellata e tu non avresti fatto nulla; è stata la situazione rocambolesca che ti ha fatto agire di istinto! >>
Andy sorrise un istante prima di abbassare lo sguardo. << Può darsi… >> Mormorò annuendo.
<< Bisogna fare in modo che tu possa mostrare questo tuo lato coraggioso anche agli altri. >> Spiegò la ragazza alzando un dito al cielo. Andy sembrò non condividere quell’idea.
<< Ma come? La gente non vuole avere a che fare con me: mi vedono come un ragazzo snob che pensa solo a sé stesso, e crederebbero che voglia farmi notare… >> Quella parte di Andy andava sradicata: la sua insicurezza.
<< Nessuno vuole avere a che fare con te? >> Chiese con tono di sfida. Si lasciò cadere sulla sedia dove si era seduta prima e rivolse lo sguardo infiammato a Andy, che fu sconcertato da quella sua mossa. << Io voglio avere a che fare con te. Sai cucinare? >> Chiese autoinvitandosi a pranzo dal ragazzo.
   
 
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