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Autore: Ninfea Blu    02/09/2016    2 recensioni
Storia che nasce da una costola di "Carlisle. L'anima di un vampiro", (riferimento cap. 5, se volete saperne di più) ma potete leggerla anche senza aver letto la storia originale.
Volterra inizio '800. Haidi, la pericolosa vampira dei Volturi, incontra qualcuno, un giovane mortale che la riporta indietro nel passato.
"I suoi occhi... sono ancora qui, in questa stanza. Sono ancora qui, posati su di me. Non sono mai andati via."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Heidi, Volturi
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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cap 7

7 – Amanti osteggiati

 

 

 

 

Immobile presso una delle alte bifore che si affacciavano sul cortile interno del palazzo dei Priori, Jane osservava con sguardo placido il giardino che si mostrava rigoglioso sotto quei suoi occhi inquietanti, forieri dei dolori più atroci, che tutti tra i Volturi temevano.

In quel momento, ad occhio umano che l’avesse osservata, sarebbe parsa una statua inanimata, ma non c’era dentro quel covo di demoni immortali chi avesse il tempo sufficiente a capire cosa lei fosse, e solo l’istante della morte rivelava all’uomo sventurato l’orribile verità.

La vampira con sembianze infantili, membro prezioso e fondamentale della guardia di Aro, sapeva cosa gli altri pensavano di lei, fiutava la paura scatenata del suo tremendo potere, ed era consapevole che era quel potere a tenere tutti, umani e vampiri sotto scacco. Perfino Aro a volte sembrava avere timore della sua protetta, un sentimento che per il signore oscuro di Volterra si confondeva con la fascinazione.

Da quando secoli prima era avvenuto il suo reclutamento nella guardia di Aro, tra i Volturi nessun vampiro aveva mai osato ribellarsi alle leggi supreme del clan, e nessuna rivolta palese o sotterranea aveva scosso la tranquilla monotona esistenza presso Volterra.

Qualche volta, tutta quella rigida fedeltà per nulla naturale e spontanea le era parsa quasi noiosa. Mai un brivido, una voce fuori dal coro, qualcuno che alzasse la testa. In passato, solo qualche stupido ingenuo vampiro, nemmeno neonato, si era fatto sorprendere dagli umani attraverso errori clamorosi; tutto si risolveva in fretta e ogni traccia veniva cancellata.

Ora, dopo tempo immemorabile, sotto il cielo sempre troppo limpido di Volterra stava accadendo qualcosa di assolutamente incredibile e di mortalmente eccitante, e la temibile Haidi, la maliarda infallibile cacciatrice di prede per il clan era la protagonista principale di un triangolo insospettabile. Haidi e Santiago: chi poteva immaginare che la loro relazione non fosse altro che una facciata per coprire una tresca ancora più pericolosa? Tra i Volturi, mai nessun vampiro aveva osato tanto.

Haidi aveva coraggio, doveva riconoscerlo. Oppure era follia? E Santiago? Era soltanto un complice? Si diceva innamorato, che sciocchezza. I vampiri non sanno amare; questa per Jane era una verità assoluta, mai messa in dubbio, ma neppure lei sapeva cosa sarebbe stata disposta a fare per avere Santiago per sé.

Perché tanto interesse per un umano?

Tutte risposte che Jane non avrebbe tardato a trovare.

A suo tempo, la notizia neppure così inaspettata, che si erano rimessi insieme, l’aveva infastidita più di quanto potesse credere, e quello strano malessere si era trasformato presto in acido corrosivo; le aveva avvelenato il sangue che le andava in testa, trasformando i pensieri in immagini deliranti, visioni di un sensuale corpo femminile che non sarebbe mai stato suo, una bellezza altera che si offre pronta da cogliere, matura, invitante e piena, che non le sarebbe mai appartenuta.

Odiava Haidi in maniera feroce, la detestava per quella sua capacità di ammaliare chiunque, per quel suo fascino di dea che faceva capitolare qualunque uomo la vampira volesse per sé. Nessuno le resisteva, neppure gli individui di sesso femminile. Perfino Claudia, la valchiria giunonica guardia del corpo di Aro, si sentiva fortemente attratta da lei e non ne faceva mistero; una volta l’aveva schiacciata contro un muro e si era tolta la soddisfazione di baciarla appassionatamente. Haidi non si era tirata indietro.

Quella sfrontata le aveva risposto, non solo a parole.

Se tu fossi un uomo, Claudia, mi avresti schiava ai tuoi piedi… manca solo un particolare importante, - le aveva detto provocatoria, guardando verso il basso – altrimenti, avresti tutta la mia attenzione.

Jane ricordava ancora la scena, il sorriso compiaciuto di Claudia, che rassegnata e vagamente delusa, l’aveva lasciata andare.

Mossa dalla gelosia, insofferente per quel suo eterno corpo acerbo di fanciulla, bloccato nei fianchi stretti di una preadolescente frustrata da voglie inappagate, con un seno infantile appena accennato, curva invisibile sotto i vestiti priva di attrattive, senza nessun potere di sedurre, Jane aveva iniziato a spiare i loro incontri amorosi con morbosa invidia e malato piacere.

La prima volta era accaduto per caso; li aveva sorpresi riversi uno sull’altra, sul tavolo della sala della biblioteca, appena nascosti dietro pile di volumi lasciati sul piano del tavolo. Il primo pensiero era stato quello di allontanarsi, invece era rimasta inchiodata sul posto, lo sguardo rapito dalla scena, le pupille dilatate per l’eccitazione che la divorava. Recuperata un briciolo di lucidità, si era appartata dietro una tenda, e da lì, li aveva osservati fare sesso per le ore successive.

Scolpite nella mente restavano immagini di baci e carezze proibite, muscoli guizzanti di corpi nudi stretti in amplessi violenti. Le sue orecchie avevano catturato gemiti d’acuto piacere, sussurri, grida estatiche, voci arrochite e frasi sconce che neppure pensava si potessero dire in momenti del genere.

Esasperata dal desiderio che montava come una marea soffocante, impossibilitata a vivere le medesime esperienze e sensazioni, una tortura a cui non sapeva e non voleva sottrarsi, Jane bramava di essere presa nello stesso modo da Santiago, come una donna completa, e parimenti odiava Haidi, femmina perfetta che viveva senza remore la sua lussuria, che concedeva e prendeva tutto.

Ma quale straordinario umano poteva aver attirato l’attenzione della fascinosa vampira? Questo si chiedeva Jane con notevole curiosità, e le sarebbe bastato seguire Haidi quando si allontanava dal palazzo per scoprire l’identità del misterioso individuo.

Era ovvio che stava avvenendo una aperta violazione di tutte le leggi che governavano il clan di Volterra, e Jane non prese neppure in considerazione l’ipotesi di nascondere i fatti ad Aro; era una pazzia solo pensarlo e nell’omissione non c’era alcun vantaggio, e lei pregustava già il momento in cui avrebbe denunciato l’accaduto alla triade. Ma la piccola sadica voleva togliersi qualche sassolino dalla scarpa e prendersi il gusto di smascherare Haidi, umiliare quella femmina lasciva che credeva di potersi prendere un amante umano, coinvolgere un vampiro della guardia di Aro e giocarci a suo piacimento.

Stava ancora ferma alla finestra, presa dalle sue elucubrazioni mentali, quando intravide Haidi attraversare il cortile in direzione dell’uscita; sembrava avere molto fretta. Jane si mosse per istinto.

Il cielo aveva il colore del piombo e la bellissima vampira era decisamente impaziente; quando Haidi sollevò lo sguardo guardinga, alla finestra non c’era nessuno.

 

 

******

 

 

 

Il crepuscolo sta cedendo spazio alla notte che sopraggiunge e porta con sé un inconsueto manto di stelle. Le nubi che solo poche ore fa oscuravano il cielo, sono scivolate via accompagnate dal vento che si è alzato improvviso da nord. L’eccitazione e la febbre scaldano ancora il mio sangue e non trovo un pensiero che riesca a placarle, perché la mia mente va in un’unica direzione.

 

Carlos, quale ossessione meravigliosa sei diventato.

Io potrei essere fatale per te, e tu per me rappresenti lo stesso pericolo.

Potenzialmente sei la mia estasi e la mia condanna a morte.

Mio angelo innocente, tu non sai nulla del delirio in cui mi getti e in cui stai precipitando.

 

Doppiamente colpevole, non sto facendo nulla per scongiurare la tragedia che potrebbe colpirci, ma anzi l’assecondo. Mi pare già di udire la condanna di Aro e sarà senza appello. Dovrebbe importarmi, aver timore per la mia sorte, invece tutto il mio essere è concentrato a godere d’ogni secondo di vita che Carlos mi regala, e non m’importa d’altro. Ho lasciato il mio angelo al monastero un’ora fa e dovrei ritornare a Palazzo, ma l’ansia mi pervade e mi fa vagare senza meta per le strade della città. Gli umani si preparano al sonno e gli scuri di molte finestre si chiudono alle ombre del cielo. Dietro le tende di alcune case si scorgono gli ultimi lumi che vanno spegnendosi. Vita normale che non mi appartiene.

Il sonno dei mortali è un momento di pace che c’è precluso, ma mai come in queste ore, ho invidiato questa condizione umana, l’assenza totale d’ogni istinto, annullamento di tutti i desideri, salvo quello di chiudere gli occhi per riposare.

 

Carlos, perché insisti con la tua folle richiesta?

Diventare amanti, una situazione clandestina comune, eppure così squallida. E così umana.

Hai giurato che tra noi sarebbe diverso; non sai quanto hai ragione, quanto sarebbe diverso.

Un angelo e un demonio; mai due creature furono più inconciliabili.

Non sono riuscita a scoraggiarti, ma sarebbe più giusto dire che non ho voluto… altrimenti, tu comune mortale non potresti resistere alla mia volontà in grado di plagiare e annichilire la debole mente umana. E adesso non riesco a smettere di pensarci: voglio solo accogliere il tuo desiderio e unirlo al mio.

 

In realtà so dove vorrei andare. Il suo richiamo è più forte di tutti i miei timori e d’ogni remora, e sto opponendo una resistenza inutile quanto scarsa; già mille volte mi sono incamminata verso il covo dei vampiri per poi tornare indietro, indecisa e vinta da una brama che mi annienta.

Arriva l’ennesimo ripensamento e decido che è l’ultimo. C’è solo una cosa che posso fare, l’unica che posso concedermi. Sono quasi al Palazzo dei Priori quando repentina, cambio direzione di marcia e punto verso la villetta signorile che Carlos occupa alla periferia della cittadina. Mi muovo veloce, ombra tra le ombre della sera, nessuno può notarmi; l’eccitazione e l’aspettativa fanno volare le mie gambe, il pensiero è già in quella stanza, su quel letto tra le braccia addormentate del mio angelo.

 

Siamo già amanti, solo che non lo sai.

E continuerai a non saperlo.

 

In pochi minuti sono sotto le sue finestre chiuse. Non ci sono luci accese.

Tutto è addormentato. Come ogni volta.

 

 

 

****

 

 

 

Facendo attenzione a non farsi scoprire, Jane seguì Haidi fino al monastero, domandandosi cosa andasse a fare in un posto simile, pieno di monaci che la vampira non poteva toccare. Era interessata ad uno di loro? Sarebbe stata naturale perversione di un vampiro irretire un uomo votato a Dio, ed era nella natura diabolica della bellissima Haidi osare un’impresa simile.

Quando Haidi aveva varcato le pesanti porte dell’ingresso, lei era balzata sul tetto dell’edificio; indisturbata, da lì osservò il cortile interno delimitato dal porticato che racchiudeva il giardino di quel luogo mistico.

E li vide.

La vampira e quell’umano dall’aspetto angelico e avvenente. Non era un monaco, e il suo aspetto era sconcertante per una ragione che a Jane fu subito chiara come il sole.

Udì le loro parole cariche d’emozione pulsante. Le richieste dell’uomo, le negazioni di Haidi.

Osservò i loro gesti, le mani che si sfioravano, gli occhi che si cercavano. Vide le mani dell’uomo tremare, mentre sollevavano la veletta che nascondeva lo sguardo rosso della vampira. Vide gli occhi della vampira guardare l’umano e non seppe decifrare quello sguardo privo d’inganni, così diverso da quello che lei si sarebbe aspettata. Poi, le mani dell’uomo presero con delicatezza il viso di Haidi; le loro labbra si avvicinarono, prima titubanti, poi sempre più esigenti fino a divorarsi avide e affamate, e spasmodiche le braccia si strinsero attorno ai corpi.

Jane pensava che nulla al mondo potesse davvero sorprenderla, ma dopo aver visto quella scena, la colse impreparata un senso di meraviglia; un’emozione accese una scintilla dentro le tenebre del suo essere e la face tremare un poco, sensazione dimenticata da molto tempo.

Osservando il giovane dai capelli biondi e gli occhi celesti, Jane intuì quale turbamento aveva catturato Haidi; la somiglianza con Carlisle, l’anomalo vampiro vegetariano che aveva lasciato Volterra decenni prima, era impressionante. Che magnifico esemplare d’immortale poteva diventare quel Carlos, ma non era questo l’epilogo che Jane immaginava per i due amanti.

Ecco svelato il mistero del vero interesse di Haidi. Era incredibile che una vampira avvenente e conturbante come lei potesse perdersi dietro l’immagine evanescente di un amore del passato. Jane trovava l’idea patetica e ridicola, ma le implicazioni erano formidabili e ottimali ai suoi scopi, e le sue labbra sottili si piegarono in un ghigno sadico e cattivo.

Quali fossero le reali intenzioni della bella vampira, se uccidere o trasformare l’umano, a Jane poco importava; quella storia era una minaccia all’esistenza segreta dei Volturi, pretesto magnifico per mandare l’odiata immortale in disgrazia.

Non c’era altro che dovesse vedere o scoprire. Lasciati i due amanti ignari d’esser stati scoperti, Jane dal tetto del monastero, saltò su quelli adiacenti all’edificio. Corse veloce scivolando leggera sulle tegole, senza spostarne alcuna, fino a raggiungere la sommità di una costruzione adiacente; il lato est del palazzo sorgeva su una stradina secondaria e poco frequentata, che incrociava più avanti una strada più ampia. Prima di saltare, controllò che la via sotto di sé fosse deserta. Non c’era presenza umana in giro.

Piombò dall’alto sulla strada convinta d’essere sola. Jane si guardò attorno, un po’ distrattamente, quasi lentamente, finché i suoi occhi catturarono la presenza del vampiro appoggiato alla parete dietro di lei, parzialmente nascosto in una piccola rientranza del muro.

Le braccia conserte, Santiago l’osservava apparentemente tranquillo.

Jane non riuscì a nascondere lo sconcerto. Lo squadrò per un minuto, attratta suo malgrado dal fascino magnetico del vampiro che la sovrastava; era una bambina al suo cospetto, ma questo non bastava a spaventarla. Tutta la forza di Santiago non era nulla in confronto al suo terribile potere.

“Buonasera Jane.” La salutò, una punta di sarcasmo nella voce profonda.

“Santiago! Dovevo aspettarmelo…- Valutò lei. – Sei bravo, non mi sono accorta della tua presenza… sai coprire bene la tua scia.”

“Sono un segugio migliore di te, lo sai. Anzi, sono il migliore della guardia di Aro, migliore anche di quel bestione di Felix.”

“Certo. Sei anche il più modesto. Che cosa vuoi?”

“Sono qui per impedirti di commettere un madornale errore…” iniziò, sperando di catturare l’attenzione della piccola sadica, e guadagnare tempo, quello che non aveva più. Quel pomeriggio, il sospetto che Jane avesse scoperto qualcosa, con terrore aveva trovato conferma.

“Non c’è nessun errore. Non puoi continuare a proteggere la tua amante, e facendolo, rischi tu stesso. Ho prove sufficienti per condannarla e condannare te, come complice. Sapevi tutto e hai nascosto la tresca di Haidi con quell’umano. I Volturi non possono permettere che accadano certi fatti, qui a Volterra.”

Jane era spaventosamente calma, e per Santiago non era un buon indizio.

“Non è stata infranta nessuna legge; l’umano non sa che Haidi è un vampiro.”

“Davvero? E quanto ci metterà a scoprirlo? Questa storia assurda è andata troppo avanti, e diventa sempre più rischiosa. Aro deve essere informato…”

Santiago si staccò dal muro e si parò di fronte a lei.

“Informato di cosa? Haidi ha mantenuto la segretezza circa la sua identità, e l’umano non sospetta nulla. Lei si sta solo dilettando con il giovane, e quando si sarà stancata lo ucciderà. Non puoi accusarla di nulla di fronte ad Aro, che tiene molto alla sua preziosa cacciatrice, e non ammette il più banale degli errori… non perdonerebbe una simile leggerezza di valutazione neppure a te, Jane…”

Jane lo fissò gelida, le pupille rosse di sangue e ira che manifestò all’istante.

Santiago smise di parlare; si bloccò e spalancò gli occhi, poi iniziò a contorcersi per il dolore feroce che gli attraversava le membra come se lo avesse colpito la scarica di un fulmine. Cadde sulle ginocchia e finì riverso sul terreno, preda di spasmi muscolari e convulsioni che gli squassavano il corpo in maniera innaturale. Jane lo guardava impassibile contorcersi sulla strada, in preda ad un tormento indicibile che gli deformava le linee eleganti del viso normalmente bellissimo. Col passare dei minuti il dolore diveniva insopportabile, e se Jane avesse proseguito la sua tortura, poteva indurlo alla pazzia, entrare nella sua testa e bruciarlo con il fuoco o con il ghiaccio. In altre circostanze, avrebbe potuto martoriare la sua carne per ore fino al punto di fargli desiderare di morire, e solo il fatto che fossero su una strada pubblica impediva a Jane di dare libero sfogo a tutta l’ efferatezza di cui era capace. Tra atroci tormenti, le parole fredde e dure di Jane gli arrivarono alle orecchie come un suono sinistro. La piccola sadica, china su di lui come una terribile arpia, sibilò con ferocia tutto il suo risentimento e disprezzo.

“Credi di poter dettare delle condizioni? Pensi di potermi ricattare? Sei patetico Santiago! Povero stolto innamorato! – L’aggredì denigrandolo. – Sopporti il dolore e rischi la vita! Fai tutto questo per quella vampira schifosa che ha preferito un umano a te! Peggio, un umano che assomiglia a Carlisle! Ho visto come lo guardava: lo vuole e lo trasformerà, e getterà te come una scarpa vecchia. Aro sarà informato d’ogni cosa, e deciderà lui delle vostre sorti.”

“Jane, ascoltami…” tentò il vampiro, schiacciato dal tormento, ma le parole morirono in un gorgoglio soffocato. Jane continuò ad infierire.

“Esulterò, quando Aro pronuncerà la condanna di quella femmina in calore… forse, se mi andrà, metterò una buona parola per te, se non mi ostacolerai e sarai gentile con me…”

All’improvviso il dolore cessò. Santiago rimase accasciato al suolo, stremato; il volto e i capelli scuri erano imbrattati dalla polvere della strada. Levò lo sguardo in alto, oltre i muri che racchiudevano quell’angolo di strada e si accorse che il cielo imbruniva; si era alzato un refolo di vento e la sera presto avrebbe ceduto il posto alla notte.

Santiago aveva un unico pensiero, parlare con Haidi.

Jane gli aveva voltato le spalle; ora puntava l’attenzione in direzione della via principale. Lui volse lo sguardo sulla sua figura minuta; sembrava fragile e indifesa, un esile ramoscello pronto a spezzarsi, ma non ricordava sembianze più ingannevoli di quelle.

“Ucciderò io stesso quel giovane. Dì anche questo ad Aro.”

Esclamò il vampiro in un ultimo moto d’orgoglio. Jane si volse a guardarlo.

“Le alternative sono due: l’uomo morirà, oppure diventerà un vampiro. Io preferisco la prima ipotesi. Pensa bene a quello che ti ho detto, Santiago.”

La piccola vampira non disse altro e sparì come il vento oltre l’angolo della strada.

Santiago, finalmente recuperate le forze, saltò in piedi, si scrollò la polvere dai vestiti e corse a cercare la scia di Haidi. La trovò quasi subito.

Dai cambi di direzione capì che era indecisa, e questo la esponeva a pericolosi passi falsi; in prossimità del Palazzo dei Priori, era tornata indietro più volte, per dirigersi definitivamente verso la villetta di Carlos. Quel maledetto umano, essere insignificante buono solo per essere dissanguato, era la causa di tutti i loro problemi. Maledetto il giorno che aveva incrociato la loro strada.

Ora non sarebbero a quel punto disperato, e Haidi sarebbe solo sua.

C’era quella straordinaria somiglianza con Carlisle, un tragico fantasma riemerso dal passato, che lei non riusciva a dimenticare. Lo avrebbe ucciso volentieri; non aveva mentito, quando aveva rivelato la sua intenzione a Jane. Attendeva solo il momento opportuno per poterlo fare. Era probabile che fosse tardi per ogni cosa, anche per supplicare il perdono di Aro, ma Santiago voleva almeno avvisarla che il suo gioco era stato scoperto.

Giunto nella zona, avvertì netto il suo profumo propagarsi nell’aria e seguì quell’effluvio ammaliante fino alla villetta dove viveva Carlos. A quell’ora, non c’era anima viva in giro e il luogo sembrava un limbo fatto di ombre senza spessore. Sbucò da una via laterale e la vide, fantasma illuminato dalla luna, il cappuccio calato sulle spalle a liberare i capelli sciolti appena mossi dall’aria notturna, gli occhi rivolti in alto, immobile sotto quella maledetta finestra chiusa.

 

 

*****

 

 

 

Pochi metri di parete mi separano dal mio angelo e non sarà un problema valicarli. Indugio ancora qualche attimo, nell’attesa che si plachi l’inquietudine pericolosa che mi attraversa. Devo essere calma e padrona di me stessa, se voglio che Carlos rimanga vivo. Basterebbe il più piccolo errore e tutto finirebbe in tragedia, con il suo corpo esanime e senza vita tra le mie braccia e la mia bocca attaccata al suo collo, il suo sangue caldo e vivo che mi scende in gola. È un’immagine troppo seducente, mette a dura prova la mia resistenza e allo stesso tempo m’inorridisce. Sto per muovermi per raggiungere la finestra, quando resto bloccata da una voce che mi chiama per nome. La riconosco prima ancora di vedere la figura cui appartiene, emergere dalle tenebre del vicolo adiacente la strada.

“È tutto perduto, Haidi…” mi dice la voce.

E vedo Santiago avvicinarsi velocemente; le sue mani mi bloccano con fermezza per impedirmi ogni via di fuga. È tutto perduto, mi ripete.

Io ho quasi paura di capire, ma la verità non si può fraintendere.

“Tu e Carlos siete stati scoperti. Oggi, Jane ti ha seguita e spiata; sa di Carlos e lo considera una minaccia. È probabile che Aro sappia già ogni cosa. Dobbiamo tornare al Palazzo dei Priori e provare a dimostrare la tua innocenza. L’unica cosa positiva è che l’umano non sa chi sei in realtà. Non abbiamo altra carta che possiamo giocare in nostro favore…”

Non ho la forza di rispondergli. Rivolgo solo lo sguardo a quella finestra chiusa. Santiago alza gli occhi nella stessa direzione, poi torna a posarli su di me; ha l’aria disperata.

“Lascia Carlos al suo destino e torniamo al palazzo; dobbiamo convincere Aro e gli altri che non è stata infranta nessuna legge, e forse ci risparmierà la vita. Se Aro dà ascolto alle accuse di Jane, siamo perduti, lo capisci? Dobbiamo dimostrare senza ombra di dubbio che la piccola sadica ha torto.”

Ascolto le sue parole, ma non riesco a muovermi; con estrema chiarezza, so che non ho nessuna intenzione di tornare alla corte di quei demoni immortali che controllano le nostre vite. Non intendo rinunciare a questo senso di libertà che mi pervade; è una fiamma vitale che brucia e mi scalda il sangue e il corpo, e il mio desiderio per Carlos ne fa parte e alimenta quest’energia che mi scorre dentro. Avevo scordato cosa fosse, nemmeno credevo che esistesse; le pesanti tenebre che mi avvolgono l’avevano soffocata, nascosta nella parte più profonda e insondabile del mio essere in modo che non potessi sentirla, ma non hanno potuto ucciderla, perché è questa energia che Carlisle chiamava anima la nostra vera immortalità. Non volevo crederlo, ma solo ora comprendo che è vero. L’anima è imprigionata nel corpo, che sia umano o vampiro non ha importanza; lei scalpita per liberarsi e vivere la sua natura che è fatta di passione ed emozioni. [1]

 

- Perfino un vampiro può morire, ma la sua essenza più pura e incorrotta, quella che faceva di lui un uomo prima della trasformazione, è immutabile e non morirà mai.

 

Per la prima volta, proprio ora che sono stata scoperta, adesso che la morte incombe, capisco davvero cosa significano le saggie parole di Carlisle. Non voglio più tornare indietro, quando uccidevo solo per il sangue, fonte di vita e di un piacere violento, insaziabile e sempre inappagato, ma non un’emozione mi faceva sentire viva dentro. Non posso rinunciare a come mi sento adesso.

Sono un vampiro e devo uccidere per vivere; prendo la vita, ma non posso restituirla, perché così comanda la mia natura. Probabilmente non posso salvare Carlos, non è mai stato in mio potere farlo.

Ho condannato lui e me stessa. Ma posso amarlo.

Un’ultima volta, prima che la morte venga a prendere entrambi.

“Non tornerò in seno ai Volturi, e non rinnegherò nulla di ciò che ho fatto. Vattene da qui, Santiago, e se puoi, salva te stesso. Io ho deciso di accettare la mia sorte; è il prezzo che devo pagare per essere libera di vivere seguendo i miei desideri, per fare esperienza dell’amore in maniera completa, con i sensi e la mente.”

Le parole escono spontanee dalle mie labbra, vere e liberatorie. Mi sorprendo di quanto sia facile esprimerle, io che non ho mai voluto pronunciare la parola amore. Ha un sapore così dolce sulle mie labbra. Santiago mi guarda come se fossi irriconoscibile; è costernato e spaventato, ma quando finalmente comprende il reale significato di ciò che ho detto, diventa quasi una furia incontenibile.

“Non te lo lascerò fare! – Urla, strattonandomi e afferrandomi con forza. – Vuoi rinunciare a te stessa, per quell’omuncolo! Sei disposta a morire per amore di un umano! Sei pazza! Pensi che ti amerà ancora, quando scoprirà cosa sei?  Ti maledirà e avrai buttato la tua esistenza per niente! Non lo permetterò, a costo di trascinarti con la forza davanti al giudizio di Aro, se questo può servire a  salvarti.”

Quella di Santiago non è una minaccia, e la disperazione al pensiero di perdermi potrebbe indurlo a fare qualunque cosa; ma non ha idea di quanto io sia determinata a lottare e mi sento talmente sicura della mia scelta, che mi sento invincibile. Non temo più niente, mi ribello con tutta la mia forza e mi libero dalla morsa di Santiago. Lo allontano da me con uno spintone, ma lui mantiene l’equilibrio e cerca di portarsi di nuovo in avanti. Alzo la mano verso di lui, che si blocca al suono della mia voce che si fa perentoria.

“Non farai niente del genere! Ho preso la mia decisione e nessuno, né tu, né Aro mi fermerete.”

“Haidi, ti prego…” tenta di blandirmi, ma ogni parola che potrebbe dire è inutile. Guardo i palmi aperti delle mie mani, ho l’impressione che brucino.

“Non insistere. Mi sento posseduta da una fiamma più forte di tutte le leggi dei Volturi. Avevo scordato cosa fosse quella vibrazione interna che chiamiamo vita, e Carlos me lo ha ricordato. Rassegnati Santiago, e lasciami andare.”

“Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? I sentimenti che provo io, non contano per te?”

Percepisco la sua resa, unita all’angoscia. Provo quasi pena per lui.

“L’altro giorno hai detto di amarmi… sei stato proprio tu una volta, a spiegarmi la differenza tra l’amore che lascia vivere e quello che pretende per sé… Adesso, per favore, va via…”

Abbandono Santiago al suo tormento, e con un balzo raggiungo la finestra. Mi aggrappo alla ringhiera sbalzata in ferro battuto messa a protezione della porta a vetri, che si apre sulla stanza da letto del mio angelo, poi mi volto un istante ad osservare un’ultima volta il vampiro rimasto fermo sulla strada sotto di me. I nostri sguardi si incrociano forse pochi eterni istanti, mentre i raggi della luna si eclissano dietro la coltre delle nubi, poi Santiago scompare inghiottito dalla notte, complice silenziosa dei suoi figli più oscuri e misteriosi.

 

Finalmente sola, forzo la serratura che cede in fretta sotto le mie dita gelide. La porta si spalanca e i vetri vibrano un poco, ma resistono al mio assalto. Scavalco la ringhiera e silenziosa, poso i piedi sul pavimento. L’oscurità ricopre tutto, ma non ha misteri per me. Il soffio del vento fa sollevare il tendaggio bianco, che per un momento nasconde alla mia vista una porzione dell’ambiente interno. Per questo non l’ho notato subito.

Un raggio di luna filtra e supera la barriera delle nubi e rischiara la stanza. Conosco già ogni dettaglio: il piccolo tavolo con la sedia, l’armadio, la brocca di porcellana e il catino per l’acqua posati sul comò. Sposto il mio sguardo sulla parte opposta della camera dove scorgo le cortine del letto.

Cerco la sagoma del suo corpo che tanto amo.

 

La trovo.

 

Non è sotto le coperte.

 

Carlos è seduto sul letto con i piedi ben piantati sul pavimento; ha addosso solo la camicia ampia che gli scende suoi fianchi, ma le gambe sono nude. Non è sonnambulo, ne sono certa; è del tutto sveglio e perfettamente lucido. Resto immobile dentro la cornice della finestra aperta contro il cielo notturno, a fissare quell’apparizione, sbalordita.

Dopo un attimo d’incertezza, anche il mio angelo mi regala uno sguardo simile, che brilla di una luce singolare, un guizzo che si scioglie in un sussulto gioioso. Realizzo con fatica che non mi trovo in un sogno, anche se tutta l’atmosfera surreale pare suggerirlo.

Non ho ancora staccato i miei occhi dai suoi, quando Carlos lentamente si alza in piedi. Avanza quasi timoroso, non fa che pochi passi verso di me. Io sono ancora immobile, presa dallo sconcerto e forse più spaventata di lui, dall’emozione incontrollabile che mi attraversa.

“Haidi, signora dei miei sogni, finalmente siete venuta… - sospira, e la sua mano si alza in un gesto d’invito. - Stanotte i miei desideri si traducono in realtà…”

La sua voce è lieve come una carezza, ma affonda come un dardo di fuoco al centro del mio petto. Immediata mi coglie una sensazione inconsueta; mi sento come se avvertissi un pericolo nascosto, ma in questa stanza ci siamo solo noi due, e quella più pericolosa tra noi sono io.

In un istante, comprendo tutta la portata degli eventi di queste ultime ore. Carlos mi stava aspettando; forse anche lui, nell’inconscio sente il destino incombere. Non ho alcun dubbio che questa notte si scriverà quello definitivo di tutti noi.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Finalmente sono riuscita a chiudere il capitolo; scrivendolo ho capito come deve concludersi questa storia, anzi vi anticipo subito che ci saranno due finali.

Mi è venuta l’idea stuzzicante per un finale alternativo, cosa un po’ insolita per me, che di solito tendo a concentrarmi sulla fine che sento più coerente e in linea con la trama, ma qui anche la seconda ipotesi è fattibile; pubblicherò i due finali uno di seguito all’atro, in due capitoli distinti, ma prima devo portare avanti ancora un poco la vicenda.

Quindi, mi farà piacere sapere quale dei due preferite, siete libere di esprimervi.

Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto; nella prima parte è incentrato più che altro su Jane e il motivo che la spinge a fare quello che fa. Questo personaggio m’inquieta sempre un po’ e questo m’influenza molto nell’immaginarla; la sento sempre fortemente negativa, d’altronde stiamo parlando di una vampira con il potere di torturare gli altri solo con la forza del suo pensiero. Spero di sentirvi, a presto.

Ninfea

 

 

 

 

       



[1] Questa immagine mi è saltata in testa, pensando ai “Prigioni” di Michelangelo.

   
 
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