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Autore: Old Fashioned    02/09/2016    11 recensioni
Seconda guerra mondiale, battaglia di Inghilterra. Un leggendario quanto inafferrabile pilota della Luftwaffe, soprannominato "Cavaliere di Valsgärde", compare durante le battaglie più cruente, abbatte il suo avversario e subito dopo scompare senza lasciare traccia.
Il Maggiore Stuart, del 19° Squadron, riesce finalmente ad abbatterlo con uno stratagemma, ma quando l'Asso tedesco sarà al suo cospetto le cose si riveleranno molto diverse da come se le aspettava...
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Capitolo 28

In mensa Poynter fu accolto da occhiate indagatrici e da un silenzio carico di aspettativa.
Più d'uno aveva notato la precipitazione con cui aveva portato via Stuart, e di sicuro nel tempo che loro due avevano impiegato a discutere, i piloti dovevano aver formulato sulla faccenda le più varie ipotesi.
“Il maggiore non si sente bene,” annunciò con tono neutro.
Dal fondo della sala, a voce abbastanza bassa da non essere identificato ma sufficientemente alta da essere udito, qualcuno disse: “Avrà fatto indigestione di crauti.”
Il capitano fece finta di non aver sentito e la frase impertinente cadde in un imbarazzato silenzio.
La cena procedette in un clima da monastero di clausura. Gli unici suoni che si udivano erano il lieve acciottolio delle stoviglie e il tintinnio smorzato delle posate. Nessuno alzava la testa dal proprio piatto.
Esentato dall'obbligo della conversazione, Poynter ne approfittò per riflettere su quanto stava accadendo.
Che quel tedesco avesse una potente carica destabilizzante se n'era accorto abbastanza in fretta, come in fretta si era accorto che da quando aveva a che fare con lui George aveva cominciato a comportarsi in modo strano, ma di certo non avrebbe immaginato neanche con la più perversa delle fantasie quello che in effetti era accaduto: il suo amico, normale, fidanzato, mai dato segno di tendenze strane da quando lo conosceva, per qualche inspiegabile motivo si era innamorato di lui.
Ora, a prescindere dal perché e percome di tutta la faccenda, bisognava fare qualcosa in fretta.
La voce era corsa, bastava guardarsi intorno per averne una conferma. Gli ufficiali facevano battute, e la truppa si dilettava di vignette satiriche. In questa débâcle Stuart, perso nella sua follia, sembrava indifferente a qualsiasi cosa che non fosse il suo diabolico mangiacrauti.
In condizioni del genere lo Squadron sarebbe presto finito allo sbando, e George avrebbe fatto una brutta fine. Inutile dire che la cosa non gli andava per niente bene.
Cosa fare, però?
Mancavano pochi giorni al ritorno dei due ufficiali dell'Intelligence. Tutto perfetto, teoricamente. Si sarebbero finalmente portati via la Mata Hari in pantaloni e la faccenda si sarebbe con gran sollievo chiusa.
Sempre che Stuart non si inventasse qualche altro modo per trattenere il tedesco, sempre che non si mettesse a fare scenate come quella dell'infermeria, udita, a quanto raccontavano, persino dai segnalatori a bordo pista.
Farli venire in anticipo? Il giorno dopo, magari?
Avrebbe dovuto trovare una scusa, e soprattutto spiegare il motivo per cui aggirava l'autorità del comandante dello Squadron e agiva di sua iniziativa.
Inoltre Stuart non gliel'avrebbe mai perdonato.
E lì si pose un altro problema: il tuo migliore amico è drogato, che fai? Gli butti via la droga sapendo che poi ti odierà per tutta la vita o lo aiuti a trovare il modo di indulgere nella sua dipendenza senza subirne i danni?
Se fosse stato un vero amico, avrebbe dovuto eliminare quel tedesco con un colpo di pistola: Ha cercato di fuggire e io l'ho fermato. Ah, è morto? Pazienza, c'est la guerre. E fine della trasmissione.
In realtà non se la sentiva di abbattere quel giovanotto a sangue freddo, neanche per una motivazione assennata come quella che stava ponderando.
Ma qualcosa doveva fare, questo era chiaro. E doveva farlo in fretta.

Sprofondato sulla sua poltrona, immerso in pensieri tormentosi, Stuart guardava fisso davanti a sé senza in effetti vedere niente.
Aveva la coperta della sera prima come unico indumento, ma non sentiva freddo. Il ricordo di ciò che aveva appena fatto era sufficiente a riscaldarlo.
La candela ardeva sul tavolino ormai quasi consumata. La sua luce tremolante lasciava intravedere la stanza attigua e in essa il letto, sul quale era adagiato in un atteggiamento di languido abbandono Hans von Rohr.
Il maggiore si voltò verso di lui e per un po' ne contemplò in silenzio il corpo nudo.
“Vattene,” disse alla fine.
Il ragazzo alzò la testa e si sollevò appoggiandosi su un gomito. “No.”
“Vattene, fallo per me. Per favore.”
“No, se me ne vado ti uccideranno.”
Stuart si alzò faticosamente e lo raggiunse. “Se non te ne vai uccideranno te,” disse sedendosi sul letto e allungando una mano ad accarezzargli piano i capelli, “è questo che vuoi?”
Impassibile, von Rohr rispose: “In tutte le caserme della Germania c'è una scritta sul muro, proprio nell'atrio d'ingresso. Vuoi sapere cosa dice?”
“Sentiamo.”
“Siamo nati per morire.”
Il maggiore si morse un labbro. “Hans, hai diciannove anni,” disse, continuando ad accarezzargli lentamente i capelli.
“Non è che tu sia molto più vecchio di me.”
L'altro non replicò, cercare di spuntarla in una discussione con lui era una battaglia persa in partenza.
Con un sospiro affranto si adagiò al suo fianco e per un po' rimase semplicemente a contemplare il soffitto con un braccio dietro la testa.
Se si guardava intorno vedeva solo una distesa di metaforiche rovine. Era tutto finito: Hans sarebbe morto, la sua rispettabilità era distrutta, la sua autorità presso gli uomini perduta. Forse avrebbe addirittura subito un processo, piombando irrimediabilmente nel disonore e nella vergogna.
“Mayerling,” disse con voce incolore, rivolgendo un’occhiata al cassetto che conteneva la pistola.
Von Rohr si voltò verso di lui. “Prego?”
“La tragedia di Mayerling, il doppio suicidio dell’Arciduca Rodolfo e di Mary Vétzera.”
“Sembra che in realtà siano stati uccisi,” fu il lapidario commento del tedesco, “lui perché era sfavorevole all’alleanza con la Germania e lei perché era una testimone scomoda, e che poi per coprire il tutto sia stata inventata la storia degli amanti disperati.”
Stuart si sedette nuovamente. “Il che non cambia la nostra situazione, comunque.”
“Nulla può cambiarla ormai.”

   
 
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