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Autore: MikaMika    02/09/2016    4 recensioni
Louis conosce il mondo del Sovrannaturale, Harry ne fa parte.
Louis lotta per distruggere il Male, Harry ne fa parte.
E' una Larry ispirata all'universo di Supernatural, dove una profezia incombe e il male è radicato ovunque e le alternative sembrano essere infelicità o morte. Ma davvero le cose andranno così?
Louis !Hunter; Harry !Vampire;
L'obiettivo è azione, mistero, pericolo e un po' di movimento!
Genere: Angst, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XVI – If ...

Louis stava litigando con la cravatta e la cosa lo stava facendo incazzare come una bestia. Punto primo perché odiava le cravatte e le considerava inutili. Andiamo, che bisogno c’era di legarsi un una striscia colorata intorno al collo? Punto secondo perché vestirsi a festa per andare ad incontrare un gruppo di mostri schifosi davvero non era in cima alla lista delle sue attività preferite, a meno che l’incontro non implicasse sangue, un machete e una birra seduto su una pila di cadaveri. Ed anche in quel caso, avrebbe  comunque optato per un paio di jeans.
“Maledetta vampiraccia ossigenata” sbuffò mentre tirava inutilmente l’elegante pezzo di stoffa da sotto il colletto della camicia inamidata. Lui voleva indossare una fottuta maglietta. Una qualsiasi. Ma no. Gemma aveva insistito. Aveva detto che era importante mostrare rispetto. Che doveva sembrare completamente votato alla causa, fare la riverenza, mostrare educazione. Lo aveva assillato al punto che alla fine Louis aveva dovuto cedere. Per questo ora si ritrovava davanti allo specchio, in un completo gessato, con i capelli tirati all’indietro, completamente rasato, una camicia bianca che praticamente era una seconda pelle e quella maledetta cravatta che non ne voleva sapere di annodarsi.
“Arrfnssnmckjbnergf”  sbottò sull’orlo dell’isteria. Era decisamente in preda alla frustrazione quando qualcuno bussò alla porta.
“Gemma, ti giuro che se ..” stava già per lasciarsi andare ad una serie di minacce quando una testa riccia decisamente non appartenente alla vampira si affacciò nella stanza.
“Sei pronto?” Louis si irrigidì. Nei giorni che avevano seguito la discussione non si erano mai parlati. A mala pena si erano incrociati un paio di volte nei corridoi e a Louis, onestamente, stava bene così. Non aveva davvero voglia di avere a che fare con lui. Non aveva voglia di leggere nei suoi occhi il ricordo di quanto si fosse reso patetico e non aveva nessuna intenzione di ascoltare un’altra parola sull’accaduto. “Ah” gli lanciò un’occhiata gelida dallo specchio non potendosi impedire di guardarlo visto che quello restava lì immobile impalato. Si innervosì parecchio quando lo trovò intento a lasciar correre lo sguardo affamato sul suo corpo “finisco di mettere questa e arrivo” tagliò corto.
Harry indugiò sulla soglia un attimo di troppo, fissando le mani di Louis che si muovevano sulla cravatta. Il cacciatore, evidentemente dovette leggergli il desiderio di aiutarlo negli occhi “Non pensarci nemmeno”  le parole lo investirono in pieno costringendolo a recuperare l’abituale compostezza .  Si raddrizzò sulla schiena non disturbandosi nemmeno a giustificarsi o a negare le conclusioni tratte dal cacciatore.
“Sbrigati”.
 
Sapeva che sarebbe stata una giornata interminabile e difficile. In quei giorni era stato a casa il meno possibile ed aveva evitato il liscio come la peste, ma il consiglio aveva espressamente chiesto la sua presenza e tenerli buoni era troppo importante per non andare. Quello e la voglia incessante di scoprire come realmente stesse Louis dopo la loro litigata erano bastati a fargli decidere di accompagnarlo.  Così era costretto a passare tutta la mattinata con il liscio e da quel breve incontro già aveva capito quale trattamento gli avrebbe riservato:  silenzio intervallato da commenti al vetriolo. Fantastico. Era quello che voleva dopotutto.
Il problema principale era che non fosse tanto  Louis a preoccuparlo.
 Per secoli era stato abituato a non negarsi nulla, a prendersi qualsiasi cosa volesse in modo da soddisfare ogni capriccio a qualsiasi costo ed ora all’improvviso era costretto a non prendere l’unica cosa che gli sembrava di aver mai veramente desiderato in tutta la sua esistenza. In entrambe le sue esistenze addirittura. Dunque era più che altro preoccupato di se stesso, considerato che gli era bastato dare una sbirciata per farsi venire voglia di annegarsi da solo. 
Davvero, okay la storia di rendersi presentabile ma non c’era proprio bisogno di farsi la barba rendendo quei zigomi infernali ancora più appuntiti! Era davvero necessario tirare indietro i capelli per aprire la fronte e scoprire gli occhi blu? E soprattutto, doveva per forza indossare quel completo che lo faceva sembrare un pacco di Natale in un orfanotrofio? No. Non c’era bisogno. Quella era cattiveria gratuita. Crudeltà. Sadismo.  Tutte qualità che Harry aveva appena scoperto di non apprezzare affatto. E, sul serio,  non credeva di meritarlo per una volta che cercava di compiere una buona azione.
Louis decise di scendere proprio mentre Harry stava iniziando a prendere seriamente in considerazione l’idea di uccidersi. Non appena sentì i passi sulle scale si sforzò di smetterla di fare smorfie, si tolse le mani dai capelli e si raddrizzò nuovamente.
 Louis gli passò affianco senza degnarlo neanche di uno sguardo.  Lo superò e aprì la porta incamminandosi verso il vialetto, il tutto sculettando neanche fosse una modella durante la fashion week.
Harry lo odiava profondamente.
 
***
 
Il viaggio in macchina fu silenzioso.  Louis non provò neanche a discutere su chi dovesse guidare. Si sedette al posto del passeggero puntando lo sguardo fuori dal finestrino. Ad un certo punto aveva iniziato a muovere la testa a tempo di musica ed Harry per tutta risposta aveva cambiato stazione radio sottolineando quanto non sopportasse quella traccia.  Che in realtà fosse solo un perfetto imbecille intenzionato a dimostrare la maturità di un bambino di otto anni che cercava di innervosirlo pur di farsi dire qualcosa non c’era proprio bisogno di dirlo ad alta voce considerato che  era chiaro a tutti, anche all’orsetto di peluche sul cruscotto che, come era evidente dagli infidi bottoncini neri che aveva al posto degli occhi, lo stava giudicando.
Ad ogni modo fu completamente inutile perché Louis continuò a non dire una parola. Non si mosse quasi. Tranne per gli occhi alzati al cielo che Harry aveva intravisto dallo specchietto per i quali decise di assegnarsi un punto. Chiaramente immeritato.
Quando raggiunsero il monastero  l’atmosfera di fece ancora più tesa. Il vampiro poteva sentirsi centinaia di occhi puntati addosso nonostante non riuscisse a scorgere nessuno, e considerando la pelle d’oca che intravedeva sul collo di Louis, anche il cacciatore se ne era accorto. Ovviamente il posto era contornato da sentinelle.
Quando raggiunsero il cancello un uomo dall’aspetto lugubre con una tunica rossa gli aprì. Aveva la testa rasata e niente sopracciglia. Chiaramente era un vampiro schiavo. Quella era la fine che facevano quelli della loro specie che contrariavano il consiglio, ed Harry dovette trattenersi dal passarsi nervosamente una mano tra i capelli al pensiero della fine che avrebbero fatto se il suo piano fosse stato scoperto. Doveva darsi una calmata e concentrarsi.
L’incontro si sarebbe tenuto al di sotto delle prigioni, nella stanza bunker che era stata una vecchia cripta, la più sicura della struttura. Era una precauzione eccessiva, ovviamente. Erano solo lui e Louis, pur volendo non avrebbero potuto mai rappresentare una minaccia reale, ma nonostante ciò aveva senso. Il grande giorno si avvicinava e nulla doveva essere lasciato al caso.
Camminavano fianco a fianco, in religioso silenzio.  Il vampiro riusciva a sentire il calore del corpo di Louis al suo fianco per quanto fossero vicini e anche Louis era perfettamente consapevole della presenza dell’altro accanto a lui. Complice la penombra ad amplificare le sensazioni,  avrebbe potuto indovinare la posizione del riccio anche senza guardarlo.
Quando oltrepassarono le prigioni non ci fu neanche un lamento tanto che Louis avrebbe giurato che fossero vuote se non fosse stato per l’incessante e lugubre sferragliare della catene.  Le sbarre si seguivano l’un l’altra in una ripetitiva ed inquietante sequenza. Si domandò quanti e quali mostri fossero nascosti lì dentro. Si chiese cosa avessero mai potuto fare per meritare quel trattamento. Erano domande inutile, alle quali mai avrebbe potuto dare risposta. Né avrebbe potuto cedere al legittimo desiderio di liberare il mondo da quella feccia facendo una carneficina. Questo, più di ogni altra cosa, lo metteva a disagio.
Avevano quasi oltrepassato la galleria, mancavano poche celle quando una voce tristemente nota ruppe il silenzio facendo sussultare entrambi.
“Oh, guarda un po’ chi c’è? La coppietta felice”  Louis si irrigidì rallentando suo malgrado il passo “Mi hai spezzato il cuore Lou!” si voltò nella direzione della voce. Zayn era abbracciato alle sbarre della sua cella e si stava esibendo in un broncio disperato, dietro il quale era evidente il sorriso carico di sarcasmo. La prigionia, evidentemente, non aveva fiaccato il suo spirito ma di certo, a giudicare dalla cattiveria nel suo sguardo, aveva alimentato il suo odio per entrambi.  Prima che Louis potesse prendere in considerazione l’idea di avvicinarsi e prenderlo a pugni  sentì la mano di Harry premergli sulla schiena appena sopra la curva del sedere. La sensazione di quelle mani su di lui, dopo giorni di zero assoluto, per un momento lo confuse al punto da distogliere completamente la sua attenzione dal licantropo. Proseguì nella direzione che Harry gli stava indicando senza osare urlargli di spostare la mano solo perché era certo che mettersi a litigare lì non sarebbe stata una grande idea.
“Facevi tanto l’eroe! Il cavaliere senza macchia … e poi eccoti qui a fare il cagnolino per uno di quei mostri che dicevi tanto di odiare”  il cacciatore si costrinse a non guardarsi indietro. Senza rifletterci davvero alzò gli occhi verso Harry e lo trovò a guardarlo mentre scuoteva la testa come a suggerirgli di ignorarlo completamente. Louis si morse il labbro inferiore frustrato, fece un profondo respiro e chiuse gli occhi per raccogliere quella poca pazienza di cui la natura lo aveva notato, poi decise di andare avanti.
Harry fu abbastanza soddisfatto di quell’atteggiamento. Era anche abbastanza compiaciuto del fatto che Louis inconsciamente si fidasse di lui al punto tale da cercare nei suoi occhi un suggerimento su come comportarsi.  Zayn evidentemente non la pensava allo stesso modo.
“Tua madre si vergognerebbe di te se non fosse già sotto terra!”  fu un secondo. Louis si voltò di scatto prima che Harry potesse anche solo pensare di reagire. Davanti a se vedeva rosso. Voleva solo ucciderlo. Fargli del male. Sentire il suo sangue scorrergli sulle mani e colare sugli avambracci. Voleva restare a contemplare il suo corpo morto imputridire per giorni. Prima che potesse fare un altro passo, la presa ferrea di Harry lo bloccò sul posto. Lo fermò quasi abbracciandolo, e ovviamente a nulla servì il dimenarsi del cacciatore.
Sentì il respiro fresco del vampiro sul collo, rabbrividendo inconsciamente poiché era troppo concentrato ancora sul desiderio di morte che lo aveva colto più imperante di qualsiasi altra volta. Le labbra erano talmente vicine alla sua pelle che poteva avvertire  il fantasma del loro tocco mentre quello parlava.
“Non dargli quello che vuole, Lou”
La sua voce, profonda e decisa, lo calmò un po’. Non era come se il vampiro gli stesse ordinando di desistere dai suoi propositi. Più che altro sembrava volesse ricordargli quale fosse il suo scopo reale, tenendo a mente che per la vendetta ci sarebbe stato tempo e sarebbe stata dolce, ancora più dolce e definitiva una volta che avessero portato a termine il loro piano. Non si sarebbe limitato a vendicare la memoria di sua madre. Avrebbe vendicato ogni singola ingiustizia subita dal genere umano a causa di quegli abomini. Solo quando smise di muoversi  Harry allentò piano la presa lasciando che le dita scivolassero sui suoi avambracci per rassicurarlo ancora finché quello non si voltò tra le sue braccia e alzò gli occhi annuendo.
Quello non era davvero il momento adatto per farsi venire voglia di baciarlo, quindi Harry ignorò il desiderio pruriginoso che si espandeva sotto la sua pelle  e di nuovo gli posò la mano alla base della schiena per indicargli la strada.  Lui lo lasciò fare.
A nulla valsero i richiami di Zayn.
 
***
 
Liam e Mary avevano appena finito di allenarsi fuori nel giardino. La ragazza era migliorata parecchio da quando avevano iniziato le lezioni, non ancora abbastanza perché Liam le permettesse di schiacciare una zanzara ma comunque ci stavano lavorando.
“Sei piuttosto attraente quando sei sudata”  le disse lui mentre le apriva la porta per farle strada nell’ingresso. Mary ridacchiò allegra. Decisamente anche lui era attraente con quella canotta aderente completamente fradicia e le goccioline di sudore che capricciose scendevano dalla fronte alla gola per sparire sotto la stoffa che, diciamocelo, era completamente inutile, uno spreco di cotone.
Mary si beò di quella visione. Non c’era una ragione precisa ma si sentiva piuttosto fiduciosa rispetto al piano che avevano elaborato, almeno per quel poco che sapevano. Era preoccupata, certo, ma non riusciva ad impedirsi di provare quella sensazione positiva che di solito presagiva la vittoria. Riusciva chiaramente già a vedersi proiettata in un futuro prossimo, quando sarebbero tornati a casa tutti insieme. Avrebbero cenato e bevuto. Forse le sarebbe anche riuscito di convincerli a fare una vacanza. Spiagge tropicali, ecco cosa ci voleva.
“Quando sarà tutto finito potremmo iscriverci ad un corso di yoga” propose all’improvviso cercando di immaginare Liam piegato a 90 con i leggins addosso. Probabilmente lo avrebbe trovato attraente anche in quel modo.
“Come desideri, anche se pensavo a modi decisamente più piacevoli di trascorrere il tempo”  la guardò allusivo avvicinandola a sé. La ragazza si lasciò abbracciare appoggiando i palmi sul petto marmoreo di lui. Quando  chinò la testa si lasciò baciare seguendo il ritmo che lui stava dettando. Lento e tranquillo, come fosse la promessa di quanto li avrebbe attesi una volta che tutta quella follia fosse finita. Mary ci mise tutta la sua forza di volontà per non iniziare a blaterare cose come “come chiameremo il nostro primogenito?”, era piuttosto certa che sarebbe stato un po’ prematuro parlarne.

James comunque.
“Penso che ce la faremo” disse quando si staccarono. Lui sorrise, permettendo alla luce di giungere agli occhi castani dolci in maniera quasi impossibile “Lo penso anche io”. Mary annuì, disegnando con i polpastrelli figure astratte sul petto del cacciatore.
“E poi? Poi che succederà?”
Liam sorrise. “Probabilmente dopo un paio di giorni ci annoieremo a morte”
“Già” stette al gioco lei “prova ad immaginare una vita senza il rischio costante di morire in modo doloroso. Che cosa terribile”
“Inaccettabile”
“Inaudita”
Ci fu un altro bacio. E poi un altro ancora. Dopo Liam la strinse, guardando un punto indefinito oltre le spalle di lei. Nonostante avesse detto di essere fiducioso, Mary sapeva quanto fosse preoccupato. Aveva imparato come il cacciatore odiasse non avere tutto sotto controllo ed in quella situazione era ancora più difficile. Sia per la posta in gioco che per le alleanze che erano costretti a stringere.
“Louis ce la farà” parlò piano sul suo collo, intervallando le parole con qualche bacio “Dobbiamo fidarci di lui”
Liam sospirò allontanandosi per guardarla “Lo so” poi storse il viso in un’espressione infastidita “Non è di lui che non mi fido” guardò l’orologio che aveva al polso che segnava le cinque e mezza. Louis doveva essere già tornato  dall’incontro con i mostri “A tal proposito mi faccio una doccia e vado da lui”
“Vai da Louis?”
“E’ giunto il momento che il succhiasangue cominci a condividere qualcosa di più del suo grande piano” la informò salendo le scale. Mary lo seguì. Ed eccoli finalmente alla parte spinosa del discorso. Non era questione di romanticherie, ma la ragazza era davvero convinta che Liam sul punto fosse irragionevole. Erano in procinto di combattere la battaglia peggiore delle loro vite ed era di vitale importanza ottenere tutto l’aiuto possibile, fare squadra. Ma il cacciatore proprio non riusciva a liberarsi da tutti i suoi pregiudizi, non importava quanto Mary gli facesse notare che Harry, o il succhiasangue come si ostinava a chiamarlo Liam, gli aveva già in passato salvato la vita. Ogni volta che si toccava l’argomento finivano con il discutere con lui che l’accusava di aver guardato Twilight una volta di troppo e lei che gli lanciava qualsiasi cosa avesse per le mani.
“Credo che dovremmo fidarci di lui. Insomma Louis si fida …”
“Louis non si fida Mary” disse quello esasperato “E’ solo incapace di tenersi le mutande addosso. E ti prego, non farmici pensare che devo ancora elaborare il trauma”
“Ma..” prima che potesse gettarsi a capofitto nell’ennesima discussione, però, dei rumori strani provenienti dalla stanza di Niall distrassero entrambi.
I due si guardarono un momento prima di avvicinarsi per cercare di capire cosa stesse accadendo lì dentro. Liam era sul punto di bussare, nonostante la porta in realtà fosse accostata, quando sentirono Iola parlare con voce biascicata.
“Dammelo Niall” le sopracciglia di Mary stavano per sparire per quanto erano sollevate e la situazione peggiorò addirittura quando un’altra voce femminile, questa volta Milly, si unì alla prima in un pigro lamento.
“No … dallo a me”
“Ho detto che lo voglio io”
“Su ragazze non litigate” Niall le richiamò in tono beato “Una per volta. E’ enorme …  basta per entrambe”
Mary e Liam si guardarono con gli occhi che stavano per uscirgli dalle orbite. Sembrava decisamente il tipo di conversazione che non avrebbero dovuto origliare, ma erano decisamente troppo sconvolti per andarsene. Non era la curiosità ma lo shock a tenerli impalati lì.
“Prima io Iola, tu già lo hai avuto” a quell’affermazione seguì uno sbuffo.
“Va bene. Intanto passami la bottiglia Niall” il tono ancora basso e troppo accomodante per una discussione, era  come se galleggiasse nel benessere.
“Su, Niall sbrigati” intimò irrequieta Milly.
“Aspetta, fammi leccare prima”
Liam aveva praticamente la bocca spalancata e Mary, seriamente, non riusciva a credere alle sue orecchie. Per un po’ smisero di parlare. Ancora una volta la coppia faticava a riconoscere i suoni che arrivavano dalla stanza.
“Oh sì ..” esclamò Milly all’improvviso.
Nel tentativo di sbirciare dallo spiraglio, senza neanche sapere bene per quale ragione, Mary si fece avanti e Liam si sporse oltre le sue spalle. Bastò un attimo perché entrambi perdessero l’equilibrio finendo con lo spalancare la porta e caracollare a terra in preda al più totale imbarazzo e rifiutandosi di guardare verso quei tre.
“Se volevate unirvi bastava dirlo …” blaterò Niall confuso.
E veramente quello fu troppo per Mary. Saltò in piedi portandosi le mani davanti agli occhi considerato che l’ultima cosa che voleva vedere nella vita era suo cugino fare certe cose, figuriamoci unirsi a lui “MA VOI SIETE MATTI!”  sbroccò prendendo la porta senza preoccuparsi di Liam che rimase indietro. Gli occhi fissi sul terzetto.
“Tutto sto casino per uno spinello?” Milly scrollò le spalle interdetta sporgendosi verso la sorella per passagli la canna.
 
***
 
Non appena Harry aveva aperto la porta di casa Louis lo aveva sorpassato. Era andato in cucina e aveva preso una birra dal frigorifero, una di quelle che si era fatto comprare da Gemma e poi si era buttato sul divano allentando il nodo alla cravatta che lo stava uccidendo.
“E’ andata piuttosto bene”  aveva provato Harry ma quello si era limitato a fare un cenno della sua direzione, o forse stava solo cercando di spostare il ciuffo che gli andava davanti agli occhi.
Harry aveva sperato e allo stesso tempo temuto che quelle ore trascorse insieme lo avessero in qualche modo ammorbidito, soprattutto il momento che avevano condiviso nel fronteggiare Zayn, ma al cacciatore non sembrava essere cambiato nulle, e lui avrebbe dovuto esserne sollevato solo che proprio non ci riusciva. Non poteva farci niente, comunque. Non sapeva neanche cosa esattamente volesse.  Era cosciente che fosse necessario trovassero un equilibrio dovendo lavorare e combattere insieme. D’altra parte non era ipocrita al punto tale di scaricare questa responsabilità su Louis considerato che lui per primo passava più tempo a rimuginare sui sentimenti che provava per il liscio piuttosto che sul disastro imminente.
Così aveva deciso di non dire né fare niente. Aveva preso un libro e si era seduto sulla poltrona mentre l’altro aveva acceso la tv enorme a schermo piatto e faceva zapping. Rimasero lì per ore. Di tanto in tanto Harry alzava gli occhi verso di lui, qualche volta sentendosi osservato, ma i loro sguardi non si erano mai più incrociati ed Harry finì con il domandarsi se quello era il massimo a cui potesse aspirare. Stare in silenzio a guardarlo vivere la sua vita.
Provò ad immaginarsi un futuro dopo la guerra, quando, sempre che fossero sopravvissuti, Louis sarebbe andato avanti. Lo immaginò circondato dalle persone che amava. Lo immaginò ridere. Si costrinse con chirurgico masochismo ad immaginarlo innamorato, con gli occhi lucidi concedersi a qualcuno e dovette lottare per non portarsi un pugno alla bocca e morderlo a sangue.
Louis si girò e lo trovò completamente concentrato su di lui. Gli regalò uno sguardo gelido. Aveva riflettuto mille volte sulle parole di Gemma e, onestamente, non riusciva a trovarci un senso. Non aveva bisogno di essere protetto, non aveva bisogno di qualcuno che prendesse decisioni per lui. Che fosse vero o meno poi, questo non cambiava nulla e comunque non diceva niente di quello che realmente il vampiro provasse. Era stato così certo del fatto che ci fosse qualcosa tra di loro, ma dopo la discussione quella certezza si era polverizzata facendolo sentire come una dodicenne insicura.  E dopo tutta quella scena Louis pretendeva di essere lasciato in pace. Pretendeva, soprattutto, che lui non lo guardasse in continuazione in quel modo, come se volesse spogliarlo e stringerlo e tenerlo per sempre da qualche parte. Perché non era vero.  Stava giusto pensando a qualcosa di velenoso da dirgli quando la suoneria del telefono di Harry prese a squillare interrompendolo.
“Pronto?”
Harry si alzò dalla poltrona e Louis distolse lo sguardo tornando a concentrarsi sulle immagini che passava lo schermo. 
“Gemma?”
Il tono di voce del vampiro catturò la sua attenzione, leggermente più acuto del solito ma abbastanza perché Louis avvertisse che qualcosa non andava.
“Se parli così velocemente non capisco niente. Respira”
Louis lo guardò incuriosito.
“Cosa?”  Harry sembrava sconvolto.
“COSA?” molto sconvolto. Non riusciva a distinguere le parole di Gemma dall’altra parte della cornetta ma sentiva il tono concitato con cui stava parlando.
“COME?”  il riccio era decisamente fuori di sé, al punto che il cacciatore si alzò dal divano andandogli vicino. Lo aveva colto una sensazione spiacevole di pericolo e l’avversione di poco prima per l’altro si era completamente dissipata davanti a quella che avvertiva come una minaccia imminente.
“Torna appena puoi” tagliò corto lui prima di interrompere la chiamata. Si lasciò andare ad un lamento di rabbia e scagliò il telefono sul divano. Louis continuò a guardarlo senza dire una parola, in attesa che si decidesse a spiegargli cosa stesse accadendo. Ma Harry non sembrava averne attenzione. Scatto verso la grossa finestra e tirò le tende per guardarvi attraverso, ma fuori ormai si era fatto buio e non riusciva a vedere molto. “Harry?” lo chiamò ancora mentre quello si portava una mano alla fronte cercando di venire a capo di qualcosa.  “HARRY!” strillò Louis strattonandogli l’avambraccio. Finalmente il vampiro tornò a guardarlo con negli occhi una luce diversa. “Vieni con me” prese le scale per il piano superiore mentre Louis doveva quasi correre per stargli dietro “Cosa sta succedendo?” cominciava ad innervosirsi sul serio. Se qualcosa stava andando storto voleva immediatamente una spiegazione, voleva sapere quale pericolo avrebbe dovuto fronteggiare, ne aveva il diritto. Invece quello entrò nella sua stanza ancora in silenzio e si chinò sotto il letto tirando fuori un baule enorme come se non pesasse niente.
Non appena lo aprì, Louis strabuzzò gli occhi. Dentro c’era qualsiasi tipo di arma. “Cosa …?”
Harry prese un pugnale piuttosto grosso e lo lanciò a Louis che lo prese al volo.
“Mi stai dando delle armi?” il liscio era sconvolto. Aveva dovuto combattere per ottenere il diritto ad usare posate che non fossero di plastica ed ora Harry aveva appena preso in mano una pistola, l’aveva caricata e gliela stava passando come nulla fosse.
“Zayn è scappato con il suo cane da guardia” spiegò secco. Louis boccheggiò e sgranò gli occhi “Stai scherzando? Lo hanno fatto scappare? Tu stai scherzando!” girò su se stesso con le braccia larghe “Pensi che stia venendo qui?”
“Dov’eri tu questa mattina mentre dimostrava chiaramente la sua ossessione per te?”
E Louis avrebbe davvero voluto contraddirlo, tanto per il gusto di farlo ma era abbastanza certo anche lui che avessero un problema. “Che facciamo?”
“Gemma sta tornando, ma non sarà qui prima di un paio d’ore” uscirono dalla stanza per tornare in salotto. Louis si sistemò il pugnale nella cintola, maledicendosi per essere stato pigro e non essersi cambiato il vestito non appena rientrato in casa. Poi si girò la pistola tra le mani.
“Non hai paura che decida di piantarti una pallottola in testa?”  Harry lo guardò aggrottando le sopracciglia “Potrei farlo. Non ho bisogno di te per sistemare quel sacco di pulci!” sbuffò alzando gli occhi al cielo.
“Non mi ucciderai”
“Lo dici tu”
“Non lo farai…”
“Invece sì”
“Sappiamo entrambi che se proprio dovessi piantare qualcosa dentro di me non sarebbe una pallottola” e veramente, dopo quella risposta Louis era sul punto di puntargli la pistola e fargli un bel buco in mezzo a quei smeraldi maliziosi, ma  in quel momento entrarono in salotto e davanti si trovarono Zayn seduto comodamente sulla poltrona che Harry aveva occupato fino a poco prima con Naughty Boy e un altro paio di lupi intorno a lui.
“Ma salve” li salutò . Roteava il grosso pugnale che aveva in mani e dondolava la gamba con nonchalance oltre il bracciolo ricoperto di velluto.
“Cosa credi di fare, cane?” Harry lo guardò con sufficienza. Senza neanche rendersene conto si era spostato leggermente davanti a Louis in modo protettivo. Lui, d’altro canto, ne fu piuttosto infastidito. Decisamente non aveva bisogno di essere trattato come qualcuno da difendere, aveva imparato a farlo da solo molti anni prima, aveva combattuto contro bestie ben più pericolose dei licantropi in situazioni ben peggiori ed era sempre sopravvissuto, anche senza Harry.  “Questo è il primo posto dove ti verranno a cercare. Non hai scampo” aggiunse il vampiro.
“Grazie per l’interesse Styles ma, sai, mi sono rimasti ancora degli amici e poi sono un tipo creativo, me la caverò. Senza contare che sono abbastanza certo che pensino io mi sia dato alla macchia. In questo momento mi staranno cercando per boschi”  sorrise compiaciuto e i suoi scagnozzi annuirono.
“Che cosa vuoi, Zayn?” intervenne il liscio stanco di starsene in disparte “Sei venuto a giocare a chi ce l’ha più grosso?” si morsicò la lingua. Era un commento che si supponeva dovesse restare nella sua testa. Sentì lo sguardo interdetto di Harold su di lui.
Zayn rise “Vuoi dircelo tu?” lo provocò alzando un sopracciglio. Dopo di che scosse la testa “Cosa voglio? Vendetta” lo sguardo si fece gelido “Avevo il piano perfetto. Ero a tanto così dal vincere una guerra ed assicurarmi una posizione di tutto rispetto nel nuovo ordine. Ma ovviamente, questo succhiasangue ha dovuto rompermi le uova nel paniere. Non è una cosa che sono disposto ad accettare” le labbra scure si curvarono in un sorriso “Tu sei ancora in tempo per cambiare idea pasticcino” chiarì “Ti darò un’altra possibilità. Sottomettiti a me. Legati a me. Facciamo fuori questa feccia di vampiro e prendiamoci il mondo”
“Non mi farò usare da te Zayn”
“Anche lui ti sta usando!” strillò il lupo alzandosi in piedi “Vuole usarti per distruggere la tua stessa famiglia. Vuole che tu sia al suo fianco solo perché sei potente Louis” si avvicinava pericolosamente. Harry avrebbe voluto mettersi in mezzo ma non poteva ignorare il resto del branco. Sarebbe bastato un attimo di distrazione e quelli avrebbero potuto attaccarlo. Certo, forse non sarebbero riusciti ad eliminarlo ma sarebbe stato abbastanza per prendersi Louis di nuovo e non poteva permetterlo.
Zayn lo sapeva. Per questo continuava a sorridere mentre raggiungeva il cacciatore “Sei una creatura speciale Lou, una creatura letale” alzò la mano nel tentativo di accarezzarli una guancia ma Louis fece un passo indietro, Zayn sbuffò divertito  per nulla scalfito dalla sua reticenza “Devi capire che senza una guida rischi di implodere. Rischi di distruggere chiunque ti sia accanto, chiunque tu abbia mai amato. Ed io posso aiutarti. Io voglio aiutarti. Devi solo lasciarmelo fare”.
Louis lo guardò da sotto le ciglia lunghe e nere.  Esitò un attimo prima di rispondere. Non perché fosse tentato, era semplicemente attonito. Davvero Zayn pensava di poterlo convincere? Lo aveva rapito, torturato, morso e sul serio pensava che sarebbe bastato un bel discorsetto e lui avrebbe accettato la sua offerta?
Evidentemente però, sia il lupo che Harry male interpretarono il suo silenzio.
“Non verrà con te Malik!” tuonò Harry con voce cupa. Louis gli lanciò un’occhiata di sbieco, giusto per notare come stesse stringendo i pugni al punto da far diventare le nocche bianche.
Zayn gli lanciò uno sguardo compiaciuto. Chiaramente godeva del nervosismo malcelato.
“Lascialo decidere a lui. L’ho scopato meglio di quanto non abbia fatto tu, Styles. Potrebbe davvero essere tentato”
E okay, questo era davvero troppo.
“Mi permetto di dissentire. Perché tecnicamente sono io ad aver scopato te Zayn. Il che, se non sbaglio, per quelli della tua specie significa che tu sei la mia cagna!” disse tutto d’un fiato Louis “E tu levati quel sorriso compiaciuto dalla faccia” Harry alzò le mani in segno di difesa, mordendosi il labbro inferiore nel tentativo di non scoppiare a ridere perché, davvero, seriamente, non era il momento.
“Se la metti così …” Zayn si mosse ad una velocità impossibile, alzò il coltello avventandosi verso Louis ma prima che potesse prenderlo Harry si fece avanti bloccandogli il braccio.
In un attimo la battaglia impazzò furiosamente. Harry e Louis erano in inferiorità numerica. Louis fronteggiava Naughty  e un lupo mentre Harry se la vedeva con Zayn e l’altro. Riuscivano a resistere, a non farsi colpire ma prevalere era tutta un’altra storia. Magari ci sarebbero anche riusciti se non si fossero distratti costantemente per controllare che l’altro fosse ancora in piedi. Quello era decisamente un aspetto che avrebbero dovuto risolvere, sempre che fossero sopravvissuti.
La stanza si stava rapidamente trasformando in un disastro. Naughty bloccò Louis da dietro e Louis riuscì in qualche modo a liberarsi assestandogli una testata sul mento. Velocemente afferrò la pistola e sparò al lupo che gli veniva incontro che cadde a terra abbattuto ma immediatamente dopo Naughty gli assestò un calcio al braccio facendogli volare l’arma. Louis si voltò per fronteggiarlo con il pugnale ma proprio in quel momento la porta si spalancò e un Liam trafelato fece il suo ingresso.
Fu solo un momento di distrazione.
Naughty si scagliò addosso a Louis  e lo pugnalò all’addome.
All’inizio lo shock gli impedì addirittura di sentire il dolore. Liam lo guardò raggelato mentre Harry ruggì furioso cercando di raggiungerlo, cosa impossibile perché Zayn e l’altro lupo continuavano ad intralciargli la strada tentando di colpirlo.
Louis non riuscì mai a spiegarsi con quale forza aveva alzato il pugnale e lo aveva spinto nel collo di Naughty mentre quello ancora lo guardava soddisfatto.  Il lupo strabuzzò gli occhi mentre il sangue zampillava dalla ferita e un attimo dopo si accasciò su di lui.
“LOUIS”  l’urlo di Harry era disperato. Sconvolto quasi. Continuava a cercare di scrollarsi di dosso gli assalitori ma  quelli non cedevano. Non riuscivano a colpirlo solo perché lui non la smetteva un attimo di dimenarsi.
Finalmente, Liam si riebbe. Con fredda lucidità tirò fuori la pistola e sparò un colpo secco uccidendo il lupo che caracollò direttamente addosso a Zayn.
Harry lo guardò con gli occhi completamente neri. Lo tirò su scaraventandolo a terra talmente forte che il moro sbattè la testa a terra e perse i sensi.
“LOUIS” immediatamente sia lui che Liam si precipitarono verso il ragazzo liberandolo dal peso del corpo morto del lupo. Louis aveva gli occhi chiusi e un’espressione sofferente e Harry si sentiva morire.
“LOUIS! LOU!” Liam continuava a strattonarlo nel panico. Dentro di se una voragine di senso di colpa stava prendendo il sopravvento. Ovviamente non era colpa sua. Ovviamente non poteva sapere che entrando avrebbe causato tutto ciò. Aveva sentito dei rumori inequivocabili non appena giunto davanti la casa e si era affrettato ad entrare senza neanche fermarsi a riflettere. Non c’era nulla su cui riflettere dopotutto.  Era ovvio che dovesse entrare. Era ovvio che dovesse aiutare Louis chiunque fosse il nemico che stava combattendo. Non poteva prevedere quello che sarebbe accaduto.
“Smettetela di urlare” bofonchiò alla fine il cacciatore tentando di tirarsi a sedere, ovviamente non appena si mosse emise un lamento di dolore spingendo il palmo della mano sulla ferita. Liam era più pallido di un lenzuolo “Come stai?” tentò di afferrarlo ma immediatamente fu spinto via.
“Non toccarlo” ruggì Harry. Il ragazzo si voltò verso di lui. Aveva gli occhi spiritati, le iridi verdi quasi completamente divorate dalla pupilla “Harry calmati”.
“Harry calmati un cazzo. Ti ha quasi ucciso!”
“Non .. non è colpa di Liam” ancora una volta si lamentò per il dolore.
“Fammi vedere..” tagliò corto Harry spostandogli la mano dalla ferita. Era abbastanza profonda e decisamente aveva bisogno di essere medicata “Ti porto in camera” lo prese in braccio  incurante delle sue lamentele.  Poteva piagnucolare quanto gli pareva e piaceva era completamente indifferente per lui. La priorità era rimetterlo in sesto.
“Lo porto io!” per un momento sperò che fosse solo uno scherzo della sua immaginazione, perché quell’idiota di un cacciatore non poteva davvero aver pronunciato quella frase.  Lo fulminò con lo sguardo, trattenendosi dal prenderlo per la gola. “C’è troppo sangue per te …”
Il vampiro sospirò profondamente di frustrazione e rabbia. “L’unico motivo perché hai ancora la testa attaccata al collo è che non me lo perdonerebbe mai” chiarì “Se dovesse … se fosse …” un nodo alla gola gli impediva addirittura di formulare quell’ipotesi .  L’immagine del  corpo di Louis senza vita andava formandosi nella sua testa senza che potesse impedirlo. Ed era un errore poiché Harry sapeva che non sarebbe mai riuscito ad impedirsi di uccidere quell’altro tizio se avesse continuato così.
“Sta sanguinando e tu sei un vampiro” insistette Liam facendogli emettere un ringhio cupo. Automaticamente strinse  la presa su Louis che in risposta mugugnò di dolore.
Se solo fosse stato in grado di reggersi in piedi li avrebbe uccisi entrambi. Stava patendo le pene dell’inferno e loro persistevano in quel teatrino senza senso che, senza ombra di dubbio, non gli sarebbe davvero servito a stare meglio.
“Smettetela!” si lamentò  per poi voltare piano la testa verso l’amico, mentre Harry lo teneva in braccio in un modo che lo stava facendo davvero sentire a disagio. Voleva solo riposare. Stendersi e prendere un mix di farmaci che facesse passare il dolore. Sentiva la testa pesante e le forze lo avrebbero abbandonato presto.  Forse per quello non ragionò molto su quello che stava dicendo. Su come lo stava dicendo. “Non mi farà del male, Liam” il tono sicuro come la morte “Tu occupati di legare Zayn” .
Il castano annuì raggiungendo il capo dei licantropi a terra che intanto sembrava stesse riprendendo conoscenza. Harry, finalmente si stava accingendo a salire le scale quando Louis lo fermò facendo un cenno con la testa verso il moro steso sul pavimento che si lamentava  con Liam addosso che storceva le braccia dietro la schiena. Harry sollevò un sopracciglio, ci pensò un po’ poi decise di non litigare e lo avvicinò al lupo.
Ci mise tutta la fatica del mondo Louis a parlare.
E per la cronaca ce l’ha più grosso lui
Dopo di che, perse i sensi.
 
***
 
“Felicité”  Dan accennò un saluto. Era nel suo studio a studiare il piano per la battaglia incombente quando la ragazza fece il suo ingresso. Portava un paio di occhiali grandi e i capelli cenere legati in una coda bassa.
“Le planimetrie che mi avevi chiesto” si fece avanti verso la scrivania e lasciò il pesante faldone lì sopra. Poi rimase in attesa.
“I tuoi fratelli?”
“Sono arrivati da tua sorella questa mattina. Mi hanno appena chiamato, il viaggio è andato bene”  avevano deciso di allontanare i bambini da Knowcity in vista di quanto stesse per accadere. Ora che la madre era morta, Dan aveva la responsabilità di tutta la famiglia su di sé e di certo non aveva tempo per occuparsene né altro modo di tenerli al sicuro se non allontanarli.
“Stai meglio?” l’uomo la guardò preoccupato. Tra tutti i figli di Jay, Fizzie era di certo la sua preferita. Si era gettata nello studio con caparbia passione e, da sempre, aveva sviluppato un attaccamento fuori dal comune per Dan trattandolo come fosse il suo vero padre. La ragazza lo guardò con sguardo triste annuendo. La morte della madre l’aveva scossa, nonostante soprattutto nell’ultimo anno si fossero trovate spesso a discutere.
“Notizie di Charlotte?”  si sedette davanti a lui scuotendo la testa “Credi … “ iniziò “credi sia con lui?” il letterato ci pensò su “Probabilmente”.
Fizzie mandò giù l’ondata di ansia che minacciava di assalirla. Si ritrovava in una situazione più grande di lei mentre la sua famiglia andava in pezzi. Era troppo da gestire. Se non avesse avuto Dan al suo fianco non avrebbe saputo proprio cosa fare. Si sentiva sola e tradita. Si sentiva obbligata a lottare contro il desiderio di fuggire, riunire la sua famiglia e vivere una vita tranquilla.
“Credi … credi che siano stati loro? Credi che abbia ucciso lui la mamma?” temeva quella risposta. Si rifiutava di dire il nome del fratello.  Di lui serbava pochi ricordi di quando era bambina. I primi anni che era mancato sua madre aveva continuato a mostrare a lei e Lottie delle fotografie parlandogli di lui, ribadendo quanto fosse speciale. E lei ci aveva creduto. Aveva costruito nella sua testa l’immagine dorata di quel fratello bellissimo di cui aveva dimenticato persino la voce. Lo immaginava in un’armatura splendente nell’atto di distruggere mostri e sconfiggere draghi. Poi Dan le aveva aperto gli occhi. Piano piano il sacrificio di lui non era diventato altro che un abbandono carico di egoismo. Le sue imprese altro non erano che vanagloriosi capricci.
Aveva litigato più e più volte con Lottie che si ostinava a non voler vedere le cose per quello che realmente erano.
Non era mai arrivata, però, a pensare a lui come ad un assassino.
“Fizzie” Dan parlò calmo riconoscendo lo sguardo smarrito sul volto della figliastra “Tuo fratello è un mostro. E’ la sua natura e si schiererà con quelli della sua stessa specie. Tua madre si rifiutava di vederlo, non perché fosse crudele, ma perché lo amava e quell’amore la rendeva debole. E lo stesso sta accadendo a Lottie” le prese la mano tra le sue “Ma tu sei diversa. Tu sei più forte, più intelligente. Sei sempre stata la migliore” lei sorrise commossa lasciandosi confortate dal tocco paterno di Dan.
“Sapevamo che questa battaglia sarebbe arrivata, ci stiamo preparando da anni. Esiste una profezia secondo cui tuo fratello potrebbe giocare un ruolo determinante per questo la priorità è eliminarlo. La guerra che sta arrivando è un grande rischio, non voglio mentirti. Il più grande che abbiamo mai corso… ma è anche una grande opportunità”  le lasciò le mani e girò il fascicolo che stava studiando verso di lei “Tutti i leader di quella feccia sono qui, tutti combatteranno. Noi abbiamo messo su il più grande esercito di cacciatori e uomini di lettere mai visto. Subiremo delle perdite, avremo i nostri morti ma fatti fuori i capi, sbarazzarci degli altri diventerà un gioco da ragazzi” Felicité lasciò scorrere lo sguardo sulle pagine ingiallite. Aveva studiato quei fascicoli mille volte. Conosceva a memoria nomi e volti di ogni singolo capo presente.
“Quindi o noi o loro ..” osservò puntando di nuovo lo sguardo su di lui che le sorrise con affetto.
“Vinciamo questa guerra, riportiamo qui i tuoi fratelli e viviamo felici. Questa è la mia proposta. Ci stai?” il volto della ragazza si schiarì mostrando un timido sorriso speranzoso “Sì papà”.

Angolo di Mika
Salve salve salve..
Non mi ha fermata neanche la numerosa mole di insulti ricevuti l'ultima volta (meritati, lo so, "always" è stato spregevole). Non so cosa dire di questo capitolo. Non sono propriamente soddisfatta, soprattutto della lotta ma quello che volevo esprimere era il difficile equilibrio tra Harry e Louis. Non so se sono riuscita a renderlo come volevo. Di fatto è come se i due cercassero di over razionalizzare tutto per poi finire immancabilmente con il distrarsi e lasciarsi andare a sguardi languidi e battute ambigue. Insomma un disastro.
Un altro punto su cui volevo porre l'accento è il paragrafo dedicato a Fizzie e Dan. Vorrei che sia chiaro che loro credono davvero nella battaglia che stanno combattendo. Ciò non significa che siano "onesti e puliti" ma agli occhi di Dan, Louis è davvero un mostro né più né meno degli altri.
Vi saluto sperando di aggiornare il prima possibile.
Ve se ANA tanto.
Mika
  
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