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Autore: Tinucha    03/09/2016    1 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV VIOLETTA
Una brezza leggera mi solletica la pelle sensibile del collo, socchiudo gli occhi beandomi di quel venticello che mi fa respirare quasi l'odore di mare e di salsedine. << Hai un bel panorama da guardare prima di andare a dormire >> sorrido a Camilla, seduta sul suo tetto. Annuisce, un indelebile sorriso sulle labbra. << Alla mamma piaceva il mare, per questo papà ha comprato una casa non molto distante >> confessa, scrollando le spalle. << D'inverno ha un sapore molto più buono >> << Tu credi? >> << Sì, il freddo che ti ghiaccia il sangue nelle vene, il vento che ti solletica, e l'odore è molto più forte >> << È vero >> sorride sorpresa, puntando lo sguardo sull'orologio. << Vilu è tardissimo, sarà meglio andare a dormire, domani dobbiamo alzarci presto per ripetere la coreografia ed il pezzo della canzone che presenteremo a Pablo >> annuisco, afferrando la mia tracolla e seguendola in salotto. Di Leon neanche l'ombra, sicuramente sarà rinchiuso in camera ad ascoltare musica. Emma è uscita poco fa con Andres, sono andati a comprare del gelato. << Oh no! >> << Che succede, Cami? >> << Leon ha divorato di nuovo tutto il mio dolce al cioccolato >> borbotta, ed a quel punto non posso fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata. << Va goloso per il cioccolato >> << Uhm, sì, l'ho notato >> affermo, ridacchiando stavolta con più contegno.



<< Ma allora sei proprio coglione! >> << EMMA! >> Leon sgrana gli occhi, guardando la bionda che con non poca delicatezza scalcia contro il povero Andres. << Mi ha sporcato i jeans che ho ho comprato solo la settimana scorsa >> << Sai a cosa serve la lavatrice, vero, biondina? >> la giovane Vargas lo trucida con un'occhiataccia degna di quel nome. << Tu sai cosa sono quelle carezze capaci di mandarti in chirurgia plastica? >> scoppio in una fragorosa risata, incapace di trattenermi, i miei occhi quasi lacrimano, sono anni che non rido in un modo così sguaiato, probabilmente. Il resto dei presenti mi fissa, per unirsi subito dopo, escluso il moro. << Ehi, vuole sfigurarmi il volto e voi ridete? Che razza di amici siete?! Leon?! >> << Oh andiamo, anche tu sei scoppiato a ridere, quando la settimana scorsa Leon si è sfracellato un ginocchio, per rincorrere nostra cugina di sette anni, che come se nulla fosse metteva in pericolo di vita il suo cellulare >> << Sei caduto rincorrendo una bambina di sette anni? >> con la voce faccio una leggera pressione sul sette, trattenendomi dallo scoppiare a ridere ancora una volta, mi fa un adorabile broncio, incrociando le braccia al petto. << Correva troppo veloce >> si difende. Lo guardo, impossibile stavolta non scoppiare a ridergli in faccia come se il domani non esistesse. Lo faccio, affondando il cucchiaino nella vaschetta di gelato posta al centro del tavolino, il gusto dolce mi solletica il palato. Gelato, chiacchiere tra amici e..Leon, questo sì che mi mette di buonumore.




POV FRANCESCA
Continuo a ripetermi che è quello giusto, ma le sue mani non sono le mani che voglio sul mio corpo. Smith mi stringe possessivamente a se, come a marcare il territorio, ma non sarò mai sua, il mio cuore, il mio corpo, appartengono già a qualcun altro. Sbuffo, allontanandolo di poco ed avanzando verso casa di Jackie e Beto. << Smith, non stringermi così, non sono un oggetto >> lo rimprovero, afferrando le chiavi ed infilandole nella toppa, il borsone sulle spalle non pesa poi così tanto. Rotea gli occhi, stampandoti un freddo bacio sulle labbra. << Non pensarmi troppo, tesoro o mi consumerai >> scuote il capo, serrando le labbra in una linea dura << Pensa al tuo fratellino >> mi irrigidisco, spingendolo via con una mano e posando l'indice sulle labbra. << Ne riparleremo, ma non ora, devo andare. Buonanotte. >> rispondo, altrettanto distaccata, facendo capolino in quella casa accogliente tanto quella in cui vivo da oramai diciassette anni. Saluto il biondo e la mora comodamente accoccolati sul divano, e mi siedo su quello dinanzi a loro, accavallando le gambe ed incrociando le braccia al petto. << Uhm, eravate impegnati? >> domando imbarazzata, guardandomi nervosamente intorno. Ridacchiano, scuotendo il capo in sincrono. << Posso dormire qui, stanotte? So che questa è la settimana da Francesca Casal, ma vorrei rimanere qui >> i due si guardano confusi, annuendo con ovvietà. Beto mi stampa un bacio sulla fronte. << Vado a prepararti il letto >> svela, salendo le scale. Mi guardo attorno imbarazzata, gli occhi di Jackie sono su di me. << Credo di essere l'ultima a poter ficcanasare nella tua vita, Fran, ma il mio cuore di mamma mi dice che qualcosa non va, vuoi parlarne con me? >> domanda dolcemente, ma come posso dirle che il mio cuore batte per una sola persona, e quella persona per anni è stata per me come un vero fratello? << Va tutto bene >> sorrido educatamente, mandando giù il groppo che ho alla gola. Continua a sorridere, in quel modo affettuoso, materno. << Lo sai che una persona consciamente innamorata può riconoscere gli occhi di un'altra innamorata? >> << Uhm, davvero? >> annuisce, guardando dinanzi a se. << A volte ci priviamo della nostra felicità per paura di sbagliare qualcosa, per paura che un sentimento così forte non sia ricambiato bensì distrutto, calpestato come una di quelle sigarette, ferme, inermi al suolo, schiacciate dalla suoletta delle nostre scarpe. Ed è questo ad essere sbagliato. >> scrollo le spalle, fingendo di non capire cosa lei voglia dire. Afferra una delle cornici posta sul tavolino che separa i due divani, l'accarezza e sorride venendomi incontro. Si siede di fianco a me, porgendomela. Ci siamo io e Diego. La gola brucia forte. Siamo bambini, mano nella mano. Io ho le lacrime agli occhi, il ginocchio sbucciato, lui sorride dolcemente come se bastasse quello a riparare il dolore. E quello bastava quando eravamo bambini. Serro forte le palpebre, il groppo risale sempre più su. Diego non mi sorride più. La bionda mi fa accoccolare al suo petto, e mi sento bambina. Una bambina con un ginocchio sbucciato, ma stavolta nessuno le stringe la mano riparando al tutto con un sorriso.



POV VIOLETTA
Mi sveglio di soprassalto, la stanza è avvolta dal buio, ho il respiro pesante, il cuore sembra essersi bloccato nella trachea, le labbra tremano. Cerco di calmarmi e lentamente mi alzo, aprendo la porta in silenzio, salgo le scale che portano in terrazza ed avverto il mio battito cardiaco ritornare regolare. La luna spicca nel buio, circondata da miriadi di stelle, le folte chiome degli alberi si muovono voracemente mosse dal vento, l'odore del mare mi oltrepassa le narici. << Come mai sveglia a quest'ora, Castillo? >> sobbalzo, voltandomi a guardarlo. Nell'oscurità lo vedo. È seduto poco distante da me, illuminato da qualche lampione, una sigaretta sigillata tra le labbra ed addosso solo un paio di pantaloni da ginnastica neri. << Che-che ci fai tu qui? >> << Beh, a dire il vero ci abito da più di diciannove anni, tu invece? >> ridacchia, il cuore mi arriva in gola. << Volevo solo-solo respirare un po' d'aria fresca, pulita >> torna serio, all'improvviso, voltandosi di lato ed afferrando qualcosa tra le mani, porgendomela. << Tieni, credo che questo sia tuo >> vedo l'album della mamma tra le sue mani e sgrano gli occhi, riprendendomelo prepotentemente. << Hai ficcanasato? >> << Era lì, non capivo di chi fosse >> ammette, il capo chino. << È tua madre, giusto? >> << Sì >> dico solo, incapace di aggiungere altro. << Le somigli molto >> annuisco, voltandomi a guardarlo. Ha i lineamenti del viso ben definiti, la mascella contratta, le labbra schiuse, gli occhi verdissimi ed i capelli spettinati. << Camilla somiglia molto alla mamma >> confessa << I suoi boccoli rossi e quelle lentiggini >> << Era una bella donna, allora >> << L'ho vista >> afferma tutto d'un fiato, lo guardo confusa, aspettando un continuo, i suoi occhi smettono di incontrare i miei, sono puntati sulla strada, deglutisce. << Quella notte quando la polizia ci ha chiesto di allontanarci io ho visto il suo cadavere >> stavolta sono io a deglutire, incapace di trovare le giuste parole. << Era-era irriconoscibile >> quasi non ci posso credere, ma per la prima volta in quei pochi mesi che l'ho conosciuto lo vedo crollare, si volta debolmente a guardarmi. Gli occhi limpidi, il sorriso spento. << Non so nemmeno perché lo sto raccontando a te, sai? Non l'ho mai detto a nessuno, forse perché so che non mi distruggerai >> e non lo so perché lo faccio, so solo che le mie braccia lo circondano. Stringono forte, quasi a volerne spaccare le ossa.
   
 
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