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Autore: musicislife17    03/09/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Dopo un saluto veloce a Ray, Annie corse fuori di casa, in attesa che Malcolm e Trisha venissero a prenderla per andare insieme alla festa. Era contenta di andare lì quella sera, visto che avrebbe incontrato molti altri amici. Sapeva che sarebbe stata una bella serata e non stava più nella pelle. Certo, tutto sarebbe andato ancora meglio se Jackie non avesse fatto quella scenata. Al pensiero della sorella, Annie provò ancora rabbia. A volte non riusciva proprio a capire il perché Jackie agisse in quel modo. Dopotutto le aveva chiesto un semplice favore, nulla di importante o gravoso, perché allora reagire così? Annie scosse la testa, non riusciva proprio a sopportare alcuni atteggiamenti. Era una persona pacifica e positiva, ma alcune cose la urtavano in maniera indicibile.

Quasi inconsciamente, Annie cercò nella borsetta un oggetto. Lo tirò fuori e lo rigirò nelle mani pensierosa. Era il fazzoletto che qualche giorno prima le aveva regalato quel passante e che lei aveva preso l’abitudine di portare con sé. Aveva ripensato molto all’incontro con quel ragazzo, che aveva lasciato un impercettibile ma profondo segno in lei. Annie tendeva a credere nel destino, come appartenente alla categoria inestinguibile dei sognatori. In cuor suo sapeva che ritrovare una persona a caso in una città come New York era impossibile, ma questo non la dissuase dalla scelta di trasportare il fazzoletto ovunque andasse, con la speranza di essere baciata dalla fortuna e poterlo restituire al bel proprietario.

Annie sentì un clacson suonare e notò che erano arrivati gli amici. Rimise il fazzoletto in borsa, ripiegato con cura, e sorrise fiduciosa. Bastava crederci, e tutto sarebbe andato per il meglio. Quindi saltò in macchina rincuorata e partì per la festa.

 

La prima cosa che Trisha fece una volta scesa dall’auto fu squadrare da capo a piedi Annie.

-Ma non dovevi mettere quel vestito di Jackie?- chiese subito con fare critico. Annie alzò gli occhi al cielo.

-Ti prego, non ne parliamo, è una storia lunga. In compenso Autumn me ne ha prestato un altro!- disse allegra, facendo una piroetta su se stessa.

Malcolm fece un fischio di approvazione.

-Non so come sia l’altro abito, ma questo ti sta più che bene-

Annie dissimulò l’imbarazzo con una risata. Anche Trisha annuì sovrappensiero, con un verso di assenso.

-Decisamente sì. Stasera li stendi tutti. E ti prego, mettiti di impegno- si raccomandò.

Annie arrossì fino alla punta dei capelli. Era frequente che Malcolm e Trisha si interessassero dei suoi rapporti sentimentali. Per farla breve, Annie era tipicamente sfortunata in amore. Cosa strana per gli amici, dato che era una ragazza più che adorabile, sempre pronta a prestare il proprio aiuto e a sostenere fino in fondo la propria dolce metà, forse con il piccolo difetto di credere troppo nell’amore. Aveva comunque conosciuto dei ragazzi che la avevano mostrato delle attenzioni durante il liceo ed Annie aveva ceduto all’idea che di fronte a sé avesse l’uomo della sua vita. Ogni volta. Questo la portava a dedicarsi anima e corpo alla relazione con questo o quel ragazzo, dando troppo e ricevendo poco in cambio. Dopotutto non si sarebbe potuto chiedere al suo fidanzatino dei quindici anni di giurarle eterna fedeltà. O a quello dei diciassette di cominciare a progettare il loro futuro insieme. Inevitabilmente scappavano tutti, spaventati dalla serietà con cui Annie prendeva ogni relazione o troppo immaturi per pensare di gettare le basi per un rapporto serio.

Dopo una lunga serie di disastri e delusioni, Annie aveva sbarrato il capitolo “uomini” con una grande croce, per rimanere in guardia nel futuro, e da molto tempo aveva rinunciato a trovare il suo principe azzurro. Sperava in un colpo del destino, appunto, confidando passivamente nella possibilità che l’uomo della sua vita le si presentasse di fronte all’improvviso, cavallo bianco e armatura splendente inclusi nel prezzo.

Trisha e Malcolm la pensavano diversamente. Il fatto che Annie fosse convinta del suo lieto fine da favola non era sano, perché la fermava dal cercare attivamente qualcuno. E dato che amavano interessarsi alla vita sentimentale dell’amica e a volte ficcare il naso in affari che non li riguardavano, ogni volta che si presentava l’occasione giusta erano lì a spingere Annie a fare il primo passo. Quella sera non era da meno.

-Promettetemi di non lasciarmi sola come sempre. Ogni volta la stessa storia, mi abbandonate da qualche parte e vi perdo. Stasera non ci sto- intimò però Annie.

Trisha e Malcolm si mostrarono offesi.

-Hai così poca fiducia in noi?- chiese allibito Malcolm.

-Assolutamente sì- confermò Annie.

E infatti, neanche il tempo di entrare nell’enorme villa di Drew MacKinnon e salutare il padrone di casa, che i due gemelli erano già scomparsi nella folla di gente che ballava, cantava a squarciagola e in generale dava di matto.

Annie alzò gli occhi al cielo, sapeva che sarebbe andata in quel modo. Decise di fare un giro per la festa, vedere se incontrava qualcuno di sua conoscenza. Ma c’erano davvero troppe persone lì dentro e le poche che riconosceva erano già troppo ubriache per pensare di instaurare una conversazione normale. Prese allora una birra dalla cucina, piena di ragazze seminude nei loro vestiti attillatissimi, che vedendola entrare si misero a ridacchiare sguaiate.

A disagio di fronte a quello scempio di umanità, tornò nella sala principale, i muri vibranti di musica tecno di bassa categoria. Poiché anche il tentativo di sedersi sul divano più vicino andò in fumo quando una coppietta le si gettò praticamente addosso nell’atto di un intenso pomiciamento, Annie decise che quella festa non era proprio per i suoi gusti.

Abbandonò la birra da qualche parte e si avviò verso l’uscita più vicina. Dal soggiorno si accedeva nel grande giardino della villa, nella cui piscina alcune matricole si erano tuffate con tutti i vestiti addosso. Dalla finestra della cucina, invece, aveva notato la presenza di un cortile più piccolo e quasi di certo vuoto. Fu lì che decise di nascondersi, almeno finché Trisha e Malcolm non avessero deciso di farsi vivi a controllare che lei si stesse divertendo. Traditori.

Annie scosse la testa al pensiero e subito aprì la porta della cucina per uscire fuori. Era un cortile chiuso, circondato da un muro, in cui si apriva una porta che presumibilmente conduceva alla piscina. Accanto al muro una piccola casetta degli attrezzi, un cassonetto di rifiuti e una panchina. Sulla panchina una persona.

Annie pensò di ritornare dentro, senza trovare la voglia di rivolgere la parola a quel ragazzo seduto, gli occhi sul cellulare, i gomiti puntati sulle ginocchia. Solo quando l’altro alzò lo sguardo, al sentire l’arrivo di qualcun altro, Annie decise che c’era più di un motivo valido per parlare con quel tipo. Certo, se il suo cuore non si fosse fermato con il rischio di farle venire un infarto.

Perché proprio lì di fronte a lei, nel viso nascosto da un paio di grandi occhiali neri e da un ciuffo di capelli scuri, riconobbe il viso del passante che pochi giorni prima l’aveva investita prima e soccorsa poi. Era lì, era davvero lì, santo cielo.

-Scusami, non volevo disturbarti- disse in fretta, tanto per dire qualcosa.

Il ragazzo scosse la testa e scattò in piedi.

-No, no! Non… disturbi. Se vuoi rimanere da sola posso andare via io- subito ribatté l’altro. Annie arrossì, facendosi avanti.

-Volevo solo una boccata d’aria, non mi fermerò molto. Puoi restare. Se vuoi, eh- si affrettò ad aggiungere.

Il ragazzo accennò un sorriso e si risedette. Annie lo imitò, a distanza di sicurezza. Scese un silenzio pesante. Annie cominciò ad agitarsi.

Cosa faccio? Cosa faccio?, si ripeteva in testa allarmata. Era la situazione più strana in cui trovarsi. Per un attimo pensò di essersi davvero sbagliata. Poteva trattarsi di qualcuno di molto simile al bel passante, un ragazzo totalmente diverso. Eppure osservandolo di sottecchi seppe che non si sbagliava. Era impossibile per lei confonderlo, con quelle lentiggini sul viso, la bocca carnosa, anche allora tormentata in un gesto di nervosismo, e i grandi occhi neri. Senza accorgersene si mise a fissarlo, come a voler confrontare ogni ricordo di lui con la copia in carne ed ossa che si trovava davanti. Scoprì senza stupore che preferiva la seconda versione.

Prorompente nacque in lei la voglia di rivolgergli la parola, di attaccare un discorso, uno qualsiasi. Desiderava scoprire qualcosa di più del ragazzo, ostinatamente voltato dall’altra parte. Ma proprio a causa di quel gesto una pericolosa idea si fece strada nella sua testa. E se l’altro non si ricordasse di lei? Se non si fosse accorto che si erano già incontrati? Dopotutto si erano incrociati per pochi secondi in una strada piena di gente. Quello di Annie era un volto come un altro nella folla. E soprattutto, perché avrebbe dovuto ricordarsi di aver donato il fazzoletto a lei?

Annie credeva nel destino, ma non era detto che il destino fosse dalla sua parte in quel caso.

-Bella festa, vero?-

All’improvviso, lo sconosciuto aveva parlato. Niente più che tre parole sussurrate nella notte limpida, la voce stridula, indecisa.

-Già… non proprio il mio tipo di festa preferito…- confessò Annie. Non si aspettava che fosse l’altro a rivolgerle la parola. Fu una piacevole sorpresa.

-Neanche per me. Però alcuni amici mi hanno spinto a venire e allora…- lasciò la frase in sospeso lui.

-Ti capisco. Lo hanno fatto anche i miei amici. E poi mi hanno abbandonata da sola, ahimè-

Lui sbuffò una risata accennata, che fece stringere in una morsa deliziata la pancia di Annie.

-Sarebbe meglio dire bella sfortuna, allora- sorrise di sbieco.

-Altroché. Il bello è che succede sempre così-

A quella risposta il ragazzo si sciolse in una risata più convinta, trascinando con sé anche Annie. Risero per un po’, vicini comunque nella loro distanza sulla panchina. Alla fine il ragazzo si voltò e stese la mano.

-A proposito, io sono Brian. Piacere di conoscerti-

-Annie, piacere mio-

Si strinsero brevemente la mano ed Annie sentì il calore di quella morbida dell’altro risalirle per il braccio e diffondersi in tutto il corpo.

Brian intanto continuava a fissarla assorto, mettendola in soggezione.

-Posso farti una domanda indiscreta?- chiese poi. Annie annuì curiosa.

-Per caso ci siamo già incontrati? Ho l’impressione di averti già vista, forse in facoltà alla New York University?-

Annie sgranò gli occhi. Allora si ricordava! Si ricordava di lei!

-In realtà sì, credo proprio di sì. Ma non all’università- confermò Annie al settimo cielo.

Si accorse che Brian non capiva cosa intendesse dire e si affrettò a rimediare. Prese la borsetta e dopo una breve ricerca tirò fuori il famoso fazzoletto. Lo porse a Brian aspettando la sua reazione.

Lui lo prese e se lo rigirò fra le mani con un’espressione confusa. Solo dopo pochi secondi comprese. E spalancò la bocca esterrefatto.

-Non ci posso credere! Sei la ragazza che ho fatto cadere per strada!- esclamò ad alta voce.

Annie scoppiò a ridere e annuì veloce. Brian era incredulo.

-È incredibile…- mormorò ancora intento a scrutare il fazzoletto.

-Lo so, l’ho pensato anche io quando sono arrivata qui. Pensavo di sbagliarmi quando credevo di averti già visto, ma a quanto pare è proprio così. Ne posso approfittare per restituirti il fazzoletto almeno-

Brian la guardò furtivo da dietro gli occhiali e arrossì.

-Figurati, mi sarebbe piaciuto lo stesso se lo avessi tenuto tu- confessò a bassa voce.

Annie sentì il viso in fiamme per l’imbarazzo e le labbra piegarsi contro la sua volontà per mostrare apertamente la gioia a quelle parole.

Senza sapere come, a poco a poco la soggezione verso Brian sparì e mentre lui offriva piccoli spunti di conversazione, magari con qualche domanda casuale, Annie sentì che si stava lasciando andare. Era una bella sensazione dopo tanto tempo in cui aveva evitato ogni contatto di quel tipo con gli uomini, eppure sentiva che parlare con Brian le risultava naturale e facile, come se si conoscessero già da anni. E la conversazione fece loro perdere il senso del tempo, che intanto segnava lo scorrere di più di due ore nelle quali i due avevano discusso senza fermarsi.

Annie scoprì che i suoi sospetti erano fondati, anche lui era uno studente della New York University, proprio come il logo sulla sua borsa le aveva suggerito. Studiava legge ed era all’ultimo anno di corso, poi avrebbe desiderato diventare un avvocato.

-Mi piacerebbe essere un avvocato per i minori. Ho sempre avuto il desiderio di aiutare i bambini e ragazzi che non hanno abbastanza forza per proteggersi da soli. È ingiusto che alcuni bambini crescano in modo sereno e altri siano costretti a vivere in famiglie che non danno loro il giusto amore- commentò Brian, fissando a fondo la lattina di birra che poco prima era andato a prendere in cucina per entrambi. Annie lo guardò con occhi brillanti di emozione.

-Hai perfettamente ragione. Sai, anche io…- aveva cominciato a raccontare, sicura che dire a Brian alcune cose personali non sarebbe stato un errore.

Proprio in quel momento però la porta della cucina si aprì di scatto.

-Annie, eccoti dannazione!- quasi gridò Trisha -È un’ora che ti cerco!-

-Perché? Cosa succede?-

-Quel gigantesco idiota di Malcolm ha pensato di scolarsi la metà della tequila di questa casa in una gara di bevute! E ora il coglione non si regge in piedi, dobbiamo riportarlo a casa!- si infervorò Trisha, neanche lei proprio sobria.

Annie si voltò subito verso Brian, che aveva seguito la scena in silenzio. Questo voleva dire che avrebbe dovuto lasciarlo? Andarsene con il rischio di non incontrarlo mai più?

No, non può finire così, si disse disperata.

Brian le fece un sorriso forzato.

-Devi andare allora-

-Così pare…-

Scese un breve silenzio, mentre Annie si alzava il più lentamente possibile, come a voler allontanare da sé il momento dell’addio, e Brian la imitava.

-Beh… è stata comunque una bella serata… mi ha fatto piacere stare con te- esordì Brian poco dopo, la mano tesa di nuovo verso Annie. Lei la strinse, a disagio.

-Sì, è stato bello…-

Poiché Trisha cominciava a dare i primi segni di impazienza per andarsene il prima possibile, Annie fu costretta a lasciar andare Brian e salutarlo con la mano e un piccolo sorriso afflitto.

Si voltò, seguendo Trisha verso l’uscita, e proprio quando con un piede aveva già varcato la soglia Brian intervenne.

-Aspetta un attimo, Annie!- la richiamò ad alta voce e la raggiunse.

-Ecco… so che ci conosciamo da poco, praticamente da qualche ora soltanto, ma mi piacerebbe… sempre se tu vuoi… poterci scambiare i numeri di telefono se non ti pesa. Sai, per parlare un’altra volta magari- Annie notò che arrossiva dicendo quelle cose e si torturava le mani nel tentativo, peraltro inutile, di nascondere il suo nervosismo nel fare quella proposta. E forse per la gioia di sapere che non lo avrebbe perso un’altra volta, forse per il sollievo di scoprire che anche lui ci teneva a non perderla, Annie pensò che in quell’istante Brian era più bello che mai.

-Certo! Piacerebbe anche a me!- rispose Annie, con evidente enfasi e fretta. Brian non si aspettava la risposta positiva e a sentirla si aprì in un grande sorriso sollevato.

Ognuno dei due prese il cellulare dell’altro e digitò il proprio numero, salvandolo. Quindi si salutarono ancora una volta, con più calore di prima.

Annie non riusciva a contenere la propria gioia. E anche se adesso era costretta a camminare verso l’auto con un braccio di Malcolm intorno alle spalle e il suo peso morto da trasportare, non riusciva a smettere di sorridere.

Forse era proprio quello il colpo del destino che aspettava.

   
 
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