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Autore: myqueasysmile    04/09/2016    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Presi la sedia e andai a sedermi affianco alla cattedra.
«Eh no, girati di qua!» disse quando mi sedetti rivolta verso la classe.
«Ma prof!» sbuffai alzando gli occhi al cielo, poi feci un cenno di scuse a Martina. Lei e Francesca erano quelle con cui avevo legato di più nella mia classe.
Sorrise e mimò un "grazie comunque" con le labbra.

Mi rialzai girando la sedia e mi sedetti guardando la lavagna.
Sbuffai di nuovo.
«Che bella vista prof» sussurrai facendo una smorfia.
«Posso almeno ascoltare musica?» aggiunsi dopo qualche secondo.
«No. Ma per la vista puoi sempre guardare il sottoscritto... E ora smettila di distrarmi per farli copiare».

Lo guardai e con la mano feci il cenno di chiudermi la bocca e buttare via la chiave. Poi accavallai le gambe e incrociai le braccia sul petto. Portai i miei occhi su di lui e lo osservai attentamente.
Cavolo se era bello! E quegli occhi color del cielo erano come una calamita, non riuscivo a fare a meno di guardarli.

Era concentrato su dei fogli, probabilmente i test delle altre classi. Ogni tanto alzava gli occhi per controllare la classe, e io prontamente distoglievo lo sguardo per puntarlo sulla lavagna, sui fogli, o sulle piastrelle che erano davvero molto interessanti.
Aveva due piercing, uno al sopracciglio destro e l'altro sul labbro, e questi lo rendevano ancora più intrigante ai miei occhi.

Sbuffai e gli tolsi gli occhi di dosso. Era il mio prof. Non potevo pensare a lui in quel modo e soprattutto non potevo prendermi una cotta per lui! Proprio no!
Scossi la testa come se fosse servito a togliermelo dalla testa e fissai gli occhi sulla lavagna mentre mentalmente cantavo Happy Ending.
Ma quanto ci mettevano a finire quello stupido test?

Finalmente dopo un bel po' di tempo, durante il quale nella mia testa avevo cantato anche Grace Kelly, Rain, We are golden e Lollipop, suonò la campanella.
«Bene, ora puoi andare» disse il prof alzandosi e passandomi di fianco. Mentre lo faceva mi posò una mano sulla spalla e io sentii un brivido alla schiena.
Maledetto prof, cosa mi fai?!

«Finalmente, pensavo di dover passare tutto il repertorio di Mika» borbottai sottovoce alzandomi e recuperando la mia sedia.
Tornai al mio banco mentre lui raccoglieva tutti i fogli, poi lo salutai assieme al resto della classe e lo guardai andarsene.

Dopo la sua uscita entrò la prof di inglese, una delle mie preferite. Era davvero brava e pendevo letteralmente dalle sue labbra.
Io adoravo l'inglese.
Dopotutto le canzoni che di solito ascoltavo erano in inglese, e la maggior parte delle interviste anche, per cui mi era piuttosto utile se volevo capire quello che si diceva.

Ogni volta che usciva una nuova canzone infatti la prima cosa che facevo era trovarmi il testo e capirne il significato. In camera poi, sopra al letto, avevo attaccato le frasi che mi avevano colpita di più. Magari un giorno sarei riuscita anche io a scrivere qualcosa.

La musica era la mia passione. Prendevo lezioni di canto e suonavo la chitarra dall'età di 12 anni, ed ero cresciuta cantando assieme a mio fratello. La cosa che amavo di più però era passare del tempo con lui, noi due da soli, a cantare. Io suonavo e cantavamo insieme.
Mi mancava farlo. Da quando era diventato famoso Marco era sempre distante e la sua mancanza si sentiva. Certo, non era colpa sua. Lui cercava di tornare a casa appena poteva, ma ultimamente lo avevo visto davvero poco.

A marzo era uscito il suo nuovo album, poi tra interviste, impegni vari e il tour lui era stato sempre in giro per l'Italia e aveva perfino preso un piccolo appartamento a Milano. Milano, a chilometri da qui.
Città maledetta che mi ricordava il suo cognome anche adesso. Milano, Milani. Dovevo smetterla!

Sospirai e tornai a prestare attenzione alla prof che aveva iniziato a spiegare.

Quando finalmente suonò la campanella della fine delle lezioni infilai tutto nello zaino e a passo veloce uscii dalla scuola.
Oltrepassai il cancello e mi infilai le cuffie alle orecchie, facendo partire la musica.
Sulle note di Summer Paradise mi avviai verso casa.

"La canzone giusta" pensai.
Quel sole che spaccava le pietre e quell'arietta calda sapevano proprio di estate infatti. E mi ritrovai a pensare alle vacanze al mare, alla musica ascoltata in spiaggia assieme a Marco, alle nuotate in mare... Ah, quanto mi mancavano!
Io amavo l'estate, certo soprattutto per i tre mesi di vacanza, ma adoravo veramente il caldo.
Invece il freddo non era proprio per me. Sì, mi piaceva vedere la neve cadere, il paesaggio imbiancato, le luci di Natale... ma il gelo, brrr, lo odiavo.

«Ciao!» dissi una volta entrata in casa.
«Ciao» risposero mamma e papà già seduti a tavola.
«Com'è andata a scuola?» aggiunse papà. 
«Bene, come al solito» risposi con un'alzata di spalle.
«Vado un attimo su, arrivo subito!» esclamai poi uscendo dalla cucina e fiondandomi su per le scale. Lasciai lo zaino in camera mia e dopo essere andata in bagno tornai di sotto a mangiare.
Avevo una fame da lupi!

«Prima o poi farai le scale col sedere a furia di correre su e giù Elisa» disse mia mamma ridendo.
«Dovevate mettere uno scivolo, così sarei scesa in un secondo, senza rischiare di rompermi il collo, non è colpa mia se ho fame» dissi sedendomi e iniziando a mangiare di gusto.

«Stamattina ha chiamato Marco, forse tra un po' riesce a venire» disse mamma dopo qualche minuto.
La mia bocca si spalancò in un sorriso gigante.
«Quando?» chiesi felice.
«Tra una settimana o due, ha detto di salutarti» fece lei «Sei felice eh?» 
«Sì, mi manca un sacco...» dissi sospirando.

Finii di mangiare, salutai mamma e papà che tornavano al lavoro e salii in camera. Decisi di fare subito i compiti per togliermi il pensiero, perciò tirai fuori i libri e mi misi al lavoro.
Dopo aver riletto letteratura e iniziato a fare gli schemi di storia, materie che odiavo con tutto il cuore, passai a matematica.
Aprii quaderno e libro, mi alzai e accesi lo stereo. Ormai era un'abitudine, mi piaceva fare gli esercizi ascoltando musica. Era rilassante.

Quando ebbi finito preparai lo zaino per il giorno dopo e ci infilai già un pacchetto di Ringo e un succo di frutta. La mia merenda.
Dopodiché presi la chitarra, mi sedetti sul letto ed entrai nel mio mondo: la musica.
Cantai e suonai per quasi due ore senza accorgermene.
Il tempo passava in un attimo quando facevo quello che amavo, al contrario della scuola, in cui certe ore sembravano durare giorni, mesi, o addirittura anni. Soprattutto se era una lezione di Storia, per la quale provavo un odio profondo. Date e nomi infiniti da ricordare... per carità!

Riposi la chitarra nella sua custodia e il raccoglitore delle canzoni sulla mensola, poi scesi in salotto e feci merenda con pane e nutella guardando Castle. Era uno dei pochi programmi che mi piacevano, infatti non guardavo spesso la televisione.

Preferivo di gran lunga leggere libri.
Invidiavo da morire l'attrice che faceva Kate, Stana Katic. Era bellissima.
Al contrario di me. Io non ero niente di speciale. Ero alta e magra, come mio fratello, avevo gli occhi marroni e scuri come i suoi e i capelli castano chiaro, mossi. Né lisci, né ricci.
Non mi ritenevo particolarmente bella. Andavo a periodi diciamo.

C'erano momenti in cui non mi dispiacevo e mi sentivo abbastanza bella, e altri in cui non riuscivo a guardarmi allo specchio. Ero fatta così, ero dannatamente insicura di me stessa. Avevo sempre paura di quello che avrebbero potuto dire gli altri, avevo sempre paura di essere giudicata. Ma non potevo farci niente. Era il mio carattere.

Dopo cena diedi la buonanotte ai miei genitori e andai in camera. Mi misi il pigiama, mi infilai sotto le coperte e presi il libro che stavo leggendo dal comodino.
Prima di riprendere a leggerlo però presi il cellulare ed entrai su whatsapp per dare la buonanotte anche a Marco.

"Buonanotte Marco. Mi manchi tanto, ti voglio bene!"

Lui mi rispose quasi immediatamente: "Ciao sorellina, buonanotte anche a te. Anche tu mi manchi, prometto che tornerò presto. Sogni d'oro stellina, ti voglio bene! ❤"

Sorrisi e gli risposi. "Non chiamarmi stellina, ormai sono grande. Notte Marco!"

Sorrisi di nuovo ed uscii da whatsapp spegnendo poi il telefono.
Marco era il fratello più dolce che potessi avere, sapevo sempre di poter contare su di lui se avevo bisogno perché lui c'era sempre e ci sarebbe sempre stato per me.

Mi ridestai dai miei pensieri ed aprii il libro, dopodiché mi immersi nella lettura finché non mi accorsi che gli occhi mi si stavano chiudendo. Infilai il segnalibro tra le pagine, poggiai il libro sul comodino e spensi la luce. Chiusi gli occhi e nel giro di qualche minuto dormivo già.

Quella notte sognai mio fratello e un paio di occhi azzurri.

  
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