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Autore: momoallaseconda    04/09/2016    1 recensioni
Di come potrebbe finire One Piece ne hanno parlato in tanti. A me piace pensare possa finire così.
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Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si preparò a vuotare il sacco.
-È finita, capitano.- Sorrideva serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento.
RufyxRobin SanjixViolet SaboxKoala
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Robin? Che fai qui da sola?"la diretta interessata sussultò nell’ombra, nel sentirsi chiamare, scoperta in castagna a piangere come una bambina.
Pensava fossero tutti ancora a festeggiare intorno al fuoco, per questo si era lasciata un po’ andare, lontana da occhi indiscreti, in quella piccola via del paese al limitare del bosco, seduta su di una vecchia panchina.
Anche dopo anni, le brutte abitudini sono difficili da dimenticare e piangere davanti ad altri la riteneva ancora una bruttissima abitudine.
“Ma, stai piangendo….?” Nuova domanda, ulteriore panico.
Guardando di sottecchi il nuovo venuto, si rese conto, con terrore, di non riuscire a spiccicare parola.
La sua mente, solitamente sveglia e attenta, quella sera non riusciva a trovare una scusa valida per lo spettacolo che stava dando di sé.
Accidenti… non lo aveva sentito arrivare! E adesso cosa poteva raccontare? Menti, si disse.
Si asciugò le ultime lacrime con il dorso della mano, sfoderò uno dei suoi sorrisi più dolci e guardò negl’occhi l’uomo che aveva di fronte.
Lo sguardo dolce del suo capitano, illuminato dalla luce della luna e sinceramente preoccupato nel trovarsela davanti in lacrime, le fece morire in gola il sorriso e la scusa stupida che si stava formando nella sua testa.
No, lui si meritava la verità. Da sempre, Lui si meritava la verità, da lei, ora più che mai.
“Rufy…” riuscì solo a mormorare il suo nome, prima di posare nuovamente lo sguardo a terra.
Lui non ci pensò due volte a sederlesi accanto e a prenderle una mano tra le sue, in un muto tentativo di conforto.
Robin sorrise, sinceramente questa volta, guardandolo.
“Scusami, non è niente, davvero. Ho solo pensieri tristi che continuano a girarmi nella testa da quando la battaglia è finita.”
“Che genere di pensieri tristi..?” le chiese un po’ titubante, stringendo maggiormente la presa sulla sua mano.
Sapeva che glielo avrebbe chiesto. La donna sospirò leggermente e spostò lo sguardo verso il cielo stellato sopra le loro teste.
La brezza leggera rendeva quella serata davvero bellissima. Il frinire dei grilli intorno a loro, la luna, le stelle, il vento che muoveva le foglie degli alberi, le chiacchiere dei loro compagni in lontananza, tutto bellissimo.
Il pensiero andò in automatico ai suoi Nakama… con loro era sempre tutto bello.
Rendevano la vita degna di essere vissuta.
La sua vita.
La vita che non avrebbe mai avuto se non avesse incontrato loro. Se non avesse mai incontrato Lui.
Lo stesso Lui che aveva appena passato giorni infernali. Lui che aveva perso il nonno e innumerevoli tra amici e alleati. Lui che sperava di non veder mai più versare lacrime come gli aveva visto fare fino alla sera precedente.
Lui che le sedeva accanto e che ancora attendeva una sua risposta.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si preparò a vuotare il sacco.
“È finita, capitano. ” Sorrideva serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento “Ho realizzato il mio sogno. Ne sono così felice! Erano anni che attendevo questo momento! Ho avuto giustizia per la mia isola, per mia madre, per Sauro… ma, la soddisfazione per esserci riuscita, mi ha portato a rendermi conto di molte cose, alle quali non avevo dato peso, finora. Ed ora che so tutto io… io…”

Rufy la ascoltava attento, lasciandola parlare.
La sua capacità di attenzione era migliorata molto negli anni.
In quei giorni, particolarmente duri per lui da sopportare, cercava di tenersi occupato il più possibile.
Le ferite si stavano rimarginando, le ossa non dolevano più come cinque giorni prima e osservava i suoi amici tornare alla vita un po’ per volta.
Aiutava nei lavori al paese e prendeva atto di cose che fino ad allora non aveva mai notato.
Troppo impegnato col suo sogno, non si era mai accorto di certi atteggiamenti di alcuni componenti della sua ciurma, ai quali ora cominciava a dare attenzione… sorrisi malinconici, occhiate furtive, sguardi inquieti…
Da giorni si allenava a riconoscere quei segnali inequivocabili in ognuno di loro, per poi correre dal mal capitato di turno per risollevargli il morale, ad ogni costo.
Finché non notò, quella mattina, una persona in particolare che li esprimeva tutti in maniera evidente.
Aveva capito che la sua archeologa aveva un tarlo che le rodeva dentro.
Mentre era sdraiato a terra e cercava di riprendersi dalle botte di Sanji (per aver tentato di rubare l’intero pesce spada preparato per il pranzo), aveva notato come i suoi Nakama ridessero spensierati delle sue consuete disavventure, tutti tranne lei. O meglio, l’aveva vista ridere con Nami ma, a differenza degli altri, lei non sembrava felice. Non era realmente lì con loro, in quel momento.
Le mancava qualcosa e lui sapeva bene cosa. Quel luccichio nello sguardo che aveva piacevolmente scoperto nei suoi occhi anni prima, durante una delle loro feste. L’aveva notato per caso, mentre la guardava ridere di felicità ad un complimento sincero di Chopper e ne era rimasto affascinato. Due zaffiri che brillavano di luce propria.
Da allora lo cercava sempre, nei suoi occhi, a conferma che, si, lei era felice lì con loro.
Robin non partecipava mai fisicamente alle loro buffonate, ma se notava quello scintillio quando incrociava il suo sguardo, tutto andava a posto.
Lei lo aveva sempre quando ridevano tutti insieme, ma quella mattina no.
E non era il suo solito contegno, no, c’era dell’altro…
Ragion per cui l’aveva tenuta d’occhio. Discretamente e a distanza, per tutto il giorno, fino a sera.
Erano tutti attorno all’enorme falò, costruito da Franky e Zoro nel pomeriggio.
Sanji aveva preparato tutte le sue pietanze più prelibate, mentre Brook strimpellava le sue melodie migliori, per l’occasione.
La festa era nel pieno del suo svolgimento e i due festeggiati si lasciavano andare con teneri e casti baci, nell’euforia generale.
Il suo fratellone si sposava, ancora non ci credeva!
Erano tutti lì per celebrare la notizia dell’imminente matrimonio di Sabo con la bella Koala.
Quel romanticone le aveva fatto la proposta davanti a tutti, tre giorni prima.
Non appena si era risvegliato dal leggero coma nel quale era caduto per quattrodici ore (dopo aver sconfitto da solo tre componenti della ciurma di Barbanera), aveva guardato intensamente Koala, rimasta al suo capezzale per tutto il tempo, ed era riuscito a formulare una sola, faticosa, parola: sposami.
Lo sconcerto sul volto dei presenti aveva sostituito presto la gioia per il suo lesto ritorno nel mondo dei vivi.
Nessuno aveva spiccicato parola per un minuto buono. Chi pensando scherzasse, chi troppo sconvolto per replicare. Chopper semplicemente pensò che forse aveva tralasciato di curargli qualche ferita particolarmente grave alla testa che lo faceva straparlare.
La reazione di tutti era normale… I due non erano una coppia, a quanto ne sapevano loro…
Ma Sabo era serio, come mai Rufy lo aveva visto.
Koala si era ripresa prima di tutti gli altri. Scoppiando a piangere, gli aveva buttato le braccia al collo, urlando un meraviglioso si! a pieni polmoni e facendo spaventare a morte Chopper per la salute ancora precaria del suo paziente, tra le risate generali.
Da quel momento non avevano più un avuto attimo di respiro.
La guerra era finita, ma c’era la città da ricostruire, gli abitanti da aiutare, i morti da seppellire…
Sabo era ancora convalescente, ma aveva ottenuto dal medico il permesso di alzarsi dal letto almeno per la cerimonia funebre della notte precedente. Aveva potuto salutare un’ultima volta i suoi amici.
Ora che la situazione si stava via via calmando, sia nel paese, che tra marine e pirati ancora sull’isola e, soprattutto, nei loro cuori, avevano deciso di indire per quella stessa sera i festeggiamenti del fidanzamento.
E proprio quella notte, gettando uno sguardo pieno di dolcezza ai futuri sposini, seduti abbracciati, lui l’aveva notata.
Mentre tutti erano impegnati ad ascoltare Usop raccontare una delle sue fantastiche false avventure, accompagnato in quell’occasione dalle sublimi note del violino di Brook, Rufy aveva scorso Nico Robin vicino al tavolo del buffet, da sola.
L’aveva vista guardarsi velatamente intorno, facendo attenzione che nessuno si accorgesse di lei e si era allontanata, verso il bosco. Lui aveva atteso qualche attimo poi l’aveva seguita di nascosto, tornando un attimo indietro per prelevare un paio di cosciotti di pollo dal tavolo (non si sa mai).
Voleva capire che cosa le prendeva. Erano Nakama, con lui poteva confidarsi. Perché non faceva mai sapere a nessuno quando stava male?? Testarda…
Gli ci volle solo un minuto per trovarla in quella via nascosta, in lacrime.
Fino a poco fa era una serata bellissima per tutti… ed ora, che cosa succedeva alla sua bella archeologa?
Perché si era interrotta a metà frase??

“Io… io…” Nico Robin era bloccata.
Come poteva dirlo senza risultare una sciocca sentimentale?
Rufy la guardava incoraggiante. Infondo cosa c’era di male se si confidava un po’?
Beh, forse lui non era proprio la persona giusta con cui discuterne… Nami sarebbe stata una scelta migliore.
Inoltre, non voleva dargli un altro pensiero, lui stava già male per conto suo senza doversi sorbire anche i suoi problemi.
Ma la navigatrice lì non c’era e il suo capitano sembrava ben disposto ad ascoltare una sua eventuale confidenza. Incredibilmente, era diventato più arguto di quanto potesse immaginare, in quegli anni… Aveva intuito che c’era qualcosa che non andava.
E di lui si fidava ciecamente, non l’avrebbe mai derisa.
Fece un respiro profondo.
“Voi siete la mia famiglia, Rufy!” iniziò decisa “Mi avete dato una casa e la possibilità di realizzare i miei sogni! Non potrò mai ringraziare i Kami abbastanza per avermi fatto incontrare la vostra ciurma ad Alabasta!
“Ora sono realizzata sia come archeologa che come pirata... e questo mi ha portata a pensare al mio futuro…
Che cosa farò adesso? Ho solo 32 anni e non so più cosa fare della mia vita!” terminò il suo piccolo sfogo amaramente, guardandosi le mani.

Rufy la guardava silenzioso.
Adesso capiva qual era il problema…
Sorrise mestamente tornando a guardarla, ma prima che potesse dire o fare alcunché, lei riprese velocemente la parola.
“Scusami, capitano. Non avrei dovuto… tu hai già i tuoi problemi. Non è giusto che ora ti sorbisca anche i miei, perdonami. “
“…”
“…”
“Robin…”
“No, davvero, non avrei dovuto…  va tutto bene. Non dovrei preoccuparmi così tanto. Non è la fine del mondo!” Concluse, controllando a malapena la voce, ancora lievemente rotta dal pianto.

Ma ci credeva davvero. Il semplice fatto di aver ammesso a voce alta il suo cruccio, l’aveva fatta sentire un po’ meglio.
Trascorsero qualche minuto ascoltando i rumori della notte. Finché Rufy non decise di rompere il silenzio.
“Sai… Sabo ha iniziato a parlare di figli, prima.”
Robin lo guardò sorpresa “Cosa? Di già?”
“Koala non è dello stesso avviso.” Aggiunse con una risatina.
“Ci credo, si sono appena fidanzati…”
“Io non immaginavo neanche che tra quei due ci fosse qualcosa! Sabo non mi ha mai detto che stavano insieme!”
“In realtà non erano una coppia o almeno, non lo erano nel modo più convenzionale del termine…”
“Cosa intendi…?” le chiese, sorpreso.
“Ho trascorso con loro due anni alla base dei Rivoluzionari. Non sono mai riuscita a classificarne il rapporto, ma si vedeva che non erano semplici amici. Credo che si amino da sempre ma, a causa della vita che facevano, non avessero mai potuto far uscire allo scoperto questo sentimento.”
Rufy annuì “E ora che la guerra è finita, Sabo ha deciso per tutti e due.” Concluse con un sorriso felice.
“L’armata rivoluzionaria ora non ha più motivo di esistere, ma so per certo che hanno deciso di rimanere insieme, comunque. Vogliono stabilirsi a Marijoa e contribuire alla formazione di un nuovo Governo Mondiale, molto diverso dal precedente.”
“Si, anche Koala me ne ha parlato.” Asserì il ragazzo. “Stavi pensando di seguirli..?”
La domanda la spiazzò. Era vero. Dragon glielo aveva proposto esattamente ventiquattr’ore prima e lei gli aveva chiesto un paio di giorni per poterci pensare. Proprio da lì era sorta la sua incertezza verso il futuro.
Titubante, pensò bene a cosa dire, prima di rispondere sinceramente.
“Ammetto di averci pensato. Con loro potrei continuare a studiare. E insieme fare grandi cose per il mondo! Hanno i mezzi giusti, finalmente! Cambieranno tutto! E, poi, come già sai, io non ho un posto dove tornare a differenza di tutti voi. Anche se considero la Sunny casa mia, sono stata bene con loro e non mi dispiacerebbe affatto seguirli… per lo meno, partecipare alla creazione di un nuovo modello di Governo cancellerebbe la mia paura dell’avvenire.” Mormorò con una risatina nervosa.
“Ma non ne sei convinta del tutto.” Quella sera Rufy si stava dimostrando fin troppo sagace. Aveva capito ancora una volta che qualcosa la bloccava. Riusciva a leggerle dentro come se fosse un libro aperto!
“Ieri, ho sentito Nami parlare con Usop. Lei ti ha chiesto di seguirla a Coco. Perché hai declinato il suo invito?”
“Voglio molto bene a Nami e so che sarei stata bene con lei e sua sorella… ma nello stesso momento in cui me l’ha chiesto, ho capito che non era quello che volevo. Non mi sarei mai sentita a mio agio. Ho preferito rinunciare.”
Rufy capiva. Era lo stesso anche per lui.
Usop aveva cercato di convincerlo a stare con lui e Kaya a Shirop, ma invano. Non era quello il posto dove voleva andare.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Robin gli chiese dove pensava di fermarsi, una volta ripartiti da Raftel.
“Per prima cosa, voglio tornare a casa. Rivedere Dadan, Makino e agli altri. Ma non mi voglio fermare a lungo. Ormai la mia vita è il mare. Se mi fermassi vorrei ripartire presto, lo so già.”
“Il richiamo del mare è troppo forte per un pirata.” Sorrise lei, capendo perfettamente.
“So da tempo che la vita tranquilla non fa per me…” rise lui.
Guardandolo ridere, la donna si rese conto in quel momento, che quella forse era l’ultima conversazione che avrebbe avuto con il suo capitano. Se fosse partita con i Rivoluzionari avrebbero preso, fin da subito, navi e strade diverse… chissà quando si sarebbero rivisti. La strana fitta che le venne all’altezza del cuore, le tolse il fiato. Non era certa di riuscire a lasciarlo di nuovo.
“Credo che dovresti andare a Marijoa. ” Rufy era tornato serio e non la guardava più. Fissava un punto fisso di fronte a sé.
“Perché dici questo?” gli chiese, col cuore in gola.
“Perché è quello che vuoi da sempre.” Le rispose, pacatamente.

Aveva capito prima di lei che era quello che realmente desiderava: rendere migliore il mondo che l’aveva resa una reietta fin da bambina. Trasformarlo, affinché ciò che era successo a lei non accadesse mai più a nessuno.
“Io non…” cominciò.
“Tra cinque giorni partiremo… ” la interruppe, guardandola finalmente negli occhi “So che hai paura. L’ignoto fa sempre paura. Ma tu sei forte! Sei una delle donne migliori che io abbia mai conosciuto, Robin! E se ti dico questo è perché ci credo davvero che tu possa cambiare le cose! Io SO che tu cambierai le cose! Sei una guerriera da quando eri bambina, non lasciare che la paura del futuro ti blocchi! Tu dovrai essere le fondamenta del nostro nuovo Governo! Io non smetterò mai di credere nella tua capacità di migliorare il mondo! Mai! Farai grandi cose nella vita, ecco perché credo che tu debba andare a Marijoa con i Rivoluzionari!”
Il silenzio che accolse il suo sfogo durò diversi, interminabili attimi, durante i quali credette di averla fatta piangere, dal momento che non osava alzare lo sguardo su di lui e il suo torace era pervaso da continui respiri brevi e accelerati.
Stava per chiederle perdono (forse aveva esagerato), quando la vide alzare gl’occhi su lui.
Ed ecco… si…
Eccolo lì il luccichio che non aveva visto quella mattina. Era tornato!
Si rilassò completamente mentre la fissava ridere di pura felicità.
Era tornato… aveva fatto il suo dovere.
Avrebbe fatto quanto e più in suo potere per vederglielo nello sguardo per sempre. E c’era riuscito.

“Grazie, Rufy. A quanto pare avevo bisogno di sentirmelo dire, per prendere una decisione! Hai ragione. Voglio contribuire anch’io alla creazione di una Nuova Era!”
Finalmente serena e con il sorriso sulle labbra, allentò tutta la tensione degli ultimi giorni.
L’aspettavano giorni di duro lavoro ma anche, sperava, di splendide soddisfazioni.
Il suo capitano le dava piena fiducia, anche se da lontano, e lei se la sarebbe fatta bastare per tutti gl’anni a venire.
Anche se partire con i Rivoluzionari voleva dire salutare i suoi compagni prima di quanto avesse immaginato.
“Non devi ringraziarmi. Io non ho fatto nulla. Le cose che ho detto erano vere. Avrai la forza necessaria per affrontare ogni ostacolo!”
Il suo sorriso era una delle cose che le sarebbero mancate di più, Robin già lo sapeva. Ma ne avrebbe conservato il ricordo meraviglioso per semp… “E poi stavo giusto pensando che dovrei venire anch’io a Marijoa…!”
……………………….…….eh…? Che aveva detto?
“Come?” lo guardò stupita, pensando di aver capito male.
Lui, una mano sotto al mento, l’altra a sorreggere il gomito opposto e lo sguardo pensieroso rivolto al cielo stellato, riformulò la frase.
“Si, insomma. Sono o non sono il Re dei Pirati?” sorrisone per la felicità scaturita dal suo nuovo titolo “Volevo diventarlo per essere libero! E ora che lo sono, voglio essere certo che la mia libertà non venga messa in pericolo! Quindi, ho deciso che farò una breve tappa alla mia isola, per poi riprendere il mare diretto a Marijoa. E lì, voglio controllare che i lavori in corso del nuovo Governo, vengano eseguiti nel massimo rispetto dei canoni classici della pirateria! Beh, per questo e perché do per scontato che lì si mangi da favola!”
Robin era a bocca aperta. “Stai dicendo sul serio..?” sentiva un leggero sorriso crescere agli angoli della bocca.
“Assolutamente! Fermarmi per un po’ in un posto che sarà il fulcro della nuova era non potrà farmi che bene! Nami e Zoro dicono sempre che dovrei crescere un pò… non li ho mai ascoltati… forse dovrei provarci, almeno…
“Pensa, potremmo vederci sempre, mi insegnerai un sacco di cose! Senza contare che avrò a disposizione del tempo per conoscere mio padre… e poi vorrei veder nascere i miei nipotini. Sabo sta contrattando, lui ne vuole sei, Koala uno… e ‘solo per fargli un favore’.”
“Non posso crederci…” Robin era senza fiato, gli occhi che brillavano più della luna.
“Credici, ne vuole davvero sei! Anche se, conoscendo la futura mogliettina, credo che andrà a finire male per lui se continua su quella strada…”
Robin ormai non conteneva più la felicità!
Rufy si sarebbe fermato con lei a Marijoa! Neanche nelle sue più rosee aspettative c’avrebbe mai sperato!
“Sai…” riprese lui pacato, e lei gli diede tutta la sua attenzione “credo che potrei trovarmi bene là… cosa ne pensi?”
“Sarà molto caotica come isola… piena di Re, funzionari, ambasciatori…” rispose, sorridendo teneramente e stando al gioco “…sicuro di farcela?” sollevò un sopracciglio, guardandolo.
“Con chi credi di parlare?” rise lui, fintamente offeso.
“E… ti fermerai molto…?” aggiunse lei, fingendo noncuranza.
“Beh, come dicevo prima, la vita del pirata è in mare… ma è anche vero che vorrei lasciare un po’ di spazio alla mia ciurma… negli ultimi cinque anni abbiamo vissuto ben pochi momenti di tranquillità e vorrei si godessero un po’ la vita noiosa sulla terraferma. Nami e Usop troveranno dei degni sostituti da accompagnare a casa loro. Per lo meno, ho una mezza idea su chi sia la persona a cui Nami vuole chiederlo…” Sorrise felice alla sua compagna. “E poi, tra qualche anno, non appena la stabilità del nuovo Governo sarà stata accertata e la mia libertà pure, vorrei riprendere il mare. E, se lo vorranno, chiamare a me le stesse persone che avevano fatto quella traversata anni prima, diventata poi l’avventura di una vita.
“Credi che corra troppo con la fantasia…?” le chiese, dolce.
Robin si asciugò una piccola lacrima, sorridendo; non si piange per le cose belle.
“Mi sembra uno splendido programma.”

Come li aveva descritti anni fa? Due zaffiri che brillavano di luce propria? Lo erano eccome.
Rufy non aveva mai capito perché gli importasse così tanto vedere quel luccichio nei suoi occhi, così potente da tranquillizzare il suo animo inquieto.
Forse a Marijoa avrebbe potuto scoprirlo…
Si… gli sarebbe tanto piaciuto scoprirlo.
   
 
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