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Autore: Angel TR    05/09/2016    1 recensioni
She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine

Lana del Rey - Summer Wine.
{Avvertimenti e note all'interno | Raccolta disomogenea | LilixAsuka}
{Storie partecipanti alla "Le situazioni di lei&lei" indetta da starhunter Challenge indetta su EFP}
{Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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50. Se fossero in un film ( L'oro di Napoli: episodio 'Pizze a credito' )
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: E capere
Rating: giallo
Genere: Commedia, slice of life
Avvertimenti: AU


Un omaggio, spero dignitoso, alla mia città.



"Voi vedrete, in questo film, luoghi e gente di Napoli. Infiniti sono gli aspetti splendidi ed umili, tristi e gioiosi dei vicoli partenopei. Noi ve ne mostriamo soltanto una piccola parte ma troverete ugualmente tracce di quell'amore di vita, di quella pazienza e di quella continua speranza che son l'Oro di Napoli."
L'oro di Napoli.


{_E CAPERE_}


Capera: una persona particolarmente pettegola e curiosa che conosce i fatti di tutti. Proviene dalla 'capera', ovvero 'colei che acconciava i capelli', la parrucchiera che, andando per le case, veniva a conoscenza degli affari di tutti i clienti.



"Fu nel mese di ottobre che il Rione Materdei godette e soffrì lo scandalo dell'anello di smeraldo."
Pizze a credito


Napoli, Rione Materdei, 1954


« E papà ritiene questa bettola un 'luogo di incommensurabile bellezza, pulsante di vita e pieno di lezioni da dare a mia figlia'? »

Lili, vestita per il viaggio, si schermò gli occhi con la mano.
La città di Napoli non era esattamente la tappa che lei avrebbe scelto per un viaggio d'istruzione.
C'erano così tante città europee dove il piedino calzato dalle scarpette eleganti di Lili scalpitava di posarsi. Londra, Parigi, Vienna... e, invece, suo padre, il suo amato padre, aveva voluto spedirla nel poverissimo sud d'Italia!

« Questo sole terribile rovinerà la mia pelle bianca! »

Il maggiordomo della signorina si accinse a porgerle un elegante parasole, compiendo acrobazie con i bagagli della suddetta signorina pur di non lasciarli toccare gli infidi rioni ricoperti di ogni testimonianza di vita umana (lattine, mozziconi di sigaretta, fazzoletti di carta, foglietti unti di cibo d'asporto... ).

« Merci, Sebastian. » ringraziò Lili, aprendo il parasole, grata.

Al suo fianco, Asuka Kazama — peccava di mancanza di signorilità, ma non preoccupatevi, cari lettori, erano altre le doti di questa arguta ragazza — si limitò a scrollare le spalle.
Sopportava l'atteggiamento snob di Lili solo in virtù del fatto di sapere che, dietro la facciata altera, si nascondeva un cuore d'oro.

Sapeva, ad esempio, che, nonostante le critiche, Lili trovava affascinante quel vicolo bisfrattato, quelle strade in basolato — un attentato ai tacchi di Lili — costituivano una novità per la ricca signorina.

E che signorina!

Con quei capelli lunghi e biondi, l'incarnato pallido e gli occhi azzurri, era, agli occhi del popolino napoletano, un vero spettacolo esotico. Per non parlare dei costosi abiti in tessuti pregiati che indossava e delle scarpette immacolate.

Qualche fruttivendolo si fermò per guardarla poi si accorse di Asuka e le sorrise. « Buongiorno, signurí! » esclamò.
Lei non capì assolutamente niente ma ricambiò lo stesso il saluto.

La passeggiata proseguiva tranquilla quando, da una traversa, spuntò una donna.
Lili si arrestò.
Meritava tutta la sua attenzione, in effetti, cari lettori.
La donna aveva lineamenti morbidi e affilati allo stesso tempo, nei grandi occhi verdi da gatta la stessa aria di alterigia — ma sfumata anche da una vena di povera dignità — di Lili. Si strinse lo scialle attorno al corpo formoso, diede una ravviata ai capelli legati da un fermaglio e si avviò frettolosamente lungo il vicolo, passando proprio davanti alle due straniere.

« Perché ha tanta fretta? » domandò Lili a nessuno in particolare.

« Non dirmi che stai pensando a quello che sto pensando. » mormorò Asuka, piazzandosi le mani sui fianchi e lanciando un'occhiata in tralice a Lili.

« E tu che ne sai a cosa sto pensando? » ribatté lei, dando un colpo di mano alle lunghe ciocche. « Seguiamo la poverella, su! » esclamò, facendo un cenno al maggiordomo.
Si calò l'ombrellino davanti al volto, da vera spia.

« Ecco, appunto. » mormorò Asuka prima di seguirla.

La donna quasi trottorellava. Aveva avvolto i capelli castani in un foulard e si era fermata il tempo di farsi il segno della croce davanti all'entrata di una misera chiesetta.
Lili ed Asuka svoltarono, fingendo di non sapere esattamente dove stessero andando. Finalmente, la donna si fermò davanti ad un insegna.

« "Da Sofia" » lesse Lili. Dovete sapere che il provvidente padre della ragazza aveva insistito affinché lei studiasse la lingua italiana prima di imbarcarsi.
Siccome aveva programmato il viaggio tre anni prima, fatevi voi il conto...

Le due ragazze intravidero un pizzaiolo un po' goffo e sudato alzare lo sguardo. Appena scorse la donna, urlò « E quann è durata sta messa?! »

Sembrava piuttosto arrabbiato.

La donna gli passò oltre, degnandolo a malapena di un'occhiata. « Eh! C'è stata pure a benedizione. »

Lili e Asuka si scambiarono uno sguardo. Quale benedizione?, mimò la bionda con le labbra. Quella aveva a stento fatto il segno della croce davanti alla chiesa!
« Sono sicura che c'è qualcosa sotto. » sussurrò Lili. « Loro devono essere i proprietari di questa... » mosse una mano per indicare il bancone pieno di farina e lievito e il calderone dove la donna bugiarda e l'uomo si stavano affaccendando.

« Scetatev! Pijatev sti pizze! Mangiate oggi e pagate tra otto giorni! » urlò a gran voce la donna.

« Cafona. Una pizzeria, ecco. » concluse Lili, storcendo un angolo delle labbra per mostrare tutto il suo disgusto davanti all'atteggiamento popolano della pizzaiola.

Attorno alla piccola pizzeria d'asporto affluirono vari personaggi: guardie giurate, scugnizzi, vecchietti e ragazzi giovani che andavano a guadagnarsi un pezzetto di pane.
E tutti, ma proprio tutti, sembravano attirati tanto dal profumo della pizza quanto dalle forme procaci e dagli occhioni della donna, Sofia.

« Ma cos'hanno da guardare? Cosa ci trovano in quella lì? » sbuffò Lili, contrita, incrociando le braccia al petto.

« È bella. E semplice. » ribatté Asuka, calcando la parola 'semplice' e scoccando un'occhiata in tralice alla bionda la quale, per tutta risposta, alzò il naso all'aria.

« Andiamo. Voglio vederci chiaro. Parlo io, eh, che tu non sai una parola d'italiano. » fece Lili, spazzandosi via dal vestito della polvere invisibile tanto per darsi un tono.
Si avvicinò al bancone e rivolse alla donna un sorriso che somigliava più ad una smorfia. Asuka le corse dietro, maledicendola sottovoce.

« Potrebbe vendermi due pizze, per cortesia, signora Sofia? » chiese Lili, l'accento francese appena udibile.

I vecchietti nelle vicinanze le regalarono dei sorrisi d'ammirazione.

« Certo. Duje pizze pe sti belli signurine! Che eleganza! » esclamò Sofia, cominciando ad impastare con energia.

« I vostri nomi, per gentilezza. » chiese il pizzaiolo grassoccio, reggendo un block-notes ingiallito e unticcio tra le mani.

« Lili e Asuka. » rispose prontamente la bionda.

Il pizzaiolo si fermò con la penna a mezz'aria. « A...? » ripeté, confuso.

Sofia alzò gli occhi dalla pasta. « So' straniere, lasci 'e ji! » disse, ridendo. I clienti che si stavano gustando la loro pizza presero a ridere anche loro, come contagiati.

« So' straniere! » ripeterono, allegri.

« E che scrivo? » fece l'uomo, agitando il blocchetto.

« Lili. » suggerì la ricca signorina.

« Ecco, brava. Che ce vo? Lili. Scriv. » approvò Sofia.

La bella pizzaiola afferrò i bordi del tondo impasto e lo intinse nel calderone. Il pizzaiolo goffo e sudato si avvicinò.

Sbarrò gli occhi e afferrò la mano sinistra di Sofia. « Maronn, Sofì, arò sta l'aniell e smerald ca t'aggia regalat?! »

Sofia si liberò dalla stretta e si portò la mano al viso. « We! Ma io l'avevo quando sono uscita... e pure quando sono tornata. » disse. Si portò le mani al petto, in un gesto teatrale. « Rosà, dev'essermi caduto nell'impasto! » si giustificò.

Il pizzaiolo Rosario le diede le spalle. Sul suo volto si era dipinta un'espressione di puro sconcerto e dolore — Asuka e Lili trattennero a stento una risata: sembrava un pesce palla.

« Anem ro Purgatorje... » sussurrò, lasciando la postazione.

Sofia lo seguì a ruota, le mani giunte davanti al petto. « Rosà...! » chiamò, a bassa voce.

Lili e Asuka si sollevarono sulle punte per tenere d'occhio i due che, ormai, erano nel retro della pizzeria.

« Maronna ro Carmine...» continuava il povero Rosario, abbandonandosi su una sedia.

« Rosà... » chiamò ancora la donna, sedendosi al suo fianco, guardandolo afflitta.

« Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria... »

Asuka si rivolse a Lili. « Sofia non sembra così dispiaciuta per l'anello che le ha regalato il marito. Immagino sia il marito, insomma. » disse. Era furba, la ragazza, sissignori!

« Cosa vuoi che sia un brillocco di uno e uno smeraldo solo! » liquidò la questione Lili. Poi i suoi occhi di zaffiro s'illuminarono. « Asuka! Ti ricordi quando l'abbiamo vista mentre usciva da quel vialotto? » chiese, guardandosi attorno per controllare che nessuno le stesse facendo caso.

« Sì... » la spronò Asuka.

Lili batté le mani. « Non indossava alcun anello. Non può averlo perso mentre impastava le pizze! » concluse, vittoriosa. « Sono o non sono una volpe? » si pavoneggiò.

Il frastuono proveniente dal retro della pizzeria le costrinse ad alzare lo sguardo.
Rosario, completamente fuori di testa, stava controllando ed interrogando i clienti che avevano appena acquistato le pizze.

« Menomale che noi non l'abbiamo ricevuta. » commentò Lili, suo malgrado affascinata da quei modi diretti.

« Sofì, viestet! » ordinò Rosario alla donna. Le diede il tempo di indossare il cardigan prima di strattonarla verso un'abitazione.

Una piccola folla di curiosi trotterellò loro dietro — tra cui, Lili ed Asuka.

« Ora non è il momento di dirle che noi sappiamo... » fece Lili con fare cospiratorio.

Sofia aveva dato le spalle alla porta dell'abitazione, come a difenderla da quell'assalto di fame di informazioni. « Facitev e fatt vuost. » diceva alla folla.

« Ne deduco che qui non succede mai niente d'interessante. » mormorò Lili all'orecchio di Asuka, nascondendosi dietro una vecchietta in scialle.

« Nemmeno a te, oca bionda » rispose la brunetta. « Visto che sei qua. »

La bella signorina tirò su col naso. « Voglio solo aiutare il povero Rosario. Lei non mi piace. Hai visto come si pavoneggiava davanti a quel giovanotto? Cafona... »

Avrebbe messo in lista altri epiteti se due spari non l'avessero interrotta e fatta sobbalzare. La porta dove Rosario si era infilato si spalancò, mandando Sofia all'aria.

« Ben le sta! » commentò Lili. Eppure si girò verso la coppia che scappava, spaventata dalla canna di metallo, e la seguì, mischiandosi tra la piccola marmaglia di scialli e foulard e cappelli sgualciti.

Asuka si limitò a sospirare.

« Nun o troven, to ddic je! » aveva sentenziato la folla, marciando a grandi passi dalla chiesa ad un palazzetto, di massimo due piani, pericolante.

« Che uccelli del malaugurio! » li scacciò via Lili, con un gesto uguale a quello di Sofia, tenendo sotto il braccio Asuka.

Quest'ultima aprì la bocca per farglielo notare ma qualcosa al fece immobilizzare. « Qualcuno sta gridando. » disse, indicando le scale.

Le due salirono dietro Sofia e Rosario che ansimavano per la fatica.

« Rosà, jammuncemm... » incitò Sofia, volgendo le spalle alle grida di dolore.
Dal panico che lessero nei suoi occhi, Asuka e Lili capirono che doveva aver compreso quale fosse la causa di quelle grida.

« Lili, andiamocene. È appena morto qualcuno. » mormorò Asuka, tirando Lili per il braccio.

Una voce urlò « Venite! Venite! »

Ma Lili non si smosse. « E io voglio porgere le mie condoglianze. » affermò, puntando i piedi.

Fu allora che la donna si accorse di loro. « Pure voi la conoscevate? Clara, anima pia... » disse in un filo di voce.

La signorina Lili scambiò un rapido sguardo con la sua amica. « Sì. Sono la cugina francese. » disse. Si portò una mano al petto. « Povera Clara, ha tanto sofferto. »

Le lezioni di teatro avevano dato i loro frutti, sissignori. Asuka spalancò la bocca, indignata. Sofia afferrò le mani guantate di Lili e le strinse.

« Avete ragione, signurì. Dobbiamo fare forza a Don Peppino. Sta suffrenn assaj! » disse, scuotendo le mani di Lili per sottolineare il concetto.

« Certo. Certo. » l'assecondò la straniera, atteggiando le labbra in una smorfia triste.

Sofia si girò per dirigersi verso la voce che li aveva chiamati. Asuka tentò di trattenere Lili ma senza alcun risultato.
Quella situazione non le piaceva, cari lettori. Si sentiva un'intrusa, in balia delle onde di dolore di gente che conosceva quella Clara.
Restò ferma davanti all'ingresso, sperando che Lili facesse lavorare i neuroni e tornasse sui suoi passi.

« Chist se vo accirer! » Grida di panico.

« Lili! » esclamò Asuka, scattando dentro. Si fermò, sconvolta, quando vide un manipolo di uomini a cerchio intorno ad un tizio in lacrime che si puntava un coltello al petto.

« Voj murì! Clara! Che camp a fa senz e te?! Clara! Facitem accirer! Lassatem! » sbraitava, la voce ridotta ad un ringhio incomprensibile, sputando goccioline di saliva. Aveva gli occhi rossi, spiritati. Sbatteva i piedi per terra.

Asuka presumette che quello fosse il marito di Clara.

Il suo sguardo percorse tutta la sala, arredata con mobili umili, per scorgere subito Lili accanto a Sofia. Si era portata una mano alla bocca e aveva gli occhioni azzurri pieni di lacrime.
Per la prima volta nella sua vita, sperimentava il dolore, il significato della morte e della frase 'Chi è morto, sta bene. È chi continua a vivere che sta male.'

Lili non era abituata alle tragedie.

Asuka corse da lei per prenderla tra le sue braccia. Lili si abbandonò ai singhiozzi.

Sofia le carezzò la schiena. « Portatela via, nun c'a fa. Clara sa che è venuta. È cuntenta assaj. » disse, rivolta ad Asuka.

Lei alzò gli occhi sulla donna, la quale era ben più abituata a quelle situazioni di quanto non lo fossero loro due. Non capiva bene la sua lingua ma annuì, incapace di dire altro.
Ogni secondo che passava, ogni lacrima di Lili che inzuppava la sua blusa, Asuka si sentiva sempre più a disagio.
Lei nemmeno la conosceva, quella Clara!
Cercò di trascinare Lili lontano da quegli sconosciuti. Chi se ne fregava dell'anello di smeraldo perduto.

Quando uscirono da quella sala soffocante, Asuka respirò a pieni polmoni.

« Lili. » chiamò.

La bionda sollevò la testa. « Asuka, c'était terrible...» iniziò, la voce ancora scossa dai singhiozzi.

« Ora siamo fuori. Va tutto bene. » la rassicurò Asuka.

« Don Peppino... dove sta? » chiese Lili, volgendo gli occhi bagnati verso la stanza. Le urla erano cessate.

« Dopo chiediamo a Sofia. » affermò Asuka.
Lili sembrò scuotersi. Si asciugò gli occhi con un fazzoletto ricamato, ravviò i capelli, strinse la giacchetta azzurra ed esclamò « Sofia! L'anello! Dobbiamo dirle che sappiamo! »

Asuka sollevò gli occhi al cielo. « Se insisti tanto... aspetteremo qui. »

E aspettarono, cari lettori. Lili continuava a premere il fazzoletto sotto agli occhi per asciugare le lacrime, reggendosi al braccio di Asuka.

Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, Sofia uscì dalla stanza. Stava bene. Asuka l'ammirò per questo.

Appena le vide, si avvicinò. « Tutto bene? » chiese, allungando una mano.

Con somma sorpresa di Asuka, Lili la prese tra le sue. « Don Peppino? » domandò, in un filo di voce.

« Si riprenderà. Mo jatevenn a cas e ripusatev nu poc...» consigliò la donna, sfilando la mano dalla presa morbida di Lili.

Lili non la lasciò fare e Sofia le rivolse uno sguardo confuso. « Signora Sofia, sappiamo che non ha perso l'anello nelle pizze. » rivelò. Deglutì prima di aprire di nuovo bocca. « Vogliamo aiutarla. » mormorò.

Immaginate la sorpresa che si stampò sul volto di Asuka e di donna Sofia, lettori!

La donna si riprese subito. « Vabbuo. Vi ricordate del palazzo? » chiese a bassa voce.

Le due ragazze annuirono.

« Jat a pijà l'aniell! » implorò ma suonò quasi come un ordine.

Le due scattarono.

« Ha l'amante! » ridacchiò Lili, coprendosi la bocca con una mano.

Ma Asuka non era tipa da lasciarsi ingannare. « Dimmi perché. Tu non la odiavi? » chiese, scrutandola in volto.

Lili scrollò le spalle. « Ho cambiato idea. ». E fu il suo modo di liquidare la questione.

Scorsero la folla, con Sofia in testa, dietro di loro. La donna fece loro un cenno con la testa e le ragazze si voltarono a sinistra.
Da una delle finestre, un uomo giovane e di bell'aspetto osservava il corteo con aria corrucciata.

No, non stava osservando il corteo, bensì Sofia! Era lui l'amante, compresero le due ragazze.
Lili aspettò che la folla passasse oltre e avanzò con nonchalance, puntando l'uomo. Lui la vide e inarcò un sopracciglio.
Quando vide che la ragazza voleva proprio lui, aprì la finestra.

« Prego. » salutò.

« Ha l'anello di Sofia. Me lo dia, per cortesia. » intimò, porgendo la mano.

L'uomo si accigliò. « L'anello? » poi, la comprensione balenò nei suoi occhi scuri. « Uh, marò! » esclamò.

« Qui sono tutti molto teatrali. » commentò Lili con disprezzo, guardando Asuka, mentre aspettava il ritorno dell'amante di Sofia.

« E a te piace. » disse Asuka, un sorriso sulle labbra. Lili si zittì: una vittoria per Asuka, un silenzio che valeva più di mille parole.

« Ecco qua! »

L'uomo era tornato e reggeva l'anello tra due dita. Lili lo prese al volo e si lanciò tra la folla.

« Signora Sofia! Signora Sofia! » chiamò, calcando l'accento straniero. Agitò l'anello per aria, come se fosse un miracolo. « Era nella mia pizza! È suo? »

La folla scoppiò in un collettivo sospiro di sollievo. Qualcuno trillò « E vist e straniere comm so brav! »
Sofia s'illuminò. « Rosà, ecco l'anello! »

Il povero Rosario finalmente parve tornare a vita. « L'anello! » esclamò. Sembrava sul punto di svenire.
Prese a sfogliare il block-notes unto. « Lili. » lesse, con il marcato accento napoletano. « Ve mann a Maronna! »

« Eh, sì. Questa è la cugina francese della povera Clara! » commentò Sofia. « Vi manda lei, signurì! »

Dalla folla si levarono frasi incredule e allegre.
« La cugina francese! »

« Ch chiccheria! »

«Mm'è bella, uardat!»

« V'offro nu café, venit!»

Lili si lasciò scappare una risata davanti a tanta generosità e ospitalità. « Non dico di no ad un buon caffè. » disse e si lasciò trascinare dalla folla.

E fu così che la nostra ricca signorina Lili ricevette più lezioni di vita in quella giornata che in tutti i suoi sedici anni di vita.



Mi rendo conto che non tutti comprendiate appieno certe frasi. Ecco un glossarino:
Scetatev = Svegliatevi
Nun o troven, to ddic je= non lo trovano, te lo dico io
Facitev e fatt vuost= fatevi i fatti vostri
Ve mann a Maronna = vi manda la Madonna
Lasc' e ji= lasciale andare, stare
Jat a pijà l'aniell= andate a prendere l'anello
jatevenn a cas e ripusatev= andatevene a casa e riposatevi
Chist se vo accirer = questo si vuole uccidere
Nun c'a fa. Clara è cuntenta assaj = Non ce la fa. Clara è molto contenta.
Jammuncemm= andiamocene
Lassatem= lasciatemi
Ch camp a fa senz e te= che vivo a fare senza di te
Aro sta l'anell... = dove sta l'anello che ti ho regalato?
  
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